I campioni e le Olimpiadi: entusiasmo raffreddato?

01.05.2024
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Quando Bettini vinse le Olimpiadi su strada, l’Italia corse con cinque uomini, al pari di Germania, Spagna, USA, Australia, Olanda, Danimarca, Polonia, Kazakhstan, Francia, Belgio, Svizzera, Russia e Ucraina. Ci favoriva il ranking UCI, nel quale spiccavamo per vittorie su strada di gran peso e il fatto che il CIO non avesse ancora deciso di snaturare il gioco.

Con cinque uomini si poteva ragionare di impostare una tattica e ben ricordiamo quale grande lavoro si sobbarcarono Pozzato, Paolini, Nardello e Moreni per portare Paolo nella giusta posizione al momento dell’attacco. Anche in quel caso Ballerini fu un mago e aprì il ciclo di Bettini, che di lì a tre anni avrebbe vinto anche due mondiali.

Bettini vinse l’oro olimpico ad Atene, davanti a Paulinho (Portogallo) e Merckx (Belgio)
Bettini vinse l’oro olimpico ad Atene, davanti a Paulinho (Portogallo) e Merckx (Belgio)

Villaggio svuotato

Come tristemente noto, a causa del ranking che ci vede indietro, l’Italia correrà le Olimpiadi di Parigi su strada con soli tre atleti, come a Barcellona 1992 quando però in gara c’erano i dilettanti. Per il ranking, certo, ma anche a causa di un ulteriore taglio che il CIO ha fatto delle quote degli atleti convocabili. Se accanto a questa esigenza di contenimento dei costi ci fosse stato uno studio conseguente del calendario, probabilmente non saremmo qui a importunarvi. Invece hanno ridotto all’osso il numero dei corridori e ammassato le prove in pochi giorni, impedendo partecipazioni… trasversali. Di conseguenza Ganna e Milan non possono correre su strada, avendo l’inseguimento a squadre due giorni dopo. Come loro Elisa Balsamo è alle prese con lo stesso dilemma. Mentre per dare al quartetto una riserva di sostanza come Manlio Moro, sarà necessario iscrivere Viviani come stradista, nonostante avrà testa soltanto per la pista (nella foto di apertura, ai piedi della Tour Eiffel in rosso il Pont d’Iena in cui sarà l’arrivo della gara su strada).

«La verità – dice il veronese – è che almeno una delle due considerazioni andrebbe fatta. Se dai poche quote e metti la strada come prima prova e la pista negli ultimi tre giorni delle Olimpiadi, allora funziona. Ma se vuoi tenere questo calendario, allora devi dare più quote. Le cose stanno cambiando, le Olimpiadi non sono più come una volta. Noi e anche altri non alloggeremo nel Villaggio, andremo in hotel. Quindi se il problema sono i posti, non c’è bisogno che il Villaggio Olimpico sia gigantesco. In questo caso, cosa cambia al CIO avere più quote? Lasciaci portare il corridore in più, non significa avere più costi. Oppure fate un calendario che permetta di organizzare bene gli atleti».

Questo il rendering del Villaggio Olimpico di Parigi 2024 sulla Senna: i lavori sono quasi ultimati
Questo il rendering del Villaggio Olimpico di Parigi 2024 sulla Senna: i lavori sono quasi ultimati

I dubbi dei campioni

Un aspetto che discende direttamente da questa riorganizzazione è anche lo scetticismo dei campioni davanti alla sfida olimpica su strada. Non si può pianificare molto: come ha detto di recente il cittì francese Voeckler, si tratta di una sfida che lo diverte, ma fuori da ogni logica del ciclismo. Come fai a gestire senza compagni una corsa di 270 chilometri e un gruppo di appena 90 corridori? Non a caso, lo stesso Pogacar che avrebbe tutte le carte in regola per puntare alla medaglia d’oro, ha ammesso che ci andrà, ma di ritenere molto più concreto e programmabile il mondiale di Zurigo.

«Queste quote – conferma Viviani – hanno anche stravolto l’impostazione stessa delle gare. E’ questo, vi devo dire la verità, che secondo me smonta anche un po’ di stradisti. Uno che deve investire del tempo per fare un’Olimpiade, che è indubbiamente un appuntamento importante, ci riflette sopra. Pensa: “Ok, vado là, ma è una gara folle, perché ci sono solo 90 corridori e se perdo il controllo, non posso farci nulla”. Alla fine deve andarti bene e allora magari neppure la prepari in modo maniacale. Potrebbe andare via la classica fuga bidone, di quelle che ai mondiali stanno fuori per mezza giornata, ma non avendo uomini per tirare, la ritrovi al traguardo. Anche perché, lasciate stare che noi siamo solo tre per il ranking, da 5 siamo passati a 4 e tutte le nazionali dovranno sacrificare qualcuno. Sennò la corsa esplode e addio…».

Pogacar, terzo a Tokyo, ha detto più volte di considerare le Olimpiadi un appuntamento, ma anche una lotteria
Pogacar, terzo a Tokyo, ha detto più volte di considerare le Olimpiadi un appuntamento, ma anche una lotteria

Il ranking per Nazioni

Il ranking su strada è un oggetto da maneggiare con cura. I team sono molto attenti nel fare punti che li tengano avanti nella classifica loro dedicata, mentre il discorso si complica quando si devono sommare i punti di atleti della stessa nazionalità.

«La verità è che il ranking strada – dice Viviani – non è come quello su pista, che possiamo controllare. Non è facile dire ai ragazzi che bisogna far punti, perché comunque gestiscono tutto le squadre. Come Italia paghiamo qualche mancanza di risultati soprattutto nelle classifiche generali, che danno più punti. Mancandoci corridori da classifica, arranchiamo anche nel ranking. Dall’altra parte, secondo me bisogna pensarci a livello federale, su questo aspetto dobbiamo tenerci un po’ più l’occhio. Non so, col tempo guardare di fare delle gare di un giorno, provare come Federazione a non cadere più in fallo. Qualche nazione lo fa, ad esempio gli inglesi e gli australiani. L’anno scorso avevo in squadra Luke Plapp e lui mi diceva che se la giocavano ai punti con la Francia e mi spiegava i ragionamenti che facevano. In pista il programma è chiaro. Hai le coppe del mondo, l’europeo, il mondiale: sono tutte gare cui partecipi con la nazionale. Però col senno di poi per Los Angeles 2028 a livello federale dovremo stare attenti anche alla strada».

In questi giorni, Viviani è a Livigno per il primo blocco di lavoro in quota, preparando le Olimpiadi (immagine Instagram)
In questi giorni, Viviani è a Livigno per il primo blocco di lavoro in quota, preparando le Olimpiadi (immagine Instagram)

Lo salutiamo dicendogli di tenerlo bene a mente per quando sarà presidente federale, ma Viviani si fa una risata e allunga le mani come ad allontanare il calice. Eppure, per l’impegno che ci ha sempre messo, l’attaccamento all’azzurro e alla pista, la sua capacità di ragionare e il carattere deciso, noi un presidente federale come lui lo vedremmo davvero bene. Un passo per volta, tuttavia, la stagione è ancora lunga, la carriera pure…

Thomas Bach

Bach loda l’Italia, poi la polemica

29.09.2020
3 min
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Thomas Bach è piombato sul mondiale di Imola 2020 come una rockstar, circondato da una folta schiera di accompagnatori fra cui il presidente della federazione italiana Di Rocco e del Coni.

Giovanni Malagò ha sfruttato l’occasione per illustrargli (dal suo punto di vista) la volontà di riforma del Comitato Olimpico da parte del Governo. Questo ha scatenato una polemica a mezzo stampa di cui forse Bach avrebbe fatto a meno e che sarebbe meglio appianare alla svelta. Con la sensazione che lo stesso capo dello sport mondiale si sia trovato in mezzo al braccio di ferro tra il Coni e chi governa il Paese.

Il Cio contro il Governo

«Siamo molto preoccupati – ha detto con pacatezza – per la situazione del Coni e il suo funzionamento secondo la nuova Riforma chiesta dalla politica. Un Comitato olimpico che non sia indipendente e sia piuttosto sottoposto a ordini da enti esterni, non rispetta la Carta Olimpica. Avevo un meeting in programma il 15 ottobre con il ministro dello Sport, Spadafora, ma francamente in questo momento non vedo le condizioni per fare questo incontro. A inizio mese avevamo scritto una lettera al Ministero dello Sport esprimendo la nostra preoccupazione ma non abbiamo avuto risposte».

Longo Borghini_Thomas Bach
A Imola, Bach si congratula con Longo Borghini, bronzo su strada
Longo Borghini_Thomas Bach
Scortato da David Lappartient, Bach si congratula con Longo Borghini, bronzo su strada

Il Governo contro il Cio

La risposta del Ministro è arrivata in tempi insolitamente rapidi. 

«Bach – ha detto – sta in modo inusuale e poco istituzionale parlando di una bozza di legge che francamente stento a credere che abbia personalmente letto. Se invece davvero così fosse, indichi con chiarezza assoluta in quali punti la bozza non rispetta la Carta Olimpica, oppure eviti di trascinare il Cio in un dibattito davvero poco edificante per una istituzione così importante.

«Del resto se per Bach l’autonomia del Comitato Olimpico in Bielorussia non è in discussione, figuriamoci in Italia. Il Testo Unico invece, come puntualmente scritto nella lettera che è stata inviata al Cio nelle scorse settimane, affronta e risolve positivamente proprio alcune delle questioni sollevate da Bach. Gliene chiederò conto in una lettera che gli invierò domani stesso.

«Condivido invece che non ci siano condizioni al momento per alcun incontro, che del resto non era assolutamente previsto né nella data del 15 ottobre né in altra data».

Ci sono in ballo le Olimpiadi invernali di Cortina 2026 per le quali si è messo sul chi va là anche il Presidente del Veneto, Luca Zaia. Ma la polemica ha solo sfiorato il mondiale, nei cui confronti Bach ha avuto parole di elogio.

Per fortuna c’è il ciclismo

«Il ciclismo – sottolinea Bach – ha svolto un ruolo molto particolare. C’è stato il Tour de France e poi i mondiali, i due eventi finora più complessi a livello internazionale. Il loro successo ci dà molta fiducia. Vorrei ringraziare l’Uci per essersi assunto questa responsabilità e aver organizzato in modo molto responsabile. E anche i nostri amici italiani per aver stabilito un altro record olimpico, organizzando un evento ben riuscito come questo in appena due settimane. Questo è un miracolo che hanno fatto e dimostra l’efficienza del sistema sportivo in Italia».

Thoma Back, Renato Di rocco, Imola2020

Di Rocco: Imola un successo italiano

29.09.2020
2 min
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Che sia stato merito di Cassani per aver tirato dentro la Regione Emilia Romagna oppure di Selleri e Pavarini per aver saputo mettere in piedi il mondiale in meno di un mese, la storia racconterà che il successo di Imola 2020 si può ascrivere anche alla gestione del presidente federale Di Rocco. Aver appoggiato l’Autodromo di Imola per la ripresa di fine luglio e aver creduto alla fattibilità di un campionato del mondo ha reso più semplice la parte burocratico/sportiva dell’organizzazione. Tanto più che a Martigny, il 27 settembre la temperatura era di cinque gradi sotto zero e la salita era bloccata dalla neve.

«Prima di fare i complimenti ad Imola – ha detto Di Rocco – voglio ringraziare le località italiane che si erano candidate. Ognuna aveva presentato un progetto valido, per raccontare i propri territori. E’ la conferma che gli eventi di ciclismo hanno una grande capacità di valorizzare e promuovere le eccellenze locali».

Filippo Pozzato, Renato Di Rocco, tricolori2020
A Bassano per i campionati italiani, con Pozzato che li ha organizzati
Filippo Pozzato, Renato Di Rocco, tricolori2020
A Bassano del Grappa per i campionati italiani, con Filippo Pozzato che li ha organizzati
Ma alla fine ha prevalso Imola.

Come in ogni gara esiste un solo vincitore. L’Uci ha voluto premiare una proposta concreta e credibile. Mi piace credere che sia stata, prima di tutto, un riconoscimento per tutto il nostro Paese. In questi mesi abbiamo affrontato momenti di grande difficoltà, ma siamo stati in grado di uscirne. e siamo diventati un riferimento per il resto del mondo.

Lo sente anche come un suo successo?

Di sicuro è un riconoscimento anche del lavoro della Federazione ciclistica italiana e di tutto il nostro movimento ciclistico. Abbiamo allestito e applicato un protocollo per la ripresa in sicurezza dell’attività sportiva che è diventato modello anche per altri sport e altri Paesi.

Ha funzionato tutto benissimo?

Credo che il termine usato dal presidente del Cio, Thomas Bach, sia il più appropriato: «Un miracolo olimpico».

Il suo bilancio?

Sono stati dei Mondiali straordinari. Prima di tutto per l’organizzazione, direi perfetta, in grado di assicurare sicurezza, rispetto dei protocolli e delle disposizioni sanitarie. Al contempo si è trattato di un’autentica festa di sport.

E poi?

E poi sono stati straordinari perché hanno offerto un’immagine pulita e vincente del nostro Paese. Le immagini ci hanno permesso di conoscere meglio un territorio ricco di eccellenze e bellezze storico artistiche. La determinazione del presidente Bonaccini nell’investire in grandi eventi di ciclismo è una risorsa e uno stimolo.

Credeva che sarebbe finita così?

Sapevo che non si poteva sbagliare. Per questo abbiamo garantito al comitato organizzatore di Imola il massimo sostegno. Hanno avuto poco tempo a disposizione, la sfida è stata esaltante. E attraverso il ciclismo l’Italia l’ha vinta.