Al giorno d’oggi con gli stili di vita sempre più frenetici e ricchi di stimoli, concentrarsi sulle proprie attività risulta sempre difficile. ProAction presenta il suo ultimo innovativo integratore, Focus Pro, ideale per massimizzare la concentrazione e le prestazioni per sportivi, studenti, gamer e lavoratori. Grazie agli estratti naturali, ottimizza l’attenzione garantendo il massimo successo in ogni campo.
Energia e attenzione
In tutte le attività che svolgiamo quotidianamente, come lo sport, lo studio e il lavoro, è fondamentale tenere alte le prestazioni cognitive. Queste sono collegate a processi mentali, abilità decisionali, concentrazione e capacità di pensiero strategico. Questo prodotto aiuta a mantenere livelli di energia elevati, combattere la stanchezza, stimolare la memoria e migliorare le prestazioni visive.
Sia nel contesto sportivo che lavorativo, Focus Pro è un alleato per ottimizzare le prestazioni cognitive e raggiungere ogni obiettivo. Questo integratore permette di migliorare la velocità di elaborazione delle informazioni, la capacità di previsione delle mosse future e l’attenzione al massimo grado.
I vantaggi sono molteplici e si integrano con le esigenze degli sportivi e non soloGrazie alla ricca formula i benefici sono svariati
Formula ricca
Focus Pro è caratterizzato da estratti naturali e vitamine del gruppo B. A partire dalle foglie di Ginkgo Biloba: una pianta che migliora la memoria e gli effetti cognitivi, aumenta l’afflusso di sangue al cervello con un effetto di vasodilatazione supportando le funzioni celebrali e antiossidanti. E’ presente anche la Radice diEleuterococco: pianta con attività adattogene e quindi in grado di aiutare l’organismo in situazione di stress. Come il ginkgo biloba, anche questa pianta è in grado di migliorare la circolazione aumentando l’irrorazione al cervello con conseguente aumento dello stato di vigilanza, miglioramento della memoria e della lucidità mentale.
A migliorare l’accumulo di energia e stimolare le funzioni mentali ci sono le Vitamine B6 e B12. Fondamentali per la memoria e la capacità di concentrazione, inoltre sono in grado di fronteggiare gli stati di stress, ridurre la stanchezza e l’affaticamento. Presente anche la pianta del Tagetes Erecta che contiene luteina e zeaxatina: due carotenoidi presenti nella retina dell’occhio con proprietà antiossidanti e di miglioramento della densità del pigmento della macula.
Chiude la formula ricca di principi la radice di Ginseng che ha una funzione antiossidante e tonica, contro la stanchezza fisica e mentale. Focus Pro è senza glutine e senza lattosio. La confezione contiene 30 compresse e ha un prezzo consultabile sul sito di 18,90 euro.
Lo avete letto un paio di giorni fa il pezzo con le 10 domande a Harrie Lavreysen, il velocista più forte del mondo? E leggendo il suo modo di andare incontro alle sfide in pista non vi è venuta la pelle d’oca?
Sarà che lo sforzo sotto i 10 secondi a 73 di media è qualcosa che sfugge all’immaginario del ciclista più tradizionale, ci siamo chiesti come funzioni la testa dell’olandese e quanto lavoro ci sia dietro il suo modo di pensare. Per cui ci siamo attaccati al campanello della dottoressa Manuella Crini, chiedendole da psicologa di provare a interpretare quelle frasi.
«Per alcune persone – spiega – dire «Vinco» crea ansia. Lui addirittura ha bisogno di dirselo. Mi prefiggo la vittoria come unica possibilità, per cui attingo direttamente alla dopamina prima ancora di aver vinto».
Nella corteccia prefrontale si verificano le attivazioni che regolano ogni funzione esecutiva (foto Angela Savino e Ottavio De Clemente)Nella corteccia prefrontale si verificano le attivazioni che regolano ogni funzione esecutiva (foto Angela Savino e Ottavio De Clemente)
Il cervello che cambia
E’ un meccanismo in cui viene coinvolta la corteccia prefrontale, la parte anteriore del cervello che gioca un ruolo chiave nelle funzioni esecutive, come la creazione di strategie, la pianificazione, il controllo delle emozioni, l’attenzione, la concentrazione, l’autocontrollo degli impulsi. Simulando la sfida nella sua testa, Lavreysen produce un primo rilascio di testosterone. Mentre convincendosi di correre per la vittoria e di aver già vinto, approfitta di un rilascio di dopamina che provoca sensazioni positive e alla lunga riesce a cambiare non solo la composizione chimica, ma anche la struttura del cervello del vincitore.
Potremmo pensare di essere davanti a un caso limite?
Non credo, non sono le parole di uno che dice: «Devo vincere, sennò non sono nessuno». Qui traspare una notevole autostima, calibrata e ben centrata. Segno che ci ha lavorato tanto sin da quando era bambino o che i suoi genitori sono stati bravi. Allo stesso modo in cui traspare sicurezza quando parla dei compagni. Sono super competitivi in gara, ma non lo sono fra loro. La competizione interna non determina la sconfitta a livello umano, al contrario. Se anche mi batti, posso utilizzare le tue strategie per essere migliore di te la prossima volta.
La voglia di vincere porta alla vittoria. In pista non c’è tempo per pensare: tutto è stato provato primaLa voglia di vincere porta alla vittoria. In pista non c’è tempo per pensare: tutto è stato provato prima
Deve esserci dietro un bel lavoro di coaching?
Di sicuro alle spalle c’è qualcuno molto preparato. Qualcuno che gli ha fatto capire che l’essere bravo di uno dipende dagli altri. Hanno dietro una mente di quelle importanti. Al punto di pensare che se a lungo andare Lavreysen non reggerà più questi ritmi, per il più semplice dei cali fisici o perché non riuscirà più a vivere solo per lo sport, sarà disposto a cambiare ruolo senza farne un dramma.
Il fatto che la gara duri 9 secondi cambia le cose?
Il pensiero consapevole non ha tempo per formularsi. In quei 9 secondi c’è anche tanta endorfina. Parti e vai, sapendo che il margine di errore è ridottissimo. Bisogna lavorare sugli automatismi e per fare questo, bisogna che la gara lui la viva prima.
La concentrazione prima della gara: la mente si svuota, Lavreysen crea lo scenario (foto Instagram)La concentrazione prima della gara: la mente si svuota, Lavreysen crea lo scenario (foto Instagram)
Infatti dice: quando non c’è abbastanza tensione, mi siedo e faccio la gara nella mia testa…
E qui si entra nell’ampio mondo delle tecniche di concentrazione, anche se in questo caso bisogna parlare di attenzione focalizzata. Sarebbe curioso sapere se facciano uso di simulatori o strumenti di realtà virtuale, in cui il visore ti permette di modulare l’immagine con il controllo del cervello.
La conoscenza degli avversari come si inserisce in questo quadro?
Non credo che si possa guardare più di tanto agli altri. Il fatto di conoscerli a menadito fa sì che si possa prevederne le mosse. Per come la racconta, la gara è tutta un lavoro di previsione. Secondo me, quando scende in pista, Lavreysen la gara l’ha già fatta e vinta.
Giornata di legpress durante una fase di allenamento: 800 chili. Serve grande determinazione… (foto Instagram)Giornata di legpress durante una fase di allenamento: 800 chili. Serve grande determinazione… (foto Instagram)
Fare la gara prima appartiene anche agli sciatori, che ripassano le curve mimando le traiettorie con le mani…
Si chiudono gli occhi e il primo lavoro è svuotare la mente, scacciando i pensieri intrusivi. Poi con l’immaginazione crei lo scenario. Il fatto di muovere gli arti inganna il cervello, che non capisce se sia vero oppure no. Se riesco a fare con costanza questo tipo di allenamento, la corteccia motoria si sviluppa di più, aumentano i terminali nervosi e in gara rendodi più.
Come si scacciano i pensieri intrusivi?
E’ parte del coaching. Il pensiero è un riflesso, non puoi impedirlo, ma puoi gestirlo quando lo hai fra le mani. E comunque serve anche una grande motivazione, senza la quale una vita così cadenzata non la metti neanche in piedi. Senza la quale non dormi con le braccia bloccate in una specie di camicia di forza. Lo fai solo perché è funzionale ad altro: hai obiettivo e motivazione. Volete davvero sapere come si scacciano i pensieri intrusivi?
Al pensiero della vittoria corrispondono le conquiste: 9 maglie iridate non sono poca cosa (foto Pim Ras)Al pensiero della vittoria corrispondono le conquiste: 9 maglie iridate non sono poca cosa (foto Pim Ras)
Magari grazie…
Prendete un orologio con la lancetta dei secondi e fissatela girare per 60 secondi. Senza pensare ad altro, tenendo la mente sgombra. Ogni volta che arriva un pensiero diverso, mettetelo via. Se lo fate una volta al giorno, dopo tre settimane sarete capaci di gestire il pensiero. Basta provare…
Nonostante il carattere battagliero, le parole di Evenepoel e Ayuso nel giorno di riposo ci avevano incuriosito. Così le abbiamo rilette con Manuella Crini
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Idee che si hanno in testa, sogni. Alla fine il corridore immagina le sue vittorie. Ma un conto è sognarle e un conto è “vederle” e realizzarle. L’ultimo della serie è Sonny Colbrelli, ma poco prima era toccato a Filippo Baroncini. Il giovane azzurro, a detta sua e di chi gli era vicino, ha vinto esattamente come intendeva fare partendo nel punto in cui aveva deciso. Fortuna? Chiaroveggenza? No, di certo c’è un qualcosa di più. Un qualcosa che non è solo gambe. E’ concentrazione, convinzione e forse anche una “tecnica mentale”, ammesso si possa dire così.
Baroncini è rimasto sereno e tranquillo durante il mondiale. Eccolo mentre si stava recando al via della cronoBaroncini è rimasto sereno e tranquillo durante il mondiale. Eccolo mentre si stava recando al via della crono
Tecnica della visualizzazione
Focalizzare un obiettivo e raggiungerlo nel modo in cui si è pensato: ne parliamo con Elisabetta Borgia, mental coach della Trek-Segafredo.
«Non conosco ancora Baroncini – spiega la dottoressa – ma lo farò il prossimo anno! Come si fa? Si lavora per obiettivi. L’evoluzione dello sport ci ha portato a parlare di “goal setting”, il problema però è che oggi ancora si continua ad individuarlo come un appuntamento sul calendario. Mentre andrebbe individuato come prestazione. Cioè quel giorno devo essere al massimo, devo essere al top in tutto: fisico, testa, tecnica…
«Oggi – riprende la Borgia – si parla molto di visualizzazione, imagery in inglese. Ci sei tu al centro e ti immagini in varie situazioni. Quando poi ti immagini vincitore inneschi anche il livello emotivo. Attivi delle responsabilità su di te e non ti curi dell’esterno. I grandi atleti hanno un grande controllo su se stessi e sulla loro disciplina. Pensano al percorso e non a questo o a quell’avversario, al fatto che potrebbero forare… Pensano alla propria strategia. “Sono sul pezzo”.
«Ma questo succede quando hanno avuto un avvicinamento graduale e sono riusciti ad arrivare al massimo nel giorno X. A quel punto pensano alla salita, al rapporto da usare, ai tempi del loro attacco. Il problema semmai è opposto, vale a dire che spesso oggi gli atleti sono in balia degli eventi. E pensano meno a loro stessi.
«Un atleta forte anche mentalmente si visualizza in prima persona. Cioè non vede se stesso mentre fa l’azione, ma gli avversari, la strada, il pubblico… Un po’ come quando ai videogiochi di auto si vedono le ruote e la strada».
Anche prendere una salita nella posizione in cui si voleva può essere un obiettivo mentale in garaAnche prendere una salita nella posizione in cui si voleva può essere un obiettivo mentale in gara
Piccoli obiettivi in corsa
In effetti questa disamina ricalca al meglio quel che è successo a Baroncini. Certo il corridore romagnolo ha dovuto attendere un bel po’, visto che su 160 chilometri di gara ha dato la stoccata quando ne mancavano solo 6. E questo succede spesso nel ciclismo moderno. Come si fa ad aspettare tanto e a restare calmi? Pensiamo alla Sanremo: si fanno 300 chilometri, ma per i primi 290 praticamente non succede “nulla”.
«Ma se io ho fatto tutto quello che dovevo fare sono tranquillo – continua la Borgia – Oggi si usa spesso una strategia di suddivisione del percorso in fasce e per ognuna ci si dà dei piccoli obiettivi. Anche perché non puoi fare la tua strategia e restare impassibile: ci sono anche gli altri e se qualcuno ti prende in contropiede e parte a 30 chilometri dall’arrivo? Devi “stare” in gara.
«Per questo è importante suddividere la gara in piccoli obiettivi. Per esempio: all’attacco di quello strappo devo essere tra i primi dieci. In quel tratto devo stare coperto, qui devo mangiare… Serve anche a non perdere la concentrazione. Che poi è restare concentrati su quello che si deve fare. Se invece siamo in un grande Giro gli obiettivi più piccoli sono le tappe: frazione piatta, oggi non devo prendere buchi, non devo cadere…».
Probabilmente Nibali nella sua ultima vittoria si è immaginato la sua azione, tanto più che correva sulle strade di casaProbabilmente Nibali nella sua ultima vittoria si è immaginato la sua azione, tanto più che correva sulle strade di casa
Effetto Carpenter
Di fronte a queste teorie viene da chiedersi se ci sia stato un momento in cui un atleta si chiude in una stanza a meditare e ad immaginarsi la scena.
«Oggi in molti hanno il preparatore mentale che li aiuta nella visualizzazione, ma tanti altri lo hanno sempre fatto senza saperlo. Penso a Nibali che non ha un mental coach ma riesce comunque a concentrarsi e a motivarsi. E col tempo ognuno affina le sue tecniche, che poi sono dettate dallo spirito di sopravvivenza: questo è buono lo tengo, questo non va bene lo scarto. Poi c’è anche il rovescio della medaglia. C’è chi invece meno ci pensa e meglio è. E il problema di oggi è che i corridori pensano troppo».
Infine una curiosità: visualizzare un obiettivo o un’azione apporta più energie fisiche? Un minimo sembra di sì. E non solo per la consapevolezza che si assume.
«Si chiama effetto Carpenter – conclude la Borgia – Se tu immagini un obiettivo il corpo si attiva, in una piccola percentuale… ma si attiva. Faccio un esempio: penso che devo fare gli addominali, ebbene una piccolissima contrazione addominale avviene veramente».
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