Sidi, le storie di un anno ai piedi dei campioni

23.10.2021
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Dagli anni ’70 Sidi è presente nel mondo del ciclismo con le calzature sportive. L’elenco dei professionisti che negli anni si sono serviti e ancora si servono delle calzature dell’azienda veneta (e con essa celebrano vittorie con livree speciali o chiedono prodotti ad hoc per esigenze particolari) è molto lungo. Una mole di richieste e responsabilità che non sempre si riesce a intuire. Ci siamo chiesti come si gestisca un anno al fianco delle squadre e lo abbiamo domandato all’anello di giunzione, nonché responsabile di Sidi per Teams & Athletes, Denis Favretto.

E’ lui che in prima persona accumula chilometri in tutto il mondo per fornire il materiale e coccolare gli atleti senza però essere invadente. Dal tricolore di Sonny Colbrelli che si tingerà presto con i colori dell’europeo, alle scarpe rosa di Egan Bernal in onore del Giro conquistato. Oppure per le richieste sgargianti come quelle di Alberto Bettiol: ogni colore fuori dal comune che viene prodotto è il primo a volerlo provare. 

Scarpe tricolori a Roubaix, ma in corsa Colbrelli aveva i copriscarpe
Scarpe tricolori a Roubaix, ma in corsa Colbrelli aveva i copriscarpe
Si possono tirare ormai le somme di questa stagione ciclistica, com’è andata?

E’ stato sicuramente un anno positivo in termini di risultati e collaborazioni. Un po’ complicato, come immagino per tutti i colleghi del settore, per quanto riguarda le forniture. Tutto sommato è stata un’annata intensa. Siamo riusciti a fare tutto quello che ci eravamo prefissati. 

Giri mezza Italia per seguire e coccolare tutti gli atleti?

Piu che mezza Italia, la giro tutta in lungo e in largo e non solo. L’attività che faccio è prevalentemente europea, dove si concentrano gare e la maggior parte degli impegni. Di solito sono io che li seguo in prima persona, leggermente più complicato negli ultimi 2 anni causa Covid. Per le corse cerchiamo di essere presenti senza essere invadenti. Loro sanno che ci siamo, al bisogno mi chiamano e cerco di risolvere velocemente.

Per i professionisti non europei?

C’è un periodo dell’anno, che è questo in particolare, dove gli atleti passano in azienda a salutare il fondatore Dino Signori e la figlia Rossella Signori, responsabile commerciale. Si fa il punto della situazione. Che siano australiani, statunitensi, sudamericani… Cerchiamo di intercettarli quando sono in Europa per seguirli meglio e magari farli passare in azienda.

Scarpa bianca per Bernal al Giro. La rosa celebrativa è venuta dopo
Scarpa bianca per Bernal al Giro. La rosa celebrativa è venuta dopo
Come si organizza un anno al fianco delle squadre? 

Abbiamo una parte di magazzino, una sezione dedicata ai team. Che è pressoché fornita di materiali in pronta consegna. Poi abbiamo un reparto in produzione dedicato alla customizzazione dei prodotti per gli atleti che ne hanno bisogno all’occorrenza. Dopodiché si produce in base alla necessità dei corridori.

Sapete già quante scarpe specifiche per gli atleti dovete produrre?

Abbiamo uno storico, sappiamo quali atleti potrebbero avere una necessità della scarpa su “misura” con degli accorgimenti diversi rispetto al mercato e in base a quello sappiamo quante ne serviranno durante la stagione. 

Per quanto riguarda le livree celebrative, le prevedete già?

Quelle si sperano sempre, ma non si prevedono. Scaramanticamente non la prepariamo mai, abbiamo i materiali in casa. Come la scarpa rosa di Egan Bernal per il Giro d’Italia. Oppure la tricolore di Sonny Colbrelli, mentre non è stata fatta quella europea nella speranza che potesse cambiare ancora colore… 

Sonny vi ha dato da fare quest’anno.

Fortunatamente si, ed è un bel da fare. Con Colbrelli abbiamo un rapporto speciale lo incontriamo spesso. Per il campionato europeo gli abbiamo fatto i complimenti e sapendo che mancavano due settimane al mondiale, come da prassi a un evento europeo si fa una scarpa celebrativa. La domanda è stata: «Sonny facciamo le scarpe per l’europeo o vediamo se ci sono altri colori da aggiungere?». E scaramanticamente parlando abbiamo aspettato, l’obbiettivo mondiale era forte e chiaro. Purtroppo però sappiamo tutti come è andata a finire. 

Quindi quella per il titolo europeo è in arrivo?

Stiamo iniziando a sviluppare qualcosa, lui ha finito la stagione adesso con quello che aveva perché non è uno di quegli atleti che non ama cambiare le scarpe durante l’anno. Ora abbiamo tutto il tempo per progettarla insieme e confrontarci. 

Vi hanno mai messo in difficoltà con design particolari?

Abbiamo il reparto interno di ricerca e sviluppo che si occupa del design sempre attivo. Diciamo che richieste che hanno messo in difficoltà gli atleti non ce ne sono, anzi forse siamo più noi che mettiamo in difficoltà loro. A volte proponiamo qualche materiale particolare con qualche colore fuori dal comune. Ma anche qui abbiamo qualche atleta come per esempio Alberto Bettiol. Ogni colore particolare, sgargiante, fuori dal comune è il primo a volerlo

Quindi non siete sempre voi a decidere i colori e i modelli?

Normalmente saremmo noi a decidere i colori e i modelli da fare utilizzare ai professionisti, uso il condizionale perché la nostra è un’azienda familiare in tutti i sensi, ovvero il rapporto che c’è con gli atleti è un rapporto di dialogo aperto, quindi se c’è un ciclista che ha esigenze particolari siamo a disposizione per assecondarlo, non siamo a senso unico ma pronti ad ascoltare.

Per i grandi Giri come funziona?

Parliamo di una componente molto particolare e delicata. Quando si cambia scarpa, per quanto tutte siano uguali tra di loro, la posizione della tacchetta sia copiata e incollata, comunque si va cambiare una parte sensibile. La scarpa celebrativa solitamente si fornisce nelle ultime tappe compatibilmente con esse. Come abbiamo fatto con Egan Bernal quest’anno. Se l’ultima tappa è una tappa passerella, tutti gli atleti vanno a cambiare le scarpe, la bici e tutto quello che si può… Se invece è una tappa decisiva come per esempio una crono o una tappa impegnativa, allora la scarpa celebrativa viene consegnata, ma non utilizzata in gara.

Sidi dai colori sgargianti nel giorno di Chateauroux all’ultimo Tour
Sidi dai colori sgargianti nel giorno di Chateauroux all’ultimo Tour
Vi capita di intervenire all’ultimo momento?

Fondamentalmente cerchiamo di prevedere e lavorare in anticipo su tutti gli aspetti necessari, poi è chiaro che siamo pronti a tutto. Può capitare, ma tutti i ragazzi quando vanno a una corsa a tappe hanno almeno tre paia di scarpe e quindi due di scorta che tengono nella borsa del freddo in ammiraglia

In un anno solare qualche capriccio o intoppo da parte di qualche atleta vi è capitato?

Fortunatamente no. Mi spiego meglio. E’ passato il messaggio agli addetti ai lavori e agli atleti, che fosse un anno dove i capricci non erano necessari e non erano nemmeno ben visti perché è stato un anno complicato per il settore. Se devo essere sincero, con gli atleti abbiamo un rapporto speciale e di fiducia reciproca e non ci sono state situazioni tali da metterci in difficoltà.

Avete testato sul campo qualche prodotto nuovo, magari nascondendolo tra il gruppo?

Non quest’anno, perché appunto quello che era in previsione era già stato testato. Non avevamo novità strutturali. Nel caso però in cui ce ne siano, ci rivolgiamo a qualche atleta fidato per recepirne le sensazioni e i feedback, che poi possono andare a ottimizzare il prodotto. Ma la bozza del catalogo 2022 era già pronta nel cassetto. 

Vi state già preparando alla prossima stagione?

Sì, anche perché nel nostro caso, abbiamo atleti che provengono da tutto il mondo. Stiamo già lavorando con tutti gli atleti extra continente ancora in Europa dalle ultime gare, per anticipare la consegna del materiale per la prossima stagione, in modo che possano tornare a casa con già il necessario per potersi allenare per la nuova stagione. 

Uomini e donne, quali scarpini? Sentiamo Sidi…

10.03.2021
5 min
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Che differenze ci sono nella costruzione di scarpini di ciclismo tra atleti uomini e donne? Inoltre ci siamo chiesti: in che modo le aziende che producono scarpini forniscono assistenza agli atleti per le corse? Per approfondire l’aspetto tecnico in questione, abbiamo deciso di rivolgerci a Denis Favretto, Athlets Support di Sidi. Cerchiamo di chiarire il progetto che nasce per gli atleti professionisti. 

Quali informazioni ritenete di dover raccogliere sull’atleta in generale, per fornirgli gli scarpini da corsa? 

Valutiamo vari aspetti. Il numero, la struttura del piede… Una volta che abbiamo estrapolato queste informazioni, facciamo un prospetto secondo cui costruiremo gli scarpini. 

Shot 2, il top di gamma di Sidi pensato per i corridori
Shot 2, il top di gamma di Sidi pensato per i corridori
Che differenza c’è tra la progettazione di scarpini tra uomo e donna? 

Ovviamente il piede non è lo stesso, oltre alla differenza nel numero si può tenere in considerazione anche una struttura più leggera in base al peso delle donne che nella media è inferiore, ma questo non vuol dire che la scarpa sia meno resistente. 

Cambia qualcosa nell’usura degli scarpini tra corridori uomini e donne? Chi consuma più scarpini?

Per questo aspetto direi che sono di più gli uomini a consumare gli scarpini. Entriamo anche nel discorso del chilometraggio e proprio questo è un fattore che influisce molto. L’uomo tende a consumare più scarpini rispetto a una donna, circa il 30 o 40 per cento in più. 

C’è qualche materiale innovativo che potrà sostituire i materiali che utilizzate al momento?

Noi abbiamo il nostro centro specializzato nella ricerca dei materiali, siamo sempre in continua evoluzione ma non posso dirti al momento che abbiamo trovato un materiale con un nome specifico che rivoluzionerà la costruzione dello scarpino. Però ovviamente teniamo in seria considerazione questo aspetto, in ottica futura. 

Il sistema di chiusura degli scarpini come cambierà?

Come è già accaduto in passato, effettivamente il sistema di chiusura tramite il rotore è stato introdotto proprio da Sidi, nel mondo del ciclismo. In questo modo si riesce ad avere una certa precisione nella chiusura dello scarpino che prima non c’era. Stiamo valutando sistemi innovativi. 

Elisa Balsamo, testimonial di Sidi
Elisa Balsamo, testimonial di Sidi
Quante paia di scarpini fornite a un atleta uomo? E a una donna?

Per il discorso inerente al chilometraggio, gli uomini necessitano di un paio di scarpini in più l’anno. Può capitare qualche imprevisto in cui magari gli scarpini, a causa di una caduta, si rompano e allora si cerca di intervenire subito nella sostituzione sia per le donne che per gli uomini. 

Pensate che si possano costruire scarpini in base a differenti condizioni climatiche?

Certo, noi proponiamo vari modelli anche in base alle condizioni climatiche. Ci sono scarpini con un’imbottitura più efficiente per l’inverno, rispetto ad altri che a loro volta hanno delle aerazioni per permettere al piede di rimanere più fresco quando ci sono le alte temperature 

Le richieste che vi fanno i corridori maschi sono simili a quelle delle donne? Cosa cambia eventualmente?

In linea di massima sì, non ci sono grosse differenze. Sotto questo aspetto è una cosa più soggettiva che generica. Possono esserci atleti maschi estremamente puntigliosi così come le donne e il contrario. Ma dipende dal carattere. 

Suola di ultima generazione, studiata per aumentare la trasmissione di potenza sui pedali
Suola Sidi, studiata per aumentare la trasmissione di potenza
Con chi è più facile collaborare tra atleta uomo e donna?

Sono entrambi collaborativi al massimo, c’è un rapporto stabile e di fiducia reciproca, questo per noi è molto importante. 

Chi tra uomo e donna vi è più utile nel migliorare la struttura degli scarpini? 

Non me la sento di distinguere i due generi anche perché sono di fondamentale importanza entrambi, i loro feedback ci tornano utili per migliorare. Abbiamo anche bisogno dei loro riscontri e questo ci aiuta moltissimo da entrambe le parti. 

Avete molti corridori che presentano un numero differente tra scarpino destro e sinistro?

Al momento ne abbiamo 2 su 200, poi i piedi non sono mai identici l’uno con l’altro nella maggior parte dei casi. Però si tratta di differenze così minime, che non hanno bisogno di un trattamento specifico. 

Matteo Trentin con le Sidi personalizzate
Matteo Trentin con le Sidi personalizzate
Matteo Trentin con le Sidi personalizzate
Matteo Trentin con le Sidi personalizzate
Che differenza c’è tra il design maschile e quello femminile?

Devo distinguere l’aspetto commerciale da quello privato. Gli uomini almeno per questo sono un po’ più vanitosi, perché capita che ci chiedano di inserire uno stemma, una scritta, un disegno particolare. In secondo luogo vi faccio l’esempio di Pauline Fernand Prevot che ci ha chiesto di inserire delle strisce iridate per rappresentare la maglia iridata anche negli scarpini. Però le donne non sono molto fissate con questo aspetto, non ci chiedono scarpini rosa e cose del genere, magari bianchi o neri. Anche perché andrebbero in contrasto con la maglia rosa del giro d’Italia, forse anche per questo.

Pensi sia possibile un giorno per gli atleti professionisti, che ne hanno bisogno, integrare una suola plantare allo scarpino, evitando cosi di dover ricorrere alle suole?

Di impossibile di fatto non c’è nulla, però bisogna considerare che sarebbe un aspetto definitivo. Inoltre il piede potrebbe subire dei traumi o infortuni e in tal caso questa situazione sarebbe da gestire. Per il momento la soluzione migliore è quella di abbinare gli scarpini a dei buoni plantari. La collaborazione tra noi e centri specializzati in podologia è importante.