Le idee di Lappartient e il timore di contraddirle

02.12.2023
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Chissà se David Lappartient, il megapresidente dell’Uci sapeva che, nel rilasciare la lunga intervista di qualche giorno fa a DirectVélo, avrebbe smosso così tanto le acque. Di quel che è successo nel mondo del ciclocross abbiamo avuta testimonianza diretta al Superprestige di Niel, con la protesta neanche troppo velata dei team principali verso le sue dichiarazioni. Tuttavia il dirigente francese ha coinvolto tutto il mondo delle due ruote.

La particolarità è che se da una parte il presidente non si è sentito successivamente di commentare ulteriormente, di entrare ancor più nello specifico di alcuni argomenti, dall’altra molti altri “attori” del mondo delle due ruote hanno preferito evitare accuratamente ogni commento, quasi timorosi di smuovere le acque.

Il massimo dirigente francese a colloquio con il gruppo, dopo la forzata sosta a Glasgow 2023
Il massimo dirigente francese a colloquio con il gruppo, dopo la forzata sosta a Glasgow 2023

Non solo presidente dell’Uci

Quel che Lappartient ha messo sul tavolo non è di poco conto e stupisce il fatto che una simile presa di posizione sia arrivata ora, alla vigilia dei Giochi di Parigi 2024. Giochi che lo vedono assoluto protagonista, visto che dal giugno 2023 unisce alla carica di numero 1 dell’organo internazionale anche quella di presidente del Comitato olimpico francese. Lappartient è in carica sul trono dell’Uci dal 2017, nel 2025 andrà a caccia del terzo mandato, intanto pensa già oltre, alle riforme del 2026 che a suo dire saranno profonde.

Bisogna capire se saranno anche legittime. Potrebbero esserlo quelle riguardanti la Coppa del mondo di ciclocross, per la quale ha detto di pensare a un giro di vite. Chi salta una gara per partecipare a un’altra prova non del circuito, verrà escluso dallo stesso e anche dai mondiali. E’ questo che ha scatenato le ire dei team ed è su questo che ora si tratta a fari spenti, perché il rilancio della challenge non può passare senza l’avvallo delle squadre che costituiscono l’humus dell’attività. Ora la Coppa è articolata su 14 gare e si vuole arrivare a 15, sempre nel weekend: che spazi restano agli altri?

Nel ciclocross c’è grande tensione dopo le dichiarazioni di Lappartient legate alla Coppa del mondo
Nel ciclocross c’è grande tensione dopo le dichiarazioni di Lappartient legate alla Coppa del mondo

Classiche e contraddizioni

Certamente qualcosa va fatto, non è un caso se alla tappa inaugurale di Waterloo negli Usa c’erano solo 4 dei primi 10 del ranking e prossimamente, a Vermiglio, sono annunciate già defezioni di peso come quella dell’olandese Van Der Haar. Lappartient ha messo già sul tavolo qualche proposta come la diminuzione della durata totale delle competizioni e l’aumento dei punti validi per il ranking Uci. Basterà?

Le cronache si sono concentrate sul discorso legato al ciclocross, ma Lappartient è andato ben oltre e nel suo progetto di riforma un ruolo preminente lo avrà il calendario. Nella sua disamina il dirigente è andato anche in apparente contraddizione. Da una parte ha detto che è necessario accorpare sempre più l’attività in varie zone geografiche: «L’esperienza delle classiche franco-belghe che portano lì le squadre per tre settimane va ripetuta. Mettiamo insieme le prove in varie zone in modo da ridurre gli spostamenti per avere benefici sia economici che ambientali».

La Vuelta potrebbe cambiare ancora periodo di svolgimento per evitare il gran caldo
La Vuelta potrebbe cambiare ancora periodo di svolgimento per evitare il gran caldo

La riforma del calendario

Tutto bello, salvo poi sentire che non è assolutamente detto che Fiandre e Roubaix debbano sempre svolgersi in primavera e che non è un delitto pensare a un’inversione tra Liegi e Lombardia. In barba alle tradizioni, spazzando via ogni punto fermo. Lappartient avrebbe anche accarezzato l’idea di accorciare i grandi Giri, trovando però un netto no da parte degli organizzatori (Aso e Rcs, insieme a Flanders Classics tengono su il nocciolo duro dell’attività, impossibile tenere fede ai propri propositi andando loro contro…) mentre non è favorevole all’allungamento di altre corse fino a due settimane.

«Perché pensare alle gare sempre alla domenica? Perché le corse a tappe non possono partire di domenica e chiudersi al sabato? Le classiche hanno dimostrato che si vive di ciclismo anche di mercoledì o venerdì, con tanta gente sulle strade».

In questo Lappartient non sbaglia, seguendo d’altronde un fiume che coinvolge tanti altri sport, come il tennis che prevede tante finali di sabato. Nella sua rincorsa al cambiamento, il francese pensa anche a spostare la Vuelta da agosto, per evitare il gran caldo che d’altronde colpisce anche l’Australia a gennaio, quando l’attività si rimette in moto e intanto pensa a introdurre nel WorldTour nuove piazze, come ad esempio il Sudamerica.

Il podio della Liegi-Bastogne-Liegi 2020, corsa a fine estate. Lappartient pensa di riprovarci…
Il podio della Liegi-Bastogne-Liegi 2020, corsa a fine estate. Lappartient pensa di riprovarci…

Gli errori di calcio e basket

Capitolo Superlega. Qui ci si sarebbe aspettati una presa di posizione ferra, soprattutto dopo l’abortito progetto di fusione fra Jumbo Visma e Soudal QuickStep, invece i toni sono molto concilianti. Lappartient vuole assolutamente evitare una contrapposizione come quella ormai da guerra conclamata che c’è nel basket o sotterranea come nel calcio. La tutela dei grandi eventi passa per un accordo con i team.

«E’ desiderio dei team – ha detto – essere più coinvolti economicamente per avere maggiori dividendi e una soluzione si può trovare discutendone. Ci sono 5 squadre che oggi dominano e le altre che seguono a ruota, ma se le prime 5 si concentrano su loro stesse, paghiamo tutti. Dobbiamo invece lavorare insieme perché il prodotto ciclismo diventi più appetibile, commercializzabile. A parte i tre grandi gruppi organizzativi, non ci sono altri enti in grado di negoziare accordi di teletrasmissione, bisogna farlo tutti insieme, generando più entrate».

Ultimo aspetto, quello della sicurezza e qui Lappartient prosegue su quanto fatto in estate con il lancio di SafeR, l’organismo delegato al controllo della sicurezza nelle corse. L’idea è fare in modo che tutti contribuiscano, seguendo l’esempio della Formula 1: circuiti più sicuri ma anche auto più sicure. Quindi tutti i componenti del mondo ciclistico hanno la loro fetta di responsabilità. Si pensa a un giro di vite nell’autorizzazione delle zone di arrivo, nella scelta delle strade («Come pensare che strade dove le auto vanno a 30 all’ora possano accogliere gruppi di ciclismo che viaggiano al doppio della velocità?»).

In tema di sicurezza verranno rivisti tutti i sistemi di approvazione degli arrivi
In tema di sicurezza verranno rivisti tutti i sistemi di approvazione degli arrivi

Ciclismo a pagamento…

L’idea di Lappartient va però oltre, spingendo verso gare in circuito con il pubblico invitato a pagare un biglietto.

«Quando organizzavo il GP Plumelec – ha detto – chiedevamo 5 euro a persona. Dicevamo che era necessario per far sì che la gara fosse nel calendario delle Pro Series e la gente pagava volentieri». Sarà anche vero, strano però che le gare in circuito per antonomasia, come i mondiali, abbiano nel frattempo cambiato pelle strutturandosi sul modello della tappa finale del Tour, con il circuito riservato solo alle battute finali. Una grande classica in circuito non avrebbe lo stesso fascino e Lappartient non può non saperlo…

Vermiglio aspetta la Coppa: Casasola ci porta sulla neve

28.11.2023
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La condizione è in arrivo. E mentre guida dall’aeroporto verso casa, completando il rientro dalla Coppa del mondo di Dublino, Sara Casasola ammette di aver avuto buone sensazioni. Il nono posto, migliore fra le italiane in gara, fa seguito al quarto di Troyes e al podio degli europei e dà un’altra dimensione alle cinque vittorie colte finora. E’ il segno che le cose cominciano a girare anche contro le più grandi. Fra due settimane la Coppa del mondo farà tappa a Vermiglio sulla neve e su quei sentieri bianchi la friulana, che nel cross corre con la maglia FAS Airport Services-Guerciotti – Premac, lo scorso anno colse un ottimo 8° posto. Meglio fece Silvia Persico, quarta, che però quest’anno non ci sarà, per cui le attese azzurre saranno puntate tutte su di lei.

Che cosa significhi correre nella neve, in quel vallone gelido esposto a nord, è qualcosa che può raccontare soltanto chi l’ha provato. Per questo, dopo la presentazione che si è tenuta ieri a Trento, proprio Casasola sarà la nostra guida verso la data italiana di Coppa del mondo, prevista per il 10 dicembre.

Ma cominciamo da te: come stai?

Bene, a Dublino non è andata super bene, però neanche così male. In realtà, per essere stata una giornata un po’ storta, mi sono anche salvata. Per fortuna abbiamo Viezzi, che per ora tiene in alto la bandiera italiana.

E’ stata appena presentata la prova di Vermiglio, che cosa diresti dovendone parlare a chi non ne sapesse nulla?

Sicuramente si corre su un percorso molto particolare e differente, anche più difficile da interpretare, proprio per l’incognita della neve. E’ sempre molto particolare perché appunto in base a com’è il clima, a quanto fa caldo, se ghiaccia oppure no, si possono trovare sempre delle sorprese. Quindi sicuramente sarà un percorso dove valgono molto le doti tecniche. Abbiamo visto l’anno scorso che l’abilità di guida era fondamentale. Avevano disegnato un bel percorso. C’erano anche dei tratti in cui spingere, quindi era completo. Ovviamente sarà più difficile da interpretare rispetto agli altri, perché non siamo abituati a gareggiare sulla neve. Per cui, anche se l’hai già fatta una volta, è come se ogni volta fosse la prima. Quindi, sarà sicuramente una bella gara come lo scorso anno.

L’hospitality sopra il quartier generale della gara è un ottimo punto di osservazione (foto Podetti)
L’hospitality sopra il quartier generale della gara è un ottimo punto di osservazione (foto Podetti)
Come dicevi, molto dipende dalla temperatura. La neve cambia consistenza molto velocemente…

E non si può prevedere molto, per cui prendiamo quel che viene. L’anno scorso, dal sabato alla domenica, abbiamo trovato due percorsi completamente diversi. Il sabato sembrava sabbia e c’erano anche pezzi duri, dove tenere la bici era veramente impegnativo. Invece la notte la temperatura è scesa di colpo e il giorno dopo era un percorso completamente ghiacciato, che non c’entrava niente con quello del giorno precedente. A livello di terreno quindi, è un’incognita da non sottovalutare. Magari guardando le previsioni, si potrà prevedere che percorso ci aspetta.

In che modo quel cambiamento notturno ti fece modificare le scelte tecniche?

Ritoccai solo la pressione delle gomme. Il sabato giravi non tanto gonfio, fra 1-1,2 bar. La domenica invece abbassammo ancora, perché si scivolava tantissimo e proprio non teneva. Mi pare addirittura che Silvia Persico fosse partita a 0,9-1, una cosa del genere, ma non vorrei dire una sciocchezza (nessuna sciocchezza: la bergamasca conferma, ndr). Era un terreno che, se non stavi attento, scivolavi anche sul dritto. E questo incide tanto sicuramente anche sulla scelta delle coperture e su come gonfiare.

Dopo la vittoria 2021 di Van Aert, c’era grande attesa nel 2022 per Van der Poel che però ha deluso (foto Val di Sole)
Dopo la vittoria 2021 di Van Aert, c’era grande attesa nel 2022 per Van der Poel che però ha deluso (foto Val di Sole)
Invece la temperatura in che misura incide? E’ più freddo rispetto a un giorno invernale del Belgio, ad esempio?

In realtà l’anno scorso era freddo, perché ovviamente sulla neve non fa caldo. Però abbiamo patito meno di quando piove e c’è magari qualche grado in più e rimani tutto zuppo. Se in Val di Sole ci sarà clima secco e attorno allo zero come l’anno scorso, sarà sopportabile. La condizione climatica devastante è quando piove per tutta la gara.

E se correndo nella neve nel tratto di salita si bagnano i piedi, quello non provoca un freddo cane?

Bè, i piedi erano parecchio freddi. Su piedi e mani patisci tanto freddo, perché sono le parti terminali. Io ricordo che avevo attaccato degli scaldini nelle scarpe, perché soffro tanto il freddo ai piedi e anche altri avevano fatto così. In realtà nei tratti di corsa a piedi, proprio perché aveva ghiacciato, non c’era neve smossa, quindi non è che ti bagnassi. Era proprio il fatto che faceva freddo, quindi il piede era esposto.

Casasola ha iniziato il 2023 del cross con 5 vittorie, il terzo posto agli europei e il 4° in Coppa a Troyes
Casasola ha iniziato il 2023 del cross con 5 vittorie, il terzo posto agli europei e il 4° in Coppa a Troyes
Se la neve molla, seguire le scie è più complicato?

Sì, sicuramente. In quei casi, la neve somiglia un po’ alla sabbia, quindi il terreno si smuove molto.

Vermiglio e la neve sono un episodio unico nella stagione: sarebbe meglio averne qualcuna in più?

In realtà dipende tutto dai progetti dell’UCI. Io avevo capito che questa prova fosse stata introdotta anche come test per l’eventuale inserimento del cross nelle Olimpiadi Invernali. Se l’idea è ancora quella, sarebbe anche interessante avere qualche prova in più in calendario. Potremmo testare di più il terreno, dato che obiettivamente è una situazione diversa e se non hai dimestichezza con il tipo di terreno, le classifiche possono essere anche stravolte.

Anche perché si tratta di condizioni difficilmente ripetibili, no?

Diciamo che ci sono percorsi ghiacciati che potrebbero somigliare a Vermiglio, la guidabilità almeno è la stessa. Magari 10 anni fa sicuramente i percorsi innevati c’erano. Adesso invece, col fatto che ancora a novembre abbiamo 15 gradi, si capisce che la neve non la vediamo praticamente più. Per questo in certi casi sono avvantaggiati quelli che alla neve ci sono abituati, come gli austriaci: la Heigl l’anno scorso andò bene.

Il podio degli europei è stato per Casasola un ottimo modo per iniziare la stagione delle sfide più prestigiose
Il podio degli europei è stato per Casasola un ottimo modo per iniziare la stagione delle sfide più prestigiose
Alla luce di questo, cosa fa Sara Casasola nella settimana che precede Vermiglio?

Non cambia nulla. Se iniziassero ad esserci più prove di questo tipo, allora per puntarci avrebbe senso provare ad allenarsi sullo stesso tipo di percorso. Ma non è facile, da noi ad esempio, la neve adesso non c’è proprio. Per cui purtroppo avremo solo l’occasione delle prove libere al sabato e diciamo che ce le faremo bastare. A casa è tutto abbastanza secco, c’è bel tempo e quindi ghiaccio non ne trovi ancora.

Tra vittorie e polemiche, a tu per tu con Thibau Nys

21.11.2023
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«Sono convinto che col tempo anche Thibau Nys salirà al livello dei “tre tenori”, d’altro canto anche lui fa strada in maniera importante». Parole dell’ex cittì Fausto Scotti pronunciate solo qualche settimana fa. Nel frattempo il figlio d’arte è diventato sempre più un riferimento nell’ambiente, ancor più con l’assenza dei tre grandi, ancora a riposo per smaltire le fatiche della stagione “on the road”. E’ particolare il fatto che, oltre che per i suoi risultati, Nys sia diventato l’uomo più chiacchierato del momento, dopo essere entrato nel mirino degli strali del presidente Uci Lappartient per le scelte legate al calendario.

Tanta attenzione avrebbe anche potuto renderlo refrattario ai contatti con la stampa, anche subito dopo la gara di Coppa a Troyes, a dispetto del suo 7° posto finale era il più ricercato dagli addetti ai lavori. Smaltite le fatiche, Nys si è invece prestato volentieri a una chiacchierata sui vari temi della stagione partendo dalle sue condizioni attuali.

«Penso per ora di potermi considerare abbastanza soddisfatto. Ovviamente sono davvero contento delle tre vittorie che ho già ottenuto, ma le ultime due settimane non sono state come mi aspettavo. Ora ho provato a riprendere lo stesso ritmo di prima e andremo avanti come abbiamo iniziato la stagione, spero con qualche segnale di crescita».

Il belga in trionfo a Waterloo, nella tappa americana di Coppa. Dopo l’inizio la sua forma è andata in calo (foto Uci)
Il belga in trionfo a Waterloo, nella tappa americana di Coppa. Dopo l’inizio la sua forma è andata in calo (foto Uci)
A dicembre dovrebbero arrivare alle gare anche Van der Poel, Van Aert e Pidcock: quanto cambia la loro presenza nell’evoluzione delle gare?

Molto, ormai lo sappiamo bene. Penso che saranno ad un livello davvero alto fin dalla prima gara e questo cambierà l’evoluzione della stessa e delle altre. Per me come per gli altri che abbiamo affrontato la stagione dall’inizio, il compito sarà cercare di seguirli il più a lungo possibile invece di lasciargli fare la gara da soli. Sarà interessante, ma anche molto difficile.

Secondo te, senza di loro, l’attenzione sul ciclocross è la stessa o diminuisce?

Dipende un po’ da come vanno le cose. Penso che abbiamo avuto delle grandi battaglie già nelle prime gare della stagione, gare che hanno fatto spettacolo e chi ci ha seguito, sul posto o in tv, si è divertito. E’ chiaro però che quando saranno alla partenza, ci saranno sempre un po’ più persone che guarderanno e analizzeranno la gara. E se poi riesci a vincere una gara quando ci sono loro, ha molta più importanza.

Agli europei di Pontchateau la sua corsa si è chiusa anzitempo. Ora punta tutto sulle singole gare e sui mondiali
Agli europei di Pontchateau la sua corsa si è chiusa anzitempo. Ora punta tutto sulle singole gare e sui mondiali
A tal proposito molti pensano che tu sia il loro vero avversario, anche per la tua capacità di emergere anche su strada: pensi che potrai raggiungere i loro livelli e quando?

Io non mi sento battuto in partenza, credo anch’io che potrò essere al loro livello, ma non ancora quest’anno. Forse tra uno o due anni avrò fatto quel salto di qualità che ancora manca e sarò alla pari per lottare per la vittoria. Per ora cercherò solo di scegliere le gare che più si adattano a me e di andare avanti il più a lungo possibile e magari provare ad arrivare nelle fasi finali con loro. Ma c’è una differenza tra questo e lottare già per la vittoria. Io non vedo l’ora e cercherò di essere nella migliore forma possibile per correre quando arriveranno.

La tua stagione su strada com’è stata?

Sinceramente non mi aspettavo di ottenere due vittorie già nella mia prima stagione da professionista. D’altra parte, è stata un’annata con molti alti e bassi e ho avuto anche dei brutti momenti. Quindi quello che cercherò di migliorare per il prossimo anno è la costanza di rendimento, dalla quale penso potranno derivare anche più vittorie.

Il corridore della Lidl-Trek ha avuto una buona stagione su strada con 2 vittorie e 12 Top 10
Il corridore della Lidl-Trek ha avuto una buona stagione su strada con 2 vittorie e 12 Top 10
Ti abbiamo visto emergere soprattutto nelle brevi corse a tappe: è quella la tua dimensione ideale?

Sì, penso che sia qualcosa su cui mi concentrerò davvero nei prossimi anni, provando innanzitutto a migliorare il mio rendimento nelle cronometro lavorandoci specificamente soprattutto sulla posizione e la sua resa in termini di potenza. Io credo che gare a tappe più piccole come il Giro di Norvegia e di Ungheria siano nelle mie corde. Forse anche il Romandia ha una conformazione che mi sta bene. Forse non per la classifica generale, ma per le vittorie di tappa. Giro del Belgio, Vallonia, sono gare che non vedo l’ora di fare e che dovrebbero attagliarsi alle mie caratteristiche.

Tornando al ciclocross, quanto pesa portare il tuo cognome vista la carriera di tuo padre Sven Nys?

Tanto, ma più che un peso è una responsabilità che mi porto dietro volentieri, visto il nostro rapporto e tutto quel che lui ha rappresentato per il ciclocross e nel complesso per lo sport belga. Chiaramente quello che faccio assume sempre una connotazione diversa rispetto a quello che fanno i miei colleghi, sia nel bene che nel male, ma non mi lascio condizionare, cercherò semplicemente di seguire la mia strada e non pensare a ciò che mio padre ha ottenuto durante la sua carriera.

Per il belga le continue comparazioni con il padre Sven aumentano la pressione (foto Getty Images)
Per il belga le continue comparazioni con il padre Sven aumentano la pressione (foto Getty Images)
Tecnicamente siete diversi?

Difficile a dirsi. Quando aveva la mia età aveva già vinto tanto anche grazie alla sua abilità tecnica. Rispetto a me era sicuramente più bravo nello sprint, io sono un po’ più esplosivo, ma non mi piace fare paragoni.

Lui aveva scelto la mountain bike come alternativa al ciclocross, tu come sei arrivato al ciclismo su strada?

Sono sempre stato molto interessato anche alla mountain bike, ma è molto più difficile combinarla con il ciclocross, quindi ho sempre fatto la mia preparazione su strada invece che in mtb. Poi a un certo punto stavo vincendo alcune gare su strada e mi è stato chiesto di partecipare ai campionati europei come primo anno under 23 e ho vinto quella gara, a Trento. Quel giorno ha cambiato tutto, passo dopo passo mi sono fatto strada nel World Tour. Tutto è andato davvero velocemente, certe volte me ne stupisco ancora.

Nys in allenamento al Superprestige di Niel, dove la sua presenza è stata seguita dalla rinuncia alla Coppa del giorno dopo
Nys in allenamento al Superprestige di Niel, dove la sua presenza è stata seguita dalla rinuncia alla Coppa del giorno dopo
Che cosa pensi delle parole di Lappartient e della possibilità di dover saltare i mondiali se non si partecipa alla Coppa del Mondo?

Diciamo che lascio parlare (il tono di voce di Nys diventa risentito, ndr) e proverò semplicemente a rispondere con i miei pedali, con i miei risultati. Se non mi sarà permesso di alzare il livello dei campionati del mondo, sarà una loro perdita e non mi sento di dire altro per non rinfocolare la polemica.

Tra Coppa del Mondo, superprestige e le altre challenge, secondo te le gare sono troppe in 4 mesi?

Certamente, è su questo che bisogna discutere. I programmi non possono coincidere, ormai è impossibile competere per tutte le classifiche generali, almeno per le tre challenge principali (oltre alle due della domanda, Thibau contempla anche l’H2O Badkamers Trophée, ndr). Ci sono troppe gare in Coppa del mondo per il momento. Amo ancora correre la Coppa, vincere la Coppa, puntare alla classifica, ma a qualcosa devi rinunciare se vuoi essere in buona forma nel periodo natalizio. Per questo abbiamo scelto di allenarci e concentrarci su altre gare perché quest’anno sarà davvero difficile vincere la classifica generale. Quindi mi concentro solo sulle gare singole per quest’anno. Poi si vedrà…

Viezzi fa la storia a Troyes, ora è caccia alla Coppa

20.11.2023
5 min
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Il viaggio di ritorno da Troyes si prolunga: dopo il lungo volo ci sono almeno due ore di macchina per raggiungere casa, ma nella mente di Stefano Viezzi è come se il buio della notte, intervallato dalle luci dei lampioni lungo la strada, non ci sia. Nella mente sfavilla ancora la gioia del successo, la sua prima tappa in Coppa del Mondo. Un successo azzurro che mancava nella categoria dal 28 dicembre 2004, per opera di Davide Malacarne. Viezzi, a quel tempo non era ancora nato…

Al mattino la voce è ancora assonnata e non potrebbe essere altrimenti, ma c’è la consapevolezza che è il mattino di un nuovo Viezzi, ora protagonista assoluto dello scenario internazionale: «Ho rivissuto varie volte la gara, me la sono rivista nella mente in tutti i suoi passaggi. Non era una prova facile, era la mia prima stagionale nelle condizioni classiche del ciclocross, quelle con il fango, dove si vince sì fisicamente, ma anche con la tecnica e soprattutto la strategia».

L’azzurro dietro il campione europeo Sparfel. Era fondamentale essere fra i primi sin dall’inizio (foto Uci)
L’azzurro dietro il campione europeo Sparfel. Era fondamentale essere fra i primi sin dall’inizio (foto Uci)
Pontoni nel giudizio sulla gara sottolineava come tu sia stato ligio alla tattica prevista alla vigilia…

Quello francese era un percorso infido, dove il minimo errore poteva costarti la gara. Inoltre richiedeva il massimo dell’attenzione in ogni singolo passaggio e col passare dei giri e l’aumento della stanchezza, il rischio di sbagliare aumentava.

Come hai costruito la tua vittoria?

Al primo giro avevamo stabilito con il cittì che sarei rimasto guardingo, ma dovevo partire bene perché dopo 300 metri c’era una contropendenza e se non eri nei primi 5-6 dovevi fermarti e scendere di bici. Ho studiato gli avversari e nel secondo giro ho alzato il ritmo per vedere se qualcuno mi seguiva, invece mi sono ritrovato da solo. Al penultimo giro ho visto che il campione panamericano David John Thompson (USA) era vicino, sotto i 10”, ma non ho mai realmente sofferto, nel finale anzi mi sono goduto la gioia del successo.

Viezzi fra lo staff azzurro dopo l’arrivo. Il successo ha riscattato l’europeo andato non come se lo aspettava (foto Uci)
Viezzi fra lo staff azzurro dopo l’arrivo. Il successo ha riscattato l’europeo andato non come se lo aspettava (foto Uci)
Questa era la tua seconda esperienza all’estero quest’anno, che idea ti sei fatto del livello generale?

E’ sicuramente molto alto perché c’è tanta concorrenza. Alcuni già li conoscevo dallo scorso anno, ma ci sono tanti che sono entrati nella categoria quest’anno che vanno già molto forte. Il livello è alto in molti Paesi, più che in altre categorie.

Ora questo successo cambia un po’ le tue prospettive, gli altri ti guarderanno come l’uomo da battere…

A me non cambia nulla nell’approccio alle gare, continuerò ad affrontarle gare come sempre, con grande attenzione per ogni singolo particolare perché questo è l’unico modo per emergere. Non guardo tanto agli avversari che ci sono, quanto ai singoli tracciati e a far bene quel che so fare.

Il podio finale con Viezzi fra l’americano Thompson e il francese Sparfel (foto Uci)
Il podio finale con Viezzi fra l’americano Thompson e il francese Sparfel (foto Uci)
Seguirai ora tutto il percorso della Coppa?

Vorrei tanto. Sicuramente sarò a Dublino e sarà un test importante, poi vedremo per le altre ma vorrei decisamente provare a tenermi questa maglia di leader perché rappresenta tanto. A dir la verità il calendario italiano non l’ho neanche più guardato, temo che non ci saranno molte occasioni per frequentarlo, campionato nazionale a parte.

La vittoria ti consente di partire davanti a tutti…

Già a Troyes avevo diritto alla prima fila, infatti sono riuscito a passare per 3° o 4° alla prima curva, ora però ho punti in più e sono più tranquillo. La stagione è lunga e poter essere davanti è un vantaggio notevole per le prossime gare. Io ci voglio provare…

Fra gli elite nuovo successo per Iserbyt: solo l’olandese Van Der Haar è rimasto sempre vicino
Fra gli elite nuovo successo per Iserbyt: solo l’olandese Van Der Haar è rimasto sempre vicino

Viezzi, ma non solo: parla Pontoni

A dare garanzie a Viezzi è lo stesso Pontoni, anche lui reduce da pochissime ore di sonno: «Ho già parlato con Amadio, seguiremo tutto il percorso di Coppa, perché Stefano merita di giocarsi le sue chance. Ma vorrei sottolineare che è tutta la categoria che sta facendo bene: Agostinacchio e Fantini stavano ampiamente nella top 10 quando un francese è andato addosso al primo che ha colpito il secondo. Risultato: rottura del cambio per Agostinacchio e bici rovinata anche per l’altro azzurro. Ma hanno dimostrato che le possibilità per emergere ci sono».

Stefano ha detto che la tattica giusta l’avevi suggerita tu…

Diciamo che ne abbiamo discusso prima della gara. La sua grande capacità è quella di leggere la corsa prima che si effettui. Dopo la ricognizione del sabato ne abbiamo parlato a lungo e anche dopo il giro domenicale ci siamo confrontati per trovare la tattica giusta. Gli avevo detto che c’erano tanti tratti dove a causa della pioggia del giorno prima e del fango c’era una sola traiettoria disponibile per non cadere, bisognava stare davanti. Lui ha saputo gestire il tutto in maniera precisa, non ho mai temuto per il risultato neanche quando l’americano si avvicinava.

Ancora una grande prestazione per la Casasola, quarta alla fine a 5″ dal podio. Prima la Alvarado
Ancora una grande prestazione per la Casasola, quarta alla fine a 5″ dal podio. Prima la Alvarado
Guardando la gara nel suo complesso, colpisce il fatto che belgi e olandesi siano indietro…

Non è un caso, se si guarda la top 10 c’è una grande diffusione geografica. In ambito giovanile sembra strano, ma i riferimenti sono altri: la Francia che sta facendo bene ormai da 5-6 anni, gli stessi americani, l’Ungheria che ha un paio di ragazzi fortissimi. Ma ci metto anche l’Italia soprattutto quando i primo anno saranno cresciuti un po’. Abbiamo tanti giovani emergenti e tutti avranno le loro occasioni. La vittoria di Stefano non è certo un caso.

La “bomba” di Lappartient. Ora Ghirotto vuol dire la sua…

18.11.2023
5 min
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La contrapposizione fra Uci e team professionistici di ciclocross fa sempre più discutere. E’ innegabile che le parole di Lappartient abbiano non solo aperto il dibattito, ma anche creato una crisi non solo di rapporti, che potrebbe avere anche clamorosi effetti. E’ sbagliato pensare che la questione riguardi soltanto il Belgio e i principali team (tutti del Nord Europa), visto che nell’ultimo fine settimana, ad esempio, di italiani non c’era nessuno a parte Francesca Baroni che corre per un team locale. L’accusa di Lappartient coinvolge tutti.

Proprio la quasi totale assenza di italiani al via dell’ultima prova di Coppa del mondo ha fatto passare inizialmente sotto silenzio le dichiarazioni del numero uno dell’organismo internazionale. Tuttavia la loro portata è esplosa e anche alla Federazione Italiana si valuta il da farsi. Massimo Ghirotto, responsabile di tutto il settore fuoristrada, è rimasto decisamente sorpreso dalla presa di posizione dell’Uci.

Ghirotto è presidente della commissione fuoristrada della Fci
Massimo Ghirotto, presidente della commissione fuoristrada della Fci

«Iniziamo col dire che 14 prove di Coppa del Mondo – spiega il padovano – sparse per vari Paesi partendo addirittura da oltre Atlantico, sono qualcosa di anomalo. In questo modo il calendario diventa difficile da gestire, non solo per la presenza delle altre challenge internazionali, ma anche e soprattutto per il calendario parallelo. Noi abbiamo fatto tanti sforzi per allestire un programma di gare importante, denso di prove internazionali e i team onorano le prove di casa e al contempo cercano di essere presenti all’estero, ma così diventa difficile. Bisogna rendersi conto che il ciclocross è cambiato…».

In che senso?

Non è più una disciplina specifica, come poteva essere una ventina di anni fa. Ora è il tempo della multidisciplina, anche gli specialisti della strada o della mtb vogliono farne parte e non si può pensare che possano onorare d’inverno un calendario così ricco.

Il presidente dell’Uci David Lappartient ha prospettato scenari complicati per la disciplina
Il presidente dell’Uci David Lappartient ha prospettato scenari complicati per la disciplina
Lappartient si è lamentato delle scelte dei team, che privilegiano a suo dire challenge che hanno una disponibilità economica maggiore…

Ma questa è una legge di mercato. Teniamo presente che i team fanno business, devono anche rispondere a certi equilibri economici di fronte agli sponsor. Seguire la strada dell’intransigenza è difficile e sbagliato, bisogna invece mettersi a dialogare per trovare una soluzione che accontenti tutti.

Il presidente dell’Uci ha parlato senza mezzi termini di divieto di partecipazione anche ai mondiali per chi salta una prova di Coppa. Come uomo di federazione, come vedi questa presa di posizione?

Sono parole forti, forse anche oltre le sue reali intenzioni, dette per scuotere l’ambiente. Io comunque non posso certo condividerle. Abbiamo a che fare con professionisti a cui deve essere garantita la libertà di scegliere se e dove correre. La mia impressione – e in questo metto sia l’Uci sia i team principali – è che si voglia seguire la strada del WorldTour anche per il ciclocross, con prove di serie A e le altre meno importanti, quasi trascurabili. Questo andazzo non mi piace. L’Uci dovrebbe tutelare tutti, in particolare le Federazioni affiliate e non pensare solo al vertice.

Le parole di Lappartient hanno destato grande malumore fra i team più importanti
Le parole di Lappartient hanno destato grande malumore fra i team più importanti
Un’eventuale scelta del genere vi metterebbe sotto pressione?

Certamente, in maniera pressoché insostenibile – ammette Ghirotto – Se gli stessi team privati non possono seguire il dispiegarsi della Coppa, non possiamo neanche noi come nazionale. Negli scorsi anni avevamo iscritto la nazionale alle prove americane: un atto utile sportivamente, ma che aveva inciso moltissimo sul budget complessivo per il settore. Abbiamo risorse limitate e questo è già un problema perché è impossibile pensare che possiamo seguire tutto lo sviluppo della challenge, ma c’è anche altro…

Ossia?

Poniamo che queste non siano minacce, ma una vera scelta dell’Uci e che la Federazione decida di schierare comunque una nazionale per tutto lo sviluppo della Coppa. Cosa facciamo, decidiamo a ottobre chi saranno gli azzurri che potranno gareggiare ai mondiali di fine gennaio? Trovo che sia qualcosa privo di senso e che non faccia gli interessi della specialità. Bisogna seguire altre strade.

Van Aert e Van Der Poel, come Pidcock, hanno selezionato poche gare nel ciclocross, senza abbandonarlo
Van Aert e Van Der Poel, come Pidcock, hanno selezionato poche gare nel ciclocross, senza abbandonarlo
Quali ti troverebbero d’accordo?

Innanzitutto bisogna rivedere il calendario di Coppa del mondo: il giusto equilibrio si avrebbe con 8-10 gare – sentenzia Ghirotto – credo che anche Flanders Classics che cura il circuito avrebbe i giusti spazi economici. Il sistema attuale non funziona, ne ho parlato spesso con il cittì Pontoni. Anche lui dice che è un sistema esagerato, è impossibile pretendere che si gareggi ogni fine settimana. Bisogna anche prevedere periodi di riposo, sia per chi unisce il ciclocross ad altre specialità (infatti i tre tenori hanno scremato notevolmente il loro programma ed è un peccato che Van Aert e Pidcock non faranno neanche i mondiali) sia per chi è specialista puro.

E ora da questa empasse come se ne esce?

Staremo a vedere, chiaramente terremo d’occhio tutti gli sviluppi e ne parleremo con atleti e team. Ribadisco, spero che sia stata una provocazione per destare il dibattito, non voglio credere che si giunga a posizioni estreme.

Lappartient difende la “sua” Coppa o attacca il Belgio?

15.11.2023
4 min
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GAND (Belgio) – Da queste parti non si è ancora calmata la bufera lanciata lo scorso weekend dal presidente dell’UCI, David Lappartient. Il numero uno del ciclismo mondiale su DirectVélo aveva tuonato circa le assenze di diversi corridori di spicco nelle gare di Coppa del Mondo. Chi non farà la Coppa, non farà neanche i mondiali, né la Coppa stessa l’anno successivo: questa la summa del suo discorso.

Il che può anche starci, visto che Lappartient difende un prodotto gestito dell’UCI, ma il tutto ha preso altre pieghe quando all’interno di questa polemica ha inserito il nome di Thibau Nys, gioiellino rampante della Baloise-Trek-Lion e del cross belga.

Dendermonde, senza Van Empel e Pieterse era presumibile che Alvarado (in basso a destra) avrebbe vinto a mani basse
Dendermonde, senza Van Empel e Pieterse era presumibile che Alvarado (in basso a destra) avrebbe vinto a mani basse

La pietra dello scandalo

Il giovane Nys già da tempo aveva annunciato la sua assenza a Dendermonde, terza tappa della CdM, mentre era stato presente al Superprestige il giorno prima. Che poi è un po’ quel che avevano fatto altri big, in questo caso parliamo di due donne, Fem Van Empel e Puk Pieterse, solo che loro non avevano preferito un circuito “privato”, il Superprestige, a quello dell’UCI.

«E’ anche giusto che i ragazzi si riposino. Devono tirare il fiato. Non ci faremo mettere pressione. Serve un confronto con l’UCI», ha detto Sven Nys, papà di Thibau. In un amen suo figlio è diventato il simbolo di una lotta, quando altri ragazzi hanno fatto come lui.

E indirettamente le difese sono arrivate in suo soccorso. Bart Wellens, manager della Circus-ReUz-Technord non è stato leggerissimo con l’UCI. Di fatto ha detto che se si è arrivati a questa situazione è perché la stessa Federazione internazionale ha voluto espandere troppo il calendario della Coppa. 

«Sapevano – ha detto Wellens – che sarebbe successo questo con tante gare. Quest’anno tutto è stato amplificato dai lunghi trasferimenti (la CdM è partita dagli Usa, ndr). Una volta desideravi di correre in Coppa, adesso no». E ancora: «Un mondiale è qualcosa di speciale, senza i migliori non ha senso».

Bart Wellens, manager della Circus-ReUz-Technord
Bart Wellens, manager della Circus-ReUz-Technord

Nessuno tocchi quei tre

“Senza i migliori non ha senso”. E’ stata questa la domanda che a tutti e ad ogni latitudine è venuta spontanea: come la mettiamo allora con Wout Van Aert, Tom Pidcock e Mathieu Van der Poel? Loro non hanno fatto neanche una corsa dall’inizio della stagione del ciclocross. E con grandi probabilità saranno ancora loro a giocarsi la maglia iridata (non Van Aert, che ha già detto non ci sarà). Ma il concetto resta.

E qui ecco la levata di scudi: guai a toccare quei tre. Olandesi, ma soprattutto belgi, sono stati compatti: «Come si può fare un mondiale senza di loro?». Se questi atleti ci regalano tante emozioni durante l’anno – non solo nel cross – è anche perché fanno una certa programmazione. Lo hanno detto i tifosi, i giornalisti e persino i corridori, vedasi Lars Van der Haar.

Fatto sta che pochi giorni prima Van der Poel aveva presentato il suo calendario di gare e martedì, ma siamo certi sia stata una coincidenza, Van Aert, ha presentato il suo. 

In Belgio dall’8 ottobre al 21 febbraio sono previste 34 gare (dalle nazionali in su)
In Belgio dall’8 ottobre al 21 febbraio sono previste 34 gare (dalle nazionali in su)

Calendario e realtà

Alla fine forse il giudizio più importante è quello che il cittì belga della strada e del ciclocross, Sven Vanthourenhout, ha dato in tv a Sporza. Un quadro tecnico diretto e chiaro: «Certo che ci piacerebbe sempre vedere Van Aert all’opera nel cross, ma dobbiamo renderci conto che il ciclocross non è più la professione principale di corridori come Wout, Van der Poel o Pidcock. Sebbene la gente ami il ciclocross, non vede l’ora di vederlo competere al Fiandre, al Tour o ai mondiali su strada. Ma correre ovunque e sempre, non è più possibile. Questo fa parte del passato».

Le parole di Vanthourenhout, sono state rafforzate da quelle dello stesso Wout in seguito alla presentazione del suo calendario: «L’anno scorso ho trovato mentalmente difficile concentrarmi sulla stagione del ciclocross per poi passare subito alla primavera. Quest’anno non voglio lasciare nulla al caso per le classiche».

La polemica è in corso. Ora si aspetta il dibattito, ma appare chiaro che bisognerà rivedere soprattutto i numeri degli impegni. Tutti.

L’unica cosa che ci sentiamo di aggiungere, ma questa è una nostra sensazione, è che non sia stato un caso che Lappartient abbia tuonato proprio quando la “sua” Coppa faceva tappa in Belgio, a Dendermonde. E con il Superprestige di mezzo. Così come non è stato un caso mettere nel calderone un corridore belga, appunto Nys. Sappiamo infatti quanto sia importante il cross da queste parti e quanto sia “venerato” il Superprestige. E’ stato un colpo diretto a chi organizza troppe gare? Insomma le Federazioni che funzionano e “fanno cartello” infastidiscono l’UCI, che evidentemente ha meno controllo diretto.

Shimano S-Phyre e Aerolite, in arrivo dalla Coppa del mondo

13.02.2023
4 min
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Per vederci chiaro, ci vogliono occhiali con qualità e tecnologie avanzate. Shimano presenta i modelli S-Phyre e Aerolite arrivati alla seconda generazione. Due prodigi della linea ottica della casa nipponica, resi tali anche dalla tecnologia Ridescape. Una soluzione che enfatizza i colori e mette in risalto le superfici su diversi tipi di terreno. Adatti quindi per un utilizzo a 360 gradi delle due ruote, versatili e performanti sotto ogni punto di vista. 

Tecnologia visiva

La tecnologia delle lenti Ridescape, di cui proprietaria Shimano, offre sei opzioni di lenti ottimizzate per diverse condizioni di guida e tipi di terreno. Dalle giornate estremamente soleggiate sulla strada alla guida attraverso ombre miste su un sentiero di montagna oppure inseguendo la luce fioca di una corsa serale sulla ghiaia.

Questa particolare innovazione trasmette la giusta quantità di luce per aumentare la visibilità. I dettagli che normalmente sarebbero sbiaditi, opachi o piatti diventano più chiaramente definiti, vibranti e vividi. Un valore aggiunto per migliorare la sicurezza alla guida e per avere uno sguardo sempre attento e vigile su ogni particolare. Che sia corsa o allenamento vedere in modo ottimale è una prerogativa che deve essere costante e per Shimano questo è una caratteristica irrinunciabile.

S-Phyre Eyewear

Gli occhiali S-Phyre di seconda generazione sono caratterizzati da una montatura superiore dritta con aste aerodinamiche pieghevoli e completamente integrate con il telaio e la lente. Le aste hanno un particolare antiscivolo che ne garantiscono una vestibilità sicura e un comfort duraturo. Il nuovo sistema di lenti magnetiche rende il cambio e la pulizia delle lenti Shimano Ridescape più veloce e facile che mai.

Disponibile in vari colori di montatura, come Matte Black, Matte Extra White, Metallic Red, Metallic Orange, e Metallic Blue. Il peso si attesta in appena 29,3 grammi, per una leggerezza che favorisce il comfort anche per le lunghe pedalate. Il prezzo indicato sul sito è di 189,95 euro.

Aerolite Eyewear

Già scelti dai più importanti atleti di ciclocross in Coppa del mondo, ecco i nuovi occhiali della linea Aerolite. Realizzati con le lenti Ridescape HC di Shimano, questo modello è la risposta a chi cerca leggerezza, performance e un look unico. Il design della montatura a mezzo bordo offre protezione senza ostruire il campo visivo garantendo un comfort a prova dei professionisti più esigenti.

La montatura Aerolite è stata sviluppata in collaborazione con RX-CLIP, semplificando l’operazione di aggiunta di una lente correttiva alla montatura. L’RX-CLIP si attacca in modo rapido e sicuro sopra il nasello regolabile per una visione chiara della strada da percorrere. I colori disponibili sono cinque: Black, White, Metallic Red, Matte Metallic Blue, Moss Green. Il peso è di soli 26 grammi. Il prezzo per la versione Ridescape HC è di 64,95 euro, mentre per la Photochromic Gray è di 94,95 euro. 

Shimano

Van der Poel cade, Van Aert attacca, Zonhoven esplode

08.01.2023
5 min
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Un battito di ciglia e Van der Poel è per terra. Il momento è quello in cui invece ha deciso di prendere l’iniziativa. C’è quella dannata discesa sabbiosa in cui nel giro precedente Van Aert lo ha fatto dannare. Così Mathieu si è messo in testa di prenderla davanti per fare la sua linea. L’operazione funziona, almeno così sembra. Quel tratto è ormai alle spalle, Mathieu si ritrova in testa alla Coppa del mondo di Zonhoven.

L’attacco di Van der Poel ha dato l’esito sperato: la discesa più insidiosa è stata neutralizzata
L’attacco di Van der Poel ha dato l’esito sperato: la discesa più insidiosa è stata neutralizzata

L’errore fatale

Invece, come Pidcock qualche settimana prima a Baal, all’olandese si gira la ruota anteriore, che poi si impunta. Non può far altro che cadere (immagine UCI in apertura). La bici lo spara verso la piccola scarpata, mentre alle sue spalle Van Aert ha una freddezza da numero uno.

Mette piede a terra, gli gira intorno e poi riparte. Se quello del giro precedente era stato un attacco per sondare il terreno, questa volta Wout sa di doverne approfittare. Non ne avrebbe avuto bisogno, probabilmente: il suo colpo di pedale pareva già superiore. Ma non si può mai sapere e così fila via. L’altro dietro sarà sicuramente scosso. Si tratta della terza caduta, in più c’è il dolore alla schiena che si è riaffacciato, gli ha impedito ieri di correre a Gullegem e adesso si agita come uno spettro.

I due da domani lavoreranno in Spagna con l’obiettivo del mondiale di inizio febbraio. Ognuno di loro sa esattamente cosa fare per arrivarci al top, tenendo conto che di lì a tre settimane si ritroveranno per le prime sfide sul pavé.

La resa di Mathieu

Un paio di secondi nella gara di un’ora, come quel paio di secondi che fecero capire a Pantani che Tonkov fosse maturo. Spesso anche gli eventi più grandi sono determinati da una scintilla, all’interno della quale sta il racconto più grande.

Van Aert si ritrova presto da solo, in questo anfiteatro pazzesco che ha richiamato all’aperto una folla da stadio. Forse il colpo d’occhio sarebbe stato così anche ieri a Gullegem, ma la pioggia li aveva persuasi a restarsene a bere birra nei maxi tendoni. Oggi sono tutti fuori, richiamati dal duello fra i due giganti, che però questa volta ha un padrone e uno sconfitto.

«E’ un po’ strano dire che è una gara molto deludente quando arrivi secondo – dice Van der Poel – ma penso che tutti abbiano visto che al momento non sono al mio livello normale. Questo è molto frustrante. Da una parte ci sono i miei problemi alla schiena, dall’altra c’è che Wout è molto forte, non mi sognerei mai di sminuire la sua prestazione. Ho bisogno di più forza per essere al suo livello. Domani parto per uno stage in Spagna e forse è proprio il momento giusto per riprendermi e lavorare su questa schiena. Il pubblico è stato meraviglioso, ma non è stato bello essere incoraggiato nella sconfitta».

La diplomazia di Wout

In Spagna domattina volerà anche Van Aert, come ci ha già raccontato ieri. Fra i due ci sono agonismo e rispetto, anche nelle dichiarazioni. La superiorità del belga è stata palese, ma dalle sue parole emerge altro. E se l’acclamazione del pubblico è stata in qualche modo frustrante per Van der Poel, Wout se l’è proprio goduta, salutando la folla a mezzo giro dalla fine, quando si è reso conto di aver ormai la vittoria in tasca.

«Questo è l’unico cross del calendario – dice il campione belga – in cui hai un vero contatto con il pubblico. Capisci dalle loro urla se in un altro punto del percorso sta succedendo qualcosa. E se fai un bel numero, le voci esplodono. E’ un bel percorso, di quelli in cui si può provare piacere anche nel pieno della sofferenza e oggi nonostante tutto, ero stanco.

«Avevo la sensazione di poter tenere un ritmo elevato, ma dopo tante gare consecutive, non avevo il cambio di ritmo giusto. Ho cercato di approfittare degli errori commessi da Mathieu, perché è stato un giorno difficile per tutti. Nella seconda metà di gara si è visto che ciascuno cercava di prendere il suo ritmo. Ora ho bisogno di recuperare. Da domani mi allenerò anche io con la squadra in Spagna. Ho bisogno di chilometri al sole».

Le bici di Van der Poel e Puck Pieterse per Vermiglio

17.12.2022
5 min
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Due Canyon Inflite CF SLX, quelle di Puck Pieterse e di Van der Poel pronte per la neve di Vermiglio in Val di Sole, settate in modo differente. Ruote da 50 per il campione olandese, da 36 per la campionessa del mondo in carica.

Entriamo nel dettaglio delle biciclette. Abbiamo chiesto direttamente al papà delle Pieterse, che opera in qualità di meccanico all’interno dello staff Alpecin-Deceuninck anche di spiegarci alcune scelte tecniche.

Parola al signor Pieterse

«In un contesto come questo, la differenza la possono fare le gomme e le loro pressioni, così come l’abilità di guida e la capacità di domare la bicicletta in alcuni frangenti. Puck proverà alcuni settaggi, ma la decisione verrà presa a ridosso della gara, in modo da valutare la consistenza della neve e del terreno sottostante. A prescindere dal modello, la pressione che adotteremo sarà intorno a 1,2/1,3 bar. Abbiamo un set di ruote pronto con gomme da fango e uno pronto con i tubolari da asciutto, una sorta di multipuntinato. Non sono state fatte variazioni sugli altri componenti, rispetto ad una gara classica».

Guarnitura da uomo

Quello che più colpisce è la rapportatura anteriore, con una doppia corona 46-39 (con il power meter incluso e pedivelle da 170). 11-34 invece per la cassetta posteriore. Il pacchetto è Shimano Dura Ace a 12v, ma con le ruote per i tubolari, sempre Dura Ace, ma da 36 e della versione più anziana.

«La combinazione delle corone anteriori è la stessa utilizzata dagli uomini, perché Puck è fortissima e potente. Sopporta uno sviluppo metrico importante e non è per tutti, ma questa è la soluzione che offre attualmente il sistema a 12 velocità. Per avere più di margine, Puck preferisce utilizzare i pignoni 11-34 posteriori».

Ci sono i tubolari Dugast, con sezione da 32 per la versione più artigliata, da 33 in quella più scorrevole e multipuntinata. C’è il manubrio integrato in carbonio, classico canyon e c’è la sella di Selle Italia X-LR, molto stretta e con foro centrale. Il reggisella è un tradizionale Canyon in carbonio con arretramento.

La bici rossa di Van der Poel

In questo 2022, Van der Poel usa una Inflite CF SLX tutta rossa, anche se non è molto chiaro se il suo parco includa anche un nuovo modello, ancora coperto da segreto. Limitiamoci ad argomentare quello che abbiamo visto a Vermiglio.

Rispetto alla Canyon Inflite CF SLX della Pieterse, Van der Poel non usa il power meter e normalmente non lo impiega sulla bici da cx. Usa delle pedivelle da 172,5. I rapporti anteriori sono uguali a quelli della Pieterse, mentre i posteriori hanno una scala 11-30. Il cockpit è il medesimo, mentre cambia la sella. Mathieu usa una Selle Italia Flite Boost Superflow kit carbonio personalizzata per lui.

Cambia completamente il comparto ruote e gomme. Per l’olandese un paio di Shimano Dura-Ace da 50 (tubolare) di ultima generazione e gomme Dugast Typhoon da 33 con tassellatura media, non da fango e non per i terreni secchi.

«Di sicuro correre sulla neve è particolare – dice Van der Poel – ma il setting della bicicletta non cambierà rispetto ad una gara tradizionale. Potremo fare solo alcune piccole variazioni in merito alle pressioni delle gomme, pur mantenendo le ruote con il profilo da 50».