Vince il buon senso. Esordienti ancora nel menù della Coppa d’Oro

05.09.2024
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Tutto è bene quel che finisce bene recitava una commedia di Shakespeare. Ed il riepilogo delle puntate precedenti è presto fatto. Lo scorso dicembre eravamo rimasti con la querelle scoppiata alla Coppa di Sera di un anno fa che portò in Procura federale sia il Veloce Club Borgo, società organizzatrice, che la UC Sangiulianese, a cui era stata respinta l’iscrizione. Nove mesi dopo il buon senso ha partorito la soluzione più giusta: le gare degli esordienti maschili e femminili restano nell’intenso contesto della Coppa d’Oro.

Pegolo ha vinto le ultime due edizioni della Coppa Rosa, gara riservata alle allieve e sempre molto sentita (foto coppadoro.it)
Pegolo ha vinto le ultime due edizioni della Coppa Rosa, gara riservata alle allieve e sempre molto sentita (foto coppadoro.it)

Mediazione trovata

«La vicenda si è risolta per il meglio – spiega Stefano Casagranda, presidente del Veloce Club Borgo – e per il bene dei ragazzi. Ci sarebbe dispiaciuto non far correre gli esordienti, ma inizialmente avevamo preso questa decisione dopo tutto quello che era successo. Finalmente siamo giunti ad una conclusione. A marzo volevano darci una multa, ma non è arrivata. Devo dire che la Federciclismo ci è venuta incontro parecchio e la ringrazio per questo. Anche loro ci tenevano che ci fosse la Coppa di Sera, la gara degli esordienti».

«Abbiamo trovato una sorta di mediazione – prosegue l’ex pro’ degli anni novanta e duemila – la FCI ci ha concesso di anticipare le iscrizioni attraverso il Fattore K già a giugno. Così le formazioni che arrivano da più lontano hanno il tempo di trovare la sistemazione alberghiera. E così abbiamo anche ripulito il caos che si verificava tra le email di pre-iscrizione. Ogni anno era normale che ci fossero disguidi, la nostra è una manifestazione non semplice da organizzare. Però ora tutto è pronto per questo weekend (7 e 8 settembre si svolgeranno le gare di esordienti e allievi maschi e femmine, ndr)».

Gli esordienti (qui nell’edizione 2017) hanno rischiato di non essere al via per una controversia, ma restano nel programma (foto italiaciclismo.net)
Gli esordienti (qui nell’edizione 2017) hanno rischiato di non essere al via per una controversia, ma restano nel programma (foto italiaciclismo.net)

Numeri da record

A margine di tutta la questione verrebbe da dire che “l’importante che se ne parli”. La Coppa d’Oro – e di conseguenza tutte le sue versioni nelle rispettive categorie – rappresenta una manifestazione riconosciuta da tutti, in cui tutti, atleti e società, ambiscono a parteciparvi.

«Nonostante la nostra gara sia stata al centro di questo controverso caso – racconta Casagranda con grande sorpresa – abbiamo avuto richieste mai viste prima. Se per gli esordienti manteniamo il tetto di 200 partenti, negli allievi abbiamo avuto 700 iscritti. Non pensavo nemmeno che in Italia ce ne fossero così tanti (sorride, ndr). Ora, tra una rinuncia e l’altra, più che comprensibile perché non tutte le squadre riescono a portare tutti gli atleti, siamo scesi a 550, che resta sempre un numero molto alto. Naturalmente partiremo in deroga come sempre.

«Già lo scorso weekend – continua – avevamo fatto il boom con la Coppetta d’Oro, la gara riservata ai giovanissimi. Hanno corso in 1470, il nostro record. Tutto è andato bene, anche sotto il punto di vista del meteo. Allestiamo tutto nei ritagli di tempo dal nostro lavoro e vedere tutta questa partecipazione per noi è la miglior soddisfazione possibile».

A Borgo Valsugana la Coppa d’Oro è un evento sentito dall’intero paese e spesso si interseca con altre manifestazioni (foto italiaciclismo.net)
A Borgo Valsugana la Coppa d’Oro è un evento sentito dall’intero paese e spesso si interseca con altre manifestazioni (foto italiaciclismo.net)

Coppa internazionale

Il bello di queste gare sono sempre gli albi d’oro da andare a riguardare a distanza di anni. Si trovano i nomi dei migliori giovani del periodo. Alcuni che si sono smarriti e ritrovati, altri che hanno smesso e altri ancora che hanno confermato il loro talento negli anni successivi. Il meglio del ciclismo giovanile, italiano e straniero, passa per Borgo Valsugana e la sua Coppa.

«Quest’anno tra gli allievi – conclude Stefano Casagranda – avremo due formazioni slovene e quella britannica che torna da noi dopo la vittoria di Max Poole nel 2019, che corre con la DSM ed ora è protagonista alla Vuelta. Forse dovrebbero esserci due team danesi, ma guardiamo già al 2025. Pensate che sono stato contattato da un italo-americano che aveva corso la Coppa d’Oro tanti anni fa. Ora sta allenando degli allievi nella zona di Los Angeles e per l’anno prossimo stanno già organizzandosi per venire da noi. Sarebbe bellissimo, li aspettiamo volentieri. Ma anche nella Coppa Rosa la partecipazione estera non manca. Ad esempio nel 2016 vinse Franziska Koch, che anche lei corre nella DSM ed è l’attuale campionessa tedesca».

La Coppa d’Oro ha sempre un richiamo internazionale. Qua la vittoria del britannico Poole nel 2019, ora pro’ della DSM (foto italiaciclismo.net)
La Coppa d’Oro ha sempre un richiamo internazionale. Qua la vittoria del britannico Poole nel 2019, ora pro’ della DSM (foto italiaciclismo.net)

«Durante la stagione organizziamo altre corse giovanili, ma restiamo sempre all’interno di numeri standard. E’ vero che abbiamo tante deroghe da parte della Federciclismo, ma per le nostre Coppe perseguiamo anche un nostro ideale. Ovvero organizzare una manifestazione per ragazzi fuori dal normale contesto e farli sentire importanti per un giorno, come succede solo per il campionato italiano». Perché la Coppa d’Oro non è un evento come gli altri e forse è stato proprio quello il motivo per cui si è arrivati alla soluzione più giusta.

La Coppa di Sera finisce in lite davanti alla Procura federale

12.12.2023
6 min
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Nel calendario esordienti del 2024 non vedremo le prove della Coppa di Sera esordienti: quella degli uomini e quella delle donne nel contesto ben più ampio della Coppa d’Oro (in apertura, foto Daniele Mosna). Quando abbiamo chiesto lumi a Stefano Casagranda, presidente del Veloce Club Borgo, ci siamo resi conto di essere finiti nel mezzo di una bella bega.

E’ successo infatti che la UC Sangiulianese Asd si è vista respingere l’iscrizione alla gara di Borgo Valsugana e, ritenendo il motivo inconsistente, ha presentato un ricorso alla Federazione. Il ricorso è stato accolto ed è sfociato in un deferimento presso la Procura federale. A essere citati, lo stesso Casagranda e il Veloce Club Borgo che rappresenta.

La UC Sangiulianese, respinta dalla Coppa di Sera, ha presentato ricorso alla Federazione (foto Facebook)
La UC Sangiulianese, respinta dalla Coppa di Sera, ha presentato ricorso alla Federazione (foto Facebook)

La giustizia sportiva

Dato che sulla vicenda si esprimerà la giustizia sportiva, ci siamo limitati a raccogliere le due voci, cercando di capire se e dove possa esserci stato un fraintendimento. Abbiamo così interpellato Marco Toni, presidente della Sangiulianese, e Stefano Casagranda. Partiamo dall’iscrizione, effettuata dal team milanese con i 15 giorni di anticipo previsti dal Fattore K, il sistema di iscrizioni digitale adottato dalla FCI.

MARCO TONI: «Noi abbiamo fatto l’iscrizione, il limite massimo era di 200 iscritti. Come da regolamento, abbiamo utilizzato il Fattore K e tra l’altro siamo stati tra i primi, perché i nostri ragazzi avevano i numeri dal 33 al 39, quindi erano perfettamente iscritti. A quel punto però abbiamo ricevuto una telefonata, con la quale ci veniva comunicato che saremmo stati estromessi. Parlando con altre società sportive, abbiamo scoperto che l’estromissione era derivata dal fatto che non avevamo prenotato nessuno degli alberghi convenzionati con la società organizzatrice.

«Alcune squadre dell’hinterland di Milano, segnatamente la Pessanese e la Senaghese, hanno dovuto disdire prenotazioni già fatte, per orientarsi su uno degli hotel convenzionati. Questa cosa ci ha dato estremamente fastidio. L’estromissione non era giustificata da nulla, ma a un certo punto ci hanno detto che non avevamo fatto la pre-iscrizione a marzo, come avevano richiesto».

Marco Toni è stato sindaco di San Giuliano Milanese ed è presdiente della UC Sangiulianese
Marco Toni è stato sindaco di San Giuliano Milanese ed è presdiente della UC Sangiulianese

STEFANO CASAGRANDA: «L’hotel non c’entra nulla, quelli di Bassano, di Padova o Verona vengono la mattina senza problema. Più di metà degli atleti non ha alloggiato da noi. Invece abbiamo sempre chiesto di fare la pre-iscrizione a marzo, perché abbiamo sempre un numero importante di partecipanti. Era così anche prima del mio arrivo, quando la Coppa d’Oro era solo per allievi. Non c’era ancora il Fattore K, quindi fu adottato questo criterio. Negli anni successivi, lo abbiamo mantenuto per esigenza di organizzazione. Ogni anno abbiamo 2.400 ragazzi in due weekend e dobbiamo dare una sistemazione a tutti. Così da un paio di anni l’Azienda di Promozione Turistica ci dà un contributo economico e noi cerchiamo di fare in modo che le squadre abbiano modo di prenotare vicino a Borgo.

«Se aprissimo le iscrizioni due settimane prima, come prevede il Fattore K, quelli che vengono da lontano (siciliani, pugliesi, marchigiani o toscani) avrebbero problemi e magari, con due sole settimane di preavviso, troverebbero l’hotel a 100 chilometri. A noi interessa che non ci siano solamente veneti, lombardi e trentini. Vogliamo che tutti abbiano la possibilità di partecipare e per questo abbiamo mantenuto la formula che tutti conoscono e cui si attengono da anni. Mi viene il dubbio che il diesse di quella squadra non lo sapesse o abbia dimenticato di iscriversi a primavera e ora, messo alle strette, si nasconda dietro il Fattore K». 

Casagranda Coppa d'Oro 2021
L’ex pro’ Stefano Casagranda alla partenza della Coppa d’Oro (foto Instagram)
Casagranda Coppa d'Oro 2021
L’ex pro’ Stefano Casagranda alla partenza della Coppa d’Oro (foto Instagram)

La pre-iscrizione di marzo

TONI: «La pre-iscrizione a marzo è una cosa che non sta né in cielo né in terra, perché a marzo la gara non è stata ancora presentata né approvata. Ma siccome la Coppa d’Oro esordienti è iscritta nel calendario della Federciclismo, noi abbiamo provveduto all’iscrizione, come facciamo normalmente tutte le domeniche, da quando è entrato in vigore il Fattore K. Tra l’altro con i ragazzi eravamo già andati a fare un’escursione sul percorso, li avevamo preparati anche psicologicamente e quando ci hanno estromessi, ci sono rimasti male. Insomma, il Fattore K non è più l’elemento determinante per iscrivere i corridori? Abbiamo presentato un’istanza alla Federazione, chiedendo chiarimenti.

«Siamo tutti abbastanza esperti, conosciamo il mondo del ciclismo, ma questa non è la Nove Colli o una gran fondo, che ha dietro un ritorno commerciale. Qui stiamo parlando di una manifestazione per esordienti che non dovrebbe avere finalità di lucro. Dopodiché, se dal circuito degli hotel con i quali hanno stipulato una convenzione prendono una percentuale, in sede di approvazione di gara dovrebbero inserire una postilla al regolamento, dicendo che la mancata prenotazione presso uno degli alberghi convenzionati è elemento di esclusione».

Il numero degli esordienti al via potenzialmente potrebbe doppiare quota 200 (foto Daniele Mosna)
Il numero degli esordienti al via potenzialmente potrebbe doppiare quota 200 (foto Daniele Mosna)

CASAGRANDA: «Il contributo degli hotel ci aiuta a rientrare delle spese. Abbiamo scelto di non chiedere la tassa di partecipazione di 10 euro prevista dal 2024 per esordienti e allievi. Se facessimo così, guadagneremmo molto più di quello che ci viene dagli alberghi. Non metteremo mai quella tassa, perché da sempre cerchiamo di promuovere il ciclismo pesando il meno possibile sulle società. Quindi possiamo accettare le telefonate e i reclami, ma non che qualcuno pensi che ci riempiamo le tasche.

«Ogni anno ci rimettiamo qualcosa, sia sul piano personale, sia come società, perché non percepiamo alcun rimborso. I nostri ragazzi del Veloce Club Borgo non hanno bici da 5.000 euro, neanche da 2.000 o da 1.000. Hanno le biciclette dei giovanissimi di 15-20 anni fa. Insomma, perché dovremmo portare via i soldi alla squadra per fare le gare, se adesso arriva anche una denuncia? Sapevamo di essere fuori dalla regola del Fattore K, ma non ci saremmo mai aspettati che una squadra si lamentasse e ci mettesse in condizione di difenderci, di andare a Roma e trovarci un avvocato. Quindi intanto abbiamo deciso che le gare degli esordienti, sia maschi sia femmine, non le metteremo nel calendario 2024. Erano nel programma per riempire il calendario della settimana e far crescere il clima di festa. Così non può essere».

E’ il 2021 quando Maria Acuti vince la Coppa di Sera per donne (foto Daniele Mosna)
E’ il 2021 quando Maria Acuti vince la Coppa di Sera per donne (foto Daniele Mosna)

Serve una mediazione

Le posizioni restano separate, mentre gli esordienti hanno perso una vetrina. Probabilmente più che di un deferimento servirebbe una mediazione. E’ giusto che chi si iscrive seguendo le vie ufficiali abbia accesso alla gara, è giusto tenere conto delle esigenze degli organizzatori, soprattutto di chi muove un numero così alto di corridori e società, che richiedono altri tempi e altri strumenti.

Probabilmente, se le iscrizioni della Coppa d’Oro passassero unicamente per il Fattore K, gli organizzatori non avrebbero il tempo per predisporre i gadget e i pasti che da sempre offrono a tutti i partecipanti. Con agosto di mezzo e le aziende chiuse, la gestione sarebbe impossibile. Anche chi organizza una gran fondo e deve predisporre pacco gara e pasta party ha bisogno del necessario preavviso. Così pure chi organizza il meeting nazionale dei giovanissimi.

«Non vogliamo trattamenti di riguardo – dice Casagranda – chiediamo che la Federazione ci dia una mano, magari ipotizzando che per alcune gare il Fattore K non sia l’unica via di accesso. Non voglio chiedere favori, già ci danno la deroga per avere più di 200 partenti alla Coppa d’Oro degli allievi e sono venuti con il pullman azzurro. Capisco che andare avanti per eccezioni sarebbe un problema. Fra gli allievi il sistema di iscrizione è lo stesso. Siamo fuori dal Fattore K, ma finora nessuno si è mai lamentato, perché è così da anni. Dovremo pagare una multa? La pagheremo, ma è il principio che non ci sta bene. Perché se chiunque rimane fuori pianta una grana del genere, la situazione diventerà davvero ingestibile».

Alessio Magagnotti, l’allievo dei record a cui interessa solo vincere

17.11.2023
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Diciotto vittorie, un campionato italiano a crono, una Coppa d’Oro in bacheca e un’attitudine alla vittoria che fa timore ad ogni avversario. Calma…Ha solo 16 anni, si chiama Alessio Magagnotti e vive ad Avio (Trento). E’ stato il primo della famiglia a salire sulla bici per gareggiare, dopo di lui lo hanno seguito i fratelli Eric e Asia contagiati dalla sua passione. Sin da G2 ha corso nella CC Forti e Veloci di Trento, l’anno prossimo ha scelto la Autozai Petrucci Contri. Una decisione personale che stupisce per la sua età. I procuratori l’hanno già contattato, ma a lui ora interessa solo vincere e godersi ogni pedalata senza pressioni.

Le vittorie si sono sempre susseguite nel corso degli anni
Le vittorie si sono sempre susseguite nel corso degli anni
Alessio, partiamo dall’inizio. Come è nata la passione per la bici?

Ho iniziato da G2 a 8 anni nella CC Forti e Veloci. Nella mia famiglia mi hanno trasmesso la passione mio nonno Angelo e lo zio Andrea. E’ iniziato tutto per caso, nessuno in casa aveva mai corso. Ora mio fratello è esordiente secondo anno e mia sorella allieva.

Nel 2024 sarai junior. Dove correrai?

Correrò nella Autozai Petrucci Contri

Come sono stati questi due anni da allievo? L’attitudine alla vittoria l’hai sempre avuta?

Ma sì, dai. Da primo anno ne ho vinte 6 e quest’anno 18. 

E da esordiente?

Nel primo anno che era quello del Covid, ne ho vinte 5 sulle 8 che abbiamo fatto. Mentre da secondo anno 14.

A livello fisico, eri un po più sviluppato degli altri? Quando si vince in quelle categorie il primo pensiero è sempre quello…

Dal primo anno ero uno di quelli più indietro. Al secondo anno mi sono alzato e mi sono riallineato ai miei coetanei.  

La volata di Magagnotti ai Giochi della Gioventù Europea che gli vale l’argento, dietro Proietti Gagliardoni (6°)
La volata di Magagnotti ai Giochi della Gioventù Europea che gli vale l’argento, dietro Proietti Gagliardoni (6°)
Torniamo alla decisione di passare alla Autozai Petrucci Contri. Com’è avvenuta? 

L’Autozai non aveva mai preso nessuno della CC Forti e Veloci, però avendo fatto una bella stagione mi hanno chiamato. Già dal primo anno allievi, a fine 2022, erano venuti a parlarmi. Poi sono tornati a marzo. Sono venute tante altre squadre, ma ho deciso per l’Autozai. E’ anche abbastanza comoda perché non è lontanissima da casa mia (la squadra ha sede a Illasi, in provincia di Verona, ndr), ma soprattutto perché mi hanno fatto una bella impressione fin da subito

Conosci qualcuno che ci è passato?

Non direttamente. So che ci hanno corso Affini, Zana e Mozzato.

Per questa decisione ti sei fatto aiutare dai tuoi genitori?

No, ho voluto scegliere per conto mio perché non volevo farmi influenzare da nessuno.

Ti hanno mai contattato dei procuratori? 

Sì, già prima della Coppa d’Oro. Poi dopo quella vittoria ne sono venuti abbastanza a chiedere.

Qui Magagnotti alla Coppa d’Oro di quest’anno (foto Remo Mosna)
Qui Magagnotti alla Coppa d’Oro di quest’anno (foto Remo Mosna)
Sei seguito da un procuratore adesso?

No, l’ho sempre detto che se vado forte, ancora procuratori non servono, perché le squadre vengono da sé. Più avanti so della loro importanza, ma per ora preferisco stare senza.

In questi giorni si susseguono notizie di italiani che vanno a fare gli juniores all’estero. La Auto Eder ha appena aperto le porte a questa categoria. Tu se avessi avuto la possibilità saresti andato?

Da junior preferisco stare vicino casa, anche perché con la scuola e tutto sarebbe difficile da gestire e non voglio bruciare le tappe. 

Che scuola fai? Ti piace?

Faccio l’Informatico Tecnico a Rovereto. Mi piace e voglio portarlo a termine, poi deciderò. 

La tua è stata una stagione da record. La Coppa d’Oro è stato un po’ l’apice. Che emozione è stata vincerla?

E’ stata una grande emozione. Pensavo di far bene, ma non di vincerla, perché comunque c’era tanta salita. Arrivavo dalla vacanze e avevo ripreso da non troppo ad andare in bici. Mi ero alzato anche un po’ di peso, quindi non mi aspettavo di vincerla.

Magagnotti ha conquistato il titolo italiano a cronometro nel suo Trentino (ufficio stampa Comano Terme)
Magagnotti ha conquistato il titolo italiano a cronometro nel suo Trentino a Comano Terme (ufficio stampa Comano Terme)
Sei allievo e ancora devi definire le tue caratteristiche. A te, come piace descriverti?

Il mio sogno era quello di diventare uno scalatore, ma il mio fisico non è quello e mi vedo più come uno versatile. Mi trovo bene sempre e me la cavo in salita.

Qual è il tuo corridore modello?

Il mio idolo è sempre stato Peter Sagan. Oggi rispondo Van der Poel, mi piace come corre e come vince.

Con tutte queste vittorie avrai molta attenzione addosso. Come le vivi, ti mettono sotto pressione?

Bene. Per ora cerco di dare il meglio di me, di non ascoltare gli altri, anche se sai che hai gli occhi puntati addosso. Cerco di non pressarmi. Alle gare ci vado per vincere, non per arrivare nei 10, però comunque non mi stresso troppo.

Questo inverno come lo passerai? Che hobby hai?

Ho staccato un mese dalla bici dall’ultima gara. Adesso sto facendo corsa, ginnastica e un po’ di rulli così per stare un po’ in forma. Mi piace molto andare a sciare, mi diverte. 

Tricolore e Coppa d’Oro, con Toselli nel cuore del pianeta allievi

19.09.2022
5 min
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Vincere la Coppa d’Oro è per un allievo il miglior passaporto possibile per l’approdo alla categoria juniores e quindi al ciclismo che inizia davvero a contare. Anche se, come si dice da più parti, i procuratori e le squadre guardano già agli allievi per capire chi ha talento e chi no, spesso non dando il giusto tempo di maturare. A 16 anni stiamo parlando ancora di teenager in piena costruzione, fisica e psicologica, è quindi difficile fare illazioni sul futuro, ma nel caso di Ivan Toselli si può già parlare di strada ben incanalata verso la realizzazione di un sogno.

Il corridore di Maddaloni (Caserta) non è nuovo a imprese come quella in Valsugana. Lo scorso anno si era laureato campione italiano e nella classica delle classiche ha anche riscattato l’amarezza del quarto posto nella nuova sfida tricolore, traendo proprio da quel piazzamento la spinta per emergere.

«Avevo corso sempre all’attacco – racconta – ma ho commesso un grave errore. Quando mi sono trovato in fuga con Bottoin non ci ho creduto fino in fondo, ho permesso ai tre che ci inseguivano di rientrare e poi in volata non ho avuto scampo. Forse se avessi collaborato di più sarebbe andata diversamente…».

Il successo solitario di Ivan Toselli a Borgo Valsugana, la sua vittoria più importante
Il successo solitario di Ivan Toselli a Borgo Valsugana, la sua vittoria più importante
Com’è andata invece a Borgo Valsugana?

Molto diversamente. Ho cercato di correre con la testa e di rendere la corsa dura, scattando già una ventina di chilometri dopo la partenza profittando di uno strappo sul percorso. Con me c’erano l’irlandese Patrick Casey e il laziale Leonardo Consolidani. Appena entrati sul circuito finale, ho provato più volte a rilanciare l’azione e prima Consolidani, poi Casey hanno perso contatto così sono arrivato da solo ed è stato davvero un gran momento.

Che cosa ha rappresentato?

La Coppa d’Oro è una sorta di mondiale per la nostra categoria, sono più di 400 al via che arrivano da tutta Italia e da molti Paesi esteri. Chi ha vinto questa gara non era mai un corridore qualunque, molti sono passati professionisti ed è quella la mia ambizione. Quando ho vinto il titolo italiano è stato bellissimo, indossare la maglia tricolore è una grande soddisfazione, ma la Coppa d’Oro è qualcosa in più.

Ivan Toselli è nato a Maddaloni (CE) l’11 aprile 2006, ma corre per una squadra di Sezze (LT)
Ivan Toselli è nato a Maddaloni (CE) l’11 aprile 2006, ma corre per una squadra di Sezze (LT)
Della vostra categoria si tende sempre a parlare poco, a dire che rappresentate un ciclismo dove l’agonismo è ancora un passo indietro rispetto all’aspetto del divertimento. Com’è vissuta da dentro?

Da quel che mi dicono è ancora un po’ diversa dalla categoria junior. E’ importante per fare esperienza, per apprendere le prime nozioni. I diesse, non solo il mio, dicono che qui le vittorie contano, ma fino a un certo punto. E’ più importante capire come si corre, che cosa significa interpretare una gara dal punto di vista tattico, come gestirsi in corsa. Ci si allena per questo, diciamo che è come una scuola in vista del passaggio di categoria, dove le cose diventeranno certamente un po’ più serie.

Tu sei un secondo anno, rispetto al 2021 che cosa hai notato di cambiato in te?

Soprattutto che col passare del tempo le cose diventano sempre più difficili, come è normale che sia. La principale cosa che ho imparato è quella di non mollare mai. Io cerco di finire sempre a testa alta, di provarci sempre in ogni occasione perché prima o poi la vittoria arriva e la giornata della Coppa d’Oro ne è la dimostrazione. Io d’altronde ho caratteristiche particolari.

Arrivo con inchino. Il campano conquista così il tricolore allievi 2021
Arrivo con inchino. Il campano conquista così il tricolore allievi 2021
Quali?

Sono uno scalatore puro e quindi per me è più difficile trovare la vittoria. Non sono assolutamente veloce, quindi devo cercare sempre la soluzione di forza. Provo sempre la fuga e spesso mi va bene. Come fisico sono 1,74 per 53 chilogrammi, so che devo ancora crescere e formarmi fisicamente ma conto di mantenere queste caratteristiche.

Molti ragazzi dicono di voler essere completi, tu ti ritieni invece uno specialista?

Sì, non ho intenzione di snaturarmi, la velocità non sarà mai un mio punto di forza, io voglio specializzarmi sempre più in quello che so fare. So anche che passando fra gli junior ci saranno molte gare adatte alle mie caratteristiche e conto di essere pronto per quelle.

Il gruppo de Il Pirata Sama Official Team, che dal prossimo anno passerà fra gli juniores
Il gruppo de Il Pirata Sama Official Team, che dal prossimo anno passerà fra gli juniores
Passando di categoria sarai costretto a cambiare squadra…

No, perché il mio team farà il salto di categoria, diventando Pirata Sama Ricambi Vangi. Dovremmo essere una decina di corridori, la maggior parte provenienti dal mio gruppo. La società cresce con noi e credo che sia una bella cosa.

Come hai iniziato?

Seguendo mio padre che faceva triathlon. Ero bambino e gli dicevo che mi piaceva soprattutto quando andava in bici e che volevo provarci. Così ho iniziato dalle categorie promozionali e non mi sono più fermato e non voglio fermarmi, voglio arrivare al massimo grado, alle gare importanti da pro’ che per me sono europei e mondiali, perché quando c’è qualcosa in palio riesco a dare sempre il massimo. Se ho vinto il tricolore non è un caso…

Filippo Cettolin, il tricolore allievi in rotta sulla Coppa d’Oro

03.09.2022
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Come cambia la stagione di un allievo che vince il tricolore? Siamo partiti da questa semplice domanda e l’abbiamo rivolta a chi quella maglia la sta vestendo. Il suo nome è Filippo Cettolin, classe 2006 nato a Conegliano e che vive a San Vendemiano. Città che dà il nome alla sua squadra dove milita e dove è cresciuto ciclisticamente, la Velo Club San Vendemiano. Nella sua famiglia il ciclismo scorre nelle vene con la passione tramandata dal nonno al padre Daniele che l’ha passata a Filippo e al fratello Matteo anche lui ciclista, militante nella Borgo Molino Rinascita Ormelle. 

La categoria allievi è una fase di crescita dove ancora tutto è da dimostrare, ma dalle parole del campione italiano traspare umiltà e tanta voglia di fare di questa passione un lavoro. In vista ci sono due grossi appuntamenti su cui Filippo ha messo gli occhi, la Coppa Dino Diddi e la Coppa d’Oro, due grandi corse che valgono una stagione, la seconda considerata un piccolo mondiale di categoria. Scopriamo insieme cosa passa per la testa di un giovane talento con le idee chiare. 

Qui la vittoria dell’italiano a Darfo Boario Terme (foto di BiciTV)
Qui la vittoria dell’italiano a Darfo Boario Terme (foto di BiciTV)

Prima e dopo l’italiano

Dalla chiacchierata con il giovane veneto, si capisce che c’è un prima e un dopo rispetto alla vittoria tricolore. Filippo ha vinto otto corse quest’anno, quattro prima dell’italiano, ma qualcosa nella testa del ragazzo è scattato. Una sorta di fiducia nei propri mezzi e di volontà di vivere questo sport al meglio. Un metro e settantuno per sessantuno chili di motivazione e tanta voglia di esprimersi in bici. 

Ciao Filippo, come stai?

Sto molto bene. 

Domenica corri alla Coppa Diddi, senti di poter far bene?

Si dai, in questo periodo tengo bene anche in salita. E’ uno degli appuntamenti più importanti della stagione.

Dopo la Diddi ci sarà anche la Coppa d’Oro, un altro appuntamento importante…

Si, la sto preparando molto bene, diciamo che era uno dei miei obiettivi principali a inizio stagione perché è una corsa importante e ci sono passati tanti bei campioni, ha un bell’albo d’oro. 

La vittoria tricolore l’ha conquistata davanti a Andrea Bessega e a Elia Andreaus (foto di Fabiano Ghilardi)
La vittoria tricolore l’ha conquistata davanti a Andrea Bessega e a Elia Andreaus (foto di Fabiano Ghilardi)
Ti aspettavi una stagione di questo tipo a inizio anno?

No, non me lo aspettavo di fare una stagione del genere. Volevo e pensavo di fare un po’ di vittorie ma diciamo che il tricolore era fuori dai miei obiettivi, era ancora un sogno. Andando avanti però ho visto che le possibilità c’erano, i miei allenatori Patrich Pavan e Marco Lazzer mi hanno preparato bene, sono arrivato con una condizione perfetta all’italiano e sono riuscito a vincerlo.

Con che prospettive sei arrivato all’italiano?

Era un sogno ma sapevo che potevo fare bene. Mi sono preparato al meglio facendo diverse gare di preparazione per arrivarci in forma. Prima di partire il mio allenatore mi ha detto che se ci avessi creduto avrei potuto farcela e così è stato

Cosa è cambiato dopo che hai indossato la maglia di campione italiano?

Dopo che ho vinto la maglia sento maggiore pressione da parte degli altri. Ho tutti gli occhi addosso e sento che devo fare bene ad ogni corsa. E’ normale che sia così, è un impegno aggiuntivo che va di pari passo con la volontà di onorare la maglia. E’ una motivazione continua. Credo che lo sto facendo al meglio.

Filippo l’anno prossimo passerà nella categoria juniores con la Borgo Molino Rinascita Ormelle
Filippo l’anno prossimo passerà nella categoria juniores con la Borgo Molino Rinascita Ormelle
Come hai reagito a questa vittoria?

C’è stata una grande soddisfazione dopo aver vinto l’italiano. Ma mi sono fermato un attimo e ho pensato che quel risultato dovesse essere un punto di partenza. Così mi sono subito dedicato alle gare a seguire

Ti motiva per il futuro?

Penso a godermi il presente ma sicuramente mi ha spinto a far meglio, ho capito che le possibilità ce le ho e che devo crederci. 

Com’è proseguita la tua stagione?

Subito dopo ho fatto gli italiani in pista a Dalmine dove ho fatto terzo nell’inseguimento a squadre e terzo nell’omnium. Poi ho staccato un po’ per riposarmi e nelle ultime settimane ho ripreso e sento che la condizione sta ritornando in vista degli ultimi appuntamenti. 

Torniamo al presente, come ti approcci a questi due appuntamenti importanti?

Le due corse le ho preparate al meglio per dare il massimo. Non sono uno da tutto o niente. Parto per vincere ma se arriva un buon piazzamento raccolgo quanto di buono ho fatto. La vittoria è piena di variabili, la fortuna gioca molto in queste categorie dove le squadre non sono paragonabili a quelle di categorie superiori. Fare un bel piazzamento sarebbe un bel traguardo per me. 

Dopo gli italiani ha partecipato al tricolore su pista dove ha conquistato due bronzi
Dopo gli italiani ha partecipato al tricolore su pista dove ha conquistato due bronzi
Che rapporto hai con la squadra?

Il rapporto con la squadra è ottimo, infatti ne approfitto per ringraziarli perché mi hanno sempre supportato in tutto. 

Anche tuo fratello corre, hai un bel legame con lui?

Sì andiamo molto d’accordo, sarebbe bello correre insieme. Fa il fratello maggiore, mi aiuta e mi dà i consigli. Ci divide solo un anno quindi il legame è forte.

Dall’anno prossimo gli juniores non avranno più limitazioni sui rapporti. Che pensiero hai in merito?

Diciamo che sarà un passaggio importante da fare sopratutto per noi che siamo abituati al 16. Ci sarà una spaccatura più evidente tra chi è più sviluppato rispetto a quelli che lo sono meno. Faranno più fatica ad adattarsi. Vedremo, al momento non riesco a immaginarmi la situazione ma sarà un passaggio importante. Io al momento mi alleno solo con il 16, non voglio anticipare i tempi.

Chi è il tuo idolo?

Il mio idolo è sempre stato Peter Sagan fin da quando ero piccolo e lo è tutt’ora, le sue caratteristiche, il suo modo di correre e anche a livello di carisma mi è sempre piaciuto. 

Qual è il tuo sogno?

Diciamo che vorrei fare del ciclismo la mia vita, il mio lavoro. Questo è il mio sogno.

Vincere un Tour, un Giro, una classica, niente di tutto questo?

Arrivare al professionismo sarebbe già un sogno che si realizza. 

Fortebraccio, la via umbra al ciclismo dei giovani

29.12.2021
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Il 12 settembre a Borgo Valsugana, Tommaso Alunni del Team Fortebraccio ha vinto la Coppa d’Oro per il suo direttore sportivo Giancarlo Montedori (in apertura sul podio, alla sinistra). Era lo stesso giorno in cui, a 30 chilometri e poche ora di distanza, Colbrelli avrebbe vinto gli europei di Trento. Per questo forse ci eravamo soffermati poco sulla corsa del Veloce Club Borgo e sull’identità di quel direttore sportivo con cui abbiamo avuto a che fare per anni, quando era uno dei collaboratori del cittì azzurro Antonio Fusi.

L’ex professionista è alla guida della squadra umbra, realtà importante del movimento giovanile dell’Umbria, che parte con i giovanissimi e arriva agli juniores. Per qualche tempo la società decise di puntare sugli under 23 con Olivano Locatelli, ma l’esperimento non andò come sperava la dirigenza e dopo due stagioni si chiuse.

La lunga attesa a Borgo Valsugana prima del via della Coppa d’Oro (foto Fortebraccio)
La lunga attesa a Borgo Valsugana prima del via della Coppa d’Oro (foto Fortebraccio)

«Stiamo crescendo – conferma Montedori – facendo tutte le categorie. Giovanissimi, esordienti, allievi, juniores e anche donne, sia pure poche. Abbiamo creato qualcosa di bello. Gli juniores di oggi li ho visti crescere, hanno iniziato con noi da giovanissimi. Hanno vinto tanto e io li chiamo la Banda Bassotti. La base è umbra, ma c’è dentro anche qualche toscano perché i numeri sono bassi…».

In che senso?

Se ci sono dieci ragazzi in tutta la regione e li dividiamo per cinque società, si combina poco. Non abbiamo dei fenomeni, ma bravi corridori messi insieme con lo stesso spirito di quando ero anche io uno junior. E devo ringraziare la famiglia Celestini che lavora nel tabacco e il loro cugino Rossi. Sono grandi appassionati di ciclismo, sono sempre andati in bicicletta insieme e ci tengono molto.

Non è da tutti vincere la Coppa d’Oro…

Ogni tanto si riesce a creare delle belle situazioni, che magari torneranno fra altri 30 anni. Fare primo e terzo alla Coppa d’Oro, con il più forte che per giunta è anche caduto, non capita tutti i giorni. In più abbiamo mandato Scappini con la nazionale a fare la Coppa del mondo juniores di ciclocross in Belgio. E siamo settimi nel quartetto a livello nazionale, pur non avendo un velodromo. Si lavora a Forano oppure a Forlì.

Si cercano i campioni di domani?

Prima di tutto la nostra squadra ha uno scopo sociale. E’ per la nostra regione. Sarò presuntuoso, ma spero che soprattutto riusciamo a tirare fuori dei bravi ragazzi e delle brave ragazze. Diamo regole molto forti e spero che tutto questo diventi per loro una scuola di vita.

Come siete organizzati?

Abbiamo una casa che fa da ritiro per tutto l’anno e questo ci aiuta a formarli ancora. Chi viene rimandato a settembre non viene in ritiro e non corre d’estate. Glielo dico all’inizio dell’anno ed è la nostra filosofia e dell’azienda che abbiamo alle spalle.

Di che azienda parliamo?

Sponsor che appartengono ad amici di Celestini e Rossi. Grandi nomi nel mondo della cioccolata e il nome che ci viene dall’hotel Fortebraccio di proprietà della famiglia, che poi pensa a tutte le nostre esigenze.

Scappini è stato convocato per la Coppa del mondo juniores di Dendermonde (foto Fortebraccio)
Scappini è stato convocato per la Coppa del mondo juniores di Dendermonde (foto Fortebraccio)
Tu sei il direttore tecnico di tutto?

Il direttore sportivo, ma resto un dipendente della società. Per cui faccio le mie proposte, ma per il resto mi attengo alle direttive che ricevo. Come quando si decise di fare i dilettanti, ma si chiuse poi tutto per incompatibilità, oppure i campionati italiani juniores di due anni fa e quelli a crono.

Un lavoro che ti prende molto?

A tempo pieno ed è bello finché dietro ci sono loro. Facevano gli juniores dal 2010. Io avevo un negozio di bici, ma l’ho chiuso cinque anni fa. Tutti ci aspettano e finora abbiamo lavorato in modo lineare. E Fusi continuo a sentirlo e mi aiuta. Siamo rimasti in ottimi rapporti, anche se rispetto a quel tempo, le cose sono proprio cambiate.

Coppa d'Oro 2021

Casagranda, come si gestiscono 400 ragazzi in gara?

27.09.2021
5 min
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Quando si è parlato su queste pagine della Coppa d’Oro, un aspetto era rimasto tra le righe e meritava un approfondimento: l’oggetto del discorso era un evento di 500 ragazzi, tutti chiamati al via quasi in contemporanea. Proviamo a fare mente locale: Ci sarebbe da farsi venire i capelli dritti e tacciare gli organizzatori di pura incoscienza…

L’argomento non poteva rimanere per troppo tempo nel cassetto, così abbiamo richiamato Stefano Casagranda esponendogli le nostre perplessità e l’ex professionista di Borgo Valsugana (vincitore anche di una tappa alla Vuelta 2000) ha risposto dando ampie garanzie: «La Coppa d’Oro è il fiore all’occhiello della nostra organizzazione, ma sappiamo anche che è un evento delicato. Non solo per la gara della domenica, basti pensare che al venerdì abbiamo un migliaio di bambini dai 6 ai 12 anni che gareggiano su un circuito completamente chiuso al traffico e al sabato prove divise per categorie con 200 partenti ognuna. Poi c’è l’evento domenicale: in quei giorni non si dorme…».

Come riuscite a gestire un evento così complicato?

Noi già dopo un mese dalla sua disputa ci riuniamo per affrontare quanto avvenuto, riesaminare l’edizione appena conclusa per capire che cosa non ha funzionato e va corretto, da lì impostiamo la nuova edizione lavorandoci nel tempo. Voglio sottolineare che la nostra non è un’organizzazione professionale, lo facciamo tutti nel tempo libero e non va dimenticato che, a differenza ad esempio delle Granfondo, non abbiamo introiti dalle iscrizioni.

Casagranda Coppa d'Oro 2021
L’ex pro’ Stefano Casagranda alla partenza della Coppa d’Oro (foto Instagram)
Casagranda Coppa d'Oro 2021
L’ex pro’ Stefano Casagranda alla partenza della Coppa d’Oro (foto Instagram)
Questo significa che dovete trovare tutti i soldi per coprire il budget…

E non è una cosa semplice, dobbiamo rientrare di 60 mila euro che non sono uno scherzo. Sembra strano, ma trovare una cifra simile è più difficile che ottenere una sovvenzione di un milione di euro se allestisci un evento nazionale o internazionale come gli ultimi Europei. Noi nel 2012 abbiamo gestito la Settimana Tricolore: allora le difficoltà economiche erano state molto minori.

Il percorso della gara è completamente chiuso al traffico?

Compatibilmente con quanto prescrive il regolamento tecnico. Abbiamo una macchina d’inizio corsa che precede i primi di qualche minuto e la macchina di fine corsa, passata la quale il traffico viene completamente riaperto. Avere la chiusura totale sarebbe impossibile, non otterremmo mai i permessi.

Come fate allora a gestire un evento così delicato, per numeri e soprattutto età dei partecipanti?

Per noi sono fondamentali i volontari: ne abbiamo 350 sparsi sul percorso e che curano tutti i servizi e gestiscono il traffico, compresi Vigili del Fuoco, Alpini, anche gli stessi genitori vengono coinvolti. Il loro lavoro è essenziale e posso dire che nella lunga storia della Coppa d’Oro, mai una macchina si è trovata sul percorso di gara mettendo in pericolo i partecipanti.

Staff Coppa d'Oro 2021
Alcuni dei responsabili dello staff organizzativo della Coppa d’Oro, con 350 addetti a disposizione
Staff Coppa d'Oro 2021
Alcuni dei responsabili dello staff organizzativo della Coppa d’Oro, con 350 addetti a disposizione
La gestione di un evento simile ricorda più quella di una Granfondo che di una gara agonistica…

Per certi versi è vero. Come per le grandi gare di massa abbiamo bisogno di spazi molto capienti per gestire le delicate operazioni di partenza, poi i primissimi chilometri sono su strada ampia, fino alla prima salita. Non bisogna pensare però che per far gareggiare 400 ragazzi (il numero dell’ultima edizione) sia meglio farli correre su strade larghe…

Perché?

Perché se la strada è larga tutti cercano di guadagnare spazio, di farsi largo per raggiungere le prime posizioni. Se le strade sono strette devi arrangiarti e aspettare, mantieni la posizione e la corsa è più ordinata finché il gruppo non si seleziona naturalmente. Io ho corso molto in Belgio: lì le stradine sono strette, di due metri e mezzo di larghezza, devi avere pazienza. Poi c’è un altro fattore…

Quale?

Noi abbiamo la diretta Facebook della corsa e i ragazzi ci tengono a ben figurare e farsi vedere, quindi sono molto concentrati. Le cadute avvengono principalmente quando invece sei un po’ distratto. Poi, per carità, possono sempre avvenire, serve anche fortuna.

Percorso Coppa d'Oro 2021
Il lungo serpentone di atleti in gara: la sua gestione sulle strade trentine è delicata ma sicura
Percorso Coppa d'Oro 2021
Il lungo serpentone di atleti in gara: la sua gestione sulle strade trentine è delicata ma sicura
Da ex professionista, dopo anni di organizzazione di una simile classica per i più giovani, che opinione ti sei fatto su di loro?

Se devo essere onesto, noto che parecchi devono imparare tanto: oggi non si pensa ad altro che alla preparazione fisica, ai wattaggi, invece a quell’età sarebbe importante dedicarsi soprattutto alla tecnica di guida, a far fare loro esercizi specifici con la bici. Perché ad esempio non farli uscire quando piove, per imparare la guida sul bagnato. Sono accortezze che possono salvarti e che ti permettono di crescere meglio. In ambito femminile, ad esempio, le bambine si abituano a gareggiare in prove di massimo 10 partenti, poi all’improvviso vengono catapultate in gare dal 150, ma se non sai guidare e stare in gruppo, la fatica è enorme.

Dicci la verità: quando finisce tutto tiri un sospiro di sollievo…

Sì, ma è anche vero che i ragazzi sono da questo punto di vista molto disciplinati e questo rende l’organizzazione della gara più agevole rispetto a una Granfondo. Qui, quando il ragazzo è raggiunto dalla macchina di fine corsa, si toglie il numero e torna alla partenza. L’amatore invece interpreta la corsa come una sfida con se stesso, mette da parte il cronometro e vuole arrivare a tutti i costi, in mezzo al traffico. Allora sì che si rischia…

Casagranda, il punto sulla Coppa. E Conci cosa dice?

12.09.2021
3 min
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Stefano Casagranda è l’anima della Coppa d’Oro. Così, digerita a fatica l’impossibilità di organizzarla lo scorso anno e nonostante un momento personale non troppo semplice, quest’anno si è buttato nella mischia con la forza di un leone e con il supporto portentoso del Veloce Club Borgo. Sotto lo sguardo un po’ ammirato e un po’ preoccupato di sua moglie Caterina Giurato, che non si tira indietro e fa alacremente la sua parte.

Alla partenza stamattina si respirava la solita aria di festa, con la concomitanza degli europei di Trento che non sembrava aver inciso troppo sull’entusiasmo degli allievi e delle loro società. Fra gli ospiti, oltre a Ivan Basso e Gianni Bugno (entrambi vincitori della corsa), si sono visti il presidente Dagnoni e il suo predecessore Di Rocco che ieri, nella conferenza stampa dell’Uci, ha ringraziato e fatto capire che ogni occasione sarà per lui motivo di saluto agli amici con cui tanto ha lavorato. Casagranda nel mezzo ha fatto in modo che tutto girasse a dovere.

Che vuol dire aver rifatto la Coppa d’oro dopo un anno di stopP?

Sicuramente è stato emozionante vedere questa gente che torna a Borgo per una festa del ciclismo.

Il numero sul casco resta per i ragazzi un grande souvenir
Il numero sul casco resta per i ragazzi un grande souvenir
Perché non s’è potuta fare la classica sfilata nel centro?

Ci sono ancora restrizione Covid. Noi ci siamo presi la responsabilità di far partire comunque tutti i ciclisti, probabilmente qualcun altro viene pagato per prendersi delle responsabilità e fa altro per non prenderle. Lo dico con un po’ di polemica, ma è così purtroppo.

Come ha reagito Borgo al ritorno?

Penso che tutti i paesani, almeno quelli storici, sono contenti di avere qui una settimana di festa. Mi ricordo che una volta, quando c’erano più di denari, si partiva il martedì con i concerti in piazza e la solita lunga festa. Noi siamo riusciti a illuminare il castello e illuminare le piazze per tutta la giornata di ieri. E oggi abbiamo fatto il resto con i colori delle maglie dei ciclisti.

Casagranda con Ivan Basso, nelle fasi prima del via
Casagranda con Ivan Basso, nelle fasi prima del via
Si torna alla normalità? 

Anche se oggi vedo ancora qualche mascherina, mi auguro che l’anno prossimo sia tutto come un tempo.

Quanti corridori avete avuto? 

Oggi c’erano 398 iscritti per circa 360 partenti. Ieri fra tutte le categorie ne abbiamo avuti quasi 850 e 1.000 giovanissimi.

Come si mette in strada una corsa con 360 corridori?

Abbiamo 300 persone su tutti i bivi, abbiamo veramente coperto tutto. Abbiamo 16 motostaffette, siamo veramente coperti. Io penso che sia più facile organizzare la Coppa d’Oro che una corsa con 100 corridori cui nessuno tiene. Insomma qui ci sono tanti volontari che ci chiamano. Abbiamo una grande tradizione, è ovvio che partire da zero sarebbe difficile.

Coppa d’Oro, un papà speciale, con le idee tanto chiare…

12.09.2021
6 min
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Borgo Valsugana, un’ora alla partenza della Coppa d’Oro. A Trento i professionisti si preparano per il via degli europei. Lo speaker chiama e presenta i quasi 400 allievi venuti da tutta Italia e da qualche angolo d’Europa per la classica più bella. Ai piedi del palco, Ivan Basso dà le ultime dritte a suo figlio Santiago, che corre con la maglia della Bustese. La Coppa torna dopo il Covid grazie al coraggio del Veloce Club Borgo e del suo presidente Stefano Casagranda. E’ mancato qualcosa nelle celebrazioni della vigilia, ma la piazza è il solito ribollire di sguardi nervosi e gambe guizzanti.

«Sono qui in triplice veste – ha detto Basso poco fa al microfono – come padre, come ex vincitore di questa corsa nel lontano 1993 e come dirigente sportivo».

La chiamata dei corridori dura quasi un’ora, i ragazzi vengono presentati, poi attendono il via
La chiamata dei corridori dura quasi un’ora, i ragazzi vengono presentati, poi attendono il via

Impossibile sottrarsi alla curiosità, mentre a turno i tifosi di ieri e di oggi chiedono di farsi la foto, sotto lo sguardo divertito di suo figlio Levante, che sta un passo indietro. Lui di correre al momento non ha troppa voglia, però ha chiesto al padre che scuole si debbano scegliere per fare il mestiere di Stefano Zanatta

Quando sentisti parlare per la prima volta di questa corsa?

Quando ero esordiente di secondo anno. Questa è la corsa che inizia a proiettarti nella lista dei predestinati. Non è cruciale per la carriera, ma da qui si comincia a tracciare una linea particolare. Erano le prime trasferte, le prime volte che con la squadra si andava in un albergo. E poi ovviamente il contesto. Nelle categorie giovanili, la maggior parte delle gare gare si fa nella provincia, quella era la prima volta che anche andavo fuori regione.

Alla partenza anche Gianni Bugno, vincitore della Coppa d’Oro nel 1980
Alla partenza anche Gianni Bugno, vincitore della Coppa d’Oro nel 1980
Tanta emozione?

C’erano delle emozioni particolari. L’albo d’oro e la storia di questa corsa fanno alzare la tensione, era la prima volta che sentivo quel dolore allo stomaco da prestazione. Prima si andava alla Sagra del Brinzio a Varese, insomma…

Cosa ricordi di Ivan Basso da allievo?

Ero pieno di ricci (ride, ndr)! Ivan basso allievo era già un ragazzo che sognava di diventare un ciclista professionista. Dopo la vittoria in questa gara, sono iniziati i primi articoli sui giornali, le prime attenzioni particolari nei tuoi confronti, soprattutto le squadre che ti cercavano. I primi soldini. Significava anche che arrivavo nella categoria juniores dove potevo già vestire l’azzurro. Il passaggio più emozionante dopo aver vinto la Coppa d’Oro fu vestire la maglia azzurra da junior.

Si corre per il proprio direttore sportivo, ma cosa significò vincerla?

C’era l’orgoglio di diventare un ciclista professionista. Facendo un piccolo parallelo con oggi, la categoria allievi era gestita con le metodologie di allora. In questo momento c’è stata un’evoluzione anche nelle categorie giovanili, ma non sempre se c’è troppa esasperazione la crescita del giovane continua con lo stesso trend. Una volta questa era considerata un momento di passaggio nella crescita, non uno spartiacque.

Quanto è diverso oggi?

Premetto che non mi intrometto e con Santiago parlo di tutto fuorché di ciclismo. E’ Dario Andriotto che si occupa del settore giovanile e anche di mio figlio, ma ritengo che fra i giovanissimi e gli juniores ci siano società che lavorano bene e altre che hanno probabilmente delle aspettative troppo alte per quella categoria

Basta guardare le bici con cui corrono…

Però io non sono d’accordo che un allievo debba avere una bicicletta come quella che usa Fortunato al Giro d’Italia. Ritengo che sia una categoria dove ci vuole il buon senso. Sono ragazzi di 15 anni, devono allenarsi, imparare a mangiare. Ogni anno devi crescere un po’, a questa età è un controsenso dare tutto al massimo. Porto l’esempio di Santiago…

Stefano Casagranda è il presidente del Vc Borgo, organizzatore della Coppa d’Oro
Stefano Casagranda è il presidente del Vc Borgo, organizzatore della Coppa d’Oro
Prego…

Tu non puoi trattare Santiago come un under 23, quando poi lo vedi che un minuto dopo la gara, si mette a giocare a nascondino coi suoi fratelli di sei e nove anni. Non hanno ancora la capacità e la tenuta psicologica. Per cui puoi mettergli dei tubolari velocissimi e gli ingranaggi più belli, ma non cambia niente. Questa è un’età secondo me dove bisogna ancora lasciare libertà e la possibilità di fare altri sport. Ci sono atleti che iniziano a correre 17-18 anni che magari hanno qualche difficoltà nel gruppo, ma a livello di forza ne hanno di più e fanno risultato meglio di chi magari ha iniziato da giovanissimo.

Santiago aveva le tue stesse emozioni venendo a Borgo?

Le stesse. Qual è il genitore appassionato di ciclismo che non ha l’ambizione che suo figlio possa fare il ciclista? Però tutto a suo tempo. Sono convinto che se deve arrivare, arriverà.

Come vi regolate con i ragazzi che escono da squadre un po’ troppo… spinte?

Non li prendiamo. Perché comunque i nostri responsabili dello scouting sono ex atleti, persone che hanno corso con me e sanno distinguere. Per evitare questo problema stiamo cercando di creare una filiera, non una filiera unica perché altrimenti sarebbe penalizzante per le altre società, creando dei gemellaggi con società satelliti. Tant’è vero che stiamo già prendendo ragazzi di 15-16 anni da inserire nelle nostre squadre, ad esempio i due gemelli Bessega. E seguiamo bene tutto. Andriotto oggi è al Buffoni e io sono qua. Ma vorrei aggiungere una cosa…

Quale?

La stragrande maggioranza lavora nel modo giusto, non è tutto sbagliato. Però cercare il risultato e l’esasperazione nella categoria allievi, poi negli junior e anche negli under 23 fa dei grossi danni. Perché comunque non hanno la testa per sopportare i carichi di lavoro o diete particolari. Non hanno la testa per sopportare la pressione e soprattutto devono imparare a perdere. Quindi rischi che a spingere sul fatto che devono vincere le corse, poi non sanno usare il cambio, non sanno frenare, non sanno dare i cambi, non sanno fare una doppia fila, fanno le volate con le mani alte

Vittoria 2021 a Tommaso Alunni su Perracchione e Brunori (foto Natascia Graziola/Mosna)
Vittoria 2021 a Tommaso Alunni su Perracchione e Brunori (foto Natascia Graziola/Mosna)
Tu sei sempre stato molto attento alla preparazione, daresti loro il misuratore di potenza?

No! Ritengo che il misuratore di potenza inizi a dare delle indicazioni utili al secondo anno da e solo in allenamento. Sono d’accordo con l’intervista che ha fatto Andrea Morelli. E’ il cardiofrequenzimetro la vera innovazione. Perché con il cuore l’atleta dovrebbe iniziare a capire e ad ascoltare il proprio corpo. Perché la vera differenza non sarà quanti watt hai al chilo. Quello che fa la differenza tra il campione il corridore normale è la capacità di andare oltre con la testa. Vince chi sa soffrire di più e che basta tener duro ancora un po’. Sono le cose che non insegni, che il corridore impara da sé.