Con Oggiano nel laboratorio Ineos, progettando il futuro

24.04.2025
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L’universo Ineos è estremamente vasto. Non c’è solo il ciclismo, considerando l’impegno fino all’edizione dello scorso anno della Coppa America di vela (e il ritiro della sfida di Ineos Britannia dei giorni scorsi ha destato molto scalpore) come anche quello nella Formula 1 al fianco di Mercedes, rivale sulle due ruote ma strettissima partner sulle quattro. Le commistioni fra i vari campi sono molto strette e a livello di ricerca il lavoro diventa spesso comune.

Direttore Area Ricerca e Sviluppo della Ineos Cycling è Luca Oggiano, dirigente che si è fatto una lunga esperienza all’estero e che tra l’altro ha vissuto sulla sua pelle l’evoluzione sempre più prepotente del movimento norvegese nello sci alpino, passando poi alle due ruote. L’intervista con lui significa entrare in un mondo davvero particolare, dove non si parla solamente di watt, copertoni, allenamento perché per poter emergere in un ambiente così complesso, la commistione fra le varie discipline è massima e non è neanche unica, considerando ad esempio come il lavoro della Visma-Lease a Bike sia alla base della scalata ai vertici mondiali del movimento remiero olandese.

Alla Ineos Grenadiers Oggiano è stato nominato direttore dell’Area Ricerca e Sviluppo
Alla Ineos Grenadiers Oggiano è stato nominato direttore dell’Area Ricerca e Sviluppo
Partiamo dalla tua carica. In che cosa consiste?

Si tratta di seguire e curare tutti i vari prodotti sviluppati dai partner che poi vanno a essere implementati all’interno della squadra. Io mi occupo del lato performance di tali prodotti, più che altro dal punto di vista aerodinamico, quindi Kask, Pinarello, Gobik, eccetera. Affrontando lo sviluppo, la ricerca e l’implementazione all’interno della squadra dei vari prodotti.

Questo lavoro che tu fai quanto prende anche dalle altre esperienze di Ineos e quanto le altre esperienze di Ineos, ad esempio nella vela, sfruttano anche il lavoro che fate voi?

In realtà ci sono stati dei travasi di esperienza, soprattutto per quel che riguarda Mercedes Formula Uno all’inizio della partnership. Il mondo del ciclismo però è diverso, non si può far tutto in “house” come si fa con la vela o la Formula Uno, si lavora in sinergia con diversi partner. La commistione riguarda soprattutto le metodologie, dove c’è un continuo scambio, soprattutto sul piano dell’aerodinamica, ma poi gli ambiti sono diversi. Quindi si va avanti per la nostra strada.

Luca Oggiano ha iniziato la sua carriera di ricercatore in Norvegia, dedicandosi agli sport invernali
Luca Oggiano ha iniziato la sua carriera di ricercatore in Norvegia, dedicandosi agli sport invernali
Quando sei entrato in questo mondo?

Dal lato del ciclismo nel 2017, ma il lavoro sull’aerodinamica riguarda aerodinamica dei tessuti, sviluppo tute e sviluppo prodotti è più datato, dobbiamo risalire alla mia tesi di laurea nel 2005. Qualche annetto di esperienza c’è, lavorando per anni con il team norvegese tra discipline veloci dello sci e pattinaggio su ghiaccio in particolare. Nel 2017 ho accettato la proposta del team Sky.

Da spettatore prima e protagonista poi, quanto è cambiato l’influsso della ricerca e dello sviluppo nel ciclismo?

Credo che uno dei passi più grandi che siano stati fatti è stato quello del riuscire a dare delle metodologie super avanzate, facendo crescere aziende “medio piccole”, come possono essere per esempio quelle dei caschi. In questo sono state implementate esperienze di altri campi come la stessa Formula Uno, dando accesso a nuove strumentazioni. Questo ha portato un enorme miglioramento dello sviluppo del prodotto e quindi anche ovviamente delle prestazioni.

Con Ganna ha lavorato a lungo su ogni aspetto per arrivare ai suoi primati su pista
Con Ganna ha lavorato a lungo su ogni aspetto per arrivare ai suoi primati su pista
Tu hai una cultura e radici omnisportive, secondo te l’evoluzione del mezzo che c’è stata nel ciclismo è pari a quella degli altri sport di vostra competenza?

Difficile fare un paragone. Il ciclismo ancora oggi ha comunque una forte componente umana, negli altri quella meccanica è quasi allo stesso livello, quindi incide molto di più. Il ciclismo credo che in questo momento sia lo sport trainante nel suo genere e potrebbe essere ancora più rivoluzionario senza le varie limitazioni poste dall’UCI, che fa un ottimo lavoro, ma tende a limitare la possibilità di spingere dal punto di vista della ricerca e sviluppo per cercare di equalizzare le forze. Ma si vede che nel ciclismo odierno è stata implementata molto della cultura di discipline come Formula 1 ma anche Moto GP.

A breve termine ci saranno altre evoluzioni nel mondo del ciclismo e chiaramente quindi anche nel tuo team?

Sicuramente, considerando che siamo nel pieno di una rivoluzione industriale dettata dall’uso dell’intelligenza artificiale che va di pari passo con l’atleta stesso. Io credo che nell’ambito di caschi, telai, strutture aerodinamiche si possa ancora fare tantissimo. Di pari passo con le limitazioni di cui prima, pienamente legittime, che ti portano spesso a cancellare tutto il lavoro e rimetterti davanti a una pagina bianca, ma più ricco di prima in base alle conoscenze acquisite.

Ineos è partner di primo piano della scuderia Mercedes in Formuna 1 (foto DPPI)
Ineos è partner di primo piano della scuderia Mercedes in Formuna 1 (foto DPPI)
Un lavoro necessario?

L’impegno del massimo organo porta a cercare di minimizzare le differenze tra le varie squadre permettendo uno sviluppo della tecnologia che sta diventando sempre più fruibile anche da team che non hanno dei budget enormi, che sta portando quasi tutte le aziende ad avere un’attenzione più rivolta alla performance del prodotto piuttosto che al design. Secondo me vedremo delle cose interessanti nei prossimi anni.

Secondo te queste evoluzioni andranno a ridurre sempre più la componente umana nella prestazione?

Nel ciclismo probabilmente no, si tratta di uno sport dove ancora la componente umana è fondamentale. Certo, se metti di fronte due Pogacar, quello con i materiali migliori probabilmente andrà a vincere. Ma le differenze grosse, come è anche bello che sia, arriveranno comunque dalla componente umana. La componente dei materiali darà quell’extra, diciamo quel 5-10 per cento in più, ma il resto verrà comunque fuori dalle gambe del ciclista. Ed è questa la strada che comunque l’UCI vuole dettare.

Ha destato sensazione il ritiro della sfida del team Britannia con Ineos dalla Coppa America (foto Cameron Gregory)
Ha destato sensazione il ritiro della sfida del team Britannia con Ineos dalla Coppa America (foto Cameron Gregory)
Le innovazioni nella Formula Uno hanno avuto un ricasco importante dal punto di vista della sicurezza nelle auto di tutti i giorni. Nel ciclismo avviene e avverrà lo stesso?

Sicuramente, se guardiamo tantissime innovazioni nate per il ciclismo professionistico sono diventate di uso comune. Basti pensare al computerino, il Garmin, ormai anche il ciclista della domenica lo usa, guarda i watt, tiene conto di tutto. A parte il lato sicurezza, c’è proprio il lato di gamification, come si chiama in inglese, ovvero il trasformare lo sport in gioco e rende tutto secondo me molto più bello, più divertente. Anche dal punto di vista dell’aerodinamica stessa ci sono ormai varie possibilità per tutti di poter per esempio misurare il proprio coefficiente aerodinamico. C’è questo travaso di conoscenze che anche vent’anni fa erano utilizzate solamente ad altissimo livello, che stanno iniziando a essere fruibili per tutti.

La nuova avventura di Simion, in barca su Luna Rossa

03.06.2024
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E’ vero, siamo in pieno clima preolimpico, ma nel mondo della vela si guarda già oltre, alla Coppa America che riempirà l’immediato periodo dopo Parigi. Una Coppa America che per la prima volta sarà “vicina” anche al ciclismo, vista la presenza dei cyclor, responsabili con la forza delle proprie gambe e con le proprie pedalate di dare energia sostenibile alla barca per effettuare importanti manovre come issare elettronicamente le vele o anche spostarle di direzione in base al vento. Molte delle sfide in gara hanno previsto la presenza di ciclisti, come l’olimpionico francese Pervis sulla barca nazionale. Anche Luna Rossa avrà un ciclista, un ex professionista come Paolo Simion.

Com’è nata la sua presenza sulla barca più amata da tutti gli italiani? «Nel 2021 avevo deciso di smettere con le corse e mi stavo guardando intorno. Lessi sulla Gazzetta di questa nuova figura del cyclor per la Coppa America, i responsabili erano alla ricerca di figure da coinvolgere e così provai a mandare una mail. Venni chiamato a fare una serie di test, sia a casa che in presenza, poi feci uno stage a Cagliari e da lì l’avventura è iniziata».

L’ex corridore della Bardiani con il resto dei cyclor durante la preparazione sui rulli
L’ex corridore della Bardiani con il resto dei cyclor durante la preparazione sui rulli
Che differenza stai trovando rispetto alla tua precedente attività e quindi che modalità di adattamento hai dovuto mettere in pratica?

Per certi versi si parla sempre di ciclismo, ma con una declinazione completamente diversa, che non è sostanzialmente paragonabile a nulla di ciò che riguarda quel che facevo prima. L’adattamento principale è stato anche un adattamento biologico agli orari imposti da questo tipo di attività. Non siamo solo atleti, siamo molto coinvolti in tutta una serie di iniziative a latere, di lavoro per la barca ma anche di impegni burocratici, tecnici, insomma un lavoro molto complesso del quale la preparazione atletica e la prestazione in regata sono solo una parte.

Tu che conoscenze avevi dal punto di vista velico?

Nulla se non la semplice visione delle edizioni precedenti in televisione. Non ero mai salito su una barca a vela. E’ stata una prima volta assoluta, qualcosa di completamente nuovo.

Paolo Simion ha 31 anni e viene da Castelfranco Veneto. Ha chiuso la sua carriera nel 2021
Paolo Simion ha 31 anni e viene da Castelfranco Veneto. Ha chiuso la sua carriera nel 2021
Parlando con Pervis, il campione francese sottolineava come l’impegno fisico duri dai 20 ai 30 minuti a regata, quindi è molto diverso per un pistard com’era lui.  Rispetto a lui il tuo passato ti avvantaggia, anche dal punto di vista organico e della preparazione?

Come picchi di potenza, lui li ha molto più alti dei miei. Io però penso di essere avvantaggiato dal punto di vista della resistenza. Poi molto dipende dal vento che si trova, dalle situazioni giornaliere e anche da quante manovre vengono fatte durante la regata: se vengono fatte tre manovre, può farlo chiunque. Se cominciano a esserne fatte 10-15-20 comincia a essere molto pesante. Ci sono occasioni nelle quali arrivi al traguardo completamente finito, peggio che per un tappone dolomitico.

Il fatto di aver affrontato gare anche di tre settimane quanto può essere utile?

Molto, soprattutto nella gestione dello sforzo, nel riuscire a capire i tuoi limiti, perché quando di manovre ce ne sono parecchie da fare, bisogna gestire le energie. Poi conta anche l’adattamento e la capacità di adattarsi a nuove tipologie di allenamento. Riuscire a capire il modello di prestazione più efficace per poi mettere in atto la tabella allenamento adatta, penso sia fondamentale. Le competizioni sono articolate su più giorni, con la componente climatica decisiva, che può richiedere giorni di sosta forzata e poi magari anche due regate nello stesso giorno.

Le regate inizieranno il 22 agosto. Detentore è Emirates Team New Zealand che nel 2021 sconfisse Luna Rossa
Le regate inizieranno il 22 agosto. Detentore è Emirates Team New Zealand che nel 2021 sconfisse Luna Rossa
Ma quanto è cambiata la preparazione rispetto a quando correvi?

Tanto, anche perché è cambiato il volume di ore. Se è uno sforzo breve non richiede di fare ogni giorno quattro ore di allenamento continuo. Ma logicamente non si può prescindere dal farle almeno una volta a settimana, perché la resistenza è una delle capacità condizionali di base, quindi di conseguenza bisogna affinarla. Prevalentemente sono allenamenti brevi con continui cambi di ritmo e allenamenti svolti a secco. Palestra con squat, pressa o crossfit per portare il fisico ad avere una maggiore forza fisica proprio perché andiamo a pedalare contro la residenza idraulica e non contro una ruota che poi deve creare velocità, quindi uno sforzo molto più muscolare rispetto a quello che si faceva normalmente.

Quanti cyclor ci sono in barca?

4 in una rosa di più del doppio.

Con te c’è anche Mattia Camboni che tre anni fa sfiorò la medaglia olimpica nel windsurf. Chi dei due può insegnare di più all’altro, venendo da due esperienze sportive così diverse?

Diciamo che io tutto il mio bagaglio sportivo riguardo al ciclismo lo sto dando a tutti quanti. Mattia però ha un’eccezionale capacità nel leggere il vento, capire dove ce n’è di più, solo guardando le onde sul mare. Noi, mi ci metto io ma anche chi viene dal canottaggio, veniamo da un mondo completamente diverso e queste nozioni ci portano a capire meglio cosa sta succedendo quando stiamo andando in barca, magari anche a prevedere certe azioni.

L’unica vittoria di Simion da pro’, nel 2018 al Giro di Croazia
L’unica vittoria di Simion da pro’, nel 2018 al Giro di Croazia
Mancano ancora settimane, com’è l’atmosfera, comincia a crescere la tensione in vista dell’appuntamento principale?

Le prime regate saranno il 22 d’agosto. Mancano ancora tre mesi, siamo ancora in una fase di allenamento, di modifiche della barca, capire cosa si può migliorare e cosa no, quindi sostanzialmente siamo già mentalmente coinvolti tantissimo, anche perché è una squadra che comprende 130 persone e tutti spendono tantissimo tempo per la costruzione del sogno. E’ adesso che si capirà se potremo fare una Coppa America da protagonisti.

Da neofita, che sensazioni ti dà questa esperienza?

E’ qualcosa di fantastico, anche perché sono entrato proprio dal nulla in uno sport che non conoscevo, sto imparando tantissime cose e poi anche dal punto di vista lavorativo sto facendo tante esperienze che non avrei mai sognato, imparando a fare anche dei lavori che un anno fa non avrei mai pensato, ad esempio saper leggere i disegni degli ingegneri per l’idraulica. Davvero un’esperienza che ogni giorno mi dà qualcosa di nuovo.

Pervis, un oro olimpico verso l’America’s Cup di vela

29.12.2023
5 min
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Può sembrare strano, ma la vela può diventare un nuovo approdo per i ciclisti. Lo sa bene Paolo Simion, che ha trovato posto come cyclor su Luna Rossa e lo sa anche François Pervis, suo acclamato collega francese pronto ad affrontarlo nella prossima estate di Coppa America nell’equipaggio di Orient Express, la sfida francese al più importante trofeo velico della storia.

Anche Pervis vestirà i panni del cyclor (o meglio power sailor), questa nuova figura che pedalando dovrà dare energia alla barca, per attivare tutti i meccanismi necessari a dare pieno vento alle vele. Pervis non è certo uno sconosciuto: su pista ha vinto tutto quel che si poteva, compreso l’oro olimpico nel 2016 e ha detenuto il record del mondo nel chilometro da fermo fino a poche settimane fa, quando Hoogland gliel’ha strappato nell’aria rarefatta di Aguascalientes.

Pervis in allenamento con gli altri cyclor della sfida francese (foto Keruzore/Orient Express)
Pervis in allenamento con gli altri cyclor della sfida francese (foto Keruzore/Orient Express)

Una sfida per rimettersi in gioco

Tra un allenamento e l’altro di giornate intensissime, con Orient Express che anche durante le feste natalizie ha lavorato nelle acque di Barcellona, Pervis ha trovato il tempo per raccontare questo nuovo e per certi versi inaspettato capitolo della sua carriera.

«Sono stato contattato dallo staff della squadra – ci ha detto – mi hanno chiesto se fossi interessato a partecipare al progetto, mi sono informato e l’ho trovato molto interessante, così ho accettato la sfida. Tutto molto semplice, era l’occasione giusta per rimettersi in gioco».

Il 39enne di Chateau-Gontier ha detenuto per 10 anni il record mondiale del chilometro con 56″303
Il 39enne di Chateau-Gontier ha detenuto per 10 anni il record mondiale del chilometro con 56″303
Lo sforzo che viene richiesto è più adatto a un pistard o a uno stradista?

Questa è un’ottima domanda e per il momento nemmeno noi possiamo rispondere, non lo sappiamo ancora perché non abbiamo ancora la barca quindi non ci siamo testati appieno. Ma anche in corso d’opera, non sono certo di poter rispondere perché in questo mondo si lavora moltissimo sotto copertura e ci sono tanti segreti che non possono essere svelati.

Quali sono i tuoi compiti?

Lavoro per creare l’energia che attiva i foil e le vele. Abbiamo poco lavoro di squadra fuori dalla barca, a terra. Ci sono piccoli compiti di coordinamento tra i corridori e poi con i media o tra i corridori e lo staff. Ognuno di noi ha anche un piccolo lavoro a parte. L’impegno principale è durante le regate, abbastanza contenuto nel tempo (tra i 20 e 30 minuti, ndr), ma molto intenso e importante ai fini del rendimento generale.

Per lo sprinter transalpino la preparazione è molto cambiata, come anche l’alimentazione (foto Orient Express)
Per lo sprinter transalpino la preparazione è molto cambiata, come anche l’alimentazione (foto Orient Express)
Come è cambiata la tua preparazione rispetto a quando correvi?

E’ vero che quando ero in pista facevo sprint e allenamento con i pesi tutti i giorni. Lì, ovviamente, è cambiato un po’. Ho dovuto impegnarmi di più sulla resistenza perché la gara dura 20 minuti. Mentre per me, solitamente prima era un minuto di fatica. Diciamo che attingo alle mie riserve. Ottengo molta resistenza estendendo i miei sforzi. Ho una formazione specifica, ovviamente, che è simile a quella che potremmo fare in barca.

Quanto è importante la squadra in questa esperienza? E i rapporti con il tuo compagno di squadra sono diversi rispetto a quando correvi?

Oh sì, molto. Siamo davvero nella stessa squadra, condividiamo tutto nel corso della giornata, quello che avviene in barca è figlio della coesione che dev’esserci al di fuori, per questo passiamo un sacco di tempo insieme. Quando ero in pista correvo ed era uno sport individuale. Qui pensiamo tutti insieme a migliorare le cose. Per me è decisamente diverso, ma è nuovo ed è anche bello vedere qualcos’altro.

Nel team è fondamentale fare gruppo, in barca ma anche fuori (foto Orient Express)
Nel team è fondamentale fare gruppo, in barca ma anche fuori (foto Orient Express)
Simion ha detto che da quando fa parte di Luna Rossa è aumentato di 13 chili. E’ successo lo stesso a te?

Sì, anzi sta avvenendo. Sono troppo leggero e devo ingrassare. Quindi mangio molto. E’ un bene perché per un ciclista è sempre difficile il rapporto con il peso. Dobbiamo sempre migliorare il rapporto peso/potenza quando sei un ciclista. Essere il più potente possibile, ma anche il più leggero possibile. Qui è tutto diverso, mi alleno e mangio molto perché servono chili.

Che aspettative hai per questa avventura?

Noi francesi abbiamo una grande barca perché è la stessa dei detentori neozelandesi. La Francia ha acquistato i progetti, quindi sappiamo che la barca sarà fantastica. E’ chiaro che vogliamo andare in finale, per poi vivere un’avventura eccezionale, scoprire, perché per me e per i miei colleghi sarà una scoperta, venendo tutti da uno sport diverso dalla vela. Quindi diamo il massimo, diamo il massimo e alla fine non rimpiangiamo nulla.

In carriera Pervis ha vinto 7 titoli mondiali. Nel 2014 ha fatto tris: keirin, sprint a squadre e chilometro
In carriera Pervis ha vinto 7 titoli mondiali. Nel 2014 ha fatto tris: keirin, sprint a squadre e chilometro
Quanta attenzione c’è in Francia per la vostra partecipazione?

E’ una competizione che in Francia è poco conosciuta dal grande pubblico. Quando dico che ho partecipato all’America’s Cup, la maggior parte delle persone mi chiede: che competizione è? Non se ne rendono conto davvero. Ma il nostro obiettivo è anche sviluppare l’immagine dell’America’s Cup in Francia grazie al nostro team.

Se ti guardi indietro, sei soddisfatto di quel che hai ottenuto in sella a una bicicletta?

Sì, sicuramente. Sono molto contento di quello che ho fatto in passato. Tutti i miei titoli, tutti i miei record mondiali, è fantastico. Ho avuto il record del mondo per dieci anni, attraverso i quali gli ingranaggi, le corone e i pignoni utilizzati sono diventati sempre più grandi. Non mi dà fastidio che sia stato Hoogland a batterlo perché attualmente è il più forte del mondo. Ma io l’ho avuto, per tanto tempo.

La tecnologia di Campagnolo per la Coppa America

10.11.2023
2 min
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Campagnolo è da sempre sinonimo di innovazione ed è una delle massime espressione del Made in Italy riconosciuta a livello mondiale. Grazie alla collaborazione con il team di Luna Rossa Prada Pirelli (in apertura foto Facebook), oggi l’azienda vicentina compie un ulteriore importante passo nella sua storia superando i confini della bike industry “salendo a bordo” di uno dei più importanti team velici mondiali.

L’esperienza di Campagnolo 

In vista dell’edizione 2024 della Coppa America di vela il team di Luna Rossa Prada Pirelli ha deciso di affidarsi all’esperienza di Campagnolo per sviluppare un nuovissimo sistema di trasmissione ad alte prestazioni dedicato ai “ciclisti” del team. Il nuovo Protocollo della Coppa America prevede infatti l’introduzione sugli yacht classe AC75 di una nuova figura chiamata “cyclors”. Si tratta di veri e propri ciclisti che muoveranno l’imbarcazione con gli arti inferiori, andando a sostituire i “grinders” che fino ad oggi lo facevano con le braccia. 

Questa decisione ha innescato una vera e propria rivoluzione tecnica in preparazione alla prossima Coppa America. Proprio da qui è nata la scelta di Luna Rossa Prada Pirelli di coinvolgere Campagnolo per sviluppare un nuovo sistema di trasmissione. 

«Siamo felici – ha dichiarato Gilberto Nobili, Operations Manager & Mechatronics Coordinator di Luna Rossa – che Campagnolo affianchi il nostro team per la 37^ Coppa America. Campagnolo è una storica azienda italiana, nonché una delle più prestigiose al mondo nel campo dei componenti per biciclette da corsa e vanta numerosi successi nelle più famose gare internazionali. Le sue nuove trasmissioni studiate ad hoc per il team, renderanno più efficiente il lavoro dei ciclisti, potenziando le loro performance e quelle della barca». 

In foto Nicola Baggio, Chief Sales & Marketing Officer di Campagnolo
In foto Nicola Baggio, Chief Sales & Marketing Officer di Campagnolo

Il punto di Campagnolo

Nicola Baggio, Campagnolo Chief Sales & Marketing Officer ha così commentato questa prestigiosa collaborazione: «Siamo lieti di essere Official Supplier di Luna Rossa Prada Pirelli. La tecnologia utilizzata nel sistema di trasmissione è molto simile a quella che si usa nel ciclismo d’elite. Dove possiamo contare su un know-how dato da 90 anni di esperienza e 43 vittorie al Tour de France. La nostra esperienza ci ha permesso di collaborare con Luna Rossa Prada Pirelli per sviluppare un prodotto innovativo. Ora siamo in grado di offrire le massime prestazioni e di eccellere, mettendoci a servizio di alcuni degli atleti più potenti al mondo». 

Ricordiamo che la Coppa America è considerata il top delle regate veliche internazionali. La prima edizione risale al 1851 ed è il più antico trofeo a livello internazionale ancora disputato. Rimane una delle competizioni più difficili e Luna Rossa Prada Pirelli mira ad essere il primo team italiano a vincerla, sfruttando anche l’utilizzo della nuova tecnologia che Campagnolo ha messo a sua disposizione. 

Campagnolo

La tecnologia MagneticDays strizza l’occhio alla Coppa America

25.09.2023
3 min
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Non rappresenta una novità rilevare che le specifiche caratteristiche tecniche del trainer JARVIS, unitamente alle possibilità di analisi che il sistema MagneticDays è in grado di offrire all’utente, vengano frequentemente utilizzate come strumenti per la ricerca e la sperimentazione da parte di importanti Università Italiane. Quello che sin dalle sue prime versioni non è mai stato considerato quale un semplice “rullo” per affinare i propri allenamenti in bicicletta, è stato difatti nuovamente scelto ed individuato quale strumento di analisi a supporto della ricerca scientifica applicata al movimento e alla fisiologia umana. Nello specifico, lo studio più recente è stato pubblicato lo scorso agosto sulla piattaforma Frontiers. Il titolo era:Ventilation and perceived exertion are sensitive to changes in exercise tolerance: arm+leg cycling vs. leg cycling.

Il progetto è stato condotto da un gruppo di ricerca, che ha coinvolto attivamente due dipartimenti. Quello di Scienze del Movimento, dell’Uomo e della Salute dell’Università degli Studi di Roma “Foro Italico”. Il secondo è stato il Division of Respiratory and Critical Care Physiology and Medicine dell’Istituto Lundquist per l’Innovazione Biomedical che fa parte del Centro Medico americano Harbor-UCLA con sede a Torrance, in California.

Un rendering della strumentazione ideata da MagneticDays per i test
Un rendering della strumentazione ideata da MagneticDays per i test

Due Università coinvolte

Lo studio proviene da un ambito sportivo ben lontano da quello del ciclismo, ovvero dalla vela. Non a caso il promotore e finanziatore di questa ricerca è stata la divisione Italiana di Harken. Azienda internazionale specializzata nella produzione di hardware per la vela ad alte prestazioni i cui prodotti sono un vero e proprio “must” in eventi di livello mondiale quali la Coppa America, l’Ocean Race, le Olimpiadi e il mondiale Maxi. Nel 2017, il Team New Zealand presentò per la prima volta un’innovazione all’interno del proprio equipaggio, i cosiddetti “grinder-ciclisti”. Questi sfruttavano la forza delle gambe, invece di quella delle braccia, per alimentare i sistemi idraulici di bordo, generando così una potenza decisamente superiore. Anche grazie a questo accorgimento, il team velico neozelandese ottenne una vittoria netta in quell’edizione della Coppa America.

Proprio da quello specifico avvenimento è notevolmente aumentato l’interesse verso il ciclismo e l’utilizzo del movimento delle gambe al posto di quello degli arti superiori. Per questo Harken ha promosso una ricerca approfondita per lo sfruttamento combinato dei due movimenti. Lo studio della componente fisiologica dal 2017 è stato il centro di molti studi portati avanti dai Team principali di Coppa America e dalle grandi aziende coinvolte nel mondo della vela professionistica con l’obiettivo di sfruttarne tutti i vantaggi per elaborare strategie sempre più competitive.

Alessandro Vanotti, ambassador MD, con Marco Sbragi che di MagneticDays è il CEO
Alessandro Vanotti, ambassador MD, con Marco Sbragi che di MagneticDays è il CEO

Un test con due JARVIS indipendenti

L’utilizzo della tecnologia MagneticDays ha ricoperto un ruolo fondamentale nella valutazione dei parametri fisiologici oggetto di questo complesso studio. La finalità era quella di verificare l’effettiva condizione della frequenza respiratoria (fR) quale marcatore dello sforzo fisico, e variabile sensibile alle modificazioni della tolleranza all’esercizio. Per lo studio sono state utilizzate due tipologie di attività: un esercizio simultaneo gambe e braccia (Arm+Leg) come quello dei “grinder-ciclisti”, e uno con coinvolte solamente le gambe (Leg). La ricerca ha coinvolto un campione di dodici uomini sottoposti a sei test di valutazione ciascuno nel corso dei quali sono state registrate durante l’esecuzione la tolleranza all’esercizio, lo sforzo percepito e le variabili cardio respiratorie. 

Tutti i test sono stati eseguiti utilizzando la tecnologia offerta dal JARVIS applicata ad un ergometro multimodale. Si tratta di uno strumento realizzato ad hoc da MagneticDays in grado di combinare il movimento delle gambe a quello delle braccia. La gestione dei due JARVIS è indipendente l’una dall’altra. In modo da consentire la registrazione e la misurazione della potenza erogata dai due diversi movimenti in modo separato.

MagneticDays