«E’ questo il posto cui appartengo», ha detto Van Aert subito dopo aver vinto la terza tappa della Vuelta. «Corro per vincere. Sono arrivato qui con un’enorme motivazione. Ero ansioso di vincere una tappa e oggi è arrivato il giorno. Ho avuto dei dubbi nei mesi successivi alla caduta, ma durante il Tour de France ho sentito che prima o poi avrei potuto raggiungere il mio livello migliore. Questo risultato mi rende molto felice».
La volata e poi il volo
La tappa di ieri a Castelo Blanco non era una frazione banale, ma quando la maglia roja della Vuelta ha lanciato lo sprint, si è ricordato di essere semplicemente Wout Van Aert. Quello che in salita metteva in croce Pogacar, a crono se la giocava con Ganna e allo sprint teneva testa ai migliori velocisti. Ed è per questo che dopo l’arrivo il belga ha aperto le ali e mimato il gesto di volare, come il 5 luglio 2022 a Calais. Quel giorno anticipò il gruppo e vinse la quarta tappa del Tour. Van Aert è tornato e non è stato niente di facile, forse per questo dopo l’arrivo erano tutti contenti per lui.
«E’ bello quando le cose vanno così – ha detto dopo la vittoria – vale la pena avere pazienza. E’ passato molto tempo dall’ultima volta che avevo potuto agitare di nuovo le braccia e adesso mi sento bene».
Non vinceva dalla Kuurne-Bruxelles-Kuurne del 25 febbraio, la caduta di un mese dopo alla Dwars door Vlaanderen ha chiuso in modo drammatico la prima parte della sua stagione e la risalita è stata più ripida di qualsiasi colle alpino avesse affrontato in precedenza.
Una preparazione particolare
Vincere una tappa era il suo obiettivo personale per questa Vuelta, ma non deve essere stato facile arrivarci dopo la caduta, la rincorsa al Tour, il Tour, le Olimpiadi e la necessità di ripartire.
«E’ stato abbastanza impegnativo nelle ultime settimane – ha spiegato – non è stata una normale preparazione per un Grande Giro, specialmente con le Olimpiadi subito dopo. Mi sono preparato cercando di mantenere quello che avevo alla fine del Tour, mentre devo dire che mentalmente è stato abbastanza facile perché ho ancora fame per questa stagione. Sto bene. Mi sentivo bene anche alle Olimpiadi e negli ultimi dieci giorni a casa credo di aver lavorato bene, anche se senza correre, è sempre difficile capire la forma che hai. Diciamo che va bene per settembre e per fare una bella corsa. Non ho intenzione di risparmiare energie, voglio fare bene e aiutare i miei compagni. Penso che i mondiali quest’anno siano davvero difficili, spero di andarci e avere una piccola possibilità, ma di sicuro sarà una piccola possibilità. Quindi preferisco cogliere le opportunità che troverò qui in Spagna».
Sprint ai 200 metri
Perciò questa volta è stato Van Aert a lanciare lo sprint lungo, anticipando Groves e migliorandosi rispetto al Tour, quando rimaneva sistematicamente chiuso alle transenne. Proprio l’australiano della Alpecin-Deceuninck lo aveva battuto domenica e Van Aert deve essersela legata al dito o semplicemente ha messo a punto la strategia per rifarsi.
«Il mio piano era di fare il contrario di domenica – ha spiegato – cioè lanciare lo sprint lungo e poi usare la mia forza. Sono partito a più di 200 metri dal traguardo. La strada era leggermente in salita, lo sprint perfetto per me, e ho sorpreso Groves. Mi sono sentito bene domenica e stavo bene anche oggi. La squadra è stata forte e mi ha messo in una posizione perfetta. Questo mi ha dato la fiducia necessaria per concludere il lavoro».
Iniziano le salite
Oggi la pacchia finirà. La quarta tappa propone il primo arrivo in salita al Pico Valluercas, a quota 1.544, in una tappa con tre salite prima di quella d’arrivo. Per essere il Van Aert che sarebbe venuto al Giro per fare classifica, si potrebbe pensare che farà di tutto per tenere. Ma avendo davanti il Van Aert in ripresa dopo l’incidente, anche la sua ambizione fa fatica a puntare troppo in alto.
«Ormai il divertimento finisce – ha riso ieri dopo l’arrivo – sarò felice di cedere il ruolo di leader della squadra a Sepp Kuss e Cian Uijtdebroeks. Sarà il primo test tra i corridori di classifica e per me sarà molto difficile mantenere la maglia di leader. Mi mancava il sapore della vittoria e l’ho ritrovato, ma sono venuto alla Vuelta per aiutare i miei compagni e ora il momento è arrivato. E’ un anno diverso dal solito, non è detto che non possa essere ugualmente bello».