Corone X2 RD di Miche, il massimo tra alluminio e carbonio

12.09.2025
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L’azienda veneta Miche ha appena lanciato sul mercato X2 RD, delle corone di altissima gamma, studiate per chi cerca il massimo per quanto riguarda leggerezza, rigidità ed aerodinamica. In questo modo Miche aggiunge al suo ampio catalogo un prodotto per gli agonisti che cercano la performance e vogliono sulla loro bici gli stessi materiali dei professionisti.

Le due lastre, in alluminio e in carbonio, che assieme formano la corona X2 RD
Le due lastre, in alluminio e in carbonio, che assieme formano la corona X2 RD

L’unione (tra alluminio e carbonio) fa la forza 

La chiave delle nuove corone di Miche è l’unione tra due materiali nobilissimi, l’alluminio e il carbonio. Gli ingegneri dell’azienda sono partiti da un lastra in alluminio 7075-T6 lavorata in Cnc che fa “da base” alla corona, dove cioè sono stati realizzati i 4 fori per la guarnitura e la dentatura. A questa hanno unito una seconda lastra strutturale in carbonio 3K nella parte esterna.

Questo connubio, a detta di Miche, garantisce rigidità e leggerezza estreme (il peso lo vedremo alla fine) assieme ad una reattività di altissimo livello. La sensazione poi è che la copertura in carbonio fornisca anche dei vantaggi in termini di aerodinamica.

Essendo le corone X2 RD dei prodotti pensati anche per gli agonisti più esigenti, sono state realizzate sia guarniture tradizionali che con powermeter integrato. Insomma, un processo di ingegnerizzazione ai massimi standard, che punta a far risparmiare ogni possibile watt.

Le corone sono realizzate con due design, per guarniture con o senza misuratore di potenza
Le corone sono realizzate con due design, per guarniture con o senza misuratore di potenza

Compatibile con Dura Ace e Ultegra

Finora abbiamo parlato di guarniture X2 RD al plurale. Questo perché i modelli presentati da Miche sono due, l’X2 RD R92 e l’X2 RD R81. Si tratta di fatto dello stesso prodotto, ma l’R92 è pensato specificamente per le guarniture Shimano Dura Ace 9200, mentre l’R81 è stato sviluppato per quelle del gruppo Ultegra 8100.

L’X2 RD R92 è quello che offre la massima scelta tra le dentature, ben cinque: 50, 52, 54, 55 e 56. Per l’X2 RD R81 invece le dentature disponibili sono tre: da 50, 52 e 54. Ad ogni modo entrambe si avvalgono degli stessi identici materiali e della stessa tecnologia. Entrambe, inoltre, sono compatibili sia con le corone piccole di Miche sia con quelle Shimano.

Le dentature vanno dal 50 al 56 per il modello R92 e dal 50 al 54 per il modello R81
Le dentature vanno dal 50 al 56 per il modello R92 e dal 50 al 54 per il modello R81

Altre specifiche, peso e prezzo 

Tutte le nuove corone X2 RD hanno un girobulloni da 110 a 4 fori e il peso, per quanto riguarda la versione da 50 denti, è di 127 grammi. Sono disponibili già da ora presso i rivenditori di Miche al prezzo di 200 euro.

Miche

Corone grandi: perché le usano e quali differenze con le compact?

18.11.2023
6 min
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La combinazione delle corone 54-40 è diventata uno standard tra i pro’ (c’è chi usa abitualmente il 55 o il 56). Il motivo principale è relativo alle velocità e alle medie orarie sempre più elevate, in pianura, in volata, come in salita. Le compact (52-36) vengono usate in casi di pendenze estreme e dai corridori che praticano il gravel.

Abbiamo fatto anche un confronto tra l’utilizzo dei due plateau, con l’ausilio della piattaforma Shimano Connetc Lab.

Con le corone Miche è possibile personalizzare il plateau Ultegra, ottima soluzione
Con le corone Miche è possibile personalizzare il plateau Ultegra, ottima soluzione

Il nostro test

Prima di tutto si è cercato di rendere il test replicabile, utilizzando lo stesso percorso e la medesima base di lavoro (bici Exept, power meter Shimano Ultegra e pignoni Miche Primato 11/34, analisi dei numeri tramite Shimano Connect Lab e device Garmin 1040 Solar). Una prova sul campo, facile da interpretare e che non vuole essere “un’analisi scientifica”. Le diverse fasi del test sono state eseguite in un ambiente esterno. Le variabili esistono e sono da considerare (ad esempio il vento e la temperatura).

Con entrambe le combinazioni abbiamo pedalato sulla stessa salita (6% di pendenza media) di 4,28 chilometri (con la corona da 36 e da 40, pignone da 21 posteriore) e su un tratto in pianura di 2,12 chilometri (usando il pignone da 17) senza traffico e curve. Nelle due situazioni non ci siamo mai alzati in piedi sui pedali e abbiamo tenuto il riferimento di 80 rpm. Il nostro peso attuale è di 67 chilogrammi.

Power meter Shimano Ultegra e corone 52-36
Power meter Shimano Ultegra e corone 52- 36

Cadenza e una sorta di pignone fisso

Una scelta per considerare il lavoro in KiloJoule e per permettere anche a chi non usa il misuratore di potenza, di potersi immedesimare in questa prova. E’ naturalmente da considerare la differenza in fatto di sviluppo metrico (36×21 3,694 e 40×21 4,104 metri, 52×17 6,591 e 54×17 6,845 metri), fattore che comunque ci permette di capire quanto proprio gli sviluppi metrici influiscono sul consumo di energie (sulla forza da imprimere sui pedali) ed inevitabilmente sulla performance.

In ambito pro le “vecchie” 53/39 sembrano ormai dimenticate
In ambito pro le “vecchie” 53/39 sembrano ormai dimenticate

Usando corone 52-36

Il tempo del tratto in salita è stato di 1447“, con una potenza normalizzata di 282,7 watt, media di 276,3 watt e com 150 bpm medi. Il bilanciamento medio tra gamba destra e sinistra è stato rispettivamente di 50,8:49,2%. La velocità media è stata di 17,4 con un totale di 245,5 KiloJoule. La cadenza media rilevata è stata di 80,5 per minuto.

In pianura il tempo di percorrenza è stato di 405” e complice anche un po’ di vento a favore il lavoro (in termini di consumo) è stato davvero esiguo. 80,5 rivoluzioni medie, 31,1 di media oraria e 102 battiti medi per minuto, per soli 30 KiloJoule. Ma quello che balza all’occhio è lo scostamento del bilanciamento tra arto destro e sinistro, 56,1/43,9%, non poco. In casi come questo sarebbe utile un istogramma che legge anche la dinamica della pedalata nella sua completezza.

Alcuni feedback. Durante l’ascesa non abbiamo cambiato rapporto. In alcuni momenti la pedalata è risultata “troppo leggera”, in particolar modo a metà salita dove la strada tende a scendere per alcuni metri. Al tempo stesso, la combinazione dei rapporti e una pendenza di questo tipo, permettono di gestire la forza, la tensione muscolare e una pedalata costantemente “agile”. In pianura non di rado in alcuni momenti ci è “mancata” la pedalata e la voglia di scalare un pignone si è manifestata costantemente.

Con corone 54-40

La salita ha mostrato delle differenze degne di nota. Prima di tutto il tempo di percorrenza (4’08”), inferiore di 39 secondi e con una potenza normalizzata (NP) di 300,7. La media oraria è migliorata (18,1 chilometri orari). E’ cresciuto il lavoro in KiloJoule, arrivato a 250,4, un incremento non significativo nel breve periodo, che diventa considerevole se lo spalmiamo su salite che superano i 30/40 minuti e oltre. Pur essendo diminuito il valore medio dei watt (294,8) e della frequenza cardiaca (164, anche se per questo dato è bene considerare la variabilità al quale è soggetto) è aumentato in modo esponenziale il dato relativo al TSS (training stress score), arrivato a 29 punti in soli 14 minuti (con la precedente combinazione era a 26,8).

Nel tratto pianeggiante (a parità di condizioni meteo) il tempo di percorrenza è stato di 3’58”, ad 80 rpm medie, 29 KiloJoule di lavoro (inferiore di un punto) e 110 battiti medi per minuto. La velocità media è stata di 32,1 (da considerare lo sviluppo metrico maggiore). E’ interessante il dato del bilanciamento tra gamba destra e quella sinistra, uguale a quello rilevato con le corone 52-36.

Feedback e sensazioni. Nel corso della ascesa, quando la pendenza ha sfiorato il 10%, il rapporto ha messo alla prova le nostre gambe e tenere la cadenza stabilita non è stato facile. Tratti brevi, che però hanno fatto registrare un consumo di energie elevato. Al netto dei numeri, in pianura la scelta del rapporto è stata adeguata (per il tipo di lavoro svolto). Ci fa pensare la media più alta della frequenza cardiaca, che nel breve periodo è insignificante, ma nell’ottica di un’uscita lunga, con diversi metri di dislivello positivo può portare ad un maggiore consumo calorico. Fattore da non sottovalutare. Al tempo stesso il bilanciamento tra gamba destra e quella sinistra è stato buono, 50,9:49,1%.

In conclusione

Se è vero che i numeri ci dicono di una soluzione, quella con le corone 54-40, più sfruttabile di quanto si possa pensare, è pur vero che a parità di condizioni (e pignone posteriore) la forza da imprimere sui pedali è maggiore. Questo fattore influisce inevitabilmente sull’autonomia nel medio e lungo periodo, spiegando (in parte) questa grande richiesta di energia da parte dei corridori delle generazioni più moderne. Quindi, si va più veloci, si sviluppa tanta potenza e tanti watt, ma tutto ha un costo.