Dal nutrizionista al menu: come si fa? Sentiamo chef Sut

30.12.2021
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Il cibo è il carburante che mettiamo nel nostro serbatoio per affrontare ogni sfida. I ciclisti sono arrivati a conoscere al meglio il proprio fisico riuscendo a ottimizzare tutti gli alimenti che assumono. Dietro a questo ci sono anni di esperienza e indicazioni preziose da parte dei biologi nutrizionisti dei team o privati. Tutti questi studi e accortezze vanno però tradotte e declinate nei menu. Il come viene fatto, ce lo spiega Mirko Sut, chef della nazionale e della Trek-Segafredo. Il cuoco di Portogruaro vanta un’esperienza decennale nell’ambito delle due ruote, ha servito piatti agli atleti azzurri, alla Cannondale, BMC, CCC e ora al team statunitense. 

Mirko Sut è stato lo chef della nazionale alle Olimpiadi di Tokyo 2020. In apertura con il quartetto azzurro
Mirko Sut è stato chef della nazionale a Tokyo 2020 In apertura con il quartetto
Quali sono le figure all’interno della squadra che si occupano dell’alimentazione?

In Trek abbiamo una nutrizionista, Stephanie Scheirlynck. Io ho fatto un master in nutrizione dello sport.

Come funziona il menu della tua squadra?

Per quanto riguarda i menu abbiamo stilato un programma per semplificare le cose e anche per dare una sorta di insegnamento per i corridori, in modo da non renderli dei robot che pesano le cose e basta. Diamo anche noi un’educazione alimentare e abbiamo fatto un programma a colori.

Che cosa significa?

I colori sono tre: verde, giallo e rosso. Tradotto vuol dire. Verde sono i giorni che precedono un grande Giro, quindi quando escono fanno pochi chilometri, una sgambata di un’ora e mezza. In questo caso si cerca di stare più bassi con i carboidrati. Poi abbiamo i giorni gialli, che sono quelli intermedi. Possono essere prima di una tappa di trasferimento piana di 150 chilometri.  Non particolarmente impegnativa sulla carta. Poi ci sono le giornate rosse che chiamiamo High Carb. Dove si cerca di caricare in funzione delle tappe più impegnative, l’assunzione di carboidrati

Ogni tappa ha un suo colore?

Si, anche se sono tutte cose che vengono poi condizionate dal meteo e dalla tattica della squadra. Se per esempio viene pianificato di mandare un corridore in fuga o se un corridore punta alla tale tappa, allora la strategia cambia. 

Nella foto con Liam Bertazzo (a sinistra) e Simone Consonni al mondiale di Roubaix
Nella foto con Liam Bertazzo (a sinistra) e Simone Consonni al mondiale di Roubaix
Quindi la strategia passa anche dal piatto?

Esatto. Se c’è una tappa piana dove c’è lo scalatore di turno, il suo obiettivo è stare in gruppo coperto e arrivare all’arrivo. Però ci può essere l’attaccante o il velocista. Allora la dieta si differenzia. Sulla carta è la stessa giornata, ma l’interpretazione è completamente diversa come lo è il menù per loro

Come vengono declinate le indicazioni della nutrizionista in un menu?

La nutrizionista ci dà delle indicazioni, dice per esempio che una giornata è rossa e quindi gli atleti devono mangiare “tanto”. Lei dà a me solo un’indicazione, per stilare il menu e cosa mettere abbiamo carta bianca. Ovvio, sappiamo che ci sono determinati alimenti da utilizzare. L’hamburger del fast food non lo vedrai mai nel menu.

Facci un esempio di una giornata rossa…

Tanta pasta, tanto riso e/o patate. Con pasta e riso gli atleti italiani vanno a nozze. Agli australiani piacciono di più le patate, dalle classiche alle dolci, in ogni forma. Una cosa bella e stimolante è che ci sono tante nazionalità diverse e tante abitudini diverse. Ci si può sbizzarrire.  Dall’italiano che non può rinunciare alla pasta, all’americano che preferisce il riso. Si cerca di assecondare tutti i gusti e farli sentire a proprio agio

Qui Sut in una pedalata al Giro d’Italia con Giulio Ciccone (a sinistra), Gianluca Brambilla e Jacopo Mosca
In una pedalata al Giro con (da sinistra) Ciccone, Brambilla e Mosca
Dal menu si riesce a distinguere la disciplina?

Si assolutamente. Più che dal menu, dalle quantità. Ovviamente uno scalatore che tendenzialmente non supera i 50/60 chili, ha un apporto calorico diverso rispetto a un Filippo Ganna che è quasi 80 chili. In base alla gara cambia anche l’apporto di fibre. Prima di una corsa di alta montagna cerchiamo di evitare le fibre e per quanto riguarda anche le crono cerchiamo di dare cibi alcalinizzanti

Che funzioni hanno fibre e cibi alcalinizzanti?

Le fibre rallentano la digestione e tendono a trattenere un po’ di acqua, quindi per certe situazioni non sono funzionali allo sforzo. I cibi alcalini servono prima di una tappa dura o una cronometro,  perché hanno proprietà antinfiammatorie, disintossicanti, antiossidanti ed energizzanti. Cerchiamo quindi di evitare la carne rossa e preferire la bianca. Per scempio il tacchino è più alcalinizzante rispetto al pollo. Oppure pesce bianco e branzino.

Cuoco anche di Filippo Ganna, campione del mondo su pista e a cronometro
Cuoco anche di Filippo Ganna, campione del mondo su pista e a cronometro
Ti capita di ricevere richieste particolari?

I più “fanatici” del cibo, sono gli italiani. Noi siamo abituati mangiare bene. Ma allo stesso tempo è più facile farli stare bene. In Trek per esempio, riesco a procurare della pasta artigianale italiana di ottima qualità. Uno spaghetto cotto giusto al dente con una bella salsa ben mantecata e l’atleta lo vedi felice. Per esempio a Stuyven piace mangiare bene e ne capisce, lui una pasta al dente l’apprezza. Mi è capitato di fargli un risotto allo zafferano al profumo di fava tonca ed è impazzito. Mi ha chiesto la ricetta. E’ innamorato per la cucina italiana. 

Giulio Ciccone cosa preferisce?

Grande spaghettata al pomodoro, ha una passione per l’aglio, olio e peperoncino, ma quella va dosata in base alla tappe del giorno dopo, soprattuto per la digestione e per fargli passare una notte tranquilla. 

Gli atleti non italiani invece?

Skujins è ghiotto di patate. A colazione pranzo o cena, lui le mangerebbe sempre. L’americano Quinn Simmons adora la pasta. Quella al pesto in particolare, oppure gli piace molto quando gli preparo la pasta al pesto di rucola e limone. 

Al fianco di Elisa Longo Borghini che tiene in mano il bronzo olimpico di Tokyo
Con Elisa Longo Borghini dopo il bronzo di Tokyo
Alcuni corridori hanno nutrizionisti personali, come ti rapporti con loro?

Soprattutto in nazionale è molto comune. Mi capita di sentirmi con il nutrizionista e seguire le indicazioni che mi dà in riferimento all’atleta. Per esempio se prima di una gara è abituato a mangiare in un certo modo. Si cerca sempre di non sconvolgere l’abitudine di un corridore. Se è solito gestirsi in un certo modo, quando si è a ridosso di un evento la peggior cosa che si può fare è cambiare un’abitudine. Sa come reagisce a quegli alimenti e quale sia la digestione. Diventa quasi un rito propiziatorio per molti

Lo chef deve quindi tradurre le indicazioni di nutrizionisti e atleti?

Il dialogo con loro è sempre aperto. Per gli atleti il mio obiettivo è dargli quello che vogliono e cercare di regalargli la gioia della tavola. Soprattutto in un grande Giro, dove hanno giornate lunghe e faticose. In quei casi la cena è un momento di relax. Si cerca di soddisfare il palato e farli stare bene. Conoscendo i corridori, dopo anni che ci passi insieme, sai cosa gli piace di più o di meno e cerchi di mutare il menu in base alle loro preferenze. 

Chef Romano ci spiega la vita del cuoco nei “giorni rosa”

04.05.2021
6 min
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Non solo per i corridori, questi sono giorni di grande frenesia anche per gli staff dei team che stanno per partire per il Giro d’Italia. E tra loro ci sono gli chef, figure ormai immancabili nei team più importanti. Il cuoco non è solo colui che cucina, ma è un vero e proprio “manager del cibo”: dalla ricerca del prodotto al piatto in tavola tutto passa dalle sue mani.

A colazione si preparano le omelette. Solo in quel momento si consumano oltre 30 uova
A colazione si preparano le omelette. Solo in quel momento si consumano oltre 30 uova

La passione di Romano

In casa Uae a svolgere questa funzione è Michele Romano. La sua storia è particolare e in qualche modo è il ciclismo che ha cercato lui. Michele viene da Civitella Roveto, piccolo Borgo nella provincia dell’Aquila, ama andare in bici, ma non ha mai corso. Classe 1977, ha studiato presso l’Ispra di Roccaraso, poi si è formato e specializzato girando per l’Italia e per l’Europa. 

«Mi sono letteralmente innamorato di questo lavoro e del ciclismo – racconta l’abruzzese – Mi sono ritrovato a fare un Delfinato con la Uae cinque anni fa. Da lì mi hanno portato al Tour e alla Vuelta. E da allora sono fisso con loro». 

Tra le scorte del Giro anche tante zucchine. Romano dice che ne consumeranno 15 chili
Tra le scorte del Giro anche tante zucchine. Romano dice che ne consumeranno 15 chili

Qualità prima di tutto

Massima qualità e ricerca accurata dei prodotti sono le colonne portanti del suo lavoro. E questo ambiente elitario, super curato piace, e non poco, a Michele. Ma è lo specchio di quel che poi vivono i suoi colleghi e gli altri team. I dettagli, i marginal gains passano anche per la cucina, esattamente come quando nella tecnica parliamo di una certa lubrificazione della catena o di una particolare ruota.

E lo capiamo subito quando Romano ci spiega come prepara le omelette. «Devono essere più proteiche, quindi hanno un rosso d’uovo e due bianchi e del Parmigiano grattugiato rigorosamente di alta qualità, stagionato 36 mesi».

Tra i kitchen truck più grandi c’è quello della Bora Hansgrohe, ma ci sta: Bora produce cucine!
Tra i kitchen truck più grandi c’è quello della Bora Hansgrohe, ma Bora produce cucine!

Dalla cucina al computer

Romano e molti suoi colleghi da domani saranno negli hotel di Torino che ospiteranno la grande partenza. E queste sono ore frenetiche.

«C’è da riempire le scorte del mio kitchen truck (la cucina mobile, ndr). Ho preparato alcuni ingredienti che mi serviranno al Giro. Ma sono scorte poi non così grandi perché io preferisco utilizzare prodotti super freschi, scelti da me di volta in volta e di elevata qualità. Ho già contattato l’hotel di Torino e ho fatto loro delle richieste. E lo stesso ho fatto con gli altri, inviando delle mail».

Secondo la stima di Romano, durante il Giro si consumeranno 20 chili di pomodori, 15 chili di zucchine e altrettanti di banane, 50 chili di pasta che lui sceglie solo di qualità, come la De Cecco linea Oro o quella trafilata al bronzo di Gragnano, 20 chili di carne bianca, 10 chili di pescato, 30 uova per ogni mattina (quindi ben oltre 600 in tutto il Giro) e qualche barattolo di Nutella.

«Inoltre noi abbiamo come sponsor, per il food and beverage, Crai. Ci riforniscono di cereali, marmellate, olio biologico, aranciate… e noi stocchiamo i prodotti del nostro quartier generale di Magnago a Milano. Da lì carichiamo le scorte del “secco” cioè dei prodotti a lunga scadenza. Li conserviamo in frigoriferi o comunque in ambienti idonei.

«Per quel che riguarda il fresco invece lo acquisto personalmente di volta in volta, come ho accennato. Ho una carta di credito che mi fornisce il team e secondo le indicazioni del nutrizionista sono poi io a scegliere i prodotti migliori, nel locale migliore di questa o quella città in cui capitiamo. Ma ormai anche in tal senso ho una buona rete di conoscenze per andare sul sicuro. Quando posso scelgo i piccoli produttori locali, chi fa allevamenti a terra, produce bio, ha una buona tracciabilità del prodotto».

Il regno dello chef, quasi tutti i team hanno un kitchen truck simile
Il regno dello chef, quasi tutti i team hanno un kitchen truck simile

Dettagli curati 

Cuoco e nutrizionista vanno a braccetto. In base a quel che gli atleti devono mangiare, il nutrizionista informa il cuoco e lui si adegua.

«Al Giro con noi ci sarà Gorka Prieto Bellver, uno dei nutrizionisti della Uae, e lui decide in base alla tappa, al clima e persino alle caratteristiche stesse del corridore, se è un velocista, un passista, uno scalatore, quanto e cosa deve mangiare. E io mi regolo di conseguenza. Voglio dire che tutto quello che passa per la nostra cucina è pesato. Non si tralascia nulla. Una delle poche cose che non peso sono le rice cake, quelle spettano ai massaggiatori. Sono loro che fanno le porzioni».

Non solo carne, anche uova e pesce nella “credenza” dello chef al Giro
Non solo carne, anche uova e pesce nella “credenza” dello chef al Giro

Chef stakanovista

Ma come funziona la vita del cuoco al Giro d’Italia? Non è una passeggiata. Lavora moltissime ore, perché di fatto non è solo uno chef. È anche manager della cucina, “lavapiatti”, colui che fa la spesa e persino autista. 

«Mi sveglio alle 5:30 e preparo le colazioni, una cosa che amo particolarmente. Vado a dormire alle 23. Nel mezzo funziona così. Come ho detto faccio le colazioni: cereali, caffè, thè, omelette… e tutto quello che concerne le colazioni rinforzate dei ragazzi. Poi riordino tutto. Quando stacco la macchina del caffé, che è nostra, parto alla volta dell’hotel successivo, dove inizio a preparare la cena. Ma prima mi fermo per fare la spesa. Preparo anche le rice cake. Metto il riso nell’abbattitore per eliminare la carica batterica e sono pronte per il giorno dopo. Le faccio con la frutta, a base di caffè o di cacao…».

Romano e gli altri chef cucinano nei track, ma può capitare che lo facciano negli hotel
Romano e gli altri chef cucinano nei track, ma può capitare che lo facciano negli hotel

Dolci e “sgarri”

«Soprattutto quando ci sono tappe molto dure si preparano dei dolci – dice Romano – delle crostate rivisitate e altre ricette private della parte grassa, principalmente del burro. Magari utilizzo delle farine ventilate o provenienti da frutta secca. Per farlo, la ricerca del prodotto è lunga e meticolosa ma è così sia perché lo voglio io, sia perché le indicazioni della squadra sono di prendere solo il meglio».

Infine qualche “pettegolezzo” di gola sui ragazzi della Uae che vedremo al Giro. Chi è più goloso? Chi si lascia andare? Ma Romano non cede: «Da Formolo ad Ulissi, ma anche agli altri ragazzi che non sono al Giro, sono tutti molto professionali e si attengono alle regole del nutrizionista. Posso però dire che la sera prima del  giorno di riposo un po’ si “sgarra”. E magari posso preparare una pizzetta o un hamburgher che faccia bene al loro spirito, ma attenzione sono hamburger senza grassi, preparati in un certo modo. Ogni cosa che mettiamo sulla tavola dei corridori è bilanciata e ben ponderata prima».