Capolavoro Visma, ma per Dainese il più forte era Van Uden

22.05.2025
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Oggi finalmente Alberto Dainese è riuscito a vedere la tappa dal divano della sua casa a San Marino. Fino a domenica ha corso a Dunkerque, invece questa volta è riuscito a seguire la volata che ha consegnato a Olav Kooij il traguardo di Viadana. Volata confusa, con il treno della Lidl-Trek in azione da troppo lontano, con Pedersen che alla fine ha dovuto accontentarsi del quarto posto. 

«E’ un sollievo – ha detto il vincitore della Visma-Lease a Bikeho dovuto aspettare un po’, ma oggi tutto è andato a posto. Siamo cresciuti, con la vittoria di tappa di Wout e Simon (Van Aert e Yates, ndr) che sta facendo bene anche in classifica generale. Le due volate precedenti non erano andate alla perfezione, ma ora tutto è andato per il verso giusto».

A tirargli la volata si è ritrovato Affini fino all’ultimo chilometro e Van Aert fino ai 200 metri, con l’ultima curva pennellata alla perfezione. Con due motori così ad aprirti la strada, il lavoro alla fine viene meglio.

Alberto Dainese, classe 1998 del Tudor Pro Cycling Team, è pro’ dal 2020. Ha corso 3 Giri, un Tour e 2 Vuelta
Alberto Dainese, classe 1998 del Tudor Pro Cycling Team, è pro’ dal 2020. Ha corso 3 Giri, un Tour e 2 Vuelta

Dainese, si diceva, ha corso a Dunkerque la scorsa settimana e tornerà in gruppo fra due settimane in Belgio, nella Elfstedenronde che si correrà il 15 giugno a Bruges. Le cose procedono nel modo giusto, anche se adesso un po’ di nostalgia del Giro sta venendo fuori, dato che domani il gruppo passerà da Galzignano e Vicenza.

Che cosa ti è parso della volata?

E’ stata una volata più per prendere quella curva nei primi 5 e poi a mio parere il più forte di gambe oggi era Van Uden. Forse gli è mancata un po’ di malizia quando è partito perché poteva restare più vicino a Van Aert, invece ha lasciato tanto spazio a Kooij di prendergli subito la ruota. Si è mosso un pelo prestino…

Se fosse andato dritto e non si fosse allargato, dove sarebbe passato Kooij?

In realtà difatti è stata anche una questione di scia. Se restava un po’ di più al fianco, aveva più scia e Kooij avrebbe dovuto aspettare che lo passasse, poi si sarebbe dovuto mettere a ruota prima di provare a uscire. Mentre così gli ha proprio lasciato un metro grazie al quale si è messo subito a ruota e di fatto la volata gliel’ha tirata lui. Però (ride, ndr), non trovi che sia facile parlare dal divano?

Quanto è stato importante secondo Alberto Dainese il lavoro di Affini e Van Aert?

In tivù sentivo che gli mancasse un uomo, ma in realtà è stato tutto perfetto. Kooij da quella posizione poteva decidere quando partire e Van Aert l’ha lasciato ai 200 metri. Se avessero avuto un uomo in più, rischiavano che qualcuno entrasse deciso nell’ultima curva e lo buttasse fuori. Mentre così sono arrivati giustissimi.

Forse un uomo in più avrebbe permesso a Van Aert di rialzarsi prima? Di fatto l’ultimo uomo di Kooij è stato Van Uden…

Per quello dicevo che se Van Uden fosse rimasto più a lungo a ruota, forse avrebbe vinto lui. Kooij sarebbe stato costretto a partire 10-20 metri più lungo e l’altro avrebbe potuto rimontarlo. Erano un po’ lunghi, in effetti. Avercelo comunque un Van Aert così, che ti tira la volata. Stiamo parlando degli ultimi 10 metri, ma si vede che tanti hanno fatto fatica anche solo per arrivare lì.

Pedersen è parso meno brillante?

Secondo me era una volata più da velocista puro, quindi da uno capace di uscire forte dalla curva ai 300 metri e poi partire. Pedersen è sì fortissimo, lo vedete quanto va forte in salita, però secondo me se Kooij gli battezza la ruota, lo può saltare.

Quanto era importante uscire davanti in quella curva?

Terzo, dovevi uscire terzo. Secondo o terzo dipende da quante gambe aveva il primo. Van Aert aveva fatto la tirata, quindi magari gli mancavano 10 metri. Però se esci secondo o terzo, almeno hai la chance di fare lo sprint. Invece se ti manca quella posizione, non riesci a fare la volata. Fretin veniva fortissimo, ma in curva era decimo e non ha fatto meglio del sesto posto.

Intanto Del Toro con la maglia rosa è sempre più a suo agio. A Brescello ha sprintato per i 2″ del traguardo Red Bull
Intanto Del Toro con la maglia rosa è sempre più a suo agio. A Brescello ha sprintato per i 2″ del traguardo Red Bull
Che effetto fa vedere le volate in televisione?

Ho scoperto che mi piace. Delle altre tappe faccio anche fatica a dire la mia, perché non saprei da dove cominciare, ma le volate mi piace analizzarle.

Peccato per i velocisti del Tour, con l’ultima tappa che non si conclude più in volata…

Prima ho trovato un francese qui a San Marino, un appassionato di bici. E mi ha detto che hanno messo Montmartre nell’ultima tappa e ci ha tenuto a dirmi che lavorava a Parigi, mi ha descritto la salita e mi ha detto che non si arriverà in volata. Hanno rovinato l’arrivo più iconico. Almeno per i velocisti, hanno tolto la ciliegina dalla torta.

A Lecce è tris olandese. Van Uden vince, Bennati commenta

13.05.2025
6 min
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Tre orange ai primi tre posti: Casper Van Uden, Olav Kooij e Maikel Zijlaard. Uno sprint convulso, atipico e nervoso, come il circuito cittadino che lo precedeva. Strettoie (forse sin troppo pronunciate e brusche), curve, rotatorie, curve ancora nel chilometro finale: davvero uno sprint tosto. E tecnico.

Uno sprint che abbiamo voluto commentare con l’aiuto dell’ex cittì, Daniele Bennati: «Io non sono così d’accordo sul fatto che fosse un circuito pericoloso. Sì, c’erano un paio di strettoie importanti, ma siamo in città. Il fatto è che la prima volata di gruppo è sempre molto concitata, c’è molto stress. A vederla da fuori si fa fatica a giudicare».

«Piuttosto -riprende Bennati – penso che sia i corridori che, soprattutto, le ammiraglie non sapessero di quella strettoia decisa, prima del sottopassaggio. Di conseguenza i diesse non l’hanno comunicato. Si è visto proprio da come ci sono arrivati. Tanto è vero che al secondo giro tutto è filato liscio.
E’ un circuito che ho fatto anch’io. Posso dire che c’erano 12 chilometri di asfalto nuovo, perfetto. No, non me la sento di criticare per la pericolosità».

Che bella l’Italia… Oggi la partenza da Alberobello
Che bella l’Italia… Oggi la partenza da Alberobello

Big in allerta

La Alberobello-Lecce scorre più o meno secondo copione. Magari ci si sarebbe aspettati qualche uomo in più a far compagnia a Francisco Muñoz della Polti-VisitMalta e invece il gruppo lo lascia andare al suo destino.

Sono le squadre degli uomini di classifica ad accendere la miccia. Non per vincere, chiaramente, ma per togliersi dai guai. Ci riescono bene i Red Bull-Bora-Hansgrohe, benissimo gli EF Education-EasyPost di Carapaz e in modo sontuoso gli Ineos Grenadiers di Bernal: quanto ci piace vederlo lì davanti. Sarà un protagonista in più per la generale?

Altro momento inatteso: al traguardo volante la giovane UAE Team Emirates con Del Toro e Ayuso cerca di prendere qualche secondo di abbuono, ma incassa il “colpo in contropiede” di Roglic. Lo sloveno, attento, passa terzo e allunga, seppur di soli 2”, sullo spagnolo. Dettagli che però ci dicono quanto ci tengano a questo Giro. Un Giro d’Italia che secondo molti tecnici si deciderà sul filo dei secondi.

Mads Pedersen ha mantenuto la maglia rosa (ora ha a 7″ di vantaggio su Roglic) e anche la maglia ciclamino
Pedersen ha mantenuto la maglia rosa (ora ha a 7″ di vantaggio su Roglic) e anche la maglia ciclamino

Pedersen, ancora un numero

Si decide tutto nel finale e a Lecce succede di tutto. Stavolta la Lidl-Trek non è fortunata. Mads Pedersen resta coinvolto in una caduta e poco dopo Giulio Ciccone ha una noia meccanica. La squadra si divide fra i due capitani. Cicco rientra con l’aiuto dell’immenso Jacopo Mosca, e Pedersen con Houle fa un numero.

Risale con il sangue freddo tipico della gente del Nord. Resta glaciale, non si innervosisce, spreca poche energie. Houle fa a spallate con chiunque e Mads lo segue. Risalgono da dentro il gruppo: chi ha corso sa quanto è difficile. Solo per riprendere la testa si allargano un attimo sull’esterno.

E al chilometro finale la maglia rosa è piazzata in modo perfetto. A nostro avviso a rompergli le uova nel paniere è Kaden Groves. Lo sprint è partito. Siamo agli 800 metri. L’australiano non ha il suo gregario: smette di pedalare. In quel momento cala la velocità e Pedersen resta un filo dietro.

«Ho capito perfettamente a quale momento vi riferite – spiega Bennati – è il corridore della Alpecin-Deceuninck che smette di pedalare e Pedersen viene un po’ chiuso. Magari se la sarebbe potuta giocare meglio fino alla fine. Però è anche vero che sulla carta ci sono sprinter con uno spunto più veloce di lui… almeno in una tappa piatta e facile. Perché poi alla distanza e su percorsi più duri lui è uomo di fondo e automaticamente torna ad essere il più veloce».

Come a dire che questa, al netto dei problemi avuti nel circuito e allo sprint, non era la tappa migliore per l’ex iridato.

La solitudine di Munoz: per lui fuga solitaria di 131 km
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Recriminazioni Kooij

E veniamo allo sconfitto: Olav Kooij. Edoardo Affini aveva fatto un ottimo lavoro e, forse, vista la velocità con cui è piombato sull’arrivo, chi ha più da recriminare è proprio Kooij. Van Uden ha toccato i 69,2 chilometri orari. Di certo Kooij ha demolito il muro dei 70.

«L’ho detto anche al Processo alla Tappa – continua Bennati – Affini ha svolto un lavoro esemplare, e Kooij ha sbagliato a non seguirlo. Semmai alla Visma | Lease a Bike è mancato un uomo (Van Aert? ndr), così mi è sembrato. Kooij non è uno sprinter che fa le volate di testa: per me si è spostato e si è lasciato scivolare un filo dietro. Ma ha sbagliato a seguire quell’istinto, in questo caso».

E a proposito dell’uomo in meno: era decisamente Wout Van Aert. Bennati ci aveva visto giusto. Il team manager dei gialloneri, Marc Reef, a fine corsa ha dichiarato che Wout voleva fare l’ultimo uomo, anche per questioni di stress inferiore. Il che ci sta, visto il momento che sta passando il fuoriclasse belga. Ma non ci è riuscito.

«Ha provato più volte, ma poi si è sempre ritrovato indietro – ha detto Reef a Wielerflits – immagino sia frustrato per non essere riuscito a svolgere il suo lavoro, tanto più che lui è un vero uomo squadra e aveva insistito per essere il lead-out».

La tripletta olandese a Lecce: Van Uden, Kooij e Zijlaard
La tripletta olandese a Lecce: Van Uden, Kooij e Zijlaard

Festa Van Uden

I ragazzi della Picnic- PostNL invece non hanno sbagliato nulla. Un lancio esemplare: compatti, veloci.

«Ammetto – continua Bennati – che Van Uden non l’avrei messo tra i superfavoriti per gli sprint. Poi magari vincerà tre tappe e parleremo di un velocista emergente. E’ stato molto bravo. Ha fatto una volata di testa, lunga, e ha mantenuto sempre una velocità molto alta. Nulla da dire».

Ma chi è Casper Van Uden? E’ un giovane olandese del 2001, ex pistard (passato che gli è tornato utile su questo circuito tortuoso), un ragazzone potente.

Lo avevamo visto anche in Turchia. Lì, a dire il vero, non aveva brillato. Ma ci dicevano stesse preparando il Giro d’Italia. Che quelle prestazioni erano figlie di un percorso di avvicinamento ad hoc al suo primo grande Giro. Evidentemente avevano ragione.

E proprio dalla Turchia parte Van Uden: «Non ho vinto da solo – ha detto subito – ha vinto tutta la squadra: i ragazzi che sono qui e tutto lo staff, anche coloro che lavorano in sede. Abbiamo fatto un ottimo lavoro con il treno fin dall’inizio della stagione, così come in Turchia la settimana scorsa, gara che ci è stata utilissima».

Van Uden aveva corso molto fino alle classiche veloci del Nord, fino alla Gand, insomma. Poi aveva salutato tutti e si era allenato sodo, anche se non sempre tutto è filato liscio.

«Ho vinto la prima volata del mio primo grande Giro, ma non credo sia una sorpresa. A volte dovrei credere in me stesso quanto ci credono i miei compagni. Non ho dovuto prendere vento fino ai 200 metri dal traguardo. So di avere una buona volata lunga, quindi ho dato il massimo e ho dato tutto quello che avevo fino al traguardo. Non so cosa riserverà il futuro, ma per ora sono felice di questa vittoria».

Il futuro non si sa cosa dirà, ma certo quei 1.590 watt di picco massimo e 1.280 medi nei 13 secondi di sprint poca cosa non sono!