Toneatti corona il sogno: dal 2025 sarà WorldTour

06.12.2024
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La rosa dell’Astana Qazaqstan Team è ancora mossa dalle onde che hanno rivoluzionato il recente ciclomercato. Dai kazaki sono arrivati un’infinità di corridori, alcuni pronti e tanti altri da creare. L’impronta è pressoché azzurra, come la maglia del team, ma in questo caso si parla di Italia. Sono ben tredici i ragazzi italiani presenti nel team WorldTour. L’ultimo a inserirsi in questa lunga lista è Davide Toneatti: altro atleta che passa dal devo team alla formazione principale, con lui arriva anche Alessandro Romele

Toneatti è uno di quei corridori di talento in grado di affermarsi da giovane nel ciclocross. Poi, quando si è trattato di scegliere che via far prendere alla propria carriera si è asciugato il volto dal fango, ha ringraziato per i successi ottenuti e ha guardato dritto alla strada. In lui ha creduto, per l’appunto l’Astana Qazaqstan

Davide Toneatti è entrato nel devo team dell’Astana Qazaqstan nel 2022
Davide Toneatti è entrato nel devo team dell’Astana Qazaqstan nel 2022

Da zero al WorldTour

Con il team kazako è partito dal giorno zero di questa scelta. Dal 2 marzo 2022, giorno del suo esordio in Croazia, sono passati più di 2 anni e mezzo. Toneatti è cresciuto, si è fermato, è ripartito e ora vede il mondo aprirsi davanti ai propri occhi. Il passaggio nel WorldTour nel 2025 gli dà ragione, ha scelto la sua strada, l’ha percorsa e ora si trova dove avrebbe voluto essere. 

«Aver firmato per il passaggio nel WorldTour – ammette – è un bellissimo step per la mia giovane carriera su strada. Non ero sicuro sarei riuscito a passare qui, l’Astana ha fatto una grande campagna acquisti e ha preso tanti corridori. Ad un certo punto anche altre squadre si sono mosse nei miei confronti, ma dopo le ultime gare in Veneto, corse con la formazione principale, l’accordo è stato trovato facilmente.

«Questi tre anni – continua Toneatti – sono passati velocemente, ma ognuno di loro aveva obiettivi precisi. Il primo era dedicato al prendere le misure con le corse su strada, il secondo avrei dovuto dimostrare qualcosa ma non ci sono riuscito. E’ arrivato ben poco di quanto ci eravamo prefissati. Non è stato il percorso ideale, anche a causa di eventi esterni. La mononucleosi mi ha fermato per parecchi mesi e non è stato facile ripartire».

Nel 2023 ha trovato parecchi ostacoli lungo il proprio cammino di crescita (foto Nassos Triantafyllou)
Nel 2023 ha trovato parecchi ostacoli lungo il proprio cammino di crescita (foto Nassos Triantafyllou)

Il 2024

L’anno che ha poi confermato le aspettative, o comunque fatto vedere quanto sia cresciuto Davide Toneatti su strada, è stato il 2024. Sono arrivati la prima vittoria e tanti piazzamenti nelle diverse corse a tappe disputate

«Una delle grandi soddisfazioni del 2024 – spiega – è sicuramente la risposta che ho avuto dal mio corpo dopo lo stop forzato della passata stagione. Quest’anno sono stato costante, una cosa che ho notato anche alla ripresa degli allenamenti. Mi sento molto meglio rispetto all’inverno passato. Spero possa essere un segnale di ulteriore crescita. Alla fine ho avuto una stagione lineare e in crescita, dove ho messo insieme 66 giorni di gara. Non troppi ma nemmeno troppo pochi.

«La crescita maggiore – dice – l’ho sentita sulle salite lunghe e impegnative. Non che questo sia il mio punto forte. Al Giro del Friuli mi sono confrontato con dei giovani molto forti come Nordhagen, Pellizzari e Torres. Loro andavano molto più di me in salita. Mi sono reso conto di stare bene e di aver trovato il mio terreno nelle gare in Veneto che ho fatto con il team WorldTour. Su salite con sforzi da tre minuti sono a mio agio. Passando professionista troverò ben altri scenari, ma sarà bello capire a che punto sono».

Nel 2024 il friulano si è ripreso, conquistando la sua prima vittoria in maglia Astana alla Belgrade Banjaluka (foto organizzatori)
Nel 2024 il friulano si è ripreso, conquistando la sua prima vittoria in maglia Astana alla Belgrade Banjaluka (foto organizzatori)

Il cross

La nostra battaglia verso la salvaguardia della multidisciplina non vuole essere come quella di Don Chisciotte verso i mulini a vento. Il costante abbandono di ragazzi talentuosi a favore della strada è una costante in Italia. Anche chi era a livelli alti o comunque avrebbe potuto lottare per arrivarci ha preferito mollare, o è stato consigliato di farlo. I team non hanno interesse che un loro atleta continui a correre in una disciplina dove non appare la maglia, lo sponsor o altro.

La definizione che Toneatti ha dato di sé ci ha fatto venire però una domanda. Gli sforzi di tre minuti sono assimilabili a quelli che si trovano nel ciclocross, attività che lo ha accompagnato fin da giovanissimo. Continuare con quella disciplina non sarebbe stato utile per migliorare ancora? Definendo maggiormente quale tipo di corridore essere? 

«Gli sforzi brevi che si trovano nel ciclismo su strada – analizza Toneatti – arrivano alla fine di una corsa, quando si è in bici da 3, 4 o 5 ore. Serve maggiore fondo e io ho voluto concentrarmi su questo: migliorare la mia performance nell’ultima ora di gara. Lasciare il ciclocross la vedo come una scelta giusta da fare, sensata. Ovvio, se fossi andato a correre in una squadra belga o olandese magari avrei continuato anche nel fuoristrada. Ma in Astana questo interesse non c’era e anche io ero convinto di volermi concentrare su una sola disciplina».

All’inizio del 2023 Toneatti ha abbandonato il ciclocross per concentrarsi sulla strada (foto Billiani)
All’inizio del 2023 Toneatti ha abbandonato il ciclocross per concentrarsi sulla strada (foto Billiani)

Continuità

Il dibattito è sulla programmazione, certi corridori riescono a far combaciare l’attività su strada con quella fuoristrada. I mesi a disposizione per correre sono tanti, soprattutto da quando il calendario WorldTour e non si è ampliato tanto. Serve scegliere gli appuntamenti giusti e programmarli, allenandosi a dovere. Lo stesso si potrebbe fare con la multidisciplina, serve però l’intenzione di entrambi i soggetti coinvolti.

«Credo che nel 2024 mi servisse maggiore continuità su strada – conclude Toneatti – perché ogni anno mi sembra di migliorare, di mettere qualcosa. A inizio stagione sono in un punto e alla fine mi ritrovo in un altro, superiore. Certi atleti hanno una struttura alla base che permette loro di fare doppia attività in maniera continuativa e al meglio, scegliendo gli impegni. In certi team esteri come in Belgio e Olanda puoi fare il ciclocross per com’è lassù. Io avevo l’idea di impegnarmi su strada e ho voluto coltivarla e anche l’Astana non aveva interesse che continuassi nel ciclocross».

EDITORIALE / La multidisciplina sta sparendo?

11.11.2024
4 min
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Davide Toneatti sarà promosso nella Astana Qazaqstan Team nel WorldTour. La vittoria di aprile e i piazzamenti di tutto l’anno hanno persuaso Vinokourov a dare fiducia al friulano, figlio della multidisciplina, che a 23 anni metterà il naso nel ciclismo dei grandissimi. La notizia è sicuramente positiva perché porta un altro azzurro di talento a giocare la sua carta in una squadra che dal 2025 sarà la più italiana di tutte, con corridori come Ulissi, Bettiol, Conci, Scaroni, Masnada, Fortunato, Malucelli, Ballerini, Velasco, Romele e Kajamini.

Quello che si può notare è che Toneatti taglierà definitivamente i ponti con il ciclocross, come già accaduto nel recente passato (al momento di salire di livello) con De Pretto, Olivo e Masciarelli. Non è detto che questo per lui sia una privazione: magari ne aveva le tasche piene e non vede l’ora di concentrarsi soltanto sulla strada. La stessa cosa tuttavia si è verificata con Silvia Persico e in parte con Federica Venturelli, frenata peraltro anche dal recupero da un infortunio. La multidisciplina è passata di moda? Oppure va bene finché l’atleta è giovane e poi bisogna scegliere? Oppure, ancora, la seconda specialità è una sorta di gabbia da cui il corridore non riesce a liberarsi se non quando diventa grande?

Fra le vittorie nel cross di Toneatti spiccano un tricolore e il mondiale nella staffetta
Fra le vittorie nel cross di Toneatti spiccano un tricolore e il mondiale nella staffetta

Strada e pista

Ha retto finora l’abbinamento fra strada e pista. Abbiamo letto nell’intervista a Luca Guercilena che, al momento di firmare con la Lidl-Trek, Milan ha inserito la clausola pista, peraltro ben accetta da parte del team. Un discorso simile ha funzionato alla Ineos Grenadiers con Ganna e Viviani, ma è stata evidente la disparità di trattamento fra i due. Il piemontese ha potuto seguire un bel calendario su strada, mentre Elia si è dovuto accontentare di quel che capitava.

E’ stato però chiaro che tutti, dal giorno dopo Olimpiadi e mondiali, sono stati richiamati in servizio. Soprattutto all’indomani di Parigi, questa necessità ha reso difficile la vita agli atleti che avrebbero avuto bisogno di recuperare e invece si sono ritrovati subito in gruppo.

Milan, Consonni e Ganna: tre stradisti… concessi dal WorldTour alla pista
Milan, Consonni e Ganna: tre stradisti… concessi dal WorldTour alla pista

Programmi e sponsor

Ciò che risulta evidente dalle dichiarazioni di Patrick Lefevere e in qualche misura dello stesso Guercilena è che la multidisciplina non abbia interessi commerciali per le squadre che pagano gli atleti. Nel cross se non altro possono correre con la bici e i materiali del team, con l’eccezione dell’abbigliamento che sarà quello della nazionale. Su pista invece, anche la bici è federale e piuttosto che celebrare la vittoria di un competitor, non si celebra il campione. Il prossimo azzurro che dovrà gestire la doppia attività sarà Stefano Viezzi, che da gennaio sarà al devo team della Alpecin-Deceuninck.

Va lassù e ce lo aveva fatto capire sin dalla Coppa del mondo di Benidorm dello scorso gennaio perché affascinato dalle imprese di Mathieu Van der Poel cui in parte somiglia. Forse in Belgio gli lasceranno spazio per il ciclocross: finché si è nei team di sviluppo non ha senso costringerli a scegliere. Poi, se e quando verrà il momento di passare professionista, si vedrà il livello raggiunto e si faranno valutazioni insieme, senza preclusioni a priori.

Cross e strada: multidisciplina che funziona. A gennaio Viezzi ha vinto il mondiale juniores a Tabor. Dal 2025 passa alla Alpecin
Cross e strada: multidisciplina che funziona. A gennaio Viezzi ha vinto il mondiale juniores a Tabor. Dal 2025 passa alla Alpecin

Il ruolo della Federazione

Come fa un ragazzo a inserire qualsiasi clausola se il suo potere contrattuale è ancora esiguo? Non deve essere lui a farlo, ma probabilmente il suo procuratore o la Federazione per cui è un elemento di grande interesse, soprattutto nella prospettiva dell’ingresso del cross nel programma olimpico. E’ vero che alla fine comanda la volontà dell’atleta, ma se in alcuni casi la rinuncia è un’imposizione, allora forse l’intervento federale potrebbe aiutare parecchio. Qui si parla di medaglie olimpiche, mondiali ed europee, non di sfide regionali.

L’alternativa è che la multidisciplina, in questo caso il cross, in Italia diventi una prerogativa giovanile, che ci vedrà brillare sempre meno nelle categorie elite. Bisognerà solo abituarsi al prurito di veder sparire i talenti su cui si potrebbe costruire tanto e che invece, per scelta o necessità, prenderanno strade diverse.

Prima vittoria per Toneatti, ora sempre più stradista

01.05.2024
5 min
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Secondo in classifica generale alla Belgrado-Banjaluka, dopo aver vinto una tappa e essere stato due altre volte sul podio. Parliamo di una gara livello 2.2, certamente non una classica del calendario mondiale, ma serve per dare morale a uno come Davide Toneatti, venuto fuori a fatica da un 2023 davvero infausto. Sulle strade serbe il portacolori dell’Astana Development Team ha ritrovato soprattutto quel feeling con le due ruote che in certi momenti, lo scorso anno, sembrava perduto.

La sua voce, dopo la corsa in Serbia è evidentemente più rilassata, il risultato è la miglior medicina dopo le difficoltà affrontate: «So bene che il livello della corsa era quel che era – ammette – ma la partecipazione non era male, oltretutto è una gara che è nel calendario da anni e molte squadre la inseriscono sempre nella propria agenda. Era una corsa abbastanza varia, con la prima tappa piatta, poi una più mossa dove ho vinto in volata, la terza che era la più dura con 3.100 metri di dislivello e 180 chilometri da affrontare e ho fatto 3°, infine l’ultima ancora piatta e sono stato terzo anche lì».

Il friulano premiato sul podio di Vlasenica, per lui la corsa serba è stata quella della rinascita (foto Belgrado-Banjaluka)
Il friulano premiato sul podio di Vlasenica, per lui la corsa serba è stata quella della rinascita (foto Belgrado-Banjaluka)
Sei stato sempre protagonista, qualcosa che lo scorso anno sembrava a un certo punto diventata un’utopia…

Sicuramente sulla mia costanza a quel livello ha influito molto la voglia di rifarmi. Stare fermo per 8 mesi lo scorso anno non ha certamente aiutato la mia crescita, ma so che quest’inverno ho finalmente potuto lavorare bene mettendomi i problemi fisici alle spalle, sapevo che c’erano tutte le condizioni per uscire allo scoperto.

Nei 23 giorni di gara messi finora da parte, hai colto 8 presenze in top 10 oltre alla vittoria di Vlasenica. Ora si parla di te come di uno stradista, mettendo da parte quella dicotomia fra strada e ciclocross che ti contraddistingueva…

Questo per me è molto importante, significa che inizio ad assumere una piena identità su strada che è quello che voglio. Ho bisogno di trovare la mia dimensione, lo scorso anno sono stato quasi sempre a guardare gli altri, ora inizio a ritrovare un po’ di sicurezza nei miei mezzi.

Toneatti aveva già affrontato la trasferta con la prima squadra al Tour of Oman
Toneatti aveva già affrontato la trasferta con la prima squadra al Tour of Oman
Cominci anche a capire quali sono le situazioni di gara che più ti si addicono?

Io prediligo i percorsi impegnativi, quando le salite fanno la differenza e scremano il gruppo. Le salite medio-brevi sono quelle dove mi trovo meglio, su quelle lunghe mi manca ancora qualcosa anche se vedo che sono sempre più resistente e vado migliorando. I progressi ci sono, spero che ci siano anche nel prosieguo della stagione.

Ora che cosa ti aspetta?

La prima parte di stagione è finita, ora farò un paio di settimane in altura per essere al Giro del Giappone dove andrò per fare classifica considerando le caratteristiche delle tappe. Poi vedremo che cosa porterà il calendario.

Nel team Toneatti ha trovato il clima giusto per uscire dai problemi del 2023 (foto Nassos Triantafyllou)
Nel team Toneatti ha trovato il clima giusto per uscire dai problemi del 2023 (foto Nassos Triantafyllou)
Com’è l’atmosfera in seno al team, anche in considerazione dei cambiamenti in atto nel complesso dell’Astana, in piena trasformazione come caratteristiche?

L’atmosfera è buona, quello del devo team è davvero un bel gruppo, molto unito, fatto di amici che si sentono anche al di fuori della nostra attività. Questo poi aiuta tantissimo in gara perché tutti si lavora insieme per un unico obiettivo che è la vittoria di uno di noi.

Con la prima squadra, al di là delle chiamate com’è stato per te con la trasferta in Oman, ci sono contatti?

So che ci guardano costantemente, che c’è un contatto quotidiano fra i diesse dei due team. L’intenzione è quella di rimpolpare quanto prima il team del WorldTour con giovani, forze fresche per proseguire quell’opera di rinnovamento.

Insieme a Lutsenko al Giro d’Abruzzo, un’esperienza da gregario che è stata preziosa e vincente
Insieme a Lutsenko al Giro d’Abruzzo, un’esperienza da gregario che è stata preziosa e vincente
Tu hai corso anche il Giro d’Abruzzo con la prima squadra, che esperienza è stata?

Intanto devo dire che la squadra mi ha fatto correre senza pressione. E’ chiaro che tutti noi lavoravamo per Lutsenko e si è capito subito che aveva una buona gamba. Di partenza la nostra non sembrava una squadra all’altezza della Uae, con me e un altro ragazzo del devo team, invece alla fine, lavorando di concerto siamo riusciti a sovvertire i pronostici.

Come ti sei trovato?

Devo dire che quei quattro giorni sono stati molto istruttivi, ho imparato tanto e anche nei frangenti quando sono stato chiamato in causa, come ad esempio nella prima fase della salita di Prati di Tivo dove dovevo un po’ pilotarlo, è stato esaltante. La sua vittoria è stata la vittoria di tutto il team, credo che poi abbia anche influito sui miei successivi risultati in Serbia.

Le difficoltà del ciclocross. Scotti ne ha per tutti…

30.10.2023
6 min
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Con i protagonisti della strada a riposo e in giro per il mondo per le vacanze, l’attenzione è tutta incentrata sul ciclocross. L’attività sui prati è già entrata a pieno regime, con tappe di Coppa del Mondo ogni fine settimana abbinate a prove degli altri principali circuiti. Non ci sono naturalmente i grandi protagonisti. Van der Poel ha già annunciato che tornerà sui prati solo nella seconda metà di dicembre per la serie di gare del periodo natalizio. Probabilmente sia Van Aert che Pidcock, gli altri “tenori” seguiranno la stessa impostazione.

Per Van Aert e VDP un inverno con poche gare, come ormai prassi vista l’attività su strada
Per Van Aert e VDP un inverno con poche gare, come ormai prassi vista l’attività su strada

E’ chiaro quindi che fino ad allora seguiremo “un altro sport”, con altri protagonisti ma con la consapevolezza che i valori espressi non sono quelli assoluti. Un trend che si sta allargando. Fra le donne, dove continua il netto dominio olandese, c’è chi come la Van Anrooij comincia a selezionare le sue apparizioni. In Italia poi è ormai chiaro come il panorama di praticanti di vertice si sia ulteriormente ristretto. Il ciclocross continua ad essere visto come un fastidioso intermezzo per i nostri ciclisti.

Su questo e tanto altro abbiamo ragionato con Fausto Scotti, organizzatore del Giro d’Italia ma per anni commissario tecnico azzurro e profondo conoscitore del movimento da tutta una vita. Partendo proprio dalle considerazioni internazionali: «I tre campioni li vedremo sempre meno spesso. La loro stagione su strada è troppo intensa, ma non lasceranno l’attività sui prati e questo non solo per una questione di passione. Ogni gara vale per loro un ingaggio dai 15 ai 25 mila euro, è un’attrattiva di non poco conto, ma che sta anche creando squilibri».

Fausto Scotti, ex cittì azzurro, oggi organizzatore del Giro d’Italia di ciclocross
Fausto Scotti, ex cittì azzurro, oggi organizzatore del Giro d’Italia di ciclocross
In che senso?

Agli altri, a quelli che tirano la carretta per tutta la stagione resta poco, ma da parte loro c’è anche una certa rassegnazione sapendo del loro strapotere, anche se sono convinto che col tempo anche Thibau Nys salirà a quel livello, d’altro canto anche lui fa strada. I team dal canto loro hanno tutto l’interesse a lasciarli lavorare in pace e favorire le loro uscite nel ciclocross perché hanno ritorni d’immagine anche fuori stagione, con gli sponsor che vengono così gratificati nei loro investimenti. Gli organizzatori? Loro con gli introiti per ogni gara vedono i loro investimenti negli ingaggi ampiamente coperti. Hanno d’altronde protagonisti che ad ogni gara se le danno di santa ragione ma sempre nel reciproco rispetto. Ti garantiscono lo spettacolo.

Perché allora non seguire questa strada anche in Italia?

Intanto perché è un paragone improponibile considerando i nomi, ma anche a livello internazionale non tutto funziona. Questa continua volontà di portare la Coppa in America ad esempio non va. I team, piuttosto che programmare una trasferta simile preferiscono investire su un ritiro prestagionale in più che gli costa meno e coinvolge più gente. Guardate quanti sono andati a Waterloo, anche tra belgi e olandesi non erano così tanti.

Thibau Nys, vincitore della prima di Coppa negli Usa. Scotti è pronto a scommettere su di lui
Thibau Nys, vincitore della prima di Coppa negli Usa. Scotti è pronto a scommettere su di lui
Torniamo in Italia: spesso si sono criticati i diesse perché negano i permessi ai loro atleti per l’attività invernale, Si diceva che con l’avvento della multidisciplinarietà stava cambiando questa cultura, ma oggi senti i ragazzi più giovani che dicono che non vogliono più fare ciclocross per curare la preparazione per la strada. Allora di chi è la colpa?

E’ un discorso che coinvolge tanti attori e tante responsabilità. Iniziamo dai procuratori, che prendono i ragazzi da quando sono allievi, li lasciano correre nelle varie discipline ma appena possono li indirizzano verso quelle più remunerative. Faccio l’esempio di Fiorin che da ragazzo faceva un po’ tutto e che viene da una tradizione familiare dove il ciclocross era molto apprezzato, il padre l’ha quasi svezzato sui prati. Ora che è junior però viene spinto a fare solo strada e pista perché lì può emergere e soprattutto ha maggiori obiettivi, anche olimpici.

E i team che voce hanno?

I team guardano ai soldi, chi ha i campioni li coccola e chi non li ha cerca altre strade. In Italia come si diceva si dà molta colpa alle squadre ma io con loro ho lavorato per anni. Guardate Reverberi: a Paletti non ha messo limitazioni, ma qui è la famiglia che comincia ad avere perplessità, perché il ragazzo d’inverno rischia di avere un’attività ancor più stressante, fra allenamenti per la strada e le trasferte del fine settimana.

Luca Paletti sta gareggiando con regolarità, una rarità fra i pro’ italiani (foto Lisa Paletti)
Luca Paletti sta gareggiando con regolarità, una rarità fra i pro’ italiani (foto Lisa Paletti)
Che cosa servirebbe allora per dare un’inversione di tendenza?

Semplice: una vagonata di denaro. Per fare un team di primo piano che agisca su tutto, come l’Alpecin, servono decine di milioni di euro e dove sono gli sponsor italiani che possono investire tanto? Che cosa si garantisce loro?

Torniamo però al punto di prima, gli stessi ragazzi che sono contrari anche a fare qualche semplice gara per allentare la preparazione. Toneatti ad esempio vuole concentrarsi sulla strada…

Qui entriamo in un altro campo: la consapevolezza di sé dell’atleta. Davide era nato come ciclocrossista, i suoi risultati li ha ottenuti lì, è con quelli che l’Astana l’ha preso. Ora rinuncia alla disciplina dove aveva più chance di emergere per puntare alla strada dove le porte sono obiettivamente chiuse.

Per la Realini il ciclocross è ormai un bel ricordo. Ma siamo sicuri che qualche gara senza assilli non sia utile?
Per la Realini il ciclocross è ormai un bel ricordo. Ma siamo sicuri che qualche gara senza assilli non sia utile?
E in campo femminile?

Avviene un po’ lo stesso. La Realini ormai non fa più ciclocross, con lei ho parlato a lungo, non è per pressioni esterne ma più per delusioni avute in questo ambiente, ad esempio la mancata convocazione per i mondiali americani. La Persico ha staccato la spina e forse farà qualche gara fra dicembre e gennaio, ma il 2024 è anno olimpico e lei può ambire non solo a partecipare a Parigi. Sono tutte cose che devi mettere nel conto: Silvia ha pagato l’attività nel ciclocross in questa stagione faticando a trovare la miglior forma perché non si era fermata mai. Lei al mondiale potrebbe anche far bene, ma le servono almeno 5-6 gare per trovare la forma.

Poi però ci sono casi come la Venturelli che reclama addirittura la possibilità di competere anche d’inverno perché le dà la carica per affrontare la preparazione…

Ma lei è junior, siamo sicuri che le cose non cambieranno passando di categoria? Io credo che la vedremo sempre meno nel ciclocross per privilegiare strada e pista, perché i suoi orizzonti sono già proiettati verso Los Angeles 2028, lì potrà davvero scrivere pagine storiche per tutto lo sport italiano. Intanto però non credo che quest’anno la vedremo spesso sui prati…

In Italia l’attività è aumentata, i praticanti anche, ma mancano reali investimenti (foto Lisa Paletti)
In Italia l’attività è aumentata, i praticanti anche, ma mancano reali investimenti (foto Lisa Paletti)
Fa bene Pontoni a lavorare quasi esclusivamente sui giovani?

Che altro dovrebbe fare? Talenti veri non ce ne sono, quelli che abbiamo come Bertolini si sono persi inseguendo fantasmi come una convocazione olimpica nella mtb penalizzando quella che era la sua via preferenziale. Puoi lavorare sulle categorie giovanili, far crescere i ragazzi, poi loro prenderanno la direzione più redditizia e certamente non è il ciclocross perché chi ci investe sopra?

Una stagione persa, ma ora Toneatti punta tutto sul 2024

04.10.2023
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Che fine ha fatto Davide Toneatti? Molti se lo sono chiesti perché nelle cronache ciclistiche non compare da molto tempo. Precisamente dall’11 giugno, quando aveva preso il via al Giro Next Gen finendo addirittura 135° nella crono iniziale. Poi, più nulla. Con l’avvicinarsi della stagione del ciclocross, il suo primo amore, molti si sono ricordati del corridore dell’Astana Development Team: il mistero doveva trovare una soluzione.

Molti corridori dopo una malattia o infortunio fanno di tutto per provare almeno a riaffacciarsi all’agonismo, ma per il ventiduenne di Tolmezzo non era così facile: «La mononucleosi mi ha messo K.O. e mi ha cancellato tutta la stagione – afferma – una stagione che per me era molto importante, l’ultima da under 23. E’ stata la mia una ripresa molto complessa, molto più di quello che pensavo».

In stagione i migliori risultati per il friulano erano arrivati al Tour of Sakarya
In stagione i migliori risultati per il friulano erano arrivati al Tour of Sakarya
Quando ti sei accorto che qualcosa non andava?

Già due settimane prima non avevo buone sensazioni, così lo staff medico del team aveva deciso di farmi fare degli esami. Il giorno della cronometro sono arrivato i risultati con la dura sentenza. Chiaramente hanno deciso di farmi ritirare, ma il calvario era appena cominciato. La fase acuta è insorta dopo una decina di giorni, con linfonodi ingrossati, mal di gola fortissimo, una stanchezza terribile. Praticamente dormivo almeno 12 ore al giorno…

Quando hai cominciato a venirne fuori?

Dopo 3 settimane, ma è stata una ripresa lentissima, basti pensare che gli strascichi sono durati fino a due settimane fa. Io che ad esempio alle 7:30 sono già sveglio e attivo, dovevo mettermi la sveglia alle 10 per non dormire tutto il giorno e non riuscivo mai a riprendermi del tutto.

Per il corridore di Tolmezzo la ripresa è stata lenta, dopo un mese senza bici
Per il corridore di Tolmezzo la ripresa è stata lenta, dopo un mese senza bici
Quindi per quanto tempo sei rimasto lontano dalla bici?

Praticamente sono rimasto un mese intero completamente fermo, riprendendo ma in maniera molto molto blanda a inizio luglio. Il caldo non mi aiutava, anche con lo staff medico si vedeva che la temperatura non aiutava, così ho iniziato a mettere la sveglia sempre prima oppure a uscire la sera, ma la ripresa è stata molto lenta.

Che cosa hanno detto nel team non avendoti più a disposizione?

Ci sono rimasti male naturalmente, ma mi hanno detto di star tranquillo visto che le conseguenze erano così evidenti. Parlando con medico e diesse si sperava di riuscire a tornare almeno per la fine della stagione, fare qualcosa tra settembre e ottobre, ma i miglioramenti sono stati molto lenti, ancora oggi sono in una forma scarsa. Mi sarebbe piaciuto ad esempio fare qualcosa nel gravel di fine stagione, ma non ho assolutamente la tenuta per riuscirci.

Estate senza gare per Toneatti, che punta ormai direttamente alla prossima stagione
Estate senza gare per Toneatti, che punta ormai direttamente alla prossima stagione
L’anno scorso avevi preso parte alla Serenissima…

Sì, mi sarebbe piaciuto ripetere l’esperienza, ma avrei avuto un mese scarso per prepararmi e al team erano abbastanza contrari, temendo che mi sarei affaticato troppo in base alle mie condizioni attuali. Meglio recuperare e magari iniziare la preparazione per la prossima stagione con un certo anticipo, anche perché sono rimasto indietro rispetto agli altri.

Parlando di gravel, il discorso ricade giocoforza sul ciclocross: potrebbe essere un giusto approccio per riassaggiare l’agonismo?

Di regola ero abbastanza contrario, l’idea mia era di dedicarmi anima e corpo alla strada per preparare la stagione, ma magari qualche sortita a dicembre o gennaio potrei farla, più che altro per riassaporare l’agonismo, senza alcun obiettivo.

Nell’ultima stagione di ciclocross aveva fatto vedere belle cose, ma difficilmente tornerà a praticarlo
Nell’ultima stagione di ciclocross aveva fatto vedere belle cose, ma difficilmente tornerà a praticarlo
In tema di contratto che situazione hai?

La squadra mi ha dato la disponibilità a tenermi nel team Development anche se passo di categoria.

Di fatto, con soli 19 giorni di gara, hai perso una stagione che tu stesso ammetti essere importante, quella che doveva chiarire che tipo di corridore sei. Quei pochi giorni ti hanno lasciato qualche segnale?

Abbastanza pochi in realtà, per questo sono fortemente deluso per come sono andate le cose. Credo di essere un corridore adatto a corse abbastanza impegnative, quelle dove ci si gioca tutto avendo a disposizione poche energie e si finisce a lottare davvero alla pari. Io non sono veloce, ma in quei casi i valori vengono appianati e posso giocare le mie carte. Ripeto però che sono congetture, ho tutto da dimostrare e voglio fortemente farlo il prossimo anno.

Toneatti predilige le gare dure, dove fare selezione nel finale, ma vuole dimostrarlo sul campo
Toneatti predilige le gare dure, dove fare selezione nel finale, ma vuole dimostrarlo sul campo
Anche perché, proprio considerando che lasci la categoria, sarai chiamato a competere comunque con corridori più anziani e smaliziati, in un calendario che salirà di livello…

Questo sicuramente, ma in cuor mio ho la speranza di poter fare anche qualche esperienza con il team principale, disputare qualche gara contro le formazioni WorldTour in modo da accrescere la mia esperienza.

Hai particolari obiettivi per il prossimo anno?

Uno solo: avere una stagione lineare, tranquilla, senza strascichi e senza intoppi, per poter dimostrare finalmente chi è davvero Davide Toneatti…

Vigilia dei mondiali, Pontoni fra amici e… nemici

02.02.2023
6 min
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E’ un Pontoni carico a mille quello in partenza per Hoogerheide, sede dei mondiali di ciclocross. Nel weekend (ma si comincia già domani con la staffetta) si tirano le somme di un lavoro che è iniziato l’estate scorsa e che è proseguito non senza scossoni, non senza qualche tirata d’orecchie, soprattutto nei confronti dei più giovani.

Prima di procedere alla presentazione delle singole gare, il cittì tiene a togliersi qualche sassolino dalla scarpa: «Dopo le convocazioni – dice – ne ho sentite di tutti i colori. La delegazione è composta da 14 elementi perché in extremis è stato recuperato Samuele Scappini, ma la sua non era stata un’esclusione per chissà quale ragione. Il campione italiano aveva avuto qualche problema fisico, con il suo team siamo rimasti costantemente in contatto e avevamo anche stabilito un cammino di avvicinamento alla rassegna iridata. La sua idoneità è arrivata solo martedì, quindi è stato aggregato alla squadra dopo le convocazioni. Non c’era alcun caso».

Il tricolore juniores Scappini convocato in extremis. Problemi fisici risolti in settimana
Il tricolore juniores Scappini convocato in extremis. Problemi fisici risolti in settimana

Venerdì, team relay

I mondiali in casa italiana inizieranno subito con una prova molto importante. Nella team relay l’Italia parte infatti da campione uscente, ma Pontoni getta acqua sul fuoco.

«Rispetto a Fayetteville – dice Pontoni – la situazione è cambiata, le nazioni prestano molta attenzione a questa nuova prova. L’Olanda gioca in casa e non vorrà perdere la prima gara, quindi la vedo nettamente favorita. Noi siamo lì a giocarci il podio con Francia e Belgio, ma in una gara simile deve funzionare tutto al massimo, basta un salto di catena, un minimo problema e la corsa è andata. Io comunque, se dovessi scegliere una medaglia da portare a casa, la vorrei qui perché esprime la forza di un movimento».

Sabato il programma comincerà con la prova junior femminile e anche qui ci si giocano grandi chance. Sin dall’inizio di stagione Pontoni ha detto di puntare molto sulla Venturelli considerando le caratteristiche del percorso.

«E’ vero – dice – ma io non sottovaluterei anche la Corvi vista la sua condizione e la sua vittoria a Ostia Antica su un percorso molto simile a quello olandese. La Venturelli è in crescita di condizione, diciamo che abbiamo due belle frecce da scagliare. Inoltre Valentina Corvi partirà dalla prima fila, Federica dalla seconda, questo è un vantaggio ed è importante perché bisognerà entrare subito nel cuore della corsa.

Toneatti a Namur, dove un errore nel finale l’ha privato del meritato podio
Toneatti a Namur, dove un errore nel finale l’ha privato del meritato podio

Molengraaf favorita, ma…

«Qui certamente l’olandese Molengraaf è la favorita – distingue Pontoni – ma mi aspetto una gara diversa rispetto allo scorso anno perché la Backstedt uccideva la competizione sin dall’inizio, l’olandese invece dovrà sudarsela, non è superiore allo stesso modo. Per il resto attenzione alle gemelle canadesi Ava e Isabella Holmgren, ma per il podio ci siamo anche noi».

SI parla di under 23 e il pensiero torna agli europei e al 4° posto di Toneatti: «Il rammarico per quel podio sfuggito per errore resta, ma da lì in poi Davide ha corso bene, anche domenica a Besançon per metà gara è stato davanti. Viene dalla preparazione su strada con l’Astana, deve solo ritrovare un po’ di brillantezza e agilità e su questo ha lavorato negli ultimi giorni. Io dico che può ripetere la gara degli europei, ma attenzione anche ad Agostinacchio, tornato in forma quando serviva e che in settimana mi è piaciuto molto. Qui mi aspetto una lotta fra il belga Nys e l’olandese Del Grosso, puntando però più sul primo».

Per la Persico tanti quarti posti in stagione. Che l’acuto arrivi proprio a Hoogerheide?
Per la Persico tanti quarti posti in stagione. Che l’acuto arrivi proprio a Hoogerheide?

La Persico ci riprova

A chiudere la giornata del sabato ci sarà la gara Elite femminile, con Silvia Persico pronta a dare battaglia alla corazzata arancione per ripetere lo straordinario bronzo di Fayetteville.

«Fra le olandesi proprio non saprei chi scegliere – dice il cittì – la Alvarado si è risparmiata per i mondiali, Van Empel e Pieterse hanno rinunciato alla gara U23 per puntare al bersaglio grosso. Silvia ha avuto qualche piccolo problema ma conto che sabato sia già al massimo».

Si può contare anche sulla guerra interna fra le olandesi per sorprenderle? «Ognuna farà corsa per sé e di certo nessuna non tirerà i freni. La Persico sa leggere la corsa, se si presenterà l’occasione sono sicuro che ci sarà».

Da sinistra Van Empel, Van Anrooij e Brand. La Van Anrooij ha scelto di rimanere fra le U23, puntando a un oro sicuro
Da sinistra Van Empel, Van Anrooij e Brand. La Van Anrooij ha scelto di rimanere fra le U23, puntando a un oro sicuro

Juniores, chance per la Francia

Il programma della domenica ha chiaramente meno aspettative in casa azzurra, ma non per questo c’è meno attenzione, anzi. Nella gara junior Pontoni vede un netto favorito.

«Il francese Leo Bisiaux ha fatto vedere di avere qualcosa in più – dice Pontoni – poco conta che abbia perso in Coppa nella gara di casa. Dai nostri mi aspetto molto, voglio una corsa d’attacco. Scappini sarà quello che partirà più avanti e deve sfruttare l’occasione agganciando il treno dei migliori. Molto dipenderà dal clima, gli esperti prevedono pioggia prima delle gare e il fango potrebbe cambiare le carte in tavola».

A seguire le under 23 con l’Italia che schiererà Carlotta Borello e Asia Zontone: «Le due azzurre hanno fatto quasi tutta la Coppa del Mondo, il campo dice che possono ambire a una Top 10 e sarebbe un grosso risultato. Qui la Van Anrooij, unica delle big a non aver voluto cambiare categoria, dovrebbe avere la strada spianata verso il titolo, vedremo se la Backstedt sarà già matura per darle battaglia».

Van Der Poel e Van Aert. L’ennesima sfida iridata elite, per ora il punteggio è 4-3 per l’olandese
Van Der Poel e Van Aert. L’ennesima sfida iridata elite, per ora il punteggio è 4-3 per l’olandese

L’ennesima battaglia fra i due Tenori

In chiusura il piatto forte del weekend, la gara elite maschile e quindi la sfida fra Van Aert e Van Der Poel: «Non mi azzardo in un pronostico perché è impossibile – sottolinea Pontoni – mai in passato i due sono arrivati alla gara iridata entrambi in una tale condizione, c’era sempre uno dei due leggermente al di sotto. Io da appassionato sono curioso di vedere come andrà a finire. Van Aert forse ha più potenza, ma l’olandese gioca in casa, conosce quel percorso a menadito, sa dove intrappolarlo».

Per l’Italia ci sarà il solo Filippo Fontana: «Entrare nei primi 10 significherebbe come una vittoria, dentro i 15 sarebbe già un buon risultato. La condizione c’è, anche a Besançon era nel gruppo dietro i primi. Serve molta abilità soprattutto nelle prime battute, poi si vedrà».

Fontana vince il tricolore della nuova generazione

15.01.2023
4 min
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Quello che si è da poco concluso è forse il tricolore della nuova generazione. La gara che ha segnato il passaggio di potere ai millennial. Dal vincitore, Filippo Fontana, al secondo Davide Toneatti, a Federico Ceolin che è stato uno dei protagonisti. E anche Jakob Dorigoni (terzo) di anni ne ha 25, non è un matusalemme.

Il sole spunta e al tempo stesso allunga le ombre sulla pineta di Castel Fusano e sul Camping Roma Capitol. Per assurdo è più fresco col sole, che la mattina con le nuvole. Ma nell’aria c’è il calore delle gara più attesa. E anche la più incerta. 

Oracolo Fruet!

Alla fine aveva ragione Martino Fruet. Sia a predire una gara tattica, sia a inserire Filippo Fontana tra i favoriti. Soprattutto in caso di fettucciato stretto. In pratica: “passa l’angelo e dice amen”!

Vanno via in quattro: Fontana, Ceolin, Dorigoni e Toneatti. Menano, tirano, mollano, riaccelerano, ma lentamente rientra Gioele Bertolini, “il vecchio” con i suoi 28 anni. I vincitori degli ultimi quattro titoli, Gioele appunto e Jakob, c’erano. Come Fruet diceva!

Però sono i giovani a dare le menate più feroci. E forse Ceolin spreca troppo. La fila si allunga. Sono tutti con le spalle oltre la ruota anteriore: spingono anche col collo…

La guida ottima di Fontana gli ha permesso di risparmiare energie quando non si sentiva al top nella prima parte di gara
La guida ottima di Fontana gli ha permesso di risparmiare energie quando non si sentiva al top nella prima parte di gara

Fontana di classe 

Filippo Fontana soffre, anche se da fuori non sembra.

«Eppure – racconta il neo campione italiano – è così. Nella parte centrale non stavo affatto bene e non credevo neanche che avrei tenuto le ruote. Poi, non so perché, ad un giro e mezzo dalla fine ho sentito che la gamba è tornata a girare come volevo io. A quel punto ho pensato a come giocarmi le carte.

«Avrei dovuto prendere in testa il tratto tecnico, quello del fettucciato più stretto. Sapevo che se fossi entrato in testa lì poi sarebbe stato difficile passarmi di nuovo. E così ho fatto. Mi sono buttato dentro deciso, ho spinto forte e ho preso un piccolo margine.

«Paura del ponte finale? Più che altro del lungo rettilineo prima. Ma tutto sommato voltandomi ho visto che il distacco era “rassicurante”».

Il trevigiano dei Carabinieri è la gioia fatta persona. Tra mtb (da qui le sue doti di guida) e cross, veniva da quattro secondi posti. Era ora di vestire il tricolore.

«Questo ha tutto un altro sapore. Dedico questa maglia a chi c’è dietro e fa tanto per supportaci. Il mio futuro in questa specialità? Vedremo, ma voglio continuare… In quanto appartenente ad un gruppo sportivo militare, diamo priorità alla mtb che è sport olimpico. Per adesso penso ad onorare al meglio questo maglia».

Toneatti ride

Chi è felice e ha fatto un po’ il Fontana del 2022 è stato Davide Toneatti. Il corridore dell’Astana Qazaqstan Development Team poteva correre con gli U23, ma visti i valori in campo, ha deciso di alzare l’asticella in anticipo. E come Fontana l’anno scorso, quando anche lui appunto era un under 23, ha fatto secondo.

«Sono contento che siamo tutti giovani. Magari questo darà una scossa al movimento – spiega Toneatti dopo l’arrivo – ho deciso di correre con gli elite dopo la gara di Torino. Ho visto che i valori c’erano. Poi però dopo la trasferta in Belgio che non è andata benissimo, un po’ sono tornato ad avere qualche dubbio, ma alla fine ho fatto questa scelta».

«E’ stata una bella gara. Non era facile la differenza su questo percorso e infatti è emersa una gara anche tattica. Non a caso nell’ultimo giro abbiamo fatto un po’ a sportellate!

«Adesso penso ai mondiali, poi vediamo. Io vorrei continuare a fare il cross. Magari anche un po’ meno, ma credo che alla fine serva anche questo. Cosa mi ha dato invece la strada per il cross? Di certo mi ha dato qualcosa nei tratti dove c’è da spingere e rilanciare. Sento proprio che la gamba risponde diversamente. E cosa ho perso? Un po’ la guida… almeno inizialmente».

Calendario e il progetto sul cross: parla Ghirotto

14.01.2023
5 min
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Con i campionati italiani scattati oggi a Castel Fusano, la stagione nazionale del cross giunge al suo culmine, anche se ci sono in programma ancora appuntamenti come quello tricolore giovanile di San Fior. E’ stata una stagione lunga, la prima completamente libera dai legacci imposti dalla pandemia. In essa sono emersi anche temi importanti sul futuro della specialità.

E’ innegabile che nell’ambiente serpeggino alcune perplessità sullo stato di salute del movimento e sulle sue prospettive. La sensazione da parte di molti addetti ai lavori è che la specialità non sia abbastanza considerata. Forse per il fatto di non avere sbocchi olimpici (le medaglie a cinque cerchi sono il primo fattore che sblocca il flusso di contributi da parte del Coni).

Ghirotto è in FCI dal 2021: eccolo alla prima Serenissima Gravel dello stesso anno con il cittì della MTB Celestino
Ghirotto è in FCI dal 2021: eccolo alla prima Serenissima Gravel dello stesso anno con il cittì della MTB Celestino

Un calendario troppo ricco?

La principale obiezione che viene mossa riguarda il calendario: nel periodo della pandemia si era deciso di aprirlo il più possibile, promuovendo una gran quantità di prove regionali al rango nazionale. Si pensava che dopo la pandemia, si sarebbe tornati indietro, ma non è stato così e questo ha generato malumore. Queste perplessità le abbiamo girate a Massimo Ghirotto, responsabile della commissione offroad della Fci. L’ex pro’ ci tiene però a sottolineare come il tema vada guardato dalla giusta prospettiva.

«E’ vero che nel tempo del Covid – spiega Ghirotto – erano state cancellate le tasse di autorizzazione per l’ingresso nel calendario nazionale e questo aveva portato a un grande allargamento. Ci aspettavamo che, tornando alla situazione pregressa, molti avrebbero ripristinato lo status regionale della propria gara, invece non è stato così. Quasi tutti hanno pagato la tassa e fatto la richiesta.

«Noi le abbiamo esaminate tutte. Se rispondevano a criteri ben precisi, riguardanti la storia dell’evento, l’organizzazione, la fornitura dei servizi, dovevamo dire di sì. Sottolineo “dovevamo”: in base alle norme che abbiamo. Abbiamo cercato di tenere conto anche delle concomitanze e della distanza. Solo in un paio di casi ci sono state gare nella stessa giornata, ma con 400 chilometri fra un posto e l’altro».

Il calendario 2022-23 comprende 32 gare fra nazionali e internazionali. Qui il Giro delle Regioni a Capannelle (foto Bit&Led)
Il calendario 2022-23 comprende 32 gare fra nazionali e internazionali. Qui il Giro delle Regioni a Capannelle (foto Bit&Led)

Una scalata progressiva

L’obiezione che a tal riguardo viene portata da molte società è che in questo modo la qualità degli eventi, dal punto di vista della partecipazione, viene sminuita diluendo la partecipazione e questo va a scapito della crescita dei giovani.

«Su questo – prosegue Ghirotto – mi permetto di dissentire. Sento anch’io dire che le gare sono impoverite. Ma intanto, se parliamo dal punto di vista quantitativo è difficile raccogliere i 500-700 iscritti considerando la portata del movimento. L’offerta maggiore consente anche alle società di poter contenere le spese, scegliendo eventi più vicini e questo è un altro fattore da considerare.

«Per quanto riguarda la qualità di partecipazione, mettiamoci in testa che il confronto fra tutti non serve tutte le settimane. Se parliamo di giovani dobbiamo anche dare loro la possibilità di emergere, di confrontarsi progressivamente con un livello adeguato. Lo sport è come una piramide dove i più talentuosi scalano fino alla cima, piano piano. Anch’io ai miei tempi ho fatto così, arrivando fino ai professionisti. Ci vuole tempo e soprattutto pazienza, le occasioni di confronto ci sono».

Luca Paletti ha disputato finora solo gare in Italia. Il cross resta però nel suo programma (foto Billiani)
Luca Paletti ha disputato finora solo gare in Italia. Il cross resta però nel suo programma (foto Billiani)

«Il progetto cross c’è già…»

Un altro tema importante che emerge dall’ambiente riguarda il sempre difficile rapporto fra cross e strada. Negli ultimi tempi due elementi hanno acceso la discussione.

Il primo riguarda la clausola che Luca Paletti avrebbe fatto inserire nel suo contratto con la Green Project Bardiani, che gli consente di fare attività ciclocrossistica d’inverno.

Il secondo è il profondo investimento, non solo economico, che la Fci sta facendo nei confronti del settore velocita su pista, anche a supporto delle società che tesserano gli specialisti. Molti si domandano se non si possa fare lo stesso per i ciclocrossisti: perché non fare un progetto che consenta ai vari De Pretto o Toneatti solo per fare due nomi di continuare a praticare il cross? Ghirotto in questo senso è molto drastico.

«Un progetto legato al cross già c’è – spiega – ma se ne occupano Amadio e Pontoni, com’è giusto che sia. E’ stato fatto un investimento, il cittì porta avanti le sue idee, lavora con le società. Dicono che ciò andrebbe stabilito con norme specifiche, ma le norme già ci sono. Pontoni si sta muovendo nel quadro dell’impostazione del Team Performance di Bragato, sta facendo le valutazioni funzionali su tutte le nuove forze del ciclismo italiano, ha un database enorme di nomi, ma sono lavori che avranno la loro finalizzazione solo a lungo termine».

Toneatti in azione a Torino: per lui come per altri servirebbe un progetto ad hoc? (foto Billiani)
Toneatti in azione a Torino: per lui come per altri servirebbe un progetto ad hoc? (foto Billiani)

Geloso dei ragazzi offroad…

L’idea di multidisciplina è ormai diventata comune anche nella cultura ciclistica italiana: «Guardate il caso di Tugnolo passato dalla bmx alla velocità: è solo l’ultimo. Io però devo ammettere una cosa: sono un po’ geloso dei ragazzi del fuoristrada. Se guardiamo bene, portare i talenti della mtb e del cross alla strada è facile, ma quanti fanno il percorso contrario?

«Solo corridori ormai maturi, che su strada hanno ottenuto tutto, da Casagrande e Celestino in poi e sempre per le Marathon, perché il cross country e il cross hanno inerenze tecniche che non impari da grande… La multidisciplina è bella e auspicabile, ma è complicata da mettere in pratica.

«Due parole volevo dirle anche su Paletti. Quest’anno nel ciclocross in totale ha fatto poche gare, è un coinvolgimento minimo. Io tra l’altro ho parlato con Reverberi, trovando disponibilità, la consapevolezza che è un talento che ha bisogno di tempo per crescere, anche attraverso il ciclocross. Vorrei trovarne tanti altri che la pensano così…».

Toneatti su Namur: «Sono soddisfatto del mio quarto posto»

12.11.2022
6 min
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Una medaglia sfiorata. Rammarico e soddisfazione sono stati i due stati d’animo che hanno accompagnato il rientro a casa di Davide Toneatti dall’europeo U23 di Namur. Su di lui Pontoni ha detto: «Bisogna essere più cattivi. In certi momenti si deve essere spietati e non molli». Una lettura dura ma che tra le righe trapela fiducia e speranza in un ragazzo che sta facendo davvero bene. 

Seppur con una medaglia di legno, Davide è tornato in patria portandosi a casa il merito di essere stato il migliore degli uomini nella spedizione azzurra in terra belga. Dopo una stagione no stop corsa con i colori dell’Astana Qazaqstan Development Team ha saputo portare la continuità e le buone sensazioni dalla strada al cross. Umiltà e coscienza dei propri mezzi affiorano dalle sue parole, sintomo che la scorza è dura e la mentalità è forte, pronta ad essere sottoposta ad un’intera stagione off-road da aggredire. 

Per Toneatti il percorso di Namur è uno tra i preferiti
Per Toneatti il percorso di Namur è uno tra i preferiti
Una stagione su strada tramutata in cross senza mai fermarsi, è ora di vacanze?

Sì ora sono a casa, starò due settimane fermo fino al 20 novembre per poi riprendere verso metà dicembre con la stagione cross. 

Quest’anno ti sei fermato solo una settimana ad agosto. Con che stato di forma sei arrivato alla stagione cross?

Direi buona. Ho fatto tre gare di ciclocross prima dell’europeo. La prima in Coppa del Mondo a Tabor, non è stato semplice riprendere, a tratti traumatico perché mi mancavano ritmo e rilanci. Già dalla settimana successiva nella seconda gara mi sono ripreso e ho avuto buone sensazioni, a partire dalla guida. Ho ripeso un po’ più di familiarità con la bici. 

L’avvicinamento all’europeo è andato come volevi?

A Maasmechelen stavo bene, ho avuto un piccolo problema in partenza dove mi si è incastrata la catena dopo appena 500 metri dalla partenza. Sono partito ultimo e sono riuscito a recuperare fino all’undicesima posizione. Poi ho corso a Firenze dove sono proseguite le buone sensazioni e poi quattro giorni dopo c’è stato l’europeo. Come preparazione posso dire che sia andato tutto bene. Nel periodo in cui dovevo andare forte mi sono fatto trovare pronto

Davide Toneatti ha corso la sua prima stagione su strada da under con l’Astana
Davide Toneatti ha corso la sua prima stagione su strada da under con l’Astana
Le sensazioni di Tabor erano legate alla condizione o più all’adattamento al cross dopo otto mesi su strada?

Ripensando alla gara che ho fatto e parlando un po’ con il mio preparatore ha notato che si vedeva che non usavo la bici da ciclocross da un po’. Ero legnoso sui rilanci e nella guida, quasi a rallentatore. Non posso dare la colpa solo alla strada ma è un po’ la mia indole, ci metto un po’ a riabituarmi. Anche se tra strada e cross ci sono geometrie simili, c’è differenza nell’impostazione. Fare le curve al limite non è facile e dopo tanto che sei fermo perdere un secondo qua è la è normale e si traduce in distacchi che rispecchiano la condizione. Dalla settimana dopo però ho ritrovato la giusta confidenza.

Pensi che la stagione in Astana su strada ti abbia un po’ complicato la ripresa nel ciclocross?

Secondo me è il contrario. La stagione su strada mi ha dato una bella gamba. Anche nel fare velocità, nei rettilinei, nel far correre la bici, ero ben messo. L’ho notato anche in un percorso duro come quello di Namur.

Veniamo all’europeo. Ti abbiamo visto attento e concentrato, soprattutto in discesa, dove hai fatto la differenza…

C’era una discesa ad “S” in leggera controtendenza. L’ho studiata nei giorni prima fermandomi a guardarla. Ho provato a farla sia in bici che a piedi. Ragionando con Bertolini, mi ha fatto riflettere che facendola a piedi ad ogni giro sarebbe stato uno sforzo più dispendioso. Mentre in sella ci si può quasi rilassare per un attimo. Sono dettagli che mi piace curare. Il giorno della gara ho notato che era anche più definita una traiettoria e si è rivelata la tattica giusta per fare la differenza. In generale il percorso di Namur è uno dei miei preferiti. 

Per Toneatti i punti tecnici come la discesa sono stati un punto di forza
Per Toneatti i punti tecnici come la discesa sono stati un punto di forza
Raccontaci la gara…

Sono partito in seconda fila e la partenza è stata discreta, penso che sarebbe potuta andare leggermente meglio. Nel primo tratto di discesa ero in dodicesima posizione. Avevo perso qualcosina nel primo giro rispetto ai primi poi però ho subito iniziato a recuperare e a parte Pim Ronhaar che aveva nella prima parte di gara un bel distacco su di noi, son rimasto sempre nelle prime posizioni. Finché non ce la siamo giocata all’ultimo giro. Eravamo tutti a distanza di cinque secondi. Sulla discesa che ho descritto ho provato a staccare Meeussen. Un po’ c’ero riuscito, poi la contropendenza lunga non l’ho fatta benissimo e quando sono uscito da quel tratto ho visto che mi era praticamente dietro. Poi c’era quel leggero falsopiano a scendere che portava all’ultima rampa a piedi che ho imboccato per primo dove ho provato a fare la mia volata ma mi ha superato e facendo la rampa per primo mi ha soffiato il terzo posto. 

Sei soddisfatto di questo quarto posto?

Dal punto di vista della preparazione, allineandolo con l’obiettivo che c’eravamo prefissati sono completamente soddisfatto. Ce la siamo giocata praticamente fino all’ultimo, non è che ho fatto quarto a un minuto. Il primo era lì a quindici secondi. Poi ovvio che quando si fa quarto si rosica, soprattutto in un finale così ristretto. Però lo considero un risultato più positivo che negativo. Alla vigilia credevo che un piazzamento nei cinque fosse possibile. Vedendo come giravano i primi a Maasmechelen, visto che io ero in rimonta, i miei tempi erano allineato con loro. Al Koppenberg, Ronhaar e Nys mi hanno dato l’impressione di essere imprendibili. Però ho chiuso lì con loro a giocarmela, mi porto a casa quanto di buono ho fatto. 

Pontoni ha detto: «La considero una medaglia persa». Cosa gli rispondi? E’ stato così duro anche con te dopo la gara?

Inizialmente c’è andato giù abbastanza pesante. Da una parte lo posso capire perché c’era una medaglia a portata. Però ho dato tutto, non posso farmene una colpa di aver fatto quarto. Se guardiamo il cammino dal Friuli, alle coppe che ho fatto, all’europeo, penso che potrebbe essere contento di come sono arrivato. Capisco che lui come cittì si immedesimi nel fatto che c’è una differenza tangibile tra il quarto posto e la medaglia di bronzo. Posso comprendere che fosse amareggiato. 

Toneatti nel 2023 dovrà difendere il titolo nazionale U23 che detiene
Toneatti nel 2023 dovrà difendere il titolo nazionale U23 che detiene
E’ così diretto nei tuoi confronti perché avete già lavorato insieme alla DP66?

Sì ovvio, c’è un rapporto molto diretto. Cerco di tradurre tutto in motivazione. 

Chiuso il capitolo europeo, adesso quali sono i tuoi programmi?

Dopo lo sosta, ho visto che a parte le molte gare internazionali che ci sono in Italia a dicembre. Le coppe del mondo, il campionato Italiano e infine il campionato del mondo son tutte in un mese, dalla prima settimana di gennaio alla prima di febbraio. L’obiettivo è di arrivare pronti per quel periodo. 

Per il 2023, posto confermato in Astana?

Sì, rimarrò con la continental. Poi non so se come quest’anno, spero di sì, mi daranno la possibilità di fare qualche gara con la World Tour. 

Come sono andate le esperienze con la World Tour di fine anno?

Diciamo che ho preso delle belle legnate (ride, ndr). E’ stata un’esperienza molto bella. Al Giro di Toscana poteva andare un po’ meglio, mentre alla Coppa Sabatini ho avuto sensazioni migliori. Poi ho fatto anche la Serenissima Gravel, dove ho chiuso al 12° posto. E’ un altro modo di correre, è tutto più controllato per quanto riguarda la strada. Nel gravel invece è stata tutta a gas spalancato. Van der Poel ha attaccato dal decimo chilometro e da lì abbiamo fatto due ore dove tutti scattavano ma nessuno riusciva ad andare via. 

Il gravel farà parte del tuo calendario l’anno prossimo?

Ne parlerò con la squadra però devo dire che la Serenissima mi è piaciuta molto. Faticosa ma divertente.