Da sabato 21 giugno, il WorldTour ha una nuova classica al suo interno. La Copenhagen Sprint ha portato il meglio del ciclismo mondiale sulle strade della capitale danese, una città a misura di bici dove l’utilizzo delle due ruote è quasi privilegiato rispetto a quello delle auto. Dove c’è una disciplina rigorosa in fatto di circolazione stradale e un rispetto enorme per chi va in bici. La città si è dedicata per due giorni alla corsa ciclistica (al sabato le donne, alla domenica la prova maschile) e non c’è stata alcuna lamentela da parte degli automobilisti per una Copenhagen senz’auto, anzi…
Barbara Guarischi, in gara con la SD Worx è stata testimone diretta di come la città ha reagito al nuovo evento, per il quale si è preparata per un anno: «E’ stata una bellissima esperienza, posso dire che ci vorrebbero altre prove in grandi metropoli come questa, perché credo che criterium simili siano uno splendido messaggio promozionale per il ciclismo. Una prova ben organizzata, soprattutto nella parte del circuito finale, con tutto il centro città coinvolto. In Danimarca ho gareggiato spesso, per due anni ho fatto parte del Virtu Cycling Team, la squadra gestita da Bjarne Rijs, andavo lì anche per i ritiri e mi è sempre piaciuta parecchio».
Com’era il percorso?
Si partiva da Roskilde, fuori dalla città e la prima parte era tutta in campagna. Lì secondo me qualcosa va rivisto, alcune rotonde e alcune segnalazioni non sono state gestite al meglio, si passava in stradine un po’ strette dove infatti ci sono state parecchie cadute. Abbiamo avuto vento a favore fino a entrare in città e infatti la media è stata sempre molto alta.
E in città?
Si è andati davvero forte e non era facile gestire la corsa. Noi ci siamo messe davanti per tenere Lorena Wiebes fuori dai guai, ma è stata una gara dall’alto stress. Le cadute ci sono state anche nel gruppo, che si è spezzato e davanti sono rimaste abbastanza poche. Due ragazze del nostro team sono cadute e questo ci ha messo in difficoltà, ma siamo riuscite ugualmente a gestire il finale.
Infatti si è visto che a giocarsi la corsa era un gruppo molto ristretto…
Infatti nel penultimo giro c’è stata un’altra caduta e il gruppo si è sfilacciato, davanti siamo rimaste una ventina e per noi è stato oro, perché avevamo meno avversarie da controllare. A quel punto abbiamo potuto gestire lo sprint anche senza che ci fosse il treno perché ero rimasta solo io con Lorena. Ci siamo un po’ arrangiate, io sono dovuta partire un po’ presto rispetto alo solito e anche lei si è trovata a lanciare la sua volata molto da lontano, ma ha guadagnato metri importanti, vincendo in maniera netta.
C’è stato qualche momento di difficoltà? Le immagini televisive mostravano che la campionessa europea, nel giro conclusivo, era spesso intruppata nel gruppo…
Siamo sempre rimaste in contatto salvo in un frangente dove me l’ero persa in una curva, poi l’ho riportata davanti. Con lei è molto facile correre, mi segue con piena fiducia, posso gestire la corsa sapendo che lei c’è, per questo quando non l’ho vista alla mia ruota mi sono un po’ preoccupata, non capivo che cosa potesse esserle successo.
Tornando all’accoglienza della città, come ti è sembrato che abbia risposto?
Chiaramente nel corso delle fasi finali della corsa siamo molto concentrate e ci si accorge poco di quel che c’è attorno a noi, ma devo dire che si sentiva il calore della gente, lungo le strade ce n’era tantissima. L’organizzazione è stata molto buona per essere una prima edizione, se dovessi dire consiglierei solo di impiegare più gente nella gestione della parte iniziale, di avvicinamento a Copenhagen e nel circuito finale di renderlo un po’ più semplice, con qualche tratto dritto sulle lunghe strade di cui la città è piena. Nel complesso mi sono sentita abbastanza sicura, ma qualche accortezza in più sarebbe utile, ridurrebbe di molto anche il rischio di cadute.
E’ una corsa per velocisti?
Sicuramente, anche se nella prima parte il vento può avere un effetto sulla corsa. Ma a 100 chilometri dalla conclusione è difficile che cerchi di creare un ventaglio, avrebbe poche possibilità di portare a qualcosa di buono…