Vecchi a 25 anni? Baseggio vuol dimostrare di no

25.04.2023
5 min
Salva

Nel numeroso affollarsi di eventi giovanili del ciclismo italiano che ogni fine settimana riempiono le cronache, quando ti accorgi che un corridore riesce a vincere due volte a distanza di 24 ore è sempre qualcosa che colpisce. A maggior ragione se accade in due regioni diverse e soprattutto in due specialità diverse, se poi a farlo è un atleta di 25 anni, che si ritrova a correre con ciclisti più giovani e vive su di sé il dubbio se quelle agognate porte del professionismo potranno ancora aprirsi a dispetto della carta d’identità, c’è abbastanza materiale per raccontare una storia. Quella di Matteo Baseggio.

Al venerdì primo nella cronocoppie di Porto Sant’Elpidio insieme al compagno di colori (e di esperienze… anagrafiche) Matteo Zurlo, al sabato trionfatore a Pontedera. Il portacolori dell’Uc Trevigiani non è nuovo a simili imprese, ma guarda a questi risultati fra il disincanto e la consapevolezza che è l’unica strada per ambire ancora a quel sogno coltivato fin da quand’era G2, bimbo che correva per seguire le orme del papà.

«Io affronto la mia attività in maniera tranquilla – afferma dopo la doppietta – quel che per me conta è non avere rimpianti e non ne ho. La mia caratteristica è essere sempre stato costante nei risultati, non so se questo sia sufficiente, ma questo sono io, il mio modo di interpretare questo mestiere. Parlo con i risultati, non avendo un procuratore e so che non sono il solo, anche Zurlo e Onesti vivono questa situazione, ma lo facciamo senza angoscia, prendendo quel che viene».

Il successo di Baseggio a Pontedera, con 36″ su Cordioli e 38″ sul gruppo
Il successo di Baseggio a Pontedera, con 36″ su Cordioli e 38″ sul gruppo
La speranza ce l’hai sempre?

Certamente e l’esempio di Lucca, passato proprio quest’anno è lì davanti a noi a dirci che bisogna crederci sempre. Noi dobbiamo esprimerci sui pedali, producendo risultati, poi se sarà destino, qualcosa succederà.

Riscontri comunque interesse intorno a te?

Offerte non me ne sono arrivate, ma so che comunque nell’ambiente si parla, le squadre di livello superiore mi seguono, per questo è importante quello che faccio. Spero che prima o poi qualcuno si avvicini. Il fatto di non avere un procuratore è sicuramente un handicap, ma quando sono passato io under 23 era una figura quasi sconosciuta, ora anche gli junior ce l’hanno e anzi già da allievi vanno in cerca. Ma d’altronde è cambiato tutto.

Il veneto è uno dei più esperti nel team, punta per le volate ma anche uomo da fughe da lontano
Il veneto è uno dei più esperti nel team, punta per le volate ma anche uomo da fughe da lontano
Si ha la sensazione che la vostra generazione sia quella che ha patito di più un cambiamento così improvviso e repentino…

E’ vero, ormai già dopo massimo un anno in questa categoria sai chi passerà professionista e chi resterà al palo, ma questo seppur vero non chiude ogni porta. C’è anche chi è passato dopo e noi ci affidiamo a questo pensiero.

Veniamo alle vittorie che hai ottenuto, completamente diverse seppur così ravvicinate.

Nella cronocoppie l’importante è essere costanti, io mi sono trovato con Matteo Zurlo che ha le mie stesse caratteristiche, quindi abbiamo potuto lavorare bene insieme. Non l’abbiamo neanche preparata, ma sapevamo di essere bei passisti, dovevamo solo impostare un buon ritmo e darci cambi regolari. Il giorno dopo a Pontedera era una gara vallonata, sono andato in fuga con Gianluca Cordioli che a 6 chilometri dal traguardo ha preso una buca sull’asfalto e rotto la ruota anteriore. Così sono arrivato da solo.

Zurlo e Baseggio primi nella cronocoppie di Porto S.Elpidio, con 33″ su Cao e Di Bernardo, loro compagni di team
Zurlo e Baseggio primi nella cronocoppie di Porto S.Elpidio, con 33″ su Cao e Di Bernardo, loro compagni di team
Due vittorie simili dimostrano anche buone doti di recupero…

Effettivamente è una mia caratteristica. Io non sono uno scalatore, mi reputo un passista veloce che anche in volata se la gioca. Nelle corse a tappe non posso competere per la classifica perché non ho le doti adatte, ma sono un cacciatore di tappe dall’inizio alla fine, quando capita l’occasione ci sono.

Ciclismo a parte?

Ho preso il diploma di perito meccanico, poi non sono andato avanti con gli studi, dedico la mia vita al ciclismo perché se non ci provi con tutto te stesso non vai lontano. A me quello del ciclismo è un mondo che piace da matti, se proprio le cose dovessero andar male non mi dispiacerebbe trovare comunque in quest’ambiente una strada per il mio futuro.

Baseggio è nato il 18 giugno ’98 a Bassano del Grappa. E’ alla Trevigiani dallo scorso anno
Baseggio è nato il 18 giugno ’98 a Bassano del Grappa. E’ alla Trevigiani dallo scorso anno
Quali gare ti attendono?

Quando sei oltre gli under 23, il calendario non è che offra poi molto. Io punto alle gare dove potermi mettere in luce, dove ci sia gente dell’ambiente a guardare. Ogni volta che parto so che devo fare qualcosa di più di chi è più giovane.

Nel team come ti trovi?

Davvero bene, sono contento che lo scorso anno l’Uc Trevigiani sia ripartita in pieno. E’ una società molto seria, tante cose sono andate migliorando giorno dopo giorno, mi danno il giusto supporto. Se vinco c’è molto anche del loro. So che, se si aprisse uno spiraglio, sarebbero i primi a festeggiare con me.

Torna il Trofeo Baracchi, la grande storia riparte

18.05.2022
4 min
Salva

C’era un tempo in cui esistevano eventi che erano qualcosa più di semplici corse, competizioni, gare. C’era un tempo in cui la gara era sì accesa, ambita, combattuta, sognata, ma era quasi una scusa per ritrovarsi, salutarsi, abbracciarsi, dirsi arrivederci, condividere passioni, gioie, dolori, professionali e personali. Tra queste c’era il Trofeo Baracchi, una cronometro a coppie che si disputava su una distanza di 100 chilometri e di fatto concludeva la stagione ciclistica (in apertura, Moser e Hinault nell’edizione del 1984). Un ultimo giorno di scuola prima dell’inverno, della lunga sosta, prima che la stessa combriccola si rivedesse in Riviera, per il Laigueglia e la Sanremo.

Fu Giacomo Baracchi, detto “Mino” a inventare e tracciare il percorso della cronocoppie
Fu Giacomo Baracchi, detto “Mino” a inventare e tracciare il percorso della cronocoppie

Le Capitali della Cultura

L’ultima edizione di questa corsa, inventata dal commerciante bergamasco Mino Baracchi nel 1949, si disputò nel 1991, ma nel 2023 finalmente tornerà. La competizione si disputerà con la stessa formula della crono a coppie, sarà riservata ai professionisti e alle donne su un percorso che unirà Bergamo a Brescia. Le due città, cugine e rivali, saranno unite dal fatto che l’anno prossimo saranno Capitali della Cultura.

Ecco, la gara diventa motivo per condividere, scambiare, fondere, unire, appassionare. I nostalgici, i vecchi amanti della bicicletta cresciuti con Coppi e Bartali torneranno ad assaporare il gusto dolce del ciclismo di un tempo. I giovani, quelli nati sotto la stella di Pantani, di Nibali o di Ganna potranno innamorarsi ancora un po’ di più del ciclismo e comprenderne le radici più profonde, poi fiorite fino ai giorni nostri.

Nel 1953 Fausto Coppi e iridato e vince il Baracchi assieme a Riccardo Filippi (foto Miroir du Cyclisme)
Nel 1953 Fausto Coppi e iridato e vince il Baracchi assieme a Riccardo Filippi (foto Miroir du Cyclisme)

Lo zampino di Stanga

A volere il ritorno del mitico “Baracchi” sono stati Gianluigi Stanga, presidente dell’Unione Ciclistica Bergamasca; Beppe Manenti, organizzatore della Granfondo Felice Gimondi e Mario Morotti che di Mino Baracchi fu una sorta di braccio destro.

Tanti i campioni che vinsero il trofeo come Coppi, Motta, Anquetil, Merckx, Gimondi Baldini. La corsa si disputava il 1° novembre o il 4 perché erano due giorni simbolici: Ognissanti o quella che un tempo era la festa dell’Unità Nazionale. Una “trovata” da vero commerciante quella di Baracchi che voleva i fari puntati sulla corsa e sulla sua Bergamo. E così era, ogni anno, sempre un po’ di più, nonostante qualche aggiustamento sull’organizzazione, il percorso, i partecipanti.

Bergamo era il cuore della corsa con l’arrivo al velodromo di Dalmine che fungeva da grande palcoscenico, ma al tramonto della sua epopea si svolse anche in Trentino e in Toscana.

Nel 1979 Moser vince il Baracchi con Saronni: Francesco vanta 5 successi
Nel 1979 Moser vince il Baracchi con Saronni: Francesco vanta 5 successi (foto Miroir du Cyclisme)

Moser e Saronni

Non si disputò nemmeno sempre a coppie, ad esempio l’ultima edizione fu individuale e vinse Tony Rominger. Migliaia di persone, complice proprio il giorno di festa, si riversavano sulle strade per applaudire i propri campioni, soprattutto nell’epoca in cui le televisioni non esistevano e le radio narravano le gesta al Giro o al Tour, con i tifosi che dovevano immaginare, sognare, disegnare, fantasticare il volto di Coppi, le gambe di Bartali, le smorfie di Magni. Una corsa matta, folle, folkloristica, dove non sempre vinceva il più forte nelle gambe, ma il più forte nella testa.

Nei giorni scorsi Bergamo ha omaggiato Mino Baracchi in occasione dei 100 anni della sua nascita (l’ideatore è morto nel 2012, all’alba dei 90 anni) con Francesco Moser e Giuseppe Saronni ospiti d’onore. I due acerrimi rivali corsero insieme il trofeo nel 1979 e lo vinsero, anche in quel caso con qualche frecciatina in corsa. Baracchi che unì persino loro nonostante le iniziali perplessità, unirà anche Bergamo e Brescia per una nuova era, ci auspichiamo, ricca di altri aneddoti ed emozioni.

Moser Hinault 1984

Facciamo un gioco: quali sarebbero le migliori cronocoppie?

09.10.2021
4 min
Salva

Ricordate il Trofeo Baracchi? In calendario dal 1941 al ’91 e dal 1949 con la formula della cronocoppie, era il classico appuntamento di fine stagione del ciclismo internazionale. Alcune coppie sono rimaste nella memoria della gente, come Fausto Coppi che dopo tre vittorie con Riccardo Filippi nel 1957 trionfò con il giovane Ercole Baldini olimpionico l’anno prima, oppure i grandi Altig e Anquetil trionfatori nel 1962, lo stesso Anquetil con Gimondi nel ’68, Moser e Saronni nel ’79, ancora Moser e Hinault nell’84 (foto di apertura) fino all’edizione del ’91, tornata individuale per concludere la Coppa del Mondo.

In Lombardia contemporaneamente si svolgeva il GP d’Europa che è durato un po’ di più, fino al 2000. Nel 1999 lo vinse, insieme all’ucraino Belohvosciks, un giovanissimo Marco Pinotti che ricorda bene quel tipo di corse e che abbiamo quindi chiamato come interlocutore per immaginare un Baracchi contemporaneo, chiedendoci e chiedendogli quali potrebbero essere le cronocoppie migliori sulla base dei campioni attuali.

Marco, non possiamo che partire da Filippo Ganna: con chi sarebbe abbinabile e tecnicamente meglio adattabile?

Non è semplice, perché Filippo ha un fisico imponente e ha bisogno di un corridore di stazza simile: con Rohan Dennis, ad esempio, non si comporrebbe una coppia ben assortita perché Ganna prenderebbe troppa aria. In Italia potrebbe formare una buona coppia con Affini, ma considerando le caratteristiche che aveva il Baracchi, dove si componevano coppie internazionali anche di team diversi, io dico che l’ideale sarebbe vederlo insieme al campione europeo Kung.

Van Aert Evenepoel 2021
Van Aert ed Evenepoel, troppo diversi fisicamente ma soprattutto inconciliabili come caratteri
Van Aert Evenepoel 2021
Van Aert ed Evenepoel, troppo diversi fisicamente ma soprattutto inconciliabili come caratteri
Passiamo a Van Aert ed Evenepoel: sarebbe una coppia possibile?

Per nulla, da ogni punto di vista. Tecnicamente Van Aert è troppo più alto del connazionale quindi faticherebbe molto di più, senza contare che non mi pare che caratterialmente si prendano molto… Si punzecchiano spesso, non c’è affinità, l’ultimo Mondiale lo ha dimostrato, aveva ragione Parsani nel dire che Remco ha corso più per Alaphilippe che per Van Aert. Quest’ultimo lo vedrei bene con Dennis, Evenepoel potrebbe invece fare coppia con Vermeersch, la rivelazione della Roubaix che ai Mondiali U23 ha dimostrato di andar forte contro il tempo.

Stessa nazione ma team diversi anche per Roglic e Pogacar…

Qui il discorso è diverso, sono ben amalgamabili e al di là della normale rivalità sportiva c’è un certo feeling, Pogacar ad esempio ai Mondiali 2020 ha apertamente corso per il connazionale. L’unico problema è che avrebbero bisogno di un percorso con qualche difficoltà tecnica, qualche ondulazione per reggere il passo con grandi passisti alla Ganna o Kung.

Roglic Pogacar 2021
Roglic e Pogacar, rivali che si rispettano, una buona coppia se il percorso è duro
Roglic Pogacar 2021
Roglic e Pogacar, rivali che si rispettano, una buona coppia se il percorso è duro
Proprio Kung come lo vedresti con Bissegger? Due specialisti delle cronometro che vengono dalla pista…

E considerando che le cronocoppie erano sempre su distanze molto importanti, alla lunga potrebbero pagare dazio. Considerando che Kung ha grande potenza e Bissegger un bassissimo coefficiente aerodinamico, direi che potrebbero emergere all’inizio ma rischierebbero di disunirsi con il prolungarsi della corsa.

Torniamo in Italia: Ganna a parte, una coppia Affini-Sobrero sarebbe praticabile?

No, c’è sempre troppa differenza fisica. Affini potrebbe sfruttare meglio le sue caratteristiche con un corridore simile, avrebbe bisogno di protezione fisica quando tocca all’altro tirare. Mattia Cattaneo andrebbe bene, come anche un Alberto Bettiol.

Kung Mondiali 2021
Stefan Kung, forse il più duttile: che coppia farebbe con Filippo Ganna…
Kung Mondiali 2021
Stefan Kung, forse il più duttile: che coppia farebbe con Filippo Ganna…
Coppia danese, uno specialista puro e un grande passista: Bjerg-Asgreen…

Questa è davvero una coppia che mi piace, due atleti alti, adattissimi alle sfide contro il tempo e pienamente amalgamabili, anche sulle lunghe distanze. Rischierebbero di sbaragliare la concorrenza…

Chiudiamo in casa Deceuninck Quick Step con Cavagna e Almeida…

No, qui di ripresenta il problema visto con gli svizzeri. Cavagna è adatto a crono molto piatte, Almeida è troppo leggero per gare lunghe e senza asperità. Cavagna potrebbe andar bene con uno come Asgreen, rimanendo nel team, Almeida forse potrebbe ottenere di più con Cattaneo.

Team Relay 2021
Ganna davanti a Sobrero e Affini: la differenza è evidente, in una crono lunga serve maggiore coesione fisica
Team Relay 2021
Ganna davanti a Sobrero e Affini: la differenza è evidente, in una crono lunga serve maggiore coesione fisica
E Pinotti con chi avrebbe fatto coppia?

Sicuramente con Dennis, sarebbe stato l’ideale per le mie caratteristiche…

Ti piacerebbe un ritorno di una manifestazione di questo genere?

Nel calendario attuale non c’è posto, anche considerando come era la gara, una sorta di passerella finale della stagione. La cronocoppie però ha un suo perché e a dir la verità io la vedrei bene inserita nel team relay: la formula attuale dei Mondiali ed Europei, con 3 atleti-gara di fatto esclude molte nazioni che faticano a trovare tre atleti di pari valore tecnico e fisico. Abbinando due coppie credo che ci sarebbe più partecipazione e anche più incertezza.