Marco Velo in questo momento si trova al Giro d’Italia, che ieri ha goduto del giorno di riposo aggiuntivo derivato dalla partenza in Albania. La carovana è tornata nel nostro Paese e ognuno ha avuto il suo bel da fare. Il neo cittì della nazionale femminile si trova alla Corsa Rosa come regolatore di percorso. Da qualche anno svolge questo ruolo per RCS Sport & Events e nonostante il grosso incarico della Federazione i suoi impegni non sono cambiati. Sicuramente il bresciano saprà trovare il giusto equilibrio per dirigere la nazionale femminile, ruolo ereditato da Paolo Sangalli a sua volta passato nel WorldTour con la Lidl-Trek (i due sono insieme a Elisa Longo Borghini alle Olimpiadi di Parigi nella foto di apertura).
Nuove misure
Il ruolo di tecnico si addice a Marco Velo, che fino al 2024 è stato il responsabile delle cronometro azzurre per ogni categoria. E’ chiaro che rispetto al precedente incarico la mole di lavoro sia maggiore, la gestione della nazionale femminile parte dalle juniores e arriva fino alle elite. Inoltre quest’anno sta prendendo sempre più piede la categoria U23, che prima non esisteva e piano piano è stata introdotta.
«Il ruolo non è nuovo – racconta Velo ai margini del Giro – mentre l’ambiente un pochino lo è. Le ragazze elite le conosco meglio rispetto alle juniores per ragioni di visibilità. Gestivo le loro cronometro, vero, ma la supervisione di Sangalli e il suo parere erano fondamentali. Ora ho iniziato a seguire molto di più il movimento e sono partito proprio dalle piccole. Sono stato a qualche gara per gettare le basi di un rapporto sia con le atlete che con le squadre. Per quanto riguarda le elite sono stato a Sanremo e Strade Bianche, mentre ho seguito in televisione tutta la Campagna del Nord».
Come mai non seguire le Classiche sul posto?
Ho fatto una valutazione personale. Andare alle gare vuol dire avere dei costi di viaggio e soggiorno. Siamo nell’anno post olimpico e come accade spesso la Federazione deve stare attenta alle uscite. La cosa che ho notato anche a Sanremo e Strade Bianche è che comunque anche se sono in gara devo guardare la corsa dal tablet. Sei lì, ma non puoi vedere la fasi salienti e capire come si svolge la gara.
La stessa cosa hai fatto in questi giorni in cui Vuelta Femenina e Giro corrispondevano?
Esattamente. Per fortuna il ciclismo femminile è cresciuto parecchio in ogni aspetto e in televisione si vedono tante gare. Mi ritengo un tecnico “vecchia scuola” che non ama andare alla partenza o dopo gli arrivi a parlare con le ragazze. Preferisco lasciarle concentrate e parlare a mente fredda. Inoltre c’è un altro aspetto…
Quale?
Abito vicino a Montichiari. Di conseguenza posso andare spesso al velodromo quando le ragazze si allenano e sappiamo tutti che le principali figure del ciclismo femminile gareggiano sia su strada che su pista. Con Bragato c’è un’ottima collaborazione e questo aspetto aiuta molto.
Vero che le elite le conosci di più, ma serve comunque creare un gruppo?
A mondiali ed europei mi vedevo spesso con lo “zoccolo duro” del movimento: Silvia Persico, Elisa Longo Borghini, Elena Cecchini, Marta Cavalli. Per messaggio e via telefono sono in contatto continuo. Sicuramente il tutto andrà a intensificarsi quando ci avvicineremo a mondiali ed europei.
Alla Vuelta mancavano le ragazze del cosiddetto blocco azzurro, cosa hai visto dalle altre?
Mi ha fatto piacere che Letizia Paternoster sia riuscita a indossare la maglia rossa. Anche Trinca Colonel e Borghesi si sono mosse bene. Avrò la fortuna di seguire dal vivo il Giro Women vista la mia collaborazione con RCS, quindi i prossimi mesi saranno fondamentali per avere un quadro d’insieme.
Quanto le senatrici ti hanno aiutato a entrare in questo mondo?
Molto. Cecchini, Longo Borghini, Guazzini e anche Silvia Persico mi hanno dato tante informazioni. Poi sta a me filtrarle e capire come muovermi in questa categoria.
Qual è stata la difficoltà maggiore?
Con la categoria juniores è servito tanto l’essere sul campo. Anche alla riunioni pre gara mi sono presentato e ho detto ai tecnici di contattarmi per qualsiasi cosa. Del ciclismo femminile ho capito come le parole debbano essere pesate e che serve precisione. Sono molto attente ai dettagli e sono focalizzate su ciò che viene detto.
Hai già programmato dei ritiri?
Con le elite non ne abbiamo in programma, sempre per la questione della gestione dei costi. Ho preferito cercare di fare qualcosa per le juniores, la volontà è quella di portarle in altura prima del mondiale in modo da dare maggiore continuità di lavoro.
Anche perché la categoria U23 cresce sempre più.
Esatto. Da quest’anno il Tour de l’Avenir Femmes aumenta i giorni di corsa che diventeranno gli stessi dei ragazzi. Inoltre il 2025 è il primo anno in cui ci sarà il mondiale riservato a questa categoria. Prima la categoria elite includeva tutte all’interno della corsa veniva premiata la migliore under 23. Anche da questo punto di vista ho un grande supporto dalla Federazione, specialmente nella figura di Amadio.