Turconi al Piva: tra i pro’ impara e tra gli under vince

06.04.2025
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COL SAN MARTINO – La differenza tra i corridori, in questa 76ª edizione del Trofeo Piva, non la fa solamente il dislivello di un percorso sempre impegnativo ed esigente, ma anche la risposta delle gambe dopo la neutralizzazione avvenuta una cinquantina di chilometri dall’inizio della corsa. Filippo Turconi nonostante la mezzora abbondante fermo sotto la linea di arrivo ritrova il ritmo giusto della pedalata e la lucidità per correre in testa avvantaggiandosi sulla penultima salita di giornata. Pochi giorni dopo la sua prima Classica Monumento il ventenne di Varese si sblocca tra gli under 23 (in apertura foto Alessio Pederiva). 

«La prima vittoria tra gli under – racconta sotto il palco delle premiazioni – porta emozioni diverse rispetto alle esperienze fatte fino a ora, per di più arriva in una gara bellissima. Sicuramente le gare tra i professionisti ti danno una grande gamba, soprattutto nel finale dove mi sono sentito davvero bene. Ti abitui a sforzi differenti e di un livello superiore, poi comunque venire a un appuntamento internazionale e impegnativo come questo non è mai semplice. Era da un anno e mezzo che non vincevo, quando ero junior secondo anno, tenere il feeling con la vittoria è bellissimo». 

Filippo Turconi in mezzo al Marivoet e al messicano Cesar Macias (foto Alessio Pederiva)
Filippo Turconi in mezzo al Marivoet e al messicano Cesar Macias (foto Alessio Pederiva)

Gambe fredde

In una serie di curve sulla lunga discesa che dal paesino di Combai, sede del GPM di giornata, si ricongiunge con la strada principale il gruppo si ritrova con un terzo dei corridori a terra. La confusione nei primi istanti è tanta, la macchina di inizio corsa procede verso l’arrivo a velocità ridotta con alle sue spalle quel che rimane dei 175 partenti. Da dietro piano piano rientrano tutti, uno di quelli che porta maggiormente i segni addosso è Alessandro Borgo. L’atleta di Conegliano, che oggi correva in casa, ha sangue ovunque e un’escoriazione evidente sul fianco sinistro. Dei corridori che riportano anche piccoli segni della caduta si perde il conto. Diesse e massaggiatori camminano avanti e indietro con garze e bende, mentre i meccanici sono alla ricerca di pezzi di ricambio e non negano una mano al vicino di ammiraglia. 

«Non nascondo – continua Turconi – che la neutralizzazione nei primi chilometri può aver fatto male a qualcuno dei favoriti. All’inizio le gambe era un po’ dure ma dopo un attimo si erano già riscaldate. Per me oggi è stata una giornata perfetta, in mattinata mi sentivo bene e partivo puntando al podio. Penso che meglio di così non potesse andare». 

Sempre a tutta

Fare continuamente spola tra le corse dei professionisti e quelle degli under 23 non è facile per i ragazzi della Vf Group-Bardiani CSF-Faizanè. Se tra i grandi sono chiamati a tirare fuori il meglio solamente per portare a termine le gare, scontrandosi con i migliori atleti al mondo, è quando si passa alle gare under 23 che l’attenzione si rivolge a loro. Tutti si aspettano sempre qualcosa da chi indossa la maglia di un team di riferimento del movimento italiano

«E’ vero – spiega Turconi – che siamo sempre chiamati a competere al massimo dei livelli in tutte e due le categorie, ma questo è il bello. Mi piace correre tra i professionisti ma anche fare gare come queste mi emoziona perché non hanno nulla da invidiare. Questa è stata la prima corsa under 23 della stagione, diciamo che insieme alla categoria bisogna cambiare anche mentalità. Fino ad ora ho attaccato spesso muovendomi subito dall’inizio. D’altronde sono uno a cui piace tentare la fuga e provare sempre qualcosa di nuovo. E’ normale, poi che in situazioni del genere in cui sai di poter fare risultato l’atteggiamento debba essere diverso». 

Cambiare mentalità

Fare esperienze tra i professionisti aiuta a crescere e prendere le misure con quelle che sono le gare che un giorno dovranno essere il pane quotidiano di questi ragazzi. Ma per dei giovani è importante non perdere il morso della vittoria, o almeno cercare di ricordarne il sapore. 

«La differenza – analizza il giovane della Vf Group-Bardiani – non è tanto nelle gambe ma nella testa. La cosa più difficile è la differenza con cui si muove il gruppo, in questi scenari è più un tutto contro tutti. Il vero problema (dice con un sorriso, ndr) è quando passi da una gara di 150 chilometri a fare la Sanremo. Gli obiettivi di stagione sono le gare under, come questa, o il San Vendemiano di domenica prossima. Diciamo che ora è iniziata la parte di stagione più importante per me».

Valdobbiadene: le colline da scoprire, vigneto dopo vigneto

06.04.2022
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Il verde delle colline di Col San Martino hanno fatto da cornice al 73­° Trofeo Piva. I territori da dove nasce il Prosecco Valdobbiadene DOCG, sono diventati patrimonio dell’Unesco nel 2019. La sigla DOCG (denominazione di origine controllata e garantita), raggiunta nel 2009 rappresenta la massima qualità per un vino italiano. Queste colline, a tratti impervie, racchiudono una storia ed una tradizione ineguagliabile che si può apprezzare solamente vivendole in prima persona.

Sulle colline si nota il tipico paesaggio a scacchiera dove vigneti e boschi si alternano in armonia
Sulle colline si nota il tipico paesaggio a scacchiera dove vigneti e boschi si alternano in armonia

Un delicato equilibrio

Quasi 19.000 ettari (18.967 per l’esattezza), dove uomo e natura hanno trovato un perfetto equilibrio, infatti, sono solamente 8.800 gli ettari coltivabili. Per mantenere intatta la qualità di questa produzione vinicola non è possibile aggiungerne altri. Una particolarità di questo territorio è la possibilità di poter pedalare lontani dal traffico in piena sicurezza, godendosi il paesaggio vigneto dopo vigneto. La tradizione la fa da padrona su queste colline e per ogni ettaro coltivato sono necessarie fino ad 800 ore di lavorazione, tutte interamente a mano. Per i viticoltori è impossibile poter usare mezzi meccanici a causa della pendenza su cui crescono le viti.

Un altro esempio di perfetta armonia tra uomo e natura è dato dal terrazzamento di questi territori, le viti non sono tenute in piedi dai classici muretti in pietra. La conformazione del territorio ha permesso di usare i “ciglioni”, facendo crescere i vigneti in modo parallelo e verticale rispetto alla pendenza del terreno. Grazie a queste accortezze, pedalando in quest’area, è possibile notare sui dorsi delle colline il classico paesaggio a “scacchiera” dove viti e boschi si alternano in completa armonia.

Il trofeo per il vincitore del Piva, sullo sfondo Alessandro Ballan e Mattia Pericin, sindaco di Farra di Soligo
Il trofeo per il vincitore del Piva, sullo sfondo Alessandro Ballan e Mattia Pericin, sindaco di Farra di Soligo

Scoprire il territorio

I paesaggi di queste colline sono tutti da scoprire e ce n’è per tutti i gusti. Le cantine sono numerose ed offrono degustazioni ed esperienze a contatto con il territorio. Nella nostra visita abbiamo avuto modo di scoprirne due. La prima è stata la Follador, nata nel 1769 conta più di 250 anni di storia e ben 9 generazioni di viticoltori. La seconda è la cantina Andreola, dove nella serata di sabato si è tenuta la presentazione del Trofeo Piva. Alla quale hanno partecipato il sindaco di Farra di Soligo (Mattia Perencin), l’assessore a cultura e turismo (Silvia Spadetto) ed Alessandro Ballan

Il campione del mondo a Varese 2008 ha tenuto a sottolineare come sia importante far scoprire il territorio ai turisti. «Da buon trevigiano – dice – sono sempre stato molto legato al mio territorio, per queste strade ho pedalato in allenamento praticamente tutti i giorni della mia carriera. Ora, con più tempo a disposizione mi godo molto di più il paesaggio e gli scorci che queste colline regalano. Con la Regione Veneto c’è la volontà di sviluppare anche qui la Bike Academy, sarà un modo di portare i turisti stranieri, e non solo, in bici alla scoperta del territorio».

Gli fa eco anche Valentina Favore, una delle organizzatrici di questo evento: «Con l’avvento delle e-bike e del gravel abbiamo modo di far scoprire le colline di Valdobbiadene ad un numero sempre maggiore di turisti. A Valdobbiadene è nata anche la prima strada dedicata al vino in Italia, nel 1966. Inoltre, ogni anno a fine maggio si tiene la mostra del Prosecco: un evento espositivo dove i viticoltori presentano i propri prodotti». 

Uomo e natura

Quello che si crea in queste colline tra uomo e natura è un binomio che negli anni ha ripreso vigore. Nel verde di questi vigneti si nascondono delle zone davvero caratteristiche. Una di queste è la collina Cartizze che gode di microclima ideale e di una costante esposizione al sole. Proprio qui, da questi rarissimi 106 ettari, nasce il Prosecco di Conegliano-Valdobbiadene Superiore di Cartizze.

Un modo per godersi al massimo questa collina è scendere di sella davanti alla porta dell’Osteria senz’oste, fermandosi a degustare i prodotti locali. Si tratta di un casolare dove i turisti, ma soprattutto la gente del luogo, viene a passare una giornata immersi nella natura mangiando le prelibatezze della cucina territoriale. La particolarità? Non c’è il conto, ogni ospite a fine giornata lascerà un’offerta in una piccola cassa all’ingresso.

Arte e cultura

Per la crescita e lo sviluppo di questi paesi è stato fondamentale l’apporto che i monaci cistercensi hanno apportato nel XII secolo. La capacità di questi monaci di bonificare il territorio inizialmente paludoso ha permesso la crescita e lo sviluppo di piccole comunità. Nel paesi di Follina è ancora presente l’ultima abbazia cistercense presente in Veneto. Per gli appassionati, è possibile anche visitarla, rimanendo incantati dal chiostro e dalla chiesa, costruiti rispettivamente nel 1200 e nel 1300.

Nell’occasione dell’ultima visita della giornata di sabato 2 aprile abbiamo avuto modo di conoscere un vero e proprio artista di questo territorio: Valentino Mori. Lo scultore, incaricato di creare il trofeo per il vincitore del Piva, ci ha fatto entrare nel suo atelier. Una dedizione totale ed una passione immensa gli hanno permesso di affermarsi come uno dei migliori artisti del ferro.

Al Piva freddo e ghiaccio: vince Marcellusi davanti a Frigo

04.04.2022
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La mattinata al Trofeo Piva inizia con il sole che accoglie i corridori e le ammiraglie al seguito. Anche se, in lontananza, sopra le colline di Valdobbiadene si avvistano le prime nuvole grigie. ­La frazione di Col San Martino si colora delle maglie delle 35 squadre che hanno preso parte alla corsa. All’improvviso il meteo cambia e inizia a soffiare un vento freddo accompagnato da una pioggia ghiacciata.

«Avevamo guardato il meteo prima di partire e dava sole – ci dicono Bortoluzzi e Ginestra della Work Service alla partenza – non abbiamo portato neanche l’abbigliamento invernale». Non sono gli unici atleti ad essere stati sorpresi dal meteo che effettivamente dava una gara per lo più soleggiata. 

Una corsa dura

La gara, a pochi minuti dal via, viste le condizioni meteo proibitive, viene accorciata di due giri. Qualche corridore tira un respiro di sollievo mentre altri si lamentano. Ad alzare le braccia al cielo è Martin Marcellusi, il giovane corridore romano, classe 2000, è al primo anno in maglia Bardiani. Secondo è Marco Frigo davanti a German Dario Gomez del team Colombia Tierra de Atletas.

«Sono molto contento di questa vittoria – inizia Marcellusi – è la prima in una gara internazionale, prima di oggi avevo ottenuto tanti secondi posti e piazzamenti. Uscivo da San Vendemiano (chiuso in ottava posizione, ndr) con qualche dubbio sulla mia condizione ed oggi ho avuto le risposte che cercavo. Il meteo non è stato per nulla clemente anche se con il passare dei chilometri sentivo di avere la gamba giusta e così è stato».

Per Marcellusi una gioia incontenibile dopo il traguardo, il Piva è la sua prima vittoria internazionale
Per Marcellusi una gioia incontenibile dopo il traguardo, il Piva è la sua prima vittoria internazionale

A lezione dai pro’

Martin, nonostante la giovane età, ha già avuto modo di correre gare importanti come Tour of Antalya e Milano-Torino. Mettendosi così alla prova con i professionisti e con percorsi molto esigenti, come quello del Piva.

«Correre con i pro’ aiuta a crescere e ad imparare – ci racconta Martin – facendo gare di alto livello arrivi a questi appuntamenti con la gamba più pronta. Merito di questo va alla Bardiani, ho già avuto modo di mettermi alla prova con i pro’ in maglia azzurra l’anno scorso, ma poterlo fare con costanza fa davvero la differenza.

«Il salto di categoria – riprende il vincitore – mi ha dato lo stimolo di fare quello che gli anni passati non riuscivo a fare: tante ore di allenamento, curare l’alimentazione, ed anche questo è un bel passo in avanti. Ho un contatto diretto con lo staff, mi confronto con loro tutti i giorni ed imparo molto dai compagni più grandi, siamo un gruppo davvero unito al contrario di quanto si possa pensare».

Qualche rimpianto

Secondo, ma con un sorriso che non lo abbandona neanche dopo la premiazione, si è piazzato Marco Frigo. Il corridore della Israel Cycling Academy oggi sulle strade di Col San Martino aveva un tifo dedicato visto che è venuto a trovarlo il suo fan club.

«Sono molto contento – dice Frigo in conferenza stampa – questa è un po’ la gara di casa, era l’ultima occasione che avevo di farla ed è stato molto bello partecipare. Avevo il mio fanclub sulla salita del Combai. Mi hanno accolto con un tifo da stadio dandomi una scarica di adrenalina incredibile che mi ha spinto a pedalare con maggiore grinta e coraggio».

Per Gomez oltre al terzo posto anche il trofeo per la classifica GPM
Per Gomez oltre al terzo posto anche il trofeo per la classifica GPM

«Era un percorso che conoscevo davvero molto bene, giovedì sono venuto a provarlo, in più il Combai l’ho fatto tante volte anche in allenamento».

Ai 10 chilometri dall’arrivo ho allungato e dopo poco mi ha raggiunto Marcellusi. Con il senno di poi – conclude Frigo – avrei dovuto essere un po’ più calcolatore. Per vincere la gara avrei dovuto fregarmene e chiedergli qualche cambio in più. Sono stato troppo generoso, è una caratteristica che devo imparare a gestire. Una gara del genere bisogna rischiare di perderla per poi vincerla. A mio avviso la corsa non andava accorciata, freddo e pioggia fanno parte del ciclismo, poi io sui percorsi lunghi vado bene, avrei avuto qualche possibilità in più».

Al Trofeo Piva era presente anche il cittì della nazionale under 23 Marino Amadori
Al Trofeo Piva era presente anche il cittì della nazionale under 23 Marino Amadori

Parla Amadori

Sotto il palco della premiazione era presente anche il cittì della nazionale Under 23 Marino Amadori. Approfittiamo per chiedere qual è il vantaggio per questi ragazzi di poter correre con i professionisti e con squadre WorldTour.

«E’ un bell’ordine di arrivo – incalza il cittì – ed è anche un bel segnale che il nostro movimento sta andando nella direzione giusta. Quello che portiamo a casa oggi, oltre al risultato, è la conferma che correre con i professionisti è molto importante per la crescita dei nostri ragazzi. E’ percorso di sviluppo e maturazione fondamentale se poi vogliono affermarsi anche in corse internazionali come il Tour de l’Avenir o europei e mondiali».

Al Piva, la prima di Ayuso. Crescono Colnaghi e Puppio

05.04.2021
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Fuga per la vittoria al Trofeo Piva: è proprio il caso di dirlo, per la prima vittoria da under 23 di Juan Ayuso (in apertura nella foto Scanferla). Il giovanissimo spagnolo – nato a Barcellona, cresciuto ad Alicante e che compirà diciannove anni il prossimo 16 settembre – ha centrato il colpo grosso a Col San Martino, nel 72° Trofeo Piva, con le stimmate del predestinato. E’ l’ottava vittoria straniera nelle ultime dieci edizioni, la seconda per un team italiano, sempre la Colpack-Ballan (nel 2017 trionfò con l’ucraino Mark Padun).

Gruppo ancora compatto. Il Piva si corre a Col San Martino, in provincia di Treviso (foto Scanferla)
Il Piva si corre a Col San Martino, provincia di Treviso (foto Scanferla)

Dietro al talento della formazione bergamasca, staccati di un minuto, sono finiti Luca Colnaghi (Trevigiani Campana Imballaggi) e Antonio Puppio (Team Qhubeka) a completare un super podio.

«Cinque vittorie con cinque corridori diversi – racconta il diesse Gianluca Valoti – è il miglior inizio di stagione mai avuto prima. E puntiamo con fiducia al Belvedere (che si corre oggi, ndr) che non abbiamo mai vinto, magari con Verre che sta pedalando bene».

Ayuso in rampa

Grande gioia quindi in casa Colpack-Ballan dove devono godersi il più possibile i numeri di Ayuso, uscito evidentemente molto bene dalla Settimana Coppi e Bartali, visto che il UAE Team Emirates lo ha “parcheggiato” in prestito da loro fino al prossimo agosto, periodo nel quale dovrebbe passare professionista (già pronto un contratto fino al 2025).

In gruppo anche Kevin Pezzo Rosola, con la maglia del Team Tirol (foto Scanferla)
In gruppo anche Kevin Pezzo Rosola (foto Scanferla)
Juan, raccontaci questo tuo primo successo nella categoria.

Sono davvero molto felice, lo dedico alla Colpack-Ballan. Sono partito a 20 chilometri dalla fine, in salita. Stavo bene e ci ho provato, poi quando sono rimasto da solo, ho pensato che stavo facendo una crono e ho spinto a tutta. E’ andata alla grande.

I prossimi obiettivi quali sono?

Sarebbe bello fare doppietta già al Belvedere. Sto crescendo giorno dopo giorno, cerco sempre di fare il meglio possibile.

Visto che ti stai trovando bene con la tua attuale squadra, se ti dicessero di restare fino a fine stagione accetteresti?

Il mio sogno è il professionismo, ma dipende da come andranno le corse. Devo fare esperienza e sono già migliorato tanto da inizio anno, tuttavia se dovessi restare alla Colpack-Ballan non sarebbe un problema.

Colnaghi ci riprova

Un mese fa (a Lucca, al Memorial Dinucci) la stessa felicità di Ayuso l’aveva provata Luca Colnaghi che oggi deve riconoscere la superiorità dello spagnolo chiudendo in piazza d’onore

L’azione di forza di Ayuso sul Combai: lo spagnolo veniva dal Coppi e Bartali (foto Scanferla)
L’azione di forza di Ayuso sul Combai: lo spagnolo veniva dal Coppi e Bartali (foto Scanferla)
Luca non si poteva fare di più?

No, era nettamente il più forte. All’imbocco dell’ultimo Combai lui è partito, gli ho subito preso la ruota, ma ho dovuto lasciarla subito perché aveva un ritmo troppo sostenuto per me. A quel punto mi sono fatto riprendere, poi sull’ultimo strappo, adatto alle mie caratteristiche, ho attaccato. All’arrivo ho regolato Puppio.

Domanda d’obbligo anche per te: obiettivo a breve e lungo termine?

La rivincita è già il Belvedere, cercando di fare meglio di oggi. Poi per il resto sono al quarto anno, ho l’esperienza giusta ormai per cercare di fare bene un po’ ovunque.

Il tuo buon inizio di stagione (compresi anche due quarti posti e l’attuale leadership nella classifica nazionale di categoria) è dovuto alle varie vicissitudini che hai vissuto negli ultimi mesi?

Ho tanta rabbia per le conseguenze di quelle vicende, ma non sto facendo più di quello che dovrei, non mi sto allenando di più. Sotto quel punto di vista sono tranquillo delle mie potenzialità e i risultati ci sono.

Quarto al traguardo Benedetti della Zalf, di cui Faresin ci aveva parlato (foto Scanferla)
Quarto al traguardo Benedetti della Zalf (foto Scanferla)
Il passaggio al professionismo invece dove lo posizioni tra gli obiettivi? Speri in una chiamata già da agosto?

Onestamente spero di passare, vedremo se si apriranno delle porte nuove ma adesso penso solo a pedalare e fare bene, che è la cosa più importante.

Puppio, obiettivo pro’

Sul terzo gradino del Trofeo Piva fa capolino Antonio Puppio che ritrova un podio dopo quasi due anni (terzo al prologo del Val d’Aosta a luglio 2019), il primo ottenuto in una gara in linea da quando è under 23. 

Sul podio, con Ayuso ci sono Luca Colnaghi e Antonio Puppio (foto Scanferla)
Sul podio, con Ayuso ci sono Luca Colnaghi e Antonio Puppio (foto Scanferla)
Antonio, partiamo da qui. Piazzamento che dà morale?

Sì, senz’altro. Anche se a fine febbraio avevo già fatto quarto in volata alla Firenze-Empoli, dove avevamo centrato anche il secondo e il terzo posto dietro Nencini.

Com’è andato il Trofeo Piva?

La corsa è stata piuttosto tranquilla fino a 4 giri dalla fine, di cui gli ultimi tre con lo strappo di San Vigilio. All’ultimo dei nove passaggi dal gpm di Combai è partito Ayuso, noi dietro ci siamo guardati ma non c’è stata molta collaborazione per chiudere. Poi sullo strappo finale ci siamo frazionati ulteriormente e siamo arrivati praticamente come siamo scollinati.

Al Belvedere con che spirito ci vai?

Con quello di riconfermare questo piazzamento, anzi migliorarlo, anche se credo sarà una gara diversa e potrebbe arrivare un gruppetto di 10/15 unità.

Corri in un team vivaio di una formazione WorldTour, pensi che il passaggio al professionismo sia dietro l’angolo?

No, devo conquistarmi il posto, non c’è nulla di scontato. Sono al quarto anno tra gli U23, ho più esperienza, sono migliorato a livello fisico e tattico ma devo, voglio fare dei risultati. L’obiettivo è quello di passare e sfrutterò ogni gara per farlo, soprattutto quelle internazionali. Ecco, spero di correre il Giro d’Italia Under 23 che è una bella vetrina per mettersi in mostra.