Club del Sole, a Desenzano in un incanto tra bici e Lago 

03.06.2024
4 min
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Le sue magnifiche sponde sono state lo scenario della 14ª tappa del Giro d’Italia 2024. Il trionfo di Filippo Ganna con il suo tricolore ha regalato una cartolina ancora più bella ad una destinazione già unica come quella di Desenzano del Garda. Una meta ambita da ogni ciclista vista la sua bellezza riflessa nello splendido Lago di Garda. Per Club del Sole infatti è una vacanza irrinunciabile su cui ha cucito su misura esperienze da vivere in sella alla propria bici e in compagnia. 

Gli itinerari che animano questa bike destination sono due: il primo è nella Valtenesi, tra le bellissime rocche e la vista mozzafiato sul Lago, e il secondo è un percorso che accarezza le colline moreniche accompagnato dal Mincio. Partenza e arrivo degli itinerari è il Desenzano Lake Village, affacciato proprio sul Lago di Garda. Un punto di riferimento per Club del Sole, che offre servizi e attività per una vacanza in bici con un’attenzione particolare per le proposte enogastronomiche.

Panorami mozzafiato e una storia da toccare con mano
Panorami mozzafiato e una storia da toccare con mano

Desenzano del Garda

Clima mite, una varietà territoriale che permette di sbizzarrirsi con ogni tipo di bici, e una natura viva e ammaliante tutto l’anno. Il Lago di Garda è una delle destinazioni bike più apprezzate in Italia e preferite dai cicloturisti stranieri. Poi c’è Desenzano con la sua morfologia dolce che invita ad escursioni fra colline, vigneti e piccoli abitati rurali, nello spirito più autentico dell’esplorazione. Il Porto Vecchio, Palazzo Malvezzi, il Castello di Desenzano, sono solo alcuni degli spot da scoprire soggiornando qui.

Poi c’è l’inconfondibile patrimonio ciclabile di Desenzano: ricco e vario, comprende ampie parti di lungolago godibile in totale relax e percorsi collinari di differente impegno e caratteristiche, ma sempre connotati da paesaggi emozionanti vista lago. Un ambiente generoso e da vivere pedalando nella Valtenesi, tra le colline moreniche, o semplicemente nelle stradine agresti a pochi passi dalle sponde del Lago.

Immersi nella flora del Lago di Garda
Immersi nella flora del Lago di Garda

Tra storia e panorami

Chi arriva al Desenzano Lake Village dovrà solo guardarsi intorno per apprezzare la bellezza naturale del contesto unico che solo il Lago di Garda può offrire. La voglia di salire in sella la si può assecondare scegliendo gli itinerari proposti da Club del Sole, disponibili e consultabili anche sul profilo Komoot

Sono i panorami i veri protagonisti di questo itinerario che mixa spunti storici e sapori rurali. I brevi ma decisi strappi che caratterizzano il percorso vengono ripagati da scorci mozzafiato intervallati da qualche settore in facile sterrato, mentre i Castelli di Padenghe, il centro storico di Polpenazze e gli antichi casolari lungo il percorso ripropongono atmosfere di altri tempi. 32 chilometri, 420 metri di dislivello da affrontare con la leggerezza e la spensieratezza della gioia di vivere un’esperienza in sella da ricordare. 

Itinerari adatti a MTB, gravel e bici da corsa
Itinerari adatti a MTB, gravel e bici da corsa

Dal Lago alle colline

Il fantastico scenario del Lago di Garda è in grado di offre infinite opportunità da assaporare un colpo di pedale alla volta. Il segreto per godersi questo magnifico territorio è senz’altro quello di abbracciare il ritmo lento ma rilassante della bici e lasciarsi coccolare dall’esperienza di Club del Sole. Il secondo itinerario che anima il soggiorno sulla sponda di Desenzano è quello che si addentra sulle colline moreniche lungo il Mincio.

Un’escursione verso un territorio tutto da scoprire, un anfiteatro morenico a sud del Lago che presenta luoghi storici, ambienti naturali, borghi rurali in una campagna dalla morfologia ideale per muoversi con la bici. Le piccole strade sono leggermente ondulate e invitano a indugiare tra campi coltivati ma soprattutto tra vigneti e uliveti, complici ideali di soste golose. 49,1 chilometri con 250 metri di dislivello percorribili con qualsiasi tipo di bici, in compagnia o in solitaria seguendo la traccia GPX o seguendo una delle guide locali. 

Escursioni da affrontare anche in compagnia
Escursioni da affrontare anche in compagnia

Desenzano Lake Village

Per rendere questa vacanza un’esperienza indimenticabile, Club del Sole è pronto ad assecondare ogni necessità dei suoi ospiti, a partire da un soggiorno curato in ogni dettaglio per tutte le famiglie e senza tralasciare le esigenze del ciclista. Per questo i Villaggi dispongono di servizi ad hoc per le due ruote. 

Al Desenzano Lake Village troverai un’area dedicata alla bici con Colonnina Bike Station dotata di pompa per il gonfiaggio delle ruote e di utensili per le piccole riparazioni e il ripristino degli inconvenienti tecnici, un’area attrezzata per lavare in autonomia il vostro mezzo in qualsiasi momento e una flotta di e-bike e bici muscolari per tutte le esigenze e per affrontare ogni itinerario.

In Reception troverai inoltre un display con tutte le informazioni sulle attività cicloturistiche del Villaggio, ma anche indicazioni sulle esperienze bike del territorio e sui tour guidati e prenotabili, suggerimenti e ultime novità. Infine avrai la possibilità di scegliere escursioni con guide locali, che accompagneranno gli ospiti con entusiasmo e professionalità lungo facili itinerari con cui scoprire i segreti del territorio.

ClubdelSole

La crono a Ganna, il re è tornato. E dice grazie a Pogacar

18.05.2024
6 min
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DESENZANO DEL GARDA – E’ fatta. Sotto il podio la grande famiglia di Ganna sorride come in poche occasioni, come dopo le vittorie più importanti. La cronometro ha ritrovato il suo re, ma gli ultimi minuti nell’attesa di Pogacar sono stati uno stillicidio insopportabile. Lombardi ha la faccia del pericolo scampato. I genitori sono dietro il podio. Papà Marco è seduto e dice che ci voleva, per tutto quello che avrebbe comportato un’eventuale sconfitta. La mamma guarda la cagnolina Mya stesa per terra e fa notare che anche lei è sfinita. Cioni dice che era ora.

«Per la forma che aveva – precisa il diesse toscano – e per il lavoro fatto. E’ stato sfortunato a Sanremo, era arrivato secondo nella crono della Tirreno. Fare secondo come a Perugia avrebbe bruciato come avere zero vittorie. Stamattina siamo tornati sul percorso. Abbiamo scelto il monocorona da 64 con pignoni 11-34 per avere una scala. Ha fatto fatica a ingranare per i primi 2-3 chilometri. Poi quando ha iniziato ad andare, andava veramente forte. Non ero tanto preoccupato, perché mi aspettavo che nel finale Pogacar calasse. Ma lo avevamo pensato anche a Perugia, per cui con Tadej non si può dare mai nulla per scontato».

Quel ragazzo in rosa

Ganna ha voglia di parlare. Tirare fuori il tumulto che aveva dentro e che spesso tiene per sé. Le immagini mentre aspettava che arrivasse Pogacar sono state estenuanti, aveva negli occhi la paura che si ripetesse la beffa di Perugia. Accanto a lui a un certo punto è spuntato Jonathan Milan, che per fortuna l’ha aiutato a calare la tensione. E Pippo racconta.

«Dietro a questa vittoria – dice – c’è tanto lavoro, soprattutto quando sai che al giorno d’oggi la differenza la fai veramente nelle piccole cose. Ormai anche l’uno per cento di ogni minima cosa ti fa fare la differenza. Siamo stati in galleria del vento prima di venire qua. Abbiamo cercato di migliorare la posizione, cercato di fare tutto il meglio. Anche nella crono di Perugia, quando era veloce, riuscivo a mantenere i miei soliti standard di velocità. E oggi non c’era la salita di quel giorno. E comunque c’è stato un ragazzo di rosa che mi ha fatto soffrire tanto».

Pogacar è stato in testa fino alle porte del tratto più veloce, poi è calato e ha preferito mollare
Pogacar è stato in testa fino alle porte del tratto più veloce, poi è calato e ha preferito mollare

Niente di scontato

Un Pogacar così forte a cronometro, specie se piatte, non se lo aspettava nessuno. Alla vigilia di questa tappa, tanti temevano che potesse batterlo ancora, come se nei giorni scorsi si fosse trattenuto dal dare tutto. E quando ai primi intermedi lo sloveno ha iniziato a fare tempi migliori rispetto all’azzurro, la paura si è fatta largo.

«Come ho detto già a tanti – riprende Pippo – devo anche ringraziarlo per avermi stimolato giorno per giorno. Per arrivare a questo obiettivo e cercare di vincere. Sembra facile. Ganna arriva alle crono e vince. Magari! Firmerei anche io un pezzo di carta in cui ci fosse scritto questo. Andrei a dormire molto più rilassato e alla mattina mi sveglierei come un bimbo. Però non è mai scontato, non è mai facile. Riuscire a vincere dà quel colpo in più di morale, anche in vista della prossima settimana.

«Il giorno dopo Perugia c’era una tappa veramente tosta e dopo due chilometri sono stato il primo a staccarmi insieme a Gaviria. Non so se di testa perché avevo mollato o se perché ho avuto una giornata no. Però l’idea di affrontare 160 chilometri di gruppetto non è mai facile. Per questo ogni giorno ho cercato non tanto di risparmiare, ma certo di tenere più energie possibili per arrivare a oggi e spingere sui pedali sia con le energie positive, sia con quelle negative».

Il test con Foccoli

Fuori c’è un baccano d’inferno di gente che chiama lui e chiama Pogacar, come un tifo trasversale che s’è innamorato sì dello sloveno in rosa, ma sa riconoscere la passione e la forza del gigante piemontese. E Ganna va avanti a raccontare.

«Devo dire grazie alla gente – dice – c’era tanta gente che mi ha dato veramente un supporto incredibile. Anche grazie a loro oggi siamo riusciti a portare a termine questa piccola impresa. Sono stati soltanto 32 chilometri, ma nella testa sono sembrati molto più lunghi, quasi una Sanremo. Volevo vincere. Desenzano è quasi la seconda casa, con la pista a pochi chilometri. Ero venuto a vedere il percorso anche prima del Giro, dopo il Tour of the Alps, insieme al meccanico Andrea Foccoli. Mi aveva seguito lui quel giorno, mi ha accontentato e ha detto: “Va bene, andiamo a provarla». Quindi devo dire grazie anche a lui e a tutta la squadra che mi ha fatto arrivare oggi qua con le migliori gambe, con la miglior forza nella testa e con tutto quello che serve per riuscire a vincere».

Alla fine Ganna era commosso: la vittoria sarà benzina per le sue motivazioni
Alla fine Ganna era commosso: la vittoria sarà benzina per le sue motivazioni

L’attesa con Milan

L’ultima battuta, proprio prima di tuffarsi nell’affetto di quel pubblio straordinario, Ganna la dedica a quegli estenuanti e assieme divertenti minuti assieme a Milan. Solo due atleti azzurri per ora hanno vinto tappe in questo Giro: loro due. Ed entrambi vengono dal gruppo della pista, che oggi si è presentato qui per fargli sentire il suo calore. Alla partenza c’erano Viviani, Scartezzini e Lamon, la sua famiglia: un altro motivo per dare tutto.

«Con Johnny – ride – abbiamo avuto anche tempo di scherzare. Gli ho detto: “Pensa Johnny, tu aspetti 4-5 ore di tappa, poi fai la volata. Sono 17-20 secondi di volata e sai immediatamente se hai vinto o perso. Io ho aspettato due ore, ti rendi conto? Io sono qui che ho finito. Ho fatto la mia migliore performance, però fino all’ultimo, finché l’altro non taglia il traguardo, non saprò mai se ho vinto oppure ho perso”. Quindi è stato un momento un po’ così. Lui è arrivato da dietro l’angolo, ha fatto cucù con la testa. Quando l’ho visto, gli ho detto: «Dai Johnny, vieni vicino perché mi serve un supporto per finire la giornata…».

La crono con Scaroni: «Oggi risparmio, domani punto»

18.05.2024
7 min
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DESENZANO DEL GARDA – Si parla sempre delle crono di chi ci punta forte: dai rapporti ai body, dalle pedivelle alla bici. Invece per alcuni atletile cronometro individuali dei grandi Giri rappresentano un occasione di “recupero”. Un’occasione per poter fare meglio nei giorni successivi.

Ed è questa la situazione di Christian Scaroni. Il lombardo ha affrontato la crono di oggi in modo controllato in quanto domani vorrebbe fare bene nel tappone di Livigno. Abbiamo preso “Scaro” come esempio, ma di gente che domani vuole andare in fuga e che si è gestita come lui ce n’era davvero tanta in gruppo.

La sua squadra, l’Astana-Qazaqstan ci ha dato l’opportunità di seguirlo dall’ammiraglia, per poter raccontare questo approccio particolare.

La giornata di Scaroni

Sull’esterno del bus turchese è appeso il programma di ogni corridore. E’ da qui che apprendiamo, come tra l’altro ci aveva mostrato in mattinata Federico Borselli, che per Scaroni, come per gli altri, la sveglia era libera, l’importante era presentarsi a colazione per le 9.

Quindi sgambatina, doccia, pranzo tre ore prima del via, e arrivo al bus per le 13,30. La sua partenza era alle 15,42, “Scaro” perciò iniziava il riscaldamento alle 15,02 per completarlo alle 15,27. Qualche istante per fare i bisogni, prendere un gel e recarsi al via, distante circa un chilometro dalla zona dei bus.

Il piano è chiaro: fare la crono bene, ma soprattutto con l’idea di risparmiare energie in vista di Livigno e dei giorni successivi. La strategia prevede un pacing al di sotto della soglia aerobica.

Noi intanto lasciamo la zona dei bus con l’ammiraglia. Prendiamo posto nella fila e ci mettono la targa col nome di Scaroni. Ci avviciniamo al percorso. Tramite un apposito ingresso tra le transenne, non appena sfreccia la maglia turchese di Christian, varchiamo quell’ingresso e ci mettiamo alla sua ruota.

A ruota di “Scaro”

Dall’altimetria sembra un percorso piatto e velocissimo. Neanche per sogno. Specie fino al secondo intermedio, strappetti, curve, rotatorie, tratti in pavè e dossi (ben 30 nei primi 25 chilometri) si susseguono senza soluzione di continuità.

Scaroni si spiana sulla sua Wilier Turbine. Dopo circa 10′ dal via, in lontananza si intravede un corridore. E’ Mauri Vansevenant. Christian praticamente lo terrà lì per tutta la tappa. Solo nel finale lo stacca.

Dall’ammiraglia arrivano le indicazioni sulla strada. Yuri Belezeko con la radio lo guida dalla macchina. Ma molti consigli glieli dà Gabriele Tosello, capo meccanico del gruppo kazako che di crono ne ha fatte tante.

Per esempio consiglia a Belezeko di non avvicinarsi troppo con la macchina quando Scaroni sta riprendendo Vansevenant. «Più tardi ti vedono, più tardi si spostano. In questo modo la loro ammiraglia fa da riferimento a Christian». Trucchi del mestiere.

Scaroni in azione verso Desenzano, alla fine ha chiuso 77° a 5’07” da Ganna. Obiettivo risparmio centrato alla perfezione
Scaroni in azione verso Desenzano, alla fine ha chiuso 77° a 5’07” da Ganna. Obiettivo risparmio centrato alla perfezione

Questa era la “cronaca” della cronometro di Scaroni. Tenetela a mente, perché sarà la “colonna vertebrale” di quello che ci racconta ora Christian. I suoi progetti, i suoi pensieri…

Christian, insomma una buona crono per quel che ti interessava…

Direi di sì. E’ andata come volevo. Sono soddisfatto. Conoscevo tra l’altro quelle strade, tutti quei su e giù, destra e sinistra, perché da esordiente e allievo correvo qui. E infatti non è mancato neanche il tifo! 

Piccolo passo indietro: mentre ti scaldavi sui rulli ci hai detto: «Colazione e pranzo leggeri». Puoi entrare nel dettaglio?

A colazione ho preso un’omelette e una fetta di pane. Poi sono uscito per una sgamabata leggerissima, un’oretta, giusto per sciogliermi un po’ e poi ho pranzato. Circa 200 grammi di riso a cui si è aggiunto un gel.

E quindi 25′ di riscaldamento, con qualche minuto un po’ più impegnato, e sei partito per la crono. All’inizio hai fatto un gesto: non sentivi la radio?

In realtà credevo fosse rotta, ma avevamo fatto solo pochi metri e di fatto Yuri ancora non aveva parlato molto. Il discorso è che molti non vogliono tante informazioni, a me invece piace sapere tutto del percorso. Mi aiuta a gestirmi. Anche perché a Perugia dopo la prima curva sono caduto!

Possiamo ben capire allora… Belezeko aveva un foglio con tutti i punti più insidiosi. E te li elencava man mano.

Quelle indicazioni provengono da Fortunato e Velasco, che hanno fatto la ricognizione. Anche io mi ci sono attenuto. Tra l’altro non essendo una tappa cui puntavo non ho rischiato nulla. In qualche curva che si sarebbe potuta fare in posizione da crono, ho messo le mani sulla piega. Idem sui dossi. Perdere un secondo in più non mi cambiava nulla.

Veniamo al “pacing”, al ritmo di gara. Sei riuscito a rispettare la Z3-Z4 che ci avevi detto?

Sono riuscito a gestirmi bene nel complesso. Prima del via avevo parlato con coach Mazzoleni: era importante perché la crono era lunga. Così abbiamo deciso di partire un po’ più forte. Fare i primi 8′-9′ per andare a prendere il corridore davanti (Vansevenant, ndr). 

Perché?

Perché sapevo che anche lui non l’avrebbe fatta forte, mentre proprio per una mia personale gestione dello sforzo, lui mi avrebbe fatto da punto di riferimento, anche se chiaramente non potevo sfruttarne la scia. E infatti dopo che l’ho preso i miei watt sono calati un po’.

Pensa che dall’auto avevamo avuto la sensazione opposta. Vedendo che lui non si faceva sorpassare, credevamo ti mandasse fuori tabella…

No, no… ho scelto questa tattica, prenderlo prima, perché a me fa più fatica fare la crono basandomi sui watt del computerino che su un riferimento visivo. E’ una “furbata” del mestiere. A volte due atleti che non hanno velleità di classifica si parlano e si aspettano.

Il momento in cui Scaroni agguanta Vansevenant, siamo a circa un terzo della crono
Il momento in cui Scaroni agguanta Vansevenant, siamo a circa un terzo della crono
E tu avevi parlato con Vansevenant?

No, anche perché non abbiamo questa confidenza, ma sapevo e immaginavo che non l’avrebbe fatta forte, anche perché come me, e molti altri, lui domani potrebbe fare qualcosa. Quindi con Mazzoleni abbiamo pensato: meglio fare 7-8 chilometri più forti e poi metterci “comodi”.

Però nel finale te ne sei andato, perché?

Perché tutto sommato stavo bene. E mi sono sentito di allungare un po’, così ho accelerato. Alla fine sono stato in Z4 nella prima parte, poi mi sono messo in Z3 e pertanto mi sono gestito tranquillamente. Il mio wattaggio è stato quello ipotizzato, anzi sono riuscito a stare anche un filo sotto: 290-300 watt (contro i 300-310 pronosticati, ndr). Questo aiuta a salvare un po’ la gamba.

Dopo la crono, sei tornato in bici in hotel?

Sì, ho fatto un giretto facile, facile. La doccia. Ho preso il recupero. E adesso farò i massaggi.

Stasera a cena cosa mangerai, anche in vista della tappa di domani verso Livigno che sarà lunga e durissima?

Di preciso non lo so. Il nutrizionista sta facendo il calcolo di quanto speso proprio adesso e a tavola scoprirò le quantità precise di quel che dovrò mangiare. Ma di certo ci saranno dei carboidrati anche in vista di domani.

Alzini-Thomas, un caffè sul lago, parlando della Look

02.04.2024
9 min
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Una mattinata con Martina Alzini e Benjamin Thomas, atleti dell'Equipe Cofidis, cercando di capire in che odo abbiano personalizzato le loro Look 795 Blade RS. Differenze nella scelta delle ruote, soprattutto, e delle regolazioni. Tutto da leggere e seguire.

DESENZANO DEL GARDA – Martina Alzini e Benjamin Thomas stanno insieme da dopo il Covid e vivono da queste parti, in un paesino fra il Garda e Montichiari, che per entrambi sono teatro di allenamenti. Entrambi iridati su pista (cinque volte lui fra omnium, madison e corsa a punti; una lei nell’inseguimento a squadre) dal 2022 corrono anche nella stessa squadra, l’Equipe Cofidis, sulla stessa bici Look. Scherzando, chiedemmo a lei come facessero a non confondere maglie e calzini nei rispettivi cassetti.

Oggi siamo tornati con la curiosità di scoprire in che modo abbiano declinato le scelte tecniche sulla stessa bici: la Look 795 Blade RS in uso alla squadra, che Thomas ha contribuito a sviluppare. In queste settimane che conducono alle Olimpiadi di Parigi, le scadenze sono serrate, per cui non è semplice trovarli entrambi a casa. Un tavolo e un caffè ai margini del mercato sono l’occasione per una sorta di dialogo a due su questo tema. Una reciproca intervista in cui due atleti professionisti hanno parlato per quasi mezz’ora del loro strumento di lavoro.

La stessa bici per Alzini e Thomas, la Look 795 Blade RS
La stessa bici per Alzini e Thomas, la Look 795 Blade RS

Rigida e leggera

ALZINI: «Allora Ben, da quanto tempo hai iniziato a usare questa bici? Soprattutto sappiamo che sei stato uno degli atleti che ha lavorato allo sviluppo del telaio e dei materiali...».

THOMAS: «Sì, è già dall’estate 2022 che proviamo questo telaio. I primi test sono stati soddisfacenti. Mi sono sentito subito bene e ormai la uso in gara da due stagioni. All’inizio ha debuttato come prototipo adesso abbiamo la versione finale ed è una bella bici da gara».

ALZINI: «Quali sono le differenze rispetto alle bici che usavi prima, in cosa è diversa?».

THOMAS: «La prima cosa è che è una bici molto reattiva e leggera. Quando ti alzi sui pedali, la senti andare avanti, soprattutto in salita. E poi dà una sensazione di comfort nelle discese, senti di avere una bici veloce, ma anche precisa in frenata e manovrabilità. Volendo usare tre qualità per descriverla, parlerei di leggerezza, rigidità e reattività. A te invece cosa sembra?».

ALZINI: «Penso la medesima cosa, però per quanto riguarda la discesa. Rispetto alle bici che ho utilizzato nelle precedenti stagioni (Alzini ha corso alla Valcar con Cannondale e al primo anno in Cofidis con De Rosa, ndr), questa mi ha colpito subito perché nelle discese ha veramente una grande reattività, che a me interessa anche più della leggerezza. La bici deve andare dove dico io, deve schivare una buca, un ostacolo all’ultimo, deve reagire al millisecondo. Poi c’è da dire un’altra cosa. Secondo me nella guidabilità di una bici fanno tanto anche le ruote e per me Corima con Look è veramente una bella combo. Certo ora conta tutto: la scelta del pneumatico, la ruota, il telaio, però secondo me queste ruote sono davvero in sintonia col telaio».

Quali ruote?

THOMAS: «Telaio e ruote sono stati sviluppati insieme, dato che Corima e Look fanno parte dello stesso gruppo. Quindi è vero che un certo tipo di bici va con certe ruote e queste si abbinano bene. Sia quelle da 47 mm che uso in allenamento, sia quelle più alte da 58 che sono davvero una bomba in discesa e anche in pianura. Quelle da 47 passano dovunque, sono ruote complete». 

ALZINI: «Io penso che le 47 sono quelle che scelgo nel 99 per cento delle gare, perché non sono super alte come le 58. Specie quando sei in Belgio e hai tanto vento laterale e senti l’impatto. Danno anche una bella inerzia, che magari con le 32 non avviene, anche se pesano qualcosa in meno».

THOMAS: «Le 32 le usano di più gli scalatori, quindi io non le ho mai usate (sorride, ndr). Poi c’è anche da dire che con queste ruote da 47 o le 32 la bici si avvicina a un peso quasi sotto i 7 chili, quindi una bici molto competitiva su tutti i terreni. E’ all’altezza dei migliori telai nel mondo, è una bici da gara».

Alzini Thomas 2022
Matina e Benjamin sono entrambi pistard di altissimo livello: entrambi ora puntano su Parigi 2024
Alzini Thomas 2022
Matina e Benjamin sono entrambi pistard di altissimo livello: entrambi ora puntano su Parigi 2024

La posizione in sella

ALZINI: «Ti è venuto facile trovare la posizione in sella?».

THOMAS: «E’ stato importante regolare bene il posto di pilotaggio…».

ALZINI: «Che cosa?».

THOMAS: «Il posto di pilotaggio, come dite in italiano le post de pilotage? Dico manubrio, che è meglio (ride, ndr). E’ stato importante trovare la giusta misura dell’attacco, perché poi una volta trovata quella, la posizione rimane fissa. Io l’ho cambiata due volte durante la prima stagione, fino a trovarmi bene. E tu l’hai trovata subito bene?».

ALZINI: «Questa cosa che il manubrio e l’attacco non sono integrati, nel senso che non sono un unico pezzo, mi ha aiutato parecchio. Puoi tenere la stessa larghezza, ma cambiare la pipa. Questo mi è piaciuto molto, specie in inverno le prime volte che provavo la bici. Non sei mai sicura al 100 per cento e mi ha aiutato molto fare varie prove mantenendo la larghezza della curva. E’ questo che mi piace rispetto ai manubri totalmente integrati».

THOMAS: «E comunque, anche se in due pezzi, lascia una bella impressione di rigidità. Io lo trovo molto reattivo anche in volata, quando ti alzi e lanci una volata, non senti il manubrio che balla. E’ subito rigido e puoi trasmettere tutta la forza».

Nuovi pedali in arrivo

THOMAS: «I nuovi pedali Look sono stati presentati pochi giorni fa e penso che li useremo già alla fine dell’anno su qualche bici, per provarli in gara. E poi penso dall’anno prossimo li useremo tutti e ci daranno un bel guadagno di peso di circa 80-100 grammi rispetto ai sensori di potenza integrati nella pedivella. Quindi ancora un piccolo guadagno per avvicinarsi a quel limite di 6,8. La cosa trovo interessante di questi pedali, però, più che la leggerezza è la rigidità. Io adoro che il pedale sia il più rigido possibile, devo sentire sempre il minor gioco possibile».

ALZINI: «Anche io nei pedali cerco la rigidità. Ancora prima della leggerezza, la cosa che guardo è che quando decido di spingere a fondo sui pedali, magari nel fare uno sprint o un rilancio, devo avere una risposta immediata. Ci deve essere il minor gioco possibile e mi piace veramente la possibilità di chiuderli del tutto. Magari all’inizio quando lo sganci lo senti un pochettino più duro, specie all’inizio, però ci si abitua a tutto e io preferisco così, in modo da avere una reazione istantanea. Invece ci sono mie compagne, specie le scalatrici, che preferiscono una risposta un po’ più soft. Loro magari hanno il pedale impostato a metà della rigidità, io invece stringo tutto, come gli sciatori in discesa. Ma visto che prima si parlava di ruote e coa ti pare del comfort di questa bici?».

Comfort e test

«Io uso al 99 per cento le ruote 58 rispetto a te, anche su percorsi duri, magari con 3.000 metri di dislivello. Non guardo molto le differenze di peso in salita, a me piace di più andare forte in pianura, recuperare il tempo nelle discese. Con le 58 magari perdi un po’ sulla salita, ma recupero il triplo nella discesa o dopo nei tratti di pianura. Mi piace avere la bici più rigida possibile e con le ruote da 58 mi trovo bene. E poi sono quelle che rispondono meglio in volata e con gli pneumatici da 28 trovo anche un discreto comfort. Non sento tutte le buche e non ho di schiena. Posso fare anche 5-6 ore su strade brutte e tornare a casa senza senza avere male dappertutto. Questo è importante perché la bici è rigida, ma è stata sviluppata per essere più confortevole. Ricordo che quando nel 2022 facevamo i test con Look, mettevamo dei sensori sotto la sella, la forcella e il manubrio per valutare le vibrazioni causate dalla strada».

ALZINI: «Che cosa veniva fuori?».

THOMAS: «Vedevamo che la bici aveva diverse rigidità di telaio e abbiamo scelto quella più rigida, ma anche con meno vibrazioni, che è molto importante. Passiamo quasi 25-30.000 chilometri all’anno sulla bici, è importante che non ci provochi problemi. Questo è un parametro su cui gli ingegneri di Look hanno molto ragionato e alla fine ci ritroviamo con una bici confortevole anche per amatori che non vogliono usarla in competizione, ma anche solo per farsi qualche girata. E comunque, come dicevi anche tu, se parliamo di comfort bisogna considerare anche le gomme.

Alzini e Thomas vivono nel bresciano, fra Montichiari e il lago di Garda
Alzini e Thomas vivono nel bresciano, fra Montichiari e il lago di Garda

Copertoncini e camera d’aria

ALZINI: «Io qui adesso ho dei 28 con camera d’aria, ma in gara usiamo i tubolari e non i tubeless, anche se qualcuno li ha testati. Nel 99 per cento delle corse, noi donne usiamo uno pneumatico da 25, qualcuna il 28 nelle classiche. Lo standard è il 25 con il bordo beige, perché appunto è stato testato che dia la resa migliore in abbinamento a queste ruote. Invece in condizioni di pioggia, anche se scorrono meno, usiamo uno pneumatico tutto nero. Magari nei tratti dritti e in pianura ti può sembrare che renda meno proprio in termini di watt, ma senti la differenza specie in curva. Ti puoi permettere di frenare un secondino dopo, che in una gara a volte fa la differenza. Specie quando devi rimontare o devi prendere una determinata curva per forza in testa, sempre nei limiti della sicurezza. Con il copertone nero, ha lo stesso grip di quando la strada è asciutta».

THOMAS: «Restando sempre sul discorso dei copertoni con la camera d’aria, usiamo il 28 con le camere d’aria latex. Pesano meno e rendono di più. Nei test che abbiamo fatto, sono meglio del tubeless che al momento sono l’ultima tendenza del mercato (oltre a queste considerazioni tecniche, risulta che la Cofidis non utilizza pneumatici tubeless perché le ruote Corima non sono ancora state sviluppate in modo adeguato, ndr)».

Trasmissione Shimano

ALZINI: «L’anno scorso, passando da De Rosa a Look, siamo passati anche da Campagnolo a Shimano. Tu che rapporti usi?».

THOMAS: «Io faccio una scelta abbastanza classica, con il 54-40 davanti e dietro 11-30 oppure 11-34 per le tappe di montagna. Poi possiamo anche mettere rapporti da 55-56 per gli sprinter o quando c’è una tappa con vento a favore. E’ interessante anche la possibilità di variare la lunghezza della pedivella senza doverla cambiare. Grazie al meccanismo di Look, possiamo passare da 170, 172,5 oppure 175. Io le uso da 172,5 e 170 a crono, basta ruotare l’eccentrico su cui è inserita la boccola filettata e varia anche la lunghezza della pedivella».

Adesso è tempo di iniziare l’allenamento. Per Ben, che vive sul lago da prima del Covid, la giornata prevede riposo: il prossimo obiettivo è il Giro d’Italia. Ma la giornata di sole e la necessità di fare qualche foto autorizzano un piccolo strappo alla regola. Martina in questi giorni fa avanti e indietro fra la strada e la pista. Manca poco alla Nations Cup su pista di Milton, poi l’avvicinamento a Parigi 2024 entrerà nel vivo. Lei dice un gran bene della nuova Pinarello per gli inseguitori, lui scherza dicendo che le bici francesi sono migliori. E così, ridendo, si allontanano lungo la sponda bresciana del lago. La loro stagione sta entrando nel vivo, lo spirito è quello giusto.

Tred Aracnide A03RD

Nuova Aracnide A03RD: la grande bellezza

21.11.2020
5 min
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Non c’è due senza tre, ed ecco arrivare “03” nome abbreviato per Aracnide A03RD, il restyling numero tre della bici più conosciuta di T°RED BIKES.

Ricerca e titanio

La prima versione dell’Aracnide con i freni a disco nella versione A02RD Vedovanera fu presentata nel 2015. Quello che stupì allora e che è ancora valido nella versione presentata oggi è che T°RED non usa semilavorati industriali ma tubazioni realizzate negli USA in diverse leghe di titanio su proprie specifiche e parti ricavate da pieno realizzate in Italia da CFR su disegno esclusivo.

Un colpo d’occhio “cattivo” e mozzafiato
Colpo d’occhio mozzafiato

La progettazione di ogni telaio è sviluppata con un software proprietario (chiamato LeHonard®) da Romolo Stanco che dirige TOOT Engineering. Quest’ultimo è il centro progettazione e design che ha ideato e sviluppato i
contenuti di Aracnide e di tutte le bici T°RED, dal sistema brevettato di trasferimento attivo di carico ERS® al sistema di attenuazione delle vibrazioni SMAAVS® utilizzato sulle bici fuoristrada del marchio gardesano. Questo approccio di sperimentazione si associa ad una costruzione completamente artigianale dei semilavorati.

Nata per vincere

La nuova “A03” mantiene le caratteristiche di grande versatilità e trasversalità della “02”, grazie alla progettazione raffinata delle geometrie, delle sezioni e degli spessori dei tubi e delle parti CNC (con l’utilizzo di quattro differenti leghe di titanio) insieme a un comportamento performante che al comfort mette sullo stesso piano prestazioni da prima della classe. Siamo davanti ad una bici che è nata per vincere le gare.

AlaNera di Deda elementi con lo sterzo conico
AlaNera ha lo sterzo conico

Cavi nascosti

La nuova Aracnide nasconde tutti i cavi, anche se questa scelta non è un obbligo, infatti T°RED la propone come un’opzione a discrezione del cliente. La soluzione adottata dalla “03” consente di mantenere la forma dello sterzo conico inalterata rispetto alla “02”, ma grazie alla collaborazione conDedacciai e Dedaelementi trasferisce alla nuova forcella T20 e alla serie sterzo DCR l’onere del passaggio cavi interno. In tutto questo la fluidità del movimento di sterzo è di altissimo livello, un lavoro davvero di grande valore tecnico.

Freni a disco unici

Una peculiarità di T°RED è quella di montare freni a disco a cavo. Una scelta fatta per motivi ergonomici e sensibilità di controllo. La frenata è affidata alle potenti pinze brevettate giapponesi Yokozuna e concesse in licenza a JuinTech: pinze idrauliche sigillate a 4 pistoncini con dischi Ashima da 160 millimetri. Ovviamente per chi volesse la soluzione “full Hydraulic” è possibile apportarla senza alcuna modifica.

I freni a disco a cavo in dotazione alla Aracnide A03RD
Freni a disco a cavo su Aracnide A03RD

Allestimento di pregio

Nel modello presentato in anteprima denominato “VENTI” per «cercare di portare qualcosa di buono in questo bastardo e crudele 2020», ha commentato nella diretta streaming di presentazione sui canali social Romolo Stanco, anche l’allestimento è da segnalare.

Il gruppo Sram Force AXS è infatti montato in modo estremamente particolare con una guarnituraRotor Aldhu Aero Mas e power meter, corone Rotor 36-52 (o 42-54) e cassetta 11-29 (o 11-32 e 12-29 tutte monoblocco sotto i 180 grammi!).

Questo insolito montaggio, sperimentato con successo per tutta la stagione dal team T°RED FACTORY RACING, è offerto come soluzione alternativa alla “classica” Sram 35-48 con cassetta 10-28 forse anche grazie all’arrivo nel “team” di T°RED dell’ex professionista della Trek Segafredo Eugenio Alafaci, compagno di squadra di quel Mads Pedersen Campione del Mondo su strada nel 2019 proprio con un gruppo SRAM AXS e corona da 54 che la casa americana non commercializza ma dedica solo a alcuni professionisti.

Ruote TooT Engineering

Anche in queste sperimentazioni sta lo spirito di T°RED BIKES e la collaborazione stretta e continua con TOOT Engineering cui va anche la realizzazione dei cerchi in carbonio 3K “twill” con profilo da 51 millimetri tubeless ready, raggiate da Pippowheels con mozzi TOOT RaceProven con cuscinetti Enduro e raggi Sapim “speciali”.

La “03 VENTI” è equipaggiata con componentistica Dedaelementi di primo livello con il manubrio integrato Alanera e il reggisella in carbonio. La pulley oversize e i copertoni Vittoria corsa Graphene 2.0 completano questa Aracnide “evoluzione” che trova anche una nuova veste grafica nel restyling di logo e artwork. 

Anche il reggisella è made in Deda Elementi: ottimo l’impatto estetico
Anche il reggisella è di Deda Elementi

Su misura

Anche la “03” come tutte le bici T°RED viene realizzata su progetto parametrico sulle misure del ciclista acquisite con un sistema di scanning laser per realizzare bici uniche per ogni cliente resta comunque chiaro che “VENTI” è una proposta di allestimento di T°RED ma che nello spirito del marchio ogni ciclista può richiedere una configurazione preferita della bici con il supporto diretto dei tecnici del Custom Shop T°RED. Per questa ragione T°RED ha scelto di presentare e commercializzare questa bici come tutti gli altri modelli esclusivamente presso i negozi monomarca di Roma e di Milano e nel nuovo Flagship Store di Montichiari (a due passi dal Velodromo, la seconda “casa” di T°RED) dove sarà possibile anche incontrare i responsabili dell’azienda per un incontro personale, un test con gli atleti del team e una configurazione “a la carte” della propria bici. 

T°RED lancia la “A03” in questa esclusiva edizione “VENTI” con una proposta speciale: per venti giorni sarà possibile acquistarla al prezzo di 9.920 euro. Ogni altra configurazione o allestimento della “03” può essere comunque richiesto da oggi. Bici completa con gruppo meccanico a partire da 6.890 euro.

tredbikes.com