Sarà finalmente conclusa l’odissea di Fedeli?

30.06.2022
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Una chiamata per farsi raccontare della nuova sistemazione alla Eolo-Kometa e l’incontro con Alessandro Fedeli, 26 anni, diventa un viaggio attraverso la sua carriera colpita, frenata e deviata da circostanze che avrebbero fiaccato chiunque. L’UCI fermò la Gazprom-RusVelo nel giorno del suo compleanno, quando avrebbe dovuto correre a Laigueglia il debutto in Italia. Quello che è successo dopo ai corridori del team lo avete letto spesso su queste pagine, fino al giorno in cui Basso in una telefonata ci confidò di averlo ingaggiato. Lo avevamo appena incontrato assieme alla sua ragazza alla crono di Verona di fine Giro, la notizia venne fuori circa una settimana dopo.

«E’ stata una cosa abbastanza veloce – dice il veronese – quando è venuta fuori la notizia, avevo firmato da una settimana. Alla crono di Verona c’è stato il primo avvicinamento, abbiamo parlato di disponibilità, di budget da verificare e fatto quattro chiacchiere. Però non c’era niente di concreto». 

Al Giro di Sicilia, corso in appoggio di Caruso, si era parlato di un passaggio alla Bahrain-Victorious
Al Giro di Sicilia, corso in appoggio di Caruso, si era parlato di un passaggio alla Bahrain-Victorious
Ma alla fine hai firmato…

Sono contento di essere entrato in una squadra seria e di avere il contratto anche per il 2023. Il materiale è buono, la bicicletta buonissima. Questa è una bella cosa, però mi dà ancora fastidio quello che è successo. Alla fine mi hanno fatto perdere la parte più bella della stagione. Adesso devo fare un mese a casa perché non ci sono corse, c’è solo il Tour. Ripartirò il 25 luglio con una corsa a tappe, poi mi concentrerò sull’ultima parte di stagione, che di solito è quella che mi viene meglio.

Se non altro hai debuttato al tricolore.

Speravo di fare meglio. Avrei voluto cominciare bene con loro, perché comunque era una gara abbastanza adatta. A parte il caldo che non amo, il percorso tutto sommato mi si addiceva. Ma ho cambiato tutto in una settimana. Le scarpe, la bici, la sella… tutto diverso. Ho fatto i primi tre giorni ad allenarmi troppo forte e ho sbagliato. Muscolarmente l’ho pagato per una settimana. Errori da principiante, però magari sarei stato in difficoltà anche se mi fossi allenato poco. Una corsa singola dopo un mese che non correvo, potevo aspettarmelo…

Fedeli ha ricevuto il nuovo materiale poco prima dei campionati italiani
Fedeli ha ricevuto il nuovo materiale poco prima dei campionati italiani
Come ci si riprende da un periodo così?

Ho avuto parecchie batoste, sin da quando ero piccolo. Da junior vinsi corse importanti il primo anno e feci anche il mondiale arrivando 18°. Il secondo doveva essere il mio anno, invece ebbi una grossa diatriba con la società e non mi fecero correre per buona parte della stagione. Non era come adesso, che gli juniores sono l’anticamera del professionismo, ma era ugualmente importante. E io purtroppo il secondo anno sono partito fortissimo, poi mi hanno fermato ed è stata la batosta più grossa.

Più dell’ultima?

Sembra una stupidata, però è stata molto più grossa della Delko e della Gazprom. Persi tantissima sicurezza nel ciclismo e nell’approcciarmi con la gente nel ciclismo. In questo sport basta litigare con una persona e ti può rovinare la carriera. Sei in balia della situazione e a me questa cosa ha sempre messo paura. Da lì purtroppo è stato un susseguirsi di problemi.

Fedeli Liberazione 2018
L’arrivo di Fedeli al Liberazione 2018, una vittoria di forza con 45″ sul gruppo
Fedeli Liberazione 2018
L’arrivo di Fedeli al Liberazione 2018, una vittoria di forza con 45″ sul gruppo
Quali?

Al quarto anno da dilettante ho vinto una tappa al Val d’Aosta, Collecchio e il Liberazione, però la Trevigiani era in una situazione economica difficile e abbiamo dovuto rinunciare a tante corse. Ringrazio Mirko Rossato, che ha sempre cercato di darci tutto, ma nonostante le vittorie e la partecipazione al mondiale, sono passato in una professional francese. Quelli che vincevano tappe al Val d’Aosta sono sempre andati nelle WorldTour, io ne ho vinte due e sono andato alla Delko (sorride amaramente, ndr).

Però ti ambientasti bene, no?

E’ bello andare fuori dall’Italia, però c’era la difficoltà di un Paese estero, di un calendario limitato, di dover prendere l’aereo tutte le volte per andare a fare anche la corsa più piccola. Per fortuna il francese l’avevo studiato a scuola. Comunque al primo anno sono andato bene, ho vinto la prima e l’ultima corsa del calendario. La tappa di Kigali al Rwanda e una alla CRO Race. Il secondo anno c’è stato il Covid e l’ho preso subito, poco prima che si fermasse tutto. Ugualmente a fine anno ho vinto la tappa al Limousin e ho fatto quinto a Plouay.

Nel 2019, Fedeli vince alla CRO Race, il Giro di Croazia, a fine stagione
Nel 2019, Fedeli vince alla CRO Race, il Giro di Croazia, a fine stagione
E il terzo?

E il terzo anno, che la squadra era centrata su di me, al primo raduno ci dissero che c’erano problemi economici e poi è fallita. Mi trovavo bene, avrei potuto fare tanto, ma non abbiamo neanche iniziato. Mancavano i materiali. Si correva solamente in Francia, quindi mai. Insomma, quest’anno che alla Gazprom sentivo di aver riagganciato il pedale, è successo ancora. Mi chiedete come ci si riprende? Vediamo…

La Gazprom sembrava la squadra giusta?

Sono stati bravi a creare un gruppo. Abbiamo fatto mesi di ritiro vero, la squadra ha investito un sacco di soldi in questo. Da un lato era pesante, perché comunque stai lontano dalla famiglia, però loro avevano questa disponibilità economica di farlo e noi ci abbiamo creduto. Alla fine li abbiamo ripagati con delle bellissime prestazioni. La piccola professional Gazprom è stata una delle migliori al mondo, contando anche le nostre prestazioni in nazionale. Nulla da invidiare a certe squadre francesi che hanno il quadruplo del budget, come Total Energies e la B&B. Spero che Renat (Khamidouline, il manager della squadra russa, ndr) si rimetta in piedi, con me o senza di me. Glielo auguro perché fa bene al ciclismo. C’è bisogno di persone così. Dava sicurezza ai dipendenti, ti dava tutto, era proprio un bel sistema.

Fedeli si era messo in luce nell’arrivo in salita del Tour of Antalya, con il secondo posto
Fedeli si era messo in luce nell’arrivo in salita del Tour of Antalya, con il secondo posto
E’ stato bello finché è durato…

Posso solo ringraziare la Gazprom, il manager, tutti… Avevo trovato la mia dimensione, ero vicino a casa, era un sistema di lusso, tante squadre avrebbero da imparare, purtroppo però è andata. Sono felice di essere qua. Se non avessi trovato una squadra di livello, avrei smesso di correre. Non avrei avuto paura di farlo, perché il ciclismo mi ha fatto troppo male.

Questi passaggi lasciano il segno?

Sono tutte cose che non ti faranno mai esplodere, perché ti bloccano mentalmente. Hai paura del futuro e delle situazioni. Sembra che ogni corsa sia l’ultima della tua vita e quindi vai con l’ansia e commetti anche errori d’ansia. Io so che avrei potuto fare tanto di più nella mia carriera, però purtroppo il ciclismo è fortuna al 90 per cento e non posso dire di averne avuta….

La prossima corsa di Fedeli a fine luglio, preparando il finale di stagione
La prossima corsa di Fedeli a fine luglio, preparando il finale di stagione
Alla Eolo hai un direttore sportivo di riferimento?

Mi interfaccerò con Zanatta, il capo dei tecnici. Stefano mi sembra una persona di grande esperienza, da quello che ho potuto vedere al campionato italiano. Ci tengono molto che non manchi nulla e questo è sicuramente diverso rispetto a come ero abituato alla Delko, in cui si facevano le cose un po’ alla carlona. 

Cosa farai in vista della prossima gara?

Adesso andrò qualche giorno al mare con la ragazza, però sempre con la bicicletta dietro per prenderci confidenza. Poi una decina di giorni in altura, non per la quota, ma per fare qualche bell’allenamento lungo e al fresco. Poi torno a casa, faccio una settimana di rifinitura dietro moto per riprendere l’esplosività e finalmente si inizia a correre.

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Amarezza Finetto e lo strano mistero della Delko

12.04.2021
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Quando Finetto risponde al telefono dall’hotel di Konya in cui si è conclusa da poche ore la prima tappa del Presidential Tour of Turkey, il suo tono di voce lascia capire che qualcosa non vada. Il morale del corridore veneto non è dei migliori. Così ci si scambia qualche domanda di cortesia e alla fine il primo nodo viene al pettine. Finetto ha 35 anni, è professionista dal 2008 e dal 2016 è alla Delko Marseille, ma per la prima volta da un po’ si fa largo la sensazione che vorrebbe essere altrove.

«Non ho grandi obiettivi – dice – dopo Laigueglia e Larciano stavo bene. Avrei dovuto proseguire alla Settimana Coppi e Bartali, ma cinque giorni prima ci hanno detto che non eravamo stati invitati. Per cui mi sono fermato, allenandomi poco due settimane. Un conto è rassegnarsi all’idea di non fare gare WorldTour, ma se non riesci a fare la Coppi e Bartali in cui hanno corso anche tante continental, allora è davvero dura. Verrebbe voglia di piantarla».

Alla Coppi e Bartali 2019, Finetto vince la tappa di Sassuolo in maglia azzurra
Alla Coppi e Bartali 2019, Finetto vince la tappa di Sassuolo

Sentiamo Amici

Dopo aver chiuso con Mauro, abbiamo chiamato Adriano Amici per chiedergli se sia possibile comunicare appena 5 giorni prima a un team che non potrà correre e la risposta è quella che ci aspettavamo.

«Le squadre invitate – ci ha detto l’organizzatore della Coppi e Bartali – sanno di esserci da un mese prima. A quel punto bisogna che mandino il bollettino per l’iscrizione e a noi non risulta che la Delko lo abbia mandato».

Torniamo così a Finetto e al suo malumore, rendendoci conto che in questa fase di poche corse, l’arrivo delle WorldTour in tutte le corse abbia ridotto di brutto i posti per le professional, ma che forse il suo team non gliel’ha raccontata giusta…

Hai davvero pensato di piantarla?

Il fisico risponde bene. Volevo chiudere in questa squadra, ma sono cambiate un po’ di cose e non si riesce più a lavorare bene come prima. Ho l’orgoglio di andare avanti, fondamentalmente perché mi sento giovane.

Hai valutato di cambiare maglia?

Non ho neanche cercato. Qualche possibilità l’avevo, ma a livello di professional le squadre si somigliano tutte. Fino allo scorso anno, qui alla Delko c’era un team manager che aveva grande considerazione del sottoscritto. Stavo bene e sono sempre stato accontentato a livello economico.

Perché ti sarebbe servita la Coppi e Bartali?

Per fare risultato, in primis. Poi per arrivare qui in Turchia e continuare a crescere, in preparazione della Freccia Vallone. Volevo arrivarci bene e mi scoccia che non sarà così. Speriamo che con il passare delle tappe, la gamba venga fuori. Poi non so quali corse faremo.

Alla CRO Race del 2019, Finetto risponde in salita ad Adam Yates che vincerà la corsa
Alla CRO Race del 2019, in salita con Yates che vincerà la corsa
Un peccato lasciar andare la condizione per il mancato invito a una corsa…

Il fatto è che alla lunga è scocciante doversi organizzare le cose da soli. Potevo chiudere la Coppi e Bartali nei dieci e invece sono rimasto a casa. Non è facile, ma mi rendo conto che da fuori non si capisca. Sono cose che si sommano, delle situazioni ridicole. E sì che abbiamo chiuso il 2020 come terza squadra nello Europe Tour. Posso capire che una WorldTour abbia tutto migliore, bici comprese, ma il fatto di non sapere dove correremo è pesante da digerire. Senza contare che in questo modo, anche le prestazioni ne risentono.

Perché non si ha continuità?

Parlo di me, ma anche di Grosu. Uno che per fare bene ha bisogno di correre. Un conto è quando sei giovane e sopporti tutto, altra cosa quando queste cose si ripetono a oltranza e ti tolgono la voglia di stringere i denti. Ma dai che passa, qualche tappa e se ne viene fuori. Al Turchia c’è un bel livello, la condizione da qualche parte c’è ancora…