Cannondale SuperSix Evo, l’arma in più in salita

25.01.2021
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Prova su strada della Cannondale SuperSix Evo Team replica, si tratta della stessa bicicletta utilizzata dai professionisti della EF Education-Nippo. Fra questi c'è anche Alberto Bettiol, con cui abbiamo parlato per chiedergli qualche impressione. Il corridore toscano ci ha confermato la sua preferenza per questa bicicletta, in quanto si adatta molto bene alle sue necessità: leggera e reattiva in salita, ma anche molto comoda. Pur essendo votata alla salita. la SuperSix Evo ha dimostrato buone doti velocistiche e una grande facilità di guida in discesa.

Presentata nel 2019, la nuova SuperSix Evo è l’ultima versione di una bicicletta che ha fatto la storia del ciclismo. La versione Team replica che abbiamo avuto il piacere di testare è la stessa utilizzata dai professionisti dell’EF Education-Nippo e proprio per questo ne abbiamo parlato anche con Alberto Bettiol, corridore del team americano e vincitore del Giro delle fiandre 2019.

Progetto nuovo

Questa nuova versione rispetto alle precedenti è figlia di un progetto totalmente nuovo e adotta scelte tecniche in linea con le tendenze attuali. Quello che risalta subito all’occhio è la forma dei tubi: non più tondeggiante, ma più squadrata. Il profilo troncato, ben visibile nel tubo verticale e nel reggisella, migliora l’efficienza aerodinamica. Questo è un punto che si fa apprezzare in pianura, infatti un aspetto che ci ha sorpreso è la relativa facilità con cui si raggiungono e si mantengono velocità elevate. Certo non bisogna pensare di essere su una bicicletta aerodinamica, come la sorella SystemSix.

Tubo verticale SuperSix Evo
Ben visibile la forma tronca del tubo verticale e l’innesto basso dei foderi obliqui
Tubo verticale SuperSix Evo
Ben visibile la forma tronca del tubo verticale e l’innesto basso dei foderi

In due pezzi

Anche il manubrio HollowGram Save in carbonio unito all’attacco HollowGram Knot in alluminio con il passaggio dei cavi interno contribuisce a un’aerodinamica frontale pulita ed efficiente. Il cockpit in due pezzi offre il vantaggio di un’intercambiabilità maggiore fra i due componenti e permette una regolazione dell’inclinazione di 8 gradi, per una migliore personalizzazione. Il design sottile del manubrio smorza bene le vibrazioni e contribuisce a migliorare il comfort.

Carro compatto

Un punto nevralgico del telaio è il carro posteriore, che è molto compatto. Oltre all’attacco basso dei foderi obliqui, il fodero orizzontale ha una lunghezza di 40,8 centimetri. Un risultato molto interessante calcolando che i telai con i freni a disco necessitano di qualche millimetro in più rispetto a quelli con i rim-brake. Questo potrebbe far pensare a una bicicletta molto rigida e per certi versi scomoda. In realtà, la seconda sorpresa è stato il livello di comfort molto elevato.

Il reggisella HollowGram 27 SL Knot in carbonio lavora in sincronia con il tubo verticale e smorza efficacemente le vibrazioni che arrivano dal terreno. Il carro compatto permette allo stesso tempo di avere una bicicletta che reagisce velocemente ai cambi di ritmo in salita. E proprio questo il terreno dove abbiamo avuto le sensazioni migliori, confermate dai tempi di scalata sulle nostre salite abitudinarie, davvero competitivi.

Manubrio HollowGram Save e attacco Knot alluminio
Il manubrio Save in carbonio con l’attacco Knot in alluminio
Manubrio HollowGram Save e attacco Knot alluminio
Il manubrio Save in carbonio con l’attacco Knot in alluminio

Ruote di alto livello

Oltre al peso contenuto della bicicletta, che si attesta a 7,2 chilogrammi, un ruolo importante lo ricoprono le ruote. Le HollowGram 45 Knot SL si sono rivelate molto versatili. Il profilo da 45 millimetri si adatta bene a tutti i terreni, veloci in pianura e leggere in salita. Ma il punto forte è la larghezza del canale interno di 21 millimetri. Questa caratteristica permette ai copertoncini da 25 millimetri di lavorare al meglio, senza creare il famoso effetto mongolfiera, che si ha quando il cerchio è troppo stretto. La differenza sullo smorzamento delle vibrazioni e sulla scorrevolezza è notevole.

Facile da guidare

La Cannondale SuperSix Evo si è dimostrata una bicicletta versatile e facile da guidare anche in discese con asfalto disastrato. Avendola provata per molti giorni, abbiamo apprezzato a fondo l’ottima guidabilità, che permette di correggere eventuali errori di traiettoria senza problemi. Facile da guidare in discesa, veloce in salita, e con un alto livello di comfort, la SuperSix Evo si propone come la bicicletta ideale per i corridori e chiunque ami stare tante ore in sella, su qualunque tipo di percorso.

Cerchi HollowGram Knot 45 con gomma Vittoria
Il copertone Vittoria si inserisce alla perfezione nel cerchio largo delle HollowGram
Cerchi HollowGram Knot 45 con gomma Vittoria
Il copertone Vittoria si inserisce alla perfezione nel cerchio largo delle HollowGram

Più aerodinamica

A confermare le nostre sensazioni c’è l’opinione di Alberto Bettiol, con cui abbiamo parlato proprio di questa sua bici.
«Pedalo su biciclette Cannondale dal 2014 – dice il corridore toscano – e devo dire che l’ultima versione della SuperSix è migliorata sotto molti punti di vista. Per prima cosa il carro posteriore e la forcella sono più rigidi. Ma il grande passo avanti è stato il miglioramento aerodinamico con il passaggio cavi interno e la forma dei tubi più squadrati».

Anche il vincitore del Giro delle Fiandre 2019 si sofferma sul comfort.

«Il canotto sella flette in avanti e indietro smorzando le vibrazioni – ci spiega – però mantiene la rigidità laterale. Conferisce un alto comfort e allo stesso tempo si ha una bella reattività. Questa è una caratteristica voluta dai tecnici Cannondale».

Bettiol ci ha raccontato che alcuni suoi compagni usano un attacco manubrio negativo perché il tubo sterzo a volte risulta troppo alto per le necessità di grande aerodinamica dei professionisti e questo conferma una tendenza di cui avevamo parlato con Angelo Furlan.

Alberto Bettiol tour 2020
Alberto Bettiol con la sua SuperSix Evo all’ultimo Tour de France
Alberto Bettiol Tour 2020
Alberto Bettiol con la sua SuperSix Evo all’ultimo Tour de France

La preferita di Bettiol

Infine, Bettiol ci ha confidato che: «A me piace la SuperSix, anche se i tecnici Cannondale mi dicono che la SystemSix è più veloce. Però per le gare a cui punto io, dove ci sono salite sopra il 6-7 per cento la leggerezza della SuperSix è un valore aggiunto che apprezzo molto».

cannondale.com

Team EF con Cannondale

Cannondale con EF Pro Cycling fino al 2023

15.01.2021
3 min
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Per Cannondale è giunto il tempo di rinnovare la propria sponsorizzazione e la partnership nel mondo del professionismo WorldTour. Il bike brand è di proprietà del poderoso Gruppo Dorel. La società quotata in borsa a New York (NYSE), ha definito fino al 2023 con EF Pro Cycling. Il team che anno si chiamerà ufficialmente EF Education-NIPPO.

Insieme dal 2015

Lo stesso gruppo sportivo collabora attivamente con Cannondale da ben sei anni, ovvero da quando il marchio americano ha avviato nel 2015 la fornitura delle biciclette al team Garmin-Sharp. E mentre il nome della squadra è cambiato nel corso degli anni, la costante è stata rappresentata proprio dalle biciclette che hanno guidato le prestazioni degli atleti. E’ stata sempre molto forte anche la collaborazione tra la squadra e lo staff tecnico di Cannondale.

Promozione a 360°

«Prioritariamente, il rapporto con Cannondale ha sempre riguardato l’evoluzione e la rivoluzione – ha dichiarato Jonathan Vaughters, CEO di EF Pro Cycling – e questo perché entrambi vogliamo progredire da un punto di vista agonistico, spingendo i confini ed il coinvolgimento del nostro sport verso l’esterno. Amiamo lavorare con Cannondale per evidenziare la bellezza dei loro prodotti, ma anche per rendere il ciclismo più accessibile ovunque. Vogliamo che più persone vadano in bicicletta… con il sorriso sulle labbra».

Rigoberto Uran al Tour 2020
Rigoberto Uran in sella alla Cannondale SuperSix Evo
Rigoberto Uran al Tour 2020
Rigoberto Uran in sella alla Cannondale SuperSix Evo

Corsa, gravel e Mtb

La durata dell’accordo darà al team stesso e a Cannondale il tempo necessario di pianificare e compiere dei veri e propri progressi su più fronti: strada, ma anche Mtb e gravel. La squadra sta correndo un calendario misto di eventi. Al di là delle gare su strada, i nuovi eventi consentiranno difatti a EF Pro Cycling e a Cannondale di ben collaborare in tutte le discipline.
«Le nostre ambizioni di costruire una comunità più ampia nel mondo del ciclismo sono perfettamente in linea con lo spirito di EF Pro Cycling – ha ribadito Jonathan Geran, il Responsabile dello sports marketing di Cannondale – e stiamo tutti lavorando per gli stessi obiettivi comuni, ovvero quelli di essere la squadra più amata al mondo, di correre con carattere e cuore e di cambiare la percezione di ciò che la gente pensa del ciclismo professionistico e dei suoi protagonisti».

Cannondale SistemSix grafica Rapha e Palace Skateboards
La SistemSix con la grafica personalizzata da Rapha e Palace Skateboards
Cannondale SistemSix grafica Rapha e Palace Skateboards
La SistemSix con la grafica personalizzata da Rapha e Palace Skateboards

Uno sviluppo tecnico sempre crescente

«Le Cannondale con cui gareggeremo in questa stagione sono davvero il massimo in termini di prestazioni – ha affermato Andreas Klier, il capo delle operazioni tecniche del team – e a un certo livello ti aspetti che ogni bicicletta sia davvero eccezionale. Ma ciò che ci distingue è il modo in cui lavoriamo assieme sui dettagli, in modo particolare i nuovi modelli. Oltre ai telai delle bici, nel corso degli anni siamo stati in grado di ottenere enormi incrementi di prestazioni anche da alcuni diretti fornitori di Cannondale, come FSA, Vision, Prologo e Vittoria».

cannondale.com

Lachlan Morton, vittoria Badlands, 8 settembre 2020 @peterofthespoon

Il ciclismo di Lachlan alla ricerca di se stesso

20.11.2020
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Un’intervista a Lachlan Morton, che fra tanti direte voi… Sentite come è nata. Avete presente Paolo Mei, speaker del Giro d’Italia e grande appassionato di gravel bike? Bene. Si fa per parlare e gli scappa detto: «Io appassionato? Certo, ma dovreste parlare con Lachlan Morton della EF Pro Cycling, che ha fatto il Giro ed è il simbolo del gravel mondiale».

Così in un pomeriggio meno intasato di altri, componiamo il numero, gentilmente fornito dal Hannah Troop, addetta stampa della Ef Pro Cycling. Nel momento in cui i professionisti hanno riscoperto la mountain bike e bici.PRO si è messa al loro servizio con una serie di consigli e pareri, perché non esplorare il mondo gravel? 

Lachlan ha 28 anni, è australiano e vive in Colorado, ma per fortuna oggi si trova a Girona, per cui non c’è da combattere con il fuso orario.

Lachlan Morton, Giro d'Italia 2020, cronometro Palermo
Lachlan Morton al Giro d’Italia 2020, 71° nella cronometro di Palermo
Lachlan Morton, Giro d'Italia 2020, cronometro Palermo
Morton, Giro d’Italia, crono di Palermo

Sì, viaggiare

La gravel bike, per chi non lo sapesse è una sorta di minotauro, nato dall’incrocio fra una bici da strada e una mountain bike. Qualcuno vuole rintracciare elementi costruttivi delle bici da ciclocross, ma la vera contaminazione riguarda strada e mountain. Lachlan Morton se ne serve per viaggiare, con le sue borse da bikepacking attaccate e il naso che fiuta la strada, ma anche per competizioni estreme. Come quella che ha vinto in Spagna prima del Giro d’Italia. L’anno scorso invece ha viaggiato con suo fratello Gus dall’Albania a Istanbul su strade che non conosceva e realizzando durante il viaggio una sorta di documentario.

«Molte persone – racconta – sono entrate in contatto con me grazie a questo tipo di impresa. La maggior parte delle volte in cui corro, non mi sento come se fossi davvero importante per qualcuno, come se mancasse qualcosa. Forse l’idea del viaggio. Invece trovo eccitante attraversare luoghi in cui non avevo mai pensato di andare e che non rientrano fra le rotte tipiche del ciclismo».

Lachlan Morton, Alex Howes, foto Fsa, Dirty Kanza
Con il compagno Alex Howes, nel grande evento gravel Dirty Kanza (foto Fsa)
Lachlan Morton, Alex Howes, foto Fsa, Dirty Kanza
Con Alex Howes nel Dirty Kanza (foto Fsa)

Ritorno alle origini

Non c’è solo lui. Anche Daniel Oss finita la stagione prendeva e partiva con la bici e le borse. Wellens e De Gendt tornarono in Belgio pedalando dopo il Lombardia. Ma su strada, restando il più delle volte nei limiti dell’asfalto.

«E’ una cosa difficile da spiegare – dice Morton – ma essenzialmente stai ampliando i tuoi orizzonti attraverso uno strumento familiare, ma in una maniera completamente diversa. Attraverso le montagne dell’Albania, abbiamo trovato un tratto senza una strada. Avevamo solo Google Maps e il nostro istinto. Dopo un viaggio come quello torno a casa con nuove idee sulla bici e su me stesso. Ma al contempo non vedo l’ora di ricominciare a correre. Il ciclismo agonistico è molto faticoso e nessuno potrebbe reggere simili sforzi senza avere dentro la spinta per farli. Credo che pedalare in cerca di se stessi riaccenda quella passione che gli schemi a volte spengono».

Lachlan Morton, attrezzatura gravel bickepacking
Tutto il necessario per la partecipazione a un evento bikepacking
Lachlan Morton, attrezzatura gravel bickepacking
Il necessario per un bikepacking

Senza schemi

Ma in che modo la gravel può essere utile al professionista, nel mese di stacco dalla strada? E siamo certi che la posizione in sella, simile ma non identica, non crei qualche problemino?

«Ho provato ad avere lo stesso settaggio – spiega Morton – ma sono così diverse. Qui a Girona ho la bici da strada, la mountain bike, la gravel e per andare in giro uso una fixed. Nell’arco della settimana le uso tutte. Mi sveglio e parto. Il giorno che non riesco a immaginare di uscire per sei ore con la mia bici da strada, prendo la mountain bike e magari le sei ore le faccio in giro per sentieri. Oppure faccio la stesa cosa sulle strade bianche e la gravel. Mi piace cambiare posizione, non è mai stato un problema». 

Lachlan Morton, foto Cannondale
Lachlan Morton in piena azione: è alla Ef Pro Cycling dal 2019 (foto Cannondale)
Lachlan Morton, foto Cannondale
Alla Ef Pro Cycling dal 2019 (foto Cannondale)

Sfinito prima

Ciclista atipico o atipico che vuole fare il ciclista? Il quesito è legittimo e si fa fatica a immaginarlo “ingabbiato” negli schemi del Giro d’Italia, in cui il suo miglior risultato è stato il 71° posto nella crono di Palermo.

«Il Giro è stato una bella corsa – dice – con strade e paesaggi indimenticabile. Peccato che non avessi la preparazione specifica. Il mese prima avevo vinto una gara in gravel, la Badlands di Granada. Percorso impegnativo, con deserto, sabbia a 40 gradi, valichi a 3.000 metri dove faceva freddo. E’ stato molto difficile, non la miglior preparazione per il Giro. Ho impiegato un giorno 19 ore e 30 minuti. E quando mi sono alzato dal letto il giorno dopo, riuscivo appena a muovermi e ho pensato: “No, il Giro è fuori discussione”. Ora invece il mio sogno è il Tour de France, il motivo per cui mi sono innamorato del ciclismo. Vorrei fare il Tour e la Cape Epic in mountain bike (la gara a tappe che si disputa a coppie che anche Nibali vorrebbe prima o poi provare, ndr). E’ pazzesco rendersi conto di quanti grandi eventi ci sono là fuori».

Saluta dicendo che resterà in Spagna fino a prima di Natale e poi volerà in Colorado. Il Covid lo sta frenando, ma presto conta di ripartire. Paolo Mei, dicci la verità: immaginavi che il ragazzo fosse così?

Cannondale, imballo ecologico, 2020

Ambiente e semplificazione, Cannondale c’è…

30.10.2020
3 min
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Cannondale strizza l’occhio all’ambiente… ma non solo. Il brand “premium” del rilevante gruppo americano Dorel Industries (2,6 miliardi di dollari il fatturato per circa 8.900 persone impiegate in ben venticinque Paesi nel mondo) si allinea ad una nobile tendenza del mercato del ciclo. Da oggi infatti tutte le biciclette spedite ai negozianti dalla filiale europea saranno previste in imballaggi più robusti e riciclabili al 100%.

Ci racconta Simone Maltagliati

«Quella che abbiamo annunciato oggi – dichiara a bici.PRO il Marketing Manager Italia di Cycling Sports Group Europe – rappresenta una vera e propria rivoluzione. Non solo difatti Cannondale dimostra un’attenzione doverosa all’ambiente, ma al tempo stesso intende agevolare il lavoro dei propri negozianti fornendo loro biciclette imballate in maniera molto più efficace».

Cannondale, imballo ecologico, 2020
Cannondale, imballo ecologico, 2020
Cannondale, imballo ecologico, 2020
Cannondale, imballo ecologico, 2020

Sebbene la bicicletta sia il mezzo di trasporto più ecologico, essa rientra in un settore i cui imballaggi lasciano molto a desiderare in termini di sostenibilità: i prodotti escono difatti dalle fabbriche in scatole piene fino all’orlo di plastica, polistirolo, fascette, graffette e molti altri elementi usa e getta superflui. Inoltre, una volta aperte, l’assemblaggio è sempre risultato eccessivamente complicato, persino per i meccanici più abili. 

Materiali riciclabili al 100%

Nei propri stabilimenti olandesi di Oldenzaal, Cannondale ha dunque completamente eliminato dagli imballaggi l’uso di nastro e buste in plastica, polistirolo, PVC e fascette, prevedendo adesso la distribuzione delle stesse bici solo con scatole certificate FSC utilizzando esclusivamente inchiostro naturale, di origine vegetale, e nastro di carta in fibra rinforzata e biodegradabile.

Cannondale, imballo ecologico, 2020
Cannondale, imballo ecologico, 2020
Cannondale, imballo ecologico, 2020
Cannondale, imballo ecologico, 2020

Migliore protezione

Le biciclette Cannondale saranno poi protette al meglio durante il trasporto. Verrà utilizzato del nastro di riso per tutelare i telai da eventuali danni, mentre protezioni in cartone per i rotori dei freni a disco, manicotti per le ruote e inserti a cuneo multifunzionali fungeranno da protezione e manterranno il prodotto sempre in posizione corretta all’interno della scatola

… e assemblaggio al 95%

Tutte le bici prodotte in Olanda verranno consegnate al rivenditore, assemblate al 95% riducendo i tempi di montaggio almeno della metà una volta disimballato il prodotto. I freni e il cambio risulteranno già regolati e le guaine dei freni già montate. Inoltre, se una bicicletta è dotata di parafanghi e portapacchi, la ruota anteriore sarà già montata velocizzando ulteriormente i tempi di assemblaggio…

Come affermato da Eugene Fierkens – il General Manager di Cannondale Europe – quella proposta dal brand americano è una soluzione migliore per il pianeta, un vantaggio per i rivenditori e conseguentemente una vittoria per i clienti finali.   

Quale naturale conseguenza di questa efficace iniziativa sul territorio europeo, Cannondale applicherà presto questi importanti accorgimenti anche a livello globale. 

www.cannondale.com

Giovanni Visconti

Visconti beffato, ma la gamba c’è

07.10.2020
4 min
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Le nubi inghiottono l’Etna, quando Visconti arriva al pullman della Vini Zabù-Ktm. La mantellina pesante, le braccia che si allargano. Ha creduto di vincere fino a 5 chilometri dall’arrivo. Poi Caicedo lo ha staccato e la sua rincorsa si è andata spegnendo. Secondo a 21 secondi dall’ecuadoriano. Rabbia e insieme le sensazioni giuste.

Jonathan Caicedo, campione dell’Ecuador, stacca visconti e vince sull’Etna
Jonathan Caicedo, Giro d'Italia 2020, Etna
Jonathan Caicedo, campione dell’Ecuador, stacca visconti e vince sull’Etna

La rabbia di Scinto

Durante l’attesa, Scinto era ancora furibondo con il giudice di gara che gli ha impedito di dare acqua a Giovanni. Al toscano in serata arriverà anche una multa di 500 franchi svizzeri per aver scagliato la borraccia al suolo in segno di stizza.

«Mi hanno chiamato a 10,5 chilometri dall’arrivo – diceva – ma fra moto e ammiraglie, non sono riuscito a passare. Quando ci sono riuscito, ho chiesto al giudice di chiudere un occhio. Il limite è a 10 chilometri, eravamo a 9,9 dall’arrivo, cosa cambia? Gli ho detto: se non mi dai il tempo di passare, come faccio? Non so se non poter bere ha danneggiato Visconti. Non ha mai chiesto un cambio, ma si sentiva talmente forte da aver creduto che Caicedo non ce la facesse più…».

Giovanni Visconti_Giro 2020_ Etna
Il palermitano sull’Etna e intorno poche mascherine…
Giovanni Visconti_Giro 2020_ Etna
Il palermitano sull’Etna e intorno poche mascherine…

Lite dopo Agrigento

Visconti si avvicina alla transenna. Ha addosso la calma della rassegnazione e insieme il tono duro. La partenza da casa sua, a Monreale, lo ha emozionato. Ma le cose vanno veloci. Ieri hanno discusso e forse non se lo aspettava da parte di chi gli è più vicino. Da una parte la sua voglia di restare coperto sull’arrivo di Agrigento, dall’altra le pressioni della squadra perché si butti ogni giorno.

«Cosa me ne faccio di un decimo posto? Volevo provare la fuga oggi. Speravo ci lasciassero più spazio, anche se alla fine non è successo. Abbiamo dovuto guadagnarcela. Ai 10 dall’arrivo non ero convinto di arrivare, perché erano vicini. Invece abbiamo fatto una gran bella scalata noi due davanti».

La finta di Caicedo

L’Etna lo ha abbracciato. E mentre dietro Matteo Fabbro picchiava duro sui pedali, davanti sono rimasti in due. Chi aveva visto correre Caicedo al Tour Colombia sapeva che fosse un corridore forte. Visconti laggiù non c’era ed ha abboccato alle tattiche tutte sudamericane del campione dell’Ecuador.

«Mi sono fatto ingannare – dice – perché lui faceva le smorfie, faceva finta di farsi staccare. Quando andava avanti rallentava e io pensavo che fosse a tutta. Così ho fatto due, tre, quattro scatti… e alla fine mi ha lasciato lì! Prima dell’arrivo c’è stato un momento in cui pensavo di riprenderlo, perché lui si era un po’ piantato e io avevo il tifo per me. Una cosa da brividi, ma non è bastato».

Tornato al pullman, Visconti è deluso, ma ha tempo per scambiare due parole
Giro dItalia 2020_Giovanni Visconti_Etna
Giro dItalia 2020_Giovanni Visconti_Etna

La svolta attesa

Visconti ha lavorato tanto e bene, ma non era ancora riuscito a sbloccarsi. La mancata vittoria ha lasciato l’amaro in bocca, ma se non altro è stata un grandioso segno di vita.

«Io mi devo gestire – dice – non sono scalatore come lui. Sapevo di avere queste sensazioni sulle salite lunghe. Sono consapevole di non essere più esplosivo come una volta, quindi qualcuno quando mi vede arrivare in certi arrivi, storce la bocca. Passano gli anni e io sono ancora forte. Sto molto bene da una ventina di giorni. Solo che è un momento storto mentalmente, non fisicamente. Sto bene. Ho bisogno di azzeccare la giornata giusta. Magari spero che questa giornata mi faccia cambiare il Giro e la mentalità. Quando manca la testa, manca poi tutto il resto».

La Cannondale SuperSix Evo di Hugh Carthy

27.04.0010
3 min
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Un altro sguardo alla prossima edizione della corsa rosa, un altro corridore che potrebbe recitare un ruolo tra i protagonisti. Siamo andati a vedere la Cannondale SuperSix Evo di Hugh Carthy, atleta della EF-Easypost. C’è un dettaglio tecnico che ci ha colpito, ovvero l’utilizzo della piega manubrio in alluminio FSA Energy, in controtendenza rispetto alle scelte della maggior parte dei suoi colleghi. Ma entriamo nel dettaglio della bicicletta.

La Cannondale Super Six Evo di Hugh Carthy, con bandierina britannica
La Cannondale Super Six Evo di Hugh Carthy, con bandierina britannica

Una SuperSix Evo senza stravolgimenti

Quella utilizzata dal corridore britannico è la bicicletta nella versione “classica”, su cui non si notano grandi differenze rispetto alla bici presente nel mercato. E’ una taglia 58, in linea con le caratteristiche fisiche del corridore, alto 1,93 centimetri e filiforme. Notevole la differenza tra sella e manubrio. Anche quest’ultimo fattore è in controtendenza, rispetto alla media dei suoi colleghi scalatori e grimpeur, che adottano dei setting non eccessivamente sacrificati verso il basso, votati a non schiacciare eccessivamente il diaframma.

Componentistica tra FSA e Vision

Hugh Carthy, così come i suoi compagni di squadra, utilizza le ruote Vision Metron da 40 millimetri e con predisposizione tubolare: combinazione spesso usata anche nelle frazioni veloci. Le gomme sono le Vittoria Corsa da 26 millimetri.

Interessante la scelta del cockpit, dove troviamo lo stem FSA e una piega in alluminio Energy. Non c’è il manubrio integrato e full carbon. Anche in questo caso ci troviamo a documentare una scelta differente rispetto agli standard attuali. Oltre al materiale utilizzato per la costruzione, la piega FSA Energy è compact nel reach, nello stack e non è curvata verso l’anteriore della bicicletta, ma ha un design classico. Carthy Utilizza una sella Prologo Nago, senza CPC e senza il canale di scarico.

Power meter, pedali e guarnitura

Lo avevamo notato alla Parigi-Roubaix, ma anche sulle KTM del Team Tirol-KTM, ovvero la presenza dei pedali SpeedPlay-Wahoo, quelli che dovrebbero integrare il power meter, abbinati al P2max nella guarnitura.

Siamo portati a pensare che il power meter attivo sia quello della guarnitura. Le pedivelle sono FSA, con perno da 30 millimetri e gli adattatori necessari per la scatola del movimento centrale (73 millimetri di larghezza) della Cannondale, unica nel suo genere.