«Non so stare con le mani in mano. Ho impiegato queste settimane ricominciando a studiare, iscrivendomi alla facoltà online di Scienze Motorie. Lo volevo fare da tanto tempo, si vede che era destino che dovessi riprendere».
Ne avrebbe voluto fare certamente a meno Cristina Tonetti di ritrovarsi in una condizione simile, ma la sua grinta si vede anche quando non pedala. O meglio dire, quando è costretta a non pedalare.
L’annuncio era arrivato a metà marzo direttamente dalla 22enne brianzola della Laboral Kutxa attraverso il suo profilo instagram: “Dopo un lungo mese senza buone sensazioni in bici, mi è stata diagnosticata la pericardite. Purtroppo è ora di prendersi una pausa dagli allenamenti per far recuperare il mio cuore al 100%”.
Si stanno intensificando i controlli approfonditi, anche se le conferme di idoneità talvolta arrivano solo dopo questi frangenti. Ciò che è capitato a Tonetti non è il primo caso che sentiamo, però fortunatamente vengono tutti accertati in tempo utile, grazie soprattutto agli atleti che conoscono alla perfezione se stessi e sanno quando c’è qualcosa che non va. Conoscendo bene il carattere forte e disponibile di Cristina, abbiamo fatto una chiacchierata con lei per capire come ha vissuto questo ultimo periodo.
Cristina innanzitutto come stai adesso?
Sto bene. Finora le due settimane di riposo assoluto hanno dato i loro frutti. Pensate che avrei dovuto correre la Sanremo Women, quindi la squadra mi aveva invitato a vedere la corsa con loro. Non sono andata però perché mentalmente non ero ancora pronta e mi avrebbe fatto male. Nel frattempo ho fatto ulteriori controlli.
Quali?
Il 27 marzo ho fatto una risonanza magnetica, il cui esito è arrivato giusto stamattina. Non ci sono danni né alle pareti del cuore né al muscolo cardiaco. Nessuna infiammazione ed è una gran bella notizia. Ora sto attendendo i riscontri delle analisi del sangue, ma se saranno a posto credo che nel prossimo weekend potrei riprendere ad uscire in bici.
Sappiamo che gli stop forzati per te sono una tortura. Come sono andate questi quindici giorni?
E’ vero, infatti i primissimi giorni mi stavo annoiando a non fare nulla. Però è anche vero che sono sempre stata molto brava a tenere la mente occupata con dell’altro. A parte lo studio, ne ho approfittato per vedere un po’ di gente con calma con cui mi vedo poco. Ad esempio sono riuscita a trovarmi con la Gaspa (Eleonora Gasparrini, ndr) per festeggiare il suo compleanno la settimana scorsa. E poi abbiamo colto l’occasione di farci un tatuaggio assieme che ci eravamo promesse da tanto tempo.
Cosa vi siete tatuate?
Ce lo siamo fatte sul polso. Lei sole pieno e mezza luna vuota perché è quella più espansiva delle due. Io invece il contrario. Mezza luna piena e sole vuoto perché sono più introversa. Ci conosciamo fin dalle prime categorie giovanili e finalmente ce l’abbiamo fatta.
Tornando indietro. Come ti sei accorta della pericardite?
Al UAE Tour stavo abbastanza bene, però sono rientrata stanca. Una stanchezza che si stava protraendo. Tuttavia ho corso ad Almeria dove mi sono fermata perché stavo male. Stessa situazione alla Strade Bianche. A Montignoso ho finito la gara, arrivando a cinque minuti dalla vincitrice. Avevo sensazioni terribili ed irregolari sia in corsa che in allenamento. Troppi alti e troppi bassi. Una situazione che mi ha insospettito.
Qual è stato il passo successivo?
Innanzitutto ho avvisato la mia squadra che ha compreso subito la situazione. Mi è stata di grande supporto, ma poiché il medico del team non poteva seguirmi direttamente, mi hanno dato carta bianca per contattare il nostro medico di famiglia e procedere. Ho fatto gli esami del sangue per la troponina, un marker cardiaco che ti consente di capire se hai avuto un danno al cuore. I valori erano alti tipici della pericardite, anche se la fase più acuta era già passata. Mi hanno comunque dovuto fermare perché era troppo pericoloso continuare anche solo per fare una pedalata di scarico.
Come hai reagito?
Devo dirvi sinceramente che mi sono sentita sollevata. Paradossalmente mi sono rasserenata perché sapevo che quel mio malessere aveva una causa, un motivo ben preciso. Finché non avevo fatto tutti gli accertamenti, mi sentivo demoralizzata nella vita di tutti i giorni. Ad un certo punto ho pensato “Cristina, non la muovi e forse è arrivato il momento che tu appenda la bici al chiodo” (racconta sorridendo, ndr). Subito però.
Ci permettiamo una domanda, visto il rapporto. Ti ha condizionato quello che era successo a papà Gianluca? Sai che puoi anche non rispondere…
No, ci mancherebbe. So che sono cose ereditarie perché anche mio nonno, il padre di mio padre, aveva avuto queste anomalie cardiache. Tuttavia sono sempre stata abbastanza tranquilla senza condizionamenti. Nel 2024 mi sono rotta la clavicola e il naso, quindi sono ormai abituata a cercare e vedere il lato positivo delle cose. In ogni caso, abbiamo avuto più prudenza data l’anamnesi della famiglia.
Invece mamma Gabriella come aveva preso la notizia?
L’ha presa da mamma ed ho cercato di mantenerla serena. Lei adesso si è tranquillizzata, ma visto che corro in bici in realtà lei non lo è e non lo sarà mai (sorride, ndr).
Abbiamo visto sui social che hai avuto un bel supporto morale. Te lo aspettavi?
Oltre a famigliari, amiche ed amici, tantissime persone mi hanno anche scritto privatamente per farmi gli auguri di una pronta guarigione. Onestamente non credevo di avere un sostegno simile e naturalmente mi fa piacere.
Quando potremo rivedere Cristina Tonetti in gara? I medici ti hanno dato qualche indicazione?
Ancora non so nulla e ovviamente il mio calendario cambierà sensibilmente. Ora però la priorità sono altre. Riprendere a pedalare piano piano e capire come sto in bici, il resto verrà da sé.