Bressan, il bilancio del CTF e un dubbio sulla categoria U23

14.12.2023
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Se inizialmente qualcuno fu contrario al fatto che il Cycling Team Friuli diventasse team di sviluppo per la Bahrain Victorious, quello fu sicuramente Roberto Bressan. Poi, vista la convinzione dei suoi collaboratori, anche il grande capo fece un passo indietro, accettò la novità e si mise a studiare la situazione.

La sua squadra non è un vero e proprio “devo team”, perché per esserlo dovrebbe avere la stessa amministrazione e gli stessi finanziatori. Nonostante ciò, il rapporto che si è creato è strettissimo e simbiotico. Gli stessi materiali e un kit con grafiche comuni. Andrea Fusaz è passato dall’essere preparatore dei ragazzi della continental a lavorare in pianta stabile per la WorldTour. Per sostituirlo, ex corridori del CTF si sono laureati in Scienze Motorie e ora sono entrati nell’organico come tecnici. La filiera funziona. Così siamo tornati dal manager di Udine, per farci raccontare se nel frattempo abbia cambiato opinione.

Jonathan Milan, Roberto Bressan, Rod Ellingworth, Giro d'Italia 2020, Udinea
Giro 2020, quello del Covid a ottobre: Milan e Bressan incontrano Ellingworth, al tempo manager alla Bahrain
Jonathan Milan, Roberto Bressan, Rod Ellingworth, Giro d'Italia 2020, Udinea
Giro 2020, quello di ottobre: Milan e Bressan incontrano Ellingworth, al tempo manager alla Bahrain

«Proverei ad ampliare il discorso – dice – parlando prima di tutto del senso delle devo team. Oggi ne hanno uno ben preciso, perché il ciclismo cambia continuamente. E se adesso vuoi fare ciclismo ad alto livello, devi diventare una devo team. La Colpack è l’eccezione che riesce ancora a fare le cose da sé, ma probabilmente hanno una forza economica che altri non hanno. Io non riuscirei a fare quello che faccio senza la Bahrain».

Fino a due anni fa ci riuscivi, cosa è cambiato?

Non girano abbastanza soldi. D’altronde lo vedete quali sono le squadre più forti. La Jumbo, la Quick Step, la Lotto. Hanno tutto il meglio, anche quello delle devo team è diventato un piccolo WorldTour. Sono di un altro mondo e i corridori più forti fanno la fila per essere con loro.

Quindi alla fine hai cambiato idea?

Una volta che entri nell’ordine delle idee, non puoi farne a meno. Noi non siamo una devo, lo siamo per metà. Io sono titolare della mia società, loro mi sponsorizzano e abbiamo le stesse bici. Non ci vedono più come una squadra dilettantistica, c’è un rapporto strettissimo. Se abbiamo bisogno di parlare con un loro preparatore, ci mettiamo in contatto. Mi danno i corridori che vogliono, però alla fine la società resta mia.

Andrea Fusaz è cresciuto come preparatore al CTF Lab, ora è una delle colonne della Bahrain Victorious
Andrea Fusaz è cresciuto come preparatore al CTF Lab, ora è una delle colonne della Bahrain Victorious
Qual è il vantaggio?

Siamo cresciuti. Stiamo allargando la base dei preparatori, dei massaggiatori, dei corridori che acquisiscono una mentalità diversa. Sanno che hanno delle possibilità, quindi sono anche più stimolati. Siamo CTF, ma alla fine siamo come una WorldTour, quindi il progetto funziona. Io avevo le mie perplessità all’inizio, ma se non l’avessi provato, non ci sarei mai arrivato.

Che cosa servirebbe per migliorare ancora?

Se avessi più soldi, farei un’attività ancora più importante e terrei più corridori. Ho una schiera di friulani che vorrei prendere, ma non posso per budget e per politica. Il ragionamento del Bahrain è condivisibile: vogliono una base più ampia e internazionale. La mia è più una mentalità italiana, ma quando ti ritrovi dei corridori così forti in Friuli, non puoi non prenderli. 

Daniel Skerl ha vinto quattro corse nel 2023. Qui il Trofeo Alessandro Bolis a marzo
Daniel Skerl ha vinto quattro corse nel 2023. Qui il Trofeo Alessandro Bolis a marzo
E chi li prende? Può essere il ruolo delle piccole squadre U23 che non sono continental?

Per come la vedo io, le squadre dilettantistiche italiane non agganciate a nessuno sono spacciate. Per come è strutturato il ciclismo internazionale, in questo momento non ha nemmeno più senso che esista la categoria under 23. Sarebbe meglio allungare di un anno la categoria juniores e poi passare direttamente alla continental. Ormai chi può fare bene nelle gare internazionali? Solo una squadra strutturata, per cui le squadre più piccole come quelle toscane che attività possono fare?

E allora chi li prende questi corridori friulani?

Due sono andati alla Fior, mentre i 3-4 più importanti hanno già i procuratori. Se ne chiamo uno e gli chiedo di darmi un suo corridore friulano, lui in cambio mi chiede due anni nella continental e poi il contratto WorldTour. Ma come è possibile far firmare un contratto WorldTour, se ancora non si è visto di che corridore parliamo? Secondo me è esagerato quello che attualmente chiedono i procuratori. Bruttomesso è migliorato tanto, finisce le corse a tappe, ma probabilmente neanche lui è pronto per la WorldTour.

Bruttomesso passa alla Bahrain Victorious dal 2024, per Bressan deve crescere ancora molto (photors.it)
Bruttomesso passa alla Bahrain Victorious dal 2024, per Bressan deve crescere ancora molto (photors.it)
Come è andato il 2023?

Abbiamo avuto parecchi problemi, ma è vero che fare il confronto con la squadra di tre anni fa sarebbe difficile. Jonathan Milan faceva la differenza, anche Aleotti. Abbiamo vinto un sacco di gare, però nel 2023 mi sarei aspettato qualcosa di più. Per contro abbiamo trovato Skerl che diventerà un corridore di peso. Il prossimo anno si ricomincia un ciclo. A parte Brian Olivo, Andreaus e Skerl, avremo tutti primi anni.

L’obiettivo è ancora vincere oppure, avendo dietro la WorldTour, si può correre con meno pressione?

E’ cambiato il modo di pensare, perché la Bahrain non ti dà la pressione immensa che prima dovevi mettere ai corridori. Vedono che se fanno qualcosa di buono, hanno lo spiraglio. Nessuno parla di De Cassan, ma correndo con noi, si è ricavato la possibilità di passare professionista, anche se non al Bahrain. Non gli abbiamo mai dato pressione, è arrivato bene nelle gare giuste e ha trovato il suo posto. L’importante è lavorare come Dio comanda, solo facendo così si tirano fuori dei corridori.

EDITORIALE / Piano a dire che sia solo colpa della Federazione

04.12.2023
5 min
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Vi è mai capitato di pensare o sentir dire che gli incroci impazziscono quando a gestirli arrivano i vigili? Difficile dire se sia un fenomeno italiano, ma indubbiamente in alcune situazioni si potrebbe pensare che sia vero. Chi vive quotidianamente le dinamiche di certi snodi, ha trovato col tempo il modo per abbreviare i tempi di attesa e integrarsi con gli altri, creando meccanismi non sempre ortodossi, ma indubbiamente efficaci. Quando arriva chi è preposto ad applicare le norme, il meccanismo va in tilt. Il problema sono davvero i vigili oppure il traffico ha sposato l’anarchia e non riesce a stare nelle regole? Anche nel ciclismo italiano a volte si ha questa sensazione e se prima non si fa un’analisi un po’ più onesta, viene da pensare che puntare il dito contro la Federazione (e i vigili) serva a poco.

Alla base infatti c’è un movimento che rifiuta di prendere coscienza di se stesso e vive aspettandosi che tutto continui al solito modo: semmai spetta ad altri aggiustare le anomalie. Così non si va lontano. Ci si indigna quando i ragazzini fanno valigia e vanno all’estero. Proviamo a guardarla dal loro punto di vista: di cosa hanno bisogno e perché qui non lo trovano?

Il Cycling Team Friuli ha sempre fatto attività internazionale, che ora è aumentata con l’appoggio della Bahrain Victorious (foto Halmagyi Zsolt)
Il Cycling Team Friuli ha sempre fatto attività internazionale, ora anche di più con l’appoggio della Bahrain Victorious (foto Halmagyi Zsolt)

Troppe 13 continental

Cercano prospettive, professionalità, attività di alto livello, sbocchi professionali. Potrebbero trovarli anche qua, a patto che le squadre di casa nostra fossero in grado di garantire standard competitivi. Il 2023 ha visto in Italia 13 continental, ma quante hanno effettivamente proposto attività qualificata (dentro e soprattutto fuori dai confini nazionali), mettendo a disposizione dei loro atleti staff davvero preparati? Forse due, non più di tre.

Quando la FCI spinse per la nascita di queste squadre (conseguenza del dominio straniero al Giro d’Italia U23), probabilmente non si aspettava un’adesione così massiccia. Pensavamo tutti che nel panorama italiano sarebbero salite di livello soltanto le squadre con i mezzi finanziari per affrontare un’attività superiore. Si è capito invece che così non sarebbe stato, quando le stesse continental insorsero davanti all’impossibilità di partecipare alle gare regionali. Avevano pensato e forse ancora pensano che il cambiamento fosse solo di facciata. La colpa di questo non è della Federazione, ma di chi pensa che le norme servano per riempire pagine inutili. Davanti a questa mentalità, i ragazzi partono.

Il Team Colpack ha portato i suoi atleti alla Roubaix Espoirs e ha proposto esperienze qualificate
Il Team Colpack ha portato i suoi atleti alla Roubaix Espoirs e ha proposto esperienze qualificate

Il bullismo delle grandi

E intanto però si è innescato un corto circuito. Se 13 continental vanno a fare la voce grossa nelle gare del calendario nazionale, alle squadre più piccole non resta nulla. Un po’ come quando alla Settimana Coppi e Bartali partono 8 WorldTour e alle professional non rimane che la vittoria di una semitappa in volata.

Si corre per fare esperienza e magari anche per vincere. Obiettivo delle squadre più piccole è lavorare per innalzare il livello dei propri atleti affinché vengano notati da qualche… inquilino dei piani alti. Certamente avere avversari troppo grandi fra i piedi fa sì che venga meno la possibilità di fare esperienze costruttive.

Secondo chi scrive, quindi per opinione puramente personale, alle continental andrebbero riservate le gare del calendario internazionale U23 e quelle professionistiche, in Italia e all’estero, cui si ha la possibilità di partecipare. Allo stesso modo andrebbe ridotta significativamente la quota di WorldTour nelle corse di “classe 1” che dovrebbero essere terreno per professional e continental. Ci dicono che in tal caso parecchi organizzatori valuterebbero di cessare l’attività: in questo la Federazione (nazionale e internazionale) dovrebbe avere un ruolo di tessitura, per rendere omogenei i calendari.

Il giorno dello Stelvio e della vergogna al Giro NextGen
Il giorno dello Stelvio e della vergogna al Giro NextGen

Il giorno dello Stelvio

Fa riflettere sulla fragilità di certi organici il fatto che al Giro di Sicilia (in cui le WorldTour erano 5), a fronte di 59 corridori di continental italiane, 25 si siano ritirati. Qualche anno fa ci colpì la scelta della Mastromarco di non andare al Giro della Valle d’Aosta, avendo solo corridori molto giovani che da quella sfida non avrebbero tratto insegnamento. Questo è il giusto modo di pensare: un atteggiamento costruttivo e responsabile.

Si può dire lo stesso davanti ai 31 corridori squalificati nel giorno dello Stelvio? Un paio di squadre sparite dalla corsa in un solo giorno: 11 corridori di squadre italiane U23, 11 di continental. Il resto, erano stranieri. Sciocchi loro, i corridori, convinti di essere furbi. Ancora peggio però ne sono usciti i loro tecnici, con tutte le distinzioni fra i casi. Non si va al Giro d’Italia solo per mostrare la maglia. Quanto accadde quel giorno ha portato soltanto a multe, sospensioni e punizioni, oppure ha aperto la porta a una riflessione più seria? La Federazione potrebbe forse cavalcarla e approfittarne per ristrutturare il sistema, ma non ne ha colpa. Davanti a quella mentalità e alla superficialità di certe gestioni, i ragazzi partono.

La Mastromarco e le piccole italiane schiacciate dallo strapotere delle continental nelle gare nazionali? (foto Facebook)
La Mastromarco e le piccole italiane schiacciate dallo strapotere delle continental nelle gare nazionali? (foto Facebook)

La corsa all’oro

Su tutto ciò si allunga come un’ombra il lavoro degli agenti dei corridori che hanno vita facile a proporre contratti all’estero. Ciò che dispiace è che la loro opera si sia abbassata nel frattempo anche alla categoria allievi, dove le decisioni andrebbero prese da parte dei genitori e non dei ragazzi, facili da convincere con promesse da Paese dei Balocchi. Parecchi torneranno indietro: non tutti trovano l’oro.

Il partire indiscriminato non è colpa della Federazione, ma delle promesse e dell’inadeguatezza di alcuni team. Sarebbe bello che uno junior scegliesse di correre in una piccola squadra italiana perché capace di offrirgli le basi del mestiere da cui spiccare il volo e non perché costretto a ripiegarvi da un precedente fallimento.

Juniores, il mondo ci guarda. Ma Salvoldi alza l’asticella

07.11.2023
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Qualche giorno di vacanza per ricaricare le batterie e Dino Salvoldi ha cominciato a sfogliare l’album dei ricordi per progettare la prossima stagione degli juniores, di cui è tecnico azzurro. Che sia per merito o qualche casualità, i migliori azzurri visti in pista e nelle gare internazionali su strada, hanno spiccato il volo verso i Devo team stranieri. Qualche eccezione c’è, come ad esempio Fiorin appena approdato al Team Colpack. Dato che il passaggio del tecnico bergamasco dalle donne agli juniores serviva per risvegliare la categoria e conferirle uno spessore superiore, sentire cosa pensi della… migrazione ci è parso un passaggio interessante, prima di chiedergli che cosa ci sia nell’immediato futuro della sua nazionale.

Salvoldi agli europei con Fiorin, autore di uno splendido omnium chiuso al secondo posto
Salvoldi agli europei con Fiorin, autore di uno splendido omnium chiuso al secondo posto
Che cosa ti pare del fatto che i tuoi azzurrini finiscano quasi tutti nei Devo team all’estero?

E’ difficile dare delle opinioni personali, perché potrebbero innescarsi delle critiche per tutte le motivazioni di cui si discute in questo periodo. Però sono osservazioni che hanno una base di verità, per cui mi viene da dire che, al netto delle opinioni personali, bisogna lavorare per mettere queste generazioni nella condizione di avere una prospettiva. Se le loro scelte siano giuste o sbagliate lo scopriremo nel futuro. Le loro prospettive in questo momento di carriera, di ambizioni e di sogni passano per l’attività nei Devo team, che in Italia in questo momento non ci sono. Poi si entra chiaramente nelle valutazioni personali. Vanno solo per il nome oppure c’è sostanza?

Tu cosa pensi?

Dal punto di vista dei ragazzi, quella è la prima scelta, un’evoluzione. Cinque anni fa il massimo obiettivo per uno junior erano la Zalf e la Colpack, adesso non è più così. Una cosa mi incoraggia nel modo di scegliere da parte di queste squadre.

Delle Vedove corre nella Circus-ReUz, ma prosegue l’attività su pista (foto Instagram)
Delle Vedove corre nella Circus-ReUz, ma prosegue l’attività su pista (foto Instagram)
Quale?

I parametri di valutazione che adottano nei Devo team sono le prestazioni correlate ai risultati nell’attività internazionale. Non esclusivamente il risultato e tantomeno le valutazioni funzionali, che trovo tanto limitative. Devo dire che già rispetto all’anno scorso, quest’anno nell’attività che abbiamo fatto nella Nations Cup, ad esempio, ho visto regolarmente gli osservatori di squadre del WorldTour. C’è uno scouting che in tutti gli altri sport è la normalità da 15 anni, cui noi stiamo arrivando in ritardo.

Per te è gratificante che questi ragazzi abbiano acquisito valore anche grazie all’attività in maglia azzurra?

La percezione di quest’anno mi farebbe di sì. Abbiamo la sensazione di essere seguiti dall’intero movimento. Poi penso che si deve provare a cambiare o anticipare i tempi per quello che dipende direttamente da noi. Se non ci sono i soldi e non c’è una squadra WorldTour, che effettivamente farebbe da traino per il movimento, bisogna provare a cambiare l’atteggiamento in allenamento e conseguentemente i regolamenti in gara. Sono convinto, come ho letto da qualche parte, che sia prematuro passare nel ciclismo WorldTour a 18 anni, mentre solo due anni prima eri un allievo. Non tanto per la gara singola, perché questi atleti vengono gestiti bene e i risultati lo dimostrano. Mi sembra prematuro per quanto riguarda l’attività su strada, non assolutamente su pista. E allora forse bisognerebbe cambiare le regole. Per cui alla domanda se per me sia gratificante, rispondo “ni”, perché vorrei fare di più. Vorrei avere più di tempo per prepararli anche a questa prospettiva.

Il quartetto azzurro iridato con Favero, Fiorin, Grimod e Sierra: battuta in finale la Germania (foto Uci)
L’Italia ha vinto vinto il mondiale del quartetto con Favero, Fiorin, Grimod e Sierra (foto Uci)
Servirebbe il terzo anno da juniores di cui si parlava un tempo?

Quello, oppure rivedere la categoria under 23. Studiare una soluzione per modificare le categorie attuali ed evitare che in futuro, cambiando qualche regola, si ritrovino professionisti a 16 anni come già accade nel calcio. Se andiamo avanti così, verranno a pescarci gli allievi, anche solo per portarli a fare gli juniores nelle loro squadre under 19.

Come sostituirai l’ottima infornata di juniores che passano fra gli under 23?

A inizio ottobre abbiamo fatto delle valutazioni. Non è il periodo ideale per farlo e guardare i numeri in assoluto, dato che si è a fine stagione. Però chiaramente, rapportati tra loro e con lo storico che abbiamo, mi sono accorto da subito che c’è un margine enorme sull’allenamento, rispetto a quando passano da allievi. Perciò dico che su strada, se si riconfermeranno i 2006, avremo una squadra molto forte, con gli inserimenti dei 2007. Su pista invece dobbiamo ricominciare. Se vengono ad allenarsi a Montichiari con continuità, perché quello è l’unico segreto, magari non faremo i tempi o i risultati di quest’anno, ma non ci arriviamo lontano.

Ai mondiali di Glasgow, Sierra ha conquistato il quarto posto nella prova su strada
Ai mondiali di Glasgow, Sierra ha conquistato il quarto posto nella prova su strada
Sai se nei Devo team consentiranno ai ragazzi di proseguire con la pista?

Il fatto che Fiorin sia stato inserito nel gruppo pista è un bel segnale di continuità. Sinceramente non so se Villa abbia preso contatto con le squadre in cui andranno gli altri. Non so se gli permetteranno di continuare, mentre magari Fiorin, che andrà alla Colpack, questo permesso ce l’ha. E’ un passaggio che mi manca. I cinque che avevo saranno under 23 per quattro anni, quindi sono un investimento. Li ho visti l’altro ieri e non sapevano ancora quasi nulla dei programmi della squadra. Di conseguenza credo che per sapere se continueranno con la stessa frequenza a fare pista bisognerà aspettare che vengano fuori i programmi.

Quando ricomincerete con gli allenamenti a Montichiari?

Mercoledì e giovedì di questa settimana ci saranno i primi incontri per avere le indicazioni sul programma che vorrei svolgere il prossimo anno. Poi la mia idea sarebbe quella di cominciare a Montichiari nella settimana dell’11 dicembre. A quel punto saremo lì per due pomeriggi alla settimana. Chi vuole può venire a farci visita…