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Alla Ineos c’è già l’erede di Ganna: si chiama Tarling

30.09.2023
8 min
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Alla vigilia dei mondiali di Stirling, la città alle porte di Glasgow in cui si sono corse le crono, Dario Cioni venne a dirci che avrebbe seguito Tarling e di guardarlo con attenzione. Bastò aspettare poche ore per applaudirlo sul terzo gradino del podio, con tanto di investitura da parte di Ganna. Filippo disse infatti di non essere particolarmente stupito del risultato e che quando il giovane avrà perso quei 4-5 chili di troppo, diventerà davvero un brutto cliente.

Tarling è quel ragazzino di Aberareon, sulla costa occidentale del Galles, che lo scorso anno a Wollongong vinse il mondiale crono degli juniores e poi fu fatto passare alla Ineos Grenadiers. A distanza di 40 giorni dal podio scozzese, il giovane britannico (ha compiuto 19 anni il 15 febbraio) ha vinto il campionato europeo della cronometro, con il passaggio intermedio della vittoria al Renewi Tour. A questo punto Cioni è diventato un interlocutore obbligato. Che cosa sapeva già quel giorno di agosto? Glielo abbiamo chiesto, anche perché giusto due giorni fa di Tarling aveva parlato anche Elia Viviani, indicandolo come uno dei giovani che più ama imparare dall’esperienza dei grandi.

Lo scorso anno a Wollongong, Tarling ha vinto il mondiale juniores della crono. Classe 2004, è alto 1,94 per 78 chili
Lo scorso anno a Wollongong, Tarling ha vinto il mondiale juniores crono. Classe 2004, è alto 1,94 per 78 chili
E’ davvero così attento?

Su alcune cose sì, su altre c’è un po’ più da lavorare, tipo la disciplina in allenamento. Però al momento, su tutto quello che riguarda la cronometro è una spugna.

Si era visto subito che potesse già essere vincente nei pro’?

Sì, avendo notato che durante l’anno è anche migliorato. Nella crono di Besseges, la prima gara da professionista, ha fatto secondo dietro Pedersen. In pratica ha confermato subito non solo la sua predisposizione, ma il fatto che potesse essere competitivo. E poi comunque ha vinto il campionato nazionale, la crono al Renewi Tour e ha vinto l’europeo. Ha fatto secondo dietro Ganna al Vallonia… Insomma, è tanta roba, perché ha fatto anche terzo al mondiale. E’ entrato subito nell’elite dei cronometristi. Io pensavo che sarebbe arrivato al livello dei migliori entro un paio d’anni, che avrebbe potuto vincere in qualche gara minore, ma ad esempio che non fosse ancora in grado di ben figurare nello scontro diretto con Kung. Invece al mondiale è arrivato terzo alla presenza di tutti i più forti, mentre all’europeo ha vinto. Mancavano Remco, Roglic e Ganna, però c’erano diversi specialisti, quindi penso che si sia guadagnato subito un posto fra i primi 5-6 al mondo.

Quando una squadra come la vostra prende un ragazzo così giovane, in che modo lo gestisce, non avendo un devo team?

Il suo caso forse è particolare, perché a inizio stagione ha corso un pochino più rispetto ai programmi. Ad esempio ha fatto la Parigi-Nizza che non era prevista. Ha fatto il UAE Tour che non era previsto, però per l’inizio di stagione andava bene. Si sono aperte un paio di porte per partecipare a queste corse, per fargli fare l’esperienza, ovviamente senza mettere nessuna pressione. Però poi, per esempio, dopo la Parigi-Nizza è stato alle classiche con la squadra per tutto il tempo, ma ha fatto solo un paio di gare e poi ha avuto un periodo più tranquillo.

A Sluis, seconda tappa del Renewi Tour, Tarling ha vinto la crono
A Sluis, seconda tappa del Renewi Tour, Tarling ha vinto la crono
Comunque un calendario importante.

Ma non troppo intenso. Si è cercato di dargli un mix fra gare in cui poteva fare esperienza e gare in cui magari provare a fare risultato, come il Renewi Tour, dove eravamo andati proprio con l’intenzione di vincere la crono. Idem al Vallonia, ma lì era difficile vincere perché c’era Filippo. Anche i campionati nazionali erano un obiettivo prestazionale legato alla crono. E’ una specialità in cui si sente a suo agio, invece non è mai stato messo un obiettivo relativo a una corsa a tappe.

Ha dovuto lavorare tanto per la posizione oppure gli viene naturale?

Questa posizione è il frutto di un lavoro fatto l’anno scorso da junior in vista dei mondiali. Lo avevamo guidato sia da un punto di vista biomeccanico sia aerodinamico. Quest’anno il primo intervento l’abbiamo fatto la settimana prima degli europei, ma proprio aggiustamenti minimali in galleria del vento. Qualcosina è cambiato, ma pochi dettagli, tant’è che si è adattato subito alla nuova posizione. E’ uno che trova facilmente la posizione, perché fin da allievo la sua passione è sempre stata la cronometro. In Inghilterra c’è la cultura dei ritrovi che organizzano la domenica, in cui fanno gare a cronometro sulle 10 miglia, 20 miglia, 30 miglia e 40 miglia. E lui ha partecipato spesso.

Che cosa intendevi parlando di disciplina in allenamento?

Ha un grosso margine di miglioramento da quel punto di vista, per questo stupisce la sua prestazione a cronometro. Secondo me questo margine è maggiore su strada che a cronometro, perché essendo lo sforzo più breve ma intenso, va bene per il suo modo attuale di allenarsi. Non fa volume, uno degli obiettivi per l’anno prossimo è aumentare. Al momento è nella fascia super bassa di volume rispetto ai compagni di squadra, però non lo vedo come un male, anzi.

Tarling ha vinto l’europeo dei professionisti a 19 anni, dopo il bronzo ai mondiali
Tarling ha vinto l’europeo dei professionisti a 19 anni, dopo il bronzo ai mondiali
Una scelta dettata dai 19 anni?

Non necessariamente. Trovi il giovane che vuole fare 5-6 ore, lui invece no. E’ più facile che faccia qualcosa in meno che qualcosa di più. Bisogna lavorare anche sulla struttura degli allenamenti perché ancora non è precisissimo nell’esecuzione. E poi c’è il discorso del peso, un’altra di quelle cose per cui dico che ha margine.

Dove vive Tarling?

Ad Andorra, infatti seguirlo in allenamento è la parte più complicata. Tendenzialmente per vederlo cerco di andare alle gare dove corre anche lui, anche se ad Andorra abbiamo un altro coach che può seguirlo in certi allenamenti. Però bisogna che impari un po’ anche lui, perché l’allenamento è per il loro bene, non per il mio. E questo è un altro dei miglioramenti che vogliamo ottenere l’anno prossimo da lui.

Quando è con Ganna cerca di rubargli il mestiere?

Fra i due non c’è una grossa differenza di età. Pippo dice che è il suo corridore preferito, quindi secondo me se ci passa tempo insieme e lui guarda quello che fa Filippo, impara tanto. Però non è neanche che ti sfinisca di domande.

E’ vero secondo te che Tarling diventerà una minaccia per Ganna?

Secondo me fra qualche anno saranno pari. Poi starà a chi si adatta meglio alle novità tecniche, a chi sarà più bravo. Entrambi hanno margine, mettiamola così. Sulla crono Tarling è già okay, ai massimi livelli. Se fosse allo stesso livello su strada, avrebbe molto meno margine. Invece nella crono è già molto spinto, perché comunque la posizione è buona, il materiale è buono, l’esecuzione è buona. Capisce molto bene anche tutta la strategia di pacing. E’ molto preciso anche lui nelle ricognizioni, una cosa che ha in comune con Filippo. A cronometro ha molto meno margine rispetto alla strada.

Il 2024 di Tarling sarà ancora prevalentemente incentrato sulla crono?

Siccome sarà l’anno olimpico, la crono per lui può essere un grosso obiettivo, quindi sarà una priorità. La squadra è d’accordo con questa scelta e comunque questo non esclude un certo miglioramento su tutto il resto. Però dal punto di vista della performance, il lavoro sarà concentrato sulla cronometro. E alla luce di questo dovremo valutare il calendario e qui il discorso è strano.

Perché strano?

Perché quest’anno c’è stata una prima parte di stagione dove si faceva fatica a trovare le crono. Poi nella parte finale, quasi tutte le gare ne avevano una, anche un po’ a sorpresa. Ci sono state corse che storicamente non hanno mai avuto una crono, che invece l’hanno inserita. Per me è un bene, sono favorevole alla crono in una corsa di 5 giorni.

Al Renewi Tour, Tarling ha vinto la crono, ma sul Muur ha pagato con 9’47” di ritardo
Al Renewi Tour, Tarling ha vinto la crono, ma sul Muur ha pagato con 9’47” di ritardo
Può diventare un corridore da classiche come Ganna oppure ha altri sviluppi davanti a sé?

E’ più leggero di Pippo (78 chili, contro gli 83 di Ganna, ndr), ma può scendere ancora. Per cui se mi diceste che fra 5-6 anni si proverà a fare classifica in una corsa a tappe, anche un grande Giro ma con il percorso giusto, non mi stupirei, anche se dobbiamo ancora vedere come recupera nelle corse a tappe. Una Tirreno fra qualche anno secondo me potrebbe essere alla sua portata. Mentre Filippo ha dimostrato di essere più veloce. Anche a Joshua piacciono le classiche, però non so se diventerà uno specialista.

Forse è troppo giovane perché si possa dirlo?

Probabilmente. Se uno pensa dov’erano Wiggins e Thomas alla sua età, è più facile fare un percorso simile al loro con Joshua che con Filippo. Lo vedrei tenere bene sulle salite fino al 7-8 per cento. Quest’anno, per esempio, al UAE Tour non è andato male. Ha fatto il suo lavoro di supporto, però nella prima tappa di salita, che era pedalabile, si è difeso bene.

Cosa farà nel prossimo inverno?

La stagione finirà ora in Croazia e poi farà la Crono delle Nazioni, perché potrà partecipare assieme al fratello minore, che corre anche lui. Ci sarà tutta la famiglia, che è molto presente, quindi sarà un obiettivo, ma anche una festa. Poi probabilmente dovrebbe staccare subito. Quello che si sta considerando è il discorso della pista. Nelle categorie giovanili l’aveva praticata, quest’anno invece l’aveva lasciata da parte con il cambio di categoria. Però ha partecipato agli europei U23 e ha fatto terzo nell’inseguimento individuale e hanno vinto quello a squadre. Ora si sta valutando di reinserirla e se questo va in porto, comincerà al Tour Down Under, in modo poi da partecipare alla Coppa del mondo in Australia.

Alla CRO Race, Tarling ha festeggiato la vittoria di Viviani
Alla CRO Race, Tarling ha festeggiato la vittoria di Viviani
Avendo l’obiettivo olimpico?

Le convocazioni non sono state ancora ufficializzate, però per il discorso delle quote limitate, avere corridori che fanno molte discipline può essere utile. Bisognerà solo valutare il suo livello rispetto agli altri. Per il resto, io ho sempre sostenuto l’utilità della pista anche in proiezione della strada. Lui si era un po’ allontanato, probabilmente ora si sente un po’ più a suo agio. E intanto la Federazione inglese osserva. Visto però che avevo ragione e valeva la pena seguirlo?

Venturelli e La Bella, la festa dopo l’oro di Federica

20.09.2023
5 min
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Ci sono vittorie che fanno particolarmente bene al morale, a tutto il gruppo. Quella di Federica Venturelli nella crono degli europei, la gara junior che ha inaugurato la rassegna continentale in programma fino a domenica è fra queste e lo si coglie da un semplice episodio. Al pomeriggio avevamo già preso un appuntamento telefonico con Eleonora La Bella, anche lei in gara nella crono per parlare di tutta la settimana di avvicinamento alla rassegna, ma ecco che dall’altra parte del telefono si palesano entrambe: compagne di nazionale e grandi amiche, per condividere ogni singolo passo del post medaglia d’oro.

L’arrivo della Venturelli, prima con 24″ su Kagevi (SWE) e 33″ su Kunz (GER). Toniolli ottava, La bella 15esima
L’arrivo della Venturelli, prima con 24″ su Kagevi (SWE) e 33″ su Kunz (GER). Toniolli ottava, La bella 15esima

L’importanza dell’amicizia

Lo spiega bene la stessa La Bella, anche lei capace di un’ottima prestazione nella sfida contro il tempo a Emmen, quindicesima a 2’13 dalla vincitrice/amica: «Quando c’è un rapporto stretto come si è formato fra noi, ne benefici anche in gara. Noi portiamo la nostra amicizia sulla strada, significa darsi una mano, sostenersi, mentre fuori basta una battuta, la parola al momento giusto per stemperare la tensione».

La voce delle due ragazze è squillante, si sente che l’adrenalina circola ancora nelle vene: «E’ una medaglia d’oro speciale – afferma la Venturelli – io ne avevo vinte tante su pista, ma su strada ha un sapore speciale perché nel velodromo hai più possibilità. Se va male una gara, ne hai subito un’altra per rifarti. Su strada le occasioni non sono poi così tante e io ne ho vista sfuggire qualcuna di troppo. A questa ci tenevo particolarmente».

Eleonora La Bella in gara. Al suo primo anno l’atleta di Anagni sta progredendo a vista d’occhio
Eleonora La Bella in gara. Al suo primo anno l’atleta di Anagni sta progredendo a vista d’occhio

Diverso da Glasgow

Il percorso ha esaltato le sue caratteristiche: «Non era certamente facile. La distanza di 20 chilometri non è abituale per noi, ma essendo il percorso lo stesso delle Under 23 sapevamo che i valori potevano cambiare. Io l’ho interpretata in maniera diversa rispetto ai mondiali, lì nel finale avevo pagato lo sforzo. Questa volta sapevo che la parte finale era la più dura, anche per il vento, quindi mi sono gestita, infatti ho ottenuto il miglior parziale in ogni settore».

Torniamo però al sodalizio fra le due ragazze. Sangalli aveva fatto alla vigilia una scelta precisa, formare un gruppo unito da cementarsi alla Watersley Ladies Challenge, la gara a tappe in Olanda valida per la Nations Cup disputata proprio sul finire della scorsa settimana.

«Erano tre tappe – spiega la La Bella – un prologo da 2,8 chilometri a cronometro e poi due tappe in linea con qualche strappetto e soprattutto il vento che metteva molto in difficoltà. Lì abbiamo lavorato molto di squadra con risultati che definire confortanti è poco».

Il gruppo azzurro in Olanda, con le due anche Bulegato, Grassi, Milesi e Pavesi (foto Instagram)
Il gruppo azzurro in Olanda, con le due anche Bulegato, Grassi, Milesi e Pavesi (foto Instagram)

Un sestetto di leader

Infatti Venturelli, già prima nel cronoprologo, ha conquistato anche la seconda tappa. «Lo ha fatto in volata, quasi non ci credevamo– afferma ridendo la compagna di squadra – poi nella terza dovevamo solo amministrare, ma stando attente alla seconda in classifica. Se avesse vinto, infatti, poteva ribaltare la classifica. Noi abbiamo corso per lei, a me è dispiaciuto solo non riuscire a conquistare la classifica di miglior scalatore, essendo finita terza».

A questo proposito Federica ha qualcosa da dire e per certi versi è sorprendente: «Abbiamo trovato davvero la giusta amalgama, si è formato il team giusto per esaltare ognuna di noi. Loro hanno lavorato per me, ma in questa nazionale ci possono essere occasioni per tutte. Infatti domenica vedremo come si mette la gara, ma io sono convinta che ognuna di noi, io ed Eleonora ma anche Bulegato, Grassi, Milesi, Pavesi potrà avere la sua chance. Dobbiamo essere tutte leader, poi la corsa deciderà chi lo sarà veramente».

Al Watersley Junior Challenge Federica ha vinto le prime due tappe ed è stata seconda nell’ultima (foto Instagram)
Al Watersley Junior Challenge Federica ha vinto le prime due tappe ed è stata seconda nell’ultima (foto Instagram)

Il dolce come premio…

«E’ comunque un percorso per lei – ribatte la La Bella – ha uno strappo finale non lungo, di 250 metri sul quale Federica può sfruttare la sua esplosività scaturita dal ciclocross. O almeno così ci hanno detto, già perché noi dovendoci concentrare sulla crono non abbiamo ancora potuto vedere il percorso della gara in linea…».

Ora è tempo di festeggiare: «Magari si potesse, qui le gare sono una dietro l’altra – afferma Venturelli – però a pranzo un dolcettino ce lo siamo concesso… La cosa che mi dispiace di più? Che non ci hanno messo nella stessa camera, ma tanto siamo sempre insieme lo stesso».

«E’ vero – ribatte la La Bella, che corre per la Vo2 Team Pink – anche perché lo stare insieme permette di imparare tanto. Io sono al primo anno e certe volte penso a quanto in pochi mesi ho imparato, proprio stando a contatto con campionesse come Federica».

La fatica della crono era tanta: 20,8 chilometri non sono usuali fra le junior
La fatica della crono era tanta: 20,8 chilometri non sono usuali fra le junior

E ora il team relay

D’altronde le ragazze hanno ragione, domani già si torna a gareggiare, c’è il team relay per la prima volta con la gara junior affiancata a quella degli elite.

«E’ una grande opportunità – sottolinea Venturelli che sarà in gara nella sua frazione proprio con La Bella e Toniolli, finita alle porte della Top 10 nella gara individuale – mi piace questa formula perché non tutte le Nazioni hanno egualmente un forte team al maschile e al femminile. Noi ce l’abbiamo e faremo di tutto per sfruttare la situazione». La sensazione è che ci sia ancora tanta voglia di far festa, magari unendo due medaglie uguali e poco importa se non si sarà nella stessa camera…

Gli equilibri in un grande Giro: Pinotti spiega come si fa

20.09.2023
4 min
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Il ciclismo gioca su equilibri estremamente sottili, tutto si può vincere o perdere per un dettaglio. Nelle grandi corse a tappe tutto questo si amplifica: si passa dalla pianura alle montagne, fino ad arrivare alle cronometro. Chi vuole vincere deve unire prestazioni di alto livello in ognuno di questi settori. Ma come si trova l’equilibrio giusto? Pinotti ci aiuta a capirlo, prendendo spunto da diversi esempi. 

«Ci sono delle affinità – spiega il preparatore della Jayco AlUlatra una cronometro a lunga percorrenza e una salita da un’ora. Prendiamo l’esempio di Evenpoel, che ha pagato 27 minuti nel giorno del Tourmalet: secondo me è dovuto ad altri fattori».

Lo sforzo per conquistare la maglia iridata a Glasgow è costato a Evenepoel in termini di preparazione per la Vuelta
Lo sforzo per conquistare la maglia iridata a Glasgow è costato a Evenepoel in termini di preparazione per la Vuelta
Quali?

Lui è stato l’unico uomo di classifica a fare il mondiale, sia strada che cronometro. Quella decisione specifica può averlo penalizzato, perché tra il viaggio e le corse ha perso tra la settimana e i dieci giorni di allenamento. In quel periodo avrebbe potuto lavorare di più in altura e curare meglio la preparazione della Vuelta.

Come si trova il giusto equilibrio nella preparazione tra strada e cronometro?

Si basa tutto sul tipo di percorso. Al Giro di quest’anno le cronometro erano tre: due per specialisti e una cronoscalata. Le prime due erano anche posizionate presto, alla prima e decima tappa. Mentre alla Vuelta la sfida contro il tempo, individuale, era solo una.

Quindi ci si poteva anche concentrare meno sulla preparazione?

E’ chiaro che ci devi sempre dedicare del tempo. Ma tutto va in base agli obiettivi, alla fine devi essere in grado di esprimere la stessa potenza su una bici diversa e in modo più aerodinamico. 

I giorni successivi alla crisi del Tourmalet il belga ha fatto vedere grandi cose, a testimonianza che la gamba c’era
I giorni successivi alla crisi del Tourmalet il belga ha fatto vedere grandi cose, a testimonianza che la gamba c’era
Quante ore si dedicano alla cronometro nel preparare una Vuelta come quella appena conclusa?

Il corridore e i preparatori decidono insieme, ma si passa dalle due ore a settimana ad un massimo del 5 o 10 per cento delle ore di allenamento. Non è importante l’aerodinamica, ma lo sviluppo della potenza. 

Facci un esempio…

Kuss. Lui ha sempre affrontato le cronometro come un giorno di riposo, ma nel momento in cui è stato chiamato a fare la gara, ha tirato fuori una discreta prestazione (13° a 1’26” da Ganna, ndr). Non aveva una posizione super aerodinamica, ma era efficace. Secondo me Kuss ha vinto la Vuelta in quel momento specifico. 

Quanto conta la posizione aerodinamica per un uomo di classifica?

Meno del previsto. Alla fine, come dicevo prima, si tratta di un fatto di potenza e percezione della fatica. In preparazione a una gara a tappe la cronometro si cura sulla prestazione. All’atleta viene chiesto di esprimere una determinata potenza, diciamo 300 watt, per un determinato intervallo di tempo. Su una bici da strada a 300 watt hai una percezione della fatica di 7, mentre sulla bici da cronometro è 10. Allora in quel caso si cambia la posizione cercando una comodità maggiore. 

Kuss nella cronometro si è difeso molto bene nonostante una posizione poco aerodinamica
Kuss nella cronometro si è difeso molto bene nonostante una posizione poco aerodinamica
Evenepoel ha il vantaggio di avere una posizione quasi perfetta…

Lui e Ganna sono quelli che hanno un angolo tra coscia e busto praticamente nullo. Evenepoel potrebbe curare meno la cronometro in vista di un grande Giro proprio per questo. Ha talmente tanto vantaggio in termine di posizione e di aerodinamica che comunque porta a casa qualcosa. Abbiamo visto che a cronometro andrà sempre bene: ha vinto al Giro, poi il mondiale e ha fatto secondo nella crono della Vuelta.

Ma quindi è vero che allenarsi a cronometro aiuta a mantenere le prestazioni alte anche in salita?

Sì, dal punto di vista della potenza aerobica assolutamente. Si tratta di fare lo stesso lavoro di soglia o fuori soglia. Anzi in salita dovrebbe essere più semplice, perché sei meno estremo nella posizione, quindi respiri meglio e usi più muscoli. Vi faccio un altro esempio.

Per Evenepoel è arrivata la maglia di miglior scalatore, una magra consolazione per un corridore del suo spessore
Per Evenepoel è arrivata la maglia di miglior scalatore, una magra consolazione per un corridore del suo spessore
Prego…

I numeri che Evenepoel ha fatto vedere nelle tappe successive al Tourmalet fanno capire che stava bene. Non vinci il giorno dopo se non sei a posto, il “passaggio a vuoto” me lo aspettavo anche da lui. E’ arrivato nel giorno peggiore. 

Perché te lo aspettavi?

Ripeto, quel mondiale gli è costato tanto in termini di allenamento e di preparazione. Avrebbe potuto allenarsi di più in altura e reggere meglio ad una tappa del genere, giocandosi la Vuelta fino in fondo. 

Valladolid chiama, Remco risponde. Ma i Pirenei fanno paura

05.09.2023
5 min
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E’ certo che Ganna correrà la crono con il coltello fra i denti, ma Evenepoel non sarà da meno. Il campione del mondo correrà per la vittoria di tappa e per mettere quanto più tempo possibile fra sé e gli altri uomini di classifica. Pippo partirà alle 15,09, Remco alle 16,56 e questa volta l’ordine di partenza è dettato dalla classifica e non da tattiche o sorteggi.

Il giorno di riposo è ormai alle spalle, ma è servito per fare qualche domanda più approfondita al belga che per disposizione della squadra in queste occasioni incontra i media unicamente attraverso conferenze stampa virtuali. Il Covid ha spalancato le porte a questa possibilità e tanti hanno pensato bene di farne una tradizione.

L’incontro con Evenepoel nel giorno di riposo è stato ancora una volta virtuale
L’incontro con Evenepoel nel giorno di riposo è stato ancora una volta virtuale
Ciao Remco, come stai?

Sto bene. Le sensazioni rispetto alla vigilia della crono dei mondiali sono diverse, perché abbiamo avuto nove giorni di tappe difficili, quindi in tutti c’è un po’ di stanchezza. Penso che sia un approccio diverso, ma comunque è un giorno che mi piace.

L’anno scorso ad Alicante rifilasti 48 secondi a Roglic, cosa possiamo aspettarci da Valladolid?

Non ho fatto ricognizioni, prima di tutto perché il percorso non sembra essere molto tecnico, in secondo luogo perché era piuttosto difficile arrivarci. Dovevi prima volare a Madrid e poi prendere un volo o guidare fin qui. Mi sono fatto un’idea. I primi 5 chilometri sono in città, poi c’è una piccola salita di 6-700 metri, quindi una discesa e poi andremo su e giù quasi sempre sulla stessa strada nazionale verso il traguardo. Sarà una crono veloce, che ha bisogno di ritmo perché durerà circa mezz’ora, 27-28 minuti. Penso che possano esserci alcune differenze interessanti. Non è previsto vento, mi aspetto che vinca uno specialista.

Sulle salite brevi, quelle fino a 30 minuti, Evenepoel è andato forte: come andrà sui Pirenei?
Sulle salite brevi, quelle fino a 30 minuti, Evenepoel è andato forte: come andrà sui Pirenei?
Per te sarà la tappa più importante?

Non necessariamente, ma mi piacerebbe vincere, soprattutto in maglia iridata. E’ una tappa che abbiamo preparato bene e non vediamo l’ora di fare. Non penso che il risultato sarà cruciale per le tre settimane, ma resta una giornata molto importante per la classifica generale. 

Pensi che Kuss possa restare un rivale per la classifica?

E’ considerato uno dei migliori scalatori al mondo e se riesce a fare una buona crono, sarà un cliente piuttosto difficile e decisamente importante. Però lo abbiamo già visto in lieve difficoltà nelle ultime due tappe di montagna, quindi lo considero un outsider, soprattutto visti gli altri leader del Team Jumbo-Visma. Ovviamente non è facile correre contro tre scalatori così forti. Non è facile escogitare sempre dei piani diversi, soprattutto se lavorano bene insieme come hanno fatto sinora.

Vittoria e caduta: ad Arnisal Remco vince la tappa e poi cade dopo l’arrivo. Solo spavento, nessun danno
Vittoria e caduta: ad Arnisal Remco vince la tappa e poi cade dopo l’arrivo. Solo spavento, nessun danno
Nella classifica ci sono ancora nomi di outsider: cosa ti pare ad esempio di Lenny Martinez?

Penso che per lui e gli altri giovani sia una delle prime volte che fanno una gara di 9 giorni consecutivi. Ora hanno approfittato del riposo, ma se ne annunciano altri 5-6 veramente duri. E’ giusto che provino a scoprire i loro limiti. Lenny ha preso la maglia rossa e per poco non vinceva una tappa, sembra che sappia davvero cosa fare. Ma la Vuelta dura tre settimane, bisognerà vedere come recupererà giorno dopo giorno fino alla 21ª tappa.

E’ prevedibile che farai fronte comune con Ayuso e Mas per contrastare i corridori della Jumbo?

Di sicuro possono diventare molto importanti nelle prossime due settimane, perché è sempre un po’ più facile lavorare insieme che risolvere tutti i problemi da solo. La Jumbo ha ancora tre punte, quindi dobbiamo trovare un modo per lavorare contro di loro. Dovremo vedere giorno per giorno e poi vedere come sarà la classifica dopo la crono e soprattutto dopo le tappe 13 e 14 (arrivi pirenaici sul Tourmalet e Belagua, ndr).

Martinez secondo Remco sta facendo un’ottima Vuelta, ma mancano due settimane: come recupererà?
Martinez secondo Remco sta facendo un’ottima Vuelta, ma mancano due settimane: come recupererà?
Si può fare un paragone fra la tua forma del Giro e qui alla Vuelta?

E’ molto difficile, perché sono momenti diversi della stagione. Però penso che la forma sia più o meno la stessa. Prima del Giro stavo benissimo e ho vinto la Liegi. Questa volta ho vinto il mondiale della cronometro. Sto bene, sono nella forma che volevo.

Nella tappa di domenica Cattaneo ti ha tenuto davanti nella fase dei ventagli e poi in salita. Che cosa pensi di lui?

Mattia è una persona molto importante per me. Può andare molto forte in pianura e ha una grande potenza in salita. Nelle ultime due tappe ha messo sotto pressione e portato al limite tutti gli altri scalatori. Sono super felice che abbia prolungato il contratto, lo vorrei avere con me per tutta la mia carriera.

Cattaneo è uno dei suoi uomini di fiducia: lo vorrebbe sempre con sé
Cattaneo è uno dei suoi uomini di fiducia: lo vorrebbe sempre con sé
Il Covid ti ha impedito di finire il Giro e di provarti su salite lunghe. Che cosa ti aspetti dalle tappe sui Pirenei?

Le montagne molto lunghe sono ancora un punto interrogativo. Penso che la settimana scorsa ho dimostrato di andare bene nelle salite di 30 minuti. Nella tappa in cui ho perso un po’ di tempo, all’Observatorio Astrofísico de Javalambre, ho espresso un’ottima potenza, ma ho avuto 5 minuti in cui non riuscivo a fare velocità, nel momento in cui Roglic ha attaccato. Nelle ultime due tappe di montagna, ci sono state salite di circa 15-20 minuti e sono andato abbastanza bene. Il prossimo test sarà su salite di 45 minuti-un’ora.

Che cosa ti aspetti?

Normalmente sono sforzi cui dovrei adattarmi abbastanza bene, perché ad esempio il campionato del mondo crono è durato 55 minuti e ho espresso un’ottima potenza. Ad Andorra durante l’ultimo ritiro ci ho lavorato, ma la corsa è un’altra cosa. Rimane la domanda su come risponderò quando le montagne saranno una dietro l’altra. Non resta che aspettare e vedere…

Olivo, il formicolio l’ha fermato a Glasgow. Rivincita all’europeo?

24.08.2023
5 min
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«Non sentivo più la gamba, non riuscivo nemmeno a capire se fosse distesa o meno». Bryan Olivo ai mondiali scozzesi ha dovuto desistere dalla sua lotta contro il tempo. Il campione italiano U23 della cronometro è tornato dalla spedizione iridata con un 45° posto e un problema da risolvere. Un formicolio invadente e debilitante che dopo 10 chilometri di prova lo ha estromesso da ogni sogno di gloria.

Bryan è di Fiume Veneto un paese in provincia di Pordenone. Quando lo chiamiamo, è tornato da un allenamento concluso nel caldo torrido che soffoca l’Italia da nord a sud. Il suo tono è però disteso perché, seppure ci sia un’incognita da risolvere, è conscio del fatto che farsi prendere dal panico e dalla delusione non servirebbe a nulla. Il centro CTF Lab della sua squadra è già all’opera per risolverlo e sullo sfondo prende forma l’obiettivo europeo di fine settembre

Olivo ha conquistato l’italiano davanti a Nicolas Milesi e Dario Igor Belletta
Olivo ha conquistato l’italiano davanti a Nicolas Milesi e Dario Igor Belletta
Partiamo da dove ci siamo lasciati. Ormai sono due mesi che hai il body tricolore nell’armadio, cosa si prova?

E’ stata una grandissima soddisfazione perché ci lavoravo da tantissimo, da un anno. Ho raggiunto un obiettivo che per me era molto importante. Dopo alcuni alti a bassi che continuano tutt’ora, però è stata una nota positiva in questa stagione.

Come la valuti la tua stagione fino a qui?

Non un granché. Ho fatto bene all’inizio stagione fino ad aprile, poi ho avuto un problema intestinale che mi ha fatto perdere 3 chili. Poi ho recuperato, ho fatto bene la corsa della Pace e con la nazionale. Non corro su strada dal campionato italiano quindi dal 24 giugno. Questo perché c’erano gli appuntamenti della pista U23 e la crono del mondiale da preparare. Sabato e domenica ripartirò con le corse.

Olivo è al secondo anno nel Cycling Team Friuli
Olivo è al secondo anno nel Cycling Team Friuli
L’avvicinamento al mondiale com’è andato?

Non è stato dei migliori perché quando sono rientrato dagli europei di pista ho avuto un problema al polpaccio. Questo non mi ha fatto allenare nel migliore dei modi per una settimana e mezza.

La tua condizione com’era?

C’è da dire di sicuro che non ero ai livelli di Lorenzo Milesi che ha vinto, ma quello si sapeva. Però ecco a una top ten ci sarei andato vicino, sarebbe stata un’ottima soddisfazione per me essendo anche la prima volta ad un mondiale. Non sarebbe stata solo esperienza, ma anche un bel risultato.

Che effetto ti ha fatto vedere Milesi sul gradino più alto?

Lui corre con i professionisti, quindi ha tutto un altro ritmo. Sapevo che sarebbe andato più forte di me. Però sono rimasto molto contento per la sua vittoria. Lorenzo mi sta simpatico è un bravo ragazzo e alla fine abbiamo condiviso tanti giorni in camera assieme. Quindi posso essere solo che felice per lui. 

Olivo ha posto l’obiettivo sugli europei olandesi di settembre
Olivo ha posto l’obiettivo sugli europei olandesi di settembre
Cosa è successo durante la prova mondiale?

Molto semplicemente, dopo credo 10/12 chilometri non mi ricordo precisamente, mi ha iniziato a formicolare tutta tutta la gamba sinistra fino al piede. A un certo punto non avevo più sensibilità e quando mi alzavo in piedi proprio non sentivo più la coordinazione della gamba, non riuscivo a capire se stavo dando forza o no. A un certo punto si vede anche dai filmati TV che provavo a distendere la gamba per fargli riprendere il sangue però in quel momento, quando l’ho distesa non riuscivo neanche a capire se l’avessi distesa o no. E’ stata proprio una brutta sensazione. 

Ti era mai capitato?

Forse agli europei in pista, ma 4 chilometri, non ci avevo fatto caso più di tanto e ho detto “boh sarà una cosa così”. Però mi è ritornato anche stavolta ai mondiali e quindi in questi giorni sarò dai miei preparatori al CTF Lab, dove facciamo posizionamento per vedere se magari con un fondello differente cambia qualcosa rispetto a quello che utilizzo ora. 

La prima ipotesi è quindi quella di un posizionamento errato?

Pensiamo che sia un problema legato allo schiacciamento eccessivo della zona del soprasella. Questo ha implicato un minor passaggio del sangue e di conseguenza il formicolio. Questo sarà il primo tentativo poi vedremo se intervenire sulla sella, l’importante è non stravolgere tutto insieme.

Olivo su strada non ha mai lamentato problemi legati alla posizione
Olivo su strada non ha mai lamentato problemi legati alla posizione
Su strada hai mai lamentato un problema simile?

No perché sulla bici da strada ho una posizione meno estrema. Essendo il bacino meno ruotato è difficile arrivare a un interruzione del flusso del sangue se non si hanno particolari problemi. 

Cosa ti porti a casa da questo mondiale?

La prendo come esperienza. Bisogna solo andare avanti e risolvere questo problema che fortunatamente non si presenta sulla bici da strada. 

Un’occasione di rivincita nel finale di stagione ci sarebbe…Il campionato europeo di Drenthe in Olanda è un tuo obiettivo?

Rimane un obiettivo arrivare competitivo, spero di essere convocato agli europei soprattutto per la crono. E poi vediamo di far bene anche il fine stagione su strada, per arrivare eventualmente ad una convocazione anche su strada. Non nego che voglio prendermi una rivincita dal mondiale. 

Vento, condizioni fisiche e radio: quei 12″ tra Ganna e Remco

23.08.2023
5 min
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Filippo Ganna non ha conquistato la maglia iridata della cronometro per 12” dopo una sfida lunga 47,8 chilometri. Remco Evenepoel, il vincitore, in pratica gli ha rifilato 0,25” al chilometro. Un quarto di secondo ogni mille metri. Un’inezia.

Un distacco così fa pensare e ripensare: dove ha perso quei pochi secondi Ganna? Una domanda che si è posto lo stesso piemontese dopo la gara.

Noi invece lo abbiamo chiesto a tre esperti di crono: Adriano Malori, Edoardo Affini e Marco Pinotti. Un’inchiesta, una riflessione tecnica, che resta comunque molto complicata. Ricordiamoci che parliamo di distacchi piccoli, che siamo nell’era dei marginal gain in cui ogni dettaglio incide, ma che di contro (e paradossalmente) 12” potrebbero non essere neanche pochi. Sul banco degli “imputati” finiscono: materiali, tattiche, condizione, riscaldamento, guida, regole… Un bell’intrigo insomma!

Ganna in lotta col vento (notate l’erba). Il cx migliore di Remco ha fatto la differenza?
Ganna in lotta col vento (notate l’erba). Il cx migliore di Remco ha fatto la differenza?

Malori insiste sul vento

Adriano Malori già ci aveva accompagnato nel post di quella crono. Il “Malo” aveva indicato il vento come il rivale numero uno di Ganna, almeno tra i fattori esterni. E in particolare il vento laterale. E resta su quella linea.

«Anche se dalla tv non si è visto molto – dice Malori – nel tratto più lungo, quello in cui si andava nel doppio senso di marcia, si notava come Evenepoel, piccolino, “sbacchettasse” parecchio. In quel punto uno grande come Pippo faceva più resistenza. Se dondolava Remco figuriamoci Pippo.

«Per il resto, sui materiali non credo che abbia perso terreno perché comunque Ganna è alla Ineos-Grenadiers e lì ci lavorano bene e costantemente. Semmai, visto lo strappo finale, con la doppia corona al posto della mono Ganna sarebbe potuto andare un po’ più forte. Ma anche nel chilometro finale è stato comunque più veloce di Remco di 3”. In ogni caso non sarebbe bastato a colmare il gap dei 12″.

«Riguardo alla guida, tanto più che la regìa tv non è stata il massimo, è difficile giudicare. Bisognava stare in ammiraglia dietro a Pippo. In generale ci può stare perdere quei 12″ lì: bastano un paio di curve fatte male che all’uscita devi rilanciare e la frittata è fatta. Ma, ripeto, questo aspetto non siamo in grado di poterlo analizzare».

Prima di chiudere Malori getta sul piatto un argomento molto interessante: secondo lui le nuove regole UCI penalizzano Ganna nella posizione: «Filippo è troppo schiacciato e meno allungato di altri sulla bici».

A Glasgow Ganna ha usato la nuova Bolide: tra le novità la monocorona di Shimano e una versione aggiornata del manubrio 3D
A Glasgow Ganna ha usato la nuova Bolide: tra le novità la monocorona di Shimano e una versione aggiornata del manubrio 3D

Affini, Remco e il suo cx

Edoardo Affini, che torna in gara oggi al Benelux (Renewi Tour) è quello più dubbioso circa il recuperare questo gap. E lui le crono attuali le fa… e anche forte.

«La differenza con Remco la fa la “pagliuzza” – dice il corridore della Jumbo-Vismanon è facile capire dove recuperare 12”. Io partirei dalla prestazione, ma bisognerebbe conoscere i reali valori dei ragazzi. Da quel che so io, hanno detto che Pippo ha fatto una delle sue migliori prestazioni in assoluto, quindi non credo si possa battere su questo tema. E anche la gestione tattica di Pippo è stata buona, visto che sul muro finale è andato fortissimo.

«Idem sui materiali: addirittura so che in Ineos-Grenadiers gli avevano dato un manubrio nuovo che lo rendesse ancora un pelo più aerodinamico così da limare ancora qualcosa».

Anche Affini insiste sul discorso del vento e dell’aerodinamica. Ma più che sottolineare lo svantaggio di Ganna, esalta il vantaggio di Remco.

«Evenepoel è molto potente, anche se meno di Ganna, ma più piccolo. Non è grosso come me e Pippo, quindi è più aerodinamico. Gente come noi si può abbassare sul manubrio quanto vuole, ma l’impatto frontale e con il vento laterale sempre grande resta.

«Penso anche che il vento sia una variabile che non puoi controllare, pertanto farei davvero difficoltà a capire dove limare quei 12 secondi».

La radio che si nota sporgere sul petto di Evenepoel, aveva una valenza aerodinamica ed era ai limiti del regolamento
La radio che si nota sporgere sul petto di Evenepoel, aveva una valenza aerodinamica ed era ai limiti del regolamento

Pinotti: prestazioni e regole

Marco Pinotti, tecnico della Jayco-AlUla, ma al tempo stesso ex cronoman ed ingegnere, ha invece qualche ipotesi in più da vagliare per recuperare quei 12 secondi.

«Io – spiega Pinotti – anche se in casa Ineos hanno parlato di grande prestazione, ho qualche dubbio in merito. Intendiamoci, non dico che Ganna non sia andato forte, ma non è stato super come altre volte. Magari anche perché aveva lavorato molto per la pista e non aveva fatto un lavoro specifico per la crono. Io so che hanno spinto molto sull’aerodinamica (e il manubrio nuovo lo confermerebbe, ndr), sui materiali e hanno perso un po’ di focus sull’allenamento.

«Ripenso alla crono che Filippo ha vinto al Wallonie pochi giorni prima. Era andato forte, ma aveva rifilato distacchi minimi a Tarling e agli altri, nonostante la crono misurasse 32 chilometri. Questo mi ha fatto riflettere. Si può mettere così: Ganna non è andato piano, ma per una serie di motivi non è cresciuto ulteriormente come può ancora fare alla sua età».

Pinotti poi insiste anche su un altro aspetto, un dettaglio che tutti abbiamo notato, ma che nessuno ha approfondito: la radio che Evenepoel aveva sul petto. Quella “radiolona” ha certamente avuto delle influenze aerodinamiche. Di fatto, inserita in quel body aero e aderente era un profilo. Anche Ganna ce l’aveva, ma la sua era ben più piccola: era la radio e basta. Ganna non aveva la radio avvolta nel pluriball come già qualcuno ha utilizzato in questa stagione.

«In questo senso servirebbero delle regole chiare – dice Pinotti – da parte dell’UCI. E’ noto che un riempitivo in quel punto dà dei vantaggi. Nel triathlon, che è libero, lo usano ma qui va chiarito una volta per tutte come fare. Una superficie simile, nell’arco di quasi 50 chilometri potrebbe anche essere stata decisiva, visto che parliamo di 12 secondi».

Crono: perché schiena e muscoli posteriori sono tanto importanti?

17.08.2023
4 min
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Parlando con i corridori ma anche i tecnici, è emerso come la schiena e la muscolatura posteriore giochino un ruolo fondamentale nella posizione della crono. Tutta questa catena, dalle spalle ai polpacci, è chiamata fortemente in causa. E lo è sia per la spinta che per l’equilibrio.

Diego Bragato, responsabile del Settore Performance della Fci, conferma tutto ciò. Lui lavora moltissimo con i ragazzi della pista e del quartetto i quali, ovviamente, hanno una posizione da crono piuttosto estrema. Ma anche sulla strada non si è certo da meno. Mattia Cattaneo, per esempio, dedica molto tempo alla muscolatura della schiena. E lui stesso ci spiegava come grazie a certi lavori specifici riuscisse ad adottare una posizione più estrema con relativa facilità.

Diego, gli atleti ci dicevano che a crono la parte posteriore della muscolatura e della schiena contano moltissimo. Incide anche nella guida. E’ così?

E’ vero, ma direi che è tutta la parte centrale del corpo e non solo quella posteriore che gioca un ruolo fondamentale nel gesto della pedala e in particolare della pedalata a crono.

Perché?

Perché una muscolatura tonica stabilizza l’atleta sulla bici. E un ciclista più stabile guadagna due volte. Una muscolatura forte stabilizza le spinte sui pedali, soprattutto quando si hanno posizioni estreme e si spingono i rapporti lunghi di oggi. Se il “core” è dunque forte, il bacino è più stabile e c’è meno dispersione di forza. Insomma, si spinge di più. Secondo aspetto: un atleta più forte e stabile evita d’innescare una serie di problematiche secondarie come infiammazioni, dolori…

Che poi è un po’ quello che giusto ieri ci diceva Yankee Germano, parlando dell’arretramento più corto anche sulle bici da strada…

Le posizioni a crono invece sono più estreme. Devi essere più flessibile, quindi avere una mobilità maggiore, ma anche più stabile… E conciliare le due cose non è facile.

Squat (in foto, dal web) e stacchi sono ideali anche per i glutei
Squat (in foto, dal web) e stacchi sono ideali anche per i glutei
E allora quali sono i muscoli più chiamati in causa nella crono?

I primi restano i quadricipiti, ma cresce l’apporto del grande gluteo e di tutta la parte dorsale. Sia per il discorso delle spinte che della guida.

Come ci si lavora dunque?

Con esercizi a corpo libero, esercizi per il core. Ma proprio perché è un tema molto importante andiamo a monte. In Federazione spingiamo molto affinché su stabilità e mobilità si lavori sin da ragazzi. La mobilità è la prima cosa che dalla nascita in poi si va a perdere, pertanto va curata. Poi serve il potenziamento. Quindi i classici stacchi, lo squat… e infine la parte specifica per il core, come gli addominali.

Stacchi e squat… come li fai fare?

Io preferisco farli fare con il bilanciere libero, tanto più se l’argomento sono la crono e la stabilità. Perché stando liberi non solo devi comunque fare il tuo esercizio di forza, ma devi continuamente controllare il movimento con tutti i muscoli. Magari ho meno carico rispetto a chi lavora con i macchinari, ma farò un lavoro più completo.

Trazioni a braccia larghe per far lavorare di più la muscolatura della schiena
Trazioni a braccia larghe per far lavorare di più la muscolatura dorsale
E questi esercizi vanno bene anche per la parte posteriore?

Sì, anche se poi per bicipiti femorali e glutei si lavora pedalando: partenze da fermo, SFR… sono movimenti che ti permettono di lavorare su una spinta completa. Io le chiamo progressioni di forza.

Diego resta la parte alta: la schiena che a quanto pare serve moltissimo per l’equilibrio…

Per la schiena si fanno le classiche trazioni alla sbarra, gli esercizi a corpo libero, i dorsali… specie lavorando con ampie aperture.

Come mai con ampie aperture?

Perché una presa più larga, specie con i palmi rivolti verso l’esterno e non verso la faccia, fa sì che si usino meno i bicipiti e più i muscoli dorsali e scapolari. L’obietto di tutto questo tema alla fine è uno: trovare il miglior compromesso tra forza e una posizione estrema come quella richiesta dalla crono.

Cattaneo, la roulette del vento e quegli ultimi 100 metri

12.08.2023
4 min
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STIRLING – Quando ti fermi a pensare che soltanto sette campioni al mondo sono stati più forti di te nel massimo evento della crono, magari ti accorgi di aver fatto davvero una gran cosa. Per questo c’è da capire che dopo l’arrivo ieri Mattia Cattaneo sprizzasse felicità. Soltanto Italia, Belgio e Gran Bretagna sono riuscite a mettere due atleti nei primi dieci, segno che sul fronte delle crono non siamo messi poi tanto male, avendo vinto quella degli under 23, preso il bronzo fra le donne junior e centrato un bel sesto posto con gli juniores.

«Sono super contento – ha detto appena tagliato il traguardo – ho trovato il percorso molto lineare, con il vento che ha dato fastidio. All’inizio è di fianco, poi giri a destra e diventa a favore, poi giri a sinistra e torna di fianco, infine giri a sinistra e te lo trovi in faccia. Quindi è stato un continuo cambiare impostazioni sulla bici. Non so se si potevano scegliere altri materiali. Quelli che io chiamo “gli scienziati” hanno studiato e stabilito che le ruote che ho usato fossero le più veloci, quindi probabilmente è stato così».

Un tatuaggio che invita al buon umore: sorridi sempre, ottima massima di vita
Un tatuaggio che invita al buon umore: sorridi sempre, ottima massima di vita

Di mattina su strada

In mattinata, mentre Ganna ha preferito restare sui rulli, Cattaneo ha scelto di andarsi a fare un giretto su strada, poi insieme sono arrivati al bus Vittoria che erano le 14. Qualche autografo e ne sono scesi per scaldarsi sui rulli un’ora prima delle rispettive prove, separate fra loro da appena venti minuti. Gli auricolari nelle orecchie, l’asciugamano sulla ruota anteriore, Mattia ha iniziato a pedalare intorno alle 14,50, in un momento in cui sul piazzale ai piedi del castello di Stirling batteva un bel sole caldo e il vento continuava a far sventolare le bandiere. Il gilet ghiacciato lo ha fatto rabbrividire, ma gli ha consentito di scaldarsi mantenendo costante la temperatura corporea.

I meccanici avevano già preparato le tre bici: quella da gara, quella da riscaldamento e quella di scorta. Per ciascuna hanno ripassato la pressione delle gomme, per essere certi che non vi fossero differenze. In queste giornate attorno al bus della nazionale c’è un andirivieni di figure di ogni genere: dal metodologo alla psicologa, gli addetti ai social, il fisioterapista, ovviamente i meccanici, qualche giornalista e per finire le autorità federali

Archetti, Catabiani e Cornacchione al capezzale della ruota anteriore di Cattaneo
Archetti, Catabiani e Cornacchione al capezzale della ruota anteriore di Cattaneo

L’arrivo sullo strappo

La grossa incognita della crono, tolto il vento, era il muro finale, che ha tenuto banco nell’osservazione delle altre crono per la scelta dei rapporti migliori.

«Me lo immaginavo – ha spiegato Cattaneo – come uno sforzo molto più prolungato. Quando arrivi dopo una cronometro così impegnativa, uno strappo così ti sembra che duri 5 minuti. Invece in realtà è stato molto veloce fino agli ultimi 100 metri e poi da lì è stata solo sofferenza. Fra i 15 e i 20 secondi, non so neanche io quanti ne siano passati per arrivare al traguardo. Però in realtà credevo che fosse molto più lungo».

Mattia Cattaneo ha corso la crono a 50,081 di media, chiudendo a 1’57” da Evenepoel
Mattia Cattaneo ha corso la crono a 50,081 di media, chiudendo a 1’57” da Evenepoel

Venti watt in più

Non c’è stato neppure il tempo per Cattaneo di dare qualche indicazione a Ganna, dato che si sono ritrovati sul percorso contemporaneamente. E così il bergamasco è arrivato al traguardo con una ottima prova fra le mani che premia gli sforzi fatti nella specialità con il supporto della squadra. Sin da quando volò a San Francisco con lo stesso Evenepoel per il primo passaggio in galleria del vento, passando poi per ottime prove al Tour, i podi al campionato italiano, infine la vittoria di pochi giorni fa al Tour de Pologne.

«Eravamo troppo vicini perché gli dessi indicazioni – ha spiegato – così ho fatto la mia bella prova e l’ho tenuta per me (ha sorriso, ndr). Non ho rimpianti. Dico solo che ho fatto 20 watt in più medi di quelli che erano nel mio programma, quindi me ne vado da questo mondiale con ottime sensazioni e la soddisfazione di aver fatto un ottimo investimento sulla cronometro».

L’occhio di Malori: «Evenepoel un mostro e Tarling cresce bene…»

11.08.2023
5 min
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La cronometro individuale di Glasgow si è conclusa da una manciata di ore e non poteva mancare il commento di Adriano Malori, ormai nostro specialista contro il tempo. E anche stavolta “Malo” va subito a dama. «La sorpresa è lo juniores (Joshua Tarling di 19 anni, ndr), ma la notizia è che Remco Evenepoel è un mostro. In un anno ha vinto un mondiale, la Vuelta, la Liegi e ora di nuovo questo mondiale. Per me lui e Pogacar sono i corridori più forti del momento. Non ho messo Vingegaard perché non è così completo».

Come abbiamo visto e appena letto Remco Evenepoel ha vinto la crono iridata, alla sue spalle un Filippo Ganna a 12” e terzo questo diciannovenne inglese Joshua Tarling a 48”, che l’anno scorso ha vinto la crono iridata… ma tra gli juniores!

Tarling (classe 2004) è arrivato terzo. Molto bene fino alla fine
Tarling (classe 2004) è arrivato terzo. Molto bene fino alla fine
Adriano, un quasi juniores tra i pro’. In realtà poteva correre tra gli under 23…

Indubbiamente è stata una grande sorpresa. Mi ha colpito la sua gestione dello sforzo. Okay, ha vinto il titolo nazionale a crono e sappiamo che in Inghilterra non è una cosa banale, visto il tempo che vi dedicano, ma questo era un altro palcoscenico. Pippo deve sapere che per il futuro ha un rivale che sta per arrivare.

Adriano, tu stesso ci dici spesso di quanto conti l’esperienza nelle crono lunghe e ma i numeri parlano chiaro: 47 chilometri e 19 anni.

Vero. E come ho detto sono colpito. In particolare dal suo strappo finale. Era una crono vera più questo strappo: non era semplice unire le due cose. I corridori arrivavano stravolti, lui invece era in spinta, ha ben gestito le forze. Si vede che è nella Ineos-Grenadiers. Così come Pippo, Bigham, Thomas…

Correndo in casa per te conosceva meglio degli altri il percorso?

Assolutamente sì. Si vedeva che lo aveva provato e riprovato. In alcune curve, specie quella dopo l’intermedio è emerso questo aspetto. Lui l’ha fatta in pieno restando in posizione. Remco ha tolto le mani dalle protesi e Ganna ha avuto una piccola incertezza. E lo stesso l’ultimo strappo. Devi essere “presente” per farlo in quel modo. Specie sul pavé.

Per Malori Ganna ha lottato col vento (notate l’erba). Il cx migliore di Remco ha fatto la differenza?
Per Malori Ganna ha lottato col vento (notate l’erba). Il cx migliore di Remco ha fatto la differenza?
Passiamo ad Evenepoel. Il belga, come Ganna ed altri, aveva la radio sul petto. Una scelta aero?

Una scelta aero e anche di utilità al tempo stesso. Questi body infatti sono strettissimi e sulle spalle, la parte più larga, tirano moltissimo. In quel punto, sul petto, la radio è un po’ più comoda. I corridori fanno le loro prove e se non gli dà fastidio nella respirazione la posizionano lì.

Remco e quel gesto rivolto all’ammiraglia: come è andata?

Remco è molto sicuro di sé, ma perde anche le staffe. Dopo il primo intermedio (in cui era dietro a Ganna, ndr) dai loro rilevamenti avevano visto che era in vantaggio e per radio gli avranno detto qualcosa e lui gli ha voluto dire di stare calmi: «Ci penso io». Ma tali gesti per lui non sono nuovi. Ricordate all’europeo 2021 quando gli rimase alla ruota Sonny (Colbrelli, ndr)? Quando la gara non va come dice lui perde le staffe.

E per il resto?

Il mio grande favorito era Ganna. Era la sua crono, non è andato piano neanche sullo strappo finale dove è stato solo un filo più lento di Evenepoel (2″, ndr) nonostante la sua stazza, ma gli è mancato il resto. Io credo che nella sua prestazione abbia inciso un po’ il vento. Per lunghi tratti era laterale, si vedeva da come pedalavano i corridori e da come si muovevano le loro bici. Ma se “sbacchettava” la bici di un Remco che è piccolo, figuriamoci cosa deve aver passato un Ganna che è altro più di un metro e 90 (e anche di Tarling: 194 centimetri, ndr).

Van Aert è partito sottotono. Nel finale è stato l’unico a recuperare su Remco, ma ormai era tardi
Van Aert è partito sottotono. Nel finale è stato l’unico a recuperare su Remco, ma ormai era tardi
Rapporti tutti fra 58 (Kung, Pogacar) e 60 (Bissegger, Evenepoel), mentre Van Aert aveva il 56…

Alla fine i rapporti sono fini a se stessi. Bisognava spingere. Non credo abbia influito quello in Van Aert. Anzi per certi aspetti è anche più leggero rispetto alla media dei passistoni da crono. Credo che Wout abbia dimostrato quello che abbiamo visto già domenica scorsa e cioè che non aveva le gambe. Uno come lui, su un percorso che è un ciclocross asfaltato, non può farsi umiliare così da Van der Poel. Poi può anche perdere: nel finale, sull’ultimo dentello, in volata… ma non che non riesca a rispondergli.

Nella crono di oggi per te ha inciso il Tour?

Tantissimo. E infatti gente come Kung o Pogacar sono stati subito fuori gioco. E ha inciso soprattutto per chi ha disputato anche la prova in linea iridata. Da quel che ho letto e ho saputo, i corridori hanno detto che è stato un massacro. Se poi parliamo di Kung, lui ci ha messo di mezzo anche il team relay… Se sei stanco e devi provare a vincere il mondiale nella crono individuale quella gara non la fai. Ma queste sono scelte loro.

E ad Adriano Malori cosa è piaciuto di questa prova?

Che è stata, finalmente, una crono vera. Lunga. Una crono da spingere, giusta per un mondiale. Come se ne dovrebbero vedere di più. Anche nei grandi Giri.