Van Rysel è entrata da neanche un anno nel mondo del WorldTour accanto alla Decathlon AG2R La Mondiale e ha già stupito tutti. Il binomio creato con il team francese ha portato a vittorie e grandi prestazioni. Un salto in avanti di qualità davvero notevole e in questo miglioramento c’è lo zampino del brand di Lille. Van Rysel non ha smesso di innovare la propria collezione con nuovi prodotti, rendendoli unici. Tra le principali novità possiamo segnalare il casco RCR, che sta appunto per Racer, e l’occhiale ROAD 900 PERF.
Accessori perfezionati grazie all’esperienza e alla sensibilità degli atleti del team WorldTour e poi portati sul mercato ad una platea più ampia, ma comunque esigente.
La calotta del casco RCR ha otto prese d’aria anteriori che canalizzano i flussi d’aria verso la parte posterioreLa calotta del casco RCR ha otto prese d’aria anteriori che canalizzano i flussi d’aria verso la parte posteriore
Casco ventilato
Il casco progettato e realizzato da Van Rysel, il modello RCR, è quello che i corridori della Decathlon AG2R La Mondiale utilizzano nelle tappe di montagna. Un prodotto leggero e ventilato, comodo ma allo stesso tempo sicuro. Le prese d’aria fanno in modo che il ricambio sia costante e la temperatura rimanga mite all’interno della calotta. Anche sulle lunghe salite, a velocità ridotte, l’aria circola con facilità, abbassando la temperatura percepita. Sono presenti 8 ingressi per l’aria associati a 7 uscite con canali che indirizzano i flussi verso la parte posteriore.
La costruzione della calotta è la In-Mold, la quale rende il casco RCR estremamente leggero: 280 grammi nella taglia M. Per quanto riguarda la chiusura, Van Rysel ha optato per il sistema Turn-ring per una regolazione precisa al millimetro. Si tratta di un dettaglio importante da non sottovalutare. Sono presenti tre misure: S (52-55 cm), M (55-59 cm) e L (59-62 cm). Il prezzo al pubblico è di euro 89,99.
Gli occhiali ROAD 900 PERF pesano solamente 80 grammiSono disponibili con tre lenti differenti, da utilizzare a seconda della luce Gli occhiali ROAD 900 PERF pesano solamente 80 grammiSono disponibili con tre lenti differenti, da utilizzare a seconda della luce
Occhiali performanti
Il secondo prodotto presentato da Van Rysel sono gli occhiali ROAD 900 PERF, i quali offrono un campo visivo ampio e un look perfetto. Le lenti coprono bene il volto, evitando che insetti o detriti possano disturbare la vista durante la pedalata. Sono forniti con tre diverse lenti marchiate ZEISS. Tutte e tre filtrano i raggi UV al 100%. Le lenti sono realizzate in poliammide con una copertura avvolgente e una visione periferica eccezionale. Hanno una grande stabilità e rimangono in posizione anche dopo tante ore in sella. Ci sono tre categorie differenti: la 0, ideale per uscite con poca luce, la 2 perfette per l’autunno e l’inverno e la 3 per tempo soleggiato.
Lo spessore delle lenti è 1,7 mm. Mentre l’altezza e la larghezza sono rispettivamente: 59 mm e 135 mm.
La montatura è realizzata in policarbonato, mentre le aste e il nasello sono in gomma antiscivolo. Le aste sono lunghe 122 mm. Gli occhiali ROAD 900 PERF subiscono un trattamento RI-Pel idrofobo e oleofobico per impedire all’acqua, allo sporco e al grasso di aderire alla superficie. Il prezzo al pubblico è di euro 159,99.
Attraverso un comunicato ufficiale, rh+ ha annunciato nei giorni scorsi l’acquisizione di Rosti Maglificio Sportivo, dichiarando nel contempo la ferma volontà di rafforzare la propria offerta nel mercato ciclo. Nelle parole di Luigi Cagnoli, General Manager di rh+ troviamo il senso di questa importante operazione che porta Rosti, attraverso l’acquisizione da parte di rh+, all’interno di Carisma, Holding di partecipazioni industriali dedicata allo sviluppo di piccole e medie aziende italiane con obiettivi di lungo periodo.
«Questa acquisizione – ha dichiarato Luigi Cagnoli – testimonia l’ambizione di rh+ di creare una realtà al 100% italiana, che possa competere sul mercato internazionale portando il nostro know-how tecnico e stilistico in tutto il mondo».
rh+ ha pensato anche agli appassionati del gravelrh+ ha pensato anche agli appassionati del gravel
Funzionalità e stile
rh+ produce da oltre venti anni abbigliamento ed accessori per lo sci, l’outdoor e il ciclismo. Qualunque sia la disciplina sportiva praticata, ogni capo tecnico punta ad esaltare la performance sportiva senza mai rinunciare al fitting. Il design è infatti l’elemento distintivo di un brand che ha sempre creduto nella perfetta integrazione fra funzionalità e stile.
Ad oggi rh+ sviluppa e commercializza prodotti in quattro business unit: sci, outdoor, ciclismo ed eyewear. E’ attiva con una piattaforma e-commerce ed è presente a livello internazionale con una consolidata rete distributiva in Europa, Asia e Nord America.
Il progetto è di portare la realtà italiana dell’abbigliamento da ciclismo tra i vertici mondialiIl progetto è di portare la realtà italiana dell’abbigliamento da ciclismo tra i vertici mondiali
Il ciclismo nel DNA
A guidare oggi Rosti Maglificio Sportivo sono Giovanni e Maurizio Alborghetti, da sempre grandi appassionati di ciclismo. Grazie alla loro creatività e determinazione hanno trasformato l’azienda di famiglia, nata nel 1979, in una factory specializzata nella produzione di abbigliamento personalizzato bike con uno stile davvero unico e facilmente riconoscibile.
In questi anni Rosti ha saputo “vestire” con la stessa attenzione e cura campioni del calibro di Sagan, Bernal e Ganna, insieme a migliaia di semplici amatori. Grazie ad un esperienza lunga ben 45 anni, oggi il marchio Rosti si è meritatamente guadagnato un posto nel WorldTour grazie alla partnership tecnica con il team Decathlon AG2R, formazione rivelazione di questo inizio di stagione e che ha ottimamente figurato al recente Giro d’Italia.
A sinistra Luigi Cagnoli e a destra Giovanni Alborghetti: rispettivamente general manager e direttore creativo di rh+A sinistra Luigi Cagnoli e a destra Giovanni Alborghetti: rispettivamente general manager e direttore creativo di rh+
Appuntamento a IBF
rh+ e Rosti faranno il loro debutto ufficiale insieme a settembre in occasione di Italian Bike Festival dove saranno presentare tutte le novità delle rispettive collezioni 2025. Nell’attesa dell’evento di Misano, a Giovanni Alborghetti è stata affidata la direzione creativa di rh+ con l’obiettivo di lavorare all’offerta bike della prossima spring-summer 2026. La profonda conoscenza dei tessuti più performanti e delle tecnologie più innovative, che da sempre contraddistinguono rh+, si arricchisce oggi con il talento di Giovanni Alborghetti e con l’esperienza di Rosti nel mondo dell’abbigliamento race.
Chiudiamo con le parole dello stesso Giovanni Alborghetti, pronto a lanciarsi in questa nuova e stimolante avventura professionale: «Il progetto più intrigante di sempre! La contaminazione tra Rosti ed rh+ porterà nuovo valore al prodotto e alle idee esistenti, nuovi modi di pensare e nuove opportunità. Questa è una sfida che le due realtà sono pronte ad affrontare insieme per vincere».
Il francese Cosnefroy, 29 anni, nel 2025 ha corso per 13 giorni e ha vinto una corsa. Ora lascia la Decathlon e passa alla UAE Emirates. Un colpo a sorpresa
BASSANO DEL GRAPPA – Hanno vinto due tappe, indossato la maglia bianca al primo giorno, sono stati in fuga e soprattutto hanno vinto la classifica a squadre del Giro d’Italia: sono i ragazzi della Decathlon-Ag2R-La Mondiale.
La squadra francese è la rivelazione di questa prima parte di stagione. Ottime prestazioni e già 22 vittorie, solo la UAE Emirates ha vinto di più. Hanno alzato le braccia al cielo con otto corridori diversi. Un bottino sontuoso per questo team.
Un cambio di passo netto del quale parliamo con Cyril Dessel, uno dei direttori sportivi della Decathlon-Ag2r.
Cyril Dessel (classe 1974) è pro’ dal 1999 al 2011 è uno dei direttori sportivi della Decathlon-Ag2RCyril Dessel (classe 1974) è pro’ dal 1999 al 2011 è uno dei direttori sportivi della Decathlon-Ag2R
Cyril, un grande inizio di stagione e un grande Giro d’Italia…
Sì un grande Giro, manca una tappa. Ieri pensavamo anche a difendere la classifica generale con Ben O’Connor e magari puntare al podio. Una piccola possibilità c’era ancora perché nessuno era al sicuro. Vero, quest’anno stiamo vivendo un grande cambiamento nel nostro team.
E cosa è cambiato?
Il gruppo dei corridori è quasi identico a quello dell’anno scorso. Quello che è cambiato davvero è l’arrivo di Decathlon, un nuovo sponsor, con nuove ambizioni. Questo ha dato uno slancio a tutti i livelli, corridori, staff, preparatori. E non solo…
Con 4 atleti nei primi 26 posti, la squadra francese ha vinto il Giro a squadre (foto Getty)Con 4 atleti nei primi 26 posti, la squadra francese ha vinto il Giro a squadre (foto Getty)
Cos’altro?
Con Decathlon è arrivato un nuovo partner ciclistico, Van Rysel. E’ vero che all’inizio bisognava convincere i corridori che la bici fosse efficiente, ma su questo fronte Van Rysel ha fatto davvero un ottimo lavoro. Ci hanno fornito una bici molto competitiva e soprattutto sono stati in grado di fornirne la prova ai ciclisti. C’erano dei numeri. E così non appena i ragazzi le hanno provate hanno scoperto un mezzo efficiente.
Sicuramente oggi i materiali contano, ma non può essere solo quello. Qualche giorno fa lo stesso Lavenu (il team manager, ndr) ci aveva parlato anche di nuove dinamiche interne. La mentalità può fare tutto questo?
E’ arrivato anche un nuovo general manager (Dominique Serieys, ndr), che ha messo sul piatto un nuovo metodo di lavoro, una ristrutturazione del team a tutti i livelli. Ma il tema dei materiali che funzionano è uno degli aspetti fondamentali per i ragazzi, per la loro testa. Quando siamo andati a visitare la casa madre di Decathlon, abbiamo visitato i laboratori che hanno fatto capire a tutti noi, corridori inclusi, che sapevano come sviluppare i prodotti. Quando i ragazzi hanno iniziato la preparazione, erano convinti che sarebbero stati equipaggiati con la migliore attrezzatura.
Due successi di tappa per la Decathlon-Ag2R in un grande Giro (qui con Vendrame), non succedeva dalla Vuelta 2018 (Gallopin e Geniez)Due successi di tappa per la Decathlon-Ag2R in un grande Giro (qui con Vendrame), non succedeva dalla Vuelta 2018
La mentalità è quella giusta insomma?
Esatto e poi penso che anche gli allenatori abbiano fatto un ottimo lavoro nella preparazione invernale, tanto che l’intera squadra è arrivata in ottime condizioni fisiche già alle prime corse e è stato un altro tassello che ha contribuito a mettere in moto un circolo virtuoso. Senza contare che abbiamo giovani corridori che si sono rivelati. Penso a Valentin Paret-Peintre che ha vinto qui al Giro. E ha fatto bene in avvio: ottavo, al Tour Down Under. Questo è stato uno dei primi segnali positivi che abbiamo ricevuto e che ha fatto capire agli altri giovani corridori che la strada era quella giusta.
E non solo Valentin…
Abbiamo visto emergere anche Bastien Tronchon, Paul Lapeira… Poi le prime vittorie, Dorian Godon anche nelle classiche. E anche i leader carismatici, Benoit Cosnefroy,Ben O’Connor,hanno fatto bene. Dobbiamo e vogliamo cavalcare questa ondata positiva.
La Van Rysel RCR Team è stata una delle bici di cui più si è parlato durante il Giro e pare stia dando grandi sicurezze agli atletiLa Van Rysel RCR Team è stata una delle bici di cui più si è parlato durante il Giro e pare stia dando grandi sicurezze agli atleti
L’assenza di vecchi leader come Van Avermaet, Schaar, Naesen, hanno creato più spazi decisionali e tattici?
Chiaramente prima c’era Van Avermaet, lui era il capitano, il leader nel gruppo delle classiche. La presenza, il suo curriculum non passavano inosservati per noi. È stato complicato manovrare a livello strategico perché era difficile non dare un ruolo di leadership a Greg Van Avermaet. Purtroppo però lui non aveva più il livello di prima, ma dovevamo comunque porlo come atleta di punta.
Chiaro…
E quindi, come dite voi, ha impedito ad alcuni corridori di rivelarsi, poiché erano più al servizio della collettività. Di conseguenza c’erano molti atleti protetti e altri giovani corridori dietro che non avevano la possibilità di esprimersi. Quindi è vero che è stato un po’ penalizzante.
La vittoria di Valentin Paret-Peintre a Cusano Mutri è stata significativa anche perché è un ragazzo che viene dl settore giovanileLa vittoria di Valentin Paret-Peintre a Cusano Mutri è stata significativa anche perché è un ragazzo che viene dl settore giovanile
Avete cambiato qualcosa anche sul fronte della preparazione?
No, gli allenatori sono gli stessi dell’anno scorso. Ma tutti si sono interrogati sul proprio da fare. Era necessario dare una svolta.
Voi, Cyril, avete un grande bacino giovanile, tra juniores e devo team. Nella seconda parte di stagione farete dei mix di squadra, porterete dei vostri stagisti?
Sì, sì, li stiamo già integrando poiché abbiamo la possibilità di utilizzare corridori U23 nel WorldTour in determinati eventi. Lo abbiamo già fatto all’inizio dell’anno e continueremo a farlo. Tra di loro ci sono corridori che si uniranno al team WorldTour l’anno prossimo. Uno dei nostri obiettivi è quello di puntare sul settoregiovanile. Certo, sappiamo che quando integriamo due giovani corridori, dobbiamo essere vigili perché spesso gli serve un po’ di tempo per adattarsi. A volte questo adattamento è veloce, dura un anno, a volte due anni… Vanno aggiunti con parsimonia, per non sbilanciare troppo il gruppo e la sua competitività.
SAPPADA – Nel giorno della battaglia del Piave, Andrea Vendrame porta a casa la battaglia sportiva di questo arrivo infradiciato dalla pioggia che cade da ore. 147 chilometri di fuga dal mattino, 28 da solo. Il corridore della Decathlon-Ag2R, nato a Santa Lucia di Piave, aveva annunciato dal mattino che avrebbe provato a cercare la fuga. E quando finalmente si è trovato nel gruppo al comando della corsa, ha iniziato a pensare a come portare a casa la vittoria.
Andrea Vendrame ha 29 anni, è professionista dal 2017 e con questa il conteggio delle sue vittorie passa a sei. Basta guardarlo in faccia per capire che la sua non è una storia banale. Le cicatrici sul volto gli ricordano ogni giorno che in questo mestiere non c’è nulla di facile. Un’auto gli tagliò la strada e lo travolse in allenamento a Vittorio Veneto. Era da solo, sfondò il vetro con il volto e fu lui a chiamare i soccorsi. Gli ricucirono la faccia con sessanta punti, ma Andrea non si diede per vinto. Dal Trofeo Piva di aprile passò direttamente al Val d’Aosta di luglio. E appena ritrovò una forma di condizione accettabile, arrivò terzo al campionato europeo e poi quarto in un assaggio di professionismo alla Coppa Sabatini. La sua carriera tra i grandi iniziò in questo modo, guarendo da un incidente. Per questo quando Vendrame vince, è sempre qualcosa di speciale e sudato.
«E’ da anni che cercavo la vittoria – dice – ho fatto tanti piazzamenti. Dicono che non sono un corridore molto vittorioso, ma sempre piazzato. Oggi penso di aver fatto vedere un po’ di che pasta sono. Sono felice per come è uscita la corsa, come si è messa la tappa e per come ho vinto. Ho fatto vedere che non sono un corridore da sprint, non sono un corridore da montagna, ma posso giocarmela in diversi terreni. Sono un corridore mix…».
Sin dalla partenza, Vendrame aveva detto di voler entrare nella fuga giusto. E’ stato di parolaSin dalla partenza, Vendrame aveva detto di voler entrare nella fuga giusto. E’ stato di parola
Lacrime a San Martino
Ride, è contento e se la merita tutta. La sua precedente e unica vittoria al Giro risale al 2021, quando andò in fuga verso Bagno di Romagna e battè Chris Hamilton nello sprint a due. Nel 2019, quando correva ancora con la Androni Giocattoli-Sidermec, la vittoria gli sfuggì a San Martino di Castrozza, quando era abbondantemente solo in testa alla tappa. Come oggi, praticamente all’ultimo chilometro. Invece la sua bici si ruppe, Chaves lo superò e a lui non rimase che un amarissimo secondo posto.
«Ogni tanto ci penso ancora – sorride amaramente – ci siamo passati l’altro giorno in discesa e sinceramente mi è venuta giù una lacrima. Per fortuna pioveva, così nessuno l’ha vista. Quella di oggi era una tappa in cui avevo messo un bollino rosso. L’importante era essere nella fuga di giornata perché si sapeva che sarebbe andata a giocarsi la vittoria. Quindi entrandoci, il primo obiettivo l’ho centrato. A quel punto stava a me gestire al meglio la situazione. Ero arrivato al Giro con una condizione già buona, però ho dovuto fare i conti con una bronchite che mi ha messo fuori gioco dalla tappa di Rapolano, quella con le strade bianche. Ho dovuto lottare con questo piccolo problema fisico, ma alla fine ne sono venuto fuori».
Infiniti piazzamenti, ma la vittoria a Vendrame mancava da giugno 2021Infiniti piazzamenti, ma la vittoria a Vendrame mancava da giugno 2021
L’oro di Decathlon
La sua squadra è in testa alla classifica a tempi. Le tappe vinte sono due, dopo quella di Paret-Peintre. O’Connor è ancora quarto in classifica generale a 1’43” dal podio. Rosario Cozzolino, responsabile del ciclismo di Decathon Italia, dice che le bici Van Rysel di alta gamma, che erano già introvabili in Francia, sono esaurite anche in Italia. Attorno al team si respira certamente un’aria nuova.
«Fin dall’inizio del Giro – dice Vendrame – stiamo andando veramente forte. O’Connor è in classifica generale, domani si deciderà il risultato finale di questo Giro. Siamo a un passo dal podio, ci proveremo. Per il resto, sono cambiati i materiali, è cambiato il clima all’interno della squadra. Tra noi c’è più unione, si scherza, si ride, c’è più collaborazione. Questo lo dimostrano tutti i risultati che abbiamo ottenuto finora. Sono contentissimo di questo cambiamento e per l’entrata dei nuovi sponsor. Speriamo che sia così anche per il prosieguo».
Tempo di brindisi, ma i segni sul volto ricordano la durezza della sua carrieraTiberi ha difeso la maglia bianca: la classifica ha avuto uno scossone finale con la caduta di ThomasDe Marchi rende così omaggio al suo Friuli: il gesto nasce dal cuoreTempo di brindisi, ma i segni sul volto ricordano la durezza della sua carrieraTiberi ha difeso la maglia bianca: la classifica ha avuto uno scossone finale con la caduta di ThomasDe Marchi rende così omaggio al suo Friuli: il gesto nasce dal cuore
La fuga più dura
Quando nella stanza entra Pogacar, si capisce che il tempo per il vincitore sia finito. Perché puoi anche aver vinto una tappa al Giro, ma devi sempre stare un passo indietro rispetto al padrone della corsa. Andrea si alza, lo accompagnano l’addetto stampa della squadra e lo chaperon che lo scorterà fino all’antidoping. L’ultima domanda, ricordando il video del mattino, gliela facciamo su quanto sia stato davvero difficile entrare nella fuga giusta.
«Secondo me è stato più difficile prendere la fuga che vincere – riflette Vendrame – perché c’era una battaglia veramente ardua. Ero presente fin dall’inizio, nella prima fuga, ma ci hanno ripresi. Poi siamo riusciti a portare via un altro drappello a San Daniele del Friuli. L’importante era essere dentro, quindi il primo obiettivo era quello. Poi lo sapete, sono un po’ matto, mi chiamano Joker. Ho attaccato in discesa ed è andata bene. Ho tenuto un ritmo regolare e sono arrivato in solitaria all’arrivo. Non potete neppure immaginare quanto sia importante per me questa giornata…».
Tra gli juniores c’è un ragazzino francese che ha un ruolino di marcia impressionante: in 12 di gare a livello internazionale, vanta 6 vittorie e 6 piazzamenti nei primi 5. Si chiama Paul Seixas, ennesimo talento espresso dalla filiera della Decathlon AG2R La Mondiale. Lo abbiamo visto all’opera anche da queste parti, chiudere 6° all’Eroica Juniores per poi andare a vincere la Liegi-Bastogne-Liegi di categoria.
Nato il 24 settembre 2006 a Lione, Seixas sta collezionando grandi prestazioni quest’annoNato il 24 settembre 2006 a Lione, Seixas sta collezionando grandi prestazioni quest’anno
La particolarità di Seixas è che è uno dei quei ragazzi francesi che abbina la strada al ciclocross, fa anzi parte di quella nouvelle vague di cui spesso ha parlato anche il cittì azzurro Pontonivalutandola come un esempio assoluto, superiore anche alle acclamate scuole belga e olandese. Era quindi quasi d’obbligo conoscerlo da vicino per capire anche dall’interno come sta funzionando la nuova scuola francese, alla perenne ricerca del nuovo talento in grado di rilanciare tutto il movimento.
Come hai iniziato a fare ciclismo?
Quando ero piccolo guardavo il Tour de France e mi appassionavo, dicevo che volevo farlo anch’io. I miei genitori non volevano che andassi in bicicletta, ma ovviamente hanno finito per accettare. Mi hanno iscritto in un club a Lione, poi nel corso degli anni andavo sempre meglio e ho continuato.
Nel ciclocross Seixas ha vinto il titolo francese ed è stato 3° in Coppa del Mondo a Namur (foto DirectVelo)Nel ciclocross Seixas ha vinto il titolo francese ed è stato 3° in Coppa del Mondo a Namur (foto DirectVelo)
Negli ultimi due anni hai vinto molto: qual è la vittoria che ti ha dato più soddisfazioni?
E’ complicato scegliere. Recentemente il titolo nazionale a cronometro è stata comunque una grande gioia perché ci ho lavorato tanto. Ma anche la Liegi-Bastogne-Liegi è stata una bellissima gara da vincere, soprattutto per il risalto che ha avuto.
Tu fai sia strada che ciclocross con ottimi risultati, come molti tuoi coetanei francesi: pensi di continuare ad abbinare le due discipline?
Sì, certamente, anche se penso che in seguito ridurrò un po’ il ciclocross per potermi concentrare completamente sulla strada, ma intendo comunque mantenere sempre il ciclocross nella mia preparazione. Anche perché gli effetti benefici sono evidenti.
Il trionfo principale nel 2024, alla Liegi-Bastogne-Liegi con 9″ su Dijkman (NED)Il trionfo principale nel 2024, alla Liegi-Bastogne-Liegi con 9″ su Dijkman (NED)
Il tecnico della nazionale italiana di ciclocross dice che la vostra scuola è attualmente migliore anche di Belgio e Olanda. Secondo te che cosa sta funzionando così bene nella vostra generazione?
È un po’ tutto il contesto che ci favorisce, cominciamo ad avere strutture molto professionali in Francia. Facciamo gruppo al di là della nostra appartenenza ai vari team, abbiamo un’ottima coesione tra di noi, andiamo molto d’accordo e siamo tutti amici fuori dalle gare. Quindi sulla bici riusciamo davvero a coprire come squadra ed è questo che ci fa progredire e riuscire a vincere. Questo avviene sia su strada che nel ciclocross, è la forza del gruppo a favorirci, non ci sono rivalità.
D’inverno lavori più con il club o con la nazionale?
Direi che è quasi uguale. Diciamo che in questo momento sto lavorando insieme alla squadra francese, alla Decathlon. Ma farò anche molte gare con la nazionale e lo stesso avviene d’inverno. E come funziona per me, vale anche per i miei coetanei. C’è una stretta sinergia verso l’obiettivo comune di far vincere il nostro ciclismo.
Il podio del campionato francese a cronometro vinto da Seixas con 3″ su Boullet e 15″ su CharretIl podio del campionato francese a cronometro vinto da Seixas con 3″ su Boullet e 15″ su Charret
Sei al secondo anno della Decathlon, quanto conta per te correre sempre nello stesso team e avere la strada spianata verso il professionismo?
Beh, per me è comunque molto importante, perché diciamo che un buon progetto a lungo termine è diventare professionista ma arrivandoci con la possibilità di emergere, di vincere. Mi sto concentrando per vedere che cosa posso diventare. E mi piace sapere di essere in una squadra che ha fiducia in me e che poi mi allenerà affinché io dia il meglio di me stesso, qualunque sia il livello in cui mi trovo.
Quanto ti alleni per le cronometro?
Normalmente mi alleno circa due volte a settimana. Dipende dalle settimane ovviamente, ma recentemente prima del campionato nazionale ho fatto quasi solo allenamenti contro il tempo perché tra le gare avevo solo la possibilità di curare quest’aspetto.
La vittoria del francese nel 2023 al Trofeo Dorigo, facendo la differenza nel finale (foto Italiaciclismo)La vittoria del francese nel 2023 al Trofeo Dorigo, facendo la differenza nel finale (foto Italiaciclismo)
Quando corri parti sempre per vincere?
Per me è nella filosofia delle corse. Non è che voglio imitare Pogacar e il suo modo di correre, credo che lo sloveno non abbia inventato nulla. Se vengo a una gara, non è per arrivare secondo, è per vincere. Che sia io o uno dei miei compagni di squadra a vincere va sempre bene, ma l’obiettivo è uno solo e se c’è la possibilità di provarci, bisogna farlo, sempre. Ed è sempre con questo stato d’animo che parto alle gare. Ma non mi sento per questo diverso dagli altri, penso che tutti siano così. In partenza siamo tutti potenziali vincitori.
Per il francese grandi aspettative per il mondiale, dopo il 25° dello scorso annoPer il francese grandi aspettative per il mondiale, dopo il 25° dello scorso anno
Il prossimo Europeo è per velocisti, il Mondiale per scalatori: dove pensi di poter emergere di più e pensi di avere più chance nelle corse in linea o a cronometro?
Per i prossimi Mondiali è dura. Poi cercherò di ottenere il massimo nelle cronometro, la vittoria sarà difficile, ma come detto si parte per quello, anche se c’è una concorrenza molto grande. Spero ancora di fare davvero bene nel campionato del mondo a cronometro e poi nel campionato del mondo su strada. Il percorso credo possa fare al caso mio, quindi ecco qua, spero che dia un buon risultato e poi vedremo, ma mi preparerò per quello. Non dimentichiamo che è una gara di un giorno, quindi possono succedere molte cose. Ma ci teniamo a riportare il titolo alla Francia.
Il prossimo anno cambi di categoria: vorresti passare subito fra i professionisti?
Sì, penso che l’anno prossimo passerò da professionista. Naturalmente in questo momento tutto è in discussione, molto dipende da come andranno le cose da qui alla fine della stagione, ma la speranza è quella.
Parliamo con Sara Casasola, tricolore di cross, delle scelte dei suoi colleghi che lasciano la specialità. Calendari, ingaggi, carriera. Perché si lascia?
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CUSANO MUTRI – Succede che ad una dozzina o poco più di chilometri dall’arrivo Valentin Paret-Peintre e Romain Bardet si parlino. In francese ovviamente. Sono a ruota di Andrea Bagioli. Davanti c’è Jan Tratnik che continua a guadagnare.
Un segno. È il momento. I due scappano. E l’affondo è buono. Ora o mai più, altrimenti lo sloveno avrebbe guadagnato troppo. Rapporto lungo per il corridore della Decathlon-AG2R La Mondiale, lunghissimo per quello della DSM-Firmenich. Sono due scalatori, se lo possono permettere.
Valentin Paret-Peintre (classe 2001) e Romain Bardet (1990) cercano di rintuzzare TratnikValentin Paret-Peintre (classe 2001) e Romain Bardet (1990) cercano di rintuzzare Tratnik
Francesi all’attacco
Il più giovane dei francesi sembra più brillante. È pimpante sui pedali. L’altro giorno eravamo stati in fuga con lui verso Prato di Tivo. Nell’ammiraglia, il suo diesse Cyril Dessel approvava quell’attacco sul Gran Sasso. «Bene, gli dà fiducia», diceva. Poi man mano che la UAE Emirates tirava, il gruppo dei big si assottigliava e lui era ancora lì, un po’ si stupiva. Forse neanche lui immaginava che il più piccolo dei Paret-Peintre stesse così bene.
«E’ stato stupendo – dice con un filo di emozione e occhi sinceri Valentin – è incredibile. La mia prima vittoria da professionista ed è una tappa in un grande Giro. Tra l’altro con un grande campione come Romain. Dall’ammiraglia mi dicevano di tenere d’occhio lui (come a Prati di Tivo, ndr)».
Ai -3 km dall’arrivo Valentin parte secco. Riprende e stacca Tratnik. Dopo quello di Thomas è il secondo successo francese in questo GiroAi -3 km dall’arrivo Valentin parte secco. Riprende e stacca Tratnik. Dopo quello di Thomas è il secondo successo francese in questo Giro
Dessel stratega
Oggi di nuovo in fuga, stavolta Valentin Paret-Peintre ha fatto centro. Gestito ancora magistralmente da Dessel, che gli spiegava il finale e gli immediati chilometri con precisione.
«Cyril – riprende Valentin – mi ripeteva di stare tranquillo, che la salita era lunga, che mi dovevo gestire. Però mi ha detto anche che gli ultimi tre chilometri erano i più duri. Ho capito che quello era il momento. Dovevo approfittare di quelle pendenze. E dopo che sono partito mi incitava. Mi diceva: “Vai, è il tuo momento”. “Ce la puoi fare”».
Tratnik era partito in solitaria dopo un traguardo volante. Solo le pendenze più dure lo hanno respintoBagioli, viaggiava con Bardet e Valentin Paret-Peintre. Alla fine è arrivato quartoVia da Pompei. I portatori delle maglie e i leader dei team hanno posato nell’antico teatroTratnik era partito in solitaria dopo un traguardo volante. Solo le pendenze più dure lo hanno respintoBagioli, viaggiava con Bardet e Valentin Paret-Peintre. Alla fine è arrivato quartoVia da Pompei. I portatori delle maglie e i leader dei team hanno posato nell’antico teatro
Campione in crescita
Valentin Paret-Peintre è il figlio di una nuova generazione di ciclisti cresciuti in casa. Non solo la Groupama-FDj in Francia lavora bene, anche la Decathlon-Ag2R La Mondiale, specie con gli juniores, vanta un bel vivaio. E Valentin, come suo fratello Aurelien, è un campioncino costruito in casa. E i suoi margini sono ampi.
«L’obiettivo era quello di andare in fuga – ha detto Paret-Peintre – sapevo che si poteva vincere, ma non era facile. Soprattutto nella prima parte con tutta quella pianura. E infatti mi hanno aiutato molto Touzé e Tronchon: mi hanno consentito di risparmiare molte energie. Ma tutta la squadra ha fatto un grande lavoro. La salita lunga, la fuga giusta, i compagni, le gambe buone… era questione di tante cose che si allineassero».
«Davvero sono felice. Ho preparato bene questo Giro d’Italia, ho fatto per la prima volta in carriera un ritiro in quota. Ho alzato il mio livello. Non so se in futuro vorrò puntare alla generale. Vedremo. Mi piace andare in fuga. So che ogni anno voglio puntare forte su uno dei tre grandi Giri: una volta il Giro, una il Tour, una Vuelta e poi ricominciare».
Romain Bardet all’arrivo di Bocca di Selva. Ha incassato 29″ da Valentin Paret-PeintreRomain Bardet all’arrivo di Bocca di Selva. Ha incassato 29″ da Valentin Paret-Peintre
Ecco Bardet
Se Valentin Paret-Peintre è preso in carica dai ragazzi del podio, Romain Bardet può far scorrere la sua bici verso il massaggiatore, che lo attende con indumenti caldi ed asciutti e il bibitone per il recupero.
Magro, anzi magrissimo: le sue costole sembrano quasi corpi esterni, Bardet si cambia con calma.
E’ dispiaciuto ma non deluso. «Ho cercato di anticipare – ha detto Bardet – perché non stavo benissimo. Anzi, non avevo belle sensazioni alle gambe. Ma questo succede dopo il giorno di riposo, specie quando l’età avanza».
Aurelien completa la festa di famiglia Paret-Peintre. Stacca il drappello dei big, arriva quinto e festeggia per la vittoria del fratelloAurelien completa la festa di famiglia Paret-Peintre. Stacca il drappello dei big, arriva quinto e festeggia per la vittoria del fratello
Parole da saggio
Intanto sfila Aurelien Paret-Peintre, fratello maggiore di Valentin ed ex compagno di Romain. I due si abbracciano.
Un sorriso e Bardet riattacca: «Vero, ci siamo parlati con Valentin. Volevamo capire come stesse davvero Bagioli. Gli ho detto che dovevamo andare perché perché Tratink aveva un bel vantaggio. Bisognava fare un buon ritmo. Abbiamo collaborato bene. Sapevo che gli ultimi chilometri sarebbero stati difficili per me, come detto le sensazioni non erano positive. Complimenti a Valentin, ha giocato bene le sue tappe».
Infine prima di congedarci, a Bardet viene fatto notare che in classifica generale ha recuperato un bel po’ (ora è 7° a 4’57”). Ma lui fa spallucce. Glissa del tutto. Dice che non ne sa nulla. Scaramanzia? O dubbio eterno degli uomini da corse a tappe se mollare o tenere duro? E’ chiaro che se tiene duro i pretendenti al podio e alle posizioni di vertice non gli lasceranno spazio. Come si è visto oggi con l’inseguimento della Bahrain-Victorious.
Pochi giorni dopo il licenziamento di Lavenu, ripercorriamo con Nocentini i suoi 9 anni alla corte del manager francese e gli 8 giorni in giallo del 2009
PRATI DI TIVO – Il messaggio diceva: “Appuntamento alle 11,30 al bus della Decathlon-AG2R La Mondiale. Seguirete l’ottava tappa nella seconda ammiraglia con il direttore sportivo Cyrill Dessel”. E poi seguiva un brevissimo decalogo di regole da seguire. Ma che occasione: vivere e osservare il Giro d’Italia da dentro.
Talmente dentro che ad un certo punto avevamo Tadej Pogacare Domenico Pozzovivo praticamente aggrappati allo specchietto destro!
Tra poco si parte, fa caldo e si preparano le calze di ghiaccioO’Connor è tranquillo: l’obiettivo arrivare davanti con i miglioriCirca 20′ prima della partenza, lasciamo Spoleto, gremita di genteIl tablet con VeloWiever: centro delle informazioni (oltre a radiocorsa) per avere la gara sotto controllo e prendere le decisioniTra poco si parte, fa caldo e si preparano le calze di ghiaccioO’Connor è tranquillo: l’obiettivo arrivare davanti con i miglioriCirca 20′ prima della partenza, lasciamo Spoleto, gremita di genteIl tablet con VeloWiever: centro delle informazioni (oltre a radiocorsa) per avere la gara sotto controllo e prendere le decisioni
Valentin in fuga
Prima di partire Dessel ci spiega più o meno come sarà la giornata. «L’idea è quella di piazzare un uomo in fuga, possibilmente Valentin Paret-Peintre o anche Alex Baudin. E per questo motivo, noi che siamo la seconda ammiraglia partiremo un po’ prima della corsa. Così da accodarci direttamente e non dover superare il gruppo (specie su strade tante tortuose, ndr). Faremo un primo rifornimento da terra al chilometro 33».
Al chilometro 33 perché in teoria la fuga doveva aver preso il largo. E così infatti facciamo. Solo che la UAE Emirates di Pogacar ha messo subito le cose in chiaro e finché il drappello di testa non si è ridotto non ha lasciato spazio. Un minuto scarso, troppo poco per seguire la fuga secondo regolamento. Morale della favola. Siamo ripartiti, ma dietro il gruppo.
I 20 chilometri che seguono sono da follia pura. Si vola. Le ruote dell’ammiraglia stridono, neanche fossimo in un poliziesco americano. E’ una danza e una lotta tra ammiraglia, moto, giudici e qualche corridore che riesce persino a rientrare. Entra ed esci dai borghi umbri. Le pietre delle case sono punti ocra (e oggi anche rosa) nel verde di questa splendida porzione di Appennino Umbro-Laziale.
Finalmente in Valnerina, quando la strada si allarga e ci sono “persino” due chilometri di pianura la giuria dà il via libera alle ammiraglie per andare sulla fuga. E’ qui che facciamolo slalom tra Pogacar, Pozzovivo e tutti gli altri. Nel risalire si lasciano delle borracce ai ragazzi della Decathlon-AG2R La Mondiale. Si ottimizza.
Paesaggi splendidi quelli dell’Appenino CentralePaesaggi splendidi quelli dell’Appenino Centrale
L’occhio del diesse
Da questo momento, Dessel prende in mano la situazione. E anche la radiolina. Inizia a dare indicazioni a Valentin Paret-Peintre su come gestire la corsa. Il viso del direttore sportivo, gentilissimo, si fa più concentrato.
Gli illustra la situazione. Anzi, prima ancora gli chiede se ha bisogno di acqua, malto, gel…. Poi con un tono molto calmo, inizia dirgli come saranno i chilometri successivi. Di chi è meglio messo nella generale della fuga. Gli fa notare che la Ineos Grenadiers ne ha due e Sheffield sta tirando per Narvaez, quindi deve cercare di fare il suo, ma anche di risparmiare il più possibile.
Il tablet con VeloViewer è una fonte inesauribile di dati. Grazie alla connessione di tutta la squadra, Dessel riesce a dire a Valentin che «Fra 80 metri sulla destra c’è Sabino per il rifornimento a terra».
E nel finale Dessel calcola anche il tempo massimo. In una schermata apposita inserisce il time di Pogacar, aggiunge il dato del 18 per cento, il distacco massimo dal vincitore previsto per oggi, e automaticamente gli esce il tempo massimo: 43’36”.
Il meccanico Michel era seduto nel sedile posteriore destro, pronto ad intervenireAl suo fianco una coppia di ruote e davanti al suo schienale: la disposizione delle bici sul tettoNella tasca del sedile brugola e compressore per svitare il movimento centrale in caso di foratureMeccanico e disse fanno anche il primo rifornimento da terraIl meccanico Michel era seduto nel sedile posteriore destro, pronto ad intervenireAl suo fianco una coppia di ruote e davanti al suo schienale: la disposizione delle bici sul tettoNella tasca del sedile brugola e compressore per svitare il movimento centrale in caso di foratureMeccanico e disse fanno anche il primo rifornimento da terra
Paret-Peintre attento
I chilometri passano. Si oltrepassa la splendida Leonessa. Si plana con delle curve incredibili su Posta. Quindi Borbona. Dalla Provincia di Rieti, Lazio, si entra in quella dell’Aquila, Abruzzo. Tante curve, paesi stracolmi di gente, boschi e qualche segno ancora del terremoto, anzi dei terremoti sia L’Aquila che Amatrice. Ma per questi argomenti c’è poco tempo. La corsa è sempre più nel vivo. Dietro la UAE Emirates gioca come il gatto col topo. Il distacco è una fisarmonica che non si allontana troppo dal minuto e mezzo.
L’Intergiro è posto su un rettilineo che tira, dopo di che inizia il penultimo Gpm di giornata Una salita di 4 chilometri.
«Valentin – dice Dessel alla radio – stai attento a questo traguardo. Bardet potrebbe approfittare per continuare l’attacco e portare via un drappello». Da dietro Paret-Peintre esegue alla lettera e inizia a marcare il vecchio Bardet. Ma non succede nulla. Perché?
Perché da davanti arrivano notizie che allo scollinamento di Colle Abbio c’è vento. E’ contrario e anche forte e la successiva discesa che porta all’imbocco di Prati di Tivo non è tecnica ed è poco pendente. Insomma, le peggiori condizioni per attaccare.
La Decathlon-AG2R voleva andare in fuga con Valentin Paret-Peintre: missione riuscitaLa Decathlon-AG2R voleva andare in fuga con Valentin Paret-Peintre: missione riuscita
Bravo Valentin
Dessel non martella il suo atleta alla radio. Poche indicazioni, ma che gli restino in testa. Semmai qualche indicazione sulla tipologia di strada successiva, indica a chi passerà dopo una strettoia più insidiosa di altre, ma nulla più.
E il non attacco di Bardet è giusto. Ai -25, a metà della planata l’ultimo rilevamento dice 55” tra fuga e gruppo. Ai -24 radiocorsa annuncia: «Stop per le ammiraglie in fuga. Stop. Stop». Appena troviamo un varco ci fermiamo. Si approfitta per mangiare un boccone. Si lascia passare il gruppo della maglia rosa dove viaggiano anche O’Connor,Aurelien Paret-Peintre e Baudin e quando transitano altri atleti della Decathlon-AG2R La Mondiale ci mettiamo in coda. Con i leader c’è la prima ammiraglia.
Eppure questa sosta sa quasi di beffa. Ancora una volta la UAE Emirates lì tiene lì, ma non chiude. Così succede che Valentin Paret-Peintre attacca da solo sulla scalata finale. Noi non possiamo far altro che seguire il suo tentativo dalla tv dell’ammiraglia… aspettando l’affondo di Pogacar.
Cyril Dessel è un direttore sportivo della Decathlon-AG2R da cinque anni. Eccolo alla radio (ce ne sono tre in tutto in ammiraglia)Quando ormai siamo dietro, osserviamo il finale dal monitor della tvSeguiamo la scalata di Prati di Tivo alle spalle di Vendrame e TouzéE non mancano degli arrosticini anche per noi!Cyril Dessel è un direttore sportivo della Decathlon-AG2R da cinque anni. Eccolo alla radio (ce ne sono tre in tutto in ammiraglia)Quando ormai siamo dietro, osserviamo il finale dal monitor della tvSeguiamo la scalata di Prati di Tivo alle spalle di Vendrame e TouzéE non mancano degli arrosticini anche per noi!
Decathlon promossa
Arriviamo in cima scortando Andrea Vendrame e Damien Touzé, che salgono tranquillamente tra i 18 e 23 all’ora, dato che sarà interessante per chi conosce questa scalata. I minuti fioccano, ma i due sono abbondantemente nel tempo massimo. Meglio risparmiare energie. Lungo la scalata la gente cuoce arrosticini. Qualcuno lo prendiamo anche noi, in cambio di una borraccia. E un paio li prende anche Touzé!
«Penso che oggi sia stata una buona corsa per noi – dice il direttore sportivo – questi attacchi e lo scatto nel finale sono stati importanti per Valentin. Lui è giovane e gli danno fiducia. Volevamo provarci con lui e ci siamo riusciti. Immaginavamo che Pogacar volesse vincere questa mattina al via. Ma dopo una fuga con tante squadre e difficile da controllare pensavo che lasciasse un po’ più di spazio. Controllarla oggi non era facile, ma lo hanno fatto per tutto il giorno.
«E poi penso sia stata una buona tappa anche per Ben O’Connor. Lui ha bisogno di muoversi così. E’ arrivato terzo. Ha preso l’abbuono. E se la può giocare per il podio. Credo sia qualcosa di realistico».
Ai 500 metri dal traguardo la deviazione ammiraglie interrompe la nostra avventura “dentro al Giro”. Una giornata ricca di passione e adrenalina. Lo sportello si apre. Un cinque con Dessel e il meccanico Michel Szkolnike si va… a scrivere questo pezzo.
La Decathlon AG2R La Mondiale sta raccogliendo i frutti del suo lavoro alla base del ciclismo transalpino. Finora sono arrivate ben 14 vittorie, davvero niente male per un team del WorldTour che non ha nelle sue fila uno dei “magnifici sei”, ma che di corridori validi ne sta sfornando in continuazione, attingendo soprattutto a un bacino maturato nelle sue fila nelle categorie inferiori. Paul Lapeira è la perfetta sintesi della politica del team: inserito nella sua filiera sin dal 2018, quest’anno ha già colto 3 vittorie di peso e si è ben distinto anche nelle classiche.
A 23 anni Lapeira non è più identificabile come un prospetto, ma come un corridore bell’e fatto, punta del team per le corse d’un giorno e uno dei nuovi francesi sui quali puntare per vivere il ciclismo dei vertici, in attesa che emerga qualcuno in grado di competere anche per la classifica di un grande giro. E mentre i suoi compagni competono al Giro, lui prepara i prossimi eventi di casa, facendo l’occhiolino al Tour dopo aver esordito lo scorso anno (a dir la verità senza grande fortuna) nelle altre due grandi prove.
«Sono nato in Bretagna, ma sono cresciuto in Normandia, con i miei genitori che sono di lì e mio nonno che andava sempre in bicicletta e così seguendo il suo esempio ho iniziato a pedalare all’età di 7 anni. Anche mio padre amava pedalare, quindi sono stati loro due a motivarmi».
Il francese è stato protagonista all’Amstel Gold Race di Pidcock, chiudendo 5°Il francese è stato protagonista all’Amstel Gold Race di Pidcock, chiudendo 5°
Quest’anno, sin dalla Faun Drome Classic hai mostrato un grande miglioramento, a che cosa pensi sia dovuto?
I miei primi 2 anni tra i professionisti mi hanno permesso di progredire nei giusti tempi. Soprattutto l’anno scorso l’aver partecipato alla Vuelta mi ha fatto fare un vero salto di qualità. Tre settimane di corsa sono servite per farmi maturare, mi sento più forte e sicuro di me.
Tu hai sempre corso nell’AG2R, quanto pensi sia importante nella crescita di un corridore essere sempre nello stesso team cambiando di categoria?
E’ qualcosa che ti dà stabilità e fiducia. Nel senso che conosco l’ambiente, conosco lo staff, c’è una crescita costante, monitorata e in piena sinergia con lo staff. Chiaramente cambiando di categoria cambiano anche le persone di riferimento, ma la struttura è quella, è davvero importante poter rimanere nello stesso ambiente.
Alla Vuelta 2023 non ci sono stati grandi picchi, ma tanta esperienza messa da parteAlla Vuelta 2023 non ci sono stati grandi picchi, ma tanta esperienza messa da parte
I tuoi risultati all’Amstel e anche alla Liegi hanno sorpreso: sei rimasto sorpreso anche tu?
Ero felice ma non sorpreso perché l’Amstel Gold Race (dove il transalpino ha chiuso 5°, ndr) è davvero una gara che mi si addice molto. E’ fatta di tante salite, tutte molto brevi, quindi sapevo di essere capace di un grande risultato. A Liegi ero più sicuro di me, in un’edizione che è stata davvero molto veloce. Forse un 11° posto finale non sembra molto, ma in quel contesto ha un valore, soprattutto perché ora so che anche in una classica così importante posso dire la mia. Era importante per me sentirmi bene, a mio agio, dimostrare di aver fatto il salto di qualità ed essere pronto per quel contesto.
Hai notato maggiore attenzione da parte dei media nei tuoi confronti?
Sì, decisamente, soprattutto da quando ho iniziato a vincere. I media locali hanno cominciato a interessarsi e anche all’estero ora mi conoscono – la nostra chiacchierata lo testimonia… – Mi fa piacere soprattutto di essere un po’ più popolare nella regione dei miei genitori, so che i miei risultati al Giro dei Paesi Baschi e ancor più il seguito avuto nelle classiche hanno avuto scalpore da quelle parti.
Lo scorso anno Lapeira è stato al Giro d’Italia, portando a termine tre sole tappeLo scorso anno Lapeira è stato al Giro d’Italia, portando a termine tre sole tappe
Che caratteristiche hai e su quali percorsi ti trovi meglio?
Sono davvero un fighter, uno che ama attaccare. Potremmo dire che io e Benoît Cosnefroy abbiamo davvero lo stesso profilo, ci integriamo bene. L’Amstel ha il tracciato perfetto con brevi salite da 2 a 3 minuti. E questo può estendersi a gare come la Liegi dove lo sforzo rimane intorno ai 5 minuti.
Qual è finora la vittoria che ti ha dato più soddisfazione?
La tappa al Giro dei Paesi Baschi, perché è stata la mia prima in una prova del WorldTour. C’è stata anche la doppietta alla Coupe de France, le vittorie di metà marzo, due nello spazio di 24 ore, mi hanno dato molta fiducia e mi hanno permesso di fare tutto quello che ho fatto nelle ultime settimane.
La vittoria di Lapeira alla Cholet Agglo Tour, dopo aver vinto per distacco il giorno prima a La Haie-FouassiereLa vittoria di Lapeira alla Cholet Agglo Tour, dopo aver vinto per distacco il giorno prima a La Haie-Fouassiere
Quanto è importante avere un gruppo così numeroso dei colori francesi nella propria squadra?
Non penso che conti così tanto avere un numero prevalente di corridori della stessa nazione. Rimaniamo ovviamente una squadra francese, ma oggi il ciclismo sta diventando internazionale e vediamo ancora che ci sono sempre più stranieri nei team. Per l’evoluzione è una buona cosa, è importante che ci sia un’identità e che chi arriva da fuori impari la nostra lingua, ma non penso che sia di fondamentale importanza avere molti francesi in squadra.
Tu hai corso e vinto spesso in Italia, che cosa ricordi delle tue vittorie giovanili al Lombardia, San Vendemiano, Giro del Friuli?
Sì, mi piace molto l’Italia, la cultura, la cucina. È davvero un Paese che mi piace molto, sono sempre contento di venire a correre in Italia. Ci sono gare fantastiche e lì si sente davvero la passione per il ciclismo, quindi è un Paese che amo davvero. Vincere il Piccolo Lombardia per me è stato qualcosa di molto importante perché prima avevo avuto un’estate complicata ed è sempre una gara che fa sognare tra gli espoirs e riuscire a vincerla per me è stato qualcosa di molto emozionante. Quindi ho un bellissimo ricordo.
La vittoria al Piccolo Lombardia 2021, battendo nello sprint a tre Petrucci e il tedesco Steinhauser (foto Dario Riva)La vittoria al Piccolo Lombardia 2021, battendo nello sprint a tre Petrucci e il tedesco Steinhauser (foto Dario Riva)
Che gare ti aspettano ora e con quali obiettivi?
Non farò gare a maggio, andrò a un raduno di allenamento in quota in Sierra Nevada e poi a giugno farò il Critérium du Dauphiné, il campionato francese e se tutto va bene potrò esordire al Tour de France, dove l’obiettivo del team sarà aiutare a fare classifica a Felix Gall.
Tu hai 23 anni, che cosa rappresenta il Tour de France per un corridore come te?
E’ come il Giro d’Italia per gli italiani. E’ la gara che sogniamo di fare fin da quando eravamo bambini, quindi lo voglio davvero, aspetto la partenza da Firenze con trepidazione, anche se non ho proprio le caratteristiche per un grande giro, sono più uomo da corse di un giorno, ma partecipare al Tour de France è qualcosa di grande, soprattutto quando in squadra ne hai uno come Felix che ha grandi motivazione e sai che è capace di fare grandi cose quindi sì, la motivazione è molto grande.
SAN FRANCESCO AL CAMPO – Vince la volata di gruppo. Spalleggia con Pogacar e va anche forte sul passo: Dorian Godon sta stupendo sempre di più. Il corridore della Decathlon-AG2R La Mondiale in questa prima parte di stagione è stato tra i migliori in assoluto.
La Freccia del Barbante dell’anno scorso e le recenti vittorie al Romandia, l’ultima in particolare, sono stati successi di peso. Se non altro per come sono arrivati. Diversi tra loro, Godon li ha agguantati con forza e astuzia, abilità e personalità.
Classe 1996, alto 190 centimetri per 73 chili, grande potenza, di questo atleta ne abbiamo parlato con il manager e direttore sportivo, Vincent Lavenu, il qualche sta invece seguendo gli altri suoi ragazzi al Giro d’Italia.
Godon vanta 10 vittorie da pro’, tra queste anche due prologhi (foto Instagram)Godon vanta 10 vittorie da pro’, tra queste anche due prologhi (foto Instagram)
Signor Lavenu, vi aspettavate un’esplosione così importante di Godon?
Per me non si tratta di una vera esplosione. Conosciamo bene Dorian, è con noi da parecchi anni e sappiamo che è un ragazzo con un potenziale fisico eccezionale. E’ un atleta in grado di produrre degli sprint di livello molto alto e soprattutto di resistere agli sprint per lungo tempo.
E allora cosa è cambiato? Perché adesso lo vediamo vincere o piazzarsi bene con maggior costanza?
Direi un buon feeling in generale. Fino ad allora non aveva trovato la chiave sul posizionamento prima degli sprint. Adesso invece è ben concentrato e ben supportato dai compagni di squadra che riescono a piazzarlo nel posto giusto. E quando è nel posto giusto, al momento giusto, Godon è in grado di battere anche i corridori più forti.
Vince le volate di gruppo, ma se la gioca anche nei drappelli con Pogacar, conquista il Giro del Veneto, che non è corsa per velocisti: chi è dunque Dorian Godon? Che tipo di sprinter è?
Come detto, è molto forte fisicamente. In più guida anche molto bene (come si è visto nella tappa finale del Romandia vinta prendendo almeno 5-6 metri a tutti nell’ultima curva sul bagnato, ndr). Che tipo di sprinter è? Per me non è un velocista puro, è un passista veloce. Passa bene gli strappi, le cotes più piccole almeno, ed è in grado di tenere quei gruppi con solo 70- 80 corridori. Mentre non lo vedo con i velocisti migliori del mondo in caso di sprint a gruppo compatto.
Il francese vince il Giro del Veneto 2023 davanti a Tobias Johannessen e Florian Vermeersch, non proprio due velocistiIl francese vince il Giro del Veneto 2023 davanti a Tobias Johannessen e Florian Vermeersch, non proprio due velocisti
Ci può fare un raffronto tra Godon e un corridore veloce o velocista del passato? Per esempio è più un Sagan o un Demare? Giusto per capire come e dove si colloca…
Se è per questo va molto bene anche nelle cronometro brevi, quelle fra 2 e 10 chilometri, quindi non so davvero con chi possiamo confrontarlo. Dovrei rivedere l’intera storia del ciclismo! Se proprio dovessi fare un paragone, direi che è più un Kaden Groves, il quale non è un velocista puro, ma è molto veloce e tiene bene.
Insomma, Godon è forte, veloce, ma non è un velocista puro nonostante le sue doti di guida e la sua statura…
Esatto, è un corridore enorme, con particolari caratteristiche fisiche. Sì, qualche volta ha fatto degli sprint di gruppo, ma devono essere comunque sprint al termine di giorni difficili. Di tappe mosse, quando tutti i corridori arrivano nel finale un po’ stanchi.
Vestito di azzurro, eccolo spalleggiare con Pogacar nell’ultima tappa del Catalunya… quando arrivò un drappello di 23 corridori (quasi tutti scalatori)Vestito di azzurro, eccolo spalleggiare con Pogacar nell’ultima tappa del Catalunya… quando arrivò un drappello di 23 corridori (quasi tutti scalatori)
Prima lei ha accennato ad un buon feeling generale, in questo rientrano anche le bici? Vendrame qualche giorno fa ci ha detto che sono molto soddisfatti e che questo contribuisce ad abbassare le tensioni…
Direi che l’intero team funziona bene. Sicuramente le bici sono un valore aggiunto e hanno la loro influenza, ma anche gli altri materiali contano. L’aerodinamica è buona adesso. I corridori si sentono a loro agio e hanno fiducia in quel che fanno e in quel che hanno. È un insieme di cose che sono state cambiate con l’arrivo di nuovi sponsor come Decathlon, con una nuova gestione, un nuovo modo interno di confrontarsi.
Quando ha preso in squadra Godon, cosa ha guardato di lui? E soprattutto, lo seguiva anche da giovane visto che il suo gruppo è molto attento ai giovani?
Sì, lo seguivo sin da quando era giovane. Osservavo i suoi risultati anche perché Dorian vive non troppo lontano dalla nostra sede. Noi siamo a Chambéry, lui a Lione. Lo avevo già visto tra i dilettanti. È passato professionista abbastanza giovane nella Cofidis. Ma abbiamo visto che aveva quelle caratteristiche di velocità ed esplosività che vi dicevo e che ci interessavano.
Chiaro…
Quando ci sono state le possibilità, abbastanza rapidamente abbiamo raggiunto un accordo con lui. Tra l’altro noi eravamo un po’ la sua squadra del cuore, visto che siamo tutti della regione del Rodano-Alpi.
La Ag2R-Citroen vuole la vittoria di prestigio. Il 4° posto di O'Connor al Tour è un punto di partenza. Bene Cosnefroy. Attesa per Van Avermaet e Jungels
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