Nel numeroso affollarsi di eventi giovanili del ciclismo italiano che ogni fine settimana riempiono le cronache, quando ti accorgi che un corridore riesce a vincere due volte a distanza di 24 ore è sempre qualcosa che colpisce. A maggior ragione se accade in due regioni diverse e soprattutto in due specialità diverse, se poi a farlo è un atleta di 25 anni, che si ritrova a correre con ciclisti più giovani e vive su di sé il dubbio se quelle agognate porte del professionismo potranno ancora aprirsi a dispetto della carta d’identità, c’è abbastanza materiale per raccontare una storia. Quella di Matteo Baseggio.
Al venerdì primo nella cronocoppie di Porto Sant’Elpidio insieme al compagno di colori (e di esperienze… anagrafiche) Matteo Zurlo, al sabato trionfatore a Pontedera. Il portacolori dell’Uc Trevigiani non è nuovo a simili imprese, ma guarda a questi risultati fra il disincanto e la consapevolezza che è l’unica strada per ambire ancora a quel sogno coltivato fin da quand’era G2, bimbo che correva per seguire le orme del papà.
«Io affronto la mia attività in maniera tranquilla – afferma dopo la doppietta – quel che per me conta è non avere rimpianti e non ne ho. La mia caratteristica è essere sempre stato costante nei risultati, non so se questo sia sufficiente, ma questo sono io, il mio modo di interpretare questo mestiere. Parlo con i risultati, non avendo un procuratore e so che non sono il solo, anche Zurlo e Onesti vivono questa situazione, ma lo facciamo senza angoscia, prendendo quel che viene».
La speranza ce l’hai sempre?
Certamente e l’esempio di Lucca, passato proprio quest’anno è lì davanti a noi a dirci che bisogna crederci sempre. Noi dobbiamo esprimerci sui pedali, producendo risultati, poi se sarà destino, qualcosa succederà.
Riscontri comunque interesse intorno a te?
Offerte non me ne sono arrivate, ma so che comunque nell’ambiente si parla, le squadre di livello superiore mi seguono, per questo è importante quello che faccio. Spero che prima o poi qualcuno si avvicini. Il fatto di non avere un procuratore è sicuramente un handicap, ma quando sono passato io under 23 era una figura quasi sconosciuta, ora anche gli junior ce l’hanno e anzi già da allievi vanno in cerca. Ma d’altronde è cambiato tutto.
Si ha la sensazione che la vostra generazione sia quella che ha patito di più un cambiamento così improvviso e repentino…
E’ vero, ormai già dopo massimo un anno in questa categoria sai chi passerà professionista e chi resterà al palo, ma questo seppur vero non chiude ogni porta. C’è anche chi è passato dopo e noi ci affidiamo a questo pensiero.
Veniamo alle vittorie che hai ottenuto, completamente diverse seppur così ravvicinate.
Nella cronocoppie l’importante è essere costanti, io mi sono trovato con Matteo Zurlo che ha le mie stesse caratteristiche, quindi abbiamo potuto lavorare bene insieme. Non l’abbiamo neanche preparata, ma sapevamo di essere bei passisti, dovevamo solo impostare un buon ritmo e darci cambi regolari. Il giorno dopo a Pontedera era una gara vallonata, sono andato in fuga con Gianluca Cordioli che a 6 chilometri dal traguardo ha preso una buca sull’asfalto e rotto la ruota anteriore. Così sono arrivato da solo.
Due vittorie simili dimostrano anche buone doti di recupero…
Effettivamente è una mia caratteristica. Io non sono uno scalatore, mi reputo un passista veloce che anche in volata se la gioca. Nelle corse a tappe non posso competere per la classifica perché non ho le doti adatte, ma sono un cacciatore di tappe dall’inizio alla fine, quando capita l’occasione ci sono.
Ciclismo a parte?
Ho preso il diploma di perito meccanico, poi non sono andato avanti con gli studi, dedico la mia vita al ciclismo perché se non ci provi con tutto te stesso non vai lontano. A me quello del ciclismo è un mondo che piace da matti, se proprio le cose dovessero andar male non mi dispiacerebbe trovare comunque in quest’ambiente una strada per il mio futuro.
Quali gare ti attendono?
Quando sei oltre gli under 23, il calendario non è che offra poi molto. Io punto alle gare dove potermi mettere in luce, dove ci sia gente dell’ambiente a guardare. Ogni volta che parto so che devo fare qualcosa di più di chi è più giovane.
Nel team come ti trovi?
Davvero bene, sono contento che lo scorso anno l’Uc Trevigiani sia ripartita in pieno. E’ una società molto seria, tante cose sono andate migliorando giorno dopo giorno, mi danno il giusto supporto. Se vinco c’è molto anche del loro. So che, se si aprisse uno spiraglio, sarebbero i primi a festeggiare con me.