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Canturino 1902, un’annata da ricordare

12.11.2020
3 min
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C.C. Canturino 1902, un nome, una storia, tanti campioni. Da questo mitico club ne sono passati tanti di corridori con la C maiuscola. L’ultimo della serie risponde al nome di Andrea Bagioli, ora in forza alla Deceuninck-Quick Step.

Tricolore e Buffoni

«Da una parte è stata una delle più belle stagioni di sempre – commenta il direttore sportivo Andrea Arnaboldi – 25 corse disputate, vittorie nel Trofeo Buffoni e soprattutto nel Tricolore e anche in altre gare. Un team di ragazzi affiatati in cui tutti, anche il campione italiano Andrea Montoli, dava una mano e si sacrificava per il gruppo. Dall’altra parte penso: ah se si fosse corso tutto l’anno…! Ma va bene così.

Ultimi preparativi prima del via di una gara
Ultimi preparativi prima del via di una gara

«Il merito di questa stagione proviene dall’anno scorso. Abbiamo individuato i ragazzi già da allievi, li abbiamo fatti crescere e abbiamo raccolto i frutti. Durante il lockdown a volte abbiamo tenuto duro per tenerli su di morale. Non è stato facile per un ragazzo restare allenato quando non si sapeva nulla».

Gara, Livigno, gara…

I giallo-blu hanno lavorato davvero bene. Lo staff è stato compatto e ha trasmesso questa compattezza ai ragazzi. Dopo il debutto stagionale ad Extragiro, il Canturino si è fermato subito, stavolta per scelta, spiazzando un po’ tutti, vista la brama di corse. 

«In accordo con il nostro preparatore, Ruggero Borghi, abbiamo mandato i ragazzi a Livigno – riprende Arnaboldi – hanno fatto due settimane di altura e si sono allenati ognuno prestando attenzione agli aspetti in cui erano più carenti. Da agosto in poi siamo andati alle corse in forma, fino a quel 5 settembre, quando a Padova abbiamo vinto il campionato italiano. Ci mancava dal 1972, è stata la mia vittoria più bella da direttore sportivo. Anche Bagioli ci ha chiamato».

Il Canturino 1902 nell’ultimo ritiro sul Garda
Il Canturino 1902 nell’ultimo ritiro sul Garda

Più scuola, meno ciclocross

In Canturino la scuola viene prima di tutto. Ai ragazzi viene data la giusta pressione. Per questo motivo il cross e la pista non sono in primo piano.

«La nostra filosofia – dice Arnaboldi – è che per fare pista serve tempo e da noi (Cantù, Como) i velodromi sono lontani. Per quel che riguarda il ciclocross qualcuno che lo faceva lo abbiamo avuto e con Guerciotti come sponsor tecnico non avremmo certo problemi, ma se devi iniziare da juniores non so quanto ne valga la pena. Quindi meglio concentrarsi sulla strada e non perdere altri giorni di scuola. Già facciamo il ritiro pre-stagionale sul Lago di Garda…

«Una volta in zona c’erano molte più squadre, sia di allievi e che di juniores, e ci si allenava tutti insieme. Adesso invece c’è chi è della provincia di Lecco, chi di Como, chi di Varese… e allora creiamo dei micro gruppi».

Per il prossimo anno il CC Canturino 1902 vedrà una rosa di 11 corridori, 4 di secondo anno e 7 di primo, anche se quasi certamente si arriverà a 12 unità con il tesseramento di un atleta del Nord Europa.

Montoli, dalla paura alla gioia del tricolore juniores

26.09.2020
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Andrea Montòli, con l’accento sulla seconda O. Anche per il grande Gino Bartali c’era un problema di pronuncia del suo cognome quando era agli inizi: a Ginettaccio l’accento glielo mettevano sulla seconda A. Speriamo che questa similitudine sia di buon auspicio per il giovane lombardo.

Scherzi a parte, Andrea Montoli, classe 2002, veste i colori del mitico C. C. Caturino 1902 e questa estate a Montegrotto Terme (Padova) si è laureato campione italiano juniores.

Andrea Montoli primo sul traguardo tricolore di Montegrotto Terme lo scorso 5 settembre
Andrea, partiamo da quel giorno tricolore…

Già dopo pochi chilometri ero in fuga con un gruppetto di 17. Poi ci hanno ripreso e sono ripartito con un altro drappello. Man mano ci sgranavamo e alla fine siamo rimasti in due, io e Lorenzo Germani. In totale ho fatto 110 chilometri di fuga su 140. Ho pensato che se volevo quel risultato me lo sarei dovuto cercare.

Hai sentito la pressione? O meglio, in generale senti la corsa?

Stavo bene e la corsa così ondulata era adatta alle mie caratteristiche, tuttavia non mi aspettavo di vincere. Non ero tra i favoriti. Quel giorno ero un po’ teso, però alla fine mi sono detto che era una gara come le altre. Soprattutto quest’anno, col fatto del covid, eravamo sempre gli stessi. Diciamo che ero più determinato che teso. Di solito non sono uno che si chiude prima del via, non sto in silenzio, scherzo coi compagni.

Hai una storia particolare. Un problema di salute che ti aveva anche impedito di correre e non solo…

Mi hanno trovato un linfoma tre anni fa, ho fatto sei cicli di chemio fin quando a novembre 2017 mi hanno dichiarato ufficialmente guarito. Ora continuo a fare dei controlli. Durante quel periodo ero debole, ho perso i capelli, però un paio di giri al mese con mio padre Mario riuscivo a farmeli. La bici era la mia passione. Quando i medici mi hanno detto che potevo risalire in sella è stato come ripartire da zero.

Come hai vissuto quei mesi?

Sono sempre stato molto motivato. Sapevo che la malattia c’era e che andava combattuta. Era una “cosa da fare” e così l’ho fatta, senza starci a pensare troppo. Ammalarsi a 15 anni non è da tutti. Spero che la mia storia possa essere da esempio per gli altri. Non bisogna arrendersi mai, i limiti si possono superare. Ho sentito la forza di un guerriero, perché è così che mi sentivo. Inoltre dire che i miei genitori me l’hanno “venduta” bene, mi hanno accompagnato pian piano e non hanno mai usato la parola tumore.

Quando sei tornato a correre? E soprattutto tutto ciò ti ha reso più forte?

Sono tornato a correre da allievo di secondo anno. Ora in corsa quando sono in difficoltà mi dico sempre di stringere i denti, che questa fatica è una vera cavolata. Per il resto ci sono le tattiche, i movimenti, i lavori di squadra che sono quelli e che si acquisiscono sempre di più. E in tal senso noi compagni della Canturino ci troviamo e ci muoviamo bene.

Prima hai detto che il percorso ondulato si adattava alle tue caratteristiche: che tipo di corridore ritieni di essere?

Un passista veloce. Mi sono piazzato bene anche nelle gare in salita, però preferisco gli strappi o al massimo le salite di 3-4 chilometri, avendo un buono spunto negli sprint ristretti posso dire la mia.

Dallo scorso anno Montoli corre per il C.C. Canturino, eccolo in posa con la maglia tricolore
E quindi all’italiano ti andava bene arrivare in volata? Conoscevi Germani?

Lui lo conoscevo, sapevo che era tra i migliori. Ho capito che ce l’avrei potuta fare ai 300 metri perché ero in seconda posizione, quella migliore per uno sprint a due.

Ti alleni da solo o con i tuoi compagni?

Esco spesso con i compagni di squadra e mi piace perché è più divertente che allenarsi da soli. Seguiamo i programmi di Ruggero Borghi. Facciamo le sue tabelle, ma senza potenziometro, almeno io. Ancora mi trovo bene solo con il cardio.

Hai un campione preferito?

Vincenzo Nibali, ho anche avuto modo di conoscerlo. E’ stato prima di una Coppa Bernocchi di qualche anno fa. Il nostro medico sociale era Carlo Guardascione che era anche il medico della Bahrain-Merida. Quando siamo andati nel suo hotel il dottore lo ha chiamato e Vincenzo è sceso. Abbiamo fatto le foto e ci ha fatto gli in bocca al lupo. Mi piace anche Peter Sagan e spesso ascolto le storie di Giuseppe Saronni, anche lui è di Parabiago come me.