Un anno fa, erano in pochi, anche fra gli addetti ai lavori, a considerare Clement Champoussin come un prospetto fra i più interessanti del ciclismo attuale. Tutto è cambiato, al punto che se anche non compare (ancora) fra i vincitori di stagione, sul suo nome sta montando un’attenzione clamorosa, soprattutto nei social e anche in chi magari guarda con poca simpatia i cugini d’Oltralpe. Il perché? E’ presto detto: Champoussin è uno che fa spettacolo e non ha mai paura di mettersi in gioco, proprio come i big attuali.
Il 2020 iniziato tardi
Una dimostrazione l’abbiamo avuta anche in casa, al recente Trofeo Laigueglia, dove il transalpino dell’AG2R-Citroen ha corso da protagonista, sempre in fuga. Eppure solo un anno fa questo era un sogno, come ha raccontato lui stesso a Cyclingnews: «Ad aprile 2020 ero ancora un dilettante, oltretutto senza gare dove poter correre. Sono rimasto fino ad agosto in compagnia di pensieri e dubbi, senza sapere che cosa aspettarmi. Per giunta ho anche preso il Covid, così ho potuto iniziare solo a settembre, ritrovandomi però già fra i professionisti. Quelle settimane alla fine sono state utili per rimanere tranquillo e prepararmi con calma. Poi iniziando le gare mi sono sentito sempre meglio».
Alla Vuelta i primi squilli
Un esordio bello tosto, il suo, passando per la Vuelta di Spagna condita da due belle top 10 di tappa: «All’inizio è stata una fatica enorme. Però man mano che si andava avanti stavo sempre meglio e nelle tappe di montagna ho potuto far vedere le mie qualità. Come corridore sono principalmente uno scalatore e non ho una preferenza specifica, mi adatto bene alle salite brevi come a quelle lunghe, agli strappi secchi come alle salite pedalabili. Ogni tappa che finivo ero stanco, ma mai troppo…».
A ben guardare le prove di Champoussin, non può essere definito solo uno scalatore: va bene anche sul passo, a cronometro se la cava (alla Vuelta ha chiuso una tappa fra i primi 20) e non è propriamente fermo in volata. Insomma, ci sono tutte le qualità per emergere e all’AG2R-Citroen lo sanno, stanno investendo molto su di lui. «Andrò al Giro d’Italia per fare esperienza e dare una mano, ma prima potrò correre il Giro di Catalogna e il Romandia come capitano della squadra, credo che la dimensione delle corse a tappe di una settimana sia quella che attualmente più mi si attaglia».
Nato dalla Mtb
Interessante anche un riferimento ai suoi inizi: «Quando ho cominciato non ci pensavo neanche alle corse su strada. Pedalavo con la Mtb per divertimento. Ma visto che andavo forte, ho cominciato a gareggiare nei cross country, fino alla categoria junior. Andavo su strada solo per allenarmi e fare esperienza in qualche gara di pari età. Perciò, vedendo che andavo bene anche lì, ho pensato di provarci». Non è stato il primo, non sarà l’ultimo, speriamo anche dalle nostre parti…