Cronoman e statura. Remco resta una particolarità

01.10.2024
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Remco Evenepoel ci ha anche scherzato su qualche giorno fa dopo aver rivisto il titolo iridato contro il tempo: «Per fortuna che ero sul gradino più alto del podio altrimenti con questi due spilungoni ai miei lati neanche sarei entrato nelle foto». I due spilungoni erano Filippo Ganna ed Edoardo Affini, entrambi più alti di un metro e 90. Ma questa frase ha sollevato una questione interessante: l’altezza è sempre sinonimo di forza?

Pensiamoci. L’ultimo cronoman di bassa statura di un certo livello fu Chris Boardman e forse Levi Leiphemer, il quale però prima di altri aveva intuito determinate posizioni, altrimenti il gesto della crono è sempre stato a favore dei passistoni alti. Gente che può sfruttare tanti muscoli e leve lunghe.

E tutto sommato anche a Zurigo tra gli juniores e gli under 23 hanno vinto corridori di statura elevata. E prima dell’era Remco bisogna scorrere appunto a Boardman, Catania 1994, per trovare un iridato contro il tempo più basso di un metro e 75 centimetri. Ricordiamo che Remco Evenepoel è alto 171 centimetri.

Boardman è stato uno degli iridati a crono più bassi: era alto 174 cm (foto Getty Images)
Boardman è stato uno degli iridati a crono più bassi: era alto 174 cm (foto Getty Images)

Sentiamo Malori

La stazza quindi conta? E fino a che punto? Ne abbiamo parlato con i due italiani forse più esperti in materia: Adriano Malori e Marco Pinotti.

«Remco è piccolo, è vero – spiega Malori, 1,82 di statura – ma quel che conta è la muscolatura. Torniamo indietro di qualche anno. C’era Cancellara che vinceva poi venne Tony Martin. Lui era due spanne più alto, ma al tempo stessa aveva quadricipiti enormi e spalle strettissime. E per questo guadagnava: era super aerodinamico. O al contrario, prendiamo Enric Mas: anche lui è alto, ha leve lunghe e potrebbe andare forte a crono, ma non ha la stessa muscolatura di Remco. E ancora Castroviejo, che è alto 1,71. Lui è forse in assoluto il corridore più aerodinamico come posizione che abbia visto. E’ molto schiacciato, grazie anche alla sua elasticità, ma non ha la stessa potenza e spalle tanto strette, quindi perde qualcosa rispetto a Remco e agli specialisti».

La scena che più ha fatto sorridere dopo i mondiali crono di Zurigo, con “il piccoletto” in mezzo ai due giganti
La scena che più ha fatto sorridere dopo i mondiali crono di Zurigo, con “il piccoletto” in mezzo ai due giganti

Il fisico di Remco

Malori entra nel dettaglio dell’analisi della fisionomia di Evenepoel. Remco è un brevilineo: «Ma anche le braccia relativamente lunghe e questo unito alle spalle più piccole rispetto ai cronoman puri gli consente di distendersi e chiudersi bene. Ecco quindi che ha il fisico perfetto per andare forte a crono. Non solo, ma questa sua caratteristiche si riscontra anche su strada. Perché quando attacca a 60 chilometri dall’arrivo fanno fatica riprenderlo? Perché è potente e super aerodinamico».

Facendo un passo indietro e ipotizzando un paragone con gli specialisti degli anni ’90, per Malori gli sviluppi aerodinamici e le nuove posizioni lo hanno agevolato.

«Consentite infine un commento alla crono iridata. Ganna ha perso il mondiale per 6”, io sono convinto che sia andata così perché il percorso non era del tutto per specialisti. C’era una salita piuttosto impegnativa. E lì Pippo ha pagato non solo in termini di tempo, ma anche di dispendio energetico. Pensateci, l’ultimo vero percorso a crono per specialisti tra mondiali ed olimpiadi qual è stato? Quello delle Fiandre 2021 e chi ha vinto?». La risposta è implicita e dice proprio Ganna.

Anche Castroveijo secondo Malori è super aerodinamico, ma ha spalle più larghe e meno forza rispetto a Remco
Anche Castroveijo secondo Malori è super aerodinamico, ma ha spalle più larghe e meno forza rispetto a Remco

Parola a Pinotti

Da Malori passiamo a coach Marco Pinotti. Una brevilineo tra gli spilungoni.  «Parlo dei mio caso – dice Pinotti, alto 1,76 – e nel contesto dei miei tempi. Io non avevo una grande potenza assoluta, ma avevo una buona posizione, una posizione stabile che mi consentiva di spingere bene. Remco oltre ad avere un cda (coefficiente aerodinamico, ndr) ottimo, ha anche un grande motore, una grande potenza, che unito ad un’ottima posizione ne fa un grande cronoman».

La sua abilità in questa disciplina quindi da dove viene? E’ un fattore di watt, di aerodinamica, di posizione…

«Per me è di posizione e di conseguenza di aerodinamica. Certamente Evenepoel è un cronoman atipico. Ha il busto corto, una gabbia toracica importante e quadricipiti possenti: tutto ciò lo rende particolarmente adatto al tipo di sforzo che richiede una prova contro il tempo. Chiaro che i watt assoluti contano: un cronoman di alta statura ha più muscoli, più forza, più leva… Remco non avrà mai gli stessi watt di Ganna. Il fatto è che lui ha i watt di un atleta di 65-67 chili, pure essendo più leggero (60-61 chili, ndr). E poi pensiamo a come va in pianura anche su strada».

Sia Malori che Pinotti hanno preso a esempio anche la posizione d’attacco di Evenepoel su strada: anche questa potente e aero
Sia Malori che Pinotti hanno preso a esempio anche la posizione d’attacco di Evenepoel su strada: anche questa potente e aero

Punti di vista

E qui Pinotti ripete esattamente quel che ha detto Malori prima: Remco è aerodinamico “per natura” e per questo riesce ad andare via quando è in fuga. Mentre va in disaccordo con Malori quando si parla di regole.

Secondo Malori le quote fisse, come la distanza fra linea del movimento centrale e punta delle appendici, svantaggiano gli atleti più alti: «In alcuni casi si vede che Ganna è sacrificato in certe posizioni – spiega Adriano – e tutti questi studi sull’aerodinamica, l’evoluzione dei materiali lo hanno aiutato ad ottimizzare la sua potenza». Mentre per Pinotti il ritocco ai regolamenti ha ridato vantaggio anche a questi ultimi e che tutto sommato Remco sarebbe stato Remco anche con materiali e posizioni meno aero.

«Io penso – conclude Pinotti – che la forza di Remco a crono dipenda molto dalla sua posizione. Fate caso a quanto è stabile. Se non fosse per le curve, sulla sua schiena potresti mettere un bicchiere d’acqua e quello non si muoverebbe, questo perché è riuscito a riportare i test in galleria su strada. Tanti in galleria del vento ottengono buone posizioni, ma poi su strada si muovono e molto di quel lavoro decade. Io credo che questa sua stabilità dipenda anche da una buona forza nella parte alta del corpo: spalle, braccia… che gli consentono di sostenersi bene».

Insomma, la regola che il cronoman debba essere alto e potente resta valida: leve lunghe e watt assoluti hanno ancora il loro perché. Poi la cura dell’aerodinamica può aiutare, certamente, ma è Remco Evenepoel la vera eccezione.  

Romeo mette nel sacco Segaert: l’oro tra gli U23 va alla Spagna

23.09.2024
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ZURIGO – Le emozioni più forti nel corso della seconda giornata dei campionati del mondo di Zurigo arrivano con la cronometro dedicata agli under 23. Sullo stesso percorso che ieri ha visto protagoniste le donne i ragazzi più forti al mondo si sono dati battaglia a colpi di secondi, curve spericolate e watt. Di energia nelle gambe questi giovani ne hanno parecchia e pensare che si voglia rimettere mano al regolamento impedendo loro di correre questi appuntamenti ci rattrista. Far parte del mondo WorldTour dovrebbe essere un merito non una discriminante, eppure c’è chi si ostina a voler escludere questi atleti da tali appuntamenti. 

In attesa di raccontarsi alla stampa, Ivan Romeo firma il solito mucchio di maglie iridate e non sta nella pelle
In attesa di raccontarsi alla stampa, Ivan Romeo firma il solito mucchio di maglie iridate e non sta nella pelle

Felicità estrema

Sulla hot seat di Zurigo ci sta stretto lo spagnolo alto, anzi altissimo. Si muove, alza le braccia, porta le mani al volto. E quando Alec Segaert arriva all’ultimo chilometro in evidente ritardo capisce di aver compiuto un’impresa e si lascia andare nel pianto di un bambino. Accovacciato ai piedi della sedia che ospita il corridore con il miglior tempo, viene preso d’assalto dallo staff e dal compagno di nazionale Markel Beloki. 

«Posso solo dire che è il giorno più felice della mia vita – confida Ivan Romeo a chi ancora non avesse visto quanto brillano i suoi occhi – credo di non sapere ancora quello che ho raggiunto. Ci vorrà del tempo. Se questa mattina mi avessero chiesto quanto tempo avrei potuto guadagnare nei confronti di Segaert nel tratto di pianura avrei risposto: nulla. Invece dopo aver tagliato il traguardo sapevo di aver fatto la miglior prova possibile».

Nel 2024 Romeo, 1,93 per 75 kg, era già stato 7° nella crono della Vuelta Burgos e 10° in quella del UAE Tour
Nel 2024 Romeo, 1,93 per 75 kg, era già stato 7° nella crono della Vuelta Burgos e 10° in quella del UAE Tour

Equilibrio

Al primo intertempo, in cima alla salita che poi avrebbe portato i ragazzi verso la temibile discesa, Romeo aveva un ritardo di pochi secondi. Dopo altri 10 chilometri il distacco da Segaert era minimo, cinque secondi. Tutti erano convinti che il belga avrebbe poi sfruttato il tratto favorevole per dilagare, invece la sua barca è naufragata

«Sul lago – spiega Romeo – c’era vento contrario, sapevo di dover risparmiare un po’ di energie nella parte iniziale per non arrivare stanco alla fine. Avevo in mente questo piano di passo fin dalla mattina, non pensavo però di guadagnare così tanto tempo. Mi sono sentito benissimo negli ultimi dodici chilometri, andando molto, molto più forte di quanto mi aspettassi. Quando ho visto che Segaert era cinque secondi più veloce di me, ad essere sincero, ho capito che avrei potuto vincere. Ho lasciato tutti gli avversari dai trenta secondi in su, credo che quegli ultimi dieci chilometri siano stati i migliori della mia vita».

Secondo posto con 32 secondi di ritardo per Soderqvist che dopo l’arrivo ha faticato a mandarla già
Secondo posto con 32 secondi di ritardo per Soderqvist che dopo l’arrivo ha faticato a mandarla già

L’emozione non ha età

A chi pensa di togliere la gioia di un appuntamento iridato a questi ragazzi chiediamo di porgere lo sguardo sul sorriso di Ivan Romeo mentre esulta sul podio in Sechselautenplatz. Ha una gioia talmente forte che frantuma le telecamere e un’energia così potente da invadere il cuore di tutti noi. La medaglia d’oro arriva dopo due anni con il team Movistar, con una progressione continua e un bagaglio di esperienze sempre più grande: perché non sfruttarlo?

«Questi due anni con la Movistar – conclude – sono stati bellissimi. Sto imparando tanto da loro e adoro questa squadra, da spagnolo è un sogno correre lì. E sì, essere in un team WorldTour per un anno e mezzo è ovviamente molto importante per acquisire esperienza e fiducia in se stessi. Si impara a gestire tutti i momenti, quelli buoni e quelli cattivi. Naturalmente ci sono entrambi». 

Christen ha chiuso al terzo posto, a 40″ da Romeo. Si è detto soddisfatto e pensa alla gara su strada di venerdì
Christen ha chiuso al terzo posto, a 40″ da Romeo. Si è detto soddisfatto e pensa alla gara su strada di venerdì

La delusione di Segaert

Chi mastica amaro è Alec Segaert. Il belga era il grande favorito di giornata dopo la vittoria del titolo europeo, invece se ne va da Zurigo con un pugno di mosche e una bella lezione. Imparare fa parte del processo per questi ragazzi ed è meglio farlo ora che in futuro, ma la seconda delusione iridata brucia.

«Credo che le gambe siano la cosa che mi ha fatto più male – dice trovando la forza di fare una risata –  ma sì, di sicuro è una delusione. Sono venuto per ottenere il massimo, ma oggi non era nelle mie corde. Il meteo alla fine non ha giocato una parte così importante nel risultato. Era prevista molta più pioggia, invece ho corso su una strada praticamente asciutta. La differenza vera l’ha fatta la parte pianeggiante, dove non sono riuscito a spingere quanto avrei voluto. Dopo il secondo intermedio mi sono buttato nel tratto in discesa, era rischioso ma sono andato abbastanza bene. Però si trattava di un settore difficile per tutti, il divario Romeo lo ha costruito nel finale».

Un podio che fa riflettere. Il primo, Romeo, corre alla Movistar nel WorldTour, il secondo nel devo team della Lidl-Trek, il terzo alla UAE Emirates
Un podio che fa riflettere. Il primo, Romeo, corre alla Movistar nel WorldTour, il secondo nel devo team della Lidl-Trek, il terzo alla UAE Emirates

I migliori

Alec Segaert è l’esempio più grande di un corridore che gareggia nel WorldTour e allo stesso tempo si trova ad affrontare eventi da under 23. Ha corso al Renewi Tour battendo a cronometro atleti che ieri hanno gareggiato tra i professionisti. Appena gli chiedono cosa pensa del possibile cambio di regolamento risponde subito.

«Se guardo a me stesso, penso che non correrò l’anno prossimo tra gli under 23, spero di farlo tra gli elite. Ma per me la gara under 23 dovrebbe essere per tutti gli atleti sotto quella età. Oggi, c’era un bel gruppo di corridori professionisti, ma penso che dovrebbe essere così. Anche se gareggi un anno intero con gli elite ma sei il migliore tra gli U23 allora meriti il titolo».

Crono juniores andata: Seixas sorprende, Finn guarda alla strada

23.09.2024
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ZURIGO – La prova contro il tempo degli juniores ha emesso già alcuni verdetti interessanti, il primo è la vittoria del francese Paul Seixas. A questo si affianca la prestazione sottotono del campione del mondo in carica su strada Albert Philipsen. Il danese paga 25 secondi dal vincitore e, mentre tutti sfilano nella zona mista che si affaccia sull’Opera di Zurigo, lui passa via senza fermarsi. Gli addetti dell’UCI dicono non sia stato bene dopo l’arrivo, la sensazione nel vederlo passare è che sia frastornato e un po’ sorpreso, in negativo, dalla sua prestazione. 

Voci azzurre

Gli azzurri pedalano lenti nel corridoio che ospita televisioni e media, passa Andrea Donati e nel raccontare la sua prova si intuisce la delusione. Sperava in qualcosa di più, i numeri sono stati buoni ma per emergere in un mondiale serve una prova fuori dal comune.

«E’ stata una cronometro durissima – dice – sono sfinito, ho dato davvero tutto quello che avevo anche se non ero nella miglior condizione. Non sono andato male a livello di dati e numeri, rispecchiano quelli di una giornata media. Sono l’italiano che ha fatto più cronometro quest’anno, ne ho corse sei. A questo livello forse l’unica è stata alla Corsa della Pace. Sia questa di Zurigo che quella in Repubblica Ceca sono stati dei buoni confronti, anche in ottica futura».  

Chi, invece, è soddisfatto di quanto fatto è Lorenzo Finn. Si ferma, guarda l’arrivo dei diretti concorrenti e snocciola piano piano tutte le sue sensazioni. 

«Sono soddisfatto della mia prova – spiega l’azzurro – è stata la miglior cronometro della mia vita sia per sensazioni che per valori. Non potevo dare di più e comunque vedendo che sono arrivato a un secondo dai top 5, su questo tipo di percorso, mi ritengo soddisfatto. Era difficile pensare di poter vincere, ma se penso alla gara su strada mi sento davvero bene. I complimenti vanno a Seixas, ha fatto una cronometro superba e una prestazione monstre».

Andrea Donati e Lorenzo Finn durante le fasi di riscaldamento
Andrea Donati e Lorenzo Finn durante le fasi di riscaldamento

Tutto quadra

Il percorso di Lorenzo Finn e della nazionale juniores verso il mondiale di Zurigo è iniziato ad agosto con un ritiro in altura a Livigno. Poi si è passati dal Giro della Lunigiana e dal campionato europeo. Tutti step mirati per arrivare con la miglior condizione possibile alla corsa iridata. 

«Sicuramente – racconta Finn – l’europeo è stato molto utile, sia nella prova a cronometro che in quella in linea. E’ stato un test importante in vista dei mondiali, il fatto che oggi sia andato più forte rispetto alla prova di Hasselt mi fa ben sperare. Il ritiro di Livigno è stato fatto in vista dell’appuntamento iridato di Zurigo, questo doveva essere il periodo in cui il lavoro in altura avrebbe dovuto dare i suoi frutti. Per come mi sento direi che la fiducia c’è. Anche settimana scorsa, durante gli allenamenti, ho fatto i miei migliori valori, quindi sono contento».

Lorenzo Finn si è detto felice della sua prova e dei valori registrati nell’ultimo periodo
Lorenzo Finn si è detto felice della sua prova e dei valori registrati nell’ultimo periodo

Un altro atteggiamento

Se si fa un passo indietro, tornando alla prova continentale, non si può non pensare alle parole del cittì Salvoldi. Il tecnico ha giudicato in maniera negativa la prestazione del team juniores, da loro si aspettava qualcosa in più, soprattutto dal punto di vista del coraggio

«Su strada – dice ancora Finn – ho provato a dare un mano ai miei compagni perché non volevo prendere troppi rischi. Mi sono messo a disposizione in pianura, prima del tratto in pavé, poi mi sono sfilato. Penso Salvoldi abbia avuto ragione nel criticare il nostro atteggiamento in maniera negativa. Non abbiamo corso benissimo, ma ci rifaremo giovedì».

«Ora – continua – serve riposare e recuperare bene dallo sforzo. Mercoledì rivedremo il percorso (il tracciato rimarrà chiuso dalle 8,00 alle 10,00, ndr). Siamo venuti a giugno a visionarlo, quindi una rinfrescata farà sicuramente bene. Dall’ultima salita al traguardo ci saranno una quindicina di chilometri, sarà uno sforzo molto simile a una cronometro».

Andrea Donati conclude al 20° posto, per lui un’esperienza che tornerà utile in futuro
Andrea Donati conclude al 20° posto, per lui un’esperienza che tornerà utile in futuro

Gli altri

La classifica della cronometro juniores recita un podio a forti tinte belga con il gradino più alto in mano al corridore che, ad ora, sembra essere il favorito: Paul Seixas. Il sesto posto di Albert Philipsen sorprende, ma non toglie dalla testa di tutti che il danese sarà protagonista su strada. Gli avversari lo temono e ne parlano bene, con il timore che si riserva a chi può farti del male da un momento all’altro. Anche Finn non lo toglie dalla lista dei favoriti.

«Io ho fatto 53 di media – conclude Finn – quindi non credo che Philipsen sia andato piano, visto che mi ha anticipato di un secondo sul traguardo. Sicuramente era il favorito e vederlo fuori dal podio colpisce, ma non facciamoci illudere. Dopo la cronometro di oggi penso che Seixas sia il nome per la corsa in linea, ma serve ancora qualche giorno di pazienza, giovedì vedremo».

EDITORIALE / Cara UCI, le regole non sono a senso unico

23.09.2024
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ZURIGO (Svizzera) – Funziona tutto così bene, che ti stupisci davanti alle imperfezioni immotivate. Abbiamo vinto lo scetticismo tutto italiano circa l’impiego dei mezzi pubblici per spostarci dall’hotel alle sedi di gara. In realtà non ci sono grandi alternative. L’UCI ha stabilito che alla stampa non spettino contrassegni per le auto e che le navette in partenza dalla sala stampa siano riservate soltanto ai fotografi. Perciò è bastato fare di conto e realizzare che avere i trasporti gratuiti (grazie a un bollino sull’accredito) è un bel passo avanti rispetto ai parcheggi del centro che costano 8-9 euro l’ora. Gli autobus e i treni d’altra parte arrivano e partono con precisione… svizzera. La bicicletta è usata spesso in ogni sua formulazione, incluse le cargo bike per il trasporto dei bambini. Per andare a scuola o al parco. Funziona tutto. Per questo stupiscono alcuni dettagli dell’organizzazione iridata su cui l’UCI ha chiuso apparentemente gli occhi.

Zurigo ha accolto i mondiali con temperature ancora miti e una buona partecipazione
Zurigo ha accolto i mondiali con temperature ancora miti e una buona partecipazione

La verifica delle bici

Ieri alla partenza della crono donne elite da Gossau e anche in queste ore per gli under 23 e per il paraciclismo, il parcheggio dei team si trovava a un chilometro e mezzo dal punto di verifica delle biciclette. Il parcheggio si trova in alto, la verifica in basso vicino alla rampa di partenza. In mezzo una bella salita, che i meccanici hanno percorso spingendo le bici e i tandem. Se una cosa del genere fosse stata semplicemente proposta al Giro d’Italia o qualsiasi altra gara in Italia, è certo che gli organizzatori avrebbero ricevuto il warning degli ispettori dell’UCI.

E a proposito di misure, tra le novità tecniche dell’anno, che ha costretto i meccanici azzurri a metter mano alla bici di Vittoria Guazzini, c’è che i computerini rientrano nella misura dell’inclinazione delle appendici. Se le appendici sono a posto, ma il computerino – su cui è impossibile appoggiarsi – sporge di mezzo centimetro, la bici non è a posto.

La discesa sul lago

Si va avanti con le cronometro e ieri abbiamo visto e sentito dei rischi che si sono corsi lungo l’ultima discesa. In quel tratto in cui si sfiorano i 100 all’ora, la strada si stringe all’improvviso, il fondo stradale è parecchio irregolare, la pendenza è a doppia cifra e in fondo ci si infila sotto un arco di pietra.

Marco Velo si era accorto che il tratto fosse pericoloso sin da quando venne con gli altri tecnici azzurri a visionare il percorso della crono, ma nulla nel frattempo è cambiato. E quando i tecnici azzurri nella riunione tecnica hanno fatto presenti le loro perplessità, si sono sentiti rispondere da Laurent Bezault, ex corridore e ora UCI Road Master, che nessuno prima di loro avesse sollevato la questione. Ha però aggiunto che avrebbe posizionato sul percorso degli addetti alla sicurezza, incaricati di raccomandare ai corridori di rallentare. Suggerire di rallentare in una gara che si gioca sui secondi, in cui si parte forte e si arriva a tutta?

E’ insolito. Come è insolito che debbano essere le squadre a segnalare la pericolosità di un passaggio e non sia la commissione tecnica che approva i percorsi a valutare l’anomalia. In ogni caso, i corridori in coro hanno ribadito lo stesso punto di vista, senza che questo abbia lasciato apparentemente traccia nelle valutazioni ufficiali.

Andreoli e Totò al traguardo. Il cittì Addesi si è raccomandato di affrontare quel tratto con prudenza (foto FCI)
Andreoli e Totò al traguardo. Il cittì Addesi si è raccomandato di affrontare quel tratto con prudenza (foto FCI)

I mondiali per tutti

Nell’intervista pubblicata ieri a Vittorio Podestà, il campione di paraciclismo ritirato nel 2021 ha rilevato un dettaglio niente affatto trascurabile. «L’organizzazione di un così grande evento aperto ad atleti con prestazioni così diverse – ha detto ad Alberto Dolfin – è portata a scegliere percorsi non completamente a fuoco per alcune categorie. Nei campionati del mondo esclusivamente per il paraciclismo non accade».

Su quella stessa discesa a ben vedere stanno correndo anche i tandem, che hanno davanti un atleta normodotato e dietro un non vedente, che subisce le asperità della strada. Nel tandem frena uno solo, ma il peso è doppio. Anche loro hanno la posteriore lenticolare e l’anteriore ad alto profilo. Visto il percorso, il cittì azzurro Addesi si è raccomandato di correre in sicurezza, pensando soprattutto alla prova su strada. Va bene essere costretti a disegnare percorsi non completamente a fuoco, ma siamo certi che far passare i tandem su quel tratto di strada (su cui oggi pende anche l’incognita della pioggia) fosse inevitabile?

Il mondiale di Zurigo va avanti con le prove contro il tempo. Finora lo spettacolo è stato di altissimo livello. Gli organizzatori hanno fatto un lavoro impeccabile e magari quelli appena spiegati saranno i soli due scivoloni di dieci giorni al top.

Ci può stare, nessuno è perfetto: per questo ci sono quelli deputati a controllare, ma questa volta gli uomini dell’UCI sono restati immobili. Quella discesa andava tolta, allo stesso modo in cui dai percorsi di tante gare in passato sono stati eliminati passaggi pericolosi. Il perché non sia accaduto cercheremo di capirlo stasera, tornando in treno verso il nostro albergo.

Grace Brown, un altro oro e la scelta di dire addio

23.09.2024
5 min
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ZURIGO (Svizzera) – A un certo punto della conferenza stampa, a Grace Brown vengono gli occhi lucidi. La disamina della crono vinta con 16 secondi su Demi Vollering è durata il tempo di un battito di ciglia, poi il discorso si sposta sul suo annuncio (fatto alla fine di giugno) del ritiro a fine stagione. Manca ormai poco. E dopo la vittoria alla Liegi e l’oro olimpico della crono, sembra davvero strano che alla fine del 2024 l’australiana mollerà tutto.

«Non sapevo esattamente come sarebbero state le mie energie dopo le Olimpiadi di Parigi – racconta l’australiana che come Evenepoel ha doppiato a Zurigo l’oro di Parigi – però mi sono concessa lo spazio per cambiare aria un po’ e non stressarmi troppo per il campionato del mondo. Quando sono tornata ad allenarmi e ho iniziato a finalizzare i miei allenamenti su questo evento, sono rimasta piacevolmente sorpresa di sentirmi ancora forte in bici. Sono arrivata qui sicura di poter fare qualcosa».

Veloce in pianura, potente in salita, accorta in discesa: così Grace Brown ha vinto il mondiale crono
Veloce in pianura, potente in salita, accorta in discesa: così Grace Brown ha vinto il mondiale crono

Le gare contate

Siamo curiosi. Come ci si rapporta con la fatica, sapendo di essere agli ultimi fuochi? Si ha la tentazione di lasciarla andare oppure la si tiene stretta facendosela amica? Lei ascolta, annuisce col sorriso e spiega. Non c’è una gran folla attorno, le parole arrivano bene anche senza il microfono. La stanza ha il soffitto come un alveare, le grandi vetrate guardano verso il lago.

«Sono sicura che questa consapevolezza – prova a spiegare – mi sia di aiuto, perché non ho un’alternativa con cui confrontarmi mentalmente. So che questa è la mia ultima stagione e forse questo mi ha dato l’energia mentale necessaria per puntare tutto su di me e concentrarmi al 100 per cento. Quest’anno mi sono chiesta quale sarebbe stato il risultato se avessi puntato tutto su questi due grandissimi obiettivi. E ora che li ho raggiunti, sento di aver raggiunto il mio massimo potenziale e finalmente so cosa significa».

Oro nella crono di Parigi, davanti a Henderson e Dygert, il magico 2024 di Grace Brown è proseguito con la crono olimpica
Oro nella crono di Parigi, davanti a Henderson e Dygert, il magico 2024 di Grace Brown è proseguito con la crono olimpica

Una scelta di vita

Quando però il discorso si sposta sul lato emotivo della faccenda, allora la voce sorridente di Grace cambia tono. Si capisce quanto sia doloroso lasciarsi tutto alle spalle e allo stesso tempo quanto sia pesante passare dei mesi via da casa. Forse solo ora si percepisce davvero la distanza fra l’Australia e l’Europa. Quante persone ti hanno chiesto di fare un altro anno? E cosa pensi quando te lo chiedono?

«Credo di aver perso il conto – sorride – probabilmente più di mille. Ma sì, sarebbe bello, ovviamente, continuare a fare sport. Mi piacerebbe continuare a dare il mio contributo allo sport e continuare a contribuire al ciclismo e all’entusiasmo per il ciclismo femminile, che è una parte importante di tutto questo. Sono sicura che l’anno prossimo, quando guarderò le gare, mi dispiacerà non essere più presente.

Ad aprile, nella sua ultima primavera da corridore, Grace Brown ha battuto Longo Borghini alla Liegi
Ad aprile, nella sua ultima primavera da corridore, Grace Brown ha battuto Longo Borghini alla Liegi

«Però il motivo per cui ho scelto di mollare non è perché mi sono disamorata del ciclismo. Lo faccio perché la vita che ho messo da parte in Australia negli ultimi sei e più anni mi sta riportando indietro ed è più forte del mio amore per il ciclismo. Per questo smetterò. I risultati di quest’anno sono sempre stati i miei obiettivi e mi sono preparata per raggiungerli, quindi non mi faranno cambiare idea all’improvviso».

Ancora due

Ci sono amore e malinconia. Poi si capisce che forse proprio aver raggiunto certi risultati potrebbe essere stato la molla per voltare pagina e cercare le stesse soddisfazioni in una vita un po’ più normale.

«Probabilmente qui in Europa – spiega – non ci si rende conto di cosa significhi lavorare nel ciclismo per un’atleta australiana. Credo che anche molte delle mie compagne e delle mie avversarie non capiscano davvero i sacrifici che ho fatto. Ho un marito, ma è in Australia. Ciò che rende perfetto il fatto di smettere e tornare a casa è la presenza della mia famiglia e dei miei amici. Non so, mi sento bene quando torno lì e francamente conto i giorni. Non passa giorno senza che riceva abbracci e si faccia qualche piccola festa, ma la testa è ancora alla bici. Mercoledì farò la staffetta con questa squadra e non vedo l’ora. Non l’ho fatta negli ultimi anni solo perché veniva prima della crono individuale. Invece quest’anno ho alzato la mano e non vedo l’ora di correre. Penso che abbiamo una squadra forte e spero di poter competere anche lì per la medaglia d’oro.

Il miglior tempo e la hot seat: il mondiale crono era un obiettivo e Grace Brown lo ha centrato (foto Zurich 2024)
Il miglior tempo e la hot seat: il mondiale crono era un obiettivo e Grace Brown lo ha centrato (foto Zurich 2024)

«E poi, ovviamente, resta la gara su strada di sabato prossimo. La nostra squadra è davvero forte. Non abbiamo un favorito assoluto, ma credo che se sapremo essere intelligenti dal punto di vista tattico, potremo avere buone possibilità».

Detto da una che alla Liegi ha tenuto duro su tutte le cotes e poi ha battuto in volata la nostra Longo Borghini, suona vagamente minaccioso. Non offenderti Grace, oggi siamo tutti con te e con le tue emozioni, ma sabato si farà tutti il tifo per la Longo.

Due tricolori sul podio della crono: serata di sorrisi e rivalsa

22.09.2024
6 min
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ZURIGO (Svizzera) – Le cose più interessanti come al solito vengono fuori quando Ganna e Affini vengono fuori dalla sala stampa e si dirigono verso l’antidoping. Si cammina lentamente, seguendo il filo del ragionamento su questa crono iridata. Un ragazzo porge la borraccia da firmare e prima Edoardo e poi Pippo la prendono e scrivono il nome.

Il vuoto di Geelong

Remco Evenepoel ha vinto la cronometro dei mondiali dopo quella olimpica, come ha appena fatto Grace Brown fra le donne elite. Sul podio di Zurigo, il belga si è ritrovato fra i due giganti italiani, allo stesso modo in cui nel 2021 Ganna si lasciò dietro lui e Van Aert. Non suona come una vendetta, almeno Remco lo esclude, ma certo il pensiero ti viene. Come ti viene di ricordare quando ai mondiali di Geelong nel 2010 l’Italia non portò neanche un cronoman e l’amico Ilario Biondi tornò a casa con la foto del box azzurro desolato e vuoto. Il vento è cambiato e il nome di Ganna va legato a buon diritto all’inizio della rivoluzione azzurra. Oggi il distacco è di appena 6 secondi, il minimo dai mondiali del 2023. Allora furono 12, alle Olimpiadi salirono a 14.

Ganna ha ricostruito la sua condizione in poco più di 3 settimane dal ritiro al Renewi Tour
Ganna ha ricostruito la sua condizione in poco più di 3 settimane dal ritiro al Renewi Tour

«Remco è un grande corridore e un grande ragazzo – dice Pippo camminando – non c’è niente da dire. Tifo per lui il prossimo fine settimana, ma forse no. Quattro vittorie fra Olimpiadi e mondiali forse sono troppe (ride, ndr). Io ho preso un altro argento. Un’altra occasione per confermare che ogni volta arrivo vicino all’obiettivo. Non è che puoi essere non realista sul fatto che fosse una corsa molto più adatta a lui. Se lo avessi battuto, sarebbe stato per una sua giornata storta. Però fondamentalmente ha fatto un’ottima performance quindi non puoi dire niente.

«Anzi sono solo contento per lui, contento per Edo e contento per me, che comunque fino a meno di una settimana fa non potevo neanche dire di avere questi valori. Sono stato contento anche di vedere due bandiere tricolori sul podio, anni fa non ne saremmo stati capaci. E sono felice di essere stato là sopra con Edo, che due settimane fa ha anche vinto il campionato europeo. E’ uno dei miei migliori amici, siamo praticamente cresciuti insieme, anche se corriamo in squadre diverse».

Per Affini, fresco campione d’Europa, arriva anche il primo podio ai mondiali
Per Affini, fresco campione d’Europa, arriva anche il primo podio ai mondiali

Affini, primo podio

Affini è di ottimo umore. Se per Ganna il secondo posto ha il sapore dell’ennesima beffa, per il mantovano il primo podio mondiale ha il sapore forte della conquista. Lo ha centrato senza lasciare niente al caso. Dal casco Giro colorato d’azzurro, alla nuova bici da crono Cervélo con i colori del titolo europeo, fino agli scarpini da crono tutti in carbonio modello Expect, fatti su misura da Nimbl in appena 50 esemplari l’anno.

«Mi dispiace vedere Pippo ancora una volta perdere per pochi secondi – dice con un sorriso largo quanto le sue spalle – ma sono contento della mia prestazione. In proporzione è stata anche migliore dell’europeo, visto il percorso. Non avrei mai pensato di salire sul podio. Invece ero seduto sulla hot seat e vedevo passare uno dopo l’altro tutti gli altri corridori e ho cominciato a crederci. Non posso negare che sia stata la crono più bella della mia vita.

«Quando nel 2021 ho scelto di correre alla Jumbo Visma – precisa – che poi è diventata Visma-Lease a Bike, avevo in testa di lavorare sulla cronometro e abbiamo iniziato a farlo sin da subito. Galleria del vento, materiali. Mi hanno aiutato a crescere, con il contributo degli sponsor che investono tanto».

Jay Vine porta addosso i segni della caduta nella discesa più brutta e pericolosa del circuito
Jay Vine porta addosso i segni della caduta nella discesa più brutta e pericolosa del circuito

Quella discesa, un errore

Durante la conferenza stampa gli hanno chiesto della discesa, lungo la quale è caduto Jay Vine e che domani sarà affrontata anche dai corridori del tandem nelle gare di paraciclismo: una prospettiva che francamente dà i brividi.

«Mettere quell’ultima discesa così ripida – Affini torna serio e ne parla meglio – è stata un errore. Non sto criticando il percorso, che era ottimo, ma solo quel passaggio. Potevano trovare un altro modo per scendere sul lago. Il problema non è neanche tanto la pendenza quanto le condizioni dell’asfalto, che non era così buono. Quando fai tratti del genere con la bici da crono, la ruota lenticolare e tieni il manubrio per le appendici che vibrano, la bici diventa difficile da controllare. Il solo consiglio che si può dare ai ragazzi del tandem è di arrivare in fondo sani e salvi».

Nella stessa picchiata, Ganna ha controllato bene la sua bici, ma si trattava di un passaggio al limite
Nella stessa picchiata, Ganna ha controllato bene la sua bici, ma si trattava di un passaggio al limite

Ganna si avvicina

Ganna intanto si avvicina al cancello dell’antidoping e anche il nostro tempo con lui presto avrà fine. Antonio Ungaro, l’addetto stampa della Federazione, capisce e temporeggia, anche se dentro lo guardano fisso come invitandolo a entrare.

«Solo pochi hanno creduto in questo progetto – dice – Cioni, Velo, Villa che mi ha aiutato in pista e Lombardi. Tanti dicevano che Ganna avrebbe fatto meglio a chiudere e ripresentarsi nel 2025. Invece sono tornato a soffrire sulla sella per venire qui e vincere. Alla fine io credo che ogni volta che metto un numero, penso di farlo per me stesso, per scrivere un pezzetto della mia storia, di storia italiana. Quindi quello che pensa la gente può valere, ma fino a un certo punto.

«Non ho perso tanto in salita da Remco, ma chiaro che avrei preferito un percorso più piatto. Alle Olimpiadi sarei stato anche più vicino, se non ci fossero stati i tratti bagnati. Anche lì ho fatto una bella performance, però con i se e con i ma non si va lontano, meglio guardare il futuro. Bisogna vedere il risultato finale. E il risultato finale è che sono secondo a 6 secondi. Già altre volte mi sono avvicinato a lui e non vedo perché non dovrei farlo in futuro. Ovviamente non sarà facile, ma si cercherà di fare sempre meglio. Di oggi non posso dire niente. Ho fatto una bellissima prestazione e spero di fare altrettanto anche nel team relay. Poi mi resteranno il Giro di Croazia, il Gran Piemonte e poi potrò iniziare le mie vacanze».

La serata azzurra sa di ottimo risultato. Torniamo verso la sala stampa per scrivere di questa crono così bella dei nostri azzurri, in un mix di esaltazione e senso di rivalsa. Tenendo Remco al centro del mirino. Nessuno è imbattibile, anche se certe volte il piccolo belga fa di tutto per convincerti del contrario.

Baroncini e la cronometro: quale futuro?

15.09.2024
5 min
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Arrivare quarti all’ultima tappa del tuo primo grande Giro non è cosa tanto scontata. Specie se questa è una cronometro. Avrete capito che stiamo parlando di Filippo Baroncini, che a Madrid, frazione finale della Vuelta ha sfiorato il podio.

Baroncini non è nuovo a belle imprese contro il tempo. Lo ricordiamo già al Giro under 23 quando dominò la crono di Guastalla e sempre in quel 2021 fu nono ai mondiali. Numeri, risultati ed età sono dalla sua per poterci investire.

Uscito in grande spolvero dalla Vuelta, il romagnolo ha chiesto ed ottenuto di partecipare al Memorial Pantani, che in teoria non doveva fare.

Filippo, insomma ti aspettavi di ottenere un risultato simile a Madrid?

Se penso a quella mattina sì. Se me lo aveste chiesto ad inizio Vuelta avrei detto di no. Quella mattina mi sono svegliato con sensazioni ottime e queste sono state subito confortanti in vista della tappa.

Spiegaci meglio: “sensazioni ottime”. Tu metti il piede fuori dal letto e capisci come stai?

Già quello è un ottimo indizio. Ripeto mi sono svegliato bene e insolitamente fresco rispetto agli altri giorni. Poi la conferma l’ho avuta durante la ricognizione. Stavo bene davvero.

Quanto è importante aver raccolto un risultato simile al termine di un grande Giro?

Credo sia molto importante. Fa capire che il mio recupero è buono, specie perché era il primo grande Giro: questo apre scenari importanti. Non posso dire che me lo aspettavo però posso anche dirvi che il giorno prima ho parlato con il responsabile della performance, Herrero, e gli ho detto: fammi mettere su il 62 che faccio nella top tre. La squadra puntava molto su McNulty e invece ho fatto bene io.

Filippo al Giro U23 del 2021. Qui vincitore nella crono di Guastalla ai tempi della Colpack-Ballan
Filippo al Giro U23 del 2021. Qui vincitore nella crono di Guastalla ai tempi della Colpack-Ballan
Qual è il tuo rapporto con questa disciplina?

Tra me la crono è sempre stato amore e odio. Da parte mia sono sempre stato molto focalizzato su questa disciplina, tuttavia non avevo mai raccolto grossi risultati, almeno in campo internazionale. In Italia era un po’ diverso. Tolto Ganna poi eravamo lì a giocarci un buon piazzamento. Insomma era un po’ come sbattere la testa contro un muro e non ero mai sicuro di arrivare davanti, anche se lo volevo. Questo risultato magari cambierà qualcosa, ma soprattutto mi ha detto che il lavoro ripaga.

Quindi l’idea è d’investirci di più in futuro?

Ma tutto sommato io ci ho sempre lavorato. Ora magari lo farò con maggior convinzione, con qualcosina in più, ma sempre senza assillo. Un conto è preparare una crono secca, come quella di un mondiale, allora ti ci focalizzi al 120 per cento. Altra cosa è preparare una crono che magari prevede anche dell’altro, come quella di una corsa a tappe, nel quale ci sono altri obiettivi, quindi lavori un po’ su tutto.

E quindi si ti dicessimo: Baroncini punta alla crono di Los Angeles 2028?

Perché no? Ci può stare. Mi piacerebbe. Penso a Ganna che è un cronoman perfetto e specifico, mentre io sono un corridore più a 360 gradi, ma sarebbe bello impegnarsi per questa causa se ci fosse la possibilità.

La squadra, la UAE Emirates, ti sostiene in questa direzione? 

Va di pari passo con me. Loro sanno che mi piace e mi hanno sempre messo nelle migliori condizioni per lavorarci. Ho fatto test, mi hanno portato in galleria del vento, ho provato materiali nuovi, hanno valutato i numeri. Insomma non si è mai mollato.

Filippo usa con regolarità questa bici anche durante la settimana (foto Instagram – Fizza)
Filippo usa con regolarità questa bici anche durante la settimana (foto Instagram – Fizza)
Hai richiesto anche tu dei materiali specifici?

No, di base non sono uno che chiede. Quello che mi danno provo. Ma se ci sono delle opportunità di testare dei materiali non mi tiro indietro. Utilizzo quel che mi mettono a disposizione.

Quanto tempo passi sulla bici da crono?

Cerco di farci almeno due uscite a settimana: una di scarico e una di lavori specifici. Però se c’è un appuntamento che mi interessa magari le uscite con la bici da crono diventano tre. Come è stato prima di Lisbona, per esempio. Nel ritiro di Andorra sono stato uno di coloro che l’hanno utilizzata di più. Anche perché era la prima crono, oltre alla tappa c’era la maglia rossa in palio e tutto era in gioco.

Prima hai detto che è un rapporto di amore e odio fra te e la crono. Quando è iniziato questo rapporto?

Da juniores. Da quando mi hanno dato questa bici, ne sono sempre stato interessato. Ma il vero salto di qualità l’ho fatto quando ero alla Colpack. Lì mi hanno messo in sella per bene e finalmente sono riuscito a sviluppare su questa bici gli stessi watt che facevo su quella da strada. A quel punto ho iniziato a lavorarci per bene e con maggior condizione.

Cioni e il momento di Ganna, tra l’incudine e il martello

12.09.2024
7 min
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La vittoria di Affini nella crono di Hasselt in qualche modo avrà tolto a Ganna il peso di non essere andato agli europei. Pippo vorrebbe esserci sempre, la nazionale è la sua famiglia e lo stop dopo il ritiro dal Renewi Tour è servito a permettergli di resettarsi e programmare i mondiali. Quello della crono e probabilmente quelli della pista.

Dopo l’editoriale di due settimane fa, non sono mancate reazioni da parte di chi lavora con il piemontese. Il filo conduttore di quel pezzo seguiva due direttrici. La prima era legata alla programmazione dell’attività: in questo ciclismo così specializzato rincorrere la crono e la pista potrebbe impedire di raggiungere il massimo su un fronte o sull’altro. La seconda era connessa al fatto che per anni Ganna è stato (ed è ancora) il portabandiera del nostro ciclismo di vertice e nessuno fra coloro che lo guidano ha mai fatto un passo indietro nel suo interesse. Lui è un generoso, ma a un certo punto per le energie – fisiche e mentali – si accende la riserva.

Dario Cioni ha letto quel pezzo qualche giorno fa, raggiungendo il suo pupillo nell’altura di Macugnaga. Gli abbiamo chiesto di ragionarne, senza per forza dover prendere una posizione rispetto a un’altra. Dario è un uomo Ineos Grenadiers ma nell’anno in cui la priorità del campione è stata l’attività della maglia azzurra, ha collaborato con i settori della crono e della pista.

Villa e Cioni hanno gestito l’attività e la programmazione di Filippo Ganna fra pista e crono
Villa e Cioni hanno gestito l’attività e la programmazione di Filippo Ganna fra pista e crono
Gli australiani della pista sono cresciuti, Evenepoel è cresciuto. Un argento e un bronzo olimpico sono eccezionali, ma si può pensare che lavorando sulla pista o sulla crono, potrebbero venire risultati migliori?

Sì, alla fine è anche un’osservazione giusta. Il progetto però era partito tre anni fa con il ciclo olimpico. Era stato detto che Filippo avrebbe tenuto il discorso del quartetto fino a quest’anno e poi sarebbe stata presa una decisione per Los Angeles 2028. Non so se sia stata presa, ma non penso. E’ chiaro che c’è anche un’evoluzione dalla parte dei rivali, nel senso che Remco qualche anno fa non era a questo livello e neppure Pogacar. Alla fine però non potevi interrompere a metà il ciclo olimpico…

Tu che sei dalla parte di Ineos, che cosa pensi della tanta attività in nazionale?

Quando Filippo venne da noi, già faceva molto con la nazionale. Alla fine se vince un mondiale, è un bene anche per la squadra perché sarebbe una maglia di campione del mondo che indossa nelle crono con noi. Le Olimpiadi magari sono diverse, perché hanno richiesto dei tempi di preparazione diversi. Ricordiamoci comunque che la pista è sempre stata funzionale anche all’allenamento della cronometro e in certi momenti anche alla strada. Quindi è vero che c’è una dispersione degli obiettivi, ma non c’è una dispersione delle energie. Non si parla di fare discipline diverse, quanto piuttosto specialità complementari fra loro. Facendo la pista, si lavora anche su alcuni aspetti che servono per la crono. Quello che c’è stato quest’anno, magari al contrario dell’anno scorso, è stata proprio un’attenzione particolare verso un obiettivo. Di solito negli anni scorsi si lavorava su più traguardi, questa volta le Olimpiadi erano al di sopra di tutto.

Con Milan al Giro: il gruppo della pista è stato una presenza fissa nella stagione di Ganna
Con Milan al Giro: il gruppo della pista è stato una presenza fissa nella stagione di Ganna
Che bilancio ne faresti?

Non direi proprio che le ha fallite, starei attento a dirlo. La gente trae conclusioni, ma non è detto che siano giuste. E’ venuto via da Parigi con due medaglie, l’argento della crono e il bronzo del quartetto, anche se è chiaro che era partito per una medaglia d’oro nella crono. Fisicamente non era messo male, magari è stato penalizzato dal discorso meteo, perché per lui l’acqua non è una delle condizioni preferite. A livello di valori assoluti, è arrivato alle Olimpiadi in ottime condizioni. Purtroppo la cronometro con la strada bagnata non è stata l’ideale, nelle curve si perdeva terreno. Se fosse stato asciutto, probabilmente il risultato sarebbe stato diverso. Qualcosa può aver lasciato nell’evitare la caduta contro la transenna, però poi il finale è stato il terreno in cui è riuscito a recuperare. Però se trovi un Remco a quel modo…

E qui torniamo al discorso di partenza, con Ganna che deve confrontarsi a crono con uno che prepara solo la crono e in pista con nazionali che fanno pista da mesi. E alla fine nel quartetto è andato meno di quanto pensasse…

Quello l’ha detto anche lui, il fatto che su pista non fosse lo stesso Filippo che c’era stato a Tokyo. Il locomotore è stato più Milan e in questo caso lui lo ha supportato. Non era il Filippo che ha fatto la differenza, questa volta quel ruolo è stato di Jonathan. E’ un ciclismo pieno di fenomeni e bisogna essere anche realisti, ricordando che il progetto del quartetto era partito da tempo. Era stato preso l’impegno di arrivare fino a qua e così è stato.

I quartetti di Parigi hanno girato con tempi più alti rispetto a Tokyo. Cioni parla di gambe, ma anche di materiali e tattiche
I quartetti di Parigi hanno girato con tempi più alti rispetto a Tokyo. Cioni parla di gambe, ma anche di materiali e tattiche
Visto che c’era questo tipo di impegno, si è mai valutato di non fare la crono?

No, aspettate, come priorità la crono veniva prima della pista. Si sapeva che se fosse arrivato pronto per la crono, fisicamente lo sarebbe stato anche per la pista. La maggioranza dei discorsi è stata fatta sulla cronometro, dove si è dimostrato in pieno controllo del risultato finale. Invece nel quartetto sei uno dei quattro, non dipende solo da te.

Ma se nella crono Ganna aveva i valori migliori e nel quartetto no, che cosa è successo nel mezzo?

Questo non lo so, non ho ancora fatto una comparazione dei dati. I numeri comunque erano alti anche nel quartetto, dove c’era un Milan più forte di lui. Poi subentrano discorsi legati ai materiali, alle condizioni e le tattiche di gara. Però su questo non sta a me fare un’analisi. Il discorso che Milan fosse il motore del quartetto l’ha detto anche Filippo, se leggete le dichiarazioni dopo la gara. Però non penso che se Filippo si fosse tirato fuori dal quartetto, il risultato sarebbe stato migliore.

Dopo il mondiale 2023, le Olimpiadi. Evenepoel è salito di livello
Dopo il mondiale 2023, le Olimpiadi. Evenepoel è salito di livello
Però forse se non avesse dovuto fare il quartetto, sarebbe arrivato meglio alla crono, magari facendo il Tour?

La scelta di non fare il Tour non è stata data dal discorso del quartetto, ma dal fatto che si preferiva un altro avvicinamento. Evenepoel al Tour ha fatto classifica, quindi vuol dire che ha un recupero molto accelerato dello sforzo. Perciò il fatto che il Tour per lui sia stato funzionale, non vuole dire che tutti dovevano fare il Tour.

Diciamo che tranne Filippo, le altre medaglie su strada di Parigi venivano tutte dal Tour. Allora magari si è scelto il Giro, perché a luglio si sarebbe potuto lavorare in pista?

No, sono sicuro se lui voleva arrivare all’Olimpiade passando dal Tour, si trovava una soluzione anche per la pista.

Ganna è stato in altura, sabato sarà all’Italian Bike Festival, poi correrà ancora?

Al mondiale della crono, non prima perché non ci sono corse. Ci sarebbero quelle canadesi, ma non avrebbe senso. Farà il mondiale e non credo che andremo a vedere il percorso, perché Velo ha mandato un video che può bastare.

I tifosi sono al fianco di Ganna, riconoscendo in lui lo spirito del guerriero che non si tira mai indietro
I tifosi sono al fianco di Ganna, riconoscendo in lui lo spirito del guerriero che non si tira mai indietro
In base a cosa Ganna è stato fermato al Renewi Tour?

Avevamo capito ormai che non ne avrebbe ricavato niente di buono. Era inutile insistere. In Germania era stato un po’ altalenante, poi aveva avuto due giorni di recupero. A quel punto si è pensato di concedergli un po’ di respiro e un avvicinamento diverso verso il mondiale. La partecipazione all’europeo lo avrebbe pregiudicato. Se le cose fossero state normali, il Renewi Tour sarebbe stato un banco di prova in vista del mondiale, non uno step verso l’europeo. Anche se l’europeo a 10 giorni al mondiale faceva comodo come allenamento. Chiaramente quando la situazione è cambiata, è stato deciso di avere un approccio diverso.

Evenepoel ha avuto bisogno di due settimane di stacco prima di ripartire. Anche Ganna a Parigi ha corso in due discipline, perché farlo correre in Germania e non dargli il necessario recupero?

Alla fine ci sono anche alcune esigenze delle squadre, che vanno rispettate. Se un team dà libertà a 20 corridori, poi come va a fare il calendario?

Europei crono e le assenze pesanti. Velo ridisegna le nazionali

07.09.2024
7 min
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Gli europei in Limburgo sono dietro l’angolo e il reparto crono della nazionale azzurra somiglia ad una raccolta forzata del “ce l’ho ce l’ho manca”. Nelle ultime settimane il cittì Marco Velo ha dovuto tenere conto delle pesanti defezioni di molti suoi ragazzi per completare l’album dei convocati e ridisegnarne quindi la fisionomia.

Non mancherà solo Ganna, ma anche Lorenzo Milesi, Venturelli e Toniolli, fortunatamente dimessa dall’ospedale dopo il terribile incidente di metà agosto. Tutte assenze obbligate per diversi motivi, che tuttavia non spaventano Velo, pronto a tuffarsi nella full immersion continentale (in apertura, Edorado Affini). Il menù si apre mercoledì 11 settembre con le sei prove contro il tempo individuali una dietro l’altro senza respiro. Dalle 9 alle 16,30 per juniores, U23 ed elite sia femminili che maschili. Il giorno successivo, a cavallo del mezzogiorno, spazio alle crono del team mixed relay con juniores ed elite.

Stop forzato. Ganna fuori forma rinuncia agli europei. Per il cittì delle crono Velo una scelta giusta e condivisibile
Stop forzato. Ganna fuori forma rinuncia agli europei. Per il cittì delle crono Velo una scelta giusta e condivisibile

Organizzazione e coordinamento

Il primo passo per gli europei è raggruppare tutti gli atleti sparsi tra Europa ed Italia. Un lavoro organizzativo che riguarda da vicino lo stesso Marco Velo.

«Domani partiranno i mezzi con le bici da crono ed il resto dei materiali – spiega il tecnico bresciano – poi lunedì partiremo da Bergamo col blocco più grande dei convocati. Contestualmente avremo altre partenze da altri aeroporti in base ai rispettivi impegni. Cecchini da Treviso, Guazzini da Pisa che erano a casa a prepararsi. Affini e Cattaneo da Madrid reduci dalla Vuelta. Maestri e Masetti arriveranno dalla Francia dopo aver corso il GP Fourmies. E allo stesso modo dovremo prevedere le varie navette per recuperare tutti visto che arriviamo sugli aeroporti di Bruxelles, Charleroi ed Eindhoven. Anche l’aspetto logistico non è da sottovalutare quando i tempi sono così ristretti, ma ormai siamo abituati. Quando ci saremo tutti naturalmente cercheremo di fare le varie ricognizioni dei percorsi».

Cronoman. Cattaneo arriverà dalla Spagna con una condizione in crescendo e voglia di riscatto
Cronoman. Cattaneo arriverà dalla Spagna con una condizione in crescendo e voglia di riscatto

Occhi su sei categorie

Il primo giorno degli europei sarà da vivere “a tutta” proprio come in una crono. Velo è abituato anche a tenere sotto osservazione tanti atleti, dagli juniores ai pro’, ma come si gestisce questo impegno per essere sempre sul pezzo?

«Innanzitutto seguire tutte le categorie – risponde il cittì della crono – per me è un onore. So che non è sempre facile trovare la quadratura del cerchio, però mi appoggio sempre agli altri cittì: Daniele per i pro’, Paolo per le donne, Marino per gli U23 e Dino per gli juniores (rispettivamente Bennati, Sangalli, Marino e Salvoldi, ndr). Loro hanno tutti i loro atleti sotto osservazione. Per me è più facile con i pro’ perché lavorando anche nelle gare di Rcs Sport ho la possibilità di vederli più spesso, ma ormai anche con gli U23 e le donne ho la stessa possibilità. Sulla categoria juniores invece è un pochino più difficile, però riusciamo sempre a trovare gli accordi. E alla fine posso dire che i risultati comunque arrivano».

«Mercoledì – prosegue Velo – sarà una giornata intensissima. Partiamo con le donne juniores su un tracciato di soli 13,3 chilometri, poi tutte le altre cinque categorie correranno sulla distanza di 31,2. Giovedì invece saranno 52,3 chilometri sia per gli juniores che per gli elite nella cronosquadre mista. In alcune categorie sappiamo già chi schierare, in altre dobbiamo sciogliere qualche riserva. Comunque alcuni di loro correranno anche la prova su strada e sicuramente sarà un buon modo per trovare un po’ di ritmo».

Assenti Toniolli e Venturelli (qui con La Bella ad Euro 2023), ma la bella notizia è che la prima ha lasciato l’ospedale dopo il terribile incidente di metà agosto
Assenti Toniolli e Venturelli (qui con La Bella ad Euro 2023), ma la bella notizia è che la prima ha lasciato l’ospedale dopo il terribile incidente di metà agosto

Assenze da digerire

La rinuncia di Ganna è arrivata come un fulmine a ciel sereno in casa azzurra. La sua assenza si aggiunge ad altre di pari livello per le categorie interessate. Velo ne prende atto senza fare drammi.

«Inizialmente Pippo agli europei – dice – avrebbe dovuto fare solo la crono individuale, poi è arrivata questa notizia che ci ha sorpreso. Alle Olimpiadi non avevamo avuto avvisaglie, ma ci sta che lui sia stanco. Pippo è chiaramente il faro italiano per le crono e non solo e ha fatto una scelta da capitano che condivido molto. Certo, mi dispiace molto non averlo. Ha avuto una stagione impegnativa a livello fisico e mentale. Dopo Parigi ha recuperato poco correndo subito al Deutschland Tour e al Renewi Tour. E’ umano, non un robot. Adesso è in altura per preparare il mondiale. Spero che recuperi al meglio e di averlo a disposizione per la Svizzera. Se così non fosse abbiamo valide alternative su cui contare. E in ogni caso, qualunque sarà la sua scelta, sarà sempre condivisa da noi».

Guazzini dopo il Giro Women ha ritrovato gamba e morale. L’oro olimpico nella madison può fare da spinta alla crono europea
Guazzini dopo il Giro Women ha ritrovato gamba e morale. L’oro olimpico nella madison può fare da spinta alla crono europea

«Negli U23, dove siamo campioni del mondo in carica – va avanti Velo – siamo messi uguale con l’assenza di Lorenzo Milesi che non è in condizione. Nelle donne U23 invece siamo stati molto sfortunati. Venturelli è ancora alle prese col polso rotto agli europei in pista, mentre Toniolli sappiamo tutti cosa le è successo. A lei mando un grosso in bocca al lupo. Sono felice e sollevato che sia uscita dall’ospedale ed ora è giusto che pensi a tornare ad avere una vita normale prima di rimettersi in bici. Noi la aspettiamo. Sia Federica che Alice l’anno scorso da juniores erano state due pedine fondamentali per vincere l’oro nel team relay e sono certo che lo sarebbero state anche tra le U23».

Fondamenta e aspettative

La crono va cercata e allenata. Il ritornello è sempre quello da tempo e i risultati nelle competizioni internazionali non possono prescindere da quel dogma. Velo lo ripete a mo’ di litania, mentre approccia qualche previsione.

«Sotto i pro’ – puntualizza l’ex tre volte campione italiano a crono – mancano le prove contro il tempo. Personalmente spero sempre che ne inseriscano di nuove, oltre che sperare che i diesse facciano fare ai loro giovani allenamenti sulla bici da crono almeno due volte la settimana. Nelle grandi corse a tappe vediamo come andare forte a crono sia sempre fondamentale».

«Diventa difficile – conclude Velo – azzardare dei pronostici, però forse posso sbilanciarmi di più sulle prove di squadre che individuali. Con gli elite nel team relay abbiamo un sestetto da medaglia. Agli europei siamo sempre andati a podio e onestamente mi brucia ancora il mondiale del 2022 perso per tre secondi. Abbiamo chiamato Maestri, corridore esperto che quest’anno ha dimostrato di andare forte, ma “giovane” per la nazionale visto che è alla sua prima maglia azzurra. Siamo certi che arriverà molto motivato e preparato. Stesso discorso per Gaia Masetti alla sua prima chiamata con le grandi, che farà pure la prova su strada.»

Anche tra gli juniores l’Italia può fare molto bene nella cronosquadre mista, considerando proprio che è campione in carica. «Abbiamo Montagner e Finn, quest’ultimo campione italiano, cui si aggiungerà Magagnotti, col morale alto dal titolo iridato nel quartetto. Tra le ragazze dobbiamo decidere fra quattro».

Raccagni Noviero ha vinto il tricolore U23 a crono. Arriva da una buona stagione. Al via anche Nicolas Milesi, vicecampione italiano
Raccagni Noviero ha vinto il tricolore U23 a crono. Arriva da una buona stagione. Al via anche Nicolas Milesi, vicecampione italiano

Le prove individuali sono più complicate da decifrare senza alcuni atleti di riferimenti, ma si può puntare a fare risultato. «Tra le donne juniores vale il discorso del team relay, dobbiamo scegliere, mentre per i maschi l’incognita è la distanza. Più di trenta chilometri sono tanti, roba che si vede nelle gare a tappe dei pro’. Negli U23 abbiamo Raccagni Noviero e Nicolas Milesi, ovvero i primi due del campionato italiano che si sono preparati bene. Nelle donne c’è Cipressi, anche lei sempre a suo agio a crono, che sta recuperando da un piccolo malanno di stagione. Infine negli elite abbiamo Affini e Cattaneo che dovrebbero arrivare con una buona condizione data dalla Vuelta e che domani vorranno fare bene nell’ultima tappa a crono a Madrid. Tra le ragazze Guazzini e Pirrone stanno pedalando bene nell’ultimo periodo e anche loro daranno il massimo».