Grand Prix du Morbihan 2025, Benoit Cosnefroy

Cosnefroy alla UAE: scommessa o gran colpo di mercato?

29.10.2025
5 min
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«Sono molto felice di unirmi al UAE Team Emirates – ha commentato Benoit Cosnefroy – e sono entusiasta di far parte della squadra migliore al mondo. Quando Mauro Gianetti mi ha presentato il progetto, ho capito che era la sfida ideale per me in questa fase della mia carriera».

Con queste poche parole, il corridore francese, che dal 2016 al 2025 ha sempre corso nello stesso gruppo (prima Ag2R La Mondiale e poi Decathlon AG2R), ha commentato il passaggio nella squadra emiratina. Il suo 2025, iniziato fra mille intoppi, si è riaperto in modo convincente a primavera per poi interrompersi di nuovo bruscamente in estate. Tredici giorni di corsa e una vittoria. Eppure questo gli è valso la chiamata della UAE, con un contratto biennale.

Il trentenne di Cherbourg en Cotentin è la grande scommessa di Gianetti e Matxin per il 2026. Quest’anno infatti Cosnefroy ha corso molto poco a causa di un intervento al ginocchio e ha poi saltato i campionati francesi e il Tour de France per una caduta al Giro di Svizzera. Benoit porterà con sé l’esperienza nelle corse di un giorno, avendo vinto il Grand Prix Cycliste de Québec e la Classica di Plouay battendo Alaphilippe. Sembrava il francese del futuro per le corse di un giorno, soprattutto dopo aver conquistato il secondo posto all’Amstel del 2022, battuto al fotofinish da Kwiatkowski, ma il suo cammino ha subito varie battute di arresto.

Amstel Gold Race 2022, Benoit Cosnefroy, Michal Kwiatkowski
Questo lo sprint tiratissimo fra Cosnefroy e Kwiatkowski all’Amstel del 2022, vinta poi dal polacco
Amstel Gold Race 2022, Benoit Cosnefroy, Michal Kwiatkowski
Questo lo sprint tiratissimo fra Cosnefroy e Kwiatkowski all’Amstel del 2022, vinta poi dal polacco

Il Natale più nero

Gli ultimi mesi sono stati tutti in salita. L’inverno era già stato un continuo patire, a causa del dolore al ginocchio, che a gennaio aveva richiesto un intervento. Ha raccontato suo padre che Cosnefroy non riusciva a pedalare per più di un quarto d’ora. A Natale aveva un dolore fortissimo, fino al momento in cui ha capito cosa avesse e a quel punto si è sentito liberato.

«Non è stato un periodo lineare – ha raccontato Cosnefroy – inizialmente avevo tanti dubbi, finché abbiamo trovato la causa. L’inverno è stato molto complicato, soprattutto a dicembre. Speravo di fare una bella stagione e per questo stavo lavorando. Di colpo invece non sono stato più in grado di gestire la situazione. All’inizio di gennaio sono andato a vedere un chirurgo in Belgio e lui mi ha detto che avrei avuto bisogno di un’operazione. A partire da quel momento è stato tutto più facile. Dopo l’operazione ho fatto 15 giorni di riposo totale, poi sono andato per tre settimane in un centro di rieducazione».

Dopo essere tornato in azione al Giro di Romandia e dopo il secondo posto alle Boucles de l’Aulne, Cosnefroy ha vinto il GP du Morbihan a Plumelec (foto di apertura). «Onestamente – ha commentato – non ho mai dubitato che sarei tornato al meglio. Dopo l’intervento, tutti i parametri erano buoni e la mia riabilitazione è stata buona. E’ stata una lunga strada».

Lo scorso anno, la vittoria al Brabante è stata la conferma della passione di Cosnefroy per le strade fiamminghe
Lo scorso anno, la vittoria al Brabante è stata la conferma della passione di Cosnefroy per le strade fiamminghe
Lo scorso anno, la vittoria al Brabante è stata la conferma della passione di Cosnefroy per le strade fiamminghe
Lo scorso anno, la vittoria al Brabante è stata la conferma della passione di Cosnefroy per le strade fiamminghe

Passione per le Fiandre

Il 2024 era stato probabilmente la sua stagione migliore. La vittoria al Tour de Alpes Maritimes davanti ad Albanese. Il sesto posto alla Strade Bianche. Le vittorie alla Parigi-Camembert e soprattutto alla Freccia del Brabante. Il quarto posto alla Freccia Vallone e la vittoria al GP du Morbihan e al GP du Finistere. Infine la frattura della clavicola al Renewi Tour che lo ha costretto a chiudere anzitempo la stagione.

«Questi luoghi sono le radici del nostro sport – disse dopo aver battuto Teuns e Wellens al Brabante – da anni desideravo scoprire questo mondo, immergermi in questa atmosfera. Da quando ho visto Valentin Madouas arrivare terzo al Giro delle Fiandre del 2022, mi è venuta una gran voglia di provarci. Le gare fiamminghe non sono come le altre: richiedono molta energia fisica, ma l’aspetto mentale gioca un ruolo fondamentale. E’ un aspetto stressante e bisogna sapersi superare. Per questo mi sono preparato a compiere sforzi molto impegnativi, spingendomi oltre i miei limiti».

Alla Strade Bianche del 2024, Cosnefroy ha centrato il sesto posto, a 4'39" da Pogacar
Alla Strade Bianche del 2024, Cosnefroy ha centrato il sesto posto, a 4’39” da Pogacar
Alla Strade Bianche del 2024, Cosnefroy ha centrato il sesto posto, a 4'39" da Pogacar
Alla Strade Bianche del 2024, Cosnefroy ha centrato il sesto posto, a 4’39” da Pogacar

La scommessa di Gianetti

Adesso si riparte nella squadra numero uno al mondo. Nel ciclismo francese ci si chiede se Cosnefroy avrà lo spazio per fare le sue corse, ma probabilmente nella gestione della UAE Emirates potrebbe andare a occupare lo spazio lasciato libero da Alessandro Covi. Un corridore vincente, mandato a fare punti nelle corse in cui non verranno schierati i top rider. Il motivo della scelta sarà da chiedere a Mauro Gianetti, per ora Cosnefroy resta nel suo entusiasmo e sta per riprendere il lavoro interrotto con la caduta allo Svizzera.

«Dopo aver parlato con il team e analizzato le loro ambizioni – ha spiegato – è diventato chiaro che questa collaborazione avrebbe potuto rivelarsi un successo e la decisione giusta da prendere. Non vedo l’ora di iniziare questo nuovo capitolo e di gareggiare con i miei nuovi compagni di squadra».

Nel finale di stagione lo si è visto in Italia per recuperare il nuovo materiale. Il primo appuntamento con la nuova squadra sarà il ritiro spagnolo di dicembre. E a quel punto il nuovo capitolo nella carriera dell’occhialuto francese sarà iniziato. Una scommessa per due: per lui e per i manager che l’hanno ingaggiato.

Van Rysel, le due nuove giacche RCR-R PRO: antipioggia, antivento e antipioggia, Decathlon AG2R La Mondiale

Van Rysel RCR-R PRO: due nuove giacche contro pioggia e vento

23.10.2025
4 min
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L’arrivo dell’autunno e le prime piogge della stagione ci hanno ricordato che se si vuole uscire in bici per fare qualche pedalata anche in questo periodo è necessario fare i conti con la pioggia e il freddo. Due condizioni atmosferiche che possono diventare estremamente antipatiche se affrontate senza l’uso dei giusti prodotti. Per questo Van Rysel ha voluto mettere a disposizione dei ciclisti tutta la sua conoscenza tecnica per creare due nuovi modelli di giacca: la Antipioggia Leggera RCR-R PRO e la Antivento e Antipioggia RCR-R PRO. Due capi tecnici dalle grandi qualità sviluppati, studiati e realizzati secondo le esigenze degli atleti del team WorldTour Decathlon AG2R La Mondiale

Performance assoluta

Le due nuove giacche nate dalle idee e dalle mani dei tecnici di Van Rysel hanno un solo obiettivo: permettere anche agli atleti più esigenti di ottenere le migliori performance in qualsiasi condizione meteorologica. Per fare questo è stato importante capire quali fossero i punti da approfondire e sui quali concentrarsi, ed è qui che sono entrati in gioco i feedback degli atleti della formazione francese Decathlon AG2R La Mondiale. 

La giacca Antipioggia RCR-R PRO dà la massima protezione impermeabile con il minimo peso, garantendo un’ottima aerodinamicità anche sotto gli acquazzoni più forti. Il secondo modello, la giacca Antivento e Antipioggia RCR-R PRO, offre calore e comfort quando le temperature scendono.

«Abbiamo lavorato con i nostri ciclisti e lo staff tecnico – ha detto Jocelyn Bar, Product Manager Abbigliamento squadra professionistica – per capire i loro bisogni e trasformarli in vere innovazioni. Ogni prodotto ha superato più di 50 ore di test di laboratorio e visto decine di versioni prima  di diventare efficace e affidabile».

Antipioggia RCR-R PRO

Si tratta di un capo d’abbigliamento impermeabile al 100 per cento, ultraleggero e ideale da portare con sé durante tutto l’anno. La sua vestibilità aderente garantisce la massima performance, senza tuttavia limitare la capacità di movimento del ciclista. In Van Rysel si sono concentrati sul rendere estremamente impermeabile questa giacca, che dai test fatti in laboratorio ha sostenuto un carico di 20.000 millimetri di colonna d’acqua. Il tutto mantenendo un valore elevato di traspirabilità, 7,8 di coefficiente RET che la classifica come prodotto molto traspirante. 

Il peso rimane estremamente contenuto: solamente 152 grammi nella taglia S.

Prezzo: 289,99 euro.

Antivento e Antipioggia RCR-R PRO

Anche in questo caso i tecnici di Van Rysel hanno voluto realizzare un prodotto che potesse essere valido durante tutto l’anno. Infatti la giacca Antivento e Antipioggia è stata progettata per pedalare quando le condizioni climatiche risultano estremamente sfavorevoli. Si tratta di una giacca capace di unire isolamento, traspirabilità e idrorepellenza. Il dato di resistenza all’acqua è di 5.000 millimetri, mentre il coefficiente RET per la traspirabilità risulta di 5,4, quindi risulta tra i capi estremamente traspiranti

Il peso è di 262 grammi nella taglia S.

Prezzo: 238,99 euro.

Per una migliore protezione in situazioni estreme è consigliato l’utilizzo di entrambi i prodotti: Antipioggia e sopra la Antivento e Antipioggia. 

Van Rysel

Decathlon

Lombardia 2025, Leo Bisiaux, Decathlon AG2R La Mondiale

Bisiaux e i Petite Diables alla scuola della Decathlon AG2R

20.10.2025
5 min
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COMO – Il talento di Paul Seixas è solamente la punta scintillante di un iceberg che da anni si muove silenzioso sotto il pelo dell’acqua, pronto ad emergere. La Decathlon AG2R La Mondiale lavora da anni per coltivare e far sviluppare una catena di enfant prodige. Giovani talenti scovati in maniera capillare sul territorio, che vengono portati all’interno della formazione juniores (Decathlon AG2R U19) e poi fatti passare nel devo team per una maturazione definitiva che avviene con l’approdo nel WorldTour. 

In questo modo la Francia fa crescere e preserva i suoi talenti, forte delle sue quattro formazioni che militano nel massimo livello del ciclismo mondiale: Decathlon AG2R La Mondiale, Groupama FDJ, Arkea B&B Hotels e Cofidis. Il prossimo anno rischiano di scendere a due, visto l’annunciata chiusura della Arkea B&B Hotels e la probabile retrocessione della Cofidis allo stato di professional. 

Lombardia 2025, Decathlon AG2R La Mondiale
Lombardia 2025, la Decathlon AG2R La Mondiale al foglio firma
Lombardia 2025, Decathlon AG2R La Mondiale
Lombardia 2025, la Decathlon AG2R La Mondiale al foglio firma

Sistema verticale

Tuttavia il sistema messo in piedi dalle due potenze del ciclismo francese, Decathlon AG2R La Mondiale e Groupama FDJ è ben chiaro: scovare i migliori talenti e portarli fin da giovani all’interno di un sistema che permetta di monitorarne la crescita. Non a caso tre delle ultime cinque edizioni del Giro della Lunigiana, la corsa a tappe di massimo livello per gli juniores, sono state vinte da atleti che arrivavano dalla formazione di sviluppo della Decathlon AG2R: Leo Bisiaux, Paul Seixas e Seff Van Kerckhove. Ai quali si aggiunge Lenny Martinez, atleta francese uscito dalla formazione juniores della Groupama FDJ.

Nella mattina del Lombardia siamo andati a curiosare nel mondo della Decathlon AG2R La Mondiale, per capire come lavorano e in che modo si vanno a scovare i talenti che andranno poi a creare una solida base in vista del futuro. Le domande le giriamo direttamente a Leo Bisiaux, 20 anni, uno dei primi talenti entrato nell’infornata della formazione francese, il quale ha vissuto da dentro la rapida e vertiginosa crescita del team. 

«E’ fantastico avere tanti corridori che entrano a far parte del progetto quando sono under 19 – dice – per poi passare nella formazione U23 e infine nel WorldTour. Possiamo crescere a gran velocità come lo si è potuto vedere con Paul (Seixas, ndr) ma anche con Jordan Labrosse, Noa Isidore e me».  

Come avviene la selezione?

Il team ha già tutti i nostri dati, quindi la selezione dei corridori avviene attraverso questi strumenti. Quando la squadra mi ha selezionato aveva a disposizione tutto su di me, oltre ad avermi visto in azione nelle varie gare. Ora non so come lavorano, perché il ciclismo è cambiato parecchio negli ultimi due anni, però credo che la base di lavoro sia la stessa. 

Com’è entrare in un devo team juniores?

Allenarsi e correre con i migliori atleti della categoria aiuta sicuramente dal punto di vista della crescita. Stare insieme, confrontarci e condividere questo cammino ci ha permesso di avvicinarci e unirci. Aspetto che è risultato importante anche una volta passati nel team U23, e lo è stato ancora di più nel WorldTour. Forse il segreto è proprio questo, creare un gruppo solido e capace di lavorare al meglio, fin da subito. 

Lombardia 2025, Paul Seixas, Decathlon AG2R La Mondiale
Lombardia 2025, al via anche Paul Seixas, rivelazione delle ultime stagioni
Lombardia 2025, Paul Seixas, Decathlon AG2R La Mondiale
Lombardia 2025, al via anche Paul Seixas, rivelazione delle ultime stagioni
Da juniores hai corso anche con selezioni regionali o miste…

In alcune corse sì, così come ho corso con la nazionale francese. Correre con le rappresentative regionali o miste all’estero è stato un passaggio importante in termini di esperienza. Ti ritrovi in gara contro i migliori atleti e cresci molto. 

Parlavi di un ciclismo che è cambiato parecchio in soli due anni.

Penso sia evidente. Ora ci sono mezzi ancora più efficienti anche nella categoria juniores, soprattutto rispetto a quelli che avevo io. Inoltre gli allenamenti sono più duri, o comunque efficienti, si vedono ragazzi junior che arrivano ai mondiali tra i professionisti e corrono davanti. Paul Seixas e Albert Whiten Philipsen sono un esempio

Vuelta a Burgos 2025, Leo Bisiaux, Decathlon AG2R La Mondiale
Leo Bisiaux, 20 anni, in azione alla Vuelta Burgos con la maglia Decathlon AG2R La Mondiale
Vuelta a Burgos 2025, Leo Bisiaux, Decathlon AG2R La Mondiale
Leo Bisiaux, 20 anni, in azione alla Vuelta Burgos con la maglia Decathlon AG2R La Mondiale
Per questo credi che alcuni passino direttamente da juniores a professionisti?

Siamo davanti a un nuovo ciclismo. Non so dove porterà ma ci sono tanti giovani che sono pronti. Io stesso ho corso solamente un anno da U23 e poi sono passato nella WorldTour. Ne ho parlato con la squadra e c’è un piano per vedere come posso crescere anno dopo anno. Avere un cammino lineare e continuo attraverso tutte le categorie, da quella juniores al WorldTour aiuta tanto. 

Quanto è importante per te che altri ragazzi francesi abbiano un gruppo solido e una squadra solida in cui poter crescere?

Importante ma non fondamentale, non ci sono solamente atleti francesi all’interno della formazione juniores. Ci sono tantissime nazionalità differenti, non saprei dire quante ma sono molte (l’unico atleta non francese passato nel WorldTour è l’australiano Oscar Chamberlain, ndr). 

Bastien Trochon, Tro Bro Leon 2025, Decathlon AG2R La Mondiale (foto Ronan Caroff/DirectVelo)
Tra i nomi usciti dal vivaio Decathlon c’è quello di Bastien Trochon, classe 2002 che ha vinto la Tro Bro Leon 2025 (foto Ronan Caroff/DirectVelo)
Bastien Trochon, Tro Bro Leon 2025, Decathlon AG2R La Mondiale (foto Ronan Caroff/DirectVelo)
Tra i nomi usciti dal vivaio Decathlon c’è quello di Bastien Trochon, classe 2002 che ha vinto la Tro Bro Leon 2025 (foto Ronan Caroff/DirectVelo)
La squadra vi permette anche di mantenere la doppia attività, molti di voi fanno strada e ciclocross. 

Sì, per me e anche per altri ragazzi entrambe le discipline sono molto importanti. Per il momento continuiamo così e lo staff ci ha sempre dato il massimo supporto, soprattutto da junior o under 23 dove è importante la multidisciplina. Anche se l’obiettivo principale è sulla strada, ovviamente. 

Campionati europei 2025, Seixas

Magia Seixas, un bronzo che vale oro. E Hinault già incombe

06.10.2025
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E’ forse la vera notizia del Campionato Europeo di ieri: la medaglia di bronzo di Paul Seixas. Solo un anno fa, Seixas aveva lasciato il segno vincendo il titolo europeo… tra gli juniores. Capito? Juniores, non under 23. L’atleta di Lione ha compiuto 19 anni una dozzina di giorni fa.

La sua prova non è stata solo una questione di gambe, ma anche di carattere. Paul ha saputo resistere e incidere in una gara dominata dai grandi, mostrando già tratti di leadership e un temperamento da futuro protagonista, tanto da provare a rispondere all’attacco di Pogacar agli ormai famosi 75 chilometri dall’arrivo.

Paul Seixas senza paura. Ha provato a rispondere all’attacco di Pogacar ed Evenepoel
Paul Seixas senza paura. Ha provato a rispondere all’attacco di Pogacar ed Evenepoel

Seixas, entusiasmo pazzesco

«E’ stato incredibile – ha detto Seixas, letteralmente travolto dalla stampa francese – oggi ho avuto le gambe migliori della mia vita. All’inizio, quando ho provato a seguire Remco e Tadej nel loro primo attacco, mi sono detto: “Proviamoci, vediamo fin dove si arriva”». La bellezza e la sfrontatezza della gioventù, ma anche la testa di chi non si pone limiti.

«Ho dato tutto. Non potevo andarmene senza lottare fino alla fine e ce l’ho fatta. Il tifo del pubblico era pazzesco. In salita pensavo di diventare sordo per le urla. Credo che questo giorno rimarrà impresso nella mia memoria per il resto della mia vita. Stamattina non avevo nemmeno preso la borsa per il traguardo (sul podio aveva ancora gli scarpini, ndr), non avrei mai creduto di salire sul podio e mi chiedo ancora come sia possibile».

Anche Scaroni ieri ci ha detto della forza di Seixas in salita. Dei suoi scatti e di quella “botta” tremenda dopo l’ultimo strappo di Val d’Enfer. Il francesino ha messo in fila quattro scatti. Quattro forcing violenti uno dietro l’altro dopo quasi 5 ore di gara. Numeri importanti, anche pensando alla gestione che avuto delle energie e della tattica.

Tattica dei francesi che a quanto pare non era affatto questa. O almeno, non con Seixas. Sentite il cittì dei “galletti”, Thomas Voeckler: «La squadra ha funzionato benissimo: speravamo che i grandi si neutralizzassero a vicenda e che potessimo riportare in gioco Romain Grégoire. Non è stato possibile. E così da quel momento in poi, Paul ha potuto fare la sua parte per conquistare il terzo posto». Questo avvalora il sangue freddo di Seixas.

Thomas Voeckler ha espresso grandi parole nei confronti di Seixas (foto d’archivio)
Thomas Voeckler ha espresso grandi parole nei confronti di Seixas (foto d’archivio)

Parla Voeckler

Gestione, come dicevamo, che è stata sottolineata anche da Voekler. Il tecnico è stato colui che ne ha parlato più di tutti e lo ha fatto con l’occhio di chi ha anche corso.

«No – ha spiegato Voeckler – Seixas non mi sorprende, ma sono ancora stupito. Non conosciamo i suoi limiti. Lì, oltre al lato fisico, c’era il lato caratteriale che ha dimostrato. Trasporta tutti con sé, tutti i suoi compagni di squadra. Bisogna rendersi conto che Paul ha vinto la gara degli altri. C’erano Pogacar ed Evenepoel e poi tutti gli altri. La lista degli avversari era pazzesca. E’ più di un posto d’onore, è magnifico.

«Prima, i corridori avevano i loro anni migliori tra i 27 e i 32 anni. E’ stato Evenepoel a dimostrare che si può essere super forti anche a 19 anni. Noi non avevamo ancora un talento simile in Francia. Da oggi ce l’abbiamo. Paul non si è montato la testa, ma ora ci saranno delle aspettative e dovrà gestirle. Dobbiamo lasciargli vivere la sua vita. Questo suo carattere lo porterà dove deve, ma intanto deve assaporare ciò che ha fatto oggi e la felicità che ne deriva».

Attenzione a quest’ultima dichiarazione di Voeckler, ci torneremo.

Paul rilancia, Scaroni insegue. Si staccherà poco dopo (foto Instagram – Getty)
Paul rilancia, Scaroni insegue. Si staccherà poco dopo (foto Instagram – Getty)

Le qualità di Paul

L’unicità di Seixas, secondo Voeckler, sta nel suo atteggiamento rilassato, una tranquillità innata, ma dovuta anche dalla sua grande professionalità.

«La sua gentilezza e il suo carisma – ha detto Voeckler – lo rendono un vero gioiello in ascesa fulminea. Non c’è garanzia che chi oggi è in testa, con molti minuti di vantaggio, continuerà a essere così superiore, ma Seixas dimostra già di possedere qualità per lottare.

«Quando Pogacar se n’è andato e Seixas si è trovato in contropiede con Evenepoel, gli ho detto di puntare al terzo posto. Sapevamo che Pogacar non si sarebbe fatto raggiungere. La gestione tattica è stata fondamentale, ma ciò che conta è la maturità dimostrata a soli 19 anni. Forse non ci aspettavamo che fosse gia così bravo a questo livello, ma la sua testa non è cambiata dall’anno scorso a oggi. La sua evoluzione tecnica e caratteriale è sotto gli occhi di tutti».

All’arrivo il lionese era il ritratto della felicità
All’arrivo il lionese era il ritratto della felicità

Il macigno di Hinault

Una giornata super insomma per Seixas e per i francesi. Tra l’altro il corridore della Decathlon-Ag2R correva non lontano da casa e Scaroni stesso ci ha riferito di un tifo incredibile per lui.

A parte questo, dopo questo risultato pare inevitabile parlare di Seixas come dell’erede di Bernard Hinault. E’ il dazio da pagare per ogni giovane francese che dimostra qualcosa d’importante. Bardet, Pinot, Barguil, Gregoire e persino Alaphilippe dopo il Tour 2019… Tutti ci sono passati. E dopo la parte dell’eredità di Hinault si passa alla vittoria del Tour de France da parte di un francese, che manca dal 1985 e guarda caso è firmata da Hinault.

La medaglia di bronzo conquistata, al fianco di nomi come Pogacar ed Evenepoel, non è solo un trofeo: è un segnale enorme. Un segnale della nouvelle vague dei ragazzini d’oltralpe che riporterà la Francia ai vertici. Se è vero – e lo è – che Seixas non si fa scalfire dalla pressione, che la folla non lo distrae e che la sua determinazione lo rende già un punto di riferimento per la squadra e per i tifosi, ora viene il “bello” per lui.

Ora dovrà lottare più che mai con questo aspetto della fama e della pressione mediatica. Perché un conto è quella tecnica e un conto quella dei media, dei social e delle aspettative generali che vengono poste su di lui. E in tutto ciò anche la sua squadra lo dovrà aiutare.

Vi ricordate Prodhomme? Dopo il Giro non smette di vincere…

24.09.2025
6 min
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Molti l’hanno scoperto a Champoluc, quando ha messo in fila anche i grandi protagonisti del Giro d’Italia Del Toro e Carapaz (l’ammazzasette Yates era ancora di là da venire…) ma Nicolas Prodhomme è molto di più. Vincitore per ben sei volte quest’anno ha dato un corposo numero di punti alla Decathlon AG2R, al punto che molti addetti ai lavori transalpini si sono sorpresi della sua mancata convocazione per i mondiali. Percorso ruandese a lui poco incline, ma la maglia transalpina per gli europei del 5 ottobre è già stata recapitata a casa…

Il corridore di L’Aigle è alla Decathlon AG2R dal 2021 ed è già confermato per il prossimo anno
Il corridore di L’Aigle è alla Decathlon AG2R dal 2021 ed è già confermato per il prossimo anno

E’ il caso di andare più a fondo nella conoscenza di una delle rivelazioni di quest’anno del movimentato ciclismo francese, ancora alla ricerca del fenomeno ma popolato di molti corridori vincenti e in fin dei conti anche quelli fanno la differenza come abbiamo imparato bene negli ultimi anni. Reduce dal Giro del Lussemburgo senza particolari squilli ma comunque con un’altra Top 10 portata a casa, il ventottenne di L’Aigle si è presta volentieri a una chiacchierata tra presente e futuro.

Quest’anno hai vinto 6 volte: che cosa è cambiato rispetto al passato?

Beh, il cambiamento ha riguardato molto la fiducia in se stessi. Vincere la prima gara, la tappa finale del Tour of the Alps con Seixas ad accompagnarmi nella fuga ha significato molto. Poi chiaramente c’è stato il tappone del Giro con 5.000 metri di dislivello. Una frazione di vera montagna, vincendo lì ho capito di aver raggiunto un’altra dimensione.

Prodhomme insieme a Seixas, autori della fuga vincente nella tappa finale del Tour of the Alps
Prodhomme insieme a Seixas, autori della fuga vincente nella tappa finale del Tour of the Alps
Pensi che sia stata la vittoria più importante della tua carriera?

Senza alcun dubbio. E’ l’unica del World Tour, l’unica in un grande giro, ma soprattutto è quella in cui ho trascorso più tempo da solo in testa. E’ stata la più dura e per questo la più bella, intrisa di emozioni lungo tutta quella interminabile giornata.

Sei arrivato a questi risultati a 28 anni: in questo ciclismo che premia i giovanissimi, i team danno ancora il tempo di maturare ai corridori?

Sì, io ne sono la dimostrazione. E devo dire grazie al team, alla sua gestione. E’ vero che molti giovani hanno molte più opportunità di chi ha più esperienza, non è come quando ho iniziato. Ma io ho colto la mia occasione ogni volta e non me la sono lasciata sfuggire, quindi è questo che mi permette di cambiare il mio status. E’ vero che spesso sono i giovani a raggiungere questo status più facilmente, ma alla fine quel che contano sono i risultati, più vinci e più cresci nella considerazione generale. Ci ho messo un po’, ma posso dire di avercela fatta…

Il giorno più bello nella sua carriera: la lunga fuga al Giro d’Italia culminata con il trionfo di Champoluc
Il giorno più bello nella sua carriera: la lunga fuga al Giro d’Italia culminata con il trionfo di Champoluc
Hai portato tantissimi punti alla Decathlon: qual è l’atmosfera in squadra, siete soddisfatti di come sta andando quest’anno o si poteva fare di più?

E’ vero che l’anno scorso abbiamo fatto una stagione con 30 vittorie, ora siamo a 24, ma siamo in tanti ad aver contribuito. Dopo la stagione scorsa, molti pensavano che non saremmo riusciti a ripeterci. Invece stiamo ottenendo quasi lo stesso numero di vittorie del 2024, che è stato eccezionale. Quindi l’atmosfera è ottima e lo slancio è ancora buono, perché non ci sentiamo appagati, tutt’altro.

La vostra squadra vuole proteggere i nuovi nomi come Bisiaux e Seixas per farli crescere con calma: com’è il tuo rapporto con loro e dove pensi che potranno arrivare?

Abbiamo una grande differenza d’età con questi ragazzi – riconosce Prodhomme – ma Léo e Paul sono già molto maturi e professionali nel loro approccio al nostro mondo. Alla fine il rapporto con loro è stato naturale e buono, e quindi non sentiamo particolarmente questa differenza d’età. Questo è fantastico, aiuta noi e loro, ci permette di essere in sintonia fuori dalle gare e conseguentemente anche in corsa.

Il ventottenne, pur lavorando molto per il team, ha colto ben 6 vittorie quest’anno, ultima alla Polynormande
Il ventottenne, pur lavorando molto per il team, ha colto ben 6 vittorie quest’anno, ultima alla Polynormande
Ma rispetto alla tua esperienza, quanto pensi che possano vincere in futuro?

Difficile dirlo, certamente anche loro hanno bisogno di crescere. Quando sono alla partenza delle gare con loro, cerco di guidarli al meglio delle mie possibilità. Ad esempio al Tour of the Alps dove c’era Paul insieme a me, eravamo entrambi in fuga: tendeva a essere troppo generoso, non dovevamo dimostrare di essere i più forti. Credo sia positivo avere un ragazzo esperto in squadra che possa dirlo direttamente e non avere il diesse che arriva in ritardo con la TV o altro. Penso che l’esperienza diretta, il colloquio sia sempre preferibile, anche se hai le cuffie e tutto il resto. In bici, è positivo avere sempre qualcuno che faccia da capitano.

Che tipo di corridore pensi di essere?

Beh, sono più uno scalatore, non uno scalatore puro. Non mi reputo un leader, ma uno a cui piace ancora fare delle fughe. Magari mi spremo all’inverosimile per una Top 20, ma sto anche aiutando i ragazzi quando necessario e questo l’abbiamo già visto diverse volte in gara. Non mi tiro indietro quando devo aiutare a lanciare sprint in piccoli gruppi o in altre situazioni. Io dico sempre che mi piace giocare per vincere, che sia io, la squadra o un amico.

Quest’anno Prodhomme ha colto 6 vittorie e 10 Top 10, emergendo anche nelle corse a tappe (15° al Giro)
Quest’anno Prodhomme ha colto 6 vittorie e 10 Top 10, emergendo anche nelle corse a tappe (15° al Giro)
L’anno prossimo, avrete Félix Gall e il nuovo arrivato Matthew Riccitello nella vostra squadra. Cambia con questo la fisionomia della squadra, si punterà maggiormente alla classifica dei grandi giri?

Per ora è difficile dirlo, il ciclomercato è ancora in corso e vedo che a fronte dell’arrivo dell’americano ci sono scalatori che lasciano il team. Bisognerà capire se avremo più scalatori che tuttofare rispetto a quest’anno, ma ogni corridore si sta concentrando un po’ di più sul proprio ambito. Per me, è sempre una squadra orientata anche allo sprint, che punterà a far bene nelle corse a tappe ma senza costruire un roster che si dedica solo a quelle.

L’ultima domanda: dopo i tuoi progressi, c’è una gara in particolare che sogni di vincere?

Mai fare questa domanda a un francese, la risposta è sempre la stessa: il Tour de France, ovviamente…

Vendrame alla Jayco, con l’ipotesi di un calendario diverso

10.09.2025
3 min
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MISANO ADRIATICO – Lo avevamo svelato nei giorni della Vuelta, anche prima che fosse ufficiale. Andrea Vendrame approda alla Jayco-AlUla dopo aver trascorso gli ultimi sei anni nel team che oggi è Decathlon-AG2R. C’era arrivato dalla Androni, dove aveva lasciato intravedere tanto, compreso il fatto che fosse ormai pronto per lasciare il segno. Sono venute cinque vittorie, fra cui due tappe al Giro: quella di Bagno di Romagna nel 2021 e poi Sappada nel 2024. Nella squadra che ha alzato di molto l’asticella e le pretese, tuttavia, il trevigiano iniziava a sentirsi stretto. La vittoria alla Tirreno-Adriatico non è bastata per il rinnovo del contratto e così a maggio Vendrame si è sentito libero di valutare altre proposte. Solo dopo la vittoria di tappa al Tour du Limousin è arrivata l’offerta Decathlon, ma a quel punto era troppo tardi.

«Già dalle prime videoconferenze – racconta – abbiamo trovato un parere positivo da parte della Jayco-AlUla, che ci ha ispirato subito fiducia. I prossimi due anni saranno veramente importanti per la mia vita, inizio questa avventura con nuove motivazioni. Sono entusiasta. Mi piacerebbe iniziare una sorta di serie di vittorie con questa nuova maglia».

La vittoria di tappa al Tour du Limousin sembra sia servita per regolare qualche vecchio conto
La vittoria di tappa al Tour du Limousin sembra sia servita per regolare qualche vecchio conto
Che cosa cerchi a questo punto della carriera?

Sicuramente vorrei continuare a vincere e portare a casa più risultati possibili. E’ l’obiettivo prediletto di qualsiasi corridore. Finché ottengo risultati di spessore, posso considerarmi ancora un atleta vincente che può portare in alto i colori della nuova maglia.

Sei stato prima con l’Androni, poi sei diventato… francese per parecchio tempo. Adesso finisci in Australia. Il mondo è un po’ diverso oppure nel World Tour è tutto uguale?

Penso che ogni squadra nel WorldTour sia differente, ha delle caratteristiche diverse e probabilmente ogni Paese ha la sua filosofia. Sono in procinto di andare alla Jayco, che ha mentalità australiana. Però lo staff è abbastanza italiano, quindi vedremo che differenze ci saranno. In Decathlon ci sono molti ingegneri, che ci indicano la pressione delle ruote e quali rapporti usare, credo che questo tipo di innovazione arriverà presto in tutte le squadre.

Fra le novità della nuova squadra c’è che sarai allenato da Fabio Baronti, che già conoscevi: come mai?

Abbiamo già  fatto dei test per il materiale che andrò a utilizzare. Fabio Baronti lo conosco perché in passato ho collaborato con il CTF Lab per la preparazione. Sono veramente entusiasta di… ritornare con un preparatore che abita vicino a casa mia. Ci conosciamo dalle categorie giovanili, quando si correva assieme. Sono convinto che sia la premessa per lavorare davvero bene.

Vendrame deve gran parte della sua popolarità al Giro d’Italia, con le due tappe vinte grazie a lunghe fughe
Vendrame deve gran parte della sua popolarità al Giro d’Italia, con le due tappe vinte grazie a lunghe fughe
A parte l’offerta, che cosa ti ha convinto della proposta della Jayco-AlUla?

Il primo incontro con Brent Copeland, Steve Cummings e Marco Pinotti. Hanno mostrato subito di avere un pensiero positivo nei miei confronti. Mi hanno chiesto perché non abbia fatto alcune corse e il perché. Io ho dato le mie motivazioni, loro hanno replicato con quello che pensano. E così alla fine abbiamo deciso di provarci e avere ambizioni anche in altre corse rispetto alle solite.

Di quali corse parliamo?

Ad esempio Sanremo, Amstel e Liegi. Non le ho mai fatte e non ho mai avuto spiegazioni sul perché.

Con quali obiettivi pensi di chiudere questa stagione?

Dovrei finire al Lombardia e poi tirerò i remi in barca per andare in ferie e recuperare. Mi aspetto di continuare sull’onda positiva che ho tenuto fino ad ora e magari vincere ancora una corsa. Poi si comincerà a pensare alla nuova avventura.

Decathlon e l’esperienza nel ciclismo: la crescita, il WT e il futuro

04.08.2025
5 min
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LISSONE – Il marchio Decathlon sta vivendo quella che è la seconda stagione come sponsor a livello WorldTour, affiancando l’azienda di assicurazioni AG2R La Mondiale, che per anni ha dato il nome all’omonimo team. Dal 2024 la formazione in cui milita anche il nostro Andrea Vendrame ha visto l’arrivo di Decathlon come sponsor del team, cambiando il nome in Decathlon AG2R La Mondiale (in apertura sugli Champs Elysées al termine del Tour de France, foto KBLB DAT). Dal 2026 Decathlon diventerà proprietaria unico del team, una scelta che fa ben intendere quali siano le intenzioni dell’azienda per il futuro e l’investimento che è stato fatto sul ciclismo. 

Questo l’accordo siglato qualche settimana fa con il quale Decathlon diventerà proprietario unico del team e con l’ingresso di CMA CMG come secondo sponsor (foto Pauline Ballet)
Questo l’accordo siglato qualche settimana fa con il quale Decathlon diventerà proprietario unico del team e con l’ingresso di CMA CMG come secondo sponsor (foto Pauline Ballet)

Il cammino di Decathlon

Decathlon, come tutte le aziende che lavorano su scala mondiale, diversifica il lavoro sul territorio ma l’aspetto principale rimane solido: accompagnare il ciclista

All’interno dello Store di Lissone abbiamo avuto modo di parlare con Rosario Cozzolino, il quale prima ha ricoperto il ruolo di Category Manager Ciclismo e dal luglio 2024 è diventato Area Manager. 

«All’inizio – ci racconta – l’ingresso di Decathlon nel WolrdTour, con il proprio brand Van Rysel, è stato visto quasi come uno scherzo da molti, c’era poca credibilità. Un anno e mezzo dopo posso dire che il trend è cambiato e ancora sta cambiando. Gli appassionati, amatori o comunque gente che è sempre andata in bici, hanno cominciato ad apprezzare il brand Van Rysel, e anche Decathlon retailer e fornitore di servizi importanti». 

Entrare nel WorldTour ha permesso a Decathlon di sviluppare e far apprezzare le proprie bici Van Rysel (foto Marie Vaning)
Entrare nel WorldTour ha permesso a Decathlon di sviluppare e far apprezzare le proprie bici Van Rysel (foto Marie Vaning)
Qual è stato il passo più difficile da fare?

Prima il livello tecnico delle nostre bici era diverso, avevamo modelli su fasce di prezzo che al massimo arrivavano a 4.000 euro, ora la nostra bicicletta di riferimento, che è la stessa utilizzata dal team WorldTour, sfiora i 10.000 euro. Per fare ciò sono state superate alcune visioni ed abbiamo investito sulla tecnicità dei modelli e sulla competenza dei nostri collaboratori. 

Come si è lavorato?

Su tre punti principalmente: merchandising, la formazione in fase di vendita e sulla riparazione, quindi l’assistenza tecnica post vendita. Il nostro obiettivo è accompagnare il cliente in tutto il processo, dalla consulenza pre vendita alla manutenzione. Questo è stato l’approccio che ci ha consentito di iniziare a penetrare un mercato che in Italia è veramente ostico a causa, o grazie, a quei marchi che hanno fatto la storia di questo sport. Però, grazie anche ad alcune partnership che nel tempo stanno andando avanti, come quella con Santini, siamo riusciti ad acquisire una maggiore credibilità a 360 gradi.

Gli investimenti sono stati diversi e hanno coinvolto tutti i processi di produzione
Gli investimenti sono stati diversi e hanno coinvolto tutti i processi di produzione
Quanto è stato importante l’investimento fatto?

Moltissimo. Van Rysel fa parte di uno dei tre expert brand su cui Decathlon sta investendo per iniziare a penetrare determinati mercati, insieme a Kiprun sul running e Kipsta per quanto riguarda il calcio. Ora l’investimento sarà ancora più alto e collocherà il team al livello delle migliori formazioni al mondo. Decathlon vuole diventare un faro del mondo WorldTour con un accordo importante siglato per i prossimi cinque anni. 

In Italia che riscontro ha avuto?

Sul mercato italiano questo si vedrà sul lungo termine. Sul breve periodo però già abbiamo visto un bel riscontro che ci fa guardare con fiducia al futuro. Abbiamo selezionato dei negozi dove il ciclismo ha un’offerta ampia a livello tecnico. Il fatto di essere entrati nel ciclismo professionistico ci ha dato una grande spinta, alla quale è seguito un miglioramento generale degli aspetti citati prima. 

Decathlon nel mercato italiano ha visto un incremento importante per le proprie bici, in ogni settore
Decathlon nel mercato italiano ha visto un incremento importante per le proprie bici, in ogni settore
Ci sono altri passi da fare?

Certamente, oggi l’appassionato non ha bisogno solamente del prodotto ma di un’esperienza a 360 gradi. Non si tratta di comprare una bici di alta gamma ma di avere servizi dedicati come il bike fitting, la nutrizione, la preparazione per poi arrivare al creare una community. Il nostro sogno è che un domani gli appassionati insieme alle proprie Van Rysel possano trovarsi fuori dagli store Decathlon, come questo, e fare una pedalata tutti insieme. 

Il WorldTour è un modo per arrivare direttamente al cliente?

E’ un aspetto che abbiamo toccato con mano, quando Andrea Vendrame è venuto nel nostro negozio di Torino ha portato tanti appassionati che hanno poi avuto modo di toccare con mano il nostro lavoro. Per Decathlon lavorare a stretto contatto con i professionisti è un modo per avere un feedback costante sui nostri mezzi con l’obiettivo di evolvere in maniera reciproca. 

Gli incontri negli store con i professionisti è un modo per avvicinare gli appassionati e metterli a contatto con il mondo Decathlon
Gli incontri negli store con i professionisti è un modo per avvicinare gli appassionati e metterli a contatto con il mondo Decathlon
Il cammino di Decathlon come proseguirà?

Nasciamo per poter accompagnare gli sportivi da quando iniziano a quando diventano professionisti. Sono trent’anni, un po’ più in realtà, che siamo in Italia e siamo arrivati ad avere tre expert brand (Van Rysel, Kipsta e Kiprun, ndr) che accompagnano i professionisti. Ma non abbiamo perso la nostra anima che è quella di voler avvicinare le persone alla pratica sportiva.

Aurelien Paret-Peintre vuole lasciare il segno in montagna

12.07.2025
4 min
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Aurelien Paret-Peintre è uno dei personaggi francesi più amati e attesi di questo Tour de France. Noi lo abbiamo incontrato nella Maison Van Rysel  di Lille. Nelle prime frazioni, ogni volta che i team salivano sul palco prima delle tappe, lui e il fratello Valentin, ricevevano un applauso forte, intenso… ben più alto della media.

Prime tappe in cui c’era, e c’è, tensione. Soprattutto per la squadra di Aurelien, che partiva “da casa”, in qualche modo. La Decathlon-Ag2R è equipaggiata con bici Van Rysel e Van Rysel è di Lille, sede del Grand Depart. Guarda caso, in fiammingo “Van Rysel” è la traduzione di Lille.

Aurelien Paret-Peintre (classe 1996) sta affrontando il suo settimo grande Giro (foto Instagram)
Aurelien Paret-Peintre (classe 1996) sta affrontando il suo settimo grande Giro (foto Instagram)

Non solo gli Yates

«E’ sempre bello essere al via del Tour. Il fervore di alcune partenze all’estero è enorme – ha detto Aurelien – ma qui in Francia è diverso. Correre con mio fratello? Di certo è un’occasione particolare e privilegiata che capita a ben pochi corridori. Spesso parliamo, discutiamo, anche la sera per telefono ci scriviamo, come è successo al Delfinato. Sono contento di fare questo Tour con lui, anche se non siamo più nella stessa squadra. Spero però che entrambi arriveremo a Parigi».

Aurelien ha aggiunto che tra di loro si parla anche di tattiche, si discute della corsa. Chissà se lo stesso fanno i fratelli Yates: loro sì che sono rivali per davvero, visto che Adam sostiene la causa di Pogacar e Simon quella di Vingegaard.

Aurelien Paret-Peintre (in maglia azzurra) punta deciso alle tappe di montagna
Aurelien Paret-Peintre (in maglia azzurra) punta deciso alle tappe di montagna

Obiettivo montagna

Ma se gli altri due sono votati alla causa totale del loro leader, e crediamo sarà così anche per il fratello Valentin, la questione è un po’ diversa per Aurelien. Lui potrebbe essere chiamato a un duplice ruolo: attaccante, ma anche supporto per Felix Gall, che lo scorso anno ha chiuso la Grande Boucle al 14° posto, vincendo una tappa. E quest’anno punta senza mezzi termini a una top ten nella generale.

«Io – riprende Aurelien – credo che alla fine ci saranno 4-5 tappe in cui arriverà la fuga, e sono ottimista, visto l’andamento degli ultimi anni. Noi dobbiamo essere bravi ad arrivarci. Questo è il primo obiettivo, per me e per la squadra.

«Neppure Gall può lottare per i primi tre posti della generale, almeno quest’anno: bisogna essere realisti. Con quei corridori è del tutto impossibile. Per questo dico: concentriamoci sulle vittorie di tappa e su quelle di montagna in particolare. In questi primi giorni così nervosi ci vedrete poco. Per me – ricordiamo che Aurelien Paret-Peintre è uno scalatore – sarà difficile nelle prime tappe, sia mentalmente che fisicamente.

«Sono soddisfatto della mia forma e della mia preparazione. Finora è andato tutto bene. Il Dauphinée mi ha fatto bene, è stato molto duro, ma mi ha fatto progredire. A Sierra Nevada ci siamo allenati bene, anche se le temperature erano abbastanza alte anche lì, circa 36-37°C… Ci siamo già abituati al caldo che troveremo! Ma in generale abbiamo curato moltissimi aspetti, dopo quel 2023. Dallo scorso anno tante cose sono cambiate riguardo alla performance: materiali, alimentazione, attenzione ai dettagli…».

Giro d’Italia 2023: Aurelien sfreccia a Lago Laceno
Giro d’Italia 2023: Aurelien sfreccia a Lago Laceno

Dal Giro al Tour

Parlando con un giornalista italiano, in qualche modo emerge il discorso del Giro d’Italia. E Aurelien ammette di avere un buon feeling con il nostro Paese e la nostra corsa.

«Quella che – dice lui – mi ha dato la notorietà. L’atmosfera è diversa, le due corse sono completamente diverse. Ho un buon attaccamento al Giro, anche prima della mia vittoria in grande Giro. Mi piace l’ambiente della corsa italiana. Ma il Tour per noi francesi è come il Santo Graal, è sopra il Giro in termini di notorietà. Sarebbe davvero un sogno lasciare un segno anche qui. Sono contento di essere venuto al Tour, ne ho fatti solo due nella mia vita finora. E sono contento perché vedo che sono con i grandi. Sono dietro, ma non sono troppo lontano da loro».

Infine una piccola annotazione. Il savoiardo aveva detto che nelle prime dieci tappe avrebbe sofferto. In parte è vero. Ma va annotato anche il settimo posto a Boulogne-sur-Mer e il dodicesimo a Rouen: tappe molto dure, in cui si è vista un’importante selezione. «Significa che sto bene», ha sentenziato Aurelien.

Seixas sta attento ai fuorigiri: per quest’anno niente Tour

20.06.2025
5 min
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«Se un corridore è pronto – dice Thomas Voecklerse ha la capacità mentale di gestire tutto, allora non puoi porti limiti. Ma il Tour de France non è come il Giro e la Vuelta, il ritmo è più intenso e non mi riferisco alla corsa in sé. Il Tour è ingrato, invece all’età di Seixas, bisogna sognare. Quindi troverei logico non mandarlo al Tour, non ne vedo il motivo. Il Delfinato è stato già una tappa importante dopo la sua prima preparazione in altura».

L’ottavo posto del campione del mondo juniores della crono al Criterium du Dauphine (che dal prossimo anno prenderà il nome di Tour Auvergne-Rhone Alpes) ha destato scalpore in Francia. Il ragazzino ha un notevole appeal sui tifosi. Lo hanno visto vincere il Giro della Lunigiana e battagliare in tutte le altre corse a tappe juniores e oggi non è come quando alla categoria prestavano attenzione solo pochi appassionati. Oggi i social ti rendono personaggio anche a 17 anni e così le attese attorno al nome di Seixas sono esplose. Al punto che, avendolo visto correre da leader al Delfinato, qualcuno si è chiesto se potesse essere schierato anche al Tour de France (in apertura foto Decatlhon-Ag2R/KBLB).

I piedi per terra

Paul ha appena 18 anni, ma i piedi saldamente per terra. Appare ben fondato atleticamente. E’ in grado di parlare un ottimo inglese, essendo studente dell’Em Lyon Business School, la più antica scuola di economia d’Europa, fondata nel 1872. E quando gli è stato chiesto se gli piacerebbe correre il Tour, ha dimostrato che i sogni sono una cosa, la consapevolezza un’altra. Ed è solida come la sua scarsa propensione a dare credito ai social e alle voci dall’esterno.

«Il Tour è certamente un sogno – ha detto dopo l’arrivo in salita di Valmeinier – ma non credo abbia senso farlo ora. A prescindere dal risultato di qui, non mi vedrete alla partenza di Lille, anche se da più parti si scrive in questo senso. In tempi normali ignoro completamente il telefono, ma a maggior ragione in questi ultimi giorni preferisco non perdere tempo a guardarlo inutilmente».

Seixas in Francia è già un beniamino dei tifosi: giusto tutelarlo dalle attese (foto Decatlhon-Ag2R/KBLB)
Seixas in Francia è già un beniamino dei tifosi: giusto tutelarlo dalle attese (foto Decatlhon-Ag2R/KBLB)

Il rischio di bruciarlo

Non ha senso bruciare le tappe quando si hanno così tanto talento e fulgide prospettive di carriera. Seixas è passato dal 2024 in cui le distanze di gara fra gli juniores erano di 100-120 chilometri a quelle ben superiori del professionismo. Così se da un lato sarebbe una sfida interessante vederlo alla prova del Tour, dall’altro si avrebbe la sensazione di un voler bruciare le tappe forzato e privo di logica.

«C’è sicuramente un curriculum da convalidare – ha spiegato a L’Equipe Jean-Baptiste Quiclet, responsabile della performance della Decathlon-Ag2R – prima di affrontare un Grande Giro in termini di carico di lavoro e intensità. Il Tour è la corsa più intensa, la più dura dell’anno, e se vi partecipasse, potrebbe avere un aumento del carico di lavoro del 15 o 20 percento nell’arco di un mese. Dato che ha talento, potrebbe superarla senza intoppi, ma si potrebbe anche entrare in una fase di superlavoro o sovrallenamento. E questo potrebbe ostacolare la sua progressione».

Due volte secondo al Tour of the Alps. Qui a Lienz, dietro al compagno Prodhomme
Due volte secondo al Tour of the Alps. Qui a Lienz, dietro al compagno Prodhomme

Uno studente modello

La scelta è ovviamente condivisa anche dai compagni più esperti, che tuttavia si sono detti tutti stupiti per la serenità del ragazzino davanti alle prove più impegnative, dal UAE Tour di inizio stagione ai percorsi ben più severi del Delfinato.

«Non abbiamo molto da insegnargli sugli aspetti fisici, tattici o di gara – ha detto Aurelien Paret-Peintre, che scherzando i compagni hanno eletto come il padre di Seixas – semmai qualcosa di più sugli effetti collaterali, come recupero, programmi e fasi di decompressione. E’ importante perché gli verrà chiesto di assumere un ruolo di leadership, cosa che ha iniziato a fare in questa settimana. E sta imparando in fretta. E’ un buon ascoltatore ed è ambizioso, quindi è sicuramente desideroso di progredire sempre più velocemente».

Scortato dall’addetto stampa Pierre Muglach: anche le interviste sono accuratamente dosate (foto Decatlhon-Ag2R/KBLB)
Scortato dall’addetto stampa Pierre Muglach: anche le interviste sono accuratamente dosate (foto Decatlhon-Ag2R/KBLB)

Tour de l’Avenir, sì o no?

In sintesi: Seixas potrebbe essere alla partenza del Tour e a tratti potrebbe essere anche all’altezza della situazione. Tuttavia potrebbe bruciarsi e pagarne le conseguenze a lungo: per questo motivo la scelta più ovvia è stata quella di prevedere per lui un programma diverso, in cui non rientra neppure la Vuelta.

E’ certa la partecipazione ai campionati nazionali a cronometro, mentre nel mirino ci sarebbe il Tour de l’Avenir, ma con un punto interrogativo. Anche se la riforma UCI prevede che ancora per quest’anno gli atleti professionisti potranno prendervi parte (saranno invece banditi dal 2026), pare che la Federazione francese potrebbe portare in gara una squadra coerente con quella che poi porterà ai mondiali in Rwanda. In quel caso, essendo già tesserato in una WorldTour, Seixas non potrebbe correre e questo lo escluderebbe dall’Avenir. A meno che la FFC non decida di fare un’eccezione per il suo caso così speciale.

Resta l’opzione dei mondiali dei professionisti. E qui, tornando da Voeckler, si scopre che il cittì francese non avrebbe alcuna controindicazione per una sua chiamata in nazionale, se non il rispetto della giovane età e la volontà di agire di concerto con chi lo gestisce. Il talento è tanto e limpido, la gabbia intorno serve per evitare di disperderlo.