Fiorelli su Sciortino: «Fare il ciclista è difficile se nasci al Sud»

08.11.2023
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La notizia del ritiro di Carlo Sciortino ha aperto il sipario su un mondo lontano dagli occhi di molti ma sul quale è giusto porre l’accento. Lasciare il ciclismo a 18 anni perché si fa fatica a stare lontani da casa e ci si accorge di essere distanti dal mondo degli under 23. Molti taglierebbero corto dicendo «se non sei pronto a fare sacrifici non puoi andare avanti in questo sport». Ma i sacrifici non sono uguali per tutti, questo lo si vede. I ragazzi che abitano nelle regioni del Nord corrono e vanno a scuola all’interno della stessa provincia.

Due anni fa Sciortino e Fiorelli si incontravano in un bar di Palermo per parlare di ciclismo e futuro
Due anni fa Sciortino e Fiorelli si incontravano in un bar di Palermo per parlare di ciclismo e futuro

L’esempio di Fiorelli

Uno che di questo ha sofferto, ma al tempo stesso ne ha fatto una forza, è Filippo Fiorelli. Ora il corridore della Green Project-Bardiani-CSF Faizanè si trova nella sua Palermo ancora nel limbo tra vacanze e ripresa. Con Fiorelli e Sciortino avevamo fatto una bella intervista che si chiudeva così: «Il 17enne (Sciortino, ndr), parlando con Fiorelli, ha gli occhi colmi di speranza, di voglia di fare, di sogni… che vede concretizzati nel professionista-amico». Quei sogni Sciortino li ha messi da parte, e questo deve far male a noi, perché non siamo più in grado di far sognare un giovane

«Ho incontrato Sciortino a fine stagione – racconta Fiorelli – e abbiamo avuto modo di parlare e confrontarci. Da un punto di vista l’ho assecondato perché lo capisco, non è facile stare lontano dagli amici, dalla famiglia e dalla propria terra. Sono queste le cose che ti pesano di più. La cosa più importante è la salute, se stai male non fai le cose al 100 per cento e non serve a nulla. Dall’altra parte, però, gli ho detto che avrebbe potuto aspettare di finire la scuola e vedere come sarebbe andato un anno fatto “normalmente”».

Negli anni da dilettante Fiorelli deve un grande grazie ai sostegno della famiglia (photors.it)
Negli anni da dilettante Fiorelli deve un grande grazie ai sostegno della famiglia (photors.it)
Ma il problema della distanza non si sarebbe azzerato.

Vero. Lo vedo su me stesso, soprattutto in questo periodo di preparazione dove ancora la bici la uso per fare delle passeggiate o uscite molto blande. Mi piace farle nella mia terra perché esco con degli amici amatori, qualche junior e non sono mai solo. E’ piacevole avere compagnia quando si va in bici, anche per non pensare troppo agli impegni. 

Anche tu sei stato e stai spesso lontano da casa. 

So cosa significa e pesa anche a me, per questo mi piace tornare qui in Sicilia appena posso. Però, per dove sono arrivato, è tutto più semplice perché da professionista il calendario è gestito in maniera diversa. Si lavora a blocchi di corse, una volta finiti me ne torno qui e sto bene. Quando sei dilettante questa cosa non succede, il calendario è più fitto, devi correre tutti i giorni e non hai occasione di tornare mai a casa. Ora quando ho voglia prendo l’aereo e torno, chiaro che c’è anche l’aspetto economico.

Uno dei momenti più difficili nel 2017, quando i risultati non arrivano a causa di diverse problematiche
Uno dei momenti più difficili nel 2017, quando i risultati non arrivano a causa di diverse problematiche
Sono sempre spese…

Ora sono libero visto anche il contratto che ho con la Green Project, ma se sono qui devo fare una statua d’oro a mia madre. L’ho pensato spesso, fare quello che ha fatto lei è stato come iscrivere un figlio all’università. A mia sorella hanno pagato gli studi, a me hanno pagato la vita da ciclista. Mia madre credeva in me e anche se non capiva bene quello che facevo vedeva che i risultati arrivavano e quindi era tranquilla. 

Si vive tutti in maniera diversa, con la consapevolezza che una famiglia intera sta facendo sacrifici importanti.

Ho sempre pensato che quando un siciliano va al Nord per correre, non va per divertirsi: non è un passatempo. Cosa che invece accade per molti ragazzi che sono vicini a casa e corrono in bici per passione. Io per la mia famiglia facevo dei veri e propri sacrifici. 

Filippo Fiorelli_Giro2020
Nel 2020 il passaggio tra i professionisti con la Bardiani, a 26 anni
Filippo Fiorelli_Giro2020
Nel 2020 il passaggio tra i professionisti con la Bardiani, a 26 anni
Come hai visto Sciortino quando ci hai parlato?

Tranquillo. Quando arrivi a prendere una decisione del genere ci rifletti per mesi, non è una cosa che arriva all’improvviso. 

C’è un punto in cui tu hai capito che ce l’avresti fatta?

Quando fare il ciclista è diventato il mio lavoro, arrivi a quel punto in cui non puoi tirarti indietro, devi andare avanti per forza, perché ce l’hai fatta. Capisco molto di più Sciortino che altri corridori che sono arrivati a correre tra i pro’ e dopo sei mesi hanno deciso di smettere…

Una volta tra i grandi le motivazioni vengono da sé, il problema è arrivarci
Una volta tra i grandi le motivazioni vengono da sé, il problema è arrivarci
Anche tu hai avuto i tuoi momenti difficili?

Certamente, nel 2017 volevo mollare, perché mi sentivo troppo lontano dalla mia famiglia. Quello fu un anno problematico dove ho preso la mononucleosi e non andavo forte come avrei voluto. Mi trovavo alla Beltrami e non ero sereno, così sono tornato in Toscana, alla Gragnano Sporting Club, dove le corse erano più adatte a me. Nel 2019 con loro ho vinto spesso arrivando a correre nel 2020 alla Bardiani. 

Una grande differenza si nota nel mondo degli juniores, che in Sicilia è un movimento ridotto.

Tutto questo lo dicevo a Sciortino. Gli ho sempre detto che quando fosse andato a correre con gli under 23 sarebbero state solo sberle. Qui sei abituato a vincere, ma al Nord il ritmo è diverso, mentalmente è difficile, arrivi a fare tanta fatica. Lo dico spesso: il ciclismo è il 70 per cento testa, 20 per cento cuore e 10 per cento gambe

Due corse e il ritiro: la storia di Sciortino può far riflettere

06.11.2023
5 min
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Come è possibile che di colpo si sia spento tutto è una delle domande con cui Carlo Sciortino fa i conti quasi quotidianamente. Il giovane siciliano ha restituito bici e maglia a Cesare Turchetti, come prima di lui aveva fatto Salvatore Florio. Tuttavia, mentre il compagno di squadra ha parlato di celiachia e di pochi soldi per i sacrifici richiesti, Sciortino usa altri argomenti.

«Soldi ne girano pochi – dice Sciortino da Palermo – lo sapevo e non avrebbe senso lamentarsene. Florio ha sbagliato a usare questo argomento, perché secondo me non è stata quella la vera motivazione, poi non lo so… In tutte le squadre ne girano pochi, nel ciclismo in generale è così. Ormai si campa solo di calcio. Io non ho smesso per i soldi o perché non avessi capacità, ho smesso perché quello che facevo non mi divertiva più. Non mi sentivo pronto. E’ difficile dire se sia dipeso dalla lontananza, ma di certo ha influito. Ancora ci penso e non riesco a darmi una spiegazione. Intanto però ho provato i test per Scienze Motorie e sono entrato. Sto studiando da un mesetto e mi sto appassionando…».

Sciortino correva nel Casano-Matec di Giuseppe Di Fresco, che aveva portato la squadra in Sicilia proprio per stare vicino ai suoi pupilli e concittadini. I risultati erano venuti, era arrivata la convocazione in nazionale e anche al Giro della Lunigiana la rappresentativa gialla e rossa si era messa in evidenza. Poi il passaggio fra gli U23, una delle uniche due vittorie 2023 della Gallina-Ecotek-Lucchini-Colosio (foto di apertura) e il black out, riaccendendo la luce sul ciclismo del Sud usato a fini elettorali e poi inesorabilmente abbandonato a se stesso.

Giro della Lunigiana 2022, Sciortino con la rappresentativa siciliana e il suo diesse Di Fresco
Giro della Lunigiana 2022, Sciortino con la rappresentativa siciliana e il suo diesse Di Fresco
Andiamo con ordine, ti va? Lo scorso anno hai finito gli juniores e hai firmato con Delio Gallina. Quando li hai incontrati?

Li ho conosciuti al primo ritiro di gennaio. Ero in vacanza da scuola, sono salito e ho partecipato al primo ritiro. Era tutto a posto, non avevo intenzione di mollare. Quindi studiavo e mi allenavo come ho sempre fatto. Solo che lentamente, continuando ad allenarmi qui in Sicilia, ho capito che ero svantaggiato rispetto a come si allenavano gli altri under 23. E a quel punto, ho iniziato a maturare la decisione di smettere. Quando ho finito la maturità non mi sentivo pronto e ho deciso di continuare gli studi.

Da junior hai fatto vedere belle cose, con quali obiettivi sei passato U23? Avevi in testa di passare?

Al primo anno da junior, mi sono divertito tanto, anche se magari le prestazioni erano inferiori a quelle del secondo. Nella stagione successiva, da maggio sono andato in ritiro a Massa e sono stato per quattro mesi lontano da casa, sempre in viaggio. Il divertimento è iniziato a mancare e ho cominciato a capire che quando una cosa non ti diverte più come prima, sicuramente c’è qualche problema. Per questo a inizio anno, pensavo che sarebbe stato molto difficile riuscire a passare. Non per le capacità, ma perché non riuscivo più a divertirmi come prima.

Di recente Michael Leonard ha ricordato la sua prima vittoria del 2022, battendo te. Avevi grandi numeri…

Mi ricordo bene quel giorno. Come numeri c’ero, è stato un fatto psicologico. Stare lontano da casa ha avuto il suo peso, rispetto a quando facevo avanti e indietro. Però devo dire che anche quando ero qua in Sicilia e di mattina andavo a scuola, il pomeriggio mi allenavo svogliatamente. Quindi non avevo più le prestazioni che magari mi avrebbero spinto a fare meglio e anche questo ha influito. L’anno scorso avevo la squadra qui in Sicilia che mi dava una mano, quest’anno ero solo. Quando ha smesso Florio, sono rimasto spiazzato. Non me l’aspettavo e anche quella è stata una botta. Però non ha influito, perché comunque il mio pensiero era quello di continuare a pedalare.

Nel 2022 Sciortino ha partecipato al Tour du Pays de Vaud con la nazionale juniores
Nel 2022 Sciortino ha partecipato al Tour du Pays de Vaud con la nazionale juniores
Hai sempre avuto Filippo Fiorelli fra i tuoi riferimenti: hai parlato con lui di questa decisione?

No, ho parlato solo con la mia famiglia, con nessun altro. Turchetti è rimasto male, ha detto che si aspettava di più da me. La cosa che noto è che comunque esco sempre in bici, mi alleno ogni tanto, per divertimento. Quando incontro Fiorelli, usciamo insieme, parliamo. Non ho tagliato i ponti, continuo a parlare con tutti. Mio padre c’è rimasto un po’ male i primi giorni, però mi ha lasciato libero di fare le mie scelte.

Si diceva che per te fosse difficile andare d’accordo con la bilancia e chi l’ha provato sa quanto questo conti nel ciclismo di adesso.

E’ tanto faticoso, tanto. Finché c’era il divertimento, lo facevo con piacere. Quando poi è venuto a mancare il gusto di uscire in gruppo con altri miei compagni, stando da solo ho mollato di testa. Già è difficile, da soli è difficilissimo.

Ti manca l’adrenalina della gara?

Diciamo che sono riuscito a compensarla perché l’anno prossimo penso di farmi qualche garetta con gli amatori, qualche circuito qui in Sicilia. Il ciclismo mi è rimasto addosso. Riesco ad allenarmi qualche oretta, due al massimo e diciamo che sono ancora un po’ competitivo.

Possiamo dire che se in Sicilia e al Sud in generale ci fosse un vero calendario, forse questa storia sarebbe stata diversa?

Penso proprio di sì. Si parla tanto del fatto che a una certa età bisogna lasciare la Sicilia e in genere le regioni dove il ciclismo non si mastica. Adesso che studio, la voglia è di restare nel ciclismo per diventare allenatore e portare un po’ di aria fresca. Questo è un bell’obiettivo, poi comunque è tutto da vedere: la strada è lunga.

Sciortino è arrivato alla Delio Gallina per l’interessamento diretto di Cesare Turchetti
Sciortino è arrivato alla Delio Gallina per l’interessamento diretto di Cesare Turchetti
Magari riuscirai tu a fare una squadra in Sicilia?

Per ora, onestamente, in Sicilia di movimento ce n’è pochissimo, veramente poco. Forse non siamo stati mai a un livello così basso, quindi mi sembra un po’ dura. Speriamo che da qui a 10 anni, la situazione migliori. Al momento ci sono più preparatori e biomeccanici che atleti. Ho letto la notizia che entro un mese dovrebbe riaprire il velodromo di Palermo, però è un anno che deve riaprire fra un mese. Vanno sempre posticipando.

Quante corse hai fatto quest’anno?

Ho corso qui in Sicilia e ho vinto (in apertura il podio al Memorial Francesca Alotta e Rosario Patellaro, vinto su Samuele La Terra Pirré, ndr). E poi una sola fuori regione. Ma devo dire che non ho il rimpianto di non aver fatto qualche corsa più importante, perché non avevo la testa necessaria. Ho preso questa strada, lo studio mi appassiona.

Allora buona vita, il ciclismo resterà comunque un’ottima scuola. Escludi che la passione possa tornare?

Grazie, magari ci vediamo a Palermo. Ma non penso proprio che la passione possa tornare.

Si parla ancora del vincolo regionale (eliminato) fra gli juniores

13.09.2022
4 min
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Finito il Giro della Lunigiana, sul tappeto sono rimasti temi e discorsi. Vedere la nazionale juniores di Wollongong correre all’Astico Brenta fra elite e U23 girando l’11 al posto del 14 ha fatto capire che, al di là di alcuni legittimi dubbi, la cancellazione della limitazione dei rapporti non produrrà grossi guasti. Quello che invece dà qualche grattacapo in vista della prossima stagione è l’eliminazione dei vincoli regionali. Questo sì che desta perplessità soprattutto in chi grazie alle affiliazioni plurime riesce ogni anno a riempire il serbatoio dei talenti.

«Secondo me – dice Di Fresco, tecnico del Casano affiliato anche in Sicilia – penalizzi parecchie regioni, specialmente quelle del Sud. Noi abbiamo fatto l’affiliazione con la Sicilia per prendere Sciortino e con l’occasione ho trovato altri 5-6 corridori. Con la normativa che entrerà in vigore il prossimo anno, prenderò Sciortino e lascerò gli altri».

Sciortino e il tecnico regionale Mansueto, suo referente anche nella plurima con il Team Casano (foto FCI Sicilia)
Sciortino e il tecnico regionale Mansueto, suo referente anche nella plurima con il Team Casano (foto FCI Sicilia)
Perché?

Perché non saprei che esistono. Grazie alla plurima ho scoperto corridori come Florio, Pardo o Ragusa. Di Florio secondo me sentiremo parlare. E’ un ragazzo di Palermo che si è diplomato al liceo classico con la media del 9. Aveva fatto la primina, ha vinto il campionato siciliano a cronometro e un’altra gara su strada. Però era molto impegnato con la scuola, quindi se non avesse trovato noi, sarebbe rimasto in Sicilia a correre con gli amatori. Ora invece passerà con Scortino alla Delio Gallina.

Cosa cambia senza il vincolo regionale?

Ne ho discusso con Cazzaniga (vicepresidente federale, ndr), ci siamo beccati al Giro d’Italia. Lui dice che senza il vincolo regionale, Florio sarebbe liberissimo di prendersi un aereo di venerdì per venire a correre a Casano. E poi la domenica tornerebbe a casa.

Ed è impossibile?

Quello che è impossibile è che se non avessi avuto chi me lo presentava all’interno del gruppo con cui ci siamo uniti, io non avrei nemmeno saputo della sua esistenza. Come fai ad accorgerti di un allievo che corre insieme agli amatori?

Senza i vincoli regionali, nelle regioni con meno tesserati juniores si rischia davvero… l’estinzione?
Senza i vincoli regionali, nelle regioni con meno tesserati juniores si rischia davvero… l’estinzione?
Come fai?

Non ci riesci o comunque rischi di perderne tanti. Secondo me, questo è il sistema di aprire la strada ai procuratori. Perché magari a quel punto per Florio sarebbe venuto qualcuno col catalogo in mano e me lo avrebbe proposto. Ma non parliamo solo della Sicilia, perché ad esempio i ragazzi del Piemonte li piglia tutti la Lombardia. E magari in futuro la Work Service eviterà di fare la squadra in Toscana.

Perché?

Levorato potrebbe dire che a questo punto li tessera tutti in Veneto e così si finirà che in alcune regioni non ci saranno più tesserati juniores. E poi se il discorso è prendere un aereo, a cosa serve fermarsi in Liguria? Andiamo più lontano. Sono curioso di vedere cosa succederà se qualche squadra straniera verrà a prendersi i nostri ragazzini

E’ una cosa possibile?

E’ possibile. Se li portano all’estero e li fanno correre secondo le loro regole. Ad esempio non avrebbero la limitazione di non correre i due giorni nel weekend. Da noi non si può fare: sabato oppure domenica, perché non puoi fare due gare alla settimana fino a fine giugno. Vogliamo liberare tutto e teniamo ancora dei limiti non previsti da nessuna regola UCI.

Germani, corridore laziale, è stato junior alla Work Service, squadra veneta affiliata in Toscana: come cambiano le cose?
Germani, corridore laziale, è stato junior alla Work Service, squadra veneta affiliata in Toscana: come cambiano le cose?
Non serve qualche tutela?

Non sto dicendo che sia giusto, perché sicuramente la categoria juniores è diventata troppo esasperata. I ragazzi sanno che se vanno forte hanno la possibilità di passare subito professionisti e se vanno piano smettono. Il problema è che negli under 23 non è facile trovare squadra. Io avevo Lorenzo Tedeschi che ora è alla Mastromarco. Aveva vinto quattro gare su strada, era azzurro su pista, ha fatto europei e mondiali, ha fatto una trasferta anche su strada e ha fatto fatica a trovare squadra. Perché Giuseppe Di Fresco ci ha messo lo zampino, sennò rischiava di restare a piedi.

Come se ne esce?

Perché alle squadre U23 non imponi di prendere 3-4 ragazzi di primo anno? La Colpack prende i secondi o terzi anni perché vuol vincere. Per il prossimo anno ho preso 8 corridori, per rinnovare il gruppo e avere due anni di tranquillità. Quando spiego loro il mio progetto, non dico che voglio vincere 20 corse. Io voglio vedere se un domani riesco a tirare fuori un altro Damiano Caruso. Invece ci sono squadre che magari spendono 5-6-700.000 euro negli juniores e non fa nulla se poi fra due anni smettono di correre.

Juniores, il vero gap è nell’attività limitata?

16.07.2022
5 min
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Dietro macchina a Livigno. Di Fresco e il Team Casano sono in Valtellina all’Alpen Resort, lo stesso super residence scelto dalla Quick Step-Alpha Vinyl e per i ragazzi è ogni volta una scossa veder passare Alaphilippe e gli altri pro’ dello squadrone belga. E mentre, finite le scuole, ci si allena per la seconda parte di stagione (quella più… vera per gli juniores), con il diesse siciliano parliamo del tema dei rapporti liberi nella categoria. Le parole pronunciate da Andrea Morelli la settimana scorsa hanno sollevato qualche curiosità. Giuseppe è stato junior ai primi anni Novanta, dilettante fino al 1998 e poi è passato professionista.

La modifica dei rapporti favorirà gli atleti più maturi a scapito dei più leggeri?
La modifice dei rapporti favorirà gli atleti più maturi a scapito dei più leggeri?
Secondo te sarà un grosso problema oppure alla fine è solo un fatto mentale cui bisogna abituarsi?

E’ un fatto mentale. Se vogliamo adeguarci, dobbiamo stare a passo coi tempi. Questa è una regola messa dall’UCI, secondo me per un discorso di aziende, perché è sempre più difficile reperire materiale, specialmente il 52×14. E poi c’è il lato sportivo. Quando ero junior, i rapporti erano liberi. Mi ricordo che al Lunigiana, Antonino Dama vinse la volata a Genova con il 53×11. Non lo vedo come un grosso problema. Qualcuno dice che si rischia di bruciare i ragazzi, ma sta all’intelligenza e alla bravura del direttore sportivo gestire questa situazione.

Li hai mai allenati usando i rapporti liberi?

No, non ancora e non avrei problemi a dirlo. Di recente, ho fatto una bella chiacchierata con Salvoldi (tecnico azzurro degli juniores, ndr) e lui sarebbe quasi per consigliarlo. Ha detto che l’ha sempre fatto anche con le donne, il fatto di allenarle con rapporti più duri. Però alla fine tutti facciamo potenziamento, tutti facciamo palestra d’inverno e la maggior parte continua ad andarci anche durante la stagione. Quindi non vedo quale sia il problema di utilizzare un rapporto più duro.

Oggi il menù prevedeva lo Stelvio: lavori diversi per gruppi diversi
Oggi il menù prevedeva lo Stelvio: lavori diversi per gruppi diversi
Perché allora non allenarli usandoli?

Mi sono adeguato alla categoria, poi per sentito dire pare che qualcuno li utilizzi in allenamento. Secondo me però si riesce a fare determinati tipi di lavoro anche con il 14. E quando per esempio sono andati in pista – perché l’anno scorso Villa li convocava e li portavo a Montichiari – hanno usato dei rapporti molto più lunghi e non hanno avuto problemi. E questo è segno che li hai allenati bene.

In cosa deve essere bravo dunque il direttore sportivo?

Non è che monti l’11 e il corridore va fisso con l’11. C’è quello che lo spingerebbe sempre, ma deve capire che è un errore. D’altronde sono andato in Svizzera a vedere Sciortino con la nazionale al Tour du Pays de Vaud e ho visto la netta differenza tra gli stranieri e noi.

Sciortino ha partecipato con la nazionale al Tour du Pays de Vaud per juniores
Sciortino ha partecipato al Tour du Pays de Vaud con la nazionale
Quale differenza?

Emil Herzog che ha vinto la Corsa della Pace, ha già fatto tre gare a tappe. Per Sciortino, quella in Svizzera era la prima. Abbiamo delle limitazioni. I nostri possono correre due volte a settimana soltanto da luglio. Possono fare una gara a tappe con la società e una con la rappresentativa regionale o in alternativa ancora una con la società. Da quest’anno è escluso il Lunigiana. In più può fare due giri con la nazionale. Quindi cinque gare a tappe in tutto, però tra un giro e l’altro devono passare 20 giorni, quindi non puoi farne due in un mese.

Il fatto che al Lunigiana del 2021 i francesi ci abbiano fatto a fettine dipende dai rapporti liberi ma anche dall’attività che fanno?

Prendiamo Crescioli, il mio corridore che è arrivato secondo dietro Lenny Martinez. Il Lunigiana era il primo giro che faceva e si è trovato a correre con Martinez che a luglio aveva fatto il Tour de Valromey (il francese è arrivato terzo, dietro il compagno Gregoire e il belga Uijtdebroeks, ndr).

Francesco Caruso, crossista svizzero, ha già corso tre gare a tappe fra gli juniores e si allena con l’11
Francesco Caruso, svizzero, ha già corso tre gare a tappe e si allena con l’11
Perché non lo hai portato in altre gare a tappe?

Ne avremmo fatte di più, ma in Italia sono saltati il Friuli e il Basilicata e non c’era più tempo per chiedere l’invito all’estero, perché vanno programmati a inizio stagione. Altro esempio. Attualmente c’è uno svizzero che ho preso da poco. Fra l’altro, non mettetevi a ridere, si chiama Caruso: Francesco Caruso.

Damiano come l’ha presa?

Prima di farlo venire gli ho mandato un messaggio per chiedergli il permesso (il ragusano ha svolto la carriera da U23 con Di Fresco, ndr) e ha detto: «Prendilo, prendilo, sai mai che dovesse nascere un altro Caruso?!». Comunque, questo Caruso viene dal ciclocross, è un primo anno e ha fatto gare su strada esclusivamente con la nazionale svizzera. E’ arrivato che ne ha già fatte tre a tappe e si è presentato in ritiro con due ruote. Una col 14 e una con l’11.

Foto di gruppo sullo Stelvio per gli juniores guidati da Di Fresco
Foto di gruppo sullo Stelvio per gli juniores guidati da Di Fresco
Torniamo ai rapporti, si parla degli scalatori leggeri che saranno penalizzati.

Condivido questa preoccupazione, però stiamo parlando di una categoria internazionale e di lì a poco potrebbero correre fra i pro’ e dovranno usare l’11. Devi essere bravo a farli abituare, ma è ovvio che lo scalatore di 50 chili avrà difficoltà all’inizio e poi troverà il modo di starci dentro. Sicuramente almeno inizialmente saranno agevolati i corridori che pesano 70 chili e hanno un rapporto potenza/peso più alto.

Pensi che a livello di preparazione invernale il prossimo inverno cambierete qualcosa?

No, continuerò con i miei programmi e semmai modificherò poi qualcosa nei lavori in bici. Bisognerà andare avanti osservando e semmai correggendo. Il mio scopo non è vincere un monte di corse, come chi spende magari 5-600 mila euro all’anno fra gli juniores. Io propongo un programma per poter tirare fuori corridori professionisti.

Il discorso resta aperto e bisognerà aspettare il 2023 per capire di cosa si stia effettivamente parlando e se ci saranno conseguenze da gestire. Per il momento si lavora in altura. E tutto sommato, rileggendo l’esperienza di Piganzoli e le spiegazioni di Basso, anche questo potrebbe essere considerato un passo lungo.

Sciortino e Florio: due palermitani per il team Casano

03.05.2022
5 min
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L’UC Casano Matec da quest’anno ha allargato la sua influenza anche alla Sicilia, aggiungendo, oltre all’affiliazione toscana, quella della regione della Trinacria. Sono cinque i corridori siciliani che si sono aggregati al team guidato da Giuseppe Di Fresco, ma su due di loro si concentrano attese particolari: Carlo Sciortino e Salvatore Florio. Con Alessandro Mansueto, tecnico regionale della Sicilia e dell’affiliazione del team sull’isola, andiamo alla scoperta di questi due ragazzi molto promettenti.

Team Casano Matec al completo con la nascita dell’affiliazione siciliana si sono aggiunti 5 nuovi ragazzi
Team Casano Matec al completo con la nascita dell’affiliazione siciliana si sono aggiunti 5 nuovi ragazzi
Innanzitutto come va questa doppia affiliazione?

Molto bene, il rapporto di collaborazione ed il confronto sono costanti. Il lavoro è organizzato tramite i 4 diesse del team, io mi relaziono con Daniele Della Tommasina, storico preparatore del team. Ci siamo incontrati quest’inverno e abbiamo stilato un programma di lavoro per i ragazzi del team che sono qui in Sicilia, in totale sono 5: Carlo Sciortino, Salvatore Florio, Gabriele Barone, Vincenzo Pardo ed Enrico Lombardo.

Quanto è importante questa opportunità per i ragazzi?

E’ fondamentale. E’ un’ottima occasione per mettersi in mostra e per crescere dal punto di vista atletico e umano. Hanno la possibilità di fare un bel calendario nazionale e di giocarsi delle buone chance di essere convocati dal cittì Salvoldi. Anche perché qui in Sicilia gli juniores tesserati sono pochi, solamente una cinquantina. Quindi alle volte capita che debbano correre con gli under 23, che a loro volta sono solamente 15. E’ un buon banco di prova ma serve anche fare delle gare nazionali per crescere al meglio. 

Le gare come si suddividono?

Per il momento abbiamo corso un po’ in Toscana e un po’ in Sicilia. L’esordio è stato alla “Ballero Nel Cuore” poi abbiamo corso ancora in Toscana e ci sono state anche due gare in Sicilia.

Carlo Sciortino (classe 2004) da quest’anno veste i colori dell’UC Casano Matec
Carlo Sciortino (classe 2004) da quest’anno veste i colori dell’UC Casano Matec

Parliamo di Sciortino…

«Già l’anno scorso aveva fatto vedere delle belle prestazioni, andava molto forte anche in salita. Quest’anno abbiamo rivoluzionato un po’ tutto: dall’alimentazione al posizionamento in sella, aveva delle piccole imperfezioni». 

Del tipo?

Basculava un po’ con il bacino ed in più era un pelo alto. Con i ragazzi così giovani è difficile lavorare perché il corpo si adatta anche se non è perfettamente posizionato, ma il rischio è di creare poi dei problemi futuri.

Sta lavorando anche con Erica Lombardi sull’aspetto nutrizionale?

Sì, lei lavora a stretto contatto con il team, pensate che è passato da 65 chili a 61 grazie a un’alimentazione più corretta. E’ alto 166 centimetri. Il posizionamento in bici l’ho curato io insieme ad Alessandro Colò, un biomeccanico che lavora con il Casano

La squadra corre sia in Toscana che in Sicilia, qui sono al Gran Premio Liberazione di Massa
La squadra corre sia in Toscana che in Sicilia, qui sono al Gran Premio Liberazione di Massa
Il programma di allenamento è cambiato?

E’ stato rivoluzionato. Abbiamo ridotto notevolmente il numero di ore aumentando la qualità. Considerate che Carlo esce da scuola alle 14 e alle 14,30 è già in bici. Riesce a fare 3 ore, massimo 3 ore e mezza. Si è lavorato molto anche sulla frequenza di pedalata. Prima aveva una media intorno alle 85 rpm, ora è a 105 e questo gli permette di conservare meglio la gamba per il finale della corsa.

Che tipo di corridore è?

Leggero ed esplosivo, ha un ottimo rapporto peso/potenza. Nelle gare di un giorno ha fatto vedere grandi cose. Per le corse a tappe, invece, al Lunigiana, la scorsa stagione è andato in crescendo tappa dopo tappa arrivando all’ultima con una buona gamba. Tant’è che proprio quel giorno abbiamo tentato anche di attaccare più volte.

Alessandro Mansueto con Salvatore Florio dopo la vittoria del campionato regionale a cronometro
Alessandro Mansueto con Salvatore Florio dopo la vittoria del campionato regionale a cronometro

E poi c’è Florio

«Ci eravamo concentrati molto su Sciortino – dice Mansueto – invece Salvatore ci ha sorpreso molto. In realtà ci aspettavamo potesse crescere, ma non così tanto. Mi verrebbe da dire che è riuscito a raggiungere i livelli di Carlo (Sciortino, ndr)». 

Programma di allenamento stravolto anche per lui?

Sì, meno ore e più qualità, come tutti i nostri ragazzi. Abbiamo la fortuna che abitano tutti nella provincia di Palermo, ad eccezione di Lombardo che invece è a Noto, quindi è più semplice seguirli. 

Lui che tipo di corridore è?

E’ il classico passista-scalatore, è alto 177 centimetri e pesa 63 chili. Ha una buona dote anche a cronometro, infatti sabato ha vinto il campionato regionale, con una bella prova sui 15 chilometri.

Giuseppe Di Fresco in primo piano: alla sua sinistra c’è Alessandro Mansueto
Giuseppe Di Fresco in primo piano: alla sua sinistra c’è Alessandro Mansueto
Le caratteristiche per un profilo da grandi Giri…

Sì, ha queste doti che lo rendono adatto alle corse a tappe. In più ha un grande spunto sul chilometro iniziale in salita, riesce a farlo a potenze notevoli. Finora ha lavorato molto per Sciortino, ma ha saputo anche ritagliarsi i suoi spazi ottenendo molti piazzamenti e anche una vittoria a Palermo in circuito. In più ha anche un’ottima visione di corsa, una dote innata che per il momento ha sfruttato per aiutare i suoi compagni ma che in futuro potrà usare anche per vincere.

I due vanno ancora a scuola, come se la cavano?

Bene! Florio è un ottimo studente, ha fatto la primina e quest’anno ha la maturità. Ci tiene molto al percorso scolastico, è capitato che saltasse qualche allenamento per preparare verifiche o interrogazioni, ha detto che vorrebbe anche continuare dopo la maturità. Vedremo.

I ragazzi del Team Casano corrono con bici Orbea
I ragazzi del Team Casano corrono con bici Orbea
Sciortino invece?

Lui fa lo Scientifico, è al quarto anno. E’ uno studente normale, si impegna e va bene.

La scuola è fondamentale, così quest’estate potranno divertirsi in bici senza pensieri…

Assolutamente, alla fine dell’anno scolastico con tutti i ragazzi siciliani andremo in Toscana. Vivranno nella “casetta” del team Casano dove avranno tutto il necessario per allenarsi e vivere comodamente (lo stesso Mansueto da corridore trascorse parecchio tempo nel ritiro toscano dei team di Daniele Tortoli, ndr).

Che carattere hanno?

Sciortino è un po’ più espansivo, ma entrambi sono molto gentili ed amichevoli. Qui li definiamo “amiciari” ovvero due persone che tendono a fare subito amicizia.

Il debutto col Casano è da podio. Sciortino dimagrisce e scalpita

24.03.2022
4 min
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Fisico minuto, ma potente. Carlo Sciortino dà proprio l’idea del corridore esplosivo. Un Bettini, potremmo dire… ma forse è un po’ presto per i paragoni. Abbiamo incontrato il siciliano in cima ad uno strappo che porta verso San Baronto, dove domenica scorsa si è consumata l’apertura della stagione juniores alla Ballero nel Cuore.

Carlo è stato secondo, alle spalle di quel nuovo (dicono) fenomeno che è il canadese Michael Leonard. Il corridore dell’UC Casano-Matec ha cercato di tenerlo a bada il più possibile, ma nel finale non c’è stato niente da fare. Però quel che conta è che ha ben figurato sotto agli occhi del cittì Dino Salvoldi. E per questo si vocifera anche di una sua convocazione per le prime classiche del Nord.

Carlo Sciortino (classe 2004) da quest’anno veste i colori dell’UC Casano Matec
Carlo Sciortino (classe 2004) da quest’anno veste i colori dell’UC Casano Matec
Carlo, innanzitutto sei soddisfatto di questa prima uscita stagionale?

Sì, tutto sommato sono soddisfatto, perché sapevo che sarebbe stato un duello con tutto il Team Franco Ballerini, che ha lavorato veramente bene. Ma noi non siamo stati da meno, ci siamo difesi, è mancato quel pizzico di gamba in più che magari avrebbe aiutato. Alla fine era il primo appuntamento stagionale, faremo meglio nelle prossime gare.

Ti abbiamo visto lavorare in pista, a crono e ormai sei quasi stabile in Toscana: è cambiato qualcosa nella tua preparazione?

Sicuramente si fa più qualità che quantità. Abbiamo migliorato i lavori specifici e abbiamo lavorato molto sull’agilità rispetto all’anno scorso. Con tutto il Team Casano: i miei direttori sportivi Giuseppe Di Fresco, Alessandro Mansueto e Daniele Tommasini, il team manager Christian Castagna, stiamo facendo un ottimo lavoro. Senza dimenticare l’aiuto della nutrizionista Erica Lombardi che mi segue giornalmente.

In corsa c’era Dino Salvoldi, il tecnico della nazionale juniores, se dovesse arrivare una convocazione per le classiche del Nord?

Eh, non so… Dino sta facendo un ottimo lavoro, sta girando in tutte le squadre d’Italia, osservandole negli allenamenti. Di sicuro cercherei di dare il massimo e di onorare la nostra nazionale.

Alla corsa Ballero nel Cuore ritmi alti su un percorso veloce, almeno fino alla scalata finale
Alla corsa Ballero nel Cuore ritmi alti su un percorso veloce, almeno fino alla scalata finale
Quanto è importante stare in Toscana, specie per un ragazzo che come te viene dalla Sicilia? Quanto è importante proprio nel quotidiano?

Molto e me ne rendo conto, ma per ora io vado ancora a scuola in Sicilia. Salgo qui nel weekend. Nei fine settimana è molto importante allenarmi con la squadra, cosa che mi mancava in Sicilia perché nella mia zona c’è un gruppo di ciclisti, però non è la stessa cosa. Quindi sì, è molto importante, soprattutto per un siciliano come me: ti dà qualcosa in più, impari a viaggiare, fai esperienza al Nord. Anzi, direi che è fondamentale.

Che scuola fai?

Il Liceo Scientifico ad indirizzo sportivo.

Ci racconti dei tuoi viaggi?

Mi muovo con l’aereo perché è molto più comodo. Nel giro di un’ora sono da Palermo a Pisa. Poi 40 minuti di strada e arrivo a Massa. Ormai è diventato veloce viaggiare. Di solito parto il venerdì subito dopo la scuola e così arrivo in Toscana la sera stessa. Il sabato e la domenica ci alleniamo.

E quando ritorni?

La domenica sera direttamente. Non sono il solo siciliano in squadra. Siamo in cinque, viaggiamo tutti insieme ed è anche più comodo. E divertente.

Lo scorso anno, Sciortino ha partecipato al Giro della Lunigiana con la maglia della Sicilia
Lo scorso anno, Sciortino ha partecipato al Giro della Lunigiana con la maglia della Sicilia
La tua conformazione fisica fa pensare ad uno scalatore, però vai molto bene anche su altri terreni…

Sono abbastanza esplosivo, vero. Diciamo così: sono un finto scalatore! Stiamo lavorando sul fisico per dimagrire. 

Se dovessi fare un paragone con un professionista, Sciortino sarebbe…

Molti mi hanno paragonato a Giovanni Visconti, che tra l’altro è palermitano come me. E sarebbe un ottimo esempio da seguire.

Beh, era anche al via della Ballero nel Cuore…

Già lo conoscevo. Con Giovanni ci siamo allenati anche insieme, un paio di volte a Palermo. E’ sempre emozionante vederlo.

Come sta il ciclismo in Sicilia? Lo chiediamo al tecnico regionale

01.02.2022
5 min
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Il Sud resta il Sud. Fra i proclami elettorali dei vari candidati alla FCI e le difficoltà oggettive, ascoltare i racconti dei ragazzi che devono lasciare casa per praticare sport di alto livello ti fa sempre pensare che manchi qualcosa. Manca qualcosa nel racconto di Germani, che lascia Roccasecca per andare a Massa. Manca qualcosa, forse meno, nel racconto di Sciortino che fra poco inizierà un andirivieni fra Sicilia e Toscana per correre nei weekend con la UC Casano e andare a scuola nei giorni restanti.

Si cresce prima

Certo ci sono anche dei risvolti positivi: dover partire mette alla prova le motivazioni, un po’ come lasciare casa per fare l’Università in una città lontana dalla propria ti costringe a crescere un po’ più in fretta. Ma in questa fase così convulsa di selezione dei talenti, avere poco tempo a disposizione rende tutto più difficile.

Nelle scorse settimane si è acceso un dibattito fra Comitati regionali e tecnici di club. Le regioni possono trattenere i corridori a tutela del movimento locale, ma ci sono casi in cui trattenere un ragazzo significa condannarlo a smettere.

Il cittì degli juniores Salvoldi ha visitato il velodromo di Noto, qui con Mansueto (foto FCI Sicilia)
Il cittì degli juniores Salvoldi ha visitato il velodromo di Noto, qui con Mansueto (foto FCI Sicilia)

Punto sulla Sicilia

In Sicilia il ruolo di tecnico del Comitato regionale è stato affidato ad Alessandro Mansueto, a sua volta cinque anni da dilettante in Toscana alla corte di Daniele Tortoli. Mansueto è anche tecnico (sull’Isola) dell’affiliazione plurima creata dalla UC Casano di Ortonovo e guidata da Giuseppe Di Fresco, anche lui palermitano. Quale sarà lo stato del ciclismo siciliano?

«In un quadro di juniores che in tutta Italia e da noi in particolare smettono perché non trovano squadra – dice – il fatto di avere delle affiliazioni plurime permette ai ragazzi di garantirsi attività extra regionale. In Toscana solo un terzo degli juniores trova posto fra gli under 23: nel 2021 ci sono stati 129 dilettanti in tutto, chiamiamoli così, quanti volete che possano essere quelli di primo anno? Gli under 23 stanno sparendo».

Fiorelli e Visconti, entrambi volati in Toscana per diventare corridori
Fiorelli e Visconti, entrambi volati in Toscana per diventare corridori
Ci siamo visti al Lunigiana, che tipo di attività siete riusciti a fare con gli juniores?

Nel 2021 hanno gareggiato tutte le domeniche, solo a fine stagione ci sono state gare miste con gli allievi, ma per far correre i più giovani.

Nessuna partecipazione alle gran fondo?

No, però in compenso abbiamo approfittato della logistica di alcune gran fondo per far partire gli juniores. Nel 2021 ci siamo riusciti in 4 gare, quest’anno già 7 hanno aderito. Abbiamo fatto partire gli juniores 40 minuti prima e solo raramente il primo degli amatori è riuscito a riprendere il gruppo.

Questa ipotesi era stata avanzata da Emiliano Borgna, presidente di Acsi Ciclismo. Vi siete appoggiati anche a gran fondo di altri Enti?

No, solo a quelle federali, sfruttando come promozione il movimento degli amatori. C’è stata una bella manifestazione sulle Madonie, bello anche il Giro dell’Etna. Se pensiamo che ormai il costo delle transenne è uno dei principali, si capisce che avere quelle della gran fondo sia un bel vantaggio.

Il movimento giovanile più forte sull’Isola è nel fuoristrada (foto FCI Sicilia)
Il movimento giovanile più forte sull’Isola è nel fuoristrada (foto FCI Sicilia)
Dove è concentrata l’attività in Sicilia?

Il 50 per cento in zona Palermo, il resto è distribuito uniformemente nelle altre province.

Il velodromo però resta chiuso…

Abbiamo fatto incontri con il sindaco Orlando e con gli assessori. Ci siamo offerti di pagare anche un anno di affitto anticipato, ma a fronte delle spese che si dovrebbero sostenere, è comunque poco. Per fortuna abbiamo l’impianto di Noto, dove il professore La Rosa sta facendo un ottimo lavoro. Ci sono stati assegnati i tricolori paralimpici e forse quelli in pista per esordienti e allievi. Bisogna dire però che il grosso dell’attività è fuoristrada. Ci sono 13 scuole di Mtb certificate, con realtà come Pozzallo che ha 250 bambini iscritti. Il punto debole, per la sicurezza soprattutto, resta la strada.

In che modo il Comitato regionale collabora con i tecnici?

Abbiamo creato un centro Studi regionale, formato da 4 tecnici che valutano tutti i corridori, dagli esordienti agli juniores, dando supporto alle società. Cerchiamo di sviluppare una programmazione aperta, in modo da poter partecipare a eventi nazionali, come nel 2021 siamo andati ai campionati italiani, al Lunigiana, alla gara di Fiesole e un’altra nel Lazio. Il guaio è che non avendo sponsor, paga tutto il Comitato regionale. E solo andare ai tricolori con 20-25 ragazzini è stato un bel salasso.

Con Sciortino durante il ritiro siciliano, prima di iniziare il viavai con la Toscana (foto FCI Sicilia)
Con Sciortino durante il ritiro siciliano, prima di iniziare il viavai con la Toscana (foto FCI Sicilia)
E Sciortino?

Abbiamo fatto il ritiro con gli juniores quaggiù e c’era anche il cittì Salvoldi, che si sta muovendo davvero in modo capillare. Dal 13 febbraio invece saremo a Casano.

In che modo la Federazione vi assiste?

Ci piacerebbe che assecondasse la nostra idea di rilanciare il Piano Solidale, il modo di creare sinergie fra organizzatori di regioni limitrofe per dare consistenza all’attività. Stiamo aspettando risposte.

Il Casano sbarca in Sicilia per accogliere Sciortino

21.01.2022
5 min
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«Sono molto contento di questo accordo con la Sicilia. Il nostro team avrà un bel mix di culture. E a distanza di tanti anni, mi sembra di rivivere quello che ho fatto io, certe avventure…».

La voce sicura dall’altra parte del telefono è quella di Giuseppe Di Fresco, diesse del Casano-Matec, massese d’adozione e palermitano di nascita. Quest’anno la società di Ortonovo di Luni (gestita dal team manager Christian Castagna ed organizzatrice del Giro della Lunigiana) avrà una doppia affiliazione: una toscana con dieci atleti ed una siciliana con sei. L’operazione è stata indotta dall’ingaggio di Carlo Sciortino, talento classe 2004 di Bagheria, e di altri tra i migliori prospetti dell’isola.

Di Fresco è stato professionista, gestisce una pompa di benzina e fa il diesse (foto Casano)
Di Fresco è stato professionista, gestisce una pompa di benzina e fa il diesse (foto Casano)

«Mi ci rivedo molto in questi ragazzi – racconta Di Fresco, cresciuto in Toscana tra i dilettanti ed ex pro’ dal ’99 al 2001, prima di intraprendere la carriera da dirigente – anche se loro sono un po’ più fortunati di me. Pensate che la mia prima gara fuori dalla Sicilia fu la Coppa d’Oro da allievo. Mio padre spese 120 mila lire per noleggiare un furgone bianco per fare Palermo-Borgo Valsugana. Eravamo in nove e mangiammo al sacco la pasta al forno con gli anelletti che ci aveva preparato mia madre. Per me fu come andare al campionato del mondo. Un’esperienza di vita, non solo sportiva, che mi rimarrà in eterno. Ora c’è il Palermo-Pisa di Ryanair che abbatte le distanze però vorrei formare questi ragazzi con quello che non avevo io all’epoca».

Giuseppe spiegaci questo filo diretto tra Toscana e Sicilia, le tue due regioni.

Il contatto è nato due anni fa quando Carlo (Sciortino, ndr) era allievo. Lo ospitammo per provare un po’ di corse della zona, nelle quali centrò quasi sempre il podio. Ci fece un’ottima impressione. Doveva venire con noi già nel 2021, ma per problemi burocratici non abbiamo potuto. Lo abbiamo fatto quest’anno. Cercheremo di fare un’unica attività con tutti i nostri ragazzi.

Questa intervista con Carlo Sciortino è stata realizzata al Giro della Lunigiana
Come gestirete questa situazione con i ragazzi siciliani?

Finché andranno a scuola correranno giù, dove saranno seguiti dal nostro diesse Alessandro Mansueto, che è anche responsabile tecnico del Comitato Regionale. Ogni tanto, a rotazione e quando lo riterremo opportuno o in base al loro stato di forma, verranno a gareggiare da noi. Sciortino sarà quello che farà più attività al Nord in quel periodo. Poi da luglio saliranno tutti da noi e saranno a nostra disposizione.

E’ necessario avere tutto ben organizzato? Anche con i professori dei ragazzi?

Certo, è fondamentale. Abbiamo già programmato i voli, in cinquanta minuti sono qui. Per loro abbiamo fatto fare una bici in più da tenere qui in modo da non doverla imbarcare sempre, che talvolta costa più del biglietto, e per evitare soprattutto che te la danneggino. Poi, come facciamo con i ragazzi toscani e liguri, anche per quelli siciliani abbiamo già spedito una lettera ai loro insegnanti spiegando la nostra attività. Presentando in anticipo la convocazione alle gare, o addirittura quella della nazionale, non gli vengono segnate le assenze. E’ importante avere la collaborazione e la comprensione degli istituti che frequentano.

Nel 2005-2006 per Di Fresco corse da junior anche Damiano Caruso, prelevato dalla Sicilia (qui al Giro del 2013)
Nel 2005-2006 per Di Fresco corse da junior anche Damiano Caruso (qui al Giro del 2013)
Tu che l’hai vissuta, qual è l’aspetto migliore di questa situazione?

Bisogna dire che ultimamente la Sicilia si sta muovendo bene e lascia fare ai ragazzi più esperienza fuori regione. Detto questo, i ragazzi che vengono dal Sud, arrivano con più fame agonistica. Rispetto a quelli delle nostre zone, forse hanno meno grilli per la testa. In gara li vedi sempre belli agguerriti anche se come tutti a quell’età vanno istruiti su certe cose. Mi ricordo quando portai Damiano Caruso alla Berti Mobili di Massa da junior. Mi avevano consigliato un certo Provino, ma con lui fu amore a prima vista. E ci ritrovammo anche alla Mastromarco.

Dei ragazzi siciliani chi ti senti di segnalare oltre a Sciortino?

Carlo somiglia parecchio a Visconti, perfetto per i percorsi ondulati. Deve ancora crescere. Altri due da seguire con attenzione sono Vincenzo Pardo e Salvatore Florio. Hanno tutti ampi margini di miglioramento.

Non dimentichiamoci però dei ragazzi toscani. 

Assolutamente no, ne abbiamo di interessanti. Avremo due primi anni molto talentuosi come Alex Stella e Alessandro Failli (nipote dell’ex pro’ Francesco, ndr). Quest’ultimo è stato chiamato da Salvoldi e andrà a fare uno stage a Montichiari nei prossimi giorni. Abbiamo anche i riconfermati Poli e Rossi che possono fare molto bene. A seguire tutti i ragazzi ci saranno anche gli altri diesse Daniele Della Tommasina e Cristian Benenati (entrambi ex pro’, ndr).

Nel 2021 ha portato Crescioli al secondo posto del Giro della Lunigiana
Nel 2021 ha portato Crescioli al secondo posto del Giro della Lunigiana
Per chiudere Giuseppe, che stagione sarà la vostra?

Ripetere il 2021 non sarà facile. Ci siamo tolti tante soddisfazioni con Crescioli, Giordani e Bozicevich (i due sono insieme a Montichiari nella foto di apertura, ndr), che sono andati molto d’accordo nonostante tutti e tre avessero numeri per la fare la gara. Sono andati tutti alla Mastromarco (Galeotti e Boschi invece sono passati U23 alla Gragnano, ndr). Quest’anno puntiamo a fare risultato con i ragazzi del secondo anno ma sono certo che anche quelli appena passati disputeranno grandi corse. Non ci poniamo limiti, vedremo strada facendo. Mi permettete un’ultima cosa?

Certo.

Vorrei ringraziare la Matec. E’ una grossa azienda locale ma non ci conoscevamo reciprocamente. Ci ha presentati per caso il mio dentista. L’anno scorso ha subito creduto nel nostro progetto, quello dato anche dalla filiera con altre due realtà giovanili della zona. Il titolare poco per volta si è appassionato al ciclismo, coinvolgendoci negli spot della sua ditta. Se si vuole, e basta cercare, ci sono ancora degli sponsor importanti che possono affiancare il nostro ciclismo.

Sciortino chiede, Fiorelli risponde. E fuori il sole di Palermo…

Giada Gambino
28.11.2021
4 min
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In un bar di Palermo sta succedendo qualcosa di particolare. Seduto in un tavolino il giovane ciclista siciliano Carlo Sciortino, che prossimamente correrà in Liguria con Di Fresco, sta intervistando Filippo Fiorelli corridore della Bardiani-Csf-Faizané, mosso dalle tante curiosità che solo un professionista che parla la sua stessa lingua e vive nella sua stessa terra può suscitargli. Noi ci sediamo accanto a loro ed ascoltiamo…

I due palermitani si sono ritrovati in un bar e Sciortino ha dato fondo alla sue curiosità
I due palermitani si sono ritrovati in un bar e Sciortino ha dato fondo alla sue curiosità
SCIORTINO: Qual è la differenza tra gli allenamenti da U23 e da professionista?

FIORELLI: Sicuramente le distanze e le ore, l’intensità. Da dilettanti le corse sono massimo di 170 chilometri, da professionisti si parte da una base di 200, sino ad arrivare anche a 300 chilometri come la Milano-Sanremo. Quindi, immancabilmente, l’allenamento deve essere diverso.

SCIORTINO: Cosa pensi dei ciclisti che passano direttamente professionisti saltando la categoria U23?

FIORELLI: Beh, io ho saltato tutta la categoria giovanile (ride, ndr)  quindi per me è una domanda un po’ particolare. Sicuramente, e lo dico anche per darti un consiglio, non bisogna bruciare le tappe perché il tempo c’è. Non stare dietro quelle persone che vogliono diventare subito professionisti. Fatti tutte le categorie e non pensare di saltare gli U23 passando direttamente professionista, perché poi ritorni indietro come hanno fatto tante persone. Vedo in te tanta grinta, quando ci alleniamo insieme stai a ruota mia o qualche volta provi anche a staccarmi. I fatti parlano!

SCIORTINO: Una delle corse Monumento che vorresti vincere per dedicarla ai tuoi genitori…

FIORELLI: Sicuramente la Milano-Sanremo, la gara che più mi ha emozionato, su cui già quest’anno andrò a puntare. Non sono un corridore da corse a tappe, ma voglio diventare un buon corridore da corse di più giorni e classiche Monumento.

SCIORTINO: La sconfitta che più ti ha motivato?

FIORELLI: Nel 2018, quando non sono riuscito a passare professionista dopo aver vinto un paio di gare… E’ stata questa sconfitta a darmi la motivazione per andare in cerca del riscatto. Infatti, nel 2019 ho vinto sette corse e il mio sogno di diventare un professionista è iniziato a concretizzarsi, viceversa avrei lasciato.

SCIORTINO: Quanto è stato difficile guadagnare la fiducia del direttore sportivo? 

FIORELLI: Il rapporto con il mio direttore sportivo dei dilettanti Marcello Massini è molto particolare. Ancora oggi continua a darmi consigli preziosi. Ha saputo tirare fuori da me il meglio dal punto di vista ciclistico, ha sin da subito creduto in me e nelle mie potenzialità

Per Fiorelli, correre sull’isola è un’emozione speciale. Qui al Giro di Sicilia 2021
Per Fiorelli, correre sull’isola è un’emozione speciale. Qui al Giro di Sicilia 2021
SCIORTINO: Da quando hai iniziato a pedalare cosa pensi sia cambiato?

FIORELLI: Poco (ride, ndr) considerando che ho iniziato a fare ciclismo appena sette anni fa. A parte le bici… non è cambiato nulla.

SCIORTINO: Giusto, perché tu hai iniziato a correre tra gli amatori e poi sei passato professionista…

FIORELLI: C’è un abisso tra i due mondi, sono due modi di fare ciclismo totalmente diversi e imparagonabili

SCIORTINO: Cosa si prova ad essere compagno di Visconti ? 

FIORELLI: La prima volta che ho corso con lui è stato quando sono stato convocato in nazionale nel 2016, ero ancora piccolo, è stata un’emozione unica. Quest’anno me lo sono ritrovato come compagno di squadra… Prima lo vedi in televisione, poi te lo ritrovi accanto. Puoi immaginare cosa significhi. 

SCIORTINO: Si è messo anche a tua disposizione per aiutarti in qualche volata…

FIORELLI: Quest’anno Giovanni non è stato come negli scorsi anni, pertanto si è subito messo a disposizione della squadra e non vedo l’ora di poter ricambiare questo favore. 

Dopo un anno con il Team Pantani, dal 2022 Sciortino correrà con il Casano di Di Fresco (foto Sportwebsicilia)
Dopo un anno con il Team Pantani, dal 2022 Sciortino correrà con il Casano di Di Fresco (foto Sportwebsicilia)
SCIORTINO: Hai corso il Giro di Sicilia quest’anno, cosa si prova a gareggiare nella nostra terra? 

FIORELLI: Lo scorso anno è stata la prima volta con il Giro d’Italia, sicuramente un’emozione doppia, anzi tripla. Quest’anno una delle tappe del Giro di Sicilia è passata proprio da casa, sono cose che non si possono spiegare.

SCIORTINO: Hai raggiunto in gara, adesso, la sicurezza che serve? 

FIORELLI: Devo ancora prendere quella giusta confidenza in questa categoria. Negli ultimi due anni da dilettante mi conoscevo bene rispetto alle tipologie di gare ed ero abbastanza sicuro. Adesso… Devo prendere le giuste misure!

Filippo e Carlo abitano dalla stessa parte dell’isola, entrambi stanno in provincia di Palermo, nella zona di Bagheria, e condividono quando possibile qualche allenamento. Diversi per certi aspetti, simili per altri. Sicuramente entrambi hanno ancora tanto tempo a disposizione per lasciare un’impronta nel mondo del ciclismo. Il 17enne, parlando con Fiorelli, ha gli occhi colmi di speranza, di voglia di fare, di sogni… che vede concretizzati nel professionista-amico.