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Massimiliano Sechi da Fisioradi per una serata di formazione

26.07.2022
3 min
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“Mente e corpo: il tuo ben-essere dipende da te”. E’ andato in scena venerdì scorso 22 luglio, presso l’area esterna del Fisioradi Medical Center di Pesaro, un interessante incontro organizzato da Fisioradi stessa e con assoluto protagonista Massimiliano Sechi.

Imprenditore, life mentor, speaker internazionale, Massimiliano Sechi è nato con una grave malformazione che ha impedito lo sviluppo completo degli arti. Grazie al suo coraggio e alla sua resilienza, Sechi ha superato nel tempo e non senza moltissime difficoltà i propri imiti fisici, fino a diventare campione del mondo negli e-Sports. Nel 2018 è stato insignito dell’Onorificenza al Merito della Repubblica Italiana direttamente dal Capo dello Stato Sergio Mattarella. Attualmente è il CEO di NOEXCUSES World, trainer della NOEXCUSES Academy, fondatore e presidente dell’Associazione Niente Scuse ONLUS.

Ogni singolo giorno della propria vita professionale Massimiliano Sechi lo dedica alla divulgazione del suo metodo nella quotidianità di privati ed aziende, affinché tutte quante le persone coinvolte riescano a prendersi la piena responsabilità della propria felicità e dei propri risultati. Senza scuse, come appunto ama ripetere Sechi.

Massimiliano Sechi si occupa di divulgare il proprio metodo, così che le persone inizino a prendersi cura della propria felicità
Massimiliano Sechi si occupa di divulgare il proprio metodo

Un momento formativo

«Quante volte ti sei detto non posso farcela? Quante volte hai sentito la necessità di voler valorizzare la tua unicità per realizzare i tuoi obiettivi? Lo scopo principale della bellissima serata organizzata con l’amico Maurizio Radi – ci ha confidato Sechi – è stato quello di permettere a chi è intervenuto di capire come poter vivere senza più scuse, promuovendo il benessere in ogni ambito della propria vita: sia personale che professionale. Ed il mio Niente Scuse in ambito lavorativo significa che ciascun membro del team, dal manager fino ai collaboratori, si prende la responsabilità del successo dell’azienda…». 

«Siamo davvero molto contenti dell’esito di questa iniziativa – ha ribattuto Maurizio Radi, il fondatore del Fisioradi Medical Center – un incontro importante per la città di Pesaro, ma non solo. L’affluenza è stata incredibile, partendo dal Sindaco Ricci, che ringrazio, fino alle decine e decine di interessati che sono accorsi presso il nostro centro. E questo a conferma di quanto tematiche importanti come quelle trattate da Massimiliano Sechi siano oggi fondamentali per costruire il proprio futuro. Un futuro che deve migliorare, facendo leva sulla propria energia e sulla propria volontà a lottare per cambiare la propria vita. Perchè tutto dipende da noi. Una serata piacevolissima, che è giunta dopo un lungo periodo dove gli eventi sono stati di difficile organizzazione. Un importante momento formativo per ciascuno di noi, sia a livello personale che professionale».

A fine settembre c’è Barry Sears

Per tutti gli intervenuti all’incontro, e sono stati davvero moltissimi, l’ingresso è stato gratuito con la possibilità di aver potuto effettuare un’offerta libera a beneficio delle associazioni T’immagini Onlus e Iopra. Ma la macchina organizzativa di Fisioradi Medical Center non si ferma… anzi, rilancia! Pensate, solamente nel mese di settembre, Massimiliano Sechi tornerà presso il centro pesarese, mentre per il 29 verrà a breve ufficializzato un incontro con il mitico Berry Sears, il biochimico americano inventore della dieta a zona!

Fisioradi

Tacchette, così nascoste, così importanti…

02.03.2021
5 min
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La giusta posizione delle tacchette per un corridore è importantissima. Si tratta di una questione millimetrica che se mal gestita o sottovalutata può causare anche spiacevoli inconvenienti, per questo sono fondamentali la precisione e soprattutto una persona competente che conosca bene la materia. Ne avevamo già parlato con Aldo Vedovati, questa volta invece ci siamo rivolti ad Alessandro Mariano, esperto biomeccanico, noto per aver posizionato in bici molti campioni come Alberto Bettiol e Davide Formolo.

Quanto è importante per un corridore avere le tacchette ben posizionate?

E’ la base di tutto, bisogna dedicarsi a quest’aspetto con molta attenzione e precisione.

Perché?

Perché stiamo parlando della parte del corpo verso la quale scarichiamo la potenza, quindi è necessario trovare il giusto punto in cui imprimerla.

Il posizionamento passa attraverso un’attenta serie di misurazioni
Il posizionamento passa attraverso un’attenta serie di misurazioni
Come si montano le tacchette? Ci sono strumenti che possono aiutare?

Io utilizzo una pedana baropodometrica e stabilometrica in modo tale che riesco a vedere bene la morfologia del piede così da individuarne il punto di forza.

Come funzionano questi strumenti? Esistono anche altri modi?

Questi strumenti nascono per la medicina, vengono utilizzati dagli ortopedici. Per me sono molto utili perché forniscono dati affidabili. Ti faccio un esempio: la pedana baropodometrica misura la pressione che il piede esercita sulla suola, è un dato importantissimo.

Una volta individuata la posizione delle tacchette è facile riportarla ad esempio su un paio di scarpini nuovi?

Potrebbe esserlo solo se parliamo di due paia di scarpini dello stesso modello. Se così non fosse bisogna affidarsi a un biomeccanico.

Cosa consiglieresti a un corridore che deve scegliere tra tacchette mobili o fisse?

Io preferisco quelle mobili senza ombra di dubbio. Il piede non può essere costretto a rimanere fermo, ha bisogno di muoversi, non siamo nati per essere bloccati.

L’analisi della pressione dei piedi permette di valutare bene il punto di partenza
L’analisi della pressione dei piedi è un passaggio fondamentale
Questa differenza influisce sulla prestazione?

Parecchio, c’è una falsa credenza secondo cui le tacchette mobili fanno perdere la potenza. Io dico che è il contrario e non solo, se non lasci un margine di movimento al piede è la volta buona che insorgono problemi.

Ad esempio?

Problemi con le ginocchia e i corridori sanno bene quanto sia poco simpatico imbattersi in tendiniti e infiammazioni varie. Se il piede lo blocchi stai pur sicuro che scarica altrove la tensione.

Ti ricordi qualche caso di atleti con problemi simili?

Ce ne sono molti, in linea di massima ti dico che si infiammano le ginocchia, in alcuni casi anche il tendine d’Achille.

A chi consigli invece le tacchette fisse?

Ai corridori che hanno una costituzione fisica perfetta. Si può iniziare con un periodo di prova, poi si fanno le dovute considerazioni.

Si dice che un velocista ne ha più bisogno di uno scalatore: è vero? Il velocista può avere vantaggi, usando la tacchetta fissa?

Se facciamo un discorso inerente ai pistard vi dico di sì, ma se parliamo delle corse su strada scordatevelo! Quando facciamo prove di resistenza è rischioso obbligare le articolazioni a un solo movimento. Non è la loro struttura fisiologica, i velocisti a mio avviso devono usare le tacchette mobili.

Tanti i modelli in commercio, ciascuno con le sue prerogative
Tanti i modelli in commercio, ciascuno con le sue prerogative
Per i corridori che hanno subito traumi articolari, muscolari o rotazioni del bacino a seguito di una caduta, si può intervenire anche sulle tacchette?

No, in tal caso io consiglio esclusivamente un osteopata o un fisioterapista. Se un atleta ha il bacino ruotato e tu monti le tacchette di conseguenza, succede che inizialmente ha delle buone sensazioni, ma nel lungo periodo si crea un casino. Credetemi, è meglio evitare.

Che tipo di problemi si creano? Qui si entra nel campo delle compensazioni che il fisico mette in atto ed è molto interessante.

Le compensazioni nascono quando il problema non si è risolto in tempo, allora in questo caso si corregge l’errore lentamente, ammesso che ce ne sia bisogno. Comunque è preferibile far crescere la pianta dritta, in caso contrario bisogna sempre rincorrere qualcosa.

Insomma qui non si può sgarrare di un millimetro…

Considera che se hai la sella più bassa o più alta di due millimetri, la correggi senza compromettere nulla. Se invece hai le tacchette spostate anche di un solo millimetro è troppo e non te lo puoi permettere, per questo consiglio le tacchette Time, sono veramente affidabili sotto ogni punto di vista, e naturalmente consiglio soprattutto un bravo biomeccanico.

Pensi sia giusto abbinare il posizionamento in sella con quello delle tacchette?

In bici il movimento è omogeneo, si deve fare questo tipo di abbinamento. Io consiglio sempre di considerare questo aspetto nella sua generalità. Un corridore sulla bici lo si posiziona trovando il giusto equilibrio tra i punti fondamentali quali l’altezza della sella, la distanza tra manubrio e sella, la giusta posizione delle tacchette e cosi via.

Non c’è niente di banale in quelle tacchette sotto gli scarpini
Non c’è niente di banale in quelle tacchette sotto gli scarpini
Pensi che la posizione delle tacchette possa variare a seconda della condizione fisica dell’atleta?

No, non sono favorevole, è una buona idea intervenire sulla posizione in bici, ma non sulle tacchette.

Ritieni giusto che i corridori si facciano montare le tacchette dai meccanici della squadra prima della corsa?

Ci può stare, i meccanici hanno una mano esperta. Certo devono avere le misure giuste e soprattutto il cambio può avvenire tra lo stesso modello di scarpini, altrimenti conviene che sia il biomeccanico ad intervenire tra due modelli di scarpini diversi.

Scafoide rotto, meglio operarsi subito

02.03.2021
4 min
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Dato che la memoria non sempre assiste, per capire quanto sia frequente la frattura dello scafoide nel ciclismo, basta digitare le giuste parole chiave su Google e il gioco è fatto. Cataldo al Tour del 2017. Sean Bennett al Giro del 2020. Pozzato al Giro d’Italia del 2012. Caruso al Giro del 2014 (foto di apertura). Demare a casa sua, in mountain bike, a maggio 2020. Soler al Catalunya del 2019…

Come sempre la prima reazione del corridore è ripartire e di solito riesce a finire la corsa, con grande difficoltà (e dolore) nel poggiare la mano sul manubrio. Poi immancabilmente il passaggio al pronto soccorso e le radiografie. A quel punto ci si ferma, anche se non sono rari i casi di corridori più forti del dolore che provano a tener duro. Fra gli esempi di stoicismo, quello di Giampaolo Caruso al Giro del 2014. Cadde a Belfast, nella seconda tappa. Arrivò al traguardo. Ebbe la diagnosi e decise di continuare. Tenne duro fino alla 6ª tappa, quella della maxi caduta di Cassino, poi cadde ancora e a quel punto si fece operare.

Di fatto, quando un corridore cade e mette giù la mano per ripararsi, rischia la frattura della clavicola e quella dello scafoide.

Lo scafoide è una delle ossa che forma l’articolazione del polso
Lo scafoide è una delle ossa che forma l’articolazione del polso

Per saperne di più ci siamo rivolti al dottor Roberto Cozzolino, Ortopedico e specialista in Chirurgia della mano e del polso, consulente del Centro Fisioradi di Pesaro.

Dottore, che cos’è lo scafoide e in quanti modi si può rompere?

Lo scafoide è un piccolo osso del polso, con una forma estremamente complessa, che ricorda appunto la chiglia di una nave. Durante una caduta accidentale è l’osso che più frequentemente si può fratturare. In base alla localizzazione della frattura possiamo dividere le fratture dello scafoide, cercando di essere molto semplici, in fratture del polo prossimale, frattura del polo distale e fratture del corpo, cioè quelle centrali.

Si passa necessariamente attraverso l’intervento chirurgico?

Il trattamento può essere conservativo, cioè con gesso, oppure con intervento chirurgico. Dipende dal tipo di frattura e anche dalle richieste funzionali del paziente. Nel caso si decida per il gesso, dovrà essere alto fino al braccio, incluso il gomito per almeno 45 giorni. Poi sarà fatta la rimozione della componente del gomito e si andrà avanti per altri 45 giorni con il gesso solo al polso. Questo naturalmente comporterà una rigidità dell’articolazione che richiederà tempi più lunghi per la ripresa funzionale.

In caso di intervento, si applica un tutore che immobilizza il polso, ma lascia libere le dite
Dopo l’intervento, si applica un tutore che lascia libere le dite
Tempi lunghissimi. Invece con l’intervento?

Nel caso si decida per l’intervento chirurgico, nel post operatorio verrà applicato un semplice tutore sagomato sul polso, da portare per 20-30 giorni, con dita e gomito libere di muoversi.

In cosa consiste l’intervento?

L’intervento consiste in una piccola incisione, volare e dorsale (a secondo del tipo di frattura), attraverso cui si applicherà una mini vite per tenere fermi i monconi della frattura.

Quanto dura normalmente la convalescenza?

Dopo l’intervento verrà portato un tutore per circa 20 giorni, ma le dita saranno libere completamente di muoversi. Poi gradualmente si ritorna alle normali attività. Diciamo che in 30-40 giorni sarà tutto a posto.

Durante la convalescenza si porta sempre il tutore?

No. Se si sta in casa, tranquilli, può anche essere rimosso.

Dopo quanto tempo si può ricominciare a pedalare sui rulli, quindi senza colpi?

Con una adeguata protezione del polso, con tutore opportunamente sagomato, anche dopo 2-3 giorni dall’intervento.

Dopo quanto tempo si torna su strada?

Di solito, circa 45 giorni.

Al Giro 2014, Caruso corse per 6 tappe con lo scafoide rotto. Si ritirò per un’altra caduta e si operò
Al Giro 2014, Caruso corse per 6 tappe con lo scafoide rotto
Una ripresa prematura porta soltanto dolore oppure può “riaprire” la frattura?

Se la frattura non è guarita bene, cioè non si è formato il cosidetto callo osseo, i rischi sono molto alti, in quanto una mancata consolidazione dello scafoide porta ad un quadro clinico di pseuodoartrosi dello scafoide. Questo con il tempo comporta un quadro di artrosi diffusa del polso nota con l’acronimo di SNAC (Scapho Non-union Advanced Collapse). E’ un grave quadro di artrosi che blocca quasi completamente il polso e richiede interventi estremamente complessi e demolitivi del polso.

Dopo essere stato operato, Giampaolo Caruso dichiarò che sarebbe risalito in bicicletta nel giro di una settimana. Ciò effettivamente avvenne, ma sui rulli. Per rivederlo in corsa si dovette aspettare la fine di giugno, per i campionati italiani vinti a Fondo da Vincenzo Nibali lanciato verso la conquista del Tour. Caruso invece si ritirò, a conferma che i professionisti spesso bruciano i tempi di recupero, ma quando si tratta di fratture così particolari non sempre la fretta è buona consigliera.