Nuovo accesso all’Arenberg, quest’anno nessuna chicane

22.02.2025
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«Si è visto in qualche tweet – diceva qualche giorno fa Baldato a proposito della Roubaix, dopo il sopralluogo con Wellens e Pogacar – ma è una cosa che avevamo già previsto l’anno scorso. Si entra nell’Arenberg da una parallela nella parte sinistra. Si fa prima sinistra-destra e poi destra-sinistra a 90 gradi, invece che mettere una chicane come l’anno scorso. Non era bellissima, ma ha consentito di entrare nella Foresta a 30 all’ora invece che a 60 e non è successo niente. Quest’anno sarà simile, con la differenza che la via laterale allunga il gruppo e poi si rientra sulla strada principale 100 metri prima della Foresta. Si andrà a 40 all’ora invece di infilarsi là dentro senza rallentamenti».

Dopo aver provato la chicane realizzata lo scorso anno, Van der Poel la definì pericolosa
Dopo aver provato la chicane realizzata lo scorso anno, Van der Poel la definì pericolosa

La chicane con le barriere

Mathieu Van der Poel commentò la scelta di ASO con un post su X: «Ma è uno scherzo?». Però era vero. Visto il continuo verificarsi di cadute, lo scorso anno l’organizzazione della Roubaix aveva optato per costruire una chicane fatta di barriere. Sebbene la Foresta di Arenberg si trovi a più di 90 chilometri dall’arrivo, si è spesso rivelata un momento chiave nell’Inferno del Nord.

L’introduzione della chicane ha fatto sì che il gruppo di testa, che a quel punto della corsa era composto da una trentina di corridori, sia passato indenne attraverso quel lunghissimo settore di pavé. Restava la perplessità per la bruttezza di quella curva artificiale e così si è pensato di agire diversamente.

Due nuovi settori

Per l’edizione 2025 della Parigi-Roubaix, la 122 esima della lunga storia, l’immissione alla Foresta prevede per un anello attorno all’abitato di Querenaing, con due nuovi settori rispettivamente di 1.300 e 1.200 metri di lunghezza. «Non sono molto difficili – ha spiegato il direttore di corsa Thierry Gouvenou – ma ciò significa che avremo cinque settori di fila senza asfalto».

Una volta superati i due nuovi settori, i corridori faranno una deviazione attraverso il sito minerario di Arenberg, con la conseguenza di trovare quattro curve ad angolo retto nell’ultimo chilometro prima dell’imbocco della Foresta.

Il settore dell’Arenberg sarà il numero 19. A destra, la deviazione prima di immettersi nella Foresta

Il fascino della Foresta

La Foresta di Arenberg resta il passaggio più suggestivo della corsa. Il nome ufficiale del settore è Trouée d’Arenberg, mentre la strada in pavé che lo percorre ha un nome ancora diverso: La Dreve des Boules d’Herin. Fu inserita nella corsa a partire dal 1968 su insistenza di Jean Stablinski.

Si tratta di un rettilineo di 2,3 chilometri che nel senso della corsa tende a scendere. Le pietre del fondo sono così mal ridotte, che spesso la corsa ha qui la prima svolta decisiva, anche se, come detto, mancano ancora 90 chilometri all’arrivo. Per questo non c’è un solo corridore che non dica che la cosa più importante è avere il giusto posizionamento per stare alla larga da scivolate e cadute. La strada del resto è scivolosa più di altre dei dintorni perché, essendo chiusa al traffico per tutto l’anno, arriva al periodo della corsa coperta di fango ed erbacce.

Ottobre 2021, nessuna chicane e pioggia. Caduta nell’Arenberg: Van der Poel e Colbrelli attaccano. Vincerà Sonny!
Ottobre 2021, nessuna chicane e pioggia. Caduta nell’Arenberg: Van der Poel e Colbrelli attaccano. Vincerà Sonny!

Fra storia e progresso

Dopo aver detto che la trovata della chicane gli sembrava uno scherzo, Van der Poel si schierò apertamente contro la nuova soluzione, dicendo che a suo avviso avrebbe reso quel tratto ancora più pericoloso. Poi si adeguò al volere generale e ugualmente si servì dell’Arenberg per ipotecare la Parigi-Roubaix, conquistata con la maglia di campione del mondo.

Gli organizzatori di ASO hanno però fatto tesoro di tutte le osservazioni raccolte e la nuova soluzione appare molto più funzionale e coerente con il resto del percorso. In questa ricerca giusta della sicurezza, annotiamo che non potendo/volendo intervenire sulle bici per ridurre le velocità, si modificano i percorsi perché siano meno pericolosi. L’ingresso nell’Arenberg era uno dei momenti più forti nello svolgimento della Roubaix: averlo modificato significa che la storia si adegua al progresso. E che il progresso va avanti nonostante la storia.

La chicane dell’Arenberg non incide. Almeno in apparenza…

08.04.2024
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WALLERS (Francia) – Si potrebbe dire che tanto tuonò e alla fine non piovve, ma siamo davvero sicuri che la Foresta di Arenberg e la sua chicane non abbiano inciso per niente sulla Parigi-Roubaix? I 2.300 metri dell’Inferno del Nord comunque hanno segnato la gara. Hanno detto chi non avrebbe vinto la corsa del pavé.

C’era un’attesa spasmodica per questo tratto: quest’anno più che mai proprio in virtù della chicane, inserita per rallentare l’ingresso dei corridori sullo sconnesso pavé della Foresta. Di sicuro ci sono entrati più piano, ma altrettanto sicuramente la bagarre c’era già stata parecchio prima. Quindi è difficile dire quali effetti avrebbe sortito la chicane a gruppo pieno.

Corsa anticipata

Come aveva accennato Mathieu Van der Poel, era probabile che la corsa sarebbe esplosa prima. E’ andata esattamente così: hanno imboccato la Foresta circa venti corridori.

E per fortuna, ci sentiamo di dire. Col vento a favore che c’era, in caso di gruppo compatto sarebbero entrati a 80 all’ora. E sarebbero andati a quella velocità sia che ci fosse stato subito il pavé, sia la curva della chicane. Noi eravamo lì, sulla “U” della chicane e abbiamo osservato bene.

Concentrato, con le mani basse, è stato Mads Pedersen a virare per primo. VdP era in quinta, sesta posizione, molto più sciolto in volto. Una manciata di atleti, poi il vuoto assoluto. Anche se pochi secondi dopo, arrivando come un falco, ecco Edward Planckaert. Il corridore della Alpecin-Deceuninck stava dando tutto per rientrare e dare una mano ai suoi due leader: l’iridato, appunto, e Philipsen.

Circa venti i corridori che formavano il drappello di testa
Circa venti i corridori che formavano il drappello di testa

Festa all’Inferno

Mentre una folla incredibile si distribuiva lungo il rettilineo più famoso del ciclismo, andava in scena una vera festa all’ingresso della Foresta. Un vero show con intrattenimento, giochi, birre, musica, patatine fritte. La corsa sembrava fosse cosa lontana. 

Chi non aveva il pass per la macchina o era lì dalle prime ore dell’alba o si è sorbito non meno di 2,5 chilometri a piedi.

Poi però appena sono passate le prime moto, ecco che tutti hanno portato gli occhi (e gli smartphone) sulla strada. Qualcuno era contento della chicane, altri meno. La rete nazionale, France 2, faceva domande a destra e manca per quella che era una vera inchiesta.

Tra l’altro sembra, il condizionale è d’obbligo, che il prossimo anno si arrivi dalla strada perpendicolare alla Foresta, così da abbandonare la chicane, ma avere comunque l’ingresso dalla curva, esattamente come quest’anno. Quindi a velocità più bassa.

Pedersen (guardate chi lo bracca) fa il forcing, ma non crea grande selezione. Forse lì ha capito che non avrebbe avuto possibilità
Pedersen (guardate chi lo bracca) fa il forcing, ma non crea grande selezione. Forse lì ha capito che non avrebbe avuto possibilità

Arenberg (quasi) decisivo

Ma torniamo alla corsa. La Roubaix già in quel punto era questione di pochi. Tutti quelli che dovevano essere all’appuntamento avevano risposto presente. Peccato solo non ci fosse neanche un italiano.

La velocità più bassa d’ingresso ha creato delle differenze forse minori di quanto ci si attendesse. Pedersen prima e Van der Poel, ancora di più dopo, hanno allungato tantissimo il gruppo. Nonostante le urla, si sentiva il rumore delle bici. La risonanza di ruote e telai in carbonio è stata una roba da brividi.

Nella Foresta, dopo il forcing, Pedersen deve aver capito che la sua giornata non sarebbe stata facile visto che dopo l’affondo VdP e Philipsen, soprattutto, lo francobollavano: «Oggi – ha detto Pedersen – Mathieu con noi ha quasi giocato. Non credo che la chicane abbia condizionato troppo la corsa, semplicemente Mathieu era più forte». 

Dicevamo delle differenze. Qualche metro per quattro atleti, ma poi di fatto erano tutti molti vicini. E così la Alpecin-Deceuninck all’uscita di Arenberg ha fatto la conta, come si suol dire. A quel punto, saggiamente, ha deciso di sfruttare la sua superiorità numerica. Di 14 atleti, tre erano i suoi.

Ha mandato avanti Gianni Vermeersch facendo passare una quindicina di chilometri molto tranquilli a Philipsen e Van der Poel. Energie risparmiate… in vista di una storia che ben conoscete.

VdP fa la stessa cosa e crea un buco. Ma non era ancora l’ora di andare via da solo
VdP fa la stessa cosa e crea un buco. Ma non era ancora l’ora di andare via da solo

Il bilancio

Insomma, la chicane e la Foresta non hanno inciso in modo diretto, ma è certo che hanno influito nell’economia della corsa.

La chicane ha incentivato le azioni, i forcing, ben prima del solito. E non è un caso che ci si sia arrivati in una ventina. Di certo la sicurezza è aumentata. Oggi non ci sono state cadute: è accaduto perché erano solo in venti o per la presenza della chicane? A quella velocità, crediamo, che anche solo in venti l’ingresso nella Foresta non avrebbe scongiurato cadute. Quindi in tal senso la chicane un peso lo ha avuto.

C’è poi l’aspetto della Foresta. E della Foresta da “bassa” velocità. Le differenze sono state inferiori alle attese. Però oggi questo tratto ha fatto capire a Van der Poel e alla sua squadra di avere totalmente il controllo della corsa. E agli altri ha smorzato un bel po’ di entusiasmo. Uno su tutti a Pedersen.