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Con la tonsillite non si scherza: ce lo dice Guardascione

04.10.2022
3 min
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In una recente intervista con Alessandro Romele era emerso che una tonsillite lo aveva tenuto fermo per ben quattro mesi. Un’infiammazione che si è presentata nei primi mesi dell’anno e che è stata operata solamente dopo un ciclo di antibiotici. Con Carlo Guardascione, medico del Team Colpack Ballan, cerchiamo di capire come ci si muove per sconfiggere e superare la tonsillite. Non tutti i casi sono uguali, anzi, le sfumature sono differenti ed ognuno reagisce a modo suo

Il tema della tonsillite è nato parlando con Romele, fermato proprio da questa infiammazione questa stagione
Il tema della tonsillite è nato parlando con Romele, fermato proprio da questa infiammazione questa stagione

Come si cura

L’infiammazione delle tonsille è una delle cose che i ciclisti subiscono maggiormente durante la loro attività. E’ molto più facile soffrirne nei periodi invernali: il freddo, l’aria, gli sbalzi termici sono dietro l’angolo e per chi è già predisposto non è un bene

«Partiamo dal presupposto – ci dice dall’arrivo della Coppa Bernocchi Guardascione – che non tutte le tonsilliti vengono operate o aggredite con antibiotico. Si opera solamente nel caso in cui l’infezione diventa recidiva e si sono verificati almeno 3-4 casi in un periodo temporale breve. Nel caso di Romele tra gennaio e febbraio si sono verificate 3 infiammazioni. Altre cause che portano all’operazione sono: tonsille ipertrofiche, cioè si ingrandiscono considerevolmente, e criptiche, ovvero che si riempiono di batteri. Tutte caratteristiche presentate da Romele, il ragazzo ha fatto anche il Covid prima e questo ne ha debilitato le difese immunitarie». 

La tonsillite è una malattia da non sottovalutare, il freddo può essere una causa scatenante
La tonsillite è una malattia da non sottovalutare, il freddo può essere una causa scatenante

Sempre meno operazioni

Le tonsille, soprattutto qualche anno fa, erano sempre soggette ad operazioni, anche alla prima infiammazione. Ora si cerca di sconfiggere l’infiammazione tramite antibiotici. 

«Le tonsille le abbiamo tutti – riprende Guardascione – e ormai non si tende più ad operare. Chi ha una certa età si ricorda che alla prima infiammazione si procedeva subito con l’asportazione. Ora si cerca la terapia “conservativa” anche perché, soprattutto nello sport, non è consigliabile fare operazioni di questo genere durante la stagione agonistica. Operare porta comunque dei rischi, in più quando ti tolgono le tonsille devi stare una settimana a mangiare brodini, gelato o frullati. Lo stop dall’attività agonistica dura fino ad un mese perché poi diventi un soggetto più debole visto che prendi farmaci che necessitano di riposo assoluto. Capirete che l’operazione diventa davvero l’ultima scelta». 

Per prevenire questa malattia occorre proteggersi durante gli allenamenti usando uno scaldacollo o anche un cappellino
Per prevenire questa malattia occorre proteggersi durante gli allenamenti usando uno scaldacollo o anche un cappellino

La prevenzione

Per evitare episodi spiacevoli è sempre bene cercare di proteggersi e di evitare di farsi cogliere impreparati. La prevenzione parte anche da piccoli gesti quotidiani, che sembrano banali ma non lo sono.

«Possiamo definire tre punti da seguire per una buona prevenzione – conclude il dottore – e su questi ci metto la mano sul fuoco. Il primo è prevenire influenze o episodi simili tramite il vaccino antinfluenzale, quello stagionale. Secondo: bisogna proteggersi dal freddo bene, soprattutto durante l’attività invernale, si devono indossare il cappellino in pile ed anche lo scaldacollo. Ultimo: avere una certa igiene, ovvero farsi subito la doccia appena tornati a casa dagli allenamenti o asciugarsi i capelli subito dopo la doccia. Sembrano cavolate ma sono gesti che ti evitano complicazioni, specialmente se si è un soggetto predisposto a questa patologia. 

Ricordate Fabrizio Bontempi? Ora lavora con i più giovani

04.05.2022
5 min
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Fabrizio Bontempi ha legato indissolubilmente la propria vita ai pedali. E’ partito da bambino ed è arrivato fino al professionismo, dove è rimasto per 10 anni, dal 1989 al 1998. Ha indossato tante maglie prestigiose: da quella della Gewiss a quella di Lampre e Mapei per dirne alcune. Per 5 volte ha preso parte al Giro d’Italia e per 3 alla Vuelta.

Appesa la bici, si è imbarcato nella carriera da direttore sportivo, chiusa nel 2020 con la UAE Emirates. Dopo aver ricevuto tanto da questo mondo, nel 2005, ha deciso di restituire qualcosa ed ha fondato la società giovanile ASD Progetto Ciclismo nel suo paese: Rodengo Saiano (Brescia).

Fabrizio Bontempi al Giro d’Italia 1993 in maglia Mapei
Fabrizio Bontempi al Giro d’Italia 1993 in maglia Mapei

Il progetto

«Dopo tanti anni trascorsi nel mondo del ciclismo – inizia a raccontare Fabrizio – mi è sembrato giusto ridare qualcosa. Il gesto più semplice ed allo stesso tempo doveroso, era quello di fare qualcosa per il movimento giovanile. La società è nata nell’inverno del 2005, ma la prima attività sportiva l’abbiamo iniziata nel 2006. Io all’epoca ero ancora diesse della Lampre, questa per me è sempre stata un’attività “secondaria”. Non è un lavoro, ma una passione. A fine 2020 ho avuto la possibilità di andare in pensione e così ho deciso di dedicarmi maggiormente a questo progetto».

Fabrizio Bontempi 2007
Fabrizio Bontempi, a destra, diesse della Lampre con Ballan dopo il Mondiale di Varese del 2008. In mezzo il patron Mario Galbusera
Fabrizio Bontempi 2007
Fabrizio Bontempi, a destra, diesse della Lampre con Ballan dopo il Mondiale di Varese del 2008. In mezzo il patron Mario Galbusera

Il motore della passione

«Passione: parola importante – riprende dopo un breve silenzio – perché è quella che tiene in piedi il movimento giovanile. Noi abbiamo 20 collaboratori sempre presenti tra gare e allenamenti: lo fanno tutti guidati dalla passione verso questo sport. Non è mai facile perché si porta via tempo al lavoro e alla famiglia. Grazie all’amministrazione comunale si è costruito un ciclodromo di 700 metri dove i ragazzi possono correre ed allenarsi. In più, questa struttura è utilizzabile da tutta la comunità: dai podisti alle handbike. Le categorie con le quali lavoriamo sono quelle dai giovanissimi agli allievi, purtroppo quest’anno non avevamo il numero per fare la squadra, ma torneremo a farla la prossima stagione».

Il ciclodromo costruito dall’amministrazione comunale di Rodengo Saiano e utilizzato anche dai ragazzi per allenarsi e correre
Il ciclodromo costruito dall’amministrazione comunale di Rodengo Saiano e utilizzato anche dai ragazzi per allenarsi e correre

Le difficoltà non mancano

Il Covid e la crisi economica hanno colpito tutto il movimento sportivo, anche se le colpe non mancano o per lo meno si potrebbe fare di più per sostenere lo sport giovanile.

«La mia impressione – dice Bontempi – che non vuole essere una critica ma un’osservazione, è che ci si curi delle esigenze del professionismo trascurando i ragazzi. Vi faccio un esempio: pre Covid avevamo, nella sola regione Lombardia, 8 gare per la categoria giovanissimi ogni domenica. Invece, domenica scorsa (primo maggio, ndr) nessuna gara e siamo dovuti andare a correre in Veneto. Non è possibile che il Comitato Regionale non pensi e non presti attenzione ad una cosa del genere, a mio avviso avrebbero dovuto agire e cercare di organizzare almeno una corsa. Anche perché noi siamo partiti alle 13 e tornati a casa alle 21, capite che se poi uno ha una famiglia, deve fare dei sacrifici per stare dietro a tutto e non è facile…».

La formazione inizia già da piccoli, i ragazzi imparano tutto, anche a pulire la bici
La formazione inizia già da piccoli, i ragazzi imparano tutto, anche a pulire la bici

L’esperienza al servizio dei giovani

L’approccio all’attività dell’ASD Progetto Ciclismo è diverso: improntato a fare conoscere ed apprendere ai ragazzi, e non solo, tutto quello che ruota intorno al mondo della bici. Alla base c’è il divertimento nel praticare questo sport.

«Tanti anni di esperienza nel professionismo – racconta con trasporto Fabrizio – mi hanno permesso di avere una visione diversa, direi più ampia. Ci sono tante sfumature e molte cose da valutare in questo sport. Come società, insieme al consiglio direttivo, si è deciso di puntare molto sulla formazione e sull’informazione, sia con i ragazzi ma anche con i genitori. Spesso proprio questi ultimi creano delle problematiche, noi cerchiamo di far passare il messaggio che innanzitutto questo è un divertimento e uno svago. E che i ragazzi devono essere lasciati liberi di fare e di sbagliare».

Scuola di ciclismo e di vita

«I corsi che organizziamo, soprattutto in inverno – riprende l’ex diesse della UAE – servono per far apprendere come si gestisce questo sport, alla base del quale c’è un meccanismo delicato. Abbiamo fatto incontri con la nutrizionista per insegnare a curare l’alimentazione, non per perdere peso ma per uno stile di vita sano. Ho chiamato con noi il medico della Bike Exchange, Carlo Guardascione, per parlare di allergie da polline e polvere, visto che sono aumentati i casi tra i ragazzi. Lasciamo loro tanto spazio, devono imparare a gestirsi. All’inizio i genitori vengono coinvolti per coordinare il tutto e perché è giusto che anche loro siano partecipi, poi crescendo, i ragazzi vogliono essere indipendenti ed è giusto anche questo».

Sono previsti anche dei giorni di allenamento su pista per diversificare il lavoro
Sono previsti anche dei giorni di allenamento su pista per diversificare il lavoro

Multidisciplina? Parliamone…

«Gli allenamenti sono importanti per i giovani, e sono anche difficili da organizzare, bisogna sempre variare per mantenerli attenti. Io ho una visione diversa della multidisciplinarietà intesa come attività invernale (ciclocross o MTB, ndr) non mi piace molto. Non parlo di valenza tecnica, semplicemente non trovo utile obbligare un ragazzo a stare in bici 365 giorni su 365. Lo stacco invernale serve per fare altri sport come il nuoto e per svagarsi, ricordiamoci che hanno 16 anni, è anche giusto che escano con gli amici. Devono aver voglia di pedalare, se li obblighi a stare in sella anche a novembre e dicembre poi a marzo non hanno più voglia di allenarsi».

Intolleranza al lattosio: cos’è e perché è così diffusa?

07.04.2022
5 min
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Dopo le parole di Marta Cavalli a Rossella Ratto sulle ragioni del suo rapido perdere peso di fine 2019 e la soluzione rintracciata con il dottor Guardascione nell’intolleranza al lattosio, abbiamo interpellato il medico del Team Bike Exchange-Jayco per saperne di più. Di intolleranze alimentari si sente parlare ormai in modo massiccio. Alzi la mano chi non conosce qualcuno che ne sia interessato. E’ tuttavia curioso capire in che modo ciò colpisca un’atleta di vertice, in che modo abbia penalizzato le sue prestazioni e come ne sia uscita. Diciamo che il discorso riguarda Marta, ma potrebbe toccare ciascuno di noi.

«L’intolleranza al lattosio non è un’allergia – spiega Guardascione, varesino e Responsabile Medico del team australiano – sono due cose diverse. L’allergia al lattosio ce l’ha praticamente l’uno per cento della popolazione in età adulta, è una cosa seria ed è dovuta alla carenza di un enzima che degrada al lattosio e si chiama lattasi. L’intolleranza al lattosio è qualcosa cui arrivi per gradi e la individui facendo dei test in cui dosi la capacità dell’organismo di degradare il lattosio. Si fa con un test del respiro, si chiama breath test proprio per il lattosio. Non è invasivo e consiste nell’analisi dell’aria espirata del soggetto prima e dopo l’assunzione di lattosio (in apertura, foto My Personal Trainer, ndr). Il test va a misurare le quantità di idrogeno e metano presenti nell’espirato».

Marta Cavalli ha eliminato gli alimenti a base di lattosio, avendo subito grandi benefici
Marta Cavalli ha eliminato gli alimenti a base di lattosio, avendo subito grandi benefici
Ci saranno dei sintomi, giusto? Che cosa succedeva a Marta?

Succedeva che mangiava e andava in bagno. Aveva una forma di malassorbimento che, associata alla dieta che faceva per aiutarsi dal punto di vista organico generale, l’ha portata a un discreto dimagramento. Marta l’avevo in squadra quando era alla Valcar e ha perso 4-5 chili in qualche mese. Quando però abbiamo capito che qualcosa non quadrava, facendo dei test specifici per il lattosio, abbiamo scoperto che c’era alla base un’intolleranza abbastanza importante a questo alimento.

Si è risolta facilmente?

E’ stato sufficiente fare una dieta di eliminazione di tutti gli alimenti contenenti lattosio e i suoi derivati. Quindi latticini in primis e via dicendo, finché il problema si è magicamente risolto, tra virgolette ovviamente. Non ha più avuto quegli episodi, il fatto di mangiare e dopo mezz’ora dover andare in bagno, magari con scariche che le impedivano di assorbire anche tutto il resto.

Ha dovuto cambiare radicalmente alimentazione?

Nella sua dieta standard c’erano sempre comunque il latte alla mattina, anche se era un latte scremato, gli yogurt e qualche formaggio. Questo le aveva creato un’irritabilità all’intestino, per cui non aveva un assorbimento corretto neppure degli altri nutrienti. E’ stata sufficiente qualche settimana di training graduale, eliminando totalmente gli alimenti contenenti lattosio e piano piano si è arrivati all’equilibrio. Il lattosio è ovunque, anche nei banali integratori o negli aminoacidi ramificati che vengono confezionati in compresse che hanno dentro il lattosio, usato per compattare la compressa. Insomma, facendo le necessarie analisi, siamo arrivati alla soluzione. Nessuna magia…

Il lattosio è ovviamente negli alimenti a base di latte, ma si nasconde anche altrove
Il lattosio è ovviamente negli alimenti a base di latte, ma si nasconde anche altrove
Diceva che si tratta di un problema molto diffuso…

Faccio una premessa. Negli ultimi anni si è avuto un aumento enorme di questi problemi negli atleti, ma anche nelle persone normali. Avendo la fortuna di fare il medico di famiglia, ho l’occhio aperto anche sulla popolazione generale e ho tantissime persone intolleranti al lattosio, anche se non sono atleti. Il latte di adesso non è certo il latte di 20 o 30 anni fa, questo è scontato. Vuoi perché le mucche vengono allevate in un certo modo e vuoi perché vengono additivate come prima non si faceva. Questo latte in alcune persone può provocare disfunzioni di origine gastrointestinale. Si tratta sostanzialmente di problematiche di questo tipo. Solo alcuni hanno eruzioni cutanei, una piccola parte. Comunque negli atleti si verificano più casi, perché sono sottoposti a degli stress organici molto importanti.

Quando Marta Cavalli era alla Valcar non aveva sintomi del problema?

Diciamo che certe manifestazioni in quegli anni erano borderline. Marta era ed è ancora una ragazza molto sensibile, per cui ogni tanto aveva quegli episodi tipici che noi medici chiamiamo di colite o di colon irritabile. Però poi, scavando un po’, si è arrivati a scoprire tutto questo. Lei è comunque di costituzione magra e quei 4-5 chili che ha perso non li ha più ripresi.

Gli ordini di arrivo non hanno evidenziato un grosso calo di rendimento.

Nel 2019 infatti ha vinto la maglia tricolore ed era una delle italiane più forti. Poi è passata alla FDJ Nouvelle Aquitaine, una delle WorldTour più importanti e in mezzo a tante campionesse non sta certo sfigurando, anzi. Ora sta bene, il suo livello anche come atleta si è elevato rispetto agli anni della Valcar. Adesso è ancora una delle migliori atlete italiane anche nelle corse dure e quelle a tappe. Grazie anche a chi la segue dal punto di vista dell’allenamento e chi per la nutrizione, ha trovato il suo equilibrio.

Il dottor Carlo Guardascione è il Responsabile Medico del Team Bike Exchange-Jayco
Il dottor Carlo Guardascione è il Responsabile Medico del Team Bike Exchange-Jayco
Come si rintracciano (e si evitano) i cibi contenenti lattosio?

Ormai sugli alimenti, oltre a gluten free c’è scritto anche lactose free. E’ davvero ovunque, non certo nella bistecca e nel pollo, ma ad esempio c’è in alcune marche di prosciutto cotto. In base al cibo, ci sono vari gradi di concentrazione. Il consumo di latte incide di più di una barretta che contiene qualche traccia di lattosio. Ed è chiaro che un formaggio bianco disturbi più delle compresse di aminoacidi che ne sono rivestite. Una volta che abbiamo appurato che la causa fosse quella, Marta ha risolto gran parte dei suoi problemi. Ripeto, niente di troppo insolito. Il giusto percorso da fare per chiunque.

Pidcock Sanremo 2022

Pidcock fermato di nuovo. Come affrontare un caso simile?

23.03.2022
4 min
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La falcidia che ha colpito il gruppo di ciclisti, soprattutto prima della Milano-Sanremo, ha avuto due origini mediche. Di quella relativa ai problemi respiratori abbiamo già parlato con Gaetano Daniele, ma molti sono stati fermati anche da disturbi gastrointestinali, il caso più eclatante è stato quello di Thomas Pidcock, fermato dalla Ineos Grenadiers dopo una ricaduta (foto di apertura).

Il numero di casi ha destato sicuramente allarme nel gruppo, così abbiamo voluto saperne di più e Carlo Guardascione, medico del Team BikeExchange inquadra il problema nel giusto contesto: «Io oltre che responsabile sanitario del team sono anche medico di base e quando non sono chiamato per gare, sono nel mio studio. Questo mi consente di avere un polso della situazione generale nella popolazione. Ebbene, posso dire con assoluta certezza che rientriamo nei canoni normali del periodo stagionale. La fine dell’inverno porta sempre virus gastrointestinali come respiratori. Le cause sono che ci si scopre di più, si cominciano a cambiare le abitudini invernali e questo ha un prezzo».

Guardascione 2022
Carlo Guardascione, oltre che medico del Team BikeExchange, ha il suo studio di base a Solbiate Olona
Guardascione 2022
Carlo Guardascione, oltre che medico del Team BikeExchange, ha il suo studio di base a Solbiate Olona
Quali sono i sintomi più evidenti?

Diarrea, vomito, febbre. A studio nelle ultime ore sono venuti 5 casi di seguito tutti con problemi gastrointestinali. E’ chiaro che a un aumento nella popolazione corrisponde in maniera direttamente proporzionale anche un aumento nel gruppo di ciclisti: basta una borraccia un po’ più fredda, il sudore che si gela addosso in discesa ed ecco che escono fuori i problemi, c’è un raffreddamento repentino. Inoltre non bisogna dimenticare che possono influire anche le diminuite difese immunitarie.

A tal proposito, Fabio Felline, unico italiano arrivato alla conclusione della Parigi-Nizza, parlava proprio di calo di esse identificandone la causa nella battaglia lunga due anni contro il Covid…

Sicuramente ha influito, ma bisogna capire bene il perché. Ho letto l’articolo e Felline parla di utilizzo delle mascherine che ci ha disabituato a contrastare gli altri virus invernali. Questo è vero solo parzialmente. Noi abbiamo fatto una grande campagna vaccinale contro il Covid, ma questa ha fatto passare in second’ordine quella classica contro l’influenza: nel gruppo quasi tutti si sono vaccinati per la pandemia, ma ben pochi hanno fatto il vaccino antinfluenzale e i risultati sono questi. Guardiamo invece che cosa succede a livello generale: l’85 per cento degli anziani si è vaccinato anche contro l’influenza e infatti sono più difesi. I casi che arrivano al mio studio non li coinvolgono.

Guardascione studio
Negli studi medici i casi di malattie gastrointestinali in questo periodo sono aumentati
Guardascione studio
Negli studi medici i casi di malattie gastrointestinali in questo periodo sono aumentati
Torniamo al discorso relativo ai ciclisti, come abbiamo detto parte sono stati fermati da problemi respiratori e parte da disturbi all’apparato digerente. Le cause sono le stesse?

Generalmente sì, poi per ogni soggetto la sintomatologia può cambiare. Dipende come il fisico reagisce, ma vorrei porre l’accento su un aspetto basandomi sulla mia trentennale esperienza in mezzo al gruppo: gare come la Parigi-Nizza e la Tirreno-Adriatico sono sempre state foriere di malanni, proprio per il periodo di effettuazione. In Francia si è sempre gareggiato affrontando un gran freddo e molti lo soffrono. Anche da noi è vero che si trovano più giornate di sole, ma capitano anchee giornate di freddo intenso. Basti guardare quel che è successo nella tappa del Carpegna. L’unica vera differenza come dicevo è che in gruppo sono stati molti meno i ciclisti che hanno fatto il vaccino antinfluenzale, un dato che deve farci riflettere per la prossima stagione.

Nel caso di Pidcock e della sua recidiva, il britannico è stato fermato dopo che, appena ripresosi dal primo caso, si era subito rimesso ad allenarsi a pieno regime…

Non posso naturalmente giudicare dall’esterno, posso basarmi solo su quello che la squadra ha detto. Trovo estremamente corretto il fatto che Pidcock sia stato fermato, nel suo caso servono a questo punto accertamenti diagnostici, magari una gastroscopia perché potrebbe trattarsi di un’infezione virale che rallenta la fase digestiva. Probabilmente quando ha ripreso non era ancora stata scoperta la causa del suo malessere o non era guarito del tutto.

Ciclisti freddo 2022
Il freddo alla Parigi-Nizza e Tirreno-Adriatico ha provocato molti problemi in gruppo
Ciclisti freddo 2022
Il freddo alla Parigi-Nizza e Tirreno-Adriatico ha provocato molti problemi in gruppo
Nel suo ritiro ad Andorra dopo il primo caso di problemi intestinali, ha detto di essersi allenato a pieno regime, oltre 30 ore in bici. Quando si esce da una simile situazione, come deve essere la ripresa?

A prescindere da quali possano essere state le cause, su questo aspetto che ho letto anch’io sono rimasto un po’ perplesso. Quando si viene da problemi di diarrea e vomito, bisogna riprendere con molta prudenza perché il fisico è debilitato, ha perso non solo molti liquidi ma anche molti minerali e il metabolismo è completamente sballato. Bisogna reintegrare, non solo con i primi, bisogna rimettere in equilibrio ogni componente fisica prima di riprendere al 100 per cento altrimenti si va incontro a recidive. Il ritorno deve essere graduale, prima con gli allenamenti e poi con le gare che, in qualsiasi caso, sono sempre uno stress.

Questo vale anche per chi ha problemi respiratori?

Certamente, anche in quel caso il fisico impiega un po’ per tornare al suo stato normale. Spesso i corridori hanno tanta voglia di riprendere e saltano un po’ di passaggi, ma questo fa commettere errori che poi si pagano…

Squadre e vaccino: alla Bike Exchange sono messi così

04.12.2021
4 min
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Quello che succede nella società civile lo vedi anche in gruppo. Da quando il Covid si è impossessato delle nostre vite, siamo tutti un po’ biologi e un po’ dottori, come quando dilagava il doping e in giro era pieno di ematologi. Perciò, mentre nelle strade c’è chi si batte nel difendere il proprio diritto a non vaccinarsi e chi cerca di spiegargli perché sia illogico, anche nelle squadre si sono vissuti dissidi analoghi. Con l’aggiunta dei tanti dubbi legati alle conseguenze che il vaccino avrebbe sulla carriera degli atleti. Le voci girano. E come ci sono mamme impaurite per la fertilità delle figlie, ce ne sono altre preoccupate per il rischio che il vaccino danneggi il cuore degli atleti.

Con Baroncini ai mondiali U23 di Leuven: Guardascione era parte della spedizione azzurra
Con Baroncini ai mondiali U23 di Leuven: Guardascione era parte della spedizione azzurra

Andiamo dal medico

Di solito davanti a dubbi di questo tipo ci si rivolge al medico e così abbiamo fatto, chiamando in causa Carlo Guardascione. Il dottore varesino della Bike Exchange è agli ultimi giorni di attività… borghese, perché a breve partirà con la squadra per il ritiro di Cambrils, in Spagna.

«I corridori – racconta – hanno vissuto e ancora vivono da quasi due anni nel sistema dei tamponi. Come tanti non hanno potuto lavorare, quindi sanno che cosa abbia significato l’arrivo del vaccino. Ci sono state resistenze ideologiche, ma in proporzione ho avuto più difficoltà a convincere i miei figli».

Qual è la situazione vaccinale della vostra squadra?

Il team femminile è vaccinato al 100 per cento con la doppia dose. Noi dello staff medico abbiamo tutti anche la terza dose. Mentre i maschi sono vaccinati al 95 per cento. Fanno eccezione uno dubbioso che fa resistenza, ma ovviamente non vi dico il nome. E uno che ha avuto il Covid ed è in quella finestra in cui può ancora aspettare. Fra il personale ci sono due no vax, ma sanno che per entrare nel magazzino serve il green pass, quindi vivono di tamponi.

Al Tour dello scorso anno, senza i vaccini, si viveva da un tampone all’altro
Al Tour dello scorso anno, senza i vaccini, si viveva da un tampone all’altro
Come farete in ritiro?

La società è stata chiara. In ritiro tutti i vaccinati verranno con un tampone rapido, che possiamo fargli noi o in una qualunque farmacia. Quelli non vaccinati avranno bisogno del tampone molecolare, che però sarà a carico loro.

Dicono che il vaccino possa favorire la miocardite.

Dicono tante cose, noi in quanto medici ci siamo informati e abbiamo avuto notizie più precise. Se prendi il Covid, hai un’elevatissima probabilità di prendere la miocardite. Succede perché la polmonite interstiziale può propagarsi e arrivare a lambire il cuore, provocando miocardite o pericardite. La miocardite da Covid può portare alla morte, ma si può anche curare. Un dilettante che seguo ha avuto il covid e la miocardite.

E’ guarito?

E’ stato fermo per tre mesi, ha fatto tutti gli esami ed è potuto ripartire.

Esiste anche la miocardite da vaccino?

Non ho avuto casi, ma si parla di un’incidenza di uno, due casi ogni 200.000 persone. E’ comunque meno pericolosa di quella da Covid e si cura con il cortisone.

I corridori hanno osservato qualche precauzione nel giorno del vaccino?

Di solito il giorno dell’iniezione e il successivo rimangono a riposo, giusto per evitare che si allenino casomai venisse un po’ di febbre.

Gli atleti non vaccinati sono costretti a ricorrere al tampone
Gli atleti non vaccinati sono costretti a ricorrere al tampone
E quelli che hanno avuto il Covid hanno ripreso facilmente?

Non esiste una regola uguale per tutti, può essere facile o molto complicato. Ne ho avuti quattro, tre completamente asintomatici, uno con un po’ di febbre. Alla fine hanno effettuato tutti gli esami previsti dall’ordinamento italiano, anche se qualcuno non era di qui, e al massimo avranno perso un mese di attività.

I corridori dovranno fare la terza dose?

Quando sarà il momento, senza dubbio. Una ragazza l’ha già prenotata per gennaio, visto che si sono vaccinati tutti fra luglio e agosto. Al massimo ci sarà qualcuno che chiederà di aspettare fine stagione.

Carlo Guardascione 2019

Un anno di Covid, Guardascione racconta

16.11.2020
4 min
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Abbiamo chiesto a Carlo Guardascione, medico varesino del Team Bahrain-McLaren, che cosa abbia significato gestire la salute dei propri atleti nella (prima) stagione del Covid. Perché ognuno ha avuto le sue gatte da pelare. E se i tifosi non hanno potuto avvicinare i campioni e i giornalisti hanno dovuto dotarsi di pali cui fissare il microfono, che cosa hanno dovuto fare i dottori?

Sentiamo Carlo di domenica sera, perché da stamattina presto è tornato nella trincea del suo studio medico. Ugualmente nel giorno della festa, malgrado le rimostranze di una fetta dei suoi colleghi, il dottore ha effettuato delle visite a domicilio per casi di Covid.

«Ci sono colleghi contrari – spiega – e altri che lo fanno. Io mi sentirei un vigliacco a non andare. Mi bardo come meglio posso e vedo malati non solo vecchietti. Oggi ero da uno di 52 anni».

Michele Pallini, Antonio Nibali, Etna, Giro d'Italia 2020
Sui traguardi del Giro soltanto massaggiatori con mascherina e corridori
Michele Pallini, Antonio Nibali, Etna, Giro d'Italia 2020
Al traguardo solo massaggiaotori e atleti

Dopo un bagno di realtà che non fa mai male e rende evidente la spaccatura fra la bolla delle corse e l’ingestibilità della vita quotidiana, entriamo dunque nell’argomento,

Che cosa è successo quest’anno?

Ci è piovuto addosso uno tsunami. Dopo il blocco di marzo, si è cominciato a ragionare sulle prime ipotesi di ritiro e abbiamo pensato a protocolli per creare bolle di squadra. Come prima cosa, per evitare assembramenti, abbiamo sparpagliato tutti i corridori. Poi abbiamo fatto a tutti il test sierologico, per capire se avessero contratto il virus anche inconsapevolmente. La difficoltà di quella prima fase era trovare fisicamente dei posti in cui fare il test.

Poi, Guardascione, i ritiri ci sono stati?

Certo, a luglio. Tre in contemporanea. Il gruppo Tour ad Andorra, i velocisti a Friburgo, gli altri sul Pordoi. Friburgo perché Haussler ha trovato una bella sistemazione. Io ero con loro.

Poi che cosa è successo?

A luglio è arrivata la fase dei tamponi, con difficoltà enormi. Alla fine abbiamo trovato tre laboratori diversi. Uno di Torino che già lavorava con il calcio e la Juventus, che sono venuti sul Pordoi. Uno ad Andorra. E uno ovviamente a Friburgo. Tamponi da ripetere con la cadenza stabilita dall’Uci, quindi a meno 6 giorni e a meno 3 giorni dalla prima gara. Per le gare di Rcs in Lombardia, ci siamo appoggiati al Centro Cedal di Gallarate.

Un bel lavoro…

Un enorme lavoro! Prima di ogni corsa c’era da compilare il file con i dati di tutti, ma alla fine dell’anno abbiamo avuto un solo corridore positivo, che si è ritirato dal Bink Bank Tour e tre del personale.

Come è andata nei Giri?

Al Giro d’Italia il livello di sicurezza e di controllo è stato molto più alto che al Tour e alla Vuelta, dove hanno fatto solo tre tamponi. Davvero complimenti a Rcs per come ha gestito la situazione e a tutto il ciclismo per aver fatto fronte comune.

E in squadra?

Abbiamo reinventato tutto. Ai massaggi, mascherina per atleta e massaggiatore. Meccanici con mascherina. Abbiamo comprato dei macchinari per sanificare pullman, camion e stanze. Dispenser a infrarossi di gel in ogni angolo. A tavola distanziamento fra corridori e staff. 

Stanze singole per tutti?

Questo no e per mia responsabilità. Se faccio i test e i corridori sono negativi, se siamo tutti in una bolla, a cosa serve avere le stanze singole? Nelle varie bolle eravamo davvero contingentati, quella del Tour era esasperata. Per impedire che i massaggiatori uscissero, avevamo uno di noi, che viveva fuori dall’hotel della squadra, che faceva la spesa e la lasciava sulla porta.

Yankee Germano, Etna, Giro d'Italia 2020
Tutti nella bolla, tutti con la mascherina: lui è Yankee Germano (Deceunick-Quick Step)
Yankee Germano, Etna, Giro d'Italia 2020
Tutti mascherati: lui è Yankee Germano (Deceuninck)
Borracce da lavare ogni giorno?

No, le buttavamo. Meglio non rischiare.

Quanto è costato tutto questo?

Non so i materiali. Posso dire che i tamponi di luglio ci sono costati fra 80-100 euro ciascuno. Ad agosto sono saliti a 120-140. Per fortuna il Giro ha insegnato che quelli rapidi sono efficaci e sono stati validati.

Quali esami si fanno ai corridori positivi?

Varia a seconda se abbiano avuto il Covid senza sintomi o con sintomi. Senza o con pochi sintomi, Ecg e radiografia del torace. Se una forma più grave, Holter delle 24 ore, ecocardiogramma e Tac polmonare per valutare se ci siano fibrosi residue. In più è stato aggiunto per tutti un esame che in Italia si faceva già, cioè l’Ecg a metà stagione (che all’estero non si fa) ed esami del sangue più approfonditi.

Si parla di rischio miocardite per l’atleta positivo?

Confermo, ma solo per le forme più serie. Ma con ecocardio e l’Holter si hanno le risposte che servono, altrimenti si ricorre a una risonanza.

Qualcuno si è preoccupato (e ha puntato il dito) per l ritiro di Ciccone…

Ho seguito la cosa con il collega Emilio Magni. Giulio aveva recuperato dal Covid e ha avuto una bronchite. E’ stato assistito nel modo giusto.

Dato che le cose non cambieranno tanto a breve, dottor Guardascione, crede che siamo pronti per un’altra stagione di corse con il Covid?

Ora è più semplice. Sappiamo ricreare le bolle, fare tamponi ravvicinati rapidi prima di ricorrere a quelli molecolari, che servono in caso di positività.