Tra le tante tappe di montagna di questo Tour de l’Avenir quella di Condove, in Piemonte, sembrava quella più tranquilla. E invece ne è uscito il finimondo e soprattutto ne è uscito un italiano: Florian Kajamini. Un italiano che vince in Italia: goduria doppia.
Dopo Ludovico Crescioli, i ragazzi di Marino Amadori portano a casa un altro successo e sono anche primi nella classifica a squadre. Questa vittoria però non è affatto casuale. C’è del lavoro dietro.
Il lavoro paga
«Questo – spiega con tono giustamente euforico Amadori – è quel che succede quando si hanno dei bravi corridori e quando si lavora bene. Ringrazio la Federciclismo per avermi permesso di stare tre settimane in quota al Sestriere e le società per avermi lasciato i ragazzi a disposizione per tanto tempo. Ma quando si programmano bene le cose, si lavora con calma e senza stress ecco quello che succede». Ricordiamo che gli azzurri hanno provato le quattro tappe finali.
«E accade anche perché i ragazzi sono bravi. Questi sono dei buonissimi corridori. Dove arriveranno non lo so, ma questi prima o poi qualcosa di buono la faranno. Bisogna solo avere pazienza».
Tranello superato
Il discorso di Amadori è legato sia all’insieme dei risultati che gli azzurri stanno ottenendo in questo Avenir, sia alla tappa di ieri, alla cronaca se vogliamo. Tutto è successo in fase di avvio, quando il gruppo si è spezzato in un tratto, neanche troppo lungo, in discesa.
«Aver provato il percorso – riprende Amadori – vuol dire tanto, ma proprio tanto. Anzi è stato fondamentale direi: sapevamo che quello poteva essere un punto cruciale e così è stato. Già lo scorso anno questa tappa fece un “tritello” e si sapeva che sarebbe potuta essere pericolosa. I ragazzi dovevano stare davanti e lo hanno fatto alla perfezione. Quando il gruppo si è spezzato sono andati via in 24 e noi ne avevamo tre dentro: Scalco, Kajamini e Mattio».
Torres e Widar erano dietro e hanno perso il treno buono. La maglia gialla (Torres) ha anche provato a rientrare sul Moncenisio. Era arrivato ad un minuto dai battistrada che intanto andavano fortissimo, ma poi tra discesa e fondovalle è naufragato.
«Devo dire che Olanda e Gran Bretagna sono state brave dopo che erano rimasti in otto. Loro ne avevano due per team e hanno tirato molto. Anche io ho detto a Kajamini di girare, magari senza esagerare. Nei finali lui è veloce. Specie quando le gambe sono stanche».
Parla Kajamini
Ecco quindi Kajamini. L’azzurro della MBH Bank-Colpack è super felice. E come potrebbe essere diversamente? E’ incredibile la lucidità con cui riavvolge il nastro e racconta la tappa.
«Visto il livello che c’è qui all’Avenir – spiega Kajamini – in ogni momento può succedere qualcosa. Sembrava una tappa da fuga e lo è stata. La classifica non era ancora delineatissima ed è venuto fuori un vero macello e in questo caos mi sono fatto trovare pronto. Anzi ci siamo fatti trovare pronti, visto che in pratica quell’azione l’abbiamo promossa noi azzurri. All’inizio infatti eravamo noi e i francesi.
«Devo ringraziare di cuore Scalco e Mattio che mi hanno aiutato moltissimo. Mattio ha tirato un sacco prima del Moncenisio. Quando siamo rimasti in otto sapevo che con un buon accordo avremmo potuto guadagnare. Dietro ci dicevamo che Torres aveva scollinato ad 1’, ma sapevo anche che essendo solo avrebbe perso».
Otto ragazzi, con dentro l’inglese Blackmore e l’olandese Graat, uomini da classifica, entrambi con un uomo ciascuno era chiaro che quella sarebbe stata la fuga buona. Tutti avevano interesse a tirare.
«Mamma mia se avevano interesse. Spingevano forte. Anch’io ho dato una mano… Con Marino avevamo studiato bene il finale nei giorni del Sestriere. Sapevo che bisognava entrare in testa in quell’ultima curva. Ai 150 metri ero davanti. Da lì ho fatto la mia volata. Sapevo di avere un buono spunto. Devo ammettere di aver tirato il giusto. Negli ultimi 3 chilometri mi sono permesso il lusso di stare a ruota, ma nessuno mi ha detto niente visto che comunque prima avevo tirato pur essendo l’unico italiano del gruppetto. In quei momenti ho guardato in faccia gli altri per capire chi stesse bene per la volata. Sapevo che il belga, Verstrynge, che non aveva mai tirato avrebbe fatto lo sprint. E lo stesso l’altro inglese. Questa vittoria è la ciliegina sulla torta di questa bella stagione».
Lasciateci sognare
E ora si guarda avanti. Oggi c’è il gran finale sul Colle delle Finestre, che gli azzurri hanno “spianato” in ritiro. Secondo Amadori ci sono tre, quattro atleti più forti. Però è un fatto che per Kajamini, quarto, il podio è a 25” e la maglia gialla di Blackmore a 1’10”. Se a questo punto dell’Avenir sei in quella posizione di classifica non è un caso.
«Come ho detto la volta scorsa per Crescioli – conclude il cittì – restiamo con i piedi per terra. Mi sarebbe andato bene vincere una tappa e piazzarne uno nei dieci. Siamo nei primi cinque e con due tappe nel sacco. E anche primi nella classifica a squadre. E’ davvero tanta roba».
Chi invece sembra quasi più determinato e che non preclude sogni di gloria è proprio Kajamini. Anche a lui facciamo notare che il podio è a 25”. Sentite qui la sua risposta.
«Sì – dice la nuova maglia verde – ho dato un’occhiata alla classifica e sul Finestre mi spaventava più gente come Torres e Widar. Blackmore va meglio su salite più pedalabili. Bisiaux è uno che parte molto forte, ma poi un po’ cala. Degli olandesi quello in classifica non è quello più forte in salita. Vediamo…
«Intanto pensiamo a finire al meglio questo Avenir. Per ora mi godo questa giornata e questo ricordo che sarà indelebile. Vincere una tappa all’Avenir è già tantissimo, vincerla in Italia… ancora di più. Oggi (ieri, ndr) a Condove abbiamo avuto un tifo e un’accoglienza incredibile. Un vera festa».