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Red Bull lancia il suo “X Factor” a due ruote

10.02.2023
5 min
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Zwift fa scuola. Pian piano Jay Vine sta diventando un esempio da seguire e la favola del corridore australiano che, cimentandosi sui rulli di casa collegato alla piattaforma Zwift, alla fine è diventato un’acclamata stella del ciclismo professionistico affascina tanti ragazzi. C’è chi questi sogni li vuole cavalcare. Così Red Bull, azienda da sempre attenta a tutto ciò che dallo sport può tradursi in spettacolo e immagine, ha deciso di investire anche sul ciclismo, prendendo spunto proprio da questa favola.

Nei giorni scorsi è stato siglato un accordo tra la multinazionale e il team WorldTour Bora Hansgrohe per lanciare un nuovo concorso, il “Red Bull Junior Brothers”, un programma di talent scouting che intende trovare i campioni del domani relativamente al ciclismo su strada. Al termine di una lunga selezione, due ragazzi verranno scelti per entrare a far parte dell’Auto Eder, la formazione U19 filiera del team tedesco, quella per intenderci dalla quale sono emersi il campione del mondo di categoria Emil Herzog e il talentuoso estone Romet Pajur.

Pajur Eder 2022
L’estone Pajur, uno dei tanti prodotti dell’Auto Eder, ora alla ricerca di nuovi talenti con Red Bull
Pajur Eder 2022
L’estone Pajur, uno dei tanti prodotti dell’Auto Eder, ora alla ricerca di nuovi talenti con Red Bull

Le tappe del concorso

Il sistema è molto simile a quello messo direttamente in atto da Zwift a favore di Alpecin Deceuninck e Canyon Sram al femminile, ossia la selezione che nel 2022 ha premiato il nostro Luca Vergallito.

Attraverso la pagina del concorso ci si iscrive e si iniziano a registrare le corse sulle piattaforme virtuali Zwift o Strava entro il 31 maggio. I corridori più performanti verranno a quel punto presi in esame per un posto nel Performance Camp, dove in agosto si procederà a uno stage riservato a 15 prescelti. Fra questi verranno selezionati i due ragazzi che a settembre entreranno a far parte del team.

Un’idea che inizia davvero a prendere piede e rivoluzionare le vecchie modalità di fare carriera nel ciclismo: non più solo gavetta nelle categorie giovanili, ma una sorta di “scorciatoia”, come almeno la giudicano molti appassionati legati alla tradizione e poco inclini alle novità, almeno stando ai giudizi sui social. Christian Schrot, responsabile del team giovanile tedesco, spiega come si è arrivati a questa scelta.

«Noi facciamo già scouting in vari luoghi e periodi dell’anno – spiega – ma cercavamo idee per ottenere più attrazione internazionale, portare nel nostro team nuovi talenti sparsi per il mondo. Così, grazie a Red Bull che è già da tempo partner della Bora-Hansgrohe ed è ideale per dare luce a questa iniziativa, ci è venuta l’idea di pianificare una campagna internazionale».

L’obiettivo del concorso è portare due ragazzi a fare apprendistato nel team juniores della Bora (foto Auto Eder)
L’obiettivo del concorso è portare due ragazzi a fare apprendistato nel team juniores della Bora (foto Auto Eder)
L’esperienza di Jay Vine approdato all’Alpecin tramite Zwift ha influito sulla nascita di questa iniziativa?

No, non proprio. Noi abbiamo una società di scouting indipendente che curo personalmente e siamo sempre alla ricerca di nuove opportunità per trovare talenti. Tradizionalmente andiamo alle gare, osserviamo, prendiamo nota, intessiamo relazioni. Con la Red Bull abbiamo l’opportunità di allargare gli orizzonti e utilizzare anche la loro rete perché Red Bull è già coinvolta nel ciclismo. L’idea di ottenere input attraverso Strava e Zwift è fantastica, sono piattaforme ideali per trovare talenti in giro per il mondo. L’idea è nata da qui.

Non temi che arrivino alle fasi finali del concorso ragazzi con grande potenza, ma privi di esperienza ciclistica?

Ce lo siamo chiesto. Alla fine, stiamo cercando ciclisti che possano vincere le gare, è per questo che facciamo anche uno scouting tradizionale e lavoriamo sulla nostra squadra juniores e under 23. Ma è un’opportunità che devi sempre considerare per trovare talenti eccezionali, ma che non hanno grandi possibilità di correre, di mettersi in mostra. La domanda è pertinente. Noi dobbiamo sì guardare alla forza fisica, alla potenza, ma anche considerare le possibilità di sviluppo nel ciclismo e nella guida, nella tattica e in tutti gli altri aspetti.

Uno dei percorsi virtuali sui quali gli iscritti al concorso potranno cimentarsi
Uno dei percorsi virtuali sui quali gli iscritti al concorso potranno cimentarsi
Quindi l’esperienza ciclistica maturata nelle categorie giovanili potrà essere un fattore determinante per la scelta?

Nella scelta sarà un elemento importante. Guarderemo al carattere, a come l’atleta sta in bici, allo spirito di adattamento, a come può adattarsi in seguito per andare alle corse e anche alle gare juniores. Sono elementi piuttosto importanti. Ecco perché non esaminiamo solo le tradizionali liste di Zwift e Strava. Lo combiniamo anche con un campo di scouting e passiamo tutto al vaglio.

Che cosa cercate nei ragazzi coinvolti nel concorso, quali caratteristiche?

L’obiettivo è dare una borsa di studio per un corridore. Quindi cerchiamo atleti che siano, da un lato ottimi scalatori e dall’altro che possano adattarsi anche alle corse a tappe. Ciò significa che dovrebbero avere una certa resistenza che gli permetta di essere performanti per diversi giorni. E forse anche in seguito essere bravi nelle prove a cronometro, che è anche un fattore importante per vincere un grande Giro.

Herzog, iridato junior, la stella del team Auto Eder oggi approdato alla Hagens Berman Axeons
Herzog, iridato junior, la stella del team Auto Eder oggi approdato alla Hagens Berman Axeons
Secondo te questa diventerà una via più popolare per entrare nel mondo del ciclismo?

Penso che sia un’alternativa. Il modo tradizionale dovrebbe essere ancora andare in un team, imparare il ciclismo dall’inizio. Ma ci sono molti ragazzi di talento che non vanno in bicicletta. Forse fanno, non so, sport invernali o altri sport di resistenza. Attraverso questa campagna abbiamo anche l’opportunità di trovare persone che non sono ancora coinvolte nelle corse.

Alle radici di Herzog: Schrot presenta l’iridato juniores

30.09.2022
5 min
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Probabilmente in Germania un campione come Emil Herzog lo aspettavano da anni. Al di là della medaglia d’oro conquistata a Wollongong nella prova in linea (con robusto contorno del bronzo a cronometro), il quasi 18enne di Simmerberg ha caratterizzato tutta la stagione, conquistando la bellezza di 12 successi solo nelle prove internazionali Uci.

E’ chiaro che le aspettative su di lui sono tante, ora che passa di categoria approdando fra gli under 23 nelle file della Hagens Berman Axeon, guidato da quell’Axel Merckx che ha già dimostrato di saperci fare con i giovani nel prepararli a una grande carriera fra i pro’. Parlando con il suo diesse all’Auto Eder, Christian Schrot, è netta la sensazione che, messa da parte la gioia per il successo australiano, già si pensi al futuro considerandolo un “work in progress”.

Schrot ed Herzog, con cui quest’anno ha vinto ben 4 corse a tappe internazionali (foto team)
Schrot ed Herzog, con cui quest’anno ha vinto ben 4 corse a tappe internazionali (foto team)

Tante chance per vincere

«Il suo successo non mi ha sorpreso, il percorso era ideale per uno come lui, forte in salita ma soprattutto esplosivo. A dir la verità puntavo molto su di lui e sull’estone Pajur (finito 15° proprio dietro al nostro Scalco, ndr), entrambi miei atleti all’Auto Eder. Emil aveva svariate opzioni al suo attivo: un arrivo ristretto, la possibilità di fare selezione, alla fine lo sprint a due è stata la soluzione ideale. Sapevo che a quel punto non avrebbe fallito».

Che tipo di persona è Herzog, come lo definiresti?

E’ soprattutto uno scalatore, ma è anche molto rapido e può dire la sua in certi tipi di volate, senza considerare poi le sue capacità a cronometro. Per questo attualmente non si può dire con precisione che corridore è, se sarà più adatto ai grandi giri o alle classiche. Fondamentale in questo senso sarà l’esperienza che accumulerà fra gli under 23, allora capiremo che tipo di corridore può essere, d’altronde i risultati che si ottengono fra gli junior sono sì importanti, ma bisogna anche saperli soppesare.

Il Team Auto Eder al GP Ruebliland in Svizzera, con Herzog in maglia di campione tedesco e Schrot all’estrema destra (foto team)
Il Team Auto Eder al GP Ruebliland in Svizzera, con Herzog in maglia di campione tedesco e Schrot all’estrema destra (foto team)
E dal punto di vista umano, ci si lavora bene insieme?

Sì e credo che questa sia la sua grande forza. E’ un ragazzo che sa far gruppo, non ha grilli per la testa, è molto semplice. Il suo carattere è un’arma a suo favore, questo è sicuro.

E’ pur vero però che quest’anno Herzog ha vinto ben 4 corse a tappe internazionali, tra cui la Corsa della Pace. Questo significa che ha una particolare predisposizione?

Le sue caratteristiche ben si sposano con le corse a tappe, proprio perché va forte sia in salita che a cronometro, non ha punti deboli e finora ha assimilato bene anche gli sforzi ravvicinati. A lui le gare in più giorni piacciono molto, ma come detto bisogna andarci piano e dargli il tempo di maturare.

Per Herzog anche il titolo nazionale junior di mtb, a dimostrazione della sua poliedricità (foto Ehrard Goller)
Per Herzog anche il titolo nazionale junior di mtb, a dimostrazione della sua poliedricità (foto Ehrard Goller)
Da qualche parte già c’è chi lo paragona ai campioni tedeschi del passato, come Thurau o Ullrich. C’è un modello al quale può essere assimilato?

Domanda difficile. Ognuno è differente a suo modo e avendo lavorato con Emil e guardando al passato non saprei proprio a chi paragonarlo, per me è un corridore speciale che si sta disegnando una strada tutta sua.

Ma nel suo Paese come è considerato?

E’ molto conosciuto nell’ambiente ciclistico, questo è certo, ma anche a livello assoluto è considerato uno dei migliori giovani sportivi tedeschi, anche perché è davvero un polivalente. Non va forte solo su strada, ma ha vinto titoli nazionali anche nella Mtb e addirittura nello sci di fondo a passo pattinato. Tutte esperienze che sicuramente lo hanno aiutato nella sua affermazione e in questo un po’ si distacca dagli esempi del passato.

Il 17enne di Simmerberg ha vinto titoli nazionali giovanili anche nello sci di fondo (foto Facebook)
Il 17enne di Simmerberg ha vinto titoli nazionali giovanili anche nello sci di fondo (foto Facebook)
Pensi che avrà difficoltà nel salto di categoria?

Dovrà abituarsi, mettere da parte tutto quel che ha fatto e aprire una pagina nuova, affrontando le nuove esperienze con umiltà e con la voglia di imparare che certamente non gli manca. Io penso che già in breve tempo metterà il suo marchio anche nella categoria superiore.

Herzog passa di categoria, ma che cosa lascia fra i più giovani? Ci sono altri Herzog all’orizzonte?

Non alla sua altezza, stiamo parlando di un campione del mondo che ha vinto tanto quest’anno. Il movimento tedesco è molto brillante, questo è sicuro, ma non ci sono prospetti che lasciano intendere di poter raggiungere le stesse vette. Non dimentichiamo però che parliamo di atleti molto giovani e non tutti maturano allo stesso tempo. E poi magari l’esempio di Emil farà nuovi proseliti…

Auto Eder, juniores alla tedesca con le idee molto chiare

05.07.2022
5 min
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E siccome sono stranieri, hanno dietro la WorldTour e vincono sempre, chissà poi che faranno quelli della Auto Eder. Magari neanche li mandano a scuola. Li pagano per vincere…

Sembra già di sentirli certi discorsi… anzi li abbiamo sentiti. E siccome un po’ di curiosità di vedere la Bora dei piccoli c’era già venuta, siamo andati alla fonte.

Il dottor Schrot

Il dottor Christian Schrot ha 46 anni ed è il direttore sportivo, ma anche il responsabile della preparazione e il coordinatore dei talent scout che gravitano attorno al team giovanile tedesco. La squadra esiste dal 2007, da quando Ralph Denk partì con la allora NettApp, ma due anni fa si è deciso di salire a un livello più internazionale, ispirandosi al modello del calcio, per la mentalità e il tipo di struttura.

«Abbiamo provato – spiega Schrot – a portare un concept diverso. Vogliamo corridori da far crescere, per cui facciamo scouting osservando le potenzialità e non i risultati. Detto questo, i ragazzi possono anche stare a casa per allenarsi e andare a scuola, ma è vero che ci piace coinvolgerli in ritiri collegiali, a volte anche con la squadra WorldTour. In quei casi, ci aspettiamo che rispondano: presente. Abbiamo tutto in comune con il team dei pro’, i materiali e l’esperienza per gestirli».

Christian Schrot ha 46 anni ed è il direttore sportivo, ma anche capo degli osservatori
Christian Schrot ha 46 anni ed è il direttore sportivo, ma anche capo degli osservatori
Qualcuno sussurra che per anteporre il risultato al resto, magari se non vanno a scuola va anche bene…

Non è affatto vero. I nostri ragazzi finiscono tutti la scuola, devono essere ben educati. Magari non tutti andranno all’università, ma al diploma vogliamo che arrivino tutti. Devono saper conciliare scuola e allenamento, da questo non si transige.

In questa fase si fa un gran parlare dei rapporti non più limitati: voi li avevate già… sbloccati?

Non li abbiamo mai allenati con rapporti più lunghi. Abbiamo sempre lavorato con gli stessi rapporti che avremmo poi utilizzato in gara.

La dotazione tecnica è identica a quella dei pro’
La dotazione tecnica è identica a quella dei pro’
Pensi sia stata una scelta giusta?

Penso che alla base ci possa essere anche una ragione tecnica. Le aziende che producono pignoni fanno fatica ormai a fare dei pacchi come quelli che servono agli juniores. Sul fronte sportivo, mi sento di dire che si esalterà ancora di più la differenza tra i forti e i deboli. Ci saranno distacchi maggiori e a quell’età basta essere appena un po’ precoce per disporre di più forza. Giusto o sbagliato, dipende da come vuoi farli crescere. Per la nostra mentalità, cerchiamo sempre il miglioramento, ma ci interessa che soprattutto accrescano la loro esperienza. Siamo moderati, non li assilliamo.

Si parla di problemi legati allo sviluppo…

Non ho ricerche che lo sostengano. Non so se ci sarà un impatto su questi aspetti. Obiettivamente conosco le ragioni di quella limitazione e non vedo le ragioni per non eliminarla. Non credo che alla fine vinceranno atleti diversi.

Il team è spesso in ritiro: da solo o con la squadra WorldTour
Il team è spesso in ritiro: da solo o con la squadra WorldTour
Si dice che in realtà serva per farli passare professionisti già da juniores.

Io credo che un’esperienza fra gli under 23 serva. Per questo anche se li inseriamo presto nella Bora-Hansgrohe, ci sta a cuore che corrano con la nazionale della loro età per mantenere la mentalità vincente. Correre fra gli U23 è un bene per i ragazzi e ci permette di mantenere buoni rapporti con le altre squadre.

Capita che voi li facciate crescere e poi altri team li portino via.

Se li cresci, lo fai per la tua squadra. Non parliamo di prodotti da vendere, ma di persone. Se si trovano bene, restano. Altrimenti vanno. Il nostro interesse ovviamente è tenerli con noi, ma se vogliono andare via, non possiamo legarli.

La Auto Eder ha corridori di sei nazionalità diverse
La Auto Eder ha corridori di sei nazionalità diverse
Si guadagna bene alla Auto Eder?

Sono dilettanti. Il grande benefit che possiamo dargli è la vicinanza della squadra maggiore. E’ sempre stato così, vedendo la nostra storia. Quando cominciammo eravamo una continental, la piccola NettApp. Non avevamo tanti soldi, ma siamo cresciuti fino al livello WorldTour. La struttura si è solidificata e nell’età juniores, che poi è il primo step internazionale, non si pensa ai soldi, ma a imparare le tattiche, come allenarsi, cosa mangiare…

Si allenano tanto i vostri ragazzi?

Dipende dalla parte della stagione, dagli obiettivi e dalla storia di ciascuno, il suo background. Abbiamo 8 ragazzi di 6 nazionalità diverse, ognuno ha il suo sviluppo e le sue esigenze. Comunque la media è che si allenino fra le 15 e le 20 ore per settimana.

Alla Coppa Montes, Mees Viot e Romet Pajur del Team Auto Eder prima di Matteo Scalco (foto photors.it)
Alla Coppa Montes, Mees Viot e Romet Pajur del Team Auto Eder prima di Matteo Scalco (foto photors.it)
Che tipo di attività fate?

Cerchiamo di coprire tutta la stagione, ma per fortuna le trasferte nelle principali corse a tappe le fanno con la nazionale e ne siamo contenti. Però abbiamo buone amicizie e garanzie, per cui in una stagione un nostro corridore fa circa 5 corse a tappe. E per il resto, seguiamo il calendario internazionale, che è bello ricco. In Italia siamo venuti per la Coppa Montes e torneremo per la gara di Vertova. Devono fare attività di alto livello, solo così possiamo sperare che crescano nel modo giusto.