Basso Diamante, il nuovo gioiello devoto alle pendenze

02.08.2022
5 min
Salva

Otto evoluzioni in ventidue anni dalla sua nascita. La nuova Diamante 2023 ha nel suo Dna tutta l’essenza di Basso. Tra le sue linee sinuose e i tubi circolari scorre lo spirito della casa trevigiana. Una bici che ha subito un processo di costante e minuzioso miglioramento, lavorato su dettagli invisibili, capace di unire l’innovazione tesa al futuro e l’eredità di oltre quarantacinque anni di Basso.

Il suo design è unico ed è frutto di una progettazione complessa. La vocazione di questa bici rimane quella rivolta alle salite e alle discese. Stabile, reattiva, leggera e maneggevole, tutte caratteristiche che fanno di questa Diamante un gioiello inossidabile. 

Il manubrio piatto ha il passaggio cavi interno per conservare la linea pulita tipica della Diamante e il suo coefficiente aerodinamico
Il manubrio piatto ha il passaggio cavi interno per conservare la linea pulita tipica della Diamante e il suo coefficiente aerodinamico

Indole

Arrivata alla sua ottava generazione questa Diamante non si snatura e rimane la bici della gamma Basso ideale per le gare. Per affrontare salite e discese nelle migliori condizioni. Il suo peso ne è la dimostrazione e una solida garanzia. Gli ingegneri sono riusciti a ridurlo ulteriormente di oltre 200 grammi, permettendo di montare la bici completa restando a ridosso del limite di peso UCI (6,8 kg). 

Una bici che trova il suo habitat naturale quando la strada tende a salire o scendere qualunque sia la pendenza. Ogni pedalata viene massimizzata per essere efficace e fare risaltare le caratteristiche tecniche di questa Diamante. 

I foderi della forcella anteriore hanno un alloggio che può ospitare coperture da 32mm
I foderi della forcella anteriore hanno un alloggio che può ospitare coperture da 32mm

Feeling immediato

Diamante è una bicicletta versatile, progettata per esaltarsi quando la strada si fa più impegnativa La geometria rispecchia tutti gli studi e l’esperienza che Basso dispone dai suoi quarantacinque anni di storia. La lavorazione manuale del carbonio, capace di raggiungere prestazioni assolute attraverso soluzioni tecnologiche all’avanguardia è la dimostrazione della sua forza dinamica. 

La struttura è determinata dal triangolo posteriore a 400 millimetri, che consente di alloggiare coperture fino a 32 millimetri. Il passo anteriore è stato allungato rispetto alle versioni precedenti così da permettere reattività alle basse velocità e stabilità alle alte.

Il feeling e la maneggevolezza sono garantiti dalla struttura solida e robusta in combinazione alla leggerezza che contraddistingue questa Diamante. 

Il carro posteriore si appoggia leggermente più in basso in modo da conferire rigidità e reattività immediata
Il carro posteriore si appoggia leggermente più in basso in modo da conferire rigidità e reattività immediata

Tubi circolari

Un’estetica senza tempo, capace di interpretare il contemporaneo proiettandolo nel futuro. La ricerca dell’equilibrio tra leggerezza e stabilità, sfrutta al massimo le caratteristiche del carbonio lavorato a mano con cura. Lo spessore dei tubi è stato studiato minuziosamente per conferire leggerezza e reattività in salita e stabilità in discesa, anche a velocità elevate.

Nelle zone dove si genera e scarica l’energia, specialmente in quella del movimento centrale e dello sterzo, la forma circolare, oltre a ridurre lo spessore e il peso dei tubi, conferisce maggiore rigidità torsionale. In questo modo tutta l’energia della pedalata si traduce in avanzamento e precisione di guida. Questa soluzione permette di ottenere maggior leggerezza, rigidità e controllo, col risultato di non disperdere mai potenza.

Il manubrio è l’Integrato Levita e vanta un peso piuma di 330 grammi
Il manubrio è l’Integrato Levita e vanta un peso piuma di 330 grammi

Caratteristiche tecniche

La nuova Diamante è un concentrato di pregi inconfondibili e caratteristiche uniche. Il peso del telaio si ferma a soli 760 grammi nella taglia 53. Il Carbonio modellato è il Toray 40t e 30t con Faw 50. Il reggisella vanta due diverse opzioni di arretramento e il sistema di serraggio è il 3B Gen 2.

La serie sterzo è la Integrated Cables che permette di coprire il passaggio cavi e conferisce un movimento di sterzata preciso e fluido anche su taglie più piccole. Il manubrio è Integrato Levita da 330 gr nella misura 110×420, con compatibilità con Basso Accessories Ecosystem. Il passaggio per gli pneumatici è predisposto fino a 32 millimetri di larghezza per poter montare una vasta gamma di coperture. 

Versioni e prezzo

Un’altra forza di Basso che si trasferisce direttamente anche sulla Diamante è la totale possibilità di configurazione. Sul sito è infatti disponibile in tre colorazioni: Opal White, Stealth, Candy Red.

I prezzi partono da 7.801 euro per la versione con gruppo Ultegra Di2 8170 e ruote Microtech RE38 Disc.

Basso

Cimolai-Consonni, cambio di strategia in casa Cofidis?

13.05.2022
5 min
Salva

Consonni ottavo a Scalea dopo il decimo posto di Messina non fa che risvegliare il quesito della vigilia, quando fu chiaro che Simone sarebbe stato il velocista della Cofidis e Cimolai il suo ultimo uomo. Consonni non è un velocista da volate di gruppo, non lo è mai stato. Ha pilotato Viviani, questo sì. Ed è anche vero che quando Elia non andava, l’opinione pubblica chiedeva di lasciare a lui gli sprint. Ma da quando i ruoli in squadra li decidono i tifosi?

La tappa di Potenza si è appena avviata da Diamante. Per Roberto Damiani sarà una delle più dure del Giro e sarebbe questo uno dei motivi per cui ieri il gruppo si è trascinato lentamente fino all’arrivo di Scalea.

«Il rischio è che stasera in gruppo ci saranno meno velocisti – dice accennando al tempo massimo – e spero anche che abbiano sistemato le strade. Quando sono venuto a vederla il mese scorso, c’erano almeno 100 chilometri messi piuttosto male».

Consonni non è un velocista puro, ma è molto veloce e tiene in salita: appuntamento domani a Napoli?
Consonni non è un velocista puro, ma è molto veloce e tiene in salita: appuntamento domani a Napoli?

Il gruppo va, ma prima che partisse abbiamo ragionato con il tecnico della Cofidis sugli equilibri fra i suoi velocisti. Anche per capire come mai si sia puntato su Consonni per le volate e non su Cimolai che lo scorso anno tornò a casa dal Giro con dei bei piazzamenti negli sprint, a fronte del secondo posto di Consonni nella tappa di Stradella vissuta completamente in fuga.

Perché Consonni velocista?

Abbiamo provato a farlo uscire dalla bolla di aiutante in cui ha vissuto con Viviani e nel frattempo anche lui ha capito che fare il capitano non è facile. So anche io che Cimolai vorrebbe fare le sue volate, ma almeno per queste prime tappe siamo stati chiari, lui è molto onesto e ha accettato di aiutare. Fra loro c’è accordo, in corsa e fuori corsa.

Consonni di base non è mai stato un velocista…

Si è fatto un discorso anche con lui. Ha manifestato la volontà di mettersi in gioco, anche se è vero che non ha le caratteristiche del velocista e che in gruppo ce ne sono 4-5 più esplosivi. Simone ha bisogno di tappe più dure, come quella di Messina in cui si sono staccati Cavendish e Ewan. Invece purtroppo per troppa foga, l’ha sbagliata completamente. Quando l’ho visto in seconda posizione ai 700 metri, ho capito che ormai era andata.

Non sarebbe più giusto nei suoi confronti infatti puntare su di lui in tappe come quella di Napoli, domani?

Decisamente sì, anche perché tutti ci ricordano quella di Stradella, vinta da Bettiol, in cui lui arrivò secondo e che aveva una serie simile di strappi. Oppure la tappa di Jesi, dove i velocisti si staccheranno e il finale è perfido, come in certi giorni alla Tirreno-Adriatico. Simone ci ha chiesto fiducia per la tappa di ieri, ma forse adesso converrà cambiare strategia.

Purché non la viva come una bocciatura…

Non ce n’è motivo. Abbiamo provato e con tutta serenità si può cambiare. Come spunto e attitudine, Cimolai è più velocista, Mentre Simone ha già pilotato Viviani e può farlo anche con il compagno. C’è anche da dire che la volata di ieri è stata abbastanza banditesca, con Ewan e Gaviria che non sono stati due gioiellini e anche Nizzolo che ha fatto la sua parte. Ma le volate sono così e soprattutto quando un velocista vuole vincere a tutti i costi, fa la sua linea.

Oggi tappa dura, domani giornata sulla carta adatta a Consonni: cosa gli hai consigliato?

Sia lui sia Cimolai dovranno stare vicini a Guillaume Martin (uomo di classifica della Cofidis, per ora 27° a 4’06”, ndr) per i primi 50-60 chilometri. Poi gruppetto.

Esiste un modo tecnicamente giusto di vivere il gruppetto, volendo puntare alla tappa dell’indomani?

La vecchia teoria prevede di non andare in rosso, di mangiare bene e portare la bici all’arrivo entro il tempo massimo. Inutile andare a cercare teorie su internet, che li condizionano fin troppo. Piuttosto meglio andare sul sicuro. E se ti rendi conto che per arrivare 10 minuti prima sei costretto a spendere troppo, tanto vale prendersi il tempo che serve, arrivare sul pullman, tornare in hotel, fare il massaggio e recuperare bene. Come la Quick Step e la Lotto a Messina. Quando hanno visto che non rientravano più, si sono rialzati e hanno recuperato per la tappa di ieri.

Diamante-Potenza, la tappa dei trabocchetti. Che ne dici Verre?

25.11.2021
5 min
Salva

Giro d’Italia 2022. Tappa numero sette. La seconda sulla Penisola, ma primo vero assaggio di difficoltà per tutta la frazione. Da Diamante a Potenza: 198 chilometri e ben 4.500 metri di dislivello. Una tappa così lascia il segno. Soprattutto lascia il segno un dislivello così. Non si deve scalare lo Stelvio o il Gavia. Qui al massimo si arriva a 1.405 metri di quota. La parola pianura, in pratica non esiste.

E Alessandro Verre, campioncino, nato proprio su quelle strade lo sa bene. L’ex Colpack-Ballan, dal 2022 nelle file della Arkea-Samsic, viene dal cuore di questa interessantissima tappa, da Marsicovetere, lungo la salita più dura, quella di Monte Scuro.

Il centro storico di Diamante è caratterizzato da 80 murales. Anche qui arrivò il Giro. Fu nel 1982 e vinse Moser
Il centro storico di Diamante è caratterizzato da 80 murales. Anche qui arrivò il Giro. Fu nel 1982 e vinse Moser

Diamante: bici e cultura

Partenza da Diamante dicevamo. Questa località in provincia di Cosenza non vedeva l’ora di ospitare la corsa rosa.

«Per noi è un onore – spiega con entusiasmo il presidente del consiglio comunale, Francesco Bartalotta – presto ci sarà il sopralluogo da parte di Rcs e inizierà questa avventura. Stiamo preparando degli eventi collaterali in merito. Per esempio ci sarà un gemellaggio con la città di Potenza. Ci dovrebbe essere un passaggio simbolico del Trofeo Senza Fine tra il nostro sindaco e il loro. E probabilmente Vegni sarà collegato da remoto».

«Per noi il Giro è molto importante. Siamo anche candidati a città Capitale della cultura italiana 2024 e un evento popolare come il Giro si lega molto con la cultura. Il centro storico di Diamante per esempio si è aperto molto. Abbiamo 80 murales dipinti da artisti provenienti da tutto il mondo.

«Ci stiamo aprendo alla mobilità sostenibile e alle potenzialità della bici. Ci sono i primi “albergabici” e il nostro territorio ben si presta alla pratica del ciclismo. Abbiamo le coste e le montagne. In meno di 20 chilometri si passa dal mare a mille metri di quota.

«Da noi si tiene sempre una pedalata per famiglie e bambini, ebbene quest’anno ad aprile ripercorrerà le fasi iniziali della tappa, i quattro chilometri nell’area cittadina». 

Da Rebellin a Verre

Ma lasciate le coste ecco le prime salite. Il Passo Colla e Monte Sirino, dove vinse Rebellin nel 1996, e qui entra in gioco Verre.

«Da questo punto in poi conosco… tutto – dice Alessandro – sono le mie strade. Non le faccio tutte perché alcune sono distanti da casa mia e io sono molto pignolo con gli allenamenti.

«Questa tappa è un’emozione. Troppa emozione! Ho scoperto quasi per caso che il Giro sarebbe passato di qua. Un mio amico mi ha mandato su WhatsApp un messaggio con l’altimetria e la cronotabella. Credevo fosse uno scherzo. Poi mi sono informato e ho visto che era vero, fino all’ufficialità da parte di Rcs.

«E’ dura. Si vede dall’altimetria e dai 4.500 metri di dislivello, che qui al Sud senza vette altissime sono tantissimi. Per me potrebbe arrivare una fuga, non so se di un gruppetto o di un uomo solo, anche perché dentro Potenza c’è un altro strappetto che dall’altimetria non si vede e potrebbe essere decisivo».

Diamante – Potenza: 198 chilometri e 4.500 metri di dislivello
Diamante – Potenza: 198 chilometri e 4.500 metri di dislivello

Occhio a Calvello

«Le salite? Quella che porta a Viaggiano – riprende Verre – già è una salita. Sembra un falsopiano, ma sale. Ci vorranno una dozzina di minuti dal basso per farla tutta. Poi in cima c’è il traguardo volante. Monte Scuro è molto impegnativa. E’ talmente dura che io per esempio ci vado solo se devo fare dei lavori specifici per la salita. Ci sono 6 chilometri al 10 per cento.

«L’imbocco non è facile perché si arriva dopo una breve discesa con due semicurve in paese abbastanza strette e si passa subito sul ripido.

«La scalata dopo, quella che sale da Calvello è molto impegnativa, anche se dall’altimetria non sembra. E non c’è neanche il Gpm. Spesso ci sono tratti al 10-12%. Mentre l’ultima salita, La Sellata, è la più pedalabile. L’ho fatta in allenamento. L’ho fatta prima del Val d’Aosta ed è durata 20′. E lo stesso credo varrà per Monte Scuro.

«Ma strade e salite in corsa sono molto “diverse”».

Monte Scuro punto X

«Se ci sarò? Non lo so – conclude Verre – io lo spero. Fra pochi giorni in ritiro decideremo molte cose, anche perché so che Amadori punta su di me e bisognerà stabilire i programmi. Ma se non dovessi esserci me ne andrò con gli amici ad aspettare la corsa facendo la brace in cima a Monte Scuro, per me il punto più bello.

«Magari non sarà quello decisivo, perché da lì al traguardo manca molto e, come detto, il circuito dentro Potenza non è piatto. Una cosa è certa però: dopo Monte Sirino i big devono stare davanti. Le strade non sono super tecniche e neanche le discese, a parte qualche tratto verso Pignola venendo giù dalla Sellata, però con un dislivello così… bisogna stare attenti, qualcuno potrebbe attaccare. 

«A me ricorda molto la tappa di Sestola del Giro dell’anno scorso. Non quella che facemmo noi al Giro under 23, ma quella dei pro’, anche se lì si arrivava in salita. La paragonerei a quella per la durezza».

Basso e Faema, insieme per una buona causa

05.10.2021
3 min
Salva

Il rapporto speciale che lega il mondo del ciclismo a quello del caffè – molto più che in altre discipline sportive – ottiene oggi una nuova conferma. Il bike brand tutto italiano Basso ha difatti annunciato una specifica partnership per celebrare un marchio storicamente vicino al mondo delle corse professionistiche: Faema.

Faema E61 è una macchina “ad erogazione continua”, in cui l’acqua per il caffè proviene direttamente dalla rete idrica, non dalla caldaia
Faema E61 è una macchina “ad erogazione continua”, in cui l’acqua per il caffè proviene direttamente dalla rete idrica, non dalla caldaia

Tre Diamante color Faema

Basso e Faema sono due realtà diverse. Esse sono attive in settori diversi e apparentemente non collegati. Due aziende che esaltano la propria produzione in Italia, trasformandola in un vero e proprio vanto della cultura produttiva italiana nel mondo. Nello specifico, saranno molteplici le collaborazioni e le sinergie che coinvolgeranno questi due brand nel prossimo futuro. La prima di queste è costituita dalla creazione di tre biciclette complete Diamante – il top di gamma di casa Basso – “vestite” con una esclusiva verniciatura Faema. Due di queste biciclette rimarranno “in territorio” Faema, orgogliosamente in mostra presso il quartier generale dell’azienda e nella prestigiosa sede del MUMAC (il Museo della Macchina per Caffè). Il terzo esemplare di Basso Diamante x Faema sarà invece consacrato per una buona, buonissima causa, e sarà messo all’asta alla Fiera Host di ottobre.

Una buona causa

L’intero ricavato sarà successivamente destinato all’associazione World Bicycle Relief, che attraverso la donazione di biciclette, da anni supporta le comunità rurali di tutto il mondo per il diritto all’istruzione, all’assistenza sanitaria e al lavoro. I fondi raccolti sosterranno programmi di “life-changing bicycle”. Senza dimenticare che l’associazione impiega locali per l’assemblaggio e la manutenzione delle biciclette donate, contribuendo in questo modo a creare nuovi posti di lavoro.

Le tre Basso Diamante realizzate per Faema sono equipaggiate con il gruppo Campagnolo Chorus e le ruote Microtech in fibra di carbonio da 38mm. Basso Diamante è una bici da corsa versatile. Oltre all’esaltante geometria e ad una fantastica lavorazione manuale dei materiali, i dettagli e le soluzioni tecnologiche adottate su questo “bike frame” contribuiscono al raggiungimento delle migliori prestazioni.

I 60 anni della mitica E61

Faema celebra quest’anno il sessantesimo anniversario di E61. Un prodotto iconico e allo stesso tempo attuale. Una macchina per caffè che ha letteralmente cambiato la storia e le regole del settore, contribuendo alla nascita del bar moderno e diventando negli anni ’60 una vera e propria icona di stile. Faema E61 è una macchina “ad erogazione continua”, in cui l’acqua per il caffè proviene direttamente dalla rete idrica, non dalla caldaia, con il geniale sistema “termosifonico” a garanzia di una temperatura sempre ottimale.

bassobikes.com

faema.com