Telaio P-Series di Cervélo, ora in edizione limitata (ruote incluse)

21.12.2024
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Cervélo ha lanciato un’edizione limitata del suo telaio da cronometro e triathlon P-Series, nella speciale colorazione Paris Green. Questa tinta particolare, a metà tra il giallo e il verde, è ispirata ad un colore a base di arsenico sviluppato nel XIX secolo e utilizzato da artisti parigini come Georges Seurat e Claude Monet.

Ma il kit non comprende solo il telaio, bensì anche un paio di ruote Reserve ad alto profilo con decalcomanie coordinate. Insomma un vero e proprio oggetto da collezione, prodotto in soli 500 esemplari in tutto il mondo.

Oltre al telaio in edizione limitata sono comprese anche le ruote coordinate
Oltre al telaio in edizione limitata sono comprese anche le ruote coordinate

Tutta la qualità del telaio P-Series 

Questa serie limitata riprende tutte le caratteristiche dell’ultimo modello P-Series di Cervélo. È più leggera rispetto al precedente e il passaggio ruote è stata aumentato in modo da poter alloggiare le ruote Reserve 52|63 con copertoni Vittoria da 29 mm. Questa accortezza permette di risparmiare di 3,5W rispetto alla precedente soluzione con ruote Reserve 50 e copertoni Vittoria da 28 mm.

Inoltre è presente il nuovo in-frame storage sotto il portaborraccia, progettato per poter ospitare piccoli oggetti come una camera d’aria, un multitool e un paio di bombolette di CO2. Oltre a questo, il telaio è equipaggiato con lo Smartpak 400 sul tubo superiore, un’altra soluzione pratica ed aerodinamica per avere a portata di mano gel e barrette.

Il kit telaio comprende forcella e reggisella, mentre non è compreso il manubrio
Il kit telaio comprende forcella e reggisella, mentre non è compreso il manubrio

Ruote incluse, manubrio no

Il kit P-Series Paris Green in edizione limitata è composto da telaio, reggisella e forcella, mentre il manubrio e l’attacco manubrio non sono inclusi, per permettere ad ogni atleta di scegliere quello più adatto a sé.

Come accennato in precedenza sono invece incluse le ruote Reserve ad alto profilo da 52 e 63 mm, con mozzi Zipp ZR1 SS e decalcomanie in tinta Paris Green.

Le ruote in edizione speciale sono le Reserve con profilo da 52 e 63 mm
Le ruote in edizione speciale sono le Reserve con profilo da 52 e 63 mm

Taglie e prezzo

Le taglie disponibili sono cinque: 48, 51, 54, 56 e 58, mentre il prezzo di questa edizione limitata in soli 500 esemplari – già disponibile nei rivenditori di Cervélo – è di 4.799 euro.

Cervélo

Fidanza studia gli sprint in stile Visma e impara dalla Vos

07.12.2024
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Lo stupore di Martina Fidanza dopo la prima visita nel quartier generale della Visma-Lease a Bike è stato quasi ridicolizzato dopo il mini-ritiro fatto in Olanda per foto e team building. Questa volta l’atleta bergamasca ha avuto la sensazione di gigantismo che spesso coglie coloro che si trovano coinvolti nelle dinamiche dello squadrone. E così, in attesa che il training camp della prossima settimana inauguri la stagione 2025, siamo tornati da lei per capire come proceda l’inserimento. Non sono stati tanti gli atleti italiani coinvolti negli anni nel team di Richard Plugge. Il primo fu Enrico Battaglin. Poi è toccato a Edoardo Affini. Ci sono Belletta e Mattio nel devo team, però mai nessuna donna era stata ingaggiata: Martina Fidanza è la prima.

«La prima volta ero da sola – racconta – per fare delle visite e vedere il magazzino. Invece venerdì eravamo tutti. Siamo andati in una sede diversa, ci hanno parlato dei loro valori e poi abbiamo fatto anche delle attività di gruppo. C’eravamo noi donne, la WorldTour degli uomini e gli under 23. In più c’era anche tutto lo staff, praticamente un’enormità di persone. Eravamo in 350 ed è stata una cosa incredibile. Venerdì ho capito veramente dove fossi e cosa stessi facendo. In più ti vedevi passare accanto ovviamente Van Aert e Vingegaard, non capita tutti i giorni. Io ero nel gruppo con Jonas e abbiamo fatto dei giochi insieme e intanto mi chiedevo: “Ma dove sono finita?”. Mi sembrava davvero un altro mondo. Vingegaard è un tipo alla mano, lo sono tutti. Ma sono anche super competitivi. Erano giochi di squadra, quindi non si concedeva niente a nessuno…».

La realtà Visma-Lease a Bike è così grande che la vendita di fine anno diventa un immenso black friday (immagine Instagram)
La realtà Visma-Lease a Bike è così grande che la vendita di fine anno diventa un immenso black friday (immagine Instagram)
Nel frattempo hai ricominciato ad allenarti?

Da tre settimane, più o meno. Le cose sono un po’ cambiate, perché vengo seguita dal preparatore della Visma e tutto il resto dello staff viene dalla squadra. Rispetto a come ero abituata, ripartivo facendo delle ore in bici senza troppi lavori, cercando soltanto di fare medio e fondo. Ora siamo partiti un po’ più tranquilli a livello di ore, c’è meno carico in bici e un po’ più di palestra. Quindi durante la settimana faccio meno chilometri al medio, però più lavori tipo partenze e alta intensità per tenere un po’ la brillantezza.

Questo perché si pensa che partirai presto nella stagione oppure è il loro metodo di lavoro?

Secondo me è un richiamo che vogliono fare per arrivare pronti al training camp e poter caricare con ore in più quando saremo là. Dato che in Spagna il meteo è migliore, possiamo fare il volume di lavoro necessario per la preparazione di dicembre.

Come va sul piano della comunicazione?

Ero già in una squadra internazionale, però ero seguita da staff italiano. Avevo il mio preparatore, avevo la mia nutrizionista italiana, quindi anche a livello di comunicazione e di inglese c’è qualcosa che devo migliorare. Ho fatto il primo mini-ritiro settimana scorsa e ho visto che comunque ci capiamo bene e loro sembrano molto disponibili ad aiutarmi, mi sembra un bel gruppo.

Abbiamo capito che continuerai a lavorare in pista.

La stagione avrà altri ritmi, ma qualcosa rimane. La nazionale non ha fatto il solito raduno a Noto, che di solito si faceva a novembre. Ma io sto continuando ad andare in pista: giovedì per esempio mi sono allenata a Montichiari. La squadra è d’accordo che la mantenga, mentre bisogna capire per i programmi. L’europeo di Zolder sarà immediatamente dopo il Uae Tour, l’idea sarebbe di farceli stare entrambi. Penso che la squadra sia abbastanza d’accordo, ma dobbiamo capire se sia effettivamente fattibile. Bisogna parlare e capire perché comunque dietro c’è un bell’impegno.

Il nuovo preparatore ti segue per i lavori da fare in pista?

No, in realtà no. Vado in pista, faccio quello che mi dice la nazionale e lui lo considera come un giorno di alta intensità e gestisce la settimana di conseguenza.

Sarai la velocista della squadra, dovrai vedertela con Wiebes, Balsamo, Kool, come ti senti al riguardo?

Ci proviamo e sono contenta di poterlo fare con una squadra a fianco che mi dà sicurezza e mi mette nella migliore condizione possibile. Ci sono dinamiche da creare, però mi sembrano un bel gruppo, molto tranquillo, disposte ad aiutare. Mi piace e mi ci trovo bene. La Wiebes per ora è imbattibile, almeno sembra. Per il resto non è facile, il livello internazionale delle velociste è molto alto.

Tra Wiebes e Kool, le due velociste con cui Martina Fidanza dovrà misurarsi
Tra Wiebes e Kool, le due velociste con cui Martina Fidanza dovrà misurarsi
La sensazione è che Wiebes vinca perché dotata di una struttura fisica imponente, allo stesso modo Lotte Kopecky. Dovremo abituarci all’idea di Martina Fidanza che metterà su massa per contrastarle?

No, penso che rimarremo con la Martina che conosciamo. La struttura fisica è soprattutto una questione di fibre. E’ vero che Wiebes ha messo tanta massa anche nella parte superiore, però penso che lei sia un caso eccezionale. E’ comunque un peso che bisogna portarsi dietro in salita, per cui è meglio che ognuno cerchi il suo equilibrio. Magari lei va forte ugualmente, ma non è detto che se metto su 5 chili di muscoli, riesco a fare ugualmente la differenza.

Elisa Balsamo dice che il modo di battere la Wiebes è provare ad anticiparla.

Condivido la stessa idea di Elisa. Lorena ha uno spunto velocissimo appena parte, quindi se accelera che è già davanti, seguirla è impossibile per chiunque. Se invece si riesce a partire avvantaggiati, si ha una possibilità. Anticiparla è l’idea giusta, ma le volate sono sempre più caotiche e lei ha alle spalle una squadra che la mette nelle condizioni migliori. Diciamo che la teoria è valida, la pratica va esercitata. La Lidl-Trek sta formando un bel treno per Elisa, quindi magari è qualcosa che stanno pensando di fare e magari ci riusciranno.

Ci sarà un treno per Martina Fidanza?

Dobbiamo ancora parlarne, ma bisognerà prima mettere a posto i calendari. Farò parte della stagione con l’altra velocista che abbiamo in squadra e abbiamo avuto modo di confrontarci e siamo ben disposte ad aiutarci. Magari qualche volta dovrò supportarla io, altre volte toccherà a lei. L’obiettivo è tirare fuori il meglio di noi per fare il meglio per la squadra e penso che lei sarà il mio principale supporto.

Consonni e Fidanza: azzurre, velociste e bergamasche. Ed entrambe cambiano squadra
Consonni e Fidanza: azzurre, velociste e bergamasche. Ed entrambe cambiano squadra
Che cosa significa per te che hai 25 anni correre accanto a Marianne Vos che ne ha 12 di più e un palmares così impressionante?

Lei è sempre stata è uno dei miei idoli, forse il più grande. Quando ero piccola guardavo le gare in cui c’era lei, ma purtroppo il più delle volte arrivava seconda. Ai mondiali però era sempre lì e quindi l’ho sempre vista come un’atleta con tanta classe, un’atleta che mi piace in tutto. Trovarla nel ritiro è stato un po’ strano. Ho cercato di superare il fatto di considerarla un idolo, una persona inarrivabile, provando a trattarla solamente come una compagna di squadra e penso che l’abbia apprezzato. Ho notato che un po’ tutti hanno verso di lei una sorta di rispetto estremo e questo talvolta porta a isolarla. Mentre se le si parla normalmente, è molto tranquilla e disponibile. E per questo cercherò di osservarla e vedere come si comporta, cosa fa. Proverò a seguirla e cercare dei consigli da parte sua. Sarà un aiuto prezioso.

Per finire, cosa ti pare della nuova Cervélo?

Ho già iniziato a usarla e mi pare una bellissima bici. Mi c’è voluto un attimino per abituarmici, perché ha delle geometrie un po’ diverse rispetto a come ero abituata. Però mi sto trovando bene, è una bella bici. Non ho ancora provato le ruote da gara, lo faremo in Spagna. Ho quelle da allenamento e davvero non ho niente da ridire. Penso anche che continueremo a usare coperture Vittoria, con cui già correvo e penso siano fra le migliori al mondo, quindi mi trovo benissimo. Per la bici e dei feedback approfonditi mi serve ancora un po’. Va bene se ci risentiamo dopo il primo ritiro?

Cervélo Caledonia-5, una endurance tutto pepe

09.08.2024
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«Che si stia gareggiando ad una Parigi-Brest-Parigi, o in una delle nuove ultramaratone come la Transcontinental, la scelta ricade sempre sulla Caledonia-5. La Caledonia-5 è nata per affrontare gare a lunga distanza e ad alta velocità, con un fit ed una maneggevolezza orientate al comfort, ma senza compromettere quel feeling che solo in sella ad una bicicletta da corsa Cervélo si prova», così viene presentata la Caledonia-5 dal brand canadese. 

Ma è davvero difficile pensare che la nuova Cervélo Caledonia-5 sia una bici endurance. Anche ad un primo sguardo esterno sembra una vera freccia racing. E le nuove migliorie, soprattutto in tema di aerodinamica, non fanno altro che rafforzare la nostra idea. 

Pulizia delle linee e aerodinamica vanno a braccetto nella Caledonia-5
Pulizia delle linee e aerodinamica vanno a braccetto nella Caledonia-5

Endurance veloce

Il progetto Caledonia nasce nel 2020 e da allora anche se è giovane ha fatto passi da gigante. L’obiettivo principale nello sviluppo del nuovo modello è stato il comfort. 

Per questo motivo i foderi posteriori sono stati abbassati un po’ rispetto alla precedente versione, riprendendo soluzioni che Cervélo aveva proposto sulla Áspero. La loro bici gravel. Questa scelta fa sì che il carro sia più flessibile specie per quel che riguarda le sollecitazioni verticali. 

Per bilanciare questo maggior comfort e non perdere la prestazione è stato irrobustito, quindi reso più rigido, il tubo obliquo. Questo mix fa sì che la Caledonia-5 resti una bici molto reattiva e veloce.

E per capire che sia veloce basta dare uno sguardo alle geometrie. La lunghezza del carro è di 415 millimetri, appena mezzo centimetro in più della R5, la bici usata al Tour da Jonas Vingegaard in salita, e un centimetro dalla S5, la bici aero sempre in dotazione al team Visma-Lease a Bike, tanto per dare un’idea su che numeri prestativi ci si basa. 

All round

Questo carro, fa scopa con la filosofa endurance della Cervélo Caledonia-5 e consente di alloggiarvi coperture larghe fino a 36 millimetri, che consentono anche degli sconfinamenti sulle strade bianche. O comunque risultano essere molto comodi.

Un’altra grande novità della Caledonia-5, forse la più importante, è il portaoggetti interno con tanto coperchio, che si apre e si chiude facilmente rimovibile, disposto lungo il tubo obliquo. Si tratta di una vano che consente di riporre una camera d’aria, degli attrezzi o altri piccoli oggetti.

Cavi interni, linea pulita, la Caledonia-5 è molto aerodinamica. Inoltre la casa canadese ha effettuato degli studi con i vari set di ruote. Di base è proposta con ruote Ruote Reserve dal profilo differenziate 42 millimetri all’anteriore e 49 al posteriore, e già così vanta un’ottimo coefficiente di penetrazione dell’aria. Ma c’è anche la possibilità di montare le più performanti Reserve alte, quelle con profilo (sempre differenziato tra anteriore e posteriore) da 52-63 millimetri. Con questo set l’aerodinamica migliora per un valore che Cervélo ha identificato in 5,9 grammi di resistenza all’aria. Insomma si va più veloce a parità di watt espressi.

Gli allestimenti

Due colorazioni, nero e bordeau, e cinque allestimenti, più il solo telaio. Si va dal più costoso Sram Red AXS il cui prezzo di listino è di 12.999 euro, alla meno cara versione con lo Sram Rival AXS a 5.999 euro. Nel mezzo non mancano i montaggi Shimano. Mentre il solo kit telaio, che comprende anche il reggisella, il manubrio e  l’attacco manubrio, costa 4.799 euro.

La componentistica è “made in Cervélo”. Ci riferiamo al manubrio HB13 Carbon, all’attacco ST31 Carbon e al reggisella. Nei vari allestimenti non mancano le ruote Zipp.

Le taglie disponibili: 48, 51, 54, 56, 58, 61.

Cervélo

La Cervelo R5 di Vingegaard, posizione super raccolta

15.10.2022
4 min
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Alla partenza del Giro di Lombardia abbiamo potuto ammirare da vicino la Cervelo R5 di Jonas Vingegaard. Il danese, da buono scalatore, predilige questa bici alla “sorella”  aerodinamica S5. Telaio che invece quasi sempre utilizza Wout Van Aert. Jonas ce l’aveva in qualche tappa più filante del Tour, vedi la passerella di Parigi, e più recentemente alla CRO Race.

Dopo qualche difficoltà tecnica nell’avere la bici “tutta per noi”, il team Jumbo Visma ci ha fatto ammirare da vicino questo gioiello. E la prima cosa che ci ha colpito è stata la sua leggerezza. Una taglia 54 che molto probabilmente non arrivava a 7 chili (non avevamo la bilancia in quei momenti, ma una certa sensibilità ci permettiamo di dire di averla acquisita). E comunque con un telaio da 703 grammi e una forcella da 320 è un peso più che fattibile.

Ruote e gomme

Partiamo dalle ruote. Per quanto riguarda i cerchi Jonas, visto anche il dislivello del Lombardia superiore ai 4.000 metri, ha optato per delle Shimano C36, quindi a medio profilo, a vantaggio anche della guidabilità. Aveva lo stesso assetto anche nelle tappe di montagna del Tour de France.

Una cosa che ci ha colpito sono state le gomme. A prima vista sembravano dei “gommoni” giganti. Erano da 26 millimetri. Il team olandese ha come sponsor tecnico Vittoria, che in epoca recente ha inserito nel suo portfolio anche Dugast. Questi pneumatici sono tubolari di altissima gamma con carcassa in cotone e già visti (le sezioni erano diverse) alla Roubaix. Il disegno del battistrada è quello di un Vittoria Corsa Speed, ma forse rivisto nelle scanalature, specie quelle più centrali. In ogni caso c’è il marchio Vittoria, ma non il nome del tubolare.

Vingegaard in azione al Lombardia. Posizione raccolta e molto avanzata
Vingegaard in azione al Lombardia. Posizione raccolta e molto avanzata

Posizione avanzata

Passiamo alla messa in sella. Nonostante una statura di 175 millimetri, Vingegaard ha un arretramento di appena 2,5 centimetri. La sella, una Fizik Antares00, è molto spostata in avanti. La cover della sella non è di quelle tradizionali e sembra essere una produzione “particolare”, non di serie.

E sempre in relazione alla sua guida raccolta, c’è il manubrio: si tratta del nuovo Vision Metron 5D 3K, vale a dire con la rifinitura tre 3K del carbonio utilizzato. E’ un manubrio integrato molto leggero (355 grammi), Jonas infatti ha optato per la larghezza da 40 e questa implica un attacco manubrio (100 millimetri) cortissimo per un professionista. A prima vista sembra quello della mtb di un downhiller. Di conseguenza la sua guida diventa estremamente “diretta”.

E’ anche vero però che con lo scostamento in avanti della piega stessa di 10°, lo stesso attacco diventa un “falso” 100 millimetri, ma è come se fosse un 110-115 millimetri nel punto di appoggio del palmo sullo shifter. La curva ha un’ergonomia compact e non è previsto il flare (svasatura) verso l’esterno.

Affidabilità Shimano

Ci sono poi i rapporti e il gruppo. Per quanto riguarda il settore della trasmissione, Vingegaard si affida alla solidità del gruppo elettromeccanico Shimano Dura Ace Di2. Il re del Tour resta fedele alle pedivelle da 172,5 millimetri, mentre altri colleghi di pari statura si sono orientati su quelle più corte da 170.

 

In effetti il danese è un po’ a cavallo, tra le due misure. E a proposito di cavallo la sua altezza di sella è 73,5 centimetri. Un riferimento che potrà essere utile agli appassionati più esperti per valutare appunto se optare per una pedivella da 172,5 o 170.

Infine i rapporti. Per il Lombardia, Jonas aveva optato per una guarnitura 53-39 e una cassetta 11-30.

EDITORIALE / Il nuovo ciclismo, poche corse e tante vittorie

08.08.2022
4 min
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E’ nato un nuovo ciclismo. Quello delle poche gare e delle tante vittorie. Evenepoel è maestro, ma anche Van Aert, Roglic e lo stesso Vingegaard sono allineati sulla stessa strada. Come loro, Pogacar.

In attesa di un altro cambio di direzione, sta avvenendo quello che la nascita dell’allora ProTour suggeriva: i grandi campioni nelle grandi corse, tutti gli altri a dividersi il resto. E non sarebbe neanche male, a pensarci bene, perché darebbe nuova linfa a gare dimenticate e sarebbe garanzia di spettacolo ad alta tensione in quelle più importanti. 

Modello Evenepoel

Evenepoel è l’emblema di questo nuovo ciclismo, perché dopo i campionati nazionali è rimasto a lungo senza correre. E’ rientrato a San Sebastian 34 giorni dopo e ha vinto. Nel frattempo ha trascorso tre settimane in altura, in un regime di vita super controllato che prevede allenamenti mai casuali, simulazioni di gara dietro moto, alimentazione customizzata uomo per uomo, in modo da essere certi dell’alto livello della prestazione. La scienza applicata al ciclismo ha portato vantaggi un tempo inimmaginabili, grazie ai quali i corridori di vertice e i loro gregari riescono a raggiungere standard pazzeschi anche senza sfinirsi di gara in gara.

Quick Step-Alpha Vinyl a Livigno: se tutta la squadra si allena così, ogni corridore sarà super preparato
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Gruppo più forte

Se tutti lavorano a questo modo, si può essere certi che le prestazioni in gruppo continueranno a crescere, di pari passo con lo sviluppo tecnologico, che porta a realizzare biciclette più leggere, ruote più veloci, freni più efficienti, capi di abbigliamento meno resistenti all’aria e tutto un mondo che rende i corridori macchine pressoché perfette.

Quando si analizzano le medie delle corse, è superficiale stupirsi per il fatto che si battano oggi le medie orarie rispetto al ciclismo degli anni 90: sarebbe anomalo se questo non accadesse. Può rimanere imbattuto il tempo di qualche salita, ma il livellamento verso l’alto di tutto il gruppo è palese. I corridori sono capaci di prestazioni clamorose pur non essendo capitani. Allo stesso tempo, è palese quanto sia più difficile per i campioni produrre differenze, per gli atleti professional tenere il ritmo e per i neopro’ inserirsi alla svelta.

Cervèlo, più Santini e Vision: piccolo assaggio di quali colossi abbiano lavorato per Vingegaard al Tour
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Progresso da pagare

Chiaramente tanto progresso va pagato, per cui il solco fra squadroni ricchi e gli altri si scava ancor di più. Fino a qualche tempo fa Specialized aveva l’esclusiva di certe attenzioni e certi sviluppi. Cavendish è tornato a vincere rientrando alla Quick Step e ha il cuore in lacrime all’idea di doversene andare. Gli ultimi mesi tuttavia hanno portato alla ribalta gli sforzi economici di altri grandi marchi che supportano altrettanti squadroni: bici e componenti. Dietro c’è un mondo, popolato di ruote, manubri, caschi e gallerie del vento che si aggiornano in continuazione.

Il lavoro di Cervèlo per Jumbo Visma ha lasciato il segno al Tour. Quello di Colnago per UAE Team Emirates ha dato una svolta nettissima al UAE Team Emirates. Giant, Trek, Cannondale e Canyon hanno il prodotto ma non ancora atleti top in grado di valorizzarlo. Invece il Team Ineos con Pinarello è il quarto tenore sul palcoscenico del WorldTour.

Ganna ha rinnovato con Ineos fino al 2027: crescita e sviluppo tecnico vanno di pari passo
Ganna ha rinnovato con Ineos fino al 2027: crescita e sviluppo tecnico vanno di pari passo

Forse anche per questo Ganna ha scelto di rimanere nel team britannico fino al 2027. I suoi progetti di crono e Ora, unitamente a quelli olimpici con la nazionale non sono pacchetti replicabili in qualsiasi altra squadra.

Si va verso lo standard della Formula Uno. I soldi te li possono dare in tanti, ma i materiali vincenti sono appannaggio di pochi. E se un tempo prendevano i soldi poi cercavano di adattarsi, oggi l’attenzione verso i materiali e gli altri supporti è cruciale. E’ il nuovo corso, chi non sale sul treno resta indietro.

Light oppure aero? La complicata scelta dei pro’

06.08.2021
5 min
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L’evoluzione e gli studi sui telai offrono ai pro’ dei modelli di bici sempre più performanti, stagione dopo stagione. Le esigenze dei corridori crescono con l’aumentare delle performance e la loro scelta va di pari passo. Ormai lo sviluppo del telaio ha raggiunto degli standard sempre più vicini alla perfezione. Si sa, ogni atleta è fatto a modo suo, sia per esigenze tecniche ma ancor di più per le caratteristiche fisiche. Le case costruttrici sono arrivate perciò al punto di dividere i telai a seconda di queste esigenze.

Non è raro vedere i team professionisti avere a disposizione più telai durante la stagione: uno aerodinamico, per le gare in pianura, l’altro light, ovvero leggero, usato nelle gare con tanto dislivello. In controtendenza, rispetto alle altre squadre, c’è Pinarello, che offre al team Ineos una sola bici, la Dogma F, vincitrice, tra l’altro dell’oro olimpico di Tokyo con Richard Carapaz.

Nell’analizzare questa situazione ci siamo soffermati sulla suddivisione dei telai, andando a chiedere a vari corridori come si trovano e se abbia veramente senso avere questa doppia scelta.

Diamo parola, quindi, a coloro che fanno sfrecciare questi telai sugli asfalti di tutto il mondo. Salvatore Puccio (Ineos Grenadiers, Pinarello Dogma F), Edoardo Affini (Jumbo-Visma, Cervélo S5 Aero e Cervélo R5 light), Matteo Fabbro (Bora-Hansgrohe, Specialized Venge e Specialized Tarmac), infine Emanuele Boaro (Astana-Premier Tech, Willier Zero Slr e Willier Filante).

Scelta di squadra

Avere a disposizione due telai crea una difficoltà logistica per le squadre, nel momento in cui si va a correre. La difficoltà principale è anche capire se agli atleti vengano fornite due bici per gli allenamenti di tutti i giorni.

«La scelta del team è legata alle caratteristiche dei corridori – esordisce Salvatore Puccionon abbiamo velocisti, quindi non è stato sviluppato il telaio per le gare di pianura. La Pinarello Dogma F è una bici ibrida, ideata per essere performante in tutte le situazioni di corsa, come abbiamo visto anche al Giro nella tappa delle strade bianche. 

«Quella di avere due telai la ritengo una scelta inutile, cambiare bici da una tappa ad un’altra crea una scomodità non indifferente per il posizionamento in sella, noi professionisti sentiamo la differenza se un telaio viene modificato leggermente, figuriamoci se cambia completamente mezzo».

Venge ai box

Quella della Ineos non è però l’unica scelta in questo senso, Specialized ha deciso di fermare ai box il modello Venge, quello dedicato alla pianura o alle volate. Ce lo spiega meglio Matteo Fabbro, atleta del team Bora-Hansgrohe.

«Fino a metà della stagione 2020 – dice – usavamo due bici, ora con il nuovo sviluppo della Tarmac, la Venge è stata abbandonata. Una scelta fatta dalla casa madre, noi atleti non siamo stati chiamati in causa, anzi io preferivo avere la doppia bici. Per un corridore leggero come me, avere un vantaggio in pianura, seppur minimo, è fondamentale. Poi, fin quando non è arrivato il Covid, avevamo entrambe le bici a casa per allenarci. Se si aggiungono i periodi di ritiro nei quali provavi entrambe, si arrivava ad un numero simile di chilometri percorsi con l’una e con l’altra».

La Ineos ha corso il Giro con la F12, poi dal Tour è arrivata la Dogma F
La Ineos ha corso il Giro con la F12, poi dal Tour è arrivata la Dogma F

Scelta fissa

Edoardo Affini, un metro e 92 per 80 chili, ha delle caratteristiche atletiche completamente differenti da Fabbro, ed una visione altrettanto opposta.

«Sebbene Cervélo metta a disposizione due telai, S5 per la pianura e R5 per la montagna – spiega il mantovano – io non ho mai utilizzato quest’ultimo. Anche nelle tappe con un dislivello importante scelgo l’S5, perché anche in questo caso il mio lavoro principale è in pianura. Di conseguenza preferisco usare una bici che mi dia la massima prestazione sul terreno di mia competenza».

Sintesi finale

Infine, Emanuele Boaro, trova il riassunto definitivo: «Si parla di bici veloci e di bici leggere – inizia così il corridore dell’Astana – ma la differenza di peso è minima, si parla di grammi, neanche di etti. La grande differenza è nella guidabilità, la bici aero è più rigida e quindi adatta a corridori potenti o per chi deve disputare delle volate. Io stesso, al campionato italiano ho adoperato la Filante, ovvero la bici veloce, poiché, nonostante il dislivello elevato si pensava ad un arrivo in volata.

«La Willier Zero la usano molto i nostri scalatori, ma per un discorso più mentale. Quel che fa maggiormente la differenza sono le componentistiche, mettere delle ruote a profilo alto o basso su una bici la cambia completamente, in guidabilità e scorrevolezza. La scelta è condizionata molto anche dal fattore psicologico, molti ciclisti preferiscono usare una bici che considerano più performante, anche se poi le caratteristiche differenziano di poco. In un grande Giro la doppia bici la uso sempre, anche se preferisco non cambiarla da una tappa all’altra, ma di settimana in settimana, utilizzando quella che ritengo migliore a seconda delle strade percorse».

Quel cronoman poco specialista, ma tanto… speciale

22.07.2021
5 min
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Ma perché al di là della vittoria nella crono del Tour, Malori giorni fa disse che contro questo Van Aert nella crono di Tokyo si potrà fare poco? Che cosa ha visto l’emiliano nelle immagini e nella prova del corridore della Jumbo Visma al Tour de France? Proviamo a capirlo insieme, partendo da un paio di foto e dalle immagini televisive. «Sicuramente rispetto ad altri specialisti, anche se lui non lo è (perché è specialista di tutto) – sorride Adriano – ha una posizione molto più raccolta, rispetto ad esempio a un Ganna. Basa la sua aerodinamica sulla conformazione del corpo…».

E qua lo fermiamo, ammirati per la capacità di cogliere nelle immagini le attitudini dell’atleta e leggerne le caratteristiche. Andiamo avanti, ci sarà da scrivere e leggere…

Un assetto molto naturale: ha le spalle strette e riesce a tenere la testa ben incassata
Un assetto molto naturale: ha le spalle strette e riesce a tenere la testa ben incassata
Che cosa significa che basa l’aerodinamica sulla conformazione del corpo?

Riesce a tenere le spalle incassate e strette, con la testa che si incassa bene fra le spalle stesse. L’ho visto bene nell’inquadratura frontale delle telecamere fisse. E’ il suo forte. Ha le spalle molto strette, la parte superiore del corpo è sottodimensionata rispetto alle gambe e grazie a questo riesce a ottenere la posizione a forma di proiettile. Una cosa che a Ganna non riesce.

Perché?

Perché ha le spalle molto più larghe, quindi per essere aerodinamico deve ricorrere a protesi più alte e comunque non riesce ad avere la stessa penetrazione naturale. Ma la differenza fra i due sta anche nella schiena.

Vale a dire?

Van Aert è più raccolto, riesce a curvare di più la schiena e ha una distanza davvero ridotta fra ginocchia e gomiti. Unendo questo alla grande potenza di cui dispone, si capisce come faccia a raggiungere le alte velocità con cui ha battuto anche gli specialisti della crono.

E’ così corto perché la bici è piccola o perché pedala molto in punta?

Pedala in punta, tende a raccogliersi naturalmente. Ha una posizione perfetta senza scomporsi, mentre tanti, ad esempio i corridori della Ineos, saltellano sulla sella e ogni 4-6 pedalate sono costretti a tirarsi indietro. Quel tipo di sforzo, che è molto comune, per la muscolatura è devastante.

Castroviejo è uno specialista, eppure tende a scivolare in avanti e deve spingersi per tornare al centro della sella
Castroviejo è uno specialista, eppure tende a scivolare in avanti e deve spingersi per tornare al centro della sella
Addirittura?

Nella crono la pedalata deve essere fluida, mentre nel dare il colpetto indietro, in quel microsecondo in cui dai la spinta per arretrare, perdi fluidità. Se il percorso ha tante curve, in qualche modo lo compensi. Ma se è dritto e piatto e devi stare in posizione, paghi il conto.

Hai parlato dei corridori Ineos.

Castroviejo è il più illuminante, pur essendo uno specialista. Anche quando era con me alla Movistar ha sempre avuto questa posizione in avanti, con la testa più bassa del sedere. Ma se hai la sella poco grippante o inclinata in avanti, come si fa nelle crono per non insistere troppo sulla prostata, finisci con lo scivolare. Invece Van Aert è composto e non si muove.

Ed è incredibile?

Non nascendo cronoman, è singolare. Si vedono tanti corridori scomposti, come ad esempio Pogacar, che vice la crono sfruttando la sua grande condizione. Invece Van Aert è composto a crono come Ganna, in salita va agile come uno scalatore e poi vince le volate.

Pronto per fare classifica?

Secondo me no, non gli conviene. Un conto è fare come lui, che quando vuole si stacca e molla. Per fare il podio in un Giro, non puoi permetterti alcun passaggio a vuoto. E poi pesa 78 chili e su una pendenza del 10 per cento, il confronto con gi scalatori si sentirebbe. Non è più il tempo dei corridori come Indurain, anche Miguel oggi non avrebbe speranze. Con il ciclismo di adesso, oltre i 70 chili in salita non hai scampo.

Vincerà lui a Tokyo?

E’ il grande favorito, anche se spero che Ganna ci regali la sorpresa. Su un percorso così duro, sarà difficile batterlo. Però un errore l’ha fatto, decidendo di partire per il Giappone subito dopo i Campi Elisi.

Perché?

Perché è vero che guadagni un giorno per ambientarti, ma è vero anche che io una giornata a letto a riposarmi il giorno dopo l’avrei fatta. Invece in volo non recuperi, arrivi laggiù e fai subito salita per vedere il percorso… Tanto o arrivi due settimane prima e ti ambienti bene, altrimenti tanto valeva andarci all’ultimo.

Ma insomma questo Van Aert non ha difetti in bici?

Mi sembra messo benissimo, come il migliore specialista. Semmai l’unica cosa sarebbe dargli un casco davvero su misura. A volte non aderisce perfettamente alla schiena. Ma tutto sommato, ragazzi, con le nuove protesi che ben si adattano a tutte le braccia, la galleria del vento e i vari studi, è veramente difficile trovare un top rider messo male sulla bici da crono.

Cervelo R5, foto catalogo 2020

Da Hindley a Roglic, come cambiano le Cervélo

08.12.2020
6 min
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Avevamo già anticipato la girandola delle bici che porterà alla Mitchelton le Bianchi della Jumbo-Visma, che a sua volta prenderà le Cervélo del Team Sunweb che passerà su Scott. Qui parleremo proprio delle Cervélo, con cui correrà Primoz Roglic, il numero uno al mondo. Un… tipino riservato che avrà sì perso il Tour, ma si è rifatto con la Liegi e poi la Vuelta. Ne parliamo con Massimo Battaglia, Sales Account Manager di Focus Italia Group cui fa riferimento in Italia il marchio Cervélo. E il primo dato che salta all’occhio è l’assoluta atipicità del marchio canadese rispetto ai tanti vezzi dei campioni più amati.

«Sin dai tempi della Csc – commenta sornione – Cervélo non ha mai fatto niente di extra per i suoi corridori. Sono state date sempre bici di produzione, nessun carbonio speciale e misure personalizzate. L’unica volta in cui è stato fatto, fu per Cancellara. Chiesero di allungare di 20 millimetri il carro della sua R3 Select per la Roubaix, ma si ruppe. Perciò diciamo che quando si parla di fornire le bici alle squadre, c’è un incontro fra vari interessi. Se c’è un modello nuovo appena uscito, corrono con quello. Ma la collaborazione per lo sviluppo dei prodotti esiste. Nei 7-8 mesi prima del Tour, dove di solito si vedono le novità, gli ingegneri palano molto con gli atleti. Se un professionista ti dice che a 1.600 watt la bici flette, devi starlo ad ascoltare…».

Jai Hindley, Stelvio, Giro d'Italia 2020
Con la R5, Hindley la lottato per il Giro d’Italia. Qui sullo Stelvio
Jai Hindley, Stelvio, Giro d'Italia 2020
Con la R5 Hindley, ha domato lo Stelvio
Allora partiamo dal 2020: che cosa prevedeva la dotazione Sunweb?

Hanno usato quasi tutti le S5, seguendo dictat legati alla produzione. In linea di massima però lo scalatore di 59 chili, quindi diciamo Hindley, ha scelto di usare la R5. Per spiegare meglio, per la strada Cervélo ha due serie fondamentali. La S come Speed, che riassume tutti gli studi su velocità aerodinamica e rigidezza: non disperde la potenza e per questo viene usato più carbonio e il peso un po’ sale. La R come Road, che va più sulla leggerezza, senza però rinunciare all’aerodinamica. I numeri accanto sono l’indice di qualità, per cui per i professionisti si considera sempre il numero 5. Da quest’anno c’è anche la Caledonia, che nasce per i fondi sconnessi, come la Trek Madone, per intenderci.

Come è fatta?

E’ più lunga in tutte le misure. Ha l’interasse più lungo di 10 millimetri, con una geometria a doppio diamante, per il modo in cui si integrano i due triangoli anteriore e posteriore. L’angolo di sterzo è più aperto per dare stabilità, ma non ha elementi terzi di ammortizzazione. Niente elastomeri. Non è una bici leggera, ma sul pavè non serve. Diciamo che sulla bilancia sta a metà fra la serie R e la S. Van Aert alla Roubaix avrà una bella carta in mano.

Cervelo R5, foto catalogo 2020
Cervélo R5: la configurazione Jumbo-Visma si sta ancora definendo
Cervélo R5 in configurazione da catalogo
Quindi i corridori provano e scelgono?

Diciamo che hanno un margine di manovra legato appunto al telaio e alle dotazioni. Non sappiamo ancora se correranno con i dischi, ma magari capita quello che ne ha paura e chiede di aver i rim brakes. A Roglic suggerirei una R5, bici all-round a 360 gradi, che unisce leggerezza e comfort. Una bici che con i freni normali magari ha bisogno di qualche piombo per salire a 6,8 chili, ma che con i dischi è a posto da sé.

Escludiamo la S5 per Roglic?

Non lo vedo a fare volate o tirare in testa al gruppo, quindi direi di no. Però vedendo i diagrammi, nei percorsi pianeggianti la S5 dà vantaggi evidenti.

Roglic però avrà bisogno di una bella bici da crono…

ci sarebbe da scegliere, ma non si può. Le Px-Series che diamo per il triathlon non sono permesse dall’Uci, perché manca il piantone. Così la bici per Roglic sarà la P5, che da sempre è il laboratorio di Cervélo per gli studi aerodinamici. Non dimentichiamo che fu Cervelo per prima anni fa a introdurre la borraccia aerodinamica e da un paio d’anni ha iniziato a produrre da sé il cockpit. A non comprare più manubri da fuori, ma a farli in casa.

Wilko Kelderman, crono Valdobbiadene, Giro d'Italia 2020
Wilko Kelderman, a Valdobbiadene, con la P5 da crono
Wilko Kelderman, crono Valdobbiadene, Giro d'Italia 2020
Kelderman a Valdobbiadene sulla P5 da crono
Si prevedono sessioni in galleria del vento?

Questa è da raccontare. Quando c’era la Csc, si doveva fare la bici da crono per David Zabriskie, che era parecchio forte. Quando però si accorsero che la galleria del vento gli costava 60-70 euro al secondo, capirono che non si poteva starci tutto il giorno. Anche perché neppure Zabriskie poteva. Così fecero una scansione in 3D, che per allora era fantascienza, e ricrearono un modello di Zabriskie, che ancora oggi viene utilizzato. Tanto più che se l’atleta ha le sue fissazioni sulla posizione, è dura smuoverlo.

Diciamo che Cervélo ha sempre avuto un occhio per le bici veloci già dai tempi di Ivan Basso e lo stesso Cancellara…

Assolutamente e anche da prima, direi dal 10 anni prima. Dal 1996. Il Soloist è stata la prima bici aerodinamica, come pure il movimento centrale asimmetrico BBRight è stata una loro invenzione. Sono gelosissimi delle loro tecnologie, hanno paura che i loro segreti vengano violati.

Cervelo S5, foto catalogo 2020
Cervélo S5, in configurazione da catalogo. La bici per velocisti e passisti
Cervelo S5, foto catalogo 2020
La S5 sarà affare per passisti e velocisti
Alla Jumbo-Visma saranno forniti soltanto i telai?

Esatto, il resto viene da altre sponsorizzazioni. I top rider avranno 4-5 biciclette a testa, fra allenamento e corsa. Gli altri magari si fermeranno a 2-3.

Si farà uno strappo per la bici gialle, se Roglic dovesse vincere il Tour?

Anche questa è da raccontare. Quando Hesjedal vinse il Giro, nel 2012, Cervélo aveva in catalogo un modello Rc-Ca cioè California. Il telaio pesava 700 grammi, ma non lo avevano messo nella dotazione del Team Garmin. Allora Hesjedal se ne comprò due di tasca sua e ci vinse il Giro. E alla fine, per lasciargli un ricordo visto che l’ultima tappa fu una crono, gli fecero la livrea rosa con del nastro adesivo. Neanche bellissimo da vedere. A quel punto Cervélo gli chiese la bici, ma lui non voleva dargliela perché era sua. Cedette solo alla fine, quando accettarono di fargli la bici per il Tour personalizzata con l’acero canadese.

Ci sarà mai più un Cervélo Test Team, come quello in cui corsero Sastre e Hushovd?

Credo di no, perché furono spesi tantissimi soldi. Erano anni in cui il Governo canadese distribuiva dollari per attività di questo tipo, ma ora non accade più.

Cervelo Caledonia, foto catalogo 2020
Cervèlo Caledonia, per Van Aert alla Roubaix
Cervelo Caledonia, foto catalogo 2020
Caledonia, per Van Aert alla Roubaix
I corridori Jumbo-Visma hanno già le bici in mano?

A parte che fino al 31 dicembre non potrebbero, ci sono in giro foto di amatori che hanno pizzicato Van Aert e altri con telai impecettati.

Ha dei vantaggi commerciali oggettivi avere la squadra?

Un po’ di tempo fa, avrei detto che è basilare. Per competere sul mercato, devi essere nel WorldTour, ma anche per giustificare i prezzi del listino. Detto questo, ci sono marchi che non hanno il team eppure si sono ricavati la loro dimensione. Vediamo se con Roglic si farà il salto che ci aspettiamo.

Wilco Kelderman, Valdobbiadene, Giro d'Italia 2020

E se Kelderman gli fa lo scherzetto?

17.10.2020
3 min
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Adesso come si fa per misurare la temperatura di Wilco Kelderman? L’olandese del Team Sunweb è passato sul traguardo della crono trafelato come accade a chi ha dato tutto, ma dopo cinque minuti era già di ritorno, sorridente e disposto a fare due chiacchiere con i giornalisti protesi fuori dalla gabbia in cui siamo contenuti all’arrivo. Altri sono passati sfiniti e sono andati a rifugiarsi verso le ammiraglie. Nel computo delle forze residue, quello che di troppo hanno speso oggi difficilmente lo troveranno domani.

«Quando ho visto il percorso del Giro d’Italia – dice – ho capito che le cronometro avrebbero avuto un impatto importante e così sin dall’inizio mi sono messo a lavorarci su».

Wilco Kelderman, Jakob Fuglsang, Roccaraso, Giro d'Italia 2020
Kelderman a Roccaraso il solo a rispondere a Fuglsang
Wilco Kelderman, Jakob Fuglsang, Roccaraso, Giro d'Italia 2020
Kelderman a Roccaraso il solo a rispondere a Fuglsang

Forte in salita

L’olandese non è più un ragazzino, ma non avendo ancora trent’anni è da considerarsi nella generazione di mezzo fra il (davvero) giovane Almeida e senatori come Nibali, Fuglsang e Pozzovivo che a Valdobbiadene hanno pagato pegno più di quanto forse si aspettavano.

«E adesso arrivano le salite lunghe – prosegue Wilco con gli occhi azzurri che spuntano dalla mascherina nera – e magari temperature meno miti, cui sono abituato e che mi piacciono».

A ben vedere, infatti, il leader della Sunweb è il solo corridore a meno di un minuto da Almeida. E il bello è che in salita ha già fatto vedere di avere dei numeri interessanti. Ma siccome è uno di quelli che parla poco, stampa e tifosi finora non gli hanno dato la giusta considerazione. Di fatto però, sull’Etna si è piazzato al quarto posto, attaccando nel finale e lasciando sul posto Nibali e Fuglsang. Mentre a Roccaraso è stato l’unico di classifica capace di rispondere all’attacco del danese.

Wilko Kelderman, Etna, Giro d'Italia 2020
Sull’Etna, scatto negli ultimi due chilometri e addio favoriti del Giro…
Wilko Kelderman, Etna, Giro d'Italia 2020
Sull’Etna, scatto negli ultimi due chilometri

Piancavallo per capire

In testa al Giro si va componendo una coppia inedita e di certo inattesa rispetto ai pronostici.

«Sono davvero felice delle mie sensazioni – dice Kelderman – e questa è la cosa più importante. Guardiamo giorno per giorno e decidiamo cosa fare. Vedremo come andrà domani. Di sicuro, la squadra ha fatto un ottimo lavoro e a Piancavallo sono curioso di mettermi nuovamente alla prova. Poi ci sarà il riposo e a quel punto sarò in grado di capire che cosa potrò chiedere alle mie gambe.

«Mi sto sorprendendo di me stesso. Fino ad ora, l’intero Giro sta andando meglio di quanto mi aspettassi. Ci sono ancora grandi montagne e una settimana dura. Alla fine, il divario sarà in minuti e non più in secondi».

Domani l’arrivo friulano chiuderà la seconda settimana. La prima volta che la corsa arrivò lassù, impossibile da dimenticare, vinse Pantani. Nel 2017 toccò invece a Landa. La salita misura 14,5 chilometri, ma subito prima la tappa di 185 chilometri propone le salite di Sella Chianzutan, Forcella di Monte Riest e quella di Pala Barzana. Chi avesse speso troppo nella crono, pagherà il conto salato. Chi invece avesse scelto di dosare le forze potrebbe ritrovarsi con un tesoretto da gestire. Ma la sensazione è che non sarà un Giro da decidere col bilancino.