De Marchi Giro 2021

De Marchi: «Avrei voluto esserci, all’Alpe di Mera…»

28.05.2021
2 min
Salva

Il Giro d’Italia di Alessandro De Marchi è già finito, dopo avergli riservato una vera montagna russa di emozioni, prima regalandogli la gioia immensa della maglia rosa vestita per due giorni, poi rendendolo protagonista di una terribile caduta alla tappa numero 12 costatagli il ricovero in ospedale con fratture multiple al costato. Il suo ritiro è stato una grave perdita per la corsa perché il “rosso di Buja” è uno che non passa mai inosservato.

Aiutante alla vigilia per Dan Martin, protagonista alla Israel Start-Up Nation che ha vissuto un Giro finora ben oltre la sufficienza a dispetto dei problemi del suo leader, De Marchi è uno dei più esperti nell’analizzare il ruolo del luogotenente in salita, un ruolo che nella tappa con arrivo all’Alpe di Mera avrà un peso fondamentale: «In tappe come queste il peso specifico di chi è al fianco del capitano è enorme ed è una grande responsabilità».

In sintesi quali sono i suoi compiti?

Dipende molto dalla strategia stabilita dal team e dalle intenzioni del capitano stesso: in certi casi può essere mandato in avanscoperta per fare da punto d’appoggio quando il leader andrà all’attacco, oppure può rimanere al suo fianco e tirarlo fin dove è possibile, facendo il ritmo o rispondendo ad attacchi dei suoi avversari. Può anche essere mandato lui stesso alla ricerca del risultato pieno, per costringere gli avversari a lavorare di più.

De Marchi Martin
De Marchi davanti a Martin: anche in maglia rosa il suo ruolo non era cambiato
De Marchi Martin
De Marchi a precedere Martin: anche in maglia rosa il suo ruolo non era cambiato
Tra queste eventualità qual è la più faticosa?

Probabilmente la fuga, ma è difficile dirlo in anticipo considerando che dipende molto dalla situazione di gara. Bisogna anche considerare l’altimetria della tappa, se è molto “esigente”…

Il ruolo cambia in base alla classifica?

Certamente, è in base ad essa che si decide se attaccare o difendersi. In quest’ultimo caso avere al fianco il luogotenente è un aspetto fondamentale, la storia del ciclismo è piena di esempi in tal senso.

Conosci le zone di questa tappa?

Personalmente no e mi spiace non averle potute scoprire in sella alla bicicletta. Mi dispiace perché mi ero avvicinato al Giro con la condizione in crescita e credo di averlo dimostrato, ma potevo ancora fare qualcosa d’importante, magari cogliere quel successo di tappa al quale ero andato vicino nel 2012, quando correvo nell’Androni, con meno responsabilità ma più alla garibaldina, con la forza della gioventù. Mi resta però il ricordo di quei due giorni in rosa che nessuno mi toglierà più…

Martin, brindisi a un piano ben riuscito

26.05.2021
4 min
Salva

Daniel Martin non è bello da vedere, ma in questi sorrisi mentre racconta la vittoria si riconosce il segno della fatica condotta in porto. Siamo davanti a un corridore che ha comunque vinto la Liegi e il Lombardia, oltre a tappe in giro per tutto il mondo, per questo non ci stupiamo della sua reazione quando gli chiedono se abbia il rammarico di non aver mai vinto un grande Giro.

«Non ho rimpianti nella mia carriera – dice infastidito – sono orgoglioso di aver sempre fatto del mio meglio».

Aver visto la salita gli ha permesso di gestirsi bene quando era da solo
Aver visto la salita gli ha permesso di gestirsi bene quando era da solo

Da non crederci

Difficile capire se perché glielo abbiano detto alla radio o perché a forza di veder passare macchine e moto abbia pensato che di lì a poco gli sarebbero piombati sul collo, Martin conferma che la sensazione di aver vinto l’ha avuta soltanto quando si è ritrovato dall’altra parte dell’arrivo.

«Finché non l’ho passato – sorride con la finestrella fra gli incisivi – non sono stato certo di niente. Avete visto che ho persino scosso la testa? Avevo deciso fin dal mattino che sarei andato in fuga, perché in quest’ultima settimana ho cominciato ad avere delle buone sensazioni. La mia tattica era chiara: prendere più vantaggio possibile e poi resistere con il mio passo agli attacchi che avrebbero fatto dietro. Per la prima volta quest’anno ero venuto con la chiara idea di vincere una tappa e sono contento di esserci riuscito».

Martin era venuto al Giro per vincere una tappa: missione compiuta
Martin era venuto al Giro per vincere una tappa: missione compiuta

Internet non basta

Internet funziona, ma provare le salite funziona di più. Così non è un caso che Martin e Yates prima di lui abbiano raccontato che sia stato decisivo venire a vedere questa salita. Le app spiegano curve e pendenze, ma non c’è niente come la fatica per farti capire la tattica migliore.

«Fare la ricognizione – spiega – è stato molto importante. Sapevo esattamente dove avrei trovato i tratti più duri e sapevo che ai meno 2,5 dall’arrivo un po’ mollava e si poteva fare la velocità che mi ha permesso di respingerli. Non sono mai andato full gas fino a quel momento, prima ho solo tenuto il mio ritmo.

«Ero venuto con Claudio Cozzi dopo il Tour of the Alps e si è creato subito un feeling speciale con questa salita, difficile spiegare perché. Amo le pendenze molto elevate, si prestano a una condotta di gara aggressiva, che è quella che mi viene meglio. Ed è bellissimo aver vinto su un traguardo che avevo provato, perché dà l’idea del lavoro ben fatto. Questo è il motivo per cui sono venuto qui. Sapevo che quella di oggi era una delle mie ultime opportunità e con il tempo supplementare perso a Cortina era possibile che mi lasciassero andare in fuga».

Montagne russe

E’ il premio a una squadra che non si è arresa alle sfortune e ha saputo portare a casa un bottino comunque considerevole.

«Per noi come squadra – dice – questo Giro è stato una montagna russa. Il primo giorno abbiamo perso Neilands. Poi abbiamo fatto delle tappe davvero buone, abbiamo conquistato qualche podio e proprio sul più bello abbiamo perso De Marchi. E poi ci si è messo anche Dowsett che si è ammalato. Ma il nostro spirito è sempre stato fantastico. Abbiamo avuto un’ottima atmosfera di squadra. Lo ha dimostrato questa mattina il fatto che siamo riusciti a progettare la fuga e a portare a casa la tappa».

Full gas soltanto negli ultimi 2,5 chilometri, per respingere gli inseguitori
Full gas soltanto negli ultimi 2,5 chilometri, per respingere gli inseguitori

La prima volta

Un altro sorriso ed è tempo di andare. Con i suoi 35 anni, l’irlandese della Israel Start-Up Nation è il 23° corridore più anziano a vincere una tappa al Giro. Supponiamo che gliene importi poco, ma l’ultimo pensiero è un bel tributo al Giro.

«Ogni grande Giro è diverso – dice parlando del fatto di aver vinto tappe in ciascuno dei tre – ma il Giro d’Italia è davvero una bella corsa. Ci ero venuto soltanto due volte prima e in una mi ero ritirato. Questa è la prima volta che sono venuto con l’ambizione di vincere una tappa. E devo dire che questa resterà come una delle mie vittorie più belle».

Israel Start-Up Nation: tutti al servizio di Chris Froome

20.04.2021
3 min
Salva

Con l’arrivo di Chris Froome, l’Israel Start-Up Nation cambia completamente i suoi connotati puntando senza mezzi termini a diventare un fattore almeno nelle gare a tappe. Si tratta di una grande scommessa che i dirigenti del team mediorientale hanno fatto. Il britannico, dopo il terribile incidente alla vigilia del Tour 2019, non ha mai dato l’impressione di aver recuperato, ma c’è una forte convinzione, in lui e nel suo entourage, di poter dare ancora qualcosa al mondo del ciclismo e riallacciare la sua storia che lo ha visto conquistare i più grandi successi nelle sfide di tre settimane.

Giro d’Italia 2021, 5a tappa, Alessandro De Marchi in maglia rosa al via da Modena
Giro d’Italia 2021, 5a tappa, Alessandro De Marchi in maglia rosa al via da Modena

Super De Marchi

Il team non si è limitato a ingaggiare il britannico, anzi lo ha fatto già nel cuore della stagione 2020 pensando a come costruirgli intorno una rosa adeguata. Ecco così che sono arrivati Impey, sudafricano di lungo corso e ottimo interprete delle prove a tappe di breve durata, ma anche il canadese Woods, adatto ad alcune classiche e utilissimo nei grandi giri, ma soprattutto Alessandro De Marchi, unanimemente ritenuto uno dei migliori luogotenenti in circolazione.

Pattuglia belga

Con il suo nuovo assetto, la squadra israeliana è adatta a ogni contesto, anzi ci si aspetta qualche acuto anche al di fuori dell’obiettivo dichiarato, il Tour de France. La pattuglia belga, con Herman, Van Asbroeck e Vanmarcke può recitare un ruolo di primo piano nelle classiche del Nord senza dimenticare il norvegese Boasson Hagen, molto utile nella gestione di alcune situazioni tattiche.

Froome è impegnato nella sua rincorsa alla salute e alla condizione
Froome è impegnato nella sua rincorsa alla salute e alla condizione

Occhio a Martin

Poi c’è Daniel Martin, irlandese spesso un po’ troppo dimenticato quando si parla di corse a tappe, dove invece ha un’ottima costanza di rendimento. C’è modo di emergere anche a prescindere da Froome, la cui voglia di rivincita però contagia tutti.

L’ORGANICO

Nome CognomeNato aNaz.Nato ilPro’
Rudy BarbierBeauvaisFra18.12.19922014
Sebastian BerwickWishartAus15.12.19992019
Patrick BevinTaupoNzl15.02.19912016
Jenthe BiermansGeelBel30.10.19952017
Guillaume BoivinMontrealCan25.05.19892010
Matthias BrandleHohenemsAut07.12.19892009
Alexander CatafordOttawaCan01.09.19932017
Davide CimolaiPordenoneIta13.08.19892010
Alessandro De MarchiS.Daniele del FriuliIta19.05.19862011
Alex DowsettMaldonGbr03.10.19882011
Itamar EinhornModiinIsr20.09.19972019
Chris FroomeNairobi (KEN)Gbr20.05.19852007
Omer GoldsteinMisgayIsr13.08.19962018
André GreipelRostockGer16.07.19822005
Carl Fredrik HagenOppegardNor26.09.19912015
Ben HermansHasseltBel08.06.19862009
Hugo HofstetterAltkirchFra13.02.19942016
Reto HollensteinFrauenfeldAut22.08.19852009
Daryl ImpeyJohannesburgRsa06.12.19842008
Daniel MartinBirmingham (GBR)Irl20.08.19862008
Krists NeilandsVentspilsLat18.08.19942016
Guy NivMisgayIsr08.03.19942016
James PiccoliMontrealCan05.09.19912014
Alexis RenardSaint BrieucFra01.06.19992020
Guy SagivNamur (BEL)Isr05.12.19942015
Mads Wurtz SchmidtRandersDen31.03.19942017
Norman VahtraTartuEst23.11.19962020
Tom Van AsbroeckGansBel19.04.19902010
Sep VanmarckeCourtraiBel28.07.19882009
Michael WoodsOttawaCan12.10.19862013
Rick ZabelUnnaGer07.12.19932014

DIRIGENTI

Kjell CalstromFinGeneral Manager
Rik VerbruggheBelDirettore Sportivo
René AndrleCzeDirettore Sportivo
Claudio CozziItaDirettore Sportivo
Oscar Guerrero CelayaEspDirettore Sportivo
Dror PekatchIsrDirettore Sportivo
Cherie PridhamGbrDirettore Sportivo
Nicki SorensenDenDirettore Sportivo
Eric Van LanckerBelDirettore Sportivo

DOTAZIONI TECNICHE

La Israel Start-Up Nation corre su bici Factor, che sin dall’inizio sono risultate molto interessanti: prima per il loro look e successivamente per i contenuti tecnici. Il modello Ostro è l’arma dei corridori del team, mentre lo sponsor sta ancora lavorando sul modello da crono cui tanto tiene Chris Froome.

CONTATTI

Cycling Academy LTD, Or Towers Building B, 6th Floor. Hanechos Het. 4st, 69710 Tel Aviv (ISR)

info@cyclingacademy.org – www.israelcyclingacademy.com

Facebook: @IsraelCyclingAcademy

Twitter: @TeamIsraelSUN

Instagram: teamisraelsun

Vuelta, vento (e Angliru) premiano Gaudu

31.10.2020
3 min
Salva

Lo scriviamo praticamente da quando è iniziata: la Vuelta non stupisce mai. E in qualche modo anche oggi non ha tradito le attese. Anche se non nel modo previsto: molto fumo e poco arrosto. Probabilmente la testa era già rivolta a domani, all’Angliru.

Una corsa molto tattica

Se fin qui è bastato un cavalcavia per accendere la miccia. Oggi nel primo grande tappone di montagna quasi “non” è successo niente. A smorzare eventuali tentativi ha inciso anche il forte vento contrario, specie nell’ultima scalata.

Nel finale attaccano David Gaudu e Marc Soler. Nella volata vince il francese della Groupama-Fdj, spalla di Thibaut Pinot, che invece la Vuelta l’abbandonata anzitempo dopo appena due tappe.

Martin che beve e Carapaz (in verde): per loro giornata “tranquilla”
Giornata “tranquilla” per Martin e Carapaz

La gara è bloccata. Tanti tentativi di fuga, ma nessuno in grado davvero di fare la differenza. Si giocano i Gpm persino i big, tanto che Guillame Martin va a rafforzare il suo primato in questa speciale classifica. Attendismo? Sì, ma non in attesa dell’ultima scalata come era lecito ipotizzare, bensì in attesa dell’Angliru.

Angliru in vista.

Questa mitica salita sarà affrontata domani. Avverrà al termine di una tappa che si annuncia folle: quattro Gpm (compreso l’arrivo in quota) in soli 109 chilometri. 

E’ per questo che oggi si sono guardati, studiati, contenuti e forse trattenuti. Quasi quasi spaventa più il chilometraggio breve che la salita finale. In una frazione così può succedere di tutto. Ci si aspetta ritmi folli.

Sulla carta sembra una tappa più adatta a Roglic che a Carapaz. I due sono a pari tempo, quasi come Geoghegan Hart e Hyndley al Giro. Ma qui si parla sempre di loro due e non si bada a Daniel Martin, sornione (neanche troppo) a 25”.

«Aspettiamo domani», dice Carapaz. «Ho avuto belle sensazioni, vediamo domani cosa accadrà», gli fa eco Enric Mas. «Non vedo l’ora di sfidare l’Angliru», commenta Martin.

«Abbiamo controllato bene la corsa – dice Roglic – mi aspettavo qualche attacco nel finale, ma credo che tutti pensassero a domani e abbiano paura dell’Angliru. Lassù mi aspetto un combattimento corpo a corpo. Non ho mai scalato l’Angliru prima, ma anche io non vedo l’ora e sono fiducioso».

Rapporti agilissimi

L’ultimo a trionfare lassù fu Alberto Contador. La sua azione partita da lontano fu anche il suo ultimo successo. Per lo spettro asturiano però non basteranno solo grandi gambe, ma anche nervi saldi e rapporti adeguati.

Stasera i corridori vivranno una vigilia nel segno della tensione, del recupero…E passeranno per le mani dei massaggiatori e dei meccanici. I primi dovranno preparare le gambe perché siano esplosive sin da subito, i secondi dovranno preparare rapporti da Mtb. Sembra che Carapaz monterà un 36×32 mentre Roglic si affiderà addirittura al 34×32.

Dopo l’arrivo è stato curioso vederli, di nuovo “in gruppo” sui rulli. C’erano quasi tutti i big, che dovevano salire sul podio, che facevano defaticamento e continuavano a parlare e a tenersi d’occhio.

Domani però non ci sarà tempo per parlare. L’Angliru con le sue rampe al 23 per cento non lascia scampo.