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La gravidanza di una ciclista. Una gara lunga 9 mesi

16.01.2023
7 min
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Diventare mamma alla fine della propria carriera agonistica è stato un pensiero ricorrente di tante atlete, specie in epoche passate ed in qualsiasi sport. Col passare del tempo però si è sdoganato questo dogma e così sono più frequenti gli esempi di atlete che hanno affrontato la gravidanza nel pieno della loro attività. Considerando la complessità dei suoi sforzi, non ne è rimasto esente nemmeno il ciclismo.

Come si vive quindi a livello psico-fisico il periodo pre e post maternità? Abbiamo voluto chiederlo a Marta Bastianelli che nel 2014 è diventata madre di Clarissa e poi tornò alle corse molto più forte di prima. Prima però vale la pena ricordare altri casi, nei quali curiosamente troviamo altre campionesse del mondo che sono diventate mamma o lo saranno.

Marta Bastianelli e suo marito Roberto De Patre. Da loro a maggio 2014 è nata Clarissa
Marta Bastianelli e suo marito Roberto De Patre. Da loro a maggio 2014 è nata Clarissa

Mamme in gruppo

L’ultimo in ordine temporale è quello di Chantal Blaak che partorirà a maggio e che finora ha partecipato – e pedalato! – ai training camp della sua SD Worx. Fra qualche settimana dovrebbe scadere il termine per Tatiana Guderzo, che tuttavia aveva già annunciato da tempo che il 2022 sarebbe stato la sua ultima stagione. Chi sta invece per tornare ad attaccarsi il numero sulla schiena è Lizzie Deignan. Dopo la bambina avuta a settembre 2018, quattro mesi fa l’inglese della Trek-Segafredo ha partorito il secondo figlio (in apertura, un’immagine tratta da Instagram della campionessa con il piccolo Shea), per il quale la sua formazione le aveva rinnovato il contratto fino al 2024.

Un’altra iridata (della pista) e compagna di Deignan è Elinor Barker cui lo scorso marzo è nato Nico. La gallese della Uno-X aveva rivelato di aver vinto l’argento olimpico a Tokyo nell’inseguimento a squadre che era già incinta senza saperlo. C’è anche la lituana Rasa Leleivyte dell’Aromitalia Vaiano che a gennaio del 2014, mentre preparava il rientro in gruppo, vinse una mezza maratona pochi mesi dopo aver dato alla luce Alberto che adesso la segue spesso alle gare.

Marta, torniamo indietro di qualche anno e alla tua gravidanza. Era stata programmata?

A dire il vero no. Con Roberto (Roberto De Patre, suo marito, ndr) avevamo però manifestato il desiderio di diventare genitori. Non c’è stato un vero motivo, ma qualcosa che mi sentivo dentro da un po’ di tempo. Un insieme di contesti in cui mi sentivo bene. Ed è avvenuto spontaneamente, senza pressioni, poi lo abbiamo vissuto con tranquillità.

Nel periodo in cui hai pensato di diventare mamma, andavi alle gare con qualche remora o paura di compromettere quel progetto familiare?

No, mai. Ho sempre corso serenamente e senza mai tirare i freni. Mi sono sempre buttata nelle volate. Nel 2013 ero alla Faren. A maggio ho vinto la prima tappa del Tour Languedoc, disputando regolarmente il mio calendario. La mia annata l’ho interrotta chiaramente di colpo a settembre quando ho scoperto di essere incinta.

Durante i nove mesi di gravidanza guardavi già avanti a quando e come saresti rientrata?

Zero (ride, ndr). Devo dirvi che il ciclismo era l’ultimo dei miei problemi. Lo seguivo in maniera leggera, il minimo indispensabile. Restavo aggiornata grazie alle Fiamme Azzurre, visto che ero comunque una loro tesserata. In quel periodo ho preso i chili che si prendono normalmente quando si aspetta un bambino. Non pedalavo, a differenza di quello che fanno adesso. Personalmente all’epoca non avevo tanta voglia di usare la bici, neppure per tragitti cortissimi. Anche perché purtroppo adesso sta diventando pericoloso pedalare per tutti. Insomma, la bici poteva aspettare.

Com’è stato il rientro?

L’ho fatto gradualmente. A settembre, quattro mesi dopo che era nata Clarissa, ho corso i campionati italiani in pista vincendo due bronzi, nel keirin e nei 500 metri. Per il resto è stata parecchio dura. Avevo perso tanto sul piano atletico. Dovevo ricominciare daccapo. Però quando dicono che i muscoli hanno memoria non è affatto una sciocchezza. E’ decisamente vero, tant’è che non appena ho preso il ritmo, tutto è stato più semplice. Anzi, sono tornata più forte, ho vinto di più e meglio.

Tante tappe e classiche, Gand, europeo, Fiandre, campionato italiano. Risultati alla mano, dopo la gravidanza hai ottenuto 38 delle tue 40 vittorie. Qual è il motivo?

Non saprei dirvi cosa possa scattare sul piano fisico. Per tornare a quei livelli ci ho messo un po’, ma non è solo merito mio. Dietro ci sono sempre state due squadre che mi hanno aiutato e che mi aiutano tutt’ora. Una è quella in cui corri in quel momento, con lo staff atletico e dirigenziale che ti segue in tutto, proprio come adesso. L’altra è la famiglia. Un team di persone a casa che ti supporta e ti asseconda. Perché devi avere qualcuno che ti accudisca la figlia mentre lei è ancora piccola e tu sei in giro per il mondo a correre. Ancora oggi è così e non ringrazierò mai abbastanza chi mi ha aiutato finora.

Ti ripetiamo la domanda di prima. Ora che sei mamma, corri con qualche condizionamento?

Sì, certo. Adesso un pensiero a mia figlia e a chi ho a casa ce lo faccio. Sia chiaro, corro sempre al massimo, ma non c’è più quella cattiveria ed incoscienza che avevo prima. Credo tuttavia che sia dovuto all’età, non necessariamente all’essere mamma.

Fiandre 2019. Una delle più belle vittorie di Bastianelli dopo la gravidanza
Fiandre 2019. Una delle più belle vittorie di Bastianelli dopo la gravidanza
C’è differenza tra una mamma che corre in bici per lavoro ed un papà che fa lo stesso mestiere?

Che differenza c’è tra moglie e marito? Si sa che la moglie fa tutto (ci dice ridendo, ndr). I padri ciclisti hanno meno pressioni, come è normale che sia, perché a casa ci pensa la moglie. Facendo anche la mamma, per me il lavoro è triplo. Ormai il mio stress-control fa parte di me, non lo calcolo più su Training Peaks (sorride ancora, ndr). A parte le battute, sono fortunata perché Roberto è stato corridore (pro’ per cinque stagioni, ndr) e capisce velocemente tutte le situazioni. Un giorno ne parlavo proprio con la Deignan, anche lei nelle mie stesse condizioni.

Questa dovrebbe essere la tua ultima stagione. Marta Bastianelli mette in preventivo una seconda gravidanza?

Ora penso a correre al meglio questo 2023, poi perché no? Anzi, direi proprio di sì, è una delle cose belle della vita.

Guarischi è pronta. Già assorbito lo spirito SD Worx

09.01.2023
6 min
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Se le motivazioni sono il sale della vita di uno sportivo, allora Barbara Guarischi ne ha usato più di un pizzico per condire ciò che voleva del proprio futuro. La sua carriera è stata tutt’altro che insipida, specialmente nell’ultima stagione con l’oro al Mediterraneo, il tricolore gravel e podi in pista, sinonimi di versatilità. Forse però le mancava ancora qualcosa per insaporirla ulteriormente. La nuova avventura alla SD Worx, iniziata ufficialmente da qualche settimana, appare come la ricetta giusta.

Conosciamo Guarischi da tanti anni e si capisce subito dal tono di voce un mix di serenità e determinazione maggiore rispetto al passato. Il passaggio alla corazzata olandese ha radici profonde più di quanto si possa immaginare, nato da una sorta di sfida con se stessa che doveva risolvere. Durante il ritiro a Denia, in Spagna, ci siamo fatti raccontare i suoi primi giorni con la SD Worx. Sensazioni, programmi, ruolo, Wiebes, compagne…

Barbara, com’è stato questo ultimo periodo?

Un po’ frenetico, ma stimolante. Ho sempre pensato che in inverno si gettino le basi per il resto della stagione. Pedalare al caldo serve tantissimo. Fino al 16 gennaio con la squadra staremo qui in ritiro. Poi tappa in Belgio per le visite mediche quindi ritornerò in Spagna il 22 gennaio e fino al 31 starò in ritiro con la nazionale strada. Perché il debutto a quel punto sarà dietro l’angolo.

Hai già una bozza del tuo calendario?

Sì. Niente europei pista e in dubbio la Nations Cup per sovrapposizioni di date, anche se potrei fare la prova a Il Cairo a marzo. Comunque ne parlerò con la squadra e Villa (il cittì della pista, ndr). Esordirò al UAE Tour (dal 9 al 12 febbraio, ndr). Poi campagna del Nord fino alla Roubaix. Farò un periodo di riposo assoluto e riprenderò con tre settimane di altura in Austria o a Livigno con alcune mie compagne. Dovrei disputare il Giro Donne. Quindi nuovamente altura e, speriamo, il mondiale. Il mio preparatore me lo ha inserito nella tabella indicativa però è ovvio che bisognerà vedere come starò, se sarò convocata e se il percorso sarà davvero adatto a ruote veloci o a caratteristiche simili alle mie.

Tu sei stata in tante formazioni forti. Come stai vivendo il trasferimento alla SD Worx rispetto a quelli del passato?

Credo che ogni cambio di squadra abbia il suo “perché” extra motivazionale. Qui la pressione è alta, ma me la sto dando da sola, non arriva dalla squadra. Essere nel team più forte al mondo è un grande stimolo. Negli ultimi anni mi sento molto maturata grazie alla vita e alla bici. Insomma, è uguale agli altri anni ma c’è qualcosa in più dietro…

Cosa intendi?

Nella primavera del 2022 non mi sentivo più bene. Non mi è mai piaciuto lamentarmi o accontentarmi. Sentivo che dovevo cambiare qualcosa e fare una scelta personale. Forse azzardata, ma che dovevo fare. Mi sono così assunta le mie responsabilità, mi sono rimessa in gioco e ho chiesto alla Movistar di essere liberata a fine stagione con ancora un anno di contratto, garantendo comunque la massima professionalità come ho sempre fatto. Non avevo nulla in mano, nessuno mi cercava perché nessuno sapeva. Ringrazio ancora tanto Sebastian ed Eusebio Unzue (i due general manager della Movistar, ndr) che hanno compreso la mia decisione.

Cosa è successo poi?

Durante un ritiro a metà stagione a Livigno mi stavo allenando con Elena e Chantal (rispettivamente Cecchini e Blaak, ndr) e ho confidato a loro che mi ero svincolata. Erano molto sorprese, mi hanno suggerito di fare una chiamata a Danny Stam (il diesse della SD Worx, ndr). Non ero per niente convinta ma l’ho fatto dopo qualche giorno. E abbiamo iniziato a trattare il passaggio. E loro due hanno aiutato il mio inserimento in squadra.

Se con Cecchini c’è un bel rapporto da tempo, invece a Blaak hai confidato anche che nel 2017 avevi pronosticato in anticipo la sua vittoria al mondiale?

Sì e si è messa a ridere (ci risponde divertita, ndr). Chantal mi è sempre piaciuta come atleta. Entrambe sappiamo leggere bene la corsa. Abbiamo affinità, benché lei sia più forte di me. E’ dotata di grande intelligenza, anche per come ha gestito la sua gravidanza uscendo in bici con noi. Adesso sta facendo da tramite tra noi e i dirigenti. Ad esempio, se dobbiamo lamentarci di qualcosa lo diciamo a lei che poi trova il modo giusto di dirlo ai nostri diesse (sorride, ndr).

E con Wiebes come sta andando?

Ci stiamo conoscendo. Siamo sempre state in camera assieme. Lorena è sempre disponibile e sorridente. Stiamo lavorando bene ed è molto semplice farlo con lei, anche nelle prove di volate in allenamento. Il UAE Tour sarà il primo momento in cui le faremo sotto pressione. Dobbiamo solo correre. C’è già buona armonia, anche se sappiamo che potremmo affrontare giorni più difficili ma non siamo spaventati.

San Francisco. Per Guarischi il training camp di novembre organizzato da Specialized è stato fondamentale (foto instagram)
San Francisco. Per Guarischi il training camp di novembre organizzato da Specialized è stato fondamentale (foto instagram)
E col resto della squadra invece?

Alla grande, meglio delle aspettative che avevo. E’ un ambiente molto professionale, ma anche molto sereno. Il training camp di novembre organizzato da Specialized a San Francisco è stato fondamentale per rafforzare l’unione del gruppo, così come mi hanno confermato le compagne che sono qui da più tempo. Laggiù ci siamo potute conoscere l’una con l’altra per quello che siamo veramente. Nelle uscite in bici sono rimasta impressionata dal potenziale della squadra. E pensate, finora ho tirato pochissimo perché tutte le ragazze non hanno paura di stare davanti.

Barbara Guarischi in questi primi giorni del 2023 ha già fissato gli obiettivi con la sua SD Worx?

Certo. Voglio essere utile alla causa della squadra. Visto che loro hanno creduto in me, voglio dimostrare di essere all’altezza. Vorrei dare il mio contributo a formare il treno per Lorena con più vagoni giusti per lei. Sappiamo che se faremo le cose come si devono, non avremo problemi a raccogliere risultati.

Chantal Van den Broek-Blaak: Siena ha la sua regina

06.03.2021
3 min
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Il solo lato positivo delle mascherine è la possibilità di focalizzare l’attenzione sugli occhi e in questo pomeriggio mite in Toscana, gli occhi di Chantal Van den Broek-Blaak, olandese di 31 anni, impazziscono di gioia. Da italiani, bisognerebbe avercela un po’ con lei, ma quando un’atleta confeziona così bene una vittoria, viene spontaneo batterle le mani.

«Sono felice – ammette continuando a sorridere – perché non mi aspettavo di vincere e quando una vittoria è inattesa, ti dà anche più felicità. E poi sono felice perché rimarrò per le prossime due settimane qui in Toscana, godendomi il clima e il buon cibo italiano assieme a due compagne, fra cui Elena Cecchini, fino al Trofeo Binda».

La selezione è venuta anche per il vento e le cadute
La selezione è venuta anche per il vento e le cadute

Ha corso da grande e vinto da furba. E quando ha capito che una Longo Borghini più fresca avrebbe potuto batterla, si è fidata delle raccomandazioni dell’ammiraglia.

Che cosa ti dicevano alla radio?

Di stare a ruota, perché dietro avevamo altre tre ragazze super forti. Ma avevo fiducia nelle mie gambe. Non ho mai avuto il dubbio di non arrivare.

Come hai gestito il finale con Elisa Longo Borghini?

Sapevo che Elisa avrebbe dato tutto per non farsi riprendere. Non poteva permettersi che rientrassero da dietro, perché in volata non avrebbe avuto chance. Io sapevo di avere più possibilità e che se anche non l’avessi staccata, mi sarebbe bastato entrare in testa nell’ultima curva. Ho seguito molto le sensazioni, nessun punto prestabilito. E quando ho visto la salita là davanti, sono partita.

Chantal Van den Broek-Blaak taglia da sola il traguardo a Piazza del Campo
Chantal Van den Broek-Blaak sola a Piazza del Campo
Tattica concordata con Anna Van der Breggen?

Non dobbiamo parlare poi tanto fra noi, corriamo insieme da anni. Non è ancora un direttore sportivo, quel ruolo inizierà dall’anno prossimo. Per ora Anna è un’atleta, ma le sue parole mi motivano molto.

Vittoria inattesa, ma hai corso per vincere…

Il finale è stato molto veloce. Dovevo attaccare, tenendo il finale per le altre. Quando sono partita e ho visto arrivare Elisa, che è super forte, un po’ sono stata nervosa. Ma quando dall’ammiraglia mi hanno tranquillizzato, ho smesso di farmi problemi.

Festa grande per la Sd Worx che aveva già vinto l’Omloop Het Nieuwsblad
Festa grande per la Sd Worx che aveva già vinto l’Omloop Het Nieuwsblad
Hai vinto il mondiale 2017, un Fiandre e la Gand, ma tutti parlano di altre olandesi, come Val Vleuten, Van der Breggen e Voss: ti dà fastidio?

E’ vero che ho davanti un gruppo di ragazze fenomenali, ma è una bella cosa per il ciclismo olandese. Non credo che mi abbiano mai fatto ombra. So che posso ottenere le mie vittorie e corse come questa mi si addicono alla perfezione. Per cui gioco le mie carte e spesso seguo il mio istinto.

Longo, questo secondo posto ha un sapore diverso

06.03.2021
3 min
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Piazza del Campo è vuota come le mani quando potevi stringere la vittoria e ti resta un secondo posto, anche se Elisa Longo Borghini in apparenza non pensa questo e forse ha ragione lei. Ha attaccato. Anzi, ha risposto all’attacco di Chantal Van den Broek-Blaak e quando l’ha raggiunta, l’altra si è accovacciata a ruota e non c’è stato verso di farla passare. Elisa si è voltata almeno quattro volte, ma l’olandese non le ha dato spago, né la stessa Elisa ha rischiato di rialzarsi rimettendo in gioco il finale. Un po’ come la storia dello scorpione sul guscio della tartaruga, con il finale già scritto per questa Strade Bianche.

«Anche se a cose normali – dice Elisa ormai rinfrancata – su questo tipo di arrivo riesco a staccarla. Per questo non ha dato cambi, posso capirla. Oggi aveva davvero delle ottime gambe, l’ho vista bene. Complimenti alla Sd Worx. Sapevamo che era la squadra da battere e infatti ci ha battuto».

Sul traguardo con un altro secondo posto di cui farsi una ragione
Sul traguardo con un altro secondo posto di cui farsi una ragione

Le energie spese

Purtroppo la sensazione di qualcosa già visto ci si è attaccata addosso proprio nel momento in cui, nel tratto in asfalto in lieve discesa verso l’ultimo chilometro, il lungo rapporto pesava più sulle sue gambe che su quelle della rivale. La gestione tattica del finale continuava ad essere condizionata dalla sua grande generosità. Non c’era in corsa la miglior Longo Borghini, tuttavia, ma un’atleta in forte crescita, tuttavia lontana dal top. Il recupero fatto per rientrare sulle prime doveva esserle costato certamente qualcosa.

«Su Colle Pinzuto – dice – sono rimasta un po’ indietro, perché la mia gara doveva essere su Van der Breggen e anche lei è rimasta attardata. Ho dovuto un po’ ricucire il gap fra i meno 10 e i meno 8, quando poi mi sono ritrovata davanti e ho dovuto tirare un po’ il fiato».

Con Van Dijk dopo l’arrivo, ringraziandola per il grande lavoro svolto
Con Van Dijk dopo l’arrivo, ringraziandola per il lavoro

In forte crescita

Le sensazioni sono in crescita. Il percorso della Strade Bianche è più duro di quello dell’Omloop Het Nieuwsblad e se là il suo scatto è stato incisivo, ma alla lunga ha offerto il fianco al contrattacco della Van der Breggen, oggi il suo attacco e la capacità di portarlo avanti, ha tagliato le gambe a tutte, tranne che alla scomoda compagna di viaggio.

«Sapete – sorride – perché sono soddisfatta? Perché rispetto all’Het Nieuwsblad mi sono sentita in crescita. Non al top, però meglio. Sono in tabella per le classiche di aprile, anche se nel ciclismo tutto deve andare bene e con un po’ do fortuna. Adesso torno a casa per allenarmi, la stagione è appena cominciata».