Un bronzo nel cross, nato sulle strade del Lunigiana

08.11.2021
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Il suo bagaglio a mano di rientro dall’Olanda dagli europei di ciclocross è più pesante e più prezioso. Luca Paletti, junior azzurro, ieri sera stava per imbarcarsi dall’aeroporto Schiphol di Amsterdam quando gli addetti alla sicurezza del metal detector gli hanno chiesto di aprire il suo zaino perché nel nastro a infrarossi hanno notato due sagome da verificare. Erano il suo asciugacapelli e soprattutto la medaglia di bronzo. Era fresca fresca, l’aveva conquistata da poche ore e la custodiva gelosamente.

«Quando gliel’ho mostrata mi hanno fatto subito i complimenti e qualche domanda – spiega sorpreso il 17enne modenese – anche se non sono certo che sapessero dei campionati europei di cross…». 

La sua rincorsa con Haverdings alle spalle di Dockx è stata regolare e lucida. E il bronzo poteva essere argento
La sua rincorsa con Haverdings ha portato al bronzo, ma poteva essere argento

Limiti da scoprire

Il terzo posto dietro Dockx e Haverdings certifica la sua crescita. E che crescita… Se il ciclocross è la sua comfort zone, su strada negli ultimi cinque anni, dagli esordienti al primo anno da junior, ha ottenuto solo una vittoria (in solitaria nel 2019 da allievo) e una serie infinita di piazzamenti nelle top ten. Insomma un corridore in controtendenza rispetto a ciò che pensano alcuni tecnici che tendono a spremere i ragazzi della sua età, sostenendo che per diventare forte e andare avanti servano sempre e solo le vittorie.

Luca, complimenti per il bronzo. Che corsa è stata?

Sono molto contento. Sapevo di avere una buona condizione, ma non mi aspettavo di centrare il podio. Partivo dalla terza fila, c’è stato un po’ di caos all’inizio però già nei primi giri ero nel gruppo di testa. Il circuito era adatto alle mie caratteristiche, recuperavo nei tratti in salita o dove c’era da spingere. E lo sprint forse potevo gestirlo meglio. Negli ultimissimi metri della volata ho provato a passarlo prima a destra e poi a sinistra ma mi ha sempre controllato.

Classe 2004, Paletti è stato anche secondo miglior giovane al Lunigiana, qui con la medaglia di bronzo
Classe 2004, Paletti è stato anche secondo miglior giovane al Lunigiana, qui con la medaglia di bronzo
I tuoi programmi cosa prevedono d’ora in poi?

Domenica 14 novembre parteciperò con la nazionale alla prova di Coppa del mondo in Repubblica Ceca a Tabor, dove tra l’altro nel 2020 ho fatto la mia prima esperienza internazionale. 

Ci sono altri obiettivi però. Sei maglia rosa del Giro d’Italia di ciclocross, poi il campionato italiano e il mondiale di fine gennaio negli Usa…

Sì, sono partito forte. Non so se disputerò tutte le altre tappe del Giro, dipende anche da come starò e dagli appuntamenti da preparare. In ogni caso dovrei fare le ultime due tappe (29/30 dicembre a Roma e 2 gennaio a Ferentino, ndr) che potrebbero farmi bene in vista del tricolore. L’obiettivo è vincere la maglia (nel 2020 fu secondo, ndr). L’altro obiettivo è guadagnarmi la convocazione per i mondiali. A quel punto vedrò se fermarmi per recuperare energie o iniziare subito su strada.

Domenica prossima tornerà in azzurro per la prova di Coppa del mondo a Tabor aperta agli juniores
Domenica prossima tornerà in azzurro per la prova di Coppa del mondo a Tabor aperta agli juniores
Sei figlio di un ex professionista. Come ti sei avvicinato al ciclismo? Che corridore sei?

Sono un passista-scalatore. Mi piace tanto anche fare pista (ha vinto un titolo nazionale giovanile nel 2020, ndr). Da bambino andavo a vedere qualche gara con mio padre Michele (ex Ariostea e Mapei, ndr), ma è stato mio nonno Luciano che ha iniziato a farmi correre da G6, facendomi provare una delle bici che vendeva nel negozio di famiglia.

Nelle categorie giovanili hai colto tanti piazzamenti ed una sola vittoria su strada. In questo ultimo mese hai conquistato già cinque successi nel ciclocross. A cosa si deve questa tua evoluzione?

Mi sono convinto dei miei mezzi e l’ho scoperto correndo il Giro di Lunigiana (disputato con l’Emilia Romagna, chiuso al 14° posto e secondo nella classifica dei giovani, ndr). Quella corsa mi ha cambiato totalmente. Prima correvo subendo, senza mai rischiare.

Mentre adesso?

Ora mi sento sbloccato mentalmente e ci provo sempre in gara. Nel 2022 vorrei ottenere una convocazione per la Roubaix juniores e tornare al Lunigiana per fare ancora meglio di quest’anno. Prima però so che devo andare forte per farmi richiamare dai vari selezionatori. 

Luca chiudiamo ancora con questa medaglia di bronzo europea. A chi la dedichi?

A un po’ di gente, sono sincero. Alla mia famiglia, al nonno che non c’è più e che sarebbe felice per me. Poi anche agli sponsor delle mie squadre e alla nazionale, il cui staff fa sempre un gran lavoro per noi atleti.

Juniores azzurri in perfetto orario con Paletti a Col du Vam

07.11.2021
6 min
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Aaron Dockx è l’unico corridore non olandese ad aver conquistato un titolo nella domenica dei campionati europei di ciclocross: di lui e della sfida fra gli juniores parleremo a breve. Anche l’ultima gara, quella degli uomini elite che sembrava saldamente nelle mani dei belgi, si è risolta con la più colossale delle beffe ai danni dei conquistatori fiamminghi. La rimonta di Van der Haar, tradito da un cambio bici mal pianificato, è stata così coinvolgente che in parecchi si sono ritrovati a fare il tifo per lui.

«Mi sentivo davvero forte – ha detto l’olandese – ma anche quando ero in seconda posizione, mi sono accorto che i belgi mi stavano controllando. Dovevo escogitare qualcosa, così ho pensato che se avessi cambiato bici, mi sarei ritrovato a centro gruppo, ma ho perso un po’ troppe posizioni. Una cosa che non mi aspettavo».

Hermans ha provato da lontano come Dockx al mattino, ma Van der Haar lo ha beffato
Hermans ha provato da lontano come Dockx al mattino, ma Van der Haar lo ha beffato

Errore di valutazione

Infatti di colpo è sparito, salvo riapparire a ruota di Iserbyt, atteso al bis non avendo tuttavia le gambe per farlo. Nel frattempo in testa alla corsa tre belgi come tre levrieri da corsa si sono scatenati. Finché, giunti a metà percorso e approfittando della salita più lunga del percorso, Hermans ha preso il largo con un allungo apparentemente impossibile da rintuzzare.

«E’ stato un lungo e costante inseguimento – spiega ancora Van der Haar – ma il fatto che davanti sapessero che stavo arrivando li ha costretti a dare tutto troppo presto. Questo ha reso la gara davvero dura e per me è stato un vantaggio. Era pianificato che venissi fuori alla distanza, ma ho rischiato grosso. Mi sentivo forte, ma riprendere Hermans non era scontato. Sapevo solo che sarebbe stata una gara lunga e difficile, quindi ho continuato a provarci».

Per Van der Haar una rimonta strepitosa e vittoria che per molti era ormai impossibile
Per Van der Haar una rimonta strepitosa e vittoria che per molti era ormai impossibile

Nys gongola

Dal suo box è giunta in tempo quasi reale la soddisfazione di Sven Nys, belga di passaporto, ma manager del Baloise Trek Lions in cui corre Van der Haar.

«Lars ha corso quasi la gara perfetta – ha sorriso il vincitore di 4 mondiali, 3 Coppe del mondo e 13 Superprestige – si sentiva bene, ha ricevuto supporto dal pubblico e ha guidato alla grande su un percorso adatto a lui. E’ fantastico che sia riuscito a vincere, malgrado il suo errore al cambio bici. Soltanto per quello la gara non si può definire perfetta. Ora possiamo continuare a lavorare su questo flusso positivo, sono certo che questo titolo metterà le ali a Lars».

Il nono posto di Dorigoni alle spalle dei più forti dice che l’altoatesino continua a crescere
Il nono posto di Dorigoni alle spalle dei più forti dice che l’altoatesino continua a crescere

Il vuoto subito

Dicevamo di Dockx, solo belga nella domenica degli olandesi, che ha battuto per 47 secondi l’olandese Haverdings e il nostro Paletti.

«Il mio piano era di partire molto velocemente – ha detto il belga – perché sapevo che Haverdings era molto forte nella seconda parte. Volevo fare prima possibile il vuoto e consolidarlo fino alla fine. Quando a ogni giro senti che il margine sta diventando un po’ più grande, il morale fa il resto. E’ stato un fatto di potenza, avevo buone gambe. Dopo il secondo giro ho guardato il tabellone e ho visto che mancavano ancora cinque giri. “Wow – ho pensato – è ancora molto”. Ero già abbastanza a tutta, ma sentivo di poter tenere quel ritmo fino alla fine».

Fra cross e strada

Per Dockx si tratta della quinta vittoria stagionale. E’ stato il migliore anche lo scorso fine settimana al Koppenberg.

«Haverdings era in realtà il favorito in assoluto all’inizio – ha proseguito – ma sapevo di non essere troppo lontano. E’ stato fantastico vincere, davvero fantastico. Cross e strada sono tutto il mio mondo. Continuerò ad abbinarli il più possibile, perché si riescono a integrare, ma il mio primo amore per ora è proprio il ciclocross».

Paletti sul podio

Il podio di Paletti (in apertura il suo arrivo) ha probabilmente radici precedenti a queste settimane del 2021. Il cittì Scotti lo scorso anno si rammaricò che a causa del Covid lo spazio per gli juniores fosse stato compresso, avendo fiutato aria di talento proprio nella categoria più giovane. Aveva ragione e Pontoni è stato bravissimo a raccogliere il testimone e scalare il podio degli europei.

Nella gara delle donne U23, successo ovviamente olandese, con Shirin Van Anrooij
Nella gara delle donne U23, successo ovviamente olandese, con Shirin Van Anrooij

«Esordire così ad un europeo e portare a casa una medaglia non è cosa da poco – ha ammesso il cittì friulano – sono veramente emozionato. Paletti ha fatto una gara esemplare, partendo dalla terza fila e portandosi sempre più avanti. Il belga era ormai inarrivabile, perciò abbiamo impostato il resto della gara puntando al podio. Un risultato voluto, che incorona il grande lavoro di Luca e di un intero gruppo: quello di staff, meccanici, massaggiatori… Tutte persone che lavorano dietro le quinte e senza le quali noi oggi non saremmo qui a festeggiare».

Per Gaia Realini un sesto posto che soddisfa, soprattutto dopo l’episodio dell’arco
Per Gaia Realini un sesto posto che soddisfa, soprattutto dopo l’episodio dell’arco

Il bilancio di Pontoni

Il bilancio degli azzurri è l’ultimo racconto di Pontoni, che va avanti nella sua disamina, prima dei meritati festeggiamenti e del brindisi.

«Mi vorrei soffermare sul 9° posto di Dorigoni fra gli elite, un gran bel risultato. Sono contento di come ha corso pur partendo dalla quarta fila. Fra le donne under 23 invece torniamo a casa con il 6° posto di Gaia Realini. A un certo punto c’è stata quasi una tromba d’aria che ha danneggiato tutte le ragazze. Gaia era 7ª quando un arco ha divelto le transenne ed è finito nel percorso. Ha dovuto uscirne e poi rientrare e ha perso il tempo che magari le avrebbe consentito di guadagnare un’altra posizione. Comunque un bel piazzamento.

«In pratica chiudiamo con un piazzamento nei primi 10 in tutte le categorie e ci teniamo stretti la medaglia di Paletti perché il futuro passa per gli juniores. Da domani perciò penseremo alla Coppa del mondo di Tabor del prossimo weekend, cui parteciperemo con gli U23 e per la prima volta con gli juniores, passando per un mini ritiro in Friuli, come ce ne saranno tanti, che ci permetterà di conoscerci bene. Ma prima si brinda, non mi dimenticherò tanto facilmente questa prima medaglia».