Giacomo Nizzolo, campionato europeo 2020

Nizzolo ha scelto e resta con Qhubeka-Assos

23.11.2020
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Nizzolo resta dov’era. La notizia era nell’aria, ma la firma è arrivata solo ieri e fra i motivi della scelta, la mission del team non è stata certo secondaria.

«Mi sono sempre sentito parte di questo progetto – dice il campione d’Italia e d’Europa – sin da quando ho firmato con loro nel 2019. Andai in Sudafrica e vidi la consegna delle biciclette a questi ragazzini da parte di Qhubeka Charity e questa cosa mi è rimasta dentro. Molto forte e molto chiara».

Nel primo lunedì della nuova stagione nel Team Qhubeka-Assos, Nizzolo è uscito in bicicletta. Il 2020 è stato trionfale. Vittorie al Tour Down Under, alla Parigi-Nizza, nel campionato italiano e in quello d’Europa. La ripresa dopo lo strappo muscolare che lo ha costretto al ritiro dal Tour è completa e si può guardare con fiducia al prossimo anno.

Qhubeka Charity, foto Assos
“Thank you Assos”: un’immagine dall’archivio di Qhubeka Charity (foto Assos)
Qhubeka Charity, foto Assos
Grazie Assos: questa è Qhubeka Charity
Quindi scriviamo strappo muscolare?

Ecco, bravi, bisogna sottolinearlo. Un banale strappo muscolare al polpaccio destro nella tappa di Loudenvielle, che ha i suoi tempi di ripresa e mi ha impedito di rientrare a fine stagione. Non so da dove sia partita la bufala che fosse il ginocchio. Ma il ginocchio, che pure mi ha fatto tribolare a lungo, questa volta non c’entra niente.

Torniamo alla squadra, perché aspettare così a lungo?

Perché ho fatto una scelta che si basa sul fatto che il progetto ruota attorno a me. Questo mi motiva molto, mi mette addosso un senso di responsabilità che mi carica. L’arrivo di Assos è cruciale. Siamo molto legati, hanno la sede a un chilometro da casa mia.

Essere al centro del progetto significa che finalmente avrai un treno tutto tuo?

Anche se il treno non si inventa da oggi a domani, l’intento è proprio quello. E senza girarci troppo attorno, è un’idea che mi piace.

Giacomo Nizzolo, Ntt, Tour de France 2020
Tour sfortunato per Nizzolo, a capo di un 2020 che lo ha visto rinascere
Giacomo Nizzolo, Ntt, Tour de France 2020
Tour sfortunato, 2020 eccezionale
Avevi altre offerte?

Ne avevo e sono parse subito interessanti. Questo mi ha fatto piacere, perché è la conferma della stima nei miei confronti. Ma la squadra mi ha dimostrato fiducia e io ho sempre avuto in testa di rimanere.

Come prosegue la tua preparazione?

Ho iniziato a fare la solita base di tutti gli anni, in attesa che vengano tirati fuori i calendari. Credo che useremo la stessa bici, per cui sono già un passo avanti.

Ti pesa un po’ coprire la maglia tricolore con quella di campione europeo?

Un po’ sì, lo ammetto e non mi sono abituato. Per questo stiamo studiando il modo di far vedere il tricolore. Ma ancora non so bene come. Adesso però esco in bici. Ho dei buoni motivi in più per darci dentro.

Giampaolo Caruso, mondiali Ponferrada 2014

L’altro Caruso ha qualcosa da dire sugli juniores

23.11.2020
4 min
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Dopo Di Biase tocca a Caruso, Giampaolo Caruso. Un altro ex professionista che non sta a guardare. Dal prossimo anno infatti il siciliano preparerà i ragazzi della squadra di Sezze, che ha in Filippo Simeoni il presidente onorario e in Andrea Campagnaro il riferimento tecnico. Il Marco Pantani Official Team, così chiamato neanche troppo per mistero in onore di Marco Pantani, ha infatti realizzato una plurima, che gli permetterà di unirsi a un team di Palermo che nel 2020 si chiamava Asd Impero Forno Pioppi e che ha in Carlo Sciortino l’elemento di punta.

Squadra giovanissimi Giampaolo Caruso
Con i ragazzi della sua squadra al belvedere di Avola Vecchia
Squadra giovanissimi Giampaolo Caruso
Con i suoi ragazzi ad Avola Vecchia

Si riparte

Saltando da una vita all’altra, Giampaolo ha lasciato la Svizzera e da qualche anno è tornato nella sua Avola. Aveva tempo prezioso da recuperare. Il tempo e la sua serenità. Si è sfilato dal negozio del fratello e ha aperto uno studio di valutazione e preparazione. Si è eclissato dal mondo in cui ha vissuto per 14 anni come professionista. Poi, quando è stato certo di volerlo fare, ha rimesso fuori il naso, diventando immagine del Giro di Sicilia cicloturistico. E a quel punto, saltato l’argine, ha continuato nel ruolo di preparatore al servizio della squadra juniores che unirà atleti del Lazio a quelli siciliani.

«Mi ha contattato Andrea Campagnaro – racconta – che ha Salvo Brugaletta come collaboratore. Voleva un ragazzino che si chiama Lombardo e che si prepara con me. A me non interessava sapere con chi avrebbero fatto la plurima, perché penso soltanto ai ragazzi. Ma alla fine, parlando di programmi, mi hanno proposto questo incarico, che ho accettato».

Juniores al bivio

Ci sono fior di corridori in giro e tanti rischiano di smettere. In queste ultime settimane abbiamo fatto un gran parlare della problematica degli juniores, che arrivano fra gli under 23 troppo avanti e hanno poco margine.

«Ma adesso con le continental – dice Caruso – la situazione è peggiorata. Quando si facevano gli under 23 alla vecchia maniera, allora potevi anche arrivarci un po’ indietro. Erano anche obbligati a prendere un certo numero di primi anni. Ma se adesso vai subito a correre ai livelli più alti, come fai? Perciò siamo davanti a un bivio. Se gli tiro il collo, vanno forte, trovano squadra e però magari durano poco. Se non gli tiro il collo, non vincono, gli altri gli passano sopra e nessuno li prende. In un modo o nell’altro il sistema non funziona».

Alessandro Greco, Team Nibali
Tra i suoi corridori c’è Alessandro Greco, un piccolo prodigio
Alessandro Greco, Team Nibali
Alessandro Greco, un talento da seguire

Un team per Greco

Il caso più emblematico Caruso ce l’ha in casa e ne ha fatto un cruccio personale, perché è davvero brutto alimentare i sogni di un ragazzo di 17 anni, in cui magari ti rivedi, e poi renderti conto che la strada in cui tanto ha creduto in realtà non ha sbocchi. Come glielo dici?

«Questo ragazzo si chiama Alessandro Greco – spiega – pesa 55 chili e di solito faceva test a 6,3-6,4 watt per chilo. Nell’ultimo che ha fatto, ha stampato 7 watt/kg e incredibilmente è senza squadra. Ha corso nel Team Nibali, facendo una delle due vittorie del team in tutto il 2020. Eppure non si riesce a trovargli squadra. A Monterosso Almo, la corsa che ha vinto, non si sentiva sicuro in gruppo e ha attaccato. Si è fatto 117 chilometri da solo e ha vinto. Ma tutti quelli che sento non hanno soldi. Ho chiamato anche Totò Commesso e mi ha detto che è al completo ed è pieno di richieste. Alessandro ha margini in quantità, come la mettiamo?».

Vincenzo Nibali, Giampaolo Caruso, Tour de France 2015
Vincenzo Nibali, Giampaolo Caruso al Tour de France 2015
Vincenzo Nibali, Giampaolo Caruso, Tour de France 2015
Con Nibali al Tour del 2015

Sicilia ferita

L’ultima annotazione è sulla situazione politico/sportiva in Sicilia, dalla quale sta volentieri alla larga, dopo aver ricevuto inviti a metterci la faccia anche da persone a lui vicine.

«Come preparatore – dice – posso permettermi di stare alla larga da queste dispute. Sono amico di tutti. Di Fina e anche di Guardì. Non aspiro a incarichi tecnici regionali, quindi non voglio entrarci. La situazione non è semplice. Non so quanto sarà facile trovare sponsor per fare l’attività che si propone. Se era difficile prima del Covid, adesso come sarà? Lo vedo da me che cosa significa tenere su una squadretta. Ho circa 40 bambini nella mia squadra e so la fatica che faccio per trovare i 5.000 euro necessari per completini e tute. Per i progetti di cui sento parlare serve un supporto importante. Sarebbe bello che si trovasse un grosso sponsor che sostenesse l’attività regionale, sarebbe davvero un vantaggio per tutti».

Jakub Marezcko

Mareczko e una squadra tutta per lui

22.11.2020
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Era il 31 ottobre 2018 quando Jakub Marecko disputò la sua ultima corsa con l’allora Wilier Triestina di Angelo Citracca e Luca Scinto. Era il Tour of Hainan e di quella corsa a tappe vinse la prima frazione. Da allora sono passati due anni e 21 giorni e “Kuba” è ritornato alla base.

Progetto vincente

Dalla CCC Sprandi, team WorldTour, alla Vini Zabù Brado Ktm, squadra Professional. Quando iniziamo il discorso Jakub ci precede: «Non è un passo indietro – dice con voce decisa – tanto è la cosa che prima o poi mi chiedono tutti. E’ la realtà dei fatti. Quando all’epoca mi staccavo in salita avevo sempre qualche compagno vicino, magari non eravamo formidabili nel treno per la volata, però la squadra c’era. Ed è quello che è mancato alla CCC, ma con gente come Van Avermaet è anche normale».

In Cina l’ultima vittoria con la Wilier
In Cina l’ultima vittoria con la Wilier

Marezcko lo spiega chiaramente: è tornato alla corte di Citracca perché c’è un progetto da sposare, vivere e costruire. E che dovrebbe essere ben diverso da quanto vissuto alla CCC.

«Ho sentito Angelo in occasione della mia vittoria in Ungheria. Mi ha fatto i complimenti. Da lì abbiamo ripreso a parlare sempre di più. Già quando ero alla Vuelta avevo una mezza idea di tornare, ma c’erano alcuni accorgimenti da sistemare. Questo progetto mi piace: avrò una squadra per me».

Mareczko e il gruppo

Iniziare la stagione con queste premesse deve essere senza dubbio stimolante. C’è da lavorare, costruire, creare e, perché no, rimettersi in gioco. Mareczko è una delle speranze italiane delle ruote veloci. Un potenziale davvero importante, che però ancora non è riuscito ad esprimere al meglio. E’ anche vero che quando è arrivato tra i pro’ aveva appena 21 anni. Il meglio deve arrivare.

«Alla CCC ero quasi sempre solo nel finale. Giusto Visniowsky e qualche altro mi ha aiutato in Polonia e in Ungheria (e infatti ha vinto, ndr), mentre all’epoca avevo sempre vicino Zupa e Dal Col. Ancora non conosco bene chi ci sarà, ma Citracca mi ha detto che Stacchiotti è un buon corridore. Non saremo la Deceunick-Quick Step, ma per le nostre corse va bene così.

«Quanto conta essere omogenei e affiatati? Quello è il gruppo e conta molto. Nel ciclismo il risultato è di uno ma il lavoro è di tanti. Pensiamo a Froome o Geoghegan Hart: non avrebbero vinto senza la squadra.

«L’organizzazione di una WorldTour è senza dubbio diversa, ma è dovuto al budget. Chi ha 15 milioni non farà le stesse cose di chi ne ha 3. Ma ho visto che non saremo in tantissimi e questo ci può garantire le giuste attenzioni. Anche l’anno scorso pur essendo in una WorldTour nel ritiro a Livigno mi sono arrangiato. Ho fatto venire su un massaggiatore con la moto (per fare anche il dietro moto, ndr). Vedremo, so che Citracca vuol fare dei mini ritiri».

Mareczko è stato due anni alla CCC Sprandi
Mareczko è stato due anni alla CCC Sprandi

Obiettivo salita

L’ostacolo più grande per Marezcko è la salita. In passato spesso si è staccato o comunque le scalate lo fiaccavano a tal punto da non riuscire a giocarsi bene la volata. Nel corso del tempo, e due anni nel WorldTour, è migliorato molto, una crescita fisiologia e legata anche al lavoro.

«Credo che lavorare sulla salita resti la cosa principale, altrimenti non arrivi neanche in fondo alle corse. Ogni anno vanno più forte. Alla Vuelta le prime tappe erano tutte da 3.000 metri di dislivello e al traguardo ci sono arrivato senza grossi problemi. Prima in situazioni simili mi ritrovavo da solo. Nel primo Giro sono riuscito a fare 12 tappe andando la metà, della metà in salita. Oggi 2.000 metri di dislivello li trovi anche nelle tappe piatte. Poi certo, in allenamento le volate continuerò a farle».

Fabio Baldato, Greg Van Avermaet, Het Nieuwsblad 2019

Baldato, CCC addio e di corsa alla Uae

07.11.2020
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Baldato annuisce e prosegue nel racconto. Quello che più dispiace alla fine del viaggio è che la compagnia si disperda. E anche se per lui il futuro ha i colori della Uae Team Emirates, guardando agli ultimi 11 anni del gruppo che fu prima Bmc e poi Ccc-Sprandi, il rimpianto è ancora molto forte.

«Il rammarico più grande – dice il tecnico vicentino – è proprio per la struttura e l’ottimo affiatamento. Si era formato un bel gruppo italiano con direttori sportivi, preparatori e ottimi corridori. Trentin e De Marchi, Mareczko e anche Masnada, il poco che è rimasto. Altri giovani come Barta, che adesso sta facendo bene alla Vuelta. Già a fine marzo quando si parlò della sospensione degli stipendi, capimmo che c’era il rischio di fermare tutto. Ma Ochowiz trovò la soluzione che ci ha permesso di rimetterci in gioco e ripartire…».

Matteo Trentin, campionati italiani 2020
Matteo Trentin, 16° ai campionati italiani di Cittadella
Matteo Trentin, campionati italiani 2020
Matteo Trentin, 16° ai tricolori

Colpa di chi?

Quando va male, si punta il dito. E così al Giro era parso che fra l’anima polacca e quella americana non corresse buon sangue. Gabriele Missaglia, tecnico italiano della Ccc sin dagli albori, si era lasciato scappare che al gruppo polacco non fosse piaciuto il comportamento di Ochowiz. Ed è parso che anche nella mancata selezione di De Marchi al Giro, per lasciare spazio a quelli che una grande corsa non l’avevano ancora fatta, ci fosse quasi una ripicca.

«Io non credo – dice Baldato – anche perché Jim è sì americano, ma ha origini polacche. C’era una vena reciproca di simpatia, pur venendo da mondi diversi. La situazione economica però ha costretto Ccc a fare un passo indietro. E quando va male, si danno le colpe in giro».

Gli allenatori

Così la stagione è decollata a metà fra la speranza e la certezza di essere a bordo di una grande nave durante il suo ultimo viaggio.

«Non è stato un anno semplice – racconta Baldato – e sono orgoglioso che ci siamo tolti con Cerny la bella soddisfazione di una tappa al Giro, anche se sarà ricordata come quella dello sciopero. La sensazione che tutti più o meno abbiamo provato è stata quella di un frullatore, in cui siamo riusciti a dare la giusta rotazione ai corridori, mentre per noi e lo staff è stato un girare senta sosta. Non abbiamo mai staccato fra una corsa e l’altra. Non avevamo ricambi. Ma la cosa peggiore si è rivelata l’impossibilità di stare accanto ai corridori. Arrivavo alle corse, guardavo chi c’era e decidevamo come correre. Un grande aiuto ci è venuto dagli allenatori, da Marco Pinotti e Andrea Fusaz, perché giornalmente ci tenevano al corrente della situazione, dandoci il polso della squadra».

Valerio Piva, Cadel Evans, Vuelta 2014
Con Piva alla Bmc c’era anche Cadel Evans, maglia gialla 2011
Valerio Piva, Cadel Evans, Vuelta 2014
Valerio Piva, Cadel Evans colonne Bmc

Firma d’agosto

Due anni fa, prima che Ccc entrasse nel gruppo del WorldTour, Gianetti lo aveva cercato. Ma Baldato era legato al gruppo della Bmc e alla fine rimase con Ochowiz.

«Ma a Gianetti – ricorda Baldato – avevo lasciato la porta aperta. E quest’anno prima del Tour, ci siamo risentiti. Quando poi ho capito che dalla nostra parte non c’erano grandi novità, ho firmato con la Uae. Stanno costruendo un bel gruppo di giovani, che era tale anche prima di vincere il Tour con Pogacar. La possibilità di avere nuovamente delle responsabilità mi stuzzicava. Anche se adesso è presto per fare programmi…».

La ripartenza

Mezzo gruppo è alla Vuelta e l’ipotesi dei ritiri a gennaio si incaglia sulla prospettiva che nel 2021 si comincerà più avanti.

«Bisognerà vedere cosa dicono gli organizzatori – sintetizza Baldato – perché si è dimostrato che la bolla funziona, il problema è il contorno. Ai tifosi dico che le corse si vedono bene anche da casa e si tratta di capire che è l’unico modo perché il ciclismo prosegua. E’ difficile per tutti. Chiuderemo l’anno con oltre 100 mila euro speso per i tamponi. Per questo quando si cominciò a puntare il dito contro la Ccc che tagliava gli stipendi, avrei voluto fosse chiaro che in altro modo ci saremmo tutti fermati. E poi, diciamoci le cose chiaramente, le squadre che non hanno toccato gli stipendi si contano su una mano. Abbiamo salvato il salvabile, per come si era messa. Per questo credo che in un modo o nell’altro, alla fine avremo tutti qualcosa da festeggiare».

Missaglia: «CCC pronta a tornare nel 2022»

24.10.2020
3 min
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E’ passata in secondo piano la vittoria di Josep Cerny. Il ceco è stato autore di un vero numero. E’ scappato via in pianura quando mancavano una quindicina di chilometri all’arrivo. Il portacolori della CCC Sprandi ha sfruttato quei piccoli avvallamenti verso Asti e ha saputo cogliere il tempo giusto nella lotteria degli scatti. Poi una tenuta splendida. Schiena parallela all’asfalto, gomiti a novanta gradi e mani sulle leve. Cerny volava da solo a bocca aperta verso il traguardo.

Gabriele Missaglia (50 anni) è con questo gruppo dal 2013
Gabriele Missaglia (50 anni)

Cerny lezione imparata

«Questo ragazzo l’ho riportato io in prima squadra – racconta il ds Gabriele Missaglia – era già alla CCC nel 2016. Josep era talentuoso, ma non faceva vita da corridore. Imparata la lezione dall’anno scorso è di nuovo nel WorldTour».

E in quel paio d’anno Josef, detto Peppe, ha conquistato due titoli nazionali a crono. Il che spiega anche l’azione formidabile di ieri. Quando è sfilato sotto l’arrivo, abbiamo visto tutta la sua felicità e incredulità. Si è anche goduto gli ultimi 500 metri, nonostante fosse tornato a piovere.

Certo però Cerny presto si ritroverà a piedi. La CCC Sprandi infatti chiuderà i battenti.

«Vero chiuderemo – commenta Missaglia – Ma non è vero che si chiude per motivazioni economiche. CCC è un gruppo molto solido. E’ quotato in borsa, con le scarpe è poco sotto Nike e Adidas, è in salute. Tuttavia per il Covid il titolo ha avuto un forte ribasso e ha dovuto ricorrere ad aiuti statali, quindi per un anno ha preferito interrompere la sponsorizzazione. Abbiamo però la parola che già nel 2022 potremmo tornare. E farlo subito nel WorldTour. Insomma, un anno di attesa».

Alessandro De Marchi (34 anni) passerà alla Israel
Alessandro De Marchi (34 anni)

Scelte complicate

In effetti gli arancio-fluo non sembrano in crisi. Sono alla Vuelta con un team competitivo. E al Giro hanno portato una squadra di attaccanti, guidata da Ilnur Zakarin, però stanco dal Tour de France.

«E’ stata una squadra rimaneggiata – ci disse Missaglia nella prime tappe siciliane – Alcune scelte sono state fatte proprio per dare a tutti la possibilità di mettersi in luce e trovare un contratto per l’anno che verrà».

Ecco spiegato, per esempio, perché al Giro non sia stato portato Alessandro De Marchi. Il Rosso di Buja ha fatto Tour e classiche, inoltre ha già il contratto con la Israel Start-Up Nation per i prossimi due anni. Tuttavia nel suo programma c’era anche il Giro e la scelta di escluderlo ha provocato qualche attrito.

Però grazie anche all’equilibrio e all’esperienza di Missaglia e dell’altro direttore sportivo, Fabio Baldato, la CCC Sprandi se l’è cavata alla grande. Attiva nelle fughe e vincitrice di una tappa.

«Questo ambiente è la nostra passione – dice Missaglia, pro’ per 14 anni e alla CCC dal 2013 – per cui valuterò cosa fare. Avrei anche il posto pronto in azienda, ma preferisco aspettare».