La seconda vita di Stacchiotti, sognando l’Olimpiade

16.05.2025
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Una seconda opportunità, per certi versi anche più grande della prima. Riccardo Stacchiotti aveva chiuso la sua lunga carriera professionistica nel 2021, con un buon numero di vittorie, pronto a vivere la sua vita lontano dal ciclismo. Ma il destino voleva altrimenti. Tutto è nato da uno sfortunato giorno del 2023, un incidente in moto, una lussazione al ginocchio particolarmente sfortunata.

Stacchiotti nella volata di Ostenda davanti all’ucraino Yegor Dementiev, iridato che corre fra i pro’
Stacchiotti nella volata di Ostenda davanti all’ucraino Yegor Dementiev, iridato che corre fra i pro’

Riccardo e la caviglia bloccata

«L’osso, uscendo dalla sua sede, ha lesionato alcuni nervi – ricorda il marchigiano – col risultato che non posso più muovere la caviglia. Nella vita di tutti i giorni è un danno serio ma relativo, ma in bici non posso più dare spinta con la gamba, questo ha cambiato un po’ le cose. Le misure della bici non sono mutate ma nella spinta disperdo molta energia. Non è la stessa cosa di prima».

Sapendo del problema, il cittì della nazionale paralimpica Pierpaolo Addesi ha così preso contatto con l’ex professionista: «Mi ha spiegato la sua idea, mi ha illustrato l’ambiente della nazionale e il mondo paralimpico, ma soprattutto mi ha fatto capire che quell’incidente e la successiva menomazione mi davano l’opportunità di tornare a gareggiare in una particolare categoria. Ci ho pensato un po’ e poi ho accettato».

L’ultima corsa di Stacchiotti da pro’ è stato il Giro del Veneto nell’ottobre 2021. 10 vittorie in carriera
Stacchiotti da pro’ è stato il Giro del Veneto nell’ottobre 2021. 10 vittorie in carriera

Una scoperta sorprendente

Che impressione ha avuto nel suo primo approccio con le gare, con l’ambiente? «Fino ad allora ne avevo sentito parlare ma le mie uniche testimonianze erano state attraverso la televisione. Ho amici che hanno disabilità, alcuni lavorano anche come guide cicloturistiche e ammetto che la loro perseveranza, la loro forza interiore mi hanno sempre affascinato. Quando però sono entrato dentro quest’ambiente mi sono accorto di un livello generale, organizzativo davvero altissimo. Ho trovato un’attenzione profonda per ogni dettaglio. Poi è arrivata la trasferta in Belgio, per la Coppa del Mondo e in alcuni momenti mi sembrava davvero di essere tornato professionista».

Com’è stato il primo approccio con la prova internazionale? «Mi avevano detto prima di partire che mi sarei trovato di fronte atleti davvero forti, ma non credevo che il livello fosse così elevato. So che ci sono alcuni atleti che fanno anche attività continental, che avrei potuto tranquillamente affrontare quando correvo. Io sono nella categoria MC5, dove ci sono disabilità abbastanza lievi, infatti si sviluppano gare che hanno ben poco da invidiare a quelle che affrontavo prima. In generale devo dire che è un mondo incredibile, dove ti confronti con una forza d’animo enorme, con persone che vanno al di là di problemi fisici enormi con una carica contagiosa».

Una delle vittorie del recanatese nelle prove amatoriali, vissute come preparazione per l’attività paralimpica
Una delle vittorie del recanatese nelle prove amatoriali, vissute come preparazione per l’attività paralimpica

Un 5° posto per cominciare

Come hai affrontato la tua prima avventura internazionale? «Diciamo che ci sono andato un po’ con i piedi di piombo, non sapevo quale poteva essere la mia condizione, a che livello ero in confronto agli altri. Alla fine posso dire che è stata una bella esperienza, molto incoraggiante. Il 5° posto finale lo reputo un inizio, una buona base, perché ho visto che ho già una buona condizione fisica e che non posso che migliorare».

Un’attività interpretata in maniera diversa rispetto a prima? «Certo, non potrebbe essere altrimenti. Allora ero un corridore al 100 per cento, pensavo solamente a quello. Oggi sono un uomo che lavora 8-9 ore al giorno e posso dire che se riesco ad allenarmi 8 ore a settimana è già tanto. Per questo mi sono tesserato per una squadra amatoriale, il Team Crainox e sfrutto le Granfondo e le prove amatoriali per allenarmi, affrontandole senza grandi velleità agonistiche. Ma quell’impegno domenicale mi consente di tenermi in forma. Diciamo che le sfrutto per mettere nelle gambe chilometri e ritmo».

Stacchiotti gareggia anche nelle Granfondo, sfruttando le domeniche per fare ritmo
Stacchiotti gareggia anche nelle Granfondo, sfruttando le domeniche per fare ritmo

La molla del sogno olimpico

Questa è la stagione del primo approccio, il progetto di Addesi però ha mire lontane, al 2028…: «Effettivamente è stata un po’ la molla che mi ha spinto ad accettare. Non avrei mai pensato che, dopo aver chiuso la mia carriera, potessi ancora ambire a un traguardo così alto. Ma io sono abituato ad andare per gradi, quel pensiero l’ho messo lì, nel cassetto, da studiarci sopra per preparami al meglio. Ho tempo, ora devo procedere con calma imparando tante cose e migliorando progressivamente, gara per gara».

E a questo proposito è alle porte già la seconda tappa di Coppa del Mondo a Maniago. Stacchiotti, in gara oggi nella cronometro, guarda però con ambizioni a domenica, alla sfida in linea: «Contro il tempo non sono mai stato un asso, mi servirà però per prendere confidenza con l’evento e studiare gli avversari. Sarà un antipasto alla prova di domenica dove non nascondo che vorrei fare meglio di Ostenda, ora che so meglio come muovermi in gara».

Il marchigiano in gara anche nelle cronometro, ma solo per migliorare la condizione
Il marchigiano in gara anche nelle cronometro, ma solo per migliorare la condizione

Un ambiente altamente professionale

Che cosa ti ha stupito maggiormente della tua prima esperienza internazionale? «Il fatto che, alla fin fine, non c’è così grande differenza con molte delle gare professionistiche alle quali ho partecipato, soprattutto nel livello organizzativo, nella cura per ogni singolo aspetto, nell’attenzione che tutto lo staff della federazione mette in ogni cosa. E’ un grande gruppo, che voglio ripagare con i risultati, ma visto quanto gli altri vanno forte non sarà per nulla facile…».

La ripartenza dei paralimpici. Addesi fra medaglie e discussioni

12.05.2025
6 min
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Anche l’attività paralimpica è ripartita e anzi ha già vissuto un importante evento internazionale come la prova di Coppa del Mondo di Ostenda (BEL) dove la rinnovata nazionale ha fatto davvero faville, con 13 medaglie in totale (5 ori, 2 argenti e 6 bronzi).

Era il primo test per Pierpaolo Addesi, rinnovato alla guida del settore dopo la chiusura del quadriennio olimpico. Anzi, con una prospettiva diversa, essendo state unificate sotto la sua guida strada e pista. E il tecnico azzurro si è subito messo all’opera per trovare forze fresche, considerando l’età avanzata di alcuni esponenti storici. Una ricerca non scevra anche di qualche mugugno, considerando che c’è chi dice che stia andando a cercare nuovi azzurri nel mondo professionistico o giù di lì andando a spulciare eventuali appigli sanitari per inserirli fra le categorie paralimpiche.

Pierpaolo Addesi, impegnato in un difficile lavoro di scouting sostenuto da FCI e CIP
Pierpaolo Addesi, impegnato in un difficile lavoro di scouting sostenuto da FCI e CIP

Addesi non si tira indietro rispetto a un argomento che può risultare spinoso, ma per affrontarlo bisogna farlo con la giusta attenzione: «Siamo in un momento di passaggio, come ogni quadriennio. Già ai mondiali di Zurigo si era capito che avevamo bisogno di forze fresche perché alcune delle nostre colonne volevano chiudere o non erano più al livello d’eccellenza. Ho iniziato a girare, a prendere contatto con le società ma mi sono trovato di fronte un muro che spero di abbattere con la loro collaborazione».

Perché?

Basta guardare all’estero, dove ci sono tanti ciclisti elite che fanno la loro regolare attività su strada ma che hanno malformazioni, o dalla nascita o frutto di qualche incidente, che consente loro di fare anche attività parallela nel paraciclismo. Cosa significa ciò? Che alla società non si toglie nulla, anzi si aggiunge qualcosa a livello di vetrina, di messaggio culturale. Invece si pensa che se a un ciclista si propone di fare attività nel nostro settore, lo si vuole portar via.

Piazza d’onore per Chiara Colombo ed Elena Bissolati, tandem che finora ha privilegiato la pista
Piazza d’onore per Chiara Colombo ed Elena Bissolati, tandem che finora ha privilegiato la pista
Dall’altra parte però c’è chi dice che si cercano scorciatoie…

Non è assolutamente così. Io applico solamente quelle che sono le regole in vigore. Se un ciclista, per fare un esempio, ha un polpaccio inferiore all’altro, per qualsiasi ragione, potrebbe rientrare in una specifica categoria e può competere in quella. Perché non farlo allora? Molti non lo sanno neanche. Guardate ad esempio Dementiev, l’ucraino campione paralimpico che da tanti anni fa la sua attività nelle continental. O la stessa Cofidis, che nel suo roster ha due atleti con regolare contratto professionistico che fanno attività paralimpica.

E’ anche un problema culturale?

Forse, ma io ci vedo più ignoranza, nel senso letterale del termine. Dimenticando che facendo attività nazionale paralimpica si acquisiscono i requisiti per avere un contratto con un corpo militare e quello puoi tenerlo per tutta la vita. Si va anche al di là del puro discorso sportivo – avverte Addesi – Deve essere chiaro il fatto che da parte mia e della federazione non c’è alcuna forzatura, applichiamo solo la classificazione internazionale. Per rientrare in una categoria paralimpica bisogna superare rigidi esami medici da parte della commissione internazionale, che fra l’altro è diventata anche molto più severa e a tal proposito posso raccontare un aneddoto…

Protagonista assoluta in Belgio Roberta Amadeo, vincitrice sia in linea che a cronometro
Protagonista assoluta in Belgio Roberta Amadeo, vincitrice sia in linea che a cronometro
Prego…

A Parigi c’è stato un atleta che cogliendo il secondo posto ha impedito a Giorgio Farroni di vincere la medaglia olimpica. Questo atleta aveva una malformazione che fino all’anno prima lo faceva appartenere a un’altra categoria, poi era stata cambiata la regola. Ora è stata nuovamente cambiata e quell’atleta è tornato alla categoria precedente. Il danno è stato tutto per Farroni, che si ritrova senza una medaglia ampiamente meritata.

La tua ricerca ha portato risultati?

Qualche atleta nuovo c’è come Giacomo Salvalaggio dell’Uc Pregnana oppure Riccardo Stacchiotti, che aveva chiuso la sua carriera nel 2021. A causa di un incidente in moto nel 2023, Riccardo ha qualche problema nella mobilità di una caviglia. Sapendolo, l’ho consultato e gli ho proposto l’idea che ha accolto con entusiasmo. A Ostenda ha chiuso 5° perché deve riprendere confidenza e perché si è reso conto che le competizioni paralimpiche sono molto diverse, ma la volata del gruppo l’ha vinta con facilità.

Per Giacomo Salvalaggio, under 23 dell’Uc Pregnana, subito un bronzo nella categoria MC5
Per Giacomo Salvalaggio, under 23 dell’Uc Pregnana, subito un bronzo nella categoria MC5
Le gare di Ostenda che cosa ti hanno detto?

E’ un risultato complessivo molto buono considerando anche che in questo periodo tradizionalmente non siamo al massimo e paghiamo dazio rispetto ad altre nazioni. In primis la Francia che ha un movimento pauroso. Ne parlavo con il mio omologo transalpino, Laurent Thirionet, mi diceva che dopo Rio 2016 hanno fatto una profonda ristrutturazione del settore, con 50 atleti scaturiti da una grande ricerca. Noi ci stiamo ispirando e stiamo prendendo esempio da quel sistema. Tornando alle gare belghe, ho raccolto molte positive indicazioni

L’handbike resta il nostro pezzo forte?

Sicuramente, lì abbiamo un gruppo consolidato e sono molto fiducioso su quel che potremo fare da qui in avanti. Ma stiamo crescendo anche nelle altre categorie. Il tandem ad esempio mi dà molte speranze, con la coppia Toto-Bernard che possono solo crescere dopo aver vinto la gara in linea. Paolo rispetto a Davide Plebani è più stradista e quindi si deve ancora amalgamare con Bernard, ma sono convinto che soprattutto a cronometro hanno margini enormi, come anche Bissolati-Colombo, una coppia più per la pista ma che credo anche su strada potrà far bene.

Lo sprint vincente di Paolo Toto e Lorenzo Bernard, vittoriosi alla loro prima uscita internazionale
Lo sprint vincente di Paolo Toto e Lorenzo Bernard, vittoriosi alla loro prima uscita internazionale
Poi c’è la Cretti…

Credo che a Ostenda si sia visto il suo vero valore – afferma Addesi – Finalmente posso lavorare con lei a pieno livello, fra strada e pista. E’ un’atleta nuova, la volata che le ho visto fare mi ha riempito il cuore. Ha chiuso la parentesi dello scorso anno lavorando duro, anche fisicamente è molto più asciutta e tirata. In questo vorrei dire grazie al Team Performance che ci sta dando una grande mano, sia per la pista che per la strada. Con una direttiva ben chiara.

La smorfia di Claudia Cretti al traguardo, dopo la sua volata tanto imperiosa quanto vincente
La smorfia di Claudia Cretti al traguardo, dopo la sua volata tanto imperiosa quanto vincente
Quale?

Privilegiare quelle che sono le categorie e le specialità olimpiche. Vincere medaglie europee e mondiali in altre prove, dove la partecipazione è ridotta perché a tante nazioni non interessano, non serve a molto, noi dobbiamo concentrarci sulle prove olimpiche perché sappiamo bene che il nostro lavoro viene giudicato ogni quattro anni, in quello che è l’evento principe.

Porcellato 2022

La Porcellato racconta il nuovo corso paralimpico

17.05.2022
4 min
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Per capire chi sia Francesca Porcellato servirebbe un libro, per raccogliere tutti i suoi trofei. Basti pensare che ai Giochi Paralimpici in 7 edizioni ha conquistato 15 medaglie di cui 3 d’oro, oltre a 11 medaglie mondiali (6 d’oro). Il bello è che lo ha fatto in ben 3 discipline diverse: atletica, dove ha gareggiato dai 100 metri fino alla maratona conquistando quelle più prestigiose, New York e Boston comprese. Sci di fondo, arrivando all’oro olimpico nella sprint a Sochi 2014. Ciclismo, nella categoria handbike H3 con due titoli mondiali all’attivo. Se si pensa che ha iniziato a gareggiare alle Olimpiadi a Seul 1988 e ancora lo scorso anno a Tokyo era sul podio, si ha un’idea della sua immensità sportiva.

Con un curriculum del genere, la Porcellato è una sorta di guru nel paraciclismo italiano, che dopo Tokyo ha vissuto una profonda trasformazione con il passaggio della responsabilità tecnica da Mario Valentini a Rino De Candido. Un passaggio non indolore, considerando che è arrivato dopo una lettera firmata da molti dei campioni del movimento azzurro per chiedere un cambiamento.

Porcellato Ostenda 2022
Il gruppo azzurro a Ostenda, dove sono arrivate 16 medaglie, 18 poi a Elzach sempre in Coppa del Mondo (foto FCI)
Porcellato Ostenda 2022
Il gruppo azzurro a Ostenda, dove sono arrivate 16 medaglie, 18 poi a Elzach sempre in Coppa del Mondo (foto FCI)

Un cambio necessario

L’argomento è spinoso e lo affronta subito senza nascondersi, per chiarire una volta per tutte la vicenda.

«Si sono scritte tante cose sbagliate – spiega Francesca – ci tengo a chiarire innanzitutto che il nostro gesto non era rivolto alla persona, per la quale la stima è rimasta intatta, ma all’operato negli ultimi tempi. C’è un tempo per tutto, era arrivato il momento di cambiare. L’Italia è sempre stata un riferimento assoluto nel paraciclismo, alla quale tutti guardano con rispetto e invidia per i titoli raccolti. A Tokyo è andata bene, ma non all’altezza del nostro passato, c’erano delle carenze. Lo sport ad alto livello è come un’azienda, che si misura in base ai risultati».

Il cambiamento c’è stato e a Ostenda, nella prima di Coppa del mondo, avete vissuto l’esordio sotto la nuova gestione. Com’è stato?

Non poteva essere migliore: 16 medaglie in tutto è un gran risultato. Ma vorrei sottolineare che queste sono venute da atleti già a Tokyo e anche da nuove leve, perché il cambiamento era necessario anche in questo senso. Io ho superato da tempo in 50 anni e sono la prima a dire che c’è bisogno di nuova linfa, oltretutto in un quadriennio olimpico molto corto come quello verso Parigi 2024.

Come avete vissuto l’approccio con il nuovo staff?

Posso riassumerlo in una frase: siamo stati coccolatissimi. Abbiamo trovato gente attentissima a ogni nostra esigenza, sensibile alle necessità di ognuno, perfettamente inserita in un ambiente che ha sempre fatto dell’unione la propria forza. Miglior inizio anche da questo punto di vista non ci poteva essere. Per descrivere qual è l’ambiente del paraciclismo credo possa servire un aneddoto.

De Candido Ostenda 2022
De Candido con Pierpaolo Addesi, suo braccio destro, Martino Pini e Federico Mestroni, argento e bronzo a Elzach, categoria MH3
De Candido Ostenda 2022
De Candido con Pierpaolo Addesi, suo braccio destro, Martino Pini e Federico Mestroni, sul podio a Elzach
Sentiamo…

Uno dei nuovi ragazzi arrivati in nazionale aveva vinto l’oro, solo che i giudici inizialmente lo avevano assegnato a un altro concorrente, rivedendo la classifica solo a premiazioni avvenute. Quando è arrivato a cena, appena entrato in sala tutti noi abbiamo intonato l’inno italiano, per provare a fargli sentire quelle emozioni che non aveva potuto vivere sul podio.

C’è quindi una buona commistione tra i “vecchi” e le new entry…

Non potrebbe essere altrimenti, noi siamo i primi a sapere che servono forze nuove. In questo senso la nuova gestione è molto incoraggiante. So che De Candido si sta guardando intorno per portare nel nostro mondo tanti ragazzi, ho letto con interesse l’idea riguardante Samuele Manfredi. Noi da parte nostra possiamo dire che faremo di tutto per rendere ogni ingresso nel gruppo il più semplice possibile e credo che questo ambiente rinnovato potrà portare nuove grandi soddisfazioni.

Porcellato Ruffato 2022
La veneta iridata insieme a Giulia Ruffato, entrambe a podio sia a cronometro che in linea
Porcellato Ruffato 2022
La veneta iridata insieme a Giulia Ruffato, entrambe a podio sia a cronometro che in linea
Che livello di gare hai trovato a Ostenda?

Molto buono, anche se è chiaro che non era un’Olimpiade e molti di quelli che hanno vinto a Tokyo hanno tirato un po’ i remi in barca, cosa normale nell’anno postolimpico. Oltretutto il cammino verso gli ultimi Giochi era stato durissimo, allenarsi nelle “bolle”, stare attenti al minimo contatto che poteva costare la partecipazione… E’ stata pesante a livello psicologico, ci siamo sentiti tutti un po’ scarichi dopo. Anch’io dopo Ostenda prenderò un po’ di riposo, infatti nella seconda tappa a Embach (AUT) sono arrivare forze fresche e il fatto che i risultati siano stati ancora molto lusinghieri conferma il nostro livello generale.

De Candido accennava al fatto che al suo primo approccio è rimasto stupito del livello di professionalità degli atleti…

Il paralimpismo ormai sta diventando professionistico a tutti gli effetti, anche alcune squadre WorldTour hanno la loro sezione paralimpica. Per questo non c’era la possibilità di rimanere fermi, di non cambiare. E’ un treno che non si ferma, dovevamo prenderlo al volo. Di noi si parla molto poco, Paralimpiadi a parte, ma sappiamo di avere gli occhi puntati addosso. Abbiamo sempre avuto una grande squadra, dobbiamo continuare ad averla.