Basso atleta studiava già da manager? Risponde Carmine Magliaro

02.04.2022
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Le stanze dei massaggiatori per i corridori sono posti simili ai confessionali. E’ lì che, la storia del ciclismo lo testimonia, talvolta nascono o si solidificano belle amicizie. Ed è da lì che si possono intravedere capacità, per il futuro, di una persona. Quante volte abbiamo sentito chiedere a un massaggiatore se il tale corridore da grande farà strada? Ecco, Carmine Magliaro, massaggiatore della Eolo-Kometa, aveva già alcune di queste risposte quando conobbe Ivan Basso da atleta.

Nonostante entrambi abitino a Cassano Magnago, ad un chilometro l’uno dall’altro, la loro amicizia è nata in modo curioso sedici anni fa e durante tutto questo periodo le loro attività si sono sia intrecciate che andate parallelamente. Abbiamo voluto sentire proprio Magliaro – classe ’82 e che ha iniziato a lavorare nel ciclismo con la Lampre nel 2004 – per capire se Basso da corridore studiava già da manager.

Carmine Magliaro e Ivan Basso prima della crono di Verona al Giro 2010. I due collaborano dal 2006
Carmine Magliaro e Ivan Basso prima della crono di Verona al Giro 2010. I due collaborano dal 2006
Carmine, come vi siete conosciuti?

Era aprile del 2006, io lavoravo dall’anno prima in Saunier Duval. Ivan era in CSC e cercava un massaggiatore vicino a casa. Per puro caso, grazie ad amicizie comuni, siamo entrati in contatto e nacque subito un bel feeling. Lo trattai un po’ di volte prima che entrambi partissimo per il Giro d’Italia. Sì, proprio quel Giro che vinse Basso su Simoni in cui furono tanto rivali anche se nessuno dei due mi fece battute sul fatto che lavorassi con l’altro. Ho sempre lavorato in modo professionale, entrambi lo sapevano e me lo hanno sempre riconosciuto.

Quando avete iniziato ad essere nella stessa squadra?

Nel 2009 alla Liquigas. Però a fine 2006 Ivan mi chiamò per seguirlo alla Discovery Channel. Inizialmente pensavo fosse uno scherzo degli stessi amici che ci avevano fatto conoscere ma non era così. Dovetti declinare la proposta perché per il 2007 avevo già rinnovato con la Saunier Duval, nella quale restai fino alla stagione successiva. In ogni caso continuai a collaborare con lui in quei due anni.

Nel 2010 arriva la vittoria al Giro…

Esatto. Una grande cavalcata, a mio modo di vedere figlia a livello psico-fisico dell’anno prima nel quale andò forte sia al Giro che alla Vuelta (rispettivamente terzo e quarto, ndr). Dopo la famosa tappa de L’Aquila, quando ci fu quella mega fuga di 40 uomini, fu la prima, e finora unica volta, che vidi Ivan davvero arrabbiato sul pullman. Pensava di non poter più vincere il Giro. Aveva quasi 12′ di svantaggio dalla maglia rosa Arroyo, presente in quella fuga, e tanti altri forti. Mi piace ricordare che fu l’unico che riuscì a superare Arroyo (secondo nella generale, ndr) mentre tutti gli altri capitani che erano finiti con lui nell’imboscata restarono fuori dal podio (terzo fu Nibali, all’epoca gregario di Basso, ndr). Forse solo uno con la sua convinzione poteva farcela.

Nel 2006 Magliaro conobbe Basso (allora alla Csc) quando lavorava per la Saunier Duval di Simoni
Nel 2006 Magliaro conobbe Basso (allora alla Csc) quando lavorava per la Saunier Duval di Simoni
Noti delle differenze in Basso tra corridore e manager?

Non tante. Era maniacale e stakanovista da atleta e lo è anche adesso. Anzi, talvolta mi sembra di rivederlo in alcuni particolari. Quando correva notavo che spesso prendeva appunti su una sua agenda. Si segnava frasi, momenti, informazioni, dettagli o spunti di cui poi discuterne con la squadra. Oppure anche nei rapporti con staff e compagni. Mai usato un tono di voce alto. Poche parole ma giuste. Ti fa sempre sentire a tuo agio. Tutte situazioni uguali allora come oggi.

Fu da quell’impresa nel 2010 che si intravide in Basso un futuro anche da bravo manager?

Sì. Onestamente l’ho sempre pensato anche negli anni precedenti, non ho mai avuto dubbi in merito. Forse sono di parte ma lui era diverso da tutti gli altri. Il nostro è un mondo complicato, dove non è detto che chi sia stato un bravo corridore sia poi un bravo dirigente, specialmente nell’approccio verso gli sponsor. Ivan quando si mette in testa qualcosa da realizzare, o vincere come quel Giro, lo fa senza tralasciare nulla.

Che tipo di dirigente è?

Moderno, in continua evoluzione. Per lui ogni giorno è la costruzione di qualcosa. Non dà mai nulla per scontato. Una volta smesso di correre, Ivan ha praticamente studiato per il suo nuovo ruolo relazionandosi con altri manager. Ha voluto conoscere la managerialità anche di altri sport per capire meglio come comportarsi. E poi credo che ora le migliori idee gli vengano quando pedala o va a correre a piedi (ride, ndr).

Prima ce lo hai avuto come capitano, ora come capo. Che effetto ti fa?

E’ un rapporto bello e confidenziale. Sinceramente dopo tanti anni non ci faccio tanto caso perché tra Ivan e me c’è un rapporto che va oltre l’amicizia. C’è fiducia reciproca. Che sta alla base di tante cose, come la durata della nostra collaborazione. Quando nel 2020 è scaduto il mio contratto con la EF Pro Cycling, l’anno scorso sono stato ben felice di accettare la sua proposta e tornare a lavorare a stretto contatto con lui.

Possibile quindi vedere Basso manager di una WorldTour? Magari con la Eolo-Kometa?

Non so quanto tempo ci vorrà ma sono certo che prima o poi dirigerà un top team. E non so nemmeno con quale sponsor. Al momento comunque posso dire che Ivan si completa alla perfezione sia con Alberto che con Fran (i due fratelli Contador che gestiscono la squadra con Basso, ndr). Hanno tre caratteri e tre ruoli diversi ma c’è una bella complicità fra loro e nessuna gelosia. Per noi della squadra è una grande motivazione avere loro tre come esempio. Credo che lo siano in generale per tutti.