A tu per tu con Zoe Backstedt, talento in crescita

18.10.2023
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Il primo anno fra le “grandi” si è concluso come meglio non poteva: Zoe Backstedt si è laureata campionessa europea U23 a cronometro e in quella cavalcata trionfale, chiusa con quasi un minuto sulla tedesca Niedermaier, molti hanno rivisto la Backstedt che fino allo scorso anno non lasciava che le briciole alle altre juniores, imponendo distacchi spesso abissali e mostrando una superiorità schiacciante. Forse la britannica aveva abituato troppo bene, perché molti anche fra gli addetti ai lavori, vedendola confusa nel gruppo durante la stagione non avevano mancato di far sentire le loro critiche, tacciandola di essere la classica meteora. Dimenticando la sua giovane età, la mancanza di esperienza, il necessario periodo di ambientamento.

Zoe non si è arresa, non si è disarmata. Nel team le hanno dato spazio e tempo, soprattutto da quando è arrivato suo padre, quel Magnus che un giorno, quando lei era ancora nel grembo di sua madre, trionfò nella Parigi-Roubaix. Ora però quella vittoria ha chiuso la bocca a tanti.

Per la britannica l’oro europeo a cronometro è stato la risposta a tante critiche
Per la britannica l’oro europeo a cronometro è stato la risposta a tante critiche

«La cronometro agli Europei – spiega Zoe – è stata un buon indicatore per la mia stagione ed è bello che sia arrivata poco prima dell’inizio del calendario del ciclocross. Ed è stato bello avere quella gara come qualcosa a cui puntare, per ritrovare la mia forma dopo una piccola pausa a metà stagione. Quindi sì, sono davvero felice di come è andata e felice della mia prestazione a Leuven».

Quanto è stato difficile il cambio di categoria?

Non direi che sia stato un grande cambiamento. L’unica vera differenza erano le distanze, decisamente superiori a quando correvo da junior. Quella è stata un po’ una sfida per me, ho avuto bisogno di abituarmi, ma mi sentivo abbastanza a mio agio, già all’inizio della stagione. Man mano ho sentito che andavo meglio, che i chilometri in più non erano un problema e che ero efficiente anche nel finale.

Al Simac Ladies Tour Zoe ha esordito con la Canyon/Sram, vincendo la classifica per giovani (foto Beth Duryea)
Al Simac Ladies Tour Zoe ha esordito con la Canyon/Sram, vincendo la classifica per giovani (foto Beth Duryea)
Tu sei alla Canyon/Sram da solamente un mese: che cosa ti ha spinto a cambiare a stagione in corso e che cosa hai lasciato all’EF Education Tibco?

EF Education-Tibco SVB si sarebbe fermata alla fine del 2023, quindi ho cercato per tempo un nuovo team. Dato che il 31 dicembre è proprio nel bel mezzo della stagione CX e vicino ai mondiali, abbiamo tutti concordato di fissare la nuova data contrattuale dal 1° settembre. Non è stato un gran cambiamento, piuttosto una scelta anticipata per fare in modo di non avere ulteriore pressione in un periodo importante come quello dell’attività invernale.

Da junior eri un’assoluta dominatrice in ogni disciplina, anche con una superiorità schiacciante e distacchi enormi: questo ha portato ad avere intorno a te una maggiore pressione?

No, non direi che ciò abbia portato a una maggiore pressione o meglio io ho fatto in modo di non sentirla. Andavo alle gare cercando innanzitutto di divertirmi e godermi i viaggi con i miei compagni di squadra e i miei amici. Quando mi diverto ottengo risultati. E un occhio attento se ne accorge osservando il mio stile di guida. E’ sempre stato così, il divertimento è alla base dei miei risultati. Quindi non direi che ci sia mai stata pressione intorno a me per andare a una gara per vincere o qualcosa del genere. Né le squadre me l’hanno fatta percepire.

Per Zoe è importante affrontare le gare in allegria, mitigando la pressione (foto Instagram)
Per Zoe è importante affrontare le gare in allegria, mitigando la pressione (foto Instagram)
Che cosa significa avere per direttore sportivo tuo padre? Rende i vostri rapporti più facili o più difficili?

Quando sono alle gare, non lo vedo davvero come mio padre, lo vedo come il mio capo, come il mio direttore sportivo. E’ il mio capo e ascolto qualunque cosa abbia da dire e cerco di mettere in pratica quel che chiede. Mi tratta come qualsiasi altra ciclista del team, poi a casa è un altro discorso…

Tu sei nata l’anno della sua vittoria alla Parigi-Roubaix: che cosa sai della sua storia ciclistica, hai avuto modo di vedere le sue imprese e quanto pensi sia diverso il suo ciclismo da quello di oggi?

Sono cresciuta seguendo l’ultima parte della sua carriera, quindi ho avuto molte opportunità di andare a vederlo correre. Ovviamente ero piccola quando lo guardavo, ma abbiamo rivisto le corse anni dopo, quando potevo comprendere. E mi racconta tante storie di quando correva e del divertimento che provava quando era in bicicletta. Quindi mi sento come se avessi vissuto la sua carriera attraverso le storie che ha raccontato e questo lo adoro davvero.

La britannica ha subito ripreso nel ciclocross, finendo quinta a Waterloo (USA) in Coppa (foto Instagram)
La britannica ha subito ripreso nel ciclocross, finendo quinta a Waterloo (USA) in Coppa (foto Instagram)
Ora sei tornata a correre nel ciclocross: il fatto di avere una stagione senza soste non ti pesa?

Non la vedrei come una stagione senza sosta, se devo essere onesta. Per me è un privilegio, poi devo dire che uno stacco l’ho fatto e anche oggi sono ancora a mezzo servizio, mi prendo del tempo a parte dalla bicicletta. E’ un anno intero di gare e il team mi ha aiutato a pianificare molto bene quando saranno i miei periodi di riposo e quante gare fare, la mia stagione è ben equilibrata.

Qual è fra tutte (strada, pista, ciclocross) la specialità che ti piace di più?

Probabilmente direi che amo di più il ciclocross, soprattutto quando è davvero, davvero fangoso. Quei giorni in bici sono semplicemente quelli in cui nessuno vuole davvero essere lì, ma poi tutti vogliono sentirsi parte dell’avventura nello stesso momento perché sono giornate davvero speciali. Ma poi di nuovo, amo anche le corse su strada e mi metto anche su una bici da cronometro, e adoro quei giorni. Quindi dico ciclocross. Ma se mai dovessi scegliere, non credo che potrei…

La Backstedt ha corso per due anni con l’EF Education Tibco, cambiando prima della sua dismissione
La Backstedt ha corso per due anni con l’EF Education Tibco, cambiando prima della sua dismissione
Secondo te c’è maggiore concorrenza su strada o nel ciclocross?

Sono due cose completamente diverse. E’ lo stesso sport, ma sono molto, molto diversi a modo loro. Quindi non direi che ci sia più concorrenza in uno che nell’altro. In una corsa su strada non si lotta per la vittoria all’inizio, mentre in una gara di ciclocross se sbagli tutto nei primi 5 minuti, la corsa è andata. Quindi sono due cose completamente diverse e non credo proprio di poterle paragonare. 

C’è una gara specifica che sogni di vincere nella tua carriera?

A ben guardare no. Potrei dire che mi piacerebbe vincere i mondiali come un’Olimpiade, la Roubaix come il Fiandre. La maggior parte delle gare in calendario mi piacerebbe vincerle un giorno, ma prima dobbiamo vedere cosa accadrà alla mia carriera.

Paladin è pronta. Per il Fiandre le sensazioni sono buone

01.04.2023
5 min
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Giovedì il volo per il Belgio, ieri la ricognizione, domani la gara. Soraya Paladin arriva al suo undicesimo Giro delle Fiandre sorretta da una buona condizione psico-fisica e con una formazione ben attrezzata che potrebbe essere l’ago della bilancia nell’economia della corsa.

La “Ronde” forse non è la gara preferita dalla 29enne di Cimadolmo, ma il bell’inizio dell’annata giustifica eventuali ambizioni personali e di squadra. Già, perché la sua Canyon-Sram parte con il ruolo di possibile sorpresa, ammesso che così si possa definire. All’orizzonte però ci sono altri appuntamenti che strizzano l’occhio alla trevigiana Paladin. Sentiamola.

Soraya Paladin si appresta a disputare il suo undicesimo Giro delle Fiandre. Miglior risultato il 12° posto nel 2019
Soraya Paladin si appresta a disputare il suo undicesimo Giro delle Fiandre. Miglior risultato il 12° posto nel 2019
Soraya, ultimi dettagli e poi sarà tempo di Giro delle Fiandre. Sei pronta?

Sì, certo. Abbiamo avuto tutte un buon avvicinamento. Per me è uno dei migliori inizi di stagione degli ultimi anni. Sono ottimista e le sensazioni sono soddisfacenti. A fine febbraio avevamo fatto una prima ricognizione del percorso dopo la Omloop Het Nieuwsblad. Gli ultimi cento chilometri fatti in maniera tranquilla proprio perché avevamo corso il giorno prima. Abbiamo testato alcuni materiali per il pavé e per capire se apportare modifiche. E poi abbiamo discusso della possibile tattica con Backstedt, il nostro nuovo diesse.

Uno che se ne intende di pietre del Nord…

Magnus è arrivato questo inverno ed è davvero molto bravo. E’ uno che in radio si fa sentire e ti tiene sempre in ritmo. Si vede che è stato un corridore. Anzi, si vede che è uno ha vinto quel tipo di gare. Ci ha dato un sacco di consigli. Ci ha detto dove correre, come prendere il pavè. Inoltre ha creato un bel clima in squadra. Non che non ci fosse prima, però adesso che io sono alla seconda stagione in Canyon-Sram noto che forse c’è un po’ più chiarezza.

Che squadra schiererete al via?

Partiamo con una formazione forte e molto equilibrata. L’intenzione è quella di arrivare alle fasi decisive con i numeri giusti. Kasia, Elise (rispettivamente Niewiadoma e Chabbey, ndr) ed io partiremo alla pari, con gli stessi gradi per fare la corsa. Andiamo tutte d’accordo. Ma abbiamo anche tre ragazze interessanti che sono particolarmente veloci, qualora dovessimo arrivare ad un sprint più o meno ristretto. Sono Bossuyt, Skalniak-Sojka e Van der Duin. Quest’ultima è stata un bell’acquisto, ci mancava una velocista come lei. In ogni caso penso che tutte noi possiamo fare bene. Cercheremo di fare gara dura. Poi vedremo come andrà e si lavorerà per quella che starà meglio domani.

Avresti voluto fare qualche gara in più prima del Fiandre?

No, a dire il vero. Personalmente non sono una che deve correre molto per trovare o mantenere la condizione. Quello è un lavoro che riesco a sviluppare bene anche a casa. Ho fatto due blocchi quasi identici. Ho corso la Strade Bianche e due settimane di allenamento. Poi Cittiglio e altre due settimane di allenamento. Per il Fiandre si parte tutte da zero. E poi è stato meglio vedere le ultime corse dal divano (sorride, ndr) perché adesso quando cadi ti fai male veramente. Meglio non avere preso rischi per non compromettere le Ardenne.

Sono quelle corse i tuoi veri obiettivi?

Sì, ma prima ci sarebbe anche la Roubaix. Ora sono riserva, ma la squadra vorrebbe farmela correre. E’ una gara che mi affascina tantissimo e che al tempo stesso mi fa un po’ paura perché lì le cadute si fanno sentire. Vedremo. Invece le classiche delle cotes sono più adatte a me. Nel trittico Amstel, Freccia e Liegi vorrei raccogliere dei risultati, specie nell’ultima che è quella a cui tengo di più. Ogni anno si alza sempre di più il livello e posso dire che i piazzamenti diventano quasi un contorno perché ormai, paradossalmente, contano più le sensazione e le prestazioni.

Cosa prevede poi il programma di Soraya Paladin?

Dovrei fare un altro periodo senza corse. Non dovrei correre la Vuelta, ma a metà maggio dovrei rientrare all’Itzulia Women (il Giro dei Paesi Baschi, ndr) e disputare la Vuelta a Burgos qualche giorno dopo. Poi decideremo cosa inserire nel mio calendario. Ad esempio, se verrà organizzato dovrei correre il Giro Donne, ma quella parte di programma la vedremo più avanti.

A Cittiglio Paladin (qui a ruota di Cavalli) ha disputato una buona prova ottenendo un bel quinto posto
A Cittiglio Paladin (qui a ruota di Cavalli) ha disputato una buona prova ottenendo un bel quinto posto
Al Trofeo Binda hai dimostrato di andare forte davanti al cittì Sangalli, proprio come l’anno scorso. Sappiamo che ti tiene sempre in considerazione. Ti ha detto qualcosa in particolare?

Il percorso di Cittiglio mi piace e sono contenta della mia prova, ma era difficile battere un’atleta come Balsamo in volata e sul quel tipo di arrivo. Ho parlato con Paolo e conosce i miei programmi. So che lui è sempre presente, sia alle gare sia telefonicamente. Non ci siamo detti nulla di particolare. Se io andrò forte tutto l’anno, soprattutto nelle gare prima degli appuntamenti con la nazionale, potrò pensare ad una convocazione per mondiale o europeo. Sono percorsi che mi si addicono e secondo me saranno salteranno fuori corse dure. Cercherò di farmi trovare in forma e guadagnarmi una chiamata.