EDITORIALE / Le grandi manovre della nazionale

17.02.2025
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Quando si è trattato di scegliere il nome del successore di Sven Vanthourenhout alla guida della nazionale belga, il presidente federale Tom Van Damme ha puntato su Serge Pauwels. Si trattava di sostituire il tecnico vincitore dell’europeo con Merlier e con Evenepoel del mondiale di Wollongong su strada, quelli a crono di Glasgow e Zurigo e il doppio oro olimpico di Parigi. Eppure, nonostante abbia parlato anche con Philippe Gilbert, il dirigente belga alla fine ha scelto Serge Pauwels, un ex professionista che da qualche anno seguiva le nazionali giovanili e collaborava per i pro’ con il tecnico uscente. Una scelta fatta per coerenza tecnica e per risparmiare qualcosa.

«La visione della Federazione – ha spiegato il presidente – è più vicina a quella di Serge. Ci sono stati diversi colloqui, ma i candidati stessi erano piuttosto vaghi. Spesso non sapevano esattamente quale percorso volessero intraprendere, mentre internamente avevamo un candidato a pieno titolo. Il legame tra giovani e professionisti è diventato così importante che è necessario progredire. Abbiamo mantenuto questa linea».

Cosa succede da noi? Si dà per scontato che Bennati non sarà confermato. Chi lo sostituirà? Il tema è caldo. Le indiscrezioni di stampa si susseguono, ma resteranno tali fino al Consiglio Federale del prossimo fine settimana, quando si saprà finalmente tutto. Eppure i nomi emersi hanno stimolato alcune considerazioni, che annotiamo come contributo per la scelta: ammesso che servano e soprattutto che siano gradite.

Bennati ha guidato la nazionale per tre mondiali: l’ultimo a Zurigo 2024
Bennati ha guidato la nazionale per tre mondiali: l’ultimo a Zurigo 2024

Villa ai professionisti?

Si è letto di Marco Villa alla guida della nazionale dei professionisti e dello stesso tecnico della pista che negli ultimi tempi sarebbe apparso preoccupato. Lo hanno detto gli atleti che hanno avuto a che fare con lui. Se questa è la prospettiva che gli è stata offerta, la preoccupazione è legittima.

Villa è su pista quello che Vanthourenhout è stato su strada per il Belgio e dopo Parigi aveva già iniziato a pensare al 2028. Ha un bagaglio di conoscenze fuori dal comune e il carisma per imporle, mentre su strada si troverebbe a partire da zero nella gestione di atleti che hanno esperienze di gran lunga superiori alla sua. E’ un azzardo e certamente il modo per risparmiare sull’ingaggio di un tecnico esterno. Nasce dalla volontà di imporre un metodo di lavoro? E’ possibile, ma che metodo si può imporre ad atleti che gestisci per due corse all’anno, senza allenarli e discutendone al massimo i programmi con le squadre di appartenenza?

Roberto Amadio, qui con Viviani a Parigi 2024, è il team manager della nazionale
Roberto Amadio, qui con Viviani a Parigi 2024, è il team manager della nazionale

Il metodo Ceruti

Quando nel 1998 si trattò di sostituire Alfredo Martini alla guida della nazionale, il presidente federale Ceruti tentò una mossa analoga. Prese Antonio Fusi e lo gettò nella mischia. Il lombardo, che aveva guidato fino a quel momento juniores e under 23 con risultati esaltanti, non poté rifiutare l’incarico o ne fu allettato, per cui accettò.

Si disse che avrebbe portato il suo metodo di lavoro e in effetti provò a farlo. Solo che a un certo punto il professionismo lo respinse e rese impossibile il suo lavoro, che era fatto di programmazione e preparazione di atleti che si affidavano a lui in vista degli appuntamenti. Sta di fatto che dopo qualche dissapore e il mondiale di Plouay del 2000, la sua carriera si concluse per lasciare il posto a Franco Ballerini. Fusi tornò agli under 23 e a fine 2005 lasciò la Federazione.

Negli ultimi tre anni, Dino Salvoldi ha rilanciato la categoria juniores, in pista e su strada (foto FCI)
Negli ultimi tre anni, Dino Salvoldi ha rilanciato la categoria juniores, in pista e su strada (foto FCI)

Salvoldi alla pista?

Salvoldi al posto di Villa nella pista degli uomini ha una logica diversa e potrebbe funzionare. Dino è il tecnico degli ultimi record del mondo dell’inseguimento a squadre. I suoi juniores hanno fatto faville nelle gare loro riservate e costituiscono l’ossatura della nazionale che di qui a quattro anni lotterà per le Olimpiadi di Los Angeles. Villa è stanco e la FCI vuole rifondare il settore? Questa può essere la strada giusta.

Salvoldi è uno che studia e avrebbe tutto il tempo per crescere e farli crescere, provandoli nelle rassegne di ogni anno di qui al 2027. Fino ad allora Ganna, Milan, Consonni, Moro e gli altri corridori WorldTour saranno impegnati più su strada che in pista. Il suo problema con loro sarebbe infatti subentrare dopo anni di lavoro con Villa, in un rapporto personale che va oltre quello fra tecnico e atleta. Ma Dino è un tecnico vincente, forse il più vincente fra quelli d’azzurro vestiti e alla fine, dopo essersi annusati, anche i senatori riconoscerebbero il suo valore. A patto che lui sia in grado di dare risposte alle loro domande.

Bragato alla pista donne?

La pista delle donne andrebbe invece a Diego Bragato, attualmente responsabile del Team Performance della FCI. Si tratterebbe di ufficializzare un ruolo che il veneto svolge già da qualche anno, sotto la supervisione attenta di Villa. Avendo collaborato con Salvoldi quando guidava il settore femminile, Bragato ha le conoscenze e i rapporti personali per disimpegnarsi bene nel ruolo, ma dovrebbe probabilmente mettere da parte il suo ruolo di studio o quantomeno ridurre il suo impegno.

Bragato ha già grande familiarità con la pista donne: riuscirebbe a portare avanti anche il Team Performance?
Bragato ha già grande familiarità con la pista donne: riuscirebbe a portare avanti anche il Team Performance?

Velo alla strada donne?

Si è poi parlato di Marco Velo come tecnico per le donne, al posto di Paolo Sangalli che nel frattempo è approdato alla Lidl-Trek. Alle sue competenze si aggiungerebbe il controllo del settore crono, di cui il bresciano era già il referente unico per tutti i livelli della nazionale. Dopo tanto parlare dell’opportunità di avere per le donne un tecnico donna, sarebbe un chiudere la porta senza la sensazione che una donna per quel ruolo sia stata davvero cercata.

Riconoscendo a Velo la sua competenza, dovendo seguire donne elite e anche le junior, ci chiediamo se lascerebbe il ruolo in RCS Sport che lo impegna per la maggior parte della stagione.

Insomma, dalla necessità di trovare un rimpiazzo per Bennati (la cui colpa più grande è stata quella di aver detto qualche sì di troppo ed essere arrivato alla nazionale in anni di corridori incapaci di lasciare il segno) si andrebbe incontro a una rivoluzione. Restano da definire i tecnici di juniores e under 23 (ci sarà un ruolo per Mario Scirea?), come quelli per il fuoristrada. Non si sa se le ragioni della stessa discendano da esigenze tecniche ed economiche o da debiti elettorali, ma lo capiremo presto.

Sta di fatto che la struttura attuale funzionava e che, al netto di un paio di aggiustamenti nei rapporti fra i settori, potrebbe funzionare ancora. Sostituito il cittì dei pro’, il lavoro fluirebbe ancora bene. Siamo certi che un rimpasto di questo tipo sia ciò di cui il ciclismo italiano ha bisogno?

Consigliere Confalonieri, le ragioni della scelta

22.01.2025
5 min
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«Le mie corse sono già pianificate – dice Maria Giulia Confalonieri – però mi è stato detto che tante volte c’è la possibilità di partecipare da remoto, la cosa importante sarà comunque esserci. Mi impegno a partecipare a tutti i Consigli Federali, che siano in presenza o meno. Ho accettato questo incarico e gli dedicherò il tempo necessario. Come atleta professionista sto in giro tanto tempo e passo tante ore in bici, ma il resto della giornata lo dedico al recupero. E se si tiene impegnata la mente, a volte è anche una cosa stimolante».

La rappresentanza atleti

Maria Giulia Confalonieri ha trent’anni e corre con la Uno-X Mobility. Domenica scorsa a Fiumicino, subito dopo la conferma di Dagnoni alla presidenza federale, è stata eletta come rappresentante degli atleti nel Consiglio Federale, l’organo di governo della Federazione. Ha ottenuto 12 voti: uno in meno di Fabrizio Cornegliani e il doppio di Elena Cecchini, prima degli esclusi. La sua stagione sta per partire con due prove a Mallorca e il UAE Tour, ma prima abbiamo voluto farci raccontare le ragioni del suo impegno nella politica federale.

Questo il Consiglio Federale per il quadriennio 2025-2028. A destra, Maria Giulia Confalonieri
La rappresentanza atleti nel Consiglio Federale spetta a Cornegliani (accanto a Dagnoni) e Confalonieri (a destra)

«Mi hanno contattato a fine novembre – racconta Confalonieri – per chiedermi se fossi disponibile. Prima mi sono fatta spiegare in che cosa consista il tutto, perché ero piuttosto all’oscuro di cosa potessi fare se fossi entrata nel Consiglio Federale. Ovviamente facendo ancora l’atleta professionista, a volte la presenza in persona potrebbe essere complicata, però mi è sembrato un bel modo per potermi rendere utile e far valere la mia opinione. Detto questo, non so cosa mi riserverà questo ruolo. Non conosco ancora le dinamiche e stiamo aspettando di sapere quando ci riuniremo la prima volta e a quel punto mi farò un’idea un po’ più chiara».

Prima di metterci in naso, seguivi la politica federale?

Leggevo qualche articolo ogni tanto, ma non mi sono mai interessata più di tanto. Se non pensassi di poter portare la mia opinione, non mi sarei avventurata in questo ambito. Penso che il punto di vista di chi sta ancora correndo possa essere utile. Qualche collega mi ha fatto i complimenti per essere entrata in Consiglio Federale, però diciamo che il lavoro deve ancora incominciare. Spero mi facciano i complimenti fra quattro anni.

In cosa puoi dare un contributo da atleta?

Questa è una bella domanda. A livello professionistico, non penso che ci siano tante cose da fare. Semmai si dovrebbe intervenire sulle categorie più giovani, vedremo che proposte verranno fuori, così potrò dire la mia. Per ora non ho ben idea di cosa bolla in pentola, diciamo che vedendo l’andamento negli anni, la base del ciclismo si è ridotta, non è più tanto semplice reclutare nuovi giovani. I numeri una volta erano più grandi, ma è anche vero che adesso ci sono tanti altri sport, mentre la sicurezza delle strade può essere un problema per i genitori, quando parliamo di giovanissimi.

Confalonieri è un’atleta delle Fiamme Oro. Qui in azione nell’ultimo campionato italiano a crono
Confalonieri è un’atleta delle Fiamme Oro. Qui in azione nell’ultimo campionato italiano a crono
Parliamo di sicurezza: hai 30 anni, la sensazione è che 15 anni fa le strade fossero più sicure?

Non lo so. Prima di tutto abito in un posto molto trafficato, quindi sono sempre stata abituata sin da giovane ad avere a che fare ogni giorno con tanti automobilisti. Sotto certi aspetti un po’ è peggiorata, ma non saprei neanche dire di quanto. Noto che a volte le persone hanno meno pazienza, magari gli fai perdere uno o due secondi per superarti. Anche se sei già in fila e stai rispettando tutte le regole, devono sempre farsi sentire. Magari qualcuno suona il clacson, un altro cerca di stringerti. Però non ho notato un tracollo, diciamo che c’è sempre stata della gente nervosa in strada.

Come ci convivi?

Cerco il più possibile di evitare le strade super trafficate, anche se ovviamente visto dove abito a volte, non è proprio semplicissimo. E poi cerco anche di andare in giro in fila però comunque in gruppo, che in parte ti aiuta. Per superarti, devono passarti vicino, ma fanno più attenzione e devono avere più pazienza per non rischiare una manovra azzardata. Invece nel sorpassare una bici sola, sono meno attenti. E poi ci sono le strade…

Cosa vogliamo dire?

Ci sono sempre più ostacoli e in Italia quello che manca rispetto a tanti altri Stati sono delle corsie dedicate alle bici. E’ vero che fanno le piste ciclabili e noi dovremmo utilizzarle, però è poco realistico pensare che un atleta professionista o anche un ragazzo dai 14 anni in su, che in pianura va almeno ai 30 all’ora, possa allenarsi su una pista che per giunta deve spesso condividere con i pedoni.

Confalonieri: dal ritiro a Roma e ora verso il debutto. Dal 2025 la Uno-X usa bici Ridley
Confalonieri: dal ritiro a Roma e ora verso il debutto. Dal 2025 la Uno-X usa bici Ridley (immagine Instagram)
Che effetto ti ha fatto l’altro giorno sentir chiamare il tuo nome alle elezioni?

Sapevo che fra i candidati c’erano anche Elena Cecchini e altri quattro ragazzi, però non ho mai veramente pensato alla possibilità che mi eleggessero, almeno fino al giorno che sono arrivata. Nei giorni precedenti, non ho mai avuto particolare tensione, ma quando hanno chiamato il mio nome, sono stata molto contenta. Sono arrivata a Roma la domenica mattina, perché il giorno prima ero ancora in Spagna con la squadra e per questo non sono potuta andare la sera precedente. Ho preso l’aereo e quando sono arrivata, l’Assemblea era appena cominciata.

Come è stato seguirla?

Non mi ero informata delle tempistiche né di come funzionasse. Era la prima volta e mi ha assorbito parecchio. E’ stato interessante sentir parlare i tre candidati e avere un punto di vista sulle loro campagne elettorali. Poi per il resto si è trattato di aspettare e vedere che cosa sarebbe successo. La sera sono tornata a Milano, già lunedì mattina mi sono allenata. Sabato si comincia da Mallorca.

Cinque euro: ecco come sono arrivati. Ma qualcosa non torna

21.02.2024
7 min
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Il tempo che uscisse l’Editoriale che sollevava il tema del possibile costo di iscrizione di 5 euro alle gare regionali (foto Mosna in apertura) e siamo stati raggiunti da due comunicazioni. La prima proveniente dal Comitato regionale dell’Emilia Romagna, che due giorni prima si era riunito per esaminare la questione. La seconda dall’ufficio stampa della FCI per dire che il presidente Dagnoni avrebbe voluto fare delle puntualizzazioni. A margine di questo, la condivisione dell’articolo sui social ha portato a una ridda di commenti, mentre il frullare dei messaggi su whatsapp da parte dei direttori sportivi ha assunto in breve i connotati di una bufera di vento.

La firma è di Fabrizio Bontempi: ecco la delibera che autorizza i 5 euro per l’iscrizione
La firma è di Fabrizio Bontempi: ecco la delibera che autorizza i 5 euro per l’iscrizione

Provvedimento in extremis

Riepilogando: il 14 febbraio, pensando a un insolito regalo agli innamorati del ciclismo, la FCI diffonde una delibera a firma di Fabrizio Bontempi per la quale gli organizzatori di gare regionali possono richiedere una quota di iscrizione per le loro gare: ammontare di 5 euro.

La reazione dell’ambiente si divide. Da una parte ci sono coloro che si fanno i conti in tasca e dicono di non aver messo a budget quello che alla fine dell’anno sarà un costo significativo. Dall’altra quelli che criticano il provvedimento preso a pochi giorni dall’inizio delle gare, invocando la necessità che un certo tipo di azioni vengano concordate e messe eventualmente in atto l’anno successivo. Fra le nuove regole c’è anche quella relativa alle visite di idoneità per gli stranieri. Se prima bastava un certificato di sana e robusta costituzione rilasciato dal Paese di origine, di colpo viene richiesta l’idoneità come quella che fanno gli italiani. Richiesta legittima, tempi sbagliati.

Malagò, presidente del Coni, e Dagnoni: lo sport dilettantistico italiano ha bisogno di interventi importanti
Malagò, presidente del Coni, e Dagnoni: lo sport dilettantistico italiano ha bisogno di interventi importanti

L’esempio del fuoristrada

Cosa dice il presidente della Federazione? Come si diceva nell’Editoriale, la gestione di Dagnoni sta proseguendo senza grossi ostacoli. Opposizioni all’orizzonte non se ne vedono e sebbene non manchino le criticità, il programma viene portato avanti secondo le linee guida condivise da chi ha votato l’attuale gestione. Poco importa che alcuni ora si lamentino: questo è l’attuale governo del ciclismo italiano per come è stato votato.

«Questa esigenza – dice Dagnoni – è nata dai presidenti regionali. Si sono chiesti: perché nel fuoristrada e nel paraciclismo si paga e nella strada no? Noi abbiamo recepito l’orientamento della maggioranza: non erano tutti d’accordo, ma quasi tutti. Per cui il Consiglio federale ha recepito questa istanza e, visto che siamo in democrazia, si è data a chi vuole applicare quel costo la facoltà di farlo. Anche perché numeri alla mano ritengo che la Federazione abbia fatto abbastanza in sostegno degli organizzatori».

Il fuoristrada tramite Ghirotto aveva ottenuto la quota di iscrizione la scorsa estate: perché il passaggio automatico alla strada?
Il fuoristrada tramite Ghirotto aveva ottenuto la quota di iscrizione la scorsa estate: perché il passaggio automatico alla strada?

Vietato dissociarsi

Dice che la FCI ha versato contributi alle società per 500 mila euro, sotto forma di ristori (fiscali). Racconta che nei suoi ultimi tempi alla guida della Lombardia, il fondo distribuito dalla Federazione ai Comitati era stato ridotto a 600 mila euro nel nome della necessità di risanamento federale. Quindi aggiunge di averlo riportato a 800 mila dopo la sua elezione.

«Quando i comitati hanno chiesto di uniformare tutto – prosegue – abbiamo dato la facoltà ai singoli di decidere se far pagare quella che non chiamerei tassa, anche se nel comunicato di Bontempi si usa quella parola. I 5 euro non vengono versati alla Federazione, ma semmai sono una quota con cui si partecipa ai costi di organizzazione. Ripeto, non è un’idea mia né del Consiglio: è un’istanza che è arrivata dalla base. E noi abbiamo accettato di uniformarci a quello che è già vigente nel fuoristrada, che è diventato un movimento importante, forse ancora più della strada.

«Sul fatto che sia arrivata a febbraio… Avremmo dovuto farlo nel Consiglio federale di gennaio che è slittato. E siccome non si poteva aspettare oltre, abbiamo fatto un Consiglio online ed è stata emessa la delibera. Quello che non accetto, semmai, è che ci siano stati Comitati regionali che si sono dissociati. Come Comitato, puoi consigliare di non far pagare e va benissimo, ma non puoi dissociarti da una decisione del Consiglio federale».

Ecco la riunione online con cui il Comitato dell’Emilia Romagna si è espressa contro la delibera
Ecco la riunione online con cui il Comitato dell’Emilia Romagna si è espressa contro la delibera

Passaggio saltato

Ma questo è il bello della democrazia e francamente qualche passaggio dell’intervento di Dagnoni non convince. Va bene il parere espresso dalle regioni, ma quando lo hanno espresso? Chi guida un movimento così importante deve essere consapevole di quello che c’è in ballo e delle dinamiche interne al movimento stesso. Dire che così hanno voluto gli altri suona un po’ pilatesco. Dire che il fuoristrada sia quasi più importante della strada potrebbe significare non aver saputo gestire la strada, abbandonata a se stessa. E laddove si proponga qualcosa che impatti su una situazione consolidata, occorre un passaggio intermedio. Un filtro che permetta a tutti di esprimersi: quello che in democrazia si chiama referendum.

C’è chi sui social ha sostenuto che rimanere al «si è sempre fatto così» non porti da nessuna parte. Vero, ma la riforma del ciclismo deve essere strutturale, condivisa e non legata a balzelli estemporanei come quello dei 5 euro.

Paolo Bettini, Alessandro Spada, Paolo Kessisoglu, Matteo Gozzoli (sindaco Cesenatico), presentazione tappa Nove Colli del Giro 2020
Una foto di tre anni fa: Paolo Bettini, Alessandro Spada, Paolo Kessisoglu e Matteo Gozzoli (sindaco Cesenatico)
Paolo Bettini, Alessandro Spada, Paolo Kessisoglu, Matteo Gozzoli (sindaco Cesenatico), presentazione tappa Nove Colli del Giro 2020
Una foto di tre anni fa: Paolo Bettini, Alessandro Spada, Paolo Kessisoglu e Matteo Gozzoli (sindaco Cesenatico)

L’opposizione di Spada

A quanto risulta, Lombardia e Toscana sarebbero contrarie alla novità. L’Emilia Romagna lo ha espresso con una mail, dicendo che la regione non applicherà la nuova norma per motivi fiscali e di tempistica. Abbiamo preferito interpellare direttamente il presidente Alessandro Spada.

«Semplicemente abbiamo voluto sentire le nostre società – spiega – per capire quale fosse il loro orientamento, per cui sabato abbiamo fatto una riunione online d’urgenza. Non c’è stata una preclusione ideologica, però i tempi e i modi sono assolutamente sbagliati. A 10 giorni dall’inizio della stagione agonistica, sicuramente non ci sono i modi per adeguarsi. Anche perché c’è grosso spavento, da parte di tutte le società, su come incassare quei soldi. La Riforma dello Sport sta avendo un grosso impatto, la gestione di un gruppo sportivo è piena di adempimenti e il commercialista è ormai una figura di continuo riferimento. L’altra sera abbiamo faticato per tenere il discorso sul tema dei 5 euro, dato che tutti parlavano di quale impatto stia avendo la legge nazionale. Spero che Dagnoni e il presidente del Coni Malagò trovino il modo di parlarne con il Governo».

Quel 29 luglio 2023, il solo Metti della Toscana si schierò subito contro (foto FCI)
Quel 29 luglio 2023, il solo Metti della Toscana si schierò subito contro (foto FCI)

L’incontro di luglio

Eppure del tema si era già parlato e forse a questo si riferisce Dagnoni. Anche se il tema era poi caduto apparentemente nel dimenticatoio.

«Se ne era fatto cenno – racconta Spada – a un Consiglio dei presidenti del 29 luglio 2023. Non era all’ordine del giorno, ma ci fu chiesto un parere non vincolante. Chi più e chi meno, ci eravamo espressi a favore, pur con qualche riserva. Il solo contrario era stato Saverio Metti della Toscana. Avevamo espresso dei dubbi, ricordo che fui io a sollevare la questione della Riforma dello Sport. Mettere un ulteriore balzello sarebbe stato di difficile gestione, soprattutto nei confronti dell’Agenzia delle Entrate. Ci sarebbe stato tutto il tempo per sentire le società, perché il confronto con la base era ed è fondamentale. E a quel punto in autunno si sarebbe potuto metterlo in campo. Ma se Dagnoni o la Federazione nazionale ci credono così tanto, perché non renderlo obbligatorio? 

«La decisione è passata a maggioranza? Io non partecipo al Consiglio federale, per noi del Centro il referente è Lino Sechi, presidente delle Marche. E lui non ci ha detto nulla del fatto che l’ultima volta, sia pure online, si sia parlato di questo. Come tutti i presidenti regionali, ero fermo a quanto detto il 29 luglio, quando fu recepita la proposta di Ghirotto e del fuoristrada, che divenne subito esecutiva. Noi esprimemmo dei dubbi per l’applicazione alla strada e lì eravamo fermi. Se ci fosse stato da votare allora, non credo che l’esito sarebbe stato quello attuale». 

EDITORIALE / La sola salvezza per il ciclismo è la trasparenza

29.08.2022
4 min
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Vogliamo parlare di ciclismo. Solo ieri, Milesi ha vinto l’ultima tappa dell’Avenir. Fiorelli e Piccolo si sono piazzati nei 10 a Plouay. Battistella, Zambanini e Conca fra i primi 5 della Vuelta. I mondiali juniores di Tel Aviv su pista si sono chiusi con 4 ori e 3 argenti per gli azzurri. Ai mondiali di mountain bike il bronzo di Braidot e l’oro di Avondetto hanno chiuso la rassegna e prima ancora la messe di successi agli europei di Monaco ha offerto più di un motivo per brindare.

Ogni giorno decine di società e centinaia di atleti si spaccano la schiena rincorrendo i propri sogni e rispettando le regole che gli vengono imposte. Hanno il diritto di sapere cosa succeda alle loro spalle. Prima di loro. A monte. Dove tutto ha origine. Hanno diritto di essere guidati da chi le regole le scrive e a sua volta le rispetta.

Vogliamo parlare di ciclismo e continuare a ragionare su cosa si possa fare per restituire al nostro movimento la dignità che merita, a fronte di stranieri che crescono a velocità doppia, svincolati da lacci storici e insopportabili tare ideologiche.

Ieri nei primi 5 della Vuelta, Battistella, Zambanini e Conca (in coda)
Ieri nei primi 5 della Vuelta, Battistella e Zambanini e Conca

La trasparenza

Chi guida questo sport deve necessariamente sapere di essere al volante di una prestigiosa auto da corsa e l’idea che abbia deciso di guidarla con eccesso di disinvoltura non sarebbe accettabile. Che la progettualità venga sostituita dall’astuzia: questo sarebbe uno vero scempio.

Quando ai primi di giugno affrontammo in modo critico il bilancio federale, la reazione del palazzo fu ferma e indignata. Ci salutammo con la promessa che quel bilancio sarebbe stato presto consultabile e stiamo ancora aspettando di parlarne.

Allo stesso modo oggi ci aspettiamo che, a fronte delle tante accuse, la reazione non sia (solo) la minaccia di un generico ricorso all’autorità giudiziaria, che potrebbe sembrare il modo per prendere tempo, ma la più semplice delle risposte: la trasparenza. Non servono troppe parole, basta pubblicare i dati. La mancanza di segnali netti autorizza a pensare che qualcosa non vada.

Ieri Milesi ha conquistato l’ultima tappa al Tour de l’Avenir (foto cyclingpro.net)
Ieri Milesi ha conquistato l’ultima tappa al Tour de l’Avenir (foto cyclingpro.net)

Progetti e astuzie

Servono progetti. C’è bisogno di una visione. Serve la capacità di snellire le procedure e liberare le società dalle gabelle e i pagamenti che ne limitano l’attività senza una logica apparente. Serve quel che si comincia a vedere nel settore della velocità, dove un tecnico appassionato come Quaranta, ben supportato da Villa, è stato capace di dare motivazione e mezzi a un manipolo di ragazzi che fino allo scorso anno pensavano di essere stati abbandonati. Se si lavora bene, le cose accadono.

Perché il meccanismo si metta in moto, occorre che la Federazione si adoperi istantaneamente per chiarire il garbuglio in cui si trova, che fa passare in secondo piano il buono che si sta facendo. Non ci sono vie di mezzo. Se si è fatto dell’astuzia il proprio metodo di lavoro, allora la situazione è grave. Se quanto contestato è frutto di illazioni e vendette trasversali, occorre che venga fatta subito chiarezza. Non possiamo permetterci scandali, segreti, dimissioni, emarginazioni e Consigli federali sospesi per fughe di notizie. Che poi, al di là di tutto, che cosa ci sarebbe di male se il mondo fuori sapesse di cosa s’è parlato?

Nessun tempo da perdere

Il ciclismo italiano ha bisogno di dirigenti capaci di immaginarne il futuro. Il ciclismo italiano non merita tutto questo: le dimissioni di Norma Gimondi e i motivi che le hanno prodotte sono una ferita che non sarà facile sanare. Per questo ci auguriamo che a breve il presidente eletto Dagnoni (in apertura con Zanardi e Barbieri a Monaco), il segretario generale Tolu e i loro collaboratori producano tutti gli elementi perché ogni aspetto venga chiarito.

Lo devono a Milesi. A Fiorelli e Piccolo. A Battistella, Zambanini e Conca. Ai ragazzini di Tel Aviv. A Braidot e Avondetto. A tutti i tecnici e ai ragazzi e le ragazze che a Monaco hanno portato in alto la maglia azzurra. La fuga dei talenti non inizia per caso. I figli se ne vanno quando si accorgono che in casa hanno da tempo smesso di crescere.

EDITORIALE / Il bilancio federale e il balletto dei numeri

20.06.2022
5 min
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Il Consiglio Federale (foto FCI in apertura) ha approvato il bilancio della stagione 2021: «Un bilancio consuntivo – si legge nel comunciato stampa – che chiude con un importante avanzo, di oltre un milione di euro, ed un consolidamento del Patrimonio Netto. Emerge il fatto che sono state aumentate sensibilmente, quintuplicate, le entrate proprie rispetto al quadriennio precedente. Crescono in particolare le voci relative a sponsorizzazioni e pubblicità. A questo si aggiunge la relazione positiva e favorevole dei Revisori dei conti, oltre a quella contabile e volontaria della società di revisione Deloitte Touche Tohmatsu Limited».

Cazzaniga, Gimondi, Dagnoni e Tolu, ieri a Milano il CF ha approvato il bilancio consuntivo 2021 (foto FCI)
Cazzaniga, Gimondi, Dagnoni e Tolu, ieri a Milano il CF ha approvato il bilancio consuntivo 2021 (foto FCI)

Il cesto delle mele

Quando si parla di soldi bisogna stare molto attenti, soprattutto se c’è di mezzo la Federazione. La politica è capace, avendo in mano lo stesso cesto di mele, di cambiarne l’ordine e la quantità semplicemente giocando con le parole. Per cui si potrebbe pensare di avere mele per sfamare un esercito e contemporaneamente di averne a malapena per una famiglia di quattro persone.

Se ad esempio chiedeste a Renato Di Rocco in quali condizioni di bilancio abbia consegnato la Federazione, direbbe di aver lasciato due milioni 400 mila euro di avanzo. Se ne dedurrebbe che l’attuale gestione ne avrebbe già spesi più di uno, cui sommare quanto dichiarato in tema di sponsorizzazioni. Aggiungerebbe inoltre che le loro erano portate in bilancio a 1,1 milioni (certificati dagli stessi revisori attuali), quindi se davvero gli sponsor sono stati quintuplicati, mancando quello principale sulla maglia azzurra, significa che il livello delle spese è salito ben oltre la prima stima.

Come detto in precedenza, è chiaro che buona parte di quell’utile sia maturato proprio nel 2020 del Covid, in cui a fronte di identici contributi Coni, l’attività è stata ferma e le spese sono state molto inferiori. In ogni caso, se quei soldi c’erano, probabilmente sono stati utilizzati.

Il passaggio di consegne tra Dagnoni e Di Rocco: fu il presidente uscente, non appoggiando Isetti, ad aprila la strada a Dagnoni
Il passaggio di consegne tra Dagnoni e Di Rocco: fu il presidente uscente, non appoggiando Isetti, ad aprila la strada a Dagnoni

Contenti e soddisfatti

Il presidente Dagnoni ha ovviamente un diverso punto di vista, a partire dallo sponsor sulla maglia azzurra: si sta valutando qualcosa, non c’è nulla di certo e piuttosto che mettere un marchio di poca rilevanza, si preferisce lasciare la maglia al suo azzurro integrale. Sacrosanto!

«Questo bilancio – dice – fa vedere come stanno le cose dopo il primo anno di gestione. Mi erano dispiaciuti i commenti su una gestione “scellerata” che lessi dopo il bilancio preventivo. Dicemmo subito che si sarebbe dovuto aspettare il consuntivo ed eccolo qua. Siamo contenti e soddisfatti. Anche perché lo scorso anno, anche se non era nostro dovere, abbiamo gratificato i nostri campioni, versando un milione di premi».

Buona parte dei fondi federali destinati agli impianti sono finiti a Montichiari
Buona parte dei fondi federali destinati agli impianti sono finiti a Montichiari

I fondi del PNRR

Il presidente parla di promozione dell’immagine della FCI, che risulta più dinamica e moderna, con riscontri migliori nei vari partner.

«In più – sottolinea – la gestione di Amadio si può paragonare a uno sponsor. Riuscire a risparmiare risorse ottimizzando la macchina è come aver trovato un nuovo finanziatore. Allo stesso modo, il segretario generale sta lavorando sulle risorse umane, cercando di snellire un organico che tra le varie federazioni rimane sovradimensionato. Quel bilancio preventivo non è stato per caso ed è stato motivato.

«Non siamo un’azienda che deve fare utile, noi dobbiamo fare attività. E anche se abbiamo risorse nostre superiori a 6 milioni di euro, per cui non lavoriamo a debito, l’idea è che a fronte della tanta attività, dovrebbe esserci un superiore sostegno da parte di Sport e Salute, che elargisce i fondi del Coni. Quando ci siamo visti hanno parlato di debito morale nei nostri confronti, ma poi alle parole non sono seguiti i fatti. Speriamo negli 80 milioni del PNRR di cui ha parlato il Governo in relazione agli impianti sportivi. E’ stato imbarazzante dover destinare i soldi che avevamo a Montichiari, non potendo sostenere altri progetti».

Scaroni (qui con Bennati) e poi Carboni hanno centrato la prima vittoria da pro’ con la maglia azzurra
Scaroni (qui con Bennati) e poi Carboni hanno centrato la prima vittoria da pro’ con la maglia azzurra

Nazionale e Giro d’Italia

E mentre si starebbe aspettando che l’ufficio della Vezzali, sottosegretaria allo sport, sblocchi la pratica per il velodromo di Spresiano, i cui fondi esistono e sono vincolati all’esecuzione dei lavori, Dagnoni racconta anche dell’impegno su fronti meno prevedibili, ma non per questo meno meritevoli di attenzione. Come ad esempio la parte riferita all’impegno con i corridori della Gazprom.

«Prima abbiamo mandato una lettera ferma all’UCI, che però si è trincerata dietro il ricorso al TAS che dal loro punto di vista blocca tutto. E allora abbiamo portato quei ragazzi in nazionale. E’ l’unico strumento che abbiamo a disposizione. Nonostante Reverberi si sia lamentato che così facendo gli azzurri rubano le corse a loro. Per fortuna che nel Consiglio di Lega è stato Mauro Vegni a rispondergli che Caruso al Giro di Sicilia lo avesse chiesto lui».

Sull’Etna Caruso ha conquistato il Giro di Sicilia indossando la maglia azzurra
Sull’Etna Caruso ha conquistato il Giro di Sicilia indossando la maglia azzurra

In questa fase di mele spostate e bilanci da interpretare, probabilmente non resta che attendere anche il prossimo. Se ha ragione l’opposizione, il margine netto sarà ancora inferiore. Se ha ragione il governo in carica, magari sarà superiore. Speriamo che nel frattempo non ne faccia le spese il ciclismo e che anzi continui a rinforzarsi. Contrariamente a certe previsioni, la sensazione di un movimento che va avanti strozzato noi l’abbiamo già da un pezzo. L’avevamo anche prima.