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Plebani: «Più fiducia dopo Cali e ora penso agli europei»

16.07.2022
5 min
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A Cali, Colombia, è andata in scena l’ultima prova di Nations Cup su pista. Prova che ha incoronato Davide Plebani nella classifica finale dell’inseguimento individuale (foto Instagram di apertura). Il 25enne bresciano corre da quest’anno nella Work Service di Ilario Contessa e a inizio stagione aveva dichiarato di voler tornare in maniera costante e prepotente sul parquet. La medaglia d’oro conquistata dopo le tre prove disputate tra aprile e luglio dà morale e fiducia, con la speranza di ritagliarsi un posticino agli europei ad agosto. 

Plebani a sinistra insieme a Milan, il bresciano grazie al secondo posto conquistato a Cali ha vinto la Nations Cup (Photo RS)
Plebani (a sinistra di Milan)grazie al secondo posto di Cali ha vinto la Nations Cup (Photo RS)

Una Colombia dorata

Cali, nella terza ed ultima prova di Nations Cup, sorride a Plebani che raccoglie i frutti di una prima parte di stagione che non può lasciarlo indifferente. 

«Non mi fermo – ci dice Davide convinto – sono tornato il 12 dalla Colombia e sono andato direttamente in altura, dove starò fino al 20 luglio. Avevo fatto un po’ di altura prima ed ora ho deciso di dare un altro colpetto, così da tenere una buona condizione. L’obiettivo di inizio stagione era quello di tornare su pista con costanza e direi che ci sono riuscito, ho lavorato molto per questo. Sono stato anche l’unico a fare tutte e tre le prove di Nations Cup : Glasgow, Milton e Cali».

Il gruppo degli azzurri alla Nations Cup di Cali festeggia i successi ottenuti (foto Federciclismo)
Il gruppo degli azzurri alla Nations Cup di Cali festeggia i successi ottenuti (foto Federciclismo)

Viaggi molto lunghi

Ma come si è preparato Plebani per arrivare pronto a tutti e tre gli eventi? Quattro mesi sono lunghi e mantenere alto il livello di condizione non è facile, serve testa ed un programma di allenamento ben studiato.

«Le prove di Coppa iniziano il giovedì e finiscono la domenica- racconta Plebani – solitamente si andava nel luogo della corsa il lunedì, così si aveva il tempo giusto per adattarsi ai vari fusi orari e per far girare un po’ la gamba. Si facevano dei lavori ad alta intensità, con qualche richiamo sulla forza ma a bassa frequenza cardiaca, per non affaticare il corpo, che dopo viaggi così lunghi aveva bisogno di adattamento. Le settimane prima delle gare facevo dei lavori specifici su pista. Tranne per l’appuntamento di Cali, dove, in accordo con la squadra, ho fatto il Giro del Veneto, che è finito il 2 luglio ed il 3 siamo partiti per Cali».

Plebani a sinistra, è stato l’unico azzurro a correre tutte e tre le tappe di Nations Cup, qui a Milton (foto Federciclismo)
Plebani a sinistra, è stato l’unico azzurro a correre tutte e tre le tappe di Nations Cup, qui a Milton (foto Federciclismo)

Il rapporto con la Work

Alla luce del fatto che Davide sia andato a correre il Giro del Veneto prima della decisiva trasferta di Cali, ci si chiede come abbia lavorato per arrivare pronto alle tre prove di Nations Cup .

«Con Contessa – riprende – ho un rapporto trasparente e di assoluta fiducia, sia mia nei suoi confronti che viceversa. Sono sempre a disposizione della squadra, quando mi sento in condizione o penso di aver bisogno di lavorare un po’ su strada glielo dico e mi metto a sua completa disposizione. Per allenarmi e lavorare al meglio ho un preparatore personale con cui mi confronto tutti i giorni.

«Sono consapevole che, curando molto la pista, quando arrivo a correre su strada faccio un po’ più di fatica, però quando serve non mi tiro indietro. Ad esempio, prima del Giro del Veneto mi sentivo bene e ho chiesto a Contessa di poter fare qualche sprint. Poi però nella settimana precedente la corsa non mi sono allenato su strada perché ho lavorato per far bene a Cali e ho perso un po’ di condizione. Così ho rivisto i miei piani e sono stato di supporto a Lucca».

Il confronto con il suo diesse Contessa è costante, i due collaborano e si fidano l’uno dell’altro (foto Scanferla)
Il confronto con il suo diesse Contessa è costante, i due collaborano e si fidano l’uno dell’altro (foto Scanferla)

E con Villa?

«Marco – spiega Davide – non ci dice cosa dobbiamo fare, siamo noi che dobbiamo organizzare la nostra preparazione. Sei tu atleta che devi arrivare pronto agli appuntamenti o al ritiro su pista, non importa come. La cosa fondamentale è che quando gira, il cronometro dica che hai lavorato bene. Con Marco ho un livello di comunicazione migliore rispetto agli altri anni, mi confronto spesso con lui e gli dico tutte le mie sensazioni e i miei impegni. Per farvi un esempio: dopo Milton sono andato in down, le coppe erano vicine ed ero troppo “tirato”. Ho fatto esami del sangue e avevo tutti i valori al minimo. Ne ho parlato con lui e mi ha consigliato di andare in altura, di riprendermi e tornare poi per Cali».

Villa 2021
Villa non interviene nella preparazione dei corridori, con loro si confronta ma lascia libertà
Villa 2021
Villa non interviene nella preparazione dei corridori, con loro si confronta ma lascia libertà

Obiettivo europei

Dopo aver raccolto un bel risultato come quello della Nations Cup, è giusto anche guardare con speranza e fiducia al futuro. Davide ha voglia di guadagnarsi la fiducia di Villa e tornare a respirare aria di nazionale anche negli eventi più importanti.

«Ora il mio programma di lavoro – conclude Plebani – prevede qualche giorno in altura, scenderò il 20 luglio. Farò qualche giorno di adattamento e andrò probabilmente a correre alla “Sei giorni di Fiorenzuola” dall’1 al 6 agosto. In teoria andremo con qualcuno della nazionale e dovremmo fare la mattina allenamenti ed il pomeriggio le gare. Far parte della squadra degli europei nell’inseguimento individuale sarà tosta, visto che i posti saranno solamente due. Riuscire a far parte della squadra dell’inseguimento a squadre rimane l’obiettivo più concreto, anche se sarà molto difficile, vedremo cosa succederà».

Lucca e Plebani: alla Work Service per riscattarsi

18.12.2021
6 min
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L’importante è non arrendersi mai. Potrebbe essere sintetizzata così la nuova avventura che attende Riccardo Lucca e Davide Plebani. I due sono dei nuovi corridori del team Work Service Vitalcare Vega, avevano già corso insieme quando erano in Colpack nel 2018. Sono cambiate tante cose e questa nuova avventura è un po’ un’ultima chiamata per entrambi. Sono pronti a rispondere presente e sanno che bisogna dimostrare che meritano lo spazio che tanto reclamano.

Lucca con Simoni dopo la vittoria al De Gasperi
Lucca con Simoni dopo la vittoria al De Gasperi

Per sognare un posto tra i pro’

«La speranza è l’ultima a morire», così aveva concluso la scorsa intervista Riccardo Lucca. A giudicare da quel che è successo in quelle parole ci ha creduto davvero. «A fine stagione ero giù di morale perché non avevo ricevuto offerte rilevanti – dice Riccardo (in apertura al Giro del Piave vinto) – poi è arrivata la chiamata di Levorato, il presidente della Work».

Si tratta di un ritorno per te, come mai hai scelto loro?

Devo essere sincero, sono stati i primi a cercarmi e gli unici a farmi un’offerta concreta. Avevo tante mezze promesse ma non si è mai fatto nulla. In più la Work Service ha un bel calendario che mi permetterà di correre con i pro’ e questo è importante per la crescita. I risultati quest’anno non mi sono mancati (7 vittorie per lui nel 2021, ndr) ho fatto un po’ più fatica a fare bene nelle gare con i professionisti, un po’ per sfortuna un po’ per una condizione non ottimale.

Riccardo Lucca ha già corso con il team Work Service nel 2019
Riccardo Lucca ha già corso con il team Work Service nel 2019
Pensi di essere pronto per affrontare un calendario più impegnativo?

Questa chiamata della Work mi ha risollevato molto il morale. Il calendario è ampio e ci sarà la possibilità per tutti di mettersi in mostra. Ho visto come gareggiare con i professionisti ti faccia crescere e maturare molto dal punto di vista tattico e di “motore”. Le prime gare prendi un sacco di “bastonate” ma sono pronto, voglio crescere in modo graduale.

Hai già un’idea del calendario che andrai ad affrontare?

Inizieremo a Maiorca a fine gennaio, parteciperemo a 5 gare in altrettanti giorni. Andremo lì con la squadra al completo e alterneremo gare ed allenamenti, non ho mai iniziato a correre così presto quindi sarà un po’ un’incognita. D’altra parte, questo mi potrebbe garantire una buona forma per le gare di marzo ed aprile come il Laigueglia, la Coppi e Bartali ed il Giro di Sicilia.

Ritroverai Contessa, tuo diesse alla Zalf ed alla Work…

Sono contento, quando ho firmato con la Work non sapevo del suo ritorno. Con lui ho lavorato bene, è un diesse giovane quindi è facile lavorare con lui perché è vicino alle nostre dinamiche di pensiero.

Davide Plebani è da sempre impegnato in pista con la nazionale italiana con la quale ha ottenuto buoni risultati fino al 2019
Davide Plebani è da sempre impegnato in pista con la nazionale italiana

Work Service e pista nel mirino

Davide Plebani arriva dalla Biesse Arvedi dove ha corso le stagioni dal 2019 al 2021. Il suo percorso da corridore è sempre stato legato alla pista ed il suo passaggio alla Arvedi sembrava improntato in quella direzione, per questo il suo addio alla squadra bergamasca ci ha fatto drizzare le antenne.

Perché hai lasciato la Biesse Arvedi?

Sono andato via, ma il mio rapporto con loro è rimasto ottimo. Quando sono arrivato nel 2019 mi hanno permesso di entrare subito nel gruppo sportivo delle Fiamme Oro e di questo ne sarò sempre grato. Mi sono accorto però di aver bisogno di più giorni di corsa su strada per puntare a migliorare anche in pista.

E la scelta della Work da dove arriva?

I Carera mi hanno messo in contatto con Levorato e abbiamo parlato. Già da metà del 2021 non ero sicuro di voler continuare con l’Arvedi ne avevo parlato con loro e mi hanno consigliato la Work Service.

Come dividevi i tuoi impegni?

La Biesse ha un calendario in cui si contano una quarantina di gare su strada, divise però tra elite ed under 23. Essendo un elite non avevo accesso a tutte le gare ma solamente ad un parte di queste. Per la precisione ne ho corso 25 nella scorsa stagione.

Davide Plebani ha corso tre anni in maglia Biesse Arvedi mettendosi in mostra anche su strada (foto Scanferla)
Davide Plebani ha corso tre anni in maglia Biesse Arvedi (foto Scanferla)
Ritenevi fossero poche?

Per quanto mi riguarda sì, se voglio colmare il gap con gli altri atleti che corrono in pista ho bisogno di correre di più. Gareggiare su strada ti permette di crescere di condizione e ti garantisce una base di forza fondamentale per fare bene su pista.

La Biesse è una squadra che cura molto la pista, alla Work riuscirai a prepararti con la stessa cura?

Sono una persona molto chiara e trasparente, quando ho parlato con Levorato ho dichiarato di voler curare anche la pista. Non so ancora quali eventi andrò a correre. Anche perché la stessa nazionale deve decidere se partecipare, ed eventualmente a quali, gare di Coppa del mondo che ci saranno a marzo ed aprile.

Hai parlato anche con Marco Villa di questa tua decisione?

Sì, era favorevole, anche lui pensa che disputare più gare possa aiutarmi a crescere ancora.

Quali margini di miglioramento pensi di avere?

Non so bene, fino al 2019 avevo dei risultati buoni (terzo nell’inseguimento individuale ai mondiali e secondo con il quartetto agli europei di Apeldoorn). Ho avuto anche una buona dose di sfortuna perché poco prima degli europei e dei mondiali di quest’anno mi sono rotto la clavicola. Credevo molto in quei due appuntamenti, soprattutto di poter prendere parte al quartetto che ha vinto il mondiale.

Liam Bertazzo
Davide Plebani insieme a Liam Bertazzo, i due hanno corso insieme anche nel quartetto in Coppa del mondo nel 2019
Liam Bertazzo
Davide Plebani insieme a Liam Bertazzo
Il calendario della Work è ampio, ma siete tanti corridori, 16, pensi ci sarà spazio per tutti?

Sì siamo tanti ma penso che avremo tutti le nostre opportunità. La squadra partecipa a molte gare anche in giorni ravvicinati quindi saremo chiamati tutti in causa.

Il Laigueglia però ti prepara in un modo, l’Istrian Trophy in un altro…

Non tutte le gare sono uguali ma chi si vuole mettere in mostra coglie tutte le occasioni al volo. Siamo una squadra completa, ognuno con caratteristiche diverse.

Ritrovi Lucca con cui hai corso nel 2018.

E’ bello incontrare e correre con qualcuno che si conosce già. “Di vista” conosco anche altri miei compagni con i quali ho gareggiato da avversario più volte. Ora che siamo tutti dalla stessa parte sarà divertente perché ci conosciamo già dal punto di vista tecnico e tattico.

Emozioni e analisi tecniche con Plebani e Bronzini

27.09.2021
4 min
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Il bagno di emozioni, di racconti e anche di analisi tecniche non si ferma più. Anche a distanza di un paio di giorni. Nel dopogara del mondiale delle donne elite, abbiamo incontrato Davide Plebani, pistard e fidanzato di Elisa Balsamo, la star del sabato di Leuven.

Davide se ne sta seduto su un muretto a bordo strada a rispondere ai messaggi. I tanti messaggi che gli sono arrivati dalle 16:35 in poi.

Davide Plebani: dopo la vittoria di Elisa il suo telefonino è stato sommerso dai messaggi
Davide Plebani: dopo la vittoria di Elisa il suo telefonino è stato sommerso dai messaggi

Il telefonino impazzito

Lui era in macchina con Davide Arzeni e alla fine sono riusciti a raggiungere il percorso per gustarsi giusto in tempo il finale di gara. Ma non erano proprio sul traguardo.

«No, ero ai 500 metri – racconta Plebani ancora “scioccato” dal trionfo – Ho fatto in tempo a vederle uscire dall’ultima curva, ma non sapevo nulla. Lo speaker continuava a nominare la Longo Borghini, ma non sapevo poi chi avesse visto. C’era una telecamera fissa vicino a me e ho provato a vedere dallo schermo di quest’ultima, ma non si vedeva bene. Poi ho sentito il boato… e all’improvviso mi sono arrivati centinaia di messaggi. Allora ho capito che aveva vinto Elisa. Mi sono buttato per terra, ho iniziato a urlare a rotolare… la gente mi guardava male!».

Sono emozioni fortissime. Soprattutto se oltre ad essere legato sentimentalmente ad una persona, come lei sei un atleta. Sai cosa fa per essere a quel livello, cosa mangia, come vive, quanto viaggia…

La Balsamo ai campionati italiani a metà settembre. E’ qui che ha ritrovato la brillantezza giusta secondo Plebani
La Balsamo ai campionati italiani a Dalmine. E’ qui che ha ritrovato la brillantezza giusta secondo Plebani

Il tanto lavoro alle spalle 

«La gente magari non si immagina che lavoro ci sia dietro – riprende Plebani – Se lo merita proprio Elisa, ma anche la nazionale. Tutta. Un mondiale inizi a prepararlo mesi e mesi prima. Anni forse. Hanno fatto ogni cosa, ogni allenamento in modo mirato. Senza contare come hanno corso.

«Ma avete visto la volata? In pratica Elisa è ripartita da ferma. Ma è stato perfetto anche questo gesto. Un gesto figlio di un’ottima preparazione. E del lavoro su pista.

«Elisa non era uscita al meglio dai Giochi. Sono stati bravi Arzeni e Salvoldi. Quindi l’hanno fatta lavorare molto sulla distanza. Ai campionati italiani su pista. La vedevo che non era lei. Era lenta. Ma quelle volate, le ripartenze… le sono servite. E infatti già all’europeo di Trento stava benissimo. Le hanno dato spunto. E la volata iridata si è vista.. Aveva questa opportunità enorme. E l’ha colta».

Giorgia Bronzini si complimenta con una commossa Elisa Balsamo
Giorgia Bronzini si complimenta con una commossa Elisa Balsamo

L’analisi della Bronzini

E anche Giorgia Bronzini interviene sulla volata. L’ex iridata fa un’analisi tecnica, visto che è stata un po’ anomala. Un’analisi da ex velocista e pistard. Come ha detto Plebani: è stata quasi una partenza da fermo. Ad un tratto, dopo che si era spostata la Longo, la Balsamo non è scattata subito. Si è quasi rialzata.

«E’ stata un tira e molla. La Longo era un po’ lunga e la Balsamo non l’ha seguita. E’ stata calma, molto calma. Non si è lasciata prendere dal panico, fidandosi nettamente della Longo. Elisa, Longo Borghini intendo, si è trovata spesso in questa situazione quindi ha gestito la sua progressione in modo esemplare. La Balsamo ha creduto nella ruota che aveva davanti e ha aspettato il momento giusto. E poi chiaramente aveva le energie».

«E poi credo – riprende col sorriso la Bronzini – che Marianne abbia subito ancora una volta il fatto di avere davanti una maglia blu! Penso sia una cosa mentale perché la Vos aveva reagito già in diversi attacchi quindi la gamba ce l’aveva. Se mi ricordo una mia volata così? No perché non sono mai stata davanti alla Vos! A prescindere da questa cosa tremenda, io ho quasi sempre fatto le volate di rimonta e mai di testa».

Plebani tra pista, progetti e… cucina

05.01.2021
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Davide Plebani è uno degli uomini storici del clan di Marco Villa. E da qualche tempo è anche il compagno di Elisa Balsamo. Con lui abbiamo fatto una simpatica chiacchierata che spazia appunto dalla pista… alla cucina! E arriva fino a Tokyo, se non a Parigi 2024.

La casa dei campioni

Da qualche mese i due campioni convivono. La vita da atleti è bella, ma può anche non essere sempre facile, tanto più se lo sport è lo stesso e la si condivide in tutto e per tutto. C’è il rischio che si parli sempre di quello e che tutto diventi monotematico in qualche modo.

«Sono fortunatissimo – dice Plebani – a casa di ciclismo ne parliamo veramente poco. Emergono solo a volte dei temi tecnici, se magari in quella cosa si può migliorare. Ma non siamo i tipi che accendono la tv e si mettono a guardare il ciclismo. Variare è importante. E’ come se fai il commesso in un centro commerciale e in quel sabato libero… vai al centro commerciale».

Davide Plebani ed Elisa Balsamo
Davide Plebani ed Elisa Balsamo

In generale però Plebani dice che la vita in casa è per loro più facile. Le esigenze sono le stesse e la comprensione non manca.

«Un vantaggio è che riusciamo a sintonizzarci bene su molte cose, a partire da alimentazione e allenamenti. E i sacrifici si smezzano. Il cioccolatino lo dividiamo a metà! Ognuno è uno stimolo per l’altro e i problemi si affrontano in due. Lo svantaggio è che magari sei fuori per 200 giorni l’anno e quando torni parte lei. Almeno abbiamo la fortuna che per alcuni eventi partiamo insieme e questo è buono anche per supportarci, per l’agitazione della gara».

Davide ed Elisa escono spesso insieme, quasi sempre a dire il vero, ma non si lasciano influenzare. Ognuno fa il suo lavoro. Il riscaldamento lo fanno insieme ma poi si rincontrano lungo la strada. Ad entrambi inoltre piace allenarsi da soli.

E in cucina? «Lì sono più bravo io! Ma perché ce l’ho dentro, la famiglia che aveva un ristorante. Quando mi ci metto le cose vengono bene. Però devo dire che Elisa ha una capacità di apprendimento superiore alla media. Mi osserva cucinare e poi capita che magari rientro e mi fa: ti ho preparato questo piatto. Adesso abbiamo preso anche la macchina per fare la pasta fresca».

Idea velocità

Qualche tempo fa Ivan Quaranta ci disse che uno come Plebani, molto forte e veloce, ma che a suo dire avrebbe la strada sbarrata nel quartetto, dovrebbe puntare alle specialità veloci. Se non subito almeno in vista di Parigi 2024. Cosa ne pensa Davide?

«A dire il vero non ci ho mai pensato. Sinceramente non mi reputo così veloce dal passare a quelle discipline. Magari nel tempo scoprirò di avere questa qualità. Se proprio dovessi dire una specialità veloce? Bah, forse il Keirin, mi piace e soprattutto perché ci sono tanti giri da fare. Insomma non è una velocità esagerata. Il mio best è sui 20″-30” e non sui dieci. Sarebbe troppa esplosività. 

«Con Villa non ho mai parlato di questa cosa. Magari ci si può lavorare in futuro. Ho la fortuna di essere nelle Fiamme Oro e se dovessi prendere questa strada sarei supportato».

Plebani (a sinistra) con gli azzurri agli Europei 2019 quando furono argento
Plebani (a sinistra) con gli azzurri agli Europei 2019

Il quartetto in testa

Ma per adesso l’obiettivo di Plebani si chiama inseguimento a squadre, quel quartetto che è già leggenda per noi italiani. Tuttavia, come i suoi colleghi Scartezzini, Lamon, Bertazzo… Plebani è a rischio in vista di Tokyo

«Ne sono consapevole. A Tokyo ne andranno sei (e due dovranno fare anche le altre specialità: Omnium e Madison, ndr) e forse solo uno o due hanno la certezza di esserci. Ma i miei compagni non saranno mai avversari. Anche perché semmai dovessi andare io all’improvviso tornerebbero ad essere compagni? No…

«Io sono un buono e non girerei mai le spalle ai miei compagni. Magari questo è un punto a mio sfavore, ma ripeto: non saremo mai avversari. Semmai ci sono più stimoli. Non so, c’è quello che fa una partenza più forte e allora anche tu vuoi fare meglio. Per me adesso comunque l’importante è ritrovarmi. Ho avuto la mononucleosi e anche una ricaduta ad ottobre. Sento che ogni giorno sto meglio e questo è l’importante».

Plebani è un terzo uomo, colui che già in tabella di marcia deve mantenere la velocità e possibilmente fare un giro un più.

«Sono un buon terzo – conclude Plebani – un ruolo che sembra facile, ma che non lo è. E’ vero che sei già lanciato e sei in “tabella”, però nel secondo cambio devi cercare di tirare un giro in più. E se è così Ganna, o comunque il quarto, si “riposa” di più. Quando tira Pippo si sente. Se sei a ruota va bene, se sei in coda meno… In galleria del vento abbiamo visto che lui essendo grande impatta di più con l’aria e protegge il resto del quartetto. E infatti più sta là davanti e meglio è!».