Della classifica a squadre, della questione dei punti e delle retrocessioni avevamo parlato questo d’inverno. Adesso che ci si avvia alla fine del triennio, la questione si fa più ingarbugliata e della riforma entrata in vigore nel 2019 emergono tutti i limiti. Il discorso è complesso e lo affrontiamo con Brent Copeland (nella foto di apertura con Groenewegen, ndr), team manager della BikeExchange-Jayco, e tra i più esperti.
Prima però, ricordiamo brevemente cosa prevede questa riforma.
Nel 2019 l’UCI introduce il ranking per i team. I primi 18 della classifica restano nel WorldTour, gli altri retrocedono a professional. La classifica è stilata in base alla somma dei punteggi dei migliori dieci atleti per team, per ogni singola stagione (1 gennaio – 31 dicembre).
Brent, ora che il tempo stringe ci si è resi conto che chi ha preso parte al Giro d’Italia (corsa WT) e ha persino vinto tappe, come il vostro Simon Yates per esempio, ha ottenuto meno punti di chi ha vinto corse di un giorno di categoria “.pro” o addirittura 1.1. C’è qualcosa che non va?
Queste sono le regole che l’UCI ha applicato nel 2019 e se non andavano bene dovevamo dirlo prima. Ora c’è un leggero panico perché qualcuno potrebbe retrocedere e questo sta portando ad un nuovo modo di correre per andare a caccia dei punti. Quello che per me è sbagliato è stato mantenere il ranking durante la pandemia.
Cosa intendi?
Dei punti possiamo parlarne fino a domattina. C’è chi sostiene che una corsa di un giorno, benché piccola, valga più di una tappa in un grande Giro e chi invece dice di no: ognuno ha la sua opinione. Ma attuare questo sistema durante la pandemia è stato scorretto. Molte corse sono saltate, molti corridori sono stati male. Prendiamo il nostro caso: siamo un team australiano, abbiamo sponsor australiani e interessi a correre laggiù. Con l’annullamento del Tour Down Under e delle altre corse, abbiamo perso una grossa fetta di punti. E la stessa cosa al Giro d’Italia del 2020. Avevamo un super Simon Yates, ma poi tre, quattro persone dello staff hanno preso il Covid e abbiamo dovuto fermare la squadra, perdendo tanti altri punti. Va da sé che in una situazione così non puoi tenere fede ad un ranking.
E anche la questione dei punti è da rivedere: 100 per una tappa del Giro, 150 per una corsa singola “.pro”…
Yates che vince la tappa più spettacolare e dura del Giro, quella di Torino, porta a casa 100 punti UCI. Nello stesso giorno il nostro Groenewegen vince una corsa 1.1 in Olanda, tutta piatta, e ne porta a casa 125: per me non ha senso. Ma questo è un altro discorso. Ripeto, potevamo pensarci prima.
“Potevamo pensarci prima”, ma qualcuno ci ha anche detto che il regolamento non era chiarissimo. E che si pensava che la classifica fosse rivolta alle sole WorldTour e non che ci fosse una graduatoria comune con le professional…
No, questo è stato chiaro subito. Semmai c’è stata un po’ di confusione su come venissero assegnati i punteggi. La regola poteva essere interpretata in più modi. Noi, come molti altri, credevamo inizialmente che tutti i corridori portassero punti. E non solo i primi dieci. Questo cambia tutto, cambia anche il modo di correre.
Cioè?
Faccio un esempio. La settimana scorsa eravamo a fare una corsa in Belgio. Davanti c’era una fuga di una decina di corridori. Avevano un minuto e si poteva chiudere. Noi dietro ne avevamo quattro, due dei quali potevano vincere. Ma visto chi c’era davanti, ci siamo fatti i conti e abbiamo preferito lasciare andare la fuga piuttosto che rischiare, favorendo altri più pericolosi in gruppo. Quelli che erano davanti non erano dei rivali diretti per la nostra classifica. E questo modo di correre chiaramente è negativo.
Decisamente…
E non va bene neanche per i giovani. Loro, che rischiano di non essere nei primi dieci del proprio team, è meglio che restino in gruppo a non fare niente o a tirare in caso di necessità. Chi ha ideato questa riforma non ha pensato a queste conseguenze.
Sull’arrivo della Marmolada si vociferava che la corsa fosse così addormentata anche perché i team cercavano di correre non tanto per la vittoria, ma per i punteggi…
Può essere così, certo. L’importante però è che il pubblico conosca certe dinamiche. Altrimenti, giustamente, critica l’assenza di spettacolo. Come tranquillamente potevano criticare noi quel giorno, dato che avevamo quattro corridori pronti a vincere e non lo abbiamo fatto. Nel calcio è più semplice far capire il concetto di retrocessione. Si gioca: si vince, si perde o si pareggia e in base a questo si fanno dei punti.
Non è così nel nostro mondo…
Nel ciclismo ci sono molte più variabili. Il pubblico è il nostro asset maggiore, noi corriamo per fare spettacolo, ma se certe cose non le capiamo noi stessi, come possiamo pretendere che le capiscano i tifosi? A mio avviso questa riforma ha portato più negatività che positività. E questo vale non solo per noi della BikeExchange, che tra l’altro siamo a rischio moderato, ma al ciclismo intero.
E così facendo, il Giro d’Italia, durante il quale ci sono state molte gare, è a rischio. Sempre più corridori importanti non verranno, perché dirottati su corse che danno più punti Uci?
Ma non solo il Giro, tutte le corse a tappe. Non faccio nomi per rispetto degli organizzatori, ma noi abbiamo appena rinunciato a due (buone) corse a tappe, per andare a fare gare di un giorno. C’è un corridore di un altro team che non era al Giro, il quale a maggio ha raccolto più punti di chi è salito sul podio finale della corsa rosa. Il Giro, il Tour, la Vuelta, il Giro di Svizzera… sono le gare che hanno fatto la storia del ciclismo. E noi magari ci ritroviamo a disputare corse dove non c’è neanche la diretta tv perché assegnano più punti. Vaglielo a spiegare agli sponsor…
Brent, voi team state lavorando ad un tavolo di discussione con l’UCI?
Certo, ma per il futuro. Questo triennio ormai è andato. Da una parte capisco anche l’UCI, che ha ideato la riforma tre anni fa e fino ad ora nessuno aveva parlato. Non so quando, ma ci riuniremo. Stiamo parlando per rendere il tutto più semplice e chiaro: i grandi corridori e le squadre non possono rinunciare alle corse che hanno fatto la storia del ciclismo.