Consonni e un Delfinato in crescita, per sé e per le volate di Milan

17.06.2025
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Il Critérium du Dauphiné è finito da appena due giorni e Simone Consonni ha già rifatto le valigie, direzione altura. Le fatiche in terra francese hanno lasciato qualche scoria e hanno allegato le prime risposte dopo il periodo di preparazione a Sierra Nevada. La Lidl-Trek è tornata a casa con una vittoria di tappa siglata da Jonathan Milan. Il velocista friulano è riuscito a mettere le ruote davanti a tutti nella seconda tappa, mentre nella quinta non è riuscito a bissare il successo. Simone Consonni e Jonathan Milan sono tornati a correre insieme dopo più di due mesi, l’ultima volta che si erano ritrovati insieme era stato alla Classic Brugge De Panne. 

«Andare in altura – racconta Simone Consonni – serve un po’ per rigenerarsi sia fisicamente che mentalmente. Sapete, quando si è a casa è difficile staccare, si è sempre indaffarati a fare tante cose. In questo modo riesco a prendere i miei ritmi e posso fare ancora quale passo in più per migliorare alcuni parametri, come il recupero. Se il Tour de France sarà impegnativo e tirato come queste otto tappe al Delfinato, meglio avere qualche globulo rosso in più».

Simone Consonni e Jonathan Milan non correvano insieme dalla Brugge-De Panne del 26 marzo scorso
Simone Consonni e Jonathan Milan non correvano insieme dalla Brugge-De Panne del 26 marzo scorso

Sui passi giusti

Aver trovato il successo nella prima gara dopo il ritiro in altura è stato importante, soprattutto se questa è anche l’antipasto di quello che si troverà al Tour de France. Ora che il percorso in preparazione alla Grande Boucle è stato completato è il momento di capire se la condizione trovata è quella giusta oppure no. 

«Personalmente – riprende Simone Consonni – la gara è andata bene, mi sono sentito sempre meglio giorno dopo giorno. Ho avuto un paio di giorni complicati, ma arrivando dall’altura sapevamo che sarebbe potuto succedere. In particolare nella seconda tappa, quella vinta da Johnny (Milan, ndr) non sono riuscito a fare il lavoro di ultimo uomo. Sapevamo che il Delfinato sarebbe stata una gara difficile, bastava guardare la lista dei partenti per capire che avremmo sofferto. Oltre a noi, solamente la Israel Premier Tech ha portato un velocista».

La Lidl-Trek di Milan e la Israel di Stewart si sono occupate di tenere chiusa la corsa nelle tappe con arrivo in volata
La Lidl-Trek di Milan e la Israel di Stewart si sono occupate di tenere chiusa la corsa nelle tappe con arrivo in volata
Che passaggio è stato per voi?

Abbiamo avuto la conferma di avere un gruppo veramente solido. C’erano tre occasioni in volata, nella prima siamo riusciti a resistere agli attacchi degli uomini di classifica riportando Milan nel gruppo dei migliori. Già il fatto di essere riusciti a rientrare è stata una risposta positiva. 

La vittoria del giorno dopo è stata una conferma ulteriore?

Assolutamente. La seconda tappa era comunque molto impegnativa con quasi 3.000 metri di dislivello e tanti chilometri. Rientrare, riuscire a sprintare e vincere non è banale. Peccato perché è coincisa con la mia giornata “no” però sono comunque riuscito a dare il mio contributo. Con il passare delle ore ho parlato con Theuns e Stuyven, ho detto loro di invertire i ruoli nel treno e sono stati loro a lanciare Milan. 

Per Milan e la Lidl-Trek è arrivata una vittoria di tappa durante il Delfinato sul traguardo di Issoire
Per Milan e la Lidl-Trek è arrivata una vittoria di tappa durante il Delfinato sul traguardo di Issoire
Come mai hai avuto queste difficoltà?

Un po’ per il lavoro in altura, poi ne ho parlato con la squadra perché avevo i crampi e facevo davvero tanta fatica. Ci siamo messi a guardare un po’ di file e ci siamo resi conto del fatto che era da un po’ che non facevo una gara così impegnativa. Ho iniziato la stagione alla Valenciana, dove il ritmo e il percorso erano davvero esigenti. Al UAE Tour le due tappe di montagna sono state fatte in maniera davvero blanda. Alla Tirreno-Adriatico sono stato male e ho saltato le Classiche.

Insomma, ti mancava il ritmo gara?

Sì. Anche perché in primavera ho corso, ma tutte gare piatte e senza particolari difficoltà. Da lì mi sono fermato un mese e ho corso a Francoforte, più per esigenze di squadra. Mi hanno chiamato all’ultimo a causa di alcune assenze in squadra. E’ stato un ritorno estemporaneo, infatti mi sono fermato ancora per un mese per preparare il Tour

Il successo di Milan è stata una conferma nel processo di avvicinamento al Tour de France
Il successo di Milan è stata una conferma nel processo di avvicinamento al Tour de France
Anche per Milan il Delfinato è stato un passaggio importante?

Lui arrivava con più gare rispetto a me. Ha finito la Tirreno e ha fatto il blocco delle Classiche, che sicuramente ti lascia qualcosa in più nelle gambe. Però dopo l’altura correre è un bene, alla fine non abbiamo preparato il Delfinato, ma questo è stato un passaggio lungo il cammino per il Tour. 

Come avete lavorato in altura?

Abbiamo messo insieme tanti chilometri. Quando si va in ritiro ci si concentra su questo aspetto, con tanti allenamenti lunghi e molti metri di dislivello. Le volate si allenano in gara. Con il senno di poi direi che il lavoro fatto è stato giusto. Al Tour troveremo tanta salita, come al Delfinato, quindi allenarsi in quota e poi venire a fare una corsa così dura è stato utile. E’ importante avere i cinque o sei minuti di sforzo ma bisogna anche arrivare con i primi nel finale, serviva costruire una base solida. 

Le occasioni per gli sprinter sono state poche al Delfinato, nella seconda volata Milan è arrivato quinto
Le occasioni per gli sprinter sono state poche al Delfinato, nella seconda volata Milan è arrivato quinto
Dopo due maglie ciclamino al Giro con quali ambizioni arriverete al Tour, la maglia verde è possibile?

Andremo al via di Lilla con l’obiettivo di vincere quante più tappe possibile. La maglia verde sarà una diretta conseguenza, se andrà bene potrebbe arrivare. 

Tornerai al Tour dopo cinque anni, la tua esperienza potrà essere utile?

Non saprei. Quando ho corso alla Grande Boucle era il 2020 ed è stata un’edizione strana visto che c’era il Covid. La corsa era blindata, non c’era tanto pubblico. Da questo punto di vista direi di no. Per quanto riguarda l’esperienza in gara penso che la corsa la facciano i corridori. Sarà difficile perché avremo i migliori atleti al mondo al via. Però ripeto, questo Delfinato ci ha dato fiducia. 

Remco vola, Vingegaard morde, Pogacar trema. Parola a Maestri

11.06.2025
7 min
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Perché alla fine la notizia è la sconfitta di Tadej Pogacar. Inutile girarci intorno. Forse è anche esagerato dire così: alla fine lo sloveno ha perso 28” dal suo rivale numero uno. Ma questo è quello che succede agli Dei. Tuttavia la crono di Saint-Péray, quarta tappa del Critérium du Dauphiné, ha detto molto di più.

Ci ha detto che Remco Evenepoel sta raggiungendo livelli sempre più siderali in questa disciplina, che Jonas Vingegaard fa paura ed è già in ottima condizione, e che Pogacar forse aveva il sentore che gli mancasse qualcosa a cronometro. Nella conferenza stampa dell’altro giorno infatti aveva detto che avrebbe voluto lavorare un po’ di più in questa specialità.

Mirco Maestri (classe 1991) lo scorso anno si è laureato campione europeo nella mix relay
Mirco Maestri (classe 1991) lo scorso anno si è laureato campione europeo nella mix relay

L’occhio di Maestri

Tutto questo lo commentiamo con un cronoman italiano, uno degli eroi dell’europeo 2024: Mirco Maestri. Il portacolori della Polti-VisitMalta è in partenza per il GP Aargau e la Copenhagen Sprint. E mentre faceva le valigie si è fermato a studiare i tre tenori.

«Sto bene nel complesso – racconta Maestri – ma è stato un Giro d’Italia duro e ancora vado a giornate alterne. Però c’è da tenere duro fino agli italiani, dove cercherò nella crono di migliorare il sesto posto dell’anno scorso. Per questo devo ringraziare la squadra che ha creduto in me per questa sfida e mi ha permesso di migliorare e di lavorarci su».

Mirco, insomma cosa ti è sembrato di questa crono?

Che quei tre volano! Remco è stato spaventoso…

Su cosa ti sei concentrato guardandolo?

Sulla posizione dei top player, dai corridori che vincono le cronometro, specialisti, che poi tante volte ormai sono gli scalatori quelli che vanno forte a crono, a parte qualcuno. Mi piace molto la posizione e lo stile che ha Remco a cronometro, perché è un piccolo missile, bello dritto, spianato. Guardi più che altro quello, non essendoci il nostro Ganna si guardano gli avversari. Studiamo gli avversari soprattutto. Esatto, esatto.

E riguardo alla gestione dello sforzo, ti aspettavi un finale ancora devastante da parte sua?

No, ma penso che come fa le crono lui è molto costante. Non è mai uno che parte forte e poi perde o il contrario, parte piano e poi guadagna: fa una crono molto lineare. Mi piace soprattutto come sta fermo in bici, questa potenza che ha. Se guardiamo anche la salitella: l’ha fatta tutta di potenza, seduto. Infatti quando ho visto che Pogacar si alzava, avevo già annusato che secondo me non era brillantissimo. A cronometro più sei fermo, più riesci a spingere forza bruta. Devi avere quella forza in quella giornata lì: il che fa tutta la differenza.

Hai introdotto tu Pogacar: cosa ci dici di lui? Hai notato qualcosa di diverso rispetto alle sue ultime crono?

Come ho detto prima, Tadej l’ho visto un po’ meno potente del solito, ma può essere anche la giornata. Una giornata no per lui. Se guardate altre cronometro che ha fatto, la salita l’ha sempre affrontata in spinta da seduto. E’ vero che era un nove per cento, ma da quello che mi ricordo l’ha sempre affrontata di forza, rimanendo addirittura in posizione. Secondo me, ripeto, può essere anche stata una giornata storta. Non era una gran giornata, e a cronometro se non sei perfetto paghi. Ricordiamoci che lui deve essere in condizione al Tour e ancora di più nel finale del Tour. E al via della Grande Boucle mancano ancora tre settimane.

Un plauso al giovane Ivan Romeo che si è trovato a duellare coi giganti. Ha chiuso la sua prova 15° a 1’25” da Evenepoel (foto Instagram)
Un plauso al giovane Ivan Romeo che si è trovato a duellare coi giganti. Ha chiuso la sua prova 15° a 1’25” da Evenepoel (foto Instagram)
Quanto è importante questa crono ai fini del Tour? Che dati si acquisiscono? Ed eventualmente c’è margine per lavorare?

Per me questa crono è più un indicatore di come si sta tre settimane prima del Tour. E’ il primo vero test. Si può testare la posizione, la brillantezza, come si è lavorato. Poi dipende anche dall’approccio: se uno vuole impostare un Tour in crescendo ci sta che sia ancora lontano dal top della forma. Diciamo che adesso io non vorrei essere al top, a tre settimane dal Tour.

Conoscendolo, stasera Pogacar è tranquillo del suo cammino o ha qualche certezza in meno?

Lo conosco da dentro il gruppo e comunque da quello che vedo è uno a cui non piace perdere, indipendentemente dallo stato di forma. Però ormai lo standard si è livellato (in alto) anche per loro. Può essere che gli altri siano stati un po’ più pimpanti, un po’ più preparati. Tuttavia per me è comunque tranquillo.

Certo Pogacar non è “morto” oggi, anzi… forse sarà ancora più cattivo?

Esatto, ribadisco il fatto che mancano tre settimane. Sarei ben sereno. Lui è abituato a dar spettacolo, a far vedere che è forte. E giustamente dimostra sempre di avere qualcosa in più rispetto ai diretti avversari.

Al Delfinato (Sud Ovest della Francia) c’erano 32 gradi: una giornata torrida specie con quei bodi aero (foto Instagram Soudal-Quick Step)
Al Delfinato (Sud Ovest della Francia) c’erano 32 gradi: una giornata torrida specie con quei bodi aero (foto Instagram Soudal-Quick Step)
Ha perso 48 secondi da Evenepoel e 28 da Vingegaard.

Da Remco comunque ci può stare, anche perché non era particolarmente dura. Certo, per lui può essere tanto, anche considerando la batosta dal diretto avversario, ma penso che dormirà tranquillo stanotte. Anzi, dirà: «Domani glielo faccio vedere io».

Passiamo a Vingegaard: questa partenza a tutta è un modo per mettere pressione ai rivali?

Penso che anche Vingegaard nel complesso la viva abbastanza bene. Sì, fa vedere che c’è. Magari c’erano dei dubbi, l’avevano visto un po’ strano, con tutte quelle voci che girano prima del Tour, la caduta alla Parigi-Nizza… Invece si è visto che c’è eccome. Ora Pogacar sa che dovrà dare battaglia per vincere.

E da un punto di vista tecnico, come ti è sembrato il danese?

Lui è molto meticoloso. Vedi come prepara gli appuntamenti, le cronometro, è molto preciso anche sulle curve, molto concentrato. Nel finale mi ha colpito il fatto che su una curva ha tolto solo una mano dalle appendici perché c’era un dosso, poi si è rimesso subito in posizione: quello è un segno di lucidità. E poi so che alla Visma-Lease a Bike preparano ogni crono al dettaglio. Io conosco bene Affini e so come lavorano. Quindi sono sicuro che Jonas sapeva cosa doveva fare per perdere il meno tempo possibile. Sono meticolosi. E lui, per quello che vedo da fuori, è uno molto quadrato, studia il dettaglio.

In maglia gialla ora c’è Remco con 4″ su Lipowitz e 9″ su Romeo
In maglia gialla ora c’è Remco con 4″ su Lipowitz e 9″ su Romeo
Prima hai parlato della potenza di Vingegaard. A noi ha colpito quell’agilità estrema sulla salita. Sarà andato a 110 rpm…

Dipende da come l’hanno preparata. Perché alla fine avere troppa cadenza ti penalizza in termini di aerodinamicità. Se sei agile perché stai facendo girare un rapporto lungo va bene, altrimenti non è redditizia quella scelta a crono. Però credo che quando riesci a fare potenza in agilità vuol dire che la forma è buona. Non vai a ricercare il rapporto: hai potenza per far girare le gambe.

Quanto conta invece la prestazione di Jorgenson, sia dal punto di vista fisico che dei materiali e delle metodologie?

Di sicuro vanno forte e lavorano bene. Pensiero mio: magari servirebbero alcune regole che livellassero un po’ certi aspetti, come quello dei caschi. Mi sembrano un po’ esagerati. Detto questo, Jorgenson non è l’ultimo arrivato. Anche lui è andato forte perché molto probabilmente l’hanno preparata al dettaglio. E lui con ogni probabilità ha fatto da apripista per Vingegaard, fornendogli poi i dati su gestione, curve…

Ultima domanda, Mirco. Pogacar è stato l’unico che ha bevuto: magari c’era un goccio di maltodestrine in quella borraccia. Questo può essere indicativo per i tecnici o anche per te?

La questione è delicata perché non sappiamo cosa c’era in quella borraccia. Non dimentichiamo che Tadej soffre il caldo e voleva idratarsi. Quindi potrei ipotizzare anche solo acqua per inumidire la bocca, perché vai in secchezza. Anche io preferisco bagnarla, anche se è uno sforzo di venti minuti. Arrivare con la bocca asciutta non dà buone sensazioni. Quindi può essere che sia stato per quello. Mi sembra difficile che usino maltodestrine in uno sforzo così breve. Anche se le hai prese a metà gara, qualcosa entra forse nel finale, ma non va a influire davvero.

Pogacar torna al Delfinato: serenità, prudenza e tanto lavoro

07.06.2025
6 min
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In qualche modo Tadej Pogacar riesce a stupire anche attraverso lo schermo di un computer. Avete presente la serenità? Beh, se non ce l’avete, possiamo dirvi che era impersonificata nel volto di Tadej. Lo sloveno, nella videoconferenza che introduceva al Critérium du Dauphiné, per tutti il Delfinato, era pacioso, tranquillo… appunto sereno. Cappellino con visiera all’indietro, la sua Colnago appoggiata a una parete bianca sullo sfondo, e via a rispondere alle domande dei giornalisti.

Una scena che ci ha colpito tanto più se pensiamo alle stesse conferenze che sempre la UAE Emirates ha tenuto al Giro d’Italia. Isaac Del Toro e Juan Ayuso, con ai lati Matxin e Baldato… pronti a supportare i due ragazzini terribili.

Tra l’altro proprio sul Giro, Pogacar ha detto che Del Toro è stato bravissimo, che ha imparato tanto da questa gara, ma si è anche svincolato alla grande.

«Ho seguito il Giro tutti i giorni. La squadra lo ha sempre supportato e lui ha quasi vinto. Siamo orgogliosi di Isaac. E’ stato bello vederli in azione. Sono accadute molte cose al Giro. Puoi prenderle da te e studiarle un po’. Magari il Delfinato potrà essere simile in alcune cose e diverso in altre… Tutti abbiamo imparato qualcosa da questo Giro».

Pogacar nella videoconferenza di oggi: pressione zero
Pogacar nella videoconferenza di oggi: pressione zero

Delfinato, a noi

Al Delfinato Pogacar mancava dal 2020. In quell’occasione, era l’anno del Covid, fu quarto, poi sappiamo come andò il Tour de France: vinse sfilando la maglia gialla al connazionale Roglic all’ultimo giorno. Quanto è cambiato da allora. Era davvero un “bimbo”. Anche le sue gambe erano ben meno formate di adesso e, se facciamo un paragone (fuoriluogo forse), anche meno formate di coetanei come Del Toro o Ayuso.

Inizia così domani la corsa che vedrà per la prima volta dall’anno scorso la sfida fra i “tre tenori”: Pogacar appunto, Remco Evenepoel e soprattutto Jonas Vingegaard. Secondo tutti, il rivale più accreditato.
Otto tappe: una facile, quattro da ondulate a ondulatissime, una crono e due tapponi di montagna a chiudere il tutto. E’ il grande antipasto del Tour de France. E tutti già si chiedono se i tre si sfideranno a gas (e viso) aperto. O se qualcuno si nasconderà mantenendo qualcosa per la Grande Boucle.

«Il Delfinato – ha detto Pogacar – è una competizione fantastica, è quasi come un Tour de France per la classifica generale. Ci saranno difficoltà, ma devo ricordarmi che vengo da un grande blocco di allenamenti. E noi qui stiamo lavorando di più per il Tour de France. Se qualcosa non va bene e non vinco questa gara, non sarà un problema, non avrò più pressione. Così come non ho la pressione della vittoria. Cercherò di gustarmi la corsa, di fare il meglio possibile e quindi cercherò di vincere. Ma se non succederà pazienza. Molte volte abbiamo visto che vincere il Delfinato non è un segnale sincero. Intanto pensiamo a iniziare bene domani».

Preparazione al centro

Gran parte dell’incontro con Tadej ha riguardato il suo approccio al Tour e di conseguenza la sua preparazione. C’è qualcosa di diverso nel suo allenamento rispetto alla doppietta Giro e Tour dell’anno scorso? Il fulcro delle domande è questo.


«L’anno scorso – spiega Tadej – avevo un piano simile al 2023. Ma poi ho avuto il problema del polso e non ho potuto allenarmi come volevo. Questa è la prima volta che esco dalla stagione piena classica. Mi sono ritrovato a Sierra Nevada abbastanza presto. Ho fatto un buon allenamento. Un allenamento di qualità. Per avere la certezza che tutto sia al meglio, vorrei avere ancora più tempo per fare altre cose: magari un giorno di più sulla bici da crono o un giorno in più per degli interval training. Ma finora il percorso è stato buono. Vediamo se ci sarà spazio per migliorare ancora un po’ o se mi potrò rilassare dopo il Delfinato.

«Ho cambiato un po’ il mio allenamento negli ultimi due anni. Non dico che questi allenamenti siano migliori, ma un po’ di novità dopo quattro anni è stata buona. Questo mi ha fatto migliorare. Non posso comparare quest’anno con l’anno scorso, perché avevo fatto il Giro. Dopo il Giro ho dovuto riposare e recuperare, poi ho fatto alcune sessioni in quota, ma di fatto mi ero già preparato per i Grandi Giri. Quest’anno invece, come dicevo, vengo dalla stagione delle classiche, quindi ho intrapreso una preparazione diversa, più esplosiva e non adatta ai Grandi Giri. Poi siamo stati a Sierra Nevada, dove c’erano la maggior parte dei team. Avremmo potuto fare una gara! Tra l’altro è stato molto caldo, quindi abbiamo avuto un buon adattamento a quel che ci aspetterà».

Pogacar torna al Delfinato cinque anni dopo la sua prima ed ultima apparizione. Era il 2020 e terminò quarto. Guardate quanto è cambiato da allora
Pogacar torna al Delfinato cinque anni dopo la sua prima ed ultima apparizione. Era il 2020 e terminò quarto. Guardate quanto è cambiato da allora

Tra prudenza e duelli

Oltre alla tranquillità, Pogacar ci ha un po’ sorpreso con il suo insolito realismo. Vale a dire che dall’anno scorso ha fatto solo una corsa a tappe, il UAE Tour a febbraio. Questo, per uno come lui, può significare anche zero, tuttavia è un fatto. E il livello dei competitor non è stato certo fermo nel frattempo.

«Devo ridurre la mentalità che ho di vincere questa gara – sembra quasi frenare se stesso, Tadej – perché non faccio una corsa a tappe da mesi. E’ un approccio completamente diverso. Ma sapete il motivo per cui l’ho fatto? Perché voglio sperimentare cose nuove e non fare sempre la stessa cosa, altrimenti credo che non durerei molto. Questo è il principale motivo.
«Anche fare gare differenti è stato importante, questo fa esperienza. Corse diverse, velocità diverse, tattiche diverse e tanti tipi di terreni. Parigi-Nizza, Catalunya, Paesi Baschi, Delfinato, Svizzera… questo tipo di gare hanno più o meno sempre lo stesso risultato. Le classiche invece sono più interessanti, secondo me».

Infine eccolo finalmente parlare anche dei suoi avversari. Se con Remco, Tadej ha incrociato le ruote nelle Ardenne, con Vingegaard la sfida manca da undici mesi, proprio dal Tour.

«Sono davvero entusiasta – ha detto Pogacar – di rincontrarlo. Jonas sembra in buona forma, è ciò che ho visto in ritiro (anche Vingegaard era a Sierra Nevada, ndr), quindi penso che possiamo aspettarci che sia ad un livello davvero buono. Sono davvero contento di vederlo, perché ha avuto un’esperienza difficile. Possiamo combattere io e lui, ma non devo dimenticare gli altri. La sfida non si concentra solo su Jonas, ma anche su altri atleti, come Remco per esempio. Spero che sarà divertente vederci in TV. Speriamo di avere delle grandi battaglie sulle salite e non solo. Vedremo cosa succederà da domani».

Leoncini pronti, Tour in vista. Da domani via al Delfinato

04.06.2022
6 min
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Neanche il tempo di archiviare il Giro d’Italia che in qualche modo ecco profilarsi il Tour de France. Da domani infatti scatta il Criterium du Dauphiné, il Delfinato, storico antipasto della Grande Boucle. Cambiano quindi i peluches: dai ghiri ai leoncini! Via la maglia rosa ecco quelle gialle.

Al via ci sono gran parte dei campioni che vedremo al Tour. A cominciare da Primoz Roglic, ma ci sono anche dodici italiani. E tra loro c’è Mattia Cattaneo, che mancava un po’ dalle corse e eravamo curiosi di sentire.

Otto tappe

Prima però una panoramica del percorso.

Saranno otto, come di consueto, le frazioni del Delfinato. E saranno anche piuttosto impegnative. Mosse le prime tappe, una crono, che di questi tempi si potrebbe definire “maxi”, nel mezzo e due tapponi con tanto di Col du Galibier (anche se ad inizio tappa).

In tutto ci saranno da affrontare 1.194,4 chilometri, pari ad una media di 149,3 chilometri a tappa.

Di pianura però non ce ne sarà quasi mai. Avere una buona gamba è vitale, anche per continuare “a fare gamba”, altrimenti il Delfinato rischia di diventare un boomerang tremendo. Visti i ritmi e visto che per molti corridori si tratta dell’ultimo banco di prova per poter essere schierati poi al Tour, tutti hanno il coltello tra i denti.

Mattia Cattaneo in azione nella crono del Romandia. Il lombardo aspetta la quarta tappa di questo Delfinato
Mattia Cattaneo in azione nella crono del Romandia. Il lombardo aspetta la quarta tappa di questo Delfinato

Cattaneo presente

Come detto ci sarà Mattia Cattaneo. Il corridore della Quick Step-Alpha Vinyl sarà una delle nostre punte per la classifica. Si dividerà questo ruolo con Damiano Caruso. Chissà come interpreterà la corsa il siciliano? Di certo Cattaneo avrà le sue possibilità.

«In questo Delfinato – dice Cattaneo – abbiamo più o meno tutti carta bianca in squadra. Da parte mia nei primi tre giorni cercherò di stare attento e di non perdere terreno, poi dopo la crono vedremo.

«Vediamo se fare classifica. Nel caso fossi andato bene sino a quel punto… okay, altrimenti non avrebbe senso tenere duro. Fare classifica per me significa puntare ad una top dieci. Intanto partiamo, poi vediamo. E’ un mese abbondante che non corro.

«Nella crono però vorrei fare bene. Ci tengo davvero, ci ho lavorato molto, la squadra anche ci ha investito parecchio e ha creduto in me».

Cattaneo ci racconta che è soddisfatto comunque della sua condizione, si sente bene. E’ stato un mese in altura, sul Passo Bernina luogo da veri eremiti!

«Sinceramente le sensazioni sono buone e io mi sento fiducioso. Certo, rientrare al Delfinato non è facile. A detta di tutti è una delle corse più dure dell’anno, il livello è molto alto. Io sono qui per fare bene, per puntare poi a fare un bell’italiano e per guadagnarmi un posto per il Tour.

«La squadra non è ancora stata fatta e spero di esserci. Se dovessi andare alla Grande Boucle la interpreterei come lo scorso anno. E la prima cosa sarebbe quella di aiutare la squadra. Poi se dopo metà Tour dovessi trovarmi in buona posizione cercherei di tenere duro per la classifica. Però non ci partirei apposta. Non vorrei precludermi neanche le possibilità di lottare per una tappa».

Superato il problema al ginocchio, Roglic è pronto a dare battaglia
Superato il problema al ginocchio, Roglic è pronto a dare battaglia

Roglic già in fuga

E poi c’è una lunga, lunghissima fila di corridori molto agguerriti. Partiamo da Roglic e dalla sua Jumbo-Visma che schiera anche Jonas Vingegaard, secondo a Parigi lo scorso anno. Roglic ha saltato la Liegi per un problema al ginocchio. Voci a lui vicine ci avevano detto, già prima del Giro, che tutto era rientrato e che lo sloveno si stesse allenando alla grande.

E lo sloveno è il favorito anche per Cattaneo: «Sicuramente è lui il numero uno. E poi basta vedere la Jumbo che squadra ha portato per capire che non sono venuti a fare una passeggiata. Più o meno è la squadra del Tour. Ma in generale il livello è alto. Tolto Pogacar ci sono praticamente tutti».

Ben O’Connor sarà il capitano dell’Ag2R-Citroen al Delfinato
Ben O’Connor sarà il capitano dell’Ag2R-Citroen al Delfinato

Outsider di lusso

Così come Enric Mas, atteso al definitivo salto di qualità. Discorso simile per David Gaudu e se vogliamo anche per O’Connor dell’Ag2R-Citroen, lo scorso anno vincitore della tappa di Tignes e corridore sul quale puntano molto.

Ci sono poi i cacciatori di tappa. Lo scorso anno il Delfinato aprì definitivamente le porte dell’Olimpo a Sonny Colbrelli che raccolse molto meno di quel che fece e poteva: una tappa, ma potevano essere tre… tranquillamente.

Si rivede anche Mark Padun. L’ucraino sin qui ha inanellato appena 12 giorni di corsa, però cogliendo una vittoria a crono.

E parlando di crono, come non pensare a Filippo Ganna. Pippo sarà al via da La Voulte-sur-Rhone, le grand depart del Delfinato. La quarta tappa è un invito a nozze per lui. Un test in vista della crono di Copenaghen dove in ballo ci sarà la maglia gialla, obiettivo dichiarato da tempo.

Non dimentichiamo anche Antonio Tiberi, iridato juniores contro il tempo nel 2019.