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Olivo, il formicolio l’ha fermato a Glasgow. Rivincita all’europeo?

24.08.2023
5 min
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«Non sentivo più la gamba, non riuscivo nemmeno a capire se fosse distesa o meno». Bryan Olivo ai mondiali scozzesi ha dovuto desistere dalla sua lotta contro il tempo. Il campione italiano U23 della cronometro è tornato dalla spedizione iridata con un 45° posto e un problema da risolvere. Un formicolio invadente e debilitante che dopo 10 chilometri di prova lo ha estromesso da ogni sogno di gloria.

Bryan è di Fiume Veneto un paese in provincia di Pordenone. Quando lo chiamiamo, è tornato da un allenamento concluso nel caldo torrido che soffoca l’Italia da nord a sud. Il suo tono è però disteso perché, seppure ci sia un’incognita da risolvere, è conscio del fatto che farsi prendere dal panico e dalla delusione non servirebbe a nulla. Il centro CTF Lab della sua squadra è già all’opera per risolverlo e sullo sfondo prende forma l’obiettivo europeo di fine settembre

Olivo ha conquistato l’italiano davanti a Nicolas Milesi e Dario Igor Belletta
Olivo ha conquistato l’italiano davanti a Nicolas Milesi e Dario Igor Belletta
Partiamo da dove ci siamo lasciati. Ormai sono due mesi che hai il body tricolore nell’armadio, cosa si prova?

E’ stata una grandissima soddisfazione perché ci lavoravo da tantissimo, da un anno. Ho raggiunto un obiettivo che per me era molto importante. Dopo alcuni alti a bassi che continuano tutt’ora, però è stata una nota positiva in questa stagione.

Come la valuti la tua stagione fino a qui?

Non un granché. Ho fatto bene all’inizio stagione fino ad aprile, poi ho avuto un problema intestinale che mi ha fatto perdere 3 chili. Poi ho recuperato, ho fatto bene la corsa della Pace e con la nazionale. Non corro su strada dal campionato italiano quindi dal 24 giugno. Questo perché c’erano gli appuntamenti della pista U23 e la crono del mondiale da preparare. Sabato e domenica ripartirò con le corse.

Olivo è al secondo anno nel Cycling Team Friuli
Olivo è al secondo anno nel Cycling Team Friuli
L’avvicinamento al mondiale com’è andato?

Non è stato dei migliori perché quando sono rientrato dagli europei di pista ho avuto un problema al polpaccio. Questo non mi ha fatto allenare nel migliore dei modi per una settimana e mezza.

La tua condizione com’era?

C’è da dire di sicuro che non ero ai livelli di Lorenzo Milesi che ha vinto, ma quello si sapeva. Però ecco a una top ten ci sarei andato vicino, sarebbe stata un’ottima soddisfazione per me essendo anche la prima volta ad un mondiale. Non sarebbe stata solo esperienza, ma anche un bel risultato.

Che effetto ti ha fatto vedere Milesi sul gradino più alto?

Lui corre con i professionisti, quindi ha tutto un altro ritmo. Sapevo che sarebbe andato più forte di me. Però sono rimasto molto contento per la sua vittoria. Lorenzo mi sta simpatico è un bravo ragazzo e alla fine abbiamo condiviso tanti giorni in camera assieme. Quindi posso essere solo che felice per lui. 

Olivo ha posto l’obiettivo sugli europei olandesi di settembre
Olivo ha posto l’obiettivo sugli europei olandesi di settembre
Cosa è successo durante la prova mondiale?

Molto semplicemente, dopo credo 10/12 chilometri non mi ricordo precisamente, mi ha iniziato a formicolare tutta tutta la gamba sinistra fino al piede. A un certo punto non avevo più sensibilità e quando mi alzavo in piedi proprio non sentivo più la coordinazione della gamba, non riuscivo a capire se stavo dando forza o no. A un certo punto si vede anche dai filmati TV che provavo a distendere la gamba per fargli riprendere il sangue però in quel momento, quando l’ho distesa non riuscivo neanche a capire se l’avessi distesa o no. E’ stata proprio una brutta sensazione. 

Ti era mai capitato?

Forse agli europei in pista, ma 4 chilometri, non ci avevo fatto caso più di tanto e ho detto “boh sarà una cosa così”. Però mi è ritornato anche stavolta ai mondiali e quindi in questi giorni sarò dai miei preparatori al CTF Lab, dove facciamo posizionamento per vedere se magari con un fondello differente cambia qualcosa rispetto a quello che utilizzo ora. 

La prima ipotesi è quindi quella di un posizionamento errato?

Pensiamo che sia un problema legato allo schiacciamento eccessivo della zona del soprasella. Questo ha implicato un minor passaggio del sangue e di conseguenza il formicolio. Questo sarà il primo tentativo poi vedremo se intervenire sulla sella, l’importante è non stravolgere tutto insieme.

Olivo su strada non ha mai lamentato problemi legati alla posizione
Olivo su strada non ha mai lamentato problemi legati alla posizione
Su strada hai mai lamentato un problema simile?

No perché sulla bici da strada ho una posizione meno estrema. Essendo il bacino meno ruotato è difficile arrivare a un interruzione del flusso del sangue se non si hanno particolari problemi. 

Cosa ti porti a casa da questo mondiale?

La prendo come esperienza. Bisogna solo andare avanti e risolvere questo problema che fortunatamente non si presenta sulla bici da strada. 

Un’occasione di rivincita nel finale di stagione ci sarebbe…Il campionato europeo di Drenthe in Olanda è un tuo obiettivo?

Rimane un obiettivo arrivare competitivo, spero di essere convocato agli europei soprattutto per la crono. E poi vediamo di far bene anche il fine stagione su strada, per arrivare eventualmente ad una convocazione anche su strada. Non nego che voglio prendermi una rivincita dal mondiale. 

Caro Rosa, cosa fai sulla mountain? «Mi diverto e vado forte»

11.08.2023
6 min
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Per un ex pro’ non è mai facile ridisegnare la propria vita una volta scesi dalla bici da strada, su cui si è passata gran parte del proprio tempo tra sacrifici e successi. Diego Rosa lo avevamo lasciato nel 2022 conscio che la sua carriera da stradista sarebbe finita per dare inizio a quella da biker. Lo abbiamo ritrovato sette mesi dopo campione italiano nella specialità marathon.

Un risultato importante che ripaga una scelta voluta, ma forse un po’ anticipata. Il tricolore sul petto e il nono posto conquistato una settimana fa ai mondiali di Glasgow (foto FCI in apertura), però hanno il sapore di rivincita e sono una molla per continuare a pedalare fuoristrada proprio come agli inizi della sua carriera. 

Il podio della categoria Elite maschile di Valsugana Wild Ride (foto Alice Russolo)
Il podio della categoria Elite maschile di Valsugana Wild Ride (foto Alice Russolo)
Diego, sei campione italiano marathon. Riavvolgiamo il nastro e raccontaci come sta andando questa “prima” stagione offroad…

A inizio anno ho fatto Gran Fondo e assaggiato alcune gare a tappe, per prendere un po’ confidenza con con gli avversari che poi avrei trovato alle marathon. Tante gare che mi servivano per fare esperienza. Sono partito meglio di quello che mi sarei aspettato. Sono arrivato nella seconda metà senza essermi ancora rotto nessun osso, quindi il bilancio è più che positivo (ride, ndr), già solo quello mi bastava, non mi sarei aspettato niente. 

Tutto liscio quindi?

Nella prima parte della stagione ho vinto una Gran Fondo, ho visto che più o meno ero sempre davanti, però mancavano un po’ i confronti nelle gare internazionali. Ecco invece che nella seconda parte di stagione, sono arrivati. Sportivamente diciamo che la seconda parte invece è stata anche un po’ dolce/amara, è iniziata con la Coppa del mondo ed ero andato in altura a prepararmi per quel blocco di gare compreso l’europeo e la Hero. Però a Finale mi sono rotto due costole e all’europeo ho bucato, ma in ogni caso non ero nelle migliori condizioni. Poi ho fatto una bella gara all’italiano e un bel mondiale. Morale alto, visto che mi rivedo davanti e son contento di dove sono adesso.

A livello di ritmo è stato facile oppure difficile entrare nell’ottica di queste gare marathon, venendo da stagioni su strada?

In realtà la parte dove pensavo di patire di più era la partenza e la prima parte di gara. Però già nelle Gran Fondo e nelle prime gare dell’anno avevo visto che grandi problemi in partenza non ne avevo. Sui percorsi più brevi, più da crosscountristi fatico di più. Invece in quei percorsi dove serve più il fondo posso dire la mia. Ho visto che nel finale di gara riesco sempre ad avere qualcosa di più anche se il mio punto debole rimangono le salite brevi. 

Rosa in azione durante il campionato italiano Marathon (foto Alice Russolo)
Rosa in azione durante il campionato italiano Marathon (foto Alice Russolo)
La bici da strada l’hai appesa al chiodo o ti alleni ancora sulle ruote strette?

La uso tantissimo, faccio blocchi da due o tre giorni di lavoro e su ogni blocco di lavoro esco una volta sola in MTB. Alterno periodi in cui uso di più la mountain a momenti in cui la uso un po’ di meno, dipende anche un po’ dalla logistica. Adesso per esempio sono al mare e sono venuto giù con la MTB. Quindi diciamo 70% strada e 30% mountain bike.

Una percentuale a dir poco sbilanciata…

So di non essere tanto abituato quando esco con la mountain e quindi vado a sovraccaricare e ad avere dei dolorini dappertutto. Sono un po’ costretto ogni tanto ad alternarla di più perchè la parte alta è stata ferma per anni.

Dal punto di vista tecnico invece ci avevi detto che dovevi un po’ ritornare a conoscere quello che è questa nuova generazione di mountain bike, settaggi e dettagli. Come ti stai trovando?

Ma sicuramente molto bene, da novembre ad oggi ho già cambiato tre bici. Sono passato dalla Specialized Epic da 100, a quella da 120 e adesso uso la World Cup, quindi ho avuto anche la possibilità di capire le diversità fra una bici e l’altra. Le 120 ti permettono molto di più, sono molto più stabili. Adesso con la World Cup probabilmente mi diverto di più, è un po’ uno stile di guida che torna al vecchio “frontino”, una via di mezzo. Sinceramente avessi dovuto fare questo passaggio alla mountain bike con le bici che utilizzavo 10 anni fa, sarebbe stato tutto molto, molto più complicato. Abbiamo corso un mondiale su un percorso davvero tecnico, con tanto fango. Le mie capacità di guida non sono di quel livello, però ho finito il mondiale, non sono caduto e non ho bucato, sicuramente la bici mi ha aiutato tantissimo.

Per Rosa i primi ritiri sono stati fondamentali per apprendere consigli dai compagni (foto Taddei Team)
Per Rosa i primi ritiri sono stati fondamentali per apprendere consigli dai compagni (foto Taddei Team)
E invece dal punto di vista della squadra come ti stai trovando?

Benissimo. Siamo una squadra di ex corridori su strada. La Taddei Factory Team ora, con me e Riccardo Chiarini, prima c’erano Failli e Casagrande, ha sempre avuto una certa mentalità. Andiamo a correre tutti per uno. Io a inizio stagione mi son messo a disposizione di Failli e Chiaro in diverse corse e adesso loro sapevano che quando sarebbe arrivato il mio turno mi avrebbero aiutato come all’italiano. Ci piace correre da squadra e mi trovo davvero bene. Loro hanno fatto lo stesso passaggio, mi aiutano con consigli che hanno già provato sulla loro pelle. E poi il modo di correre è quello un po’ da stradisti.

Arrivando al risultato dell’italiano. Cosa vuol dire per te? È un po’ una conferma di questa scelta…

Sì, è stata una rivincita che mi ripaga degli sforzi fatti e delle decisioni. Dire alla famiglia che smetti di correre e poi ti ritrovi ad andare via, in altura e alle gare tutti i fine settimana non è facile. La maglia tricolore l’ho inseguita per anni, sono molto contento di indossarla. E’ una di quelle maglie che tutte le domeniche ricordi a tutti e a te stesso che hai vinto quella gara. Ha un sapore speciale.

Qui la squadra al completo Taddei Factory Team
Qui la squadra al completo Taddei Factory Team
Per chiudere il il mondiale, questo nono posto che cosa ti ha dimostrato? 

Questo mondiale ha avuto due facce. Nella prima parte ho perso quattro minuti. Era un percorso molto tecnico e soprattutto c’erano discese difficili che finivano prima dei tratti di pianura, quindi io perdevo in discesa e poi rimanevo al vento. La seconda parte era più da pedalare con discese più scorrevoli e nelle ultime due ore ho perso solo 20 secondi dal vincitore. Quindi son più contento di quello. Nella seconda parte ho pedalato più forte di chi ha vinto ma in discesa ho perso. So che c’è ancora margine. Guardo sempre il bicchiere mezzo pieno.

E adesso come si sviluppa la tua stagione? 

Adesso sono al mare qualche giorno con la famiglia, perché se lo meritano assolutamente e anch’io ne ho bisogno. E poi tornerò a correre alla Kronplatz, poi la Mythos e due prove di coppa del mondo. 

Hai messo una data al finale di stagione?

Non lo sappiamo ancora, abbiamo preparato, le trasferte in Francia per la Coppa del Mondo e in America e poi dopo da lì vedremo. Poi avendo la maglia da campione Italiano, più si corre meglio è, bisogna sfoggiarla (ride,ndr).

Samuele Scappini: due tricolori cross e ora strada e pista

15.02.2023
4 min
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Gli juniores rappresentano una categoria di transizione che vede l’alternarsi di nomi e risultati. Quando però emerge un nome in grado di vincere due tricolori consecutivi nel ciclocross e molteplici corse su strada, è bene farsi un piccolo appunto sul taccuino. I tempi però non devono essere affrettati, Samuele Scappini compirà diciotto anni il 24 aprile e quando ci risponde ha appena chiuso il libro di scuola su cui stava studiando. Entriamo così in punta di piedi a conoscere l’umbro, talento emergente del Team Fortebraccio

Per Scappini quella di Hoogerheide è stata la prima convocazione ad un mondiale. In apertura, il podio ai tricolori di Roma
Per Scappini quella di Hoogerheide è stata la prima convocazione ad un mondiale. In apertura, il podio ai tricolori di Roma
Sei appena tornato dalla tua prima convocazione ad un mondiale. Che esperienza è stata?

Essere stato convocato in nazionale è stato bellissimo. E’ stata la mia prima volta. Ero partito per fare bene. Però ci sono stati degli inconvenienti che non mi hanno permesso di esprimermi al meglio.

Di che tipo?

Quindici minuti prima del via ho fatto una partenza da fermo e mi sono trovato con il manubrio in mano. Con il carbonio squarciato. Ho dovuto quindi cambiare bicicletta. 

E l’altro inconveniente?

Dopo la partenza a 300 metri dal via c’è stata una caduta e sono rimasto coinvolto. Sono ripartito ma la gara era già compromessa. Una serie di avvenimenti che mi hanno fatto perdere concentrazione e lucidità e ho chiuso solo 45°.

Scappini Variano 2022
A Variano 2022 il corridore umbro aveva spiazzato tutti, vincendo il primo titolo italiano juniores
Scappini Variano 2022
A Variano 2022 il corridore umbro aveva spiazzato tutti, vincendo il primo titolo italiano juniores
Un mondiale sfortunato possiamo dire. La tua stagione cross vanta però 12 vittorie tra cui il secondo titolo tricolore consecutivo…

Ero dato favorito da tutti. Sono rimasto con i piedi per terra con quella maglia, che nella mia testa volevo riconquistare e confermare. Così è stato. 

Portaci a quel giorno…

Le gambe le avevo e la concentrazione era al massimo. Le prime curve le ho affrontate bene guadagnando subito 20 metri. Poi pian piano ho incrementato il vantaggio e sono arrivato al traguardo con 40 secondi. 

La tua categoria è stata criticata per l’impegno nelle trasferte in maglia azzurra. Che cosa hai percepito da dentro?

In nazionale mi sono sempre trovato bene. Io vado d’accordo con tutti, non mi arrabbio facilmente. Dobbiamo lavorare e seguire quello che ci dicono. 

La vittoria di Scappini al campionato italiano di Roma è stata la ciliegina sulla torta di una stagione plurivittoriosa
La vittoria di Scappini al campionato italiano di Roma è stata la ciliegina sulla torta di una stagione plurivittoriosa
Veniamo alla strada. Ti stai già preparando?

Da domani parto con la preparazione per partire al meglio con la stagione. Il mio obiettivo è quello di diventare uno stradista. Per farlo devo vincere le gare e so che non sarà facile. 

Oltre a cross e strada, gareggi anche in pista?

Sì assolutamente. Con le mie caratteristiche penso di poterla portare avanti e sento che mi tornerà utile. 

Quale specialità ti piace di più?

Mi piace molto il chilometro da fermo. Sono esplosivo e sento di poter far bene. 

Stai scoprendo le tue potenzialità, che tipo di corridore sei?

Se c’è un arrivo in salita, diciamo che non sono il favorito, ma me la gioco. Non sono uno scalatore. Se si arriva con un gruppetto ristretto posso dire la mia. Io mi sento velocista da pianura e mi piacciono molto anche gli arrivi in leggera salita dove c’è da spingere. 

L’umbro corre nel Team Fortebraccio dalla categoria juniores
L’umbro corre nel Team Fortebraccio dalla categoria juniores
Quando partirà la tua stagione?

Le prime gare saranno a inizio marzo, ma non abbiamo ancora stilato un calendario. Parto con la preparazione poi si vedrà. 

TI sei prefissato degli obiettivi?

Spero di fare bene al campionato italiano perché sarebbe la ciliegina sulla torta per la categoria juniores. Due tricolori ciclocross e uno su strada sarebbe il massimo. I miei due sogni per il 2023 sono andare al mondiale e all’europeo. 

Se per strada e ciclocross gli obiettivi sono tricolori, per la pista?

Non sento di avere particolari aspirazioni. A livello nazionale sento di poter dire la mia, poi tutto quello che viene è guadagnato. 

Filippo Cettolin, il tricolore allievi in rotta sulla Coppa d’Oro

03.09.2022
5 min
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Come cambia la stagione di un allievo che vince il tricolore? Siamo partiti da questa semplice domanda e l’abbiamo rivolta a chi quella maglia la sta vestendo. Il suo nome è Filippo Cettolin, classe 2006 nato a Conegliano e che vive a San Vendemiano. Città che dà il nome alla sua squadra dove milita e dove è cresciuto ciclisticamente, la Velo Club San Vendemiano. Nella sua famiglia il ciclismo scorre nelle vene con la passione tramandata dal nonno al padre Daniele che l’ha passata a Filippo e al fratello Matteo anche lui ciclista, militante nella Borgo Molino Rinascita Ormelle. 

La categoria allievi è una fase di crescita dove ancora tutto è da dimostrare, ma dalle parole del campione italiano traspare umiltà e tanta voglia di fare di questa passione un lavoro. In vista ci sono due grossi appuntamenti su cui Filippo ha messo gli occhi, la Coppa Dino Diddi e la Coppa d’Oro, due grandi corse che valgono una stagione, la seconda considerata un piccolo mondiale di categoria. Scopriamo insieme cosa passa per la testa di un giovane talento con le idee chiare. 

Qui la vittoria dell’italiano a Darfo Boario Terme (foto di BiciTV)
Qui la vittoria dell’italiano a Darfo Boario Terme (foto di BiciTV)

Prima e dopo l’italiano

Dalla chiacchierata con il giovane veneto, si capisce che c’è un prima e un dopo rispetto alla vittoria tricolore. Filippo ha vinto otto corse quest’anno, quattro prima dell’italiano, ma qualcosa nella testa del ragazzo è scattato. Una sorta di fiducia nei propri mezzi e di volontà di vivere questo sport al meglio. Un metro e settantuno per sessantuno chili di motivazione e tanta voglia di esprimersi in bici. 

Ciao Filippo, come stai?

Sto molto bene. 

Domenica corri alla Coppa Diddi, senti di poter far bene?

Si dai, in questo periodo tengo bene anche in salita. E’ uno degli appuntamenti più importanti della stagione.

Dopo la Diddi ci sarà anche la Coppa d’Oro, un altro appuntamento importante…

Si, la sto preparando molto bene, diciamo che era uno dei miei obiettivi principali a inizio stagione perché è una corsa importante e ci sono passati tanti bei campioni, ha un bell’albo d’oro. 

La vittoria tricolore l’ha conquistata davanti a Andrea Bessega e a Elia Andreaus (foto di Fabiano Ghilardi)
La vittoria tricolore l’ha conquistata davanti a Andrea Bessega e a Elia Andreaus (foto di Fabiano Ghilardi)
Ti aspettavi una stagione di questo tipo a inizio anno?

No, non me lo aspettavo di fare una stagione del genere. Volevo e pensavo di fare un po’ di vittorie ma diciamo che il tricolore era fuori dai miei obiettivi, era ancora un sogno. Andando avanti però ho visto che le possibilità c’erano, i miei allenatori Patrich Pavan e Marco Lazzer mi hanno preparato bene, sono arrivato con una condizione perfetta all’italiano e sono riuscito a vincerlo.

Con che prospettive sei arrivato all’italiano?

Era un sogno ma sapevo che potevo fare bene. Mi sono preparato al meglio facendo diverse gare di preparazione per arrivarci in forma. Prima di partire il mio allenatore mi ha detto che se ci avessi creduto avrei potuto farcela e così è stato

Cosa è cambiato dopo che hai indossato la maglia di campione italiano?

Dopo che ho vinto la maglia sento maggiore pressione da parte degli altri. Ho tutti gli occhi addosso e sento che devo fare bene ad ogni corsa. E’ normale che sia così, è un impegno aggiuntivo che va di pari passo con la volontà di onorare la maglia. E’ una motivazione continua. Credo che lo sto facendo al meglio.

Filippo l’anno prossimo passerà nella categoria juniores con la Borgo Molino Rinascita Ormelle
Filippo l’anno prossimo passerà nella categoria juniores con la Borgo Molino Rinascita Ormelle
Come hai reagito a questa vittoria?

C’è stata una grande soddisfazione dopo aver vinto l’italiano. Ma mi sono fermato un attimo e ho pensato che quel risultato dovesse essere un punto di partenza. Così mi sono subito dedicato alle gare a seguire

Ti motiva per il futuro?

Penso a godermi il presente ma sicuramente mi ha spinto a far meglio, ho capito che le possibilità ce le ho e che devo crederci. 

Com’è proseguita la tua stagione?

Subito dopo ho fatto gli italiani in pista a Dalmine dove ho fatto terzo nell’inseguimento a squadre e terzo nell’omnium. Poi ho staccato un po’ per riposarmi e nelle ultime settimane ho ripreso e sento che la condizione sta ritornando in vista degli ultimi appuntamenti. 

Torniamo al presente, come ti approcci a questi due appuntamenti importanti?

Le due corse le ho preparate al meglio per dare il massimo. Non sono uno da tutto o niente. Parto per vincere ma se arriva un buon piazzamento raccolgo quanto di buono ho fatto. La vittoria è piena di variabili, la fortuna gioca molto in queste categorie dove le squadre non sono paragonabili a quelle di categorie superiori. Fare un bel piazzamento sarebbe un bel traguardo per me. 

Dopo gli italiani ha partecipato al tricolore su pista dove ha conquistato due bronzi
Dopo gli italiani ha partecipato al tricolore su pista dove ha conquistato due bronzi
Che rapporto hai con la squadra?

Il rapporto con la squadra è ottimo, infatti ne approfitto per ringraziarli perché mi hanno sempre supportato in tutto. 

Anche tuo fratello corre, hai un bel legame con lui?

Sì andiamo molto d’accordo, sarebbe bello correre insieme. Fa il fratello maggiore, mi aiuta e mi dà i consigli. Ci divide solo un anno quindi il legame è forte.

Dall’anno prossimo gli juniores non avranno più limitazioni sui rapporti. Che pensiero hai in merito?

Diciamo che sarà un passaggio importante da fare sopratutto per noi che siamo abituati al 16. Ci sarà una spaccatura più evidente tra chi è più sviluppato rispetto a quelli che lo sono meno. Faranno più fatica ad adattarsi. Vedremo, al momento non riesco a immaginarmi la situazione ma sarà un passaggio importante. Io al momento mi alleno solo con il 16, non voglio anticipare i tempi.

Chi è il tuo idolo?

Il mio idolo è sempre stato Peter Sagan fin da quando ero piccolo e lo è tutt’ora, le sue caratteristiche, il suo modo di correre e anche a livello di carisma mi è sempre piaciuto. 

Qual è il tuo sogno?

Diciamo che vorrei fare del ciclismo la mia vita, il mio lavoro. Questo è il mio sogno.

Vincere un Tour, un Giro, una classica, niente di tutto questo?

Arrivare al professionismo sarebbe già un sogno che si realizza. 

A tutto Zana: il campione italiano in 10 punti (più un sogno)

30.06.2022
7 min
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La volata perfetta tirata fuori dal cilindro. Sarebbe riduttivo archiviare così la vittoria di Filippo Zana del campionato italiano. Il corridore della Bardiani Csf Faizanè comincia a dare continuità ai buoni risultati.

Ha vinto il tricolore, veniva dal successo all’Adriatica Ionica Race e ancora prima era stato uno degli eroi di Leuven e terzo al Tour de l’Avenir. Tanti segnali di crescita che meritano un approfondimento su questo ragazzo veneto. Conosciamolo meglio in dieci punti… più uno.

Tour de l’Avenir 2021, Filippo Zana in azzurro ha chiuso la corsa al terzo posto
Tour de l’Avenir 2021, Filippo Zana in azzurro ha chiuso la corsa al terzo posto

Bimbo in bici

«Ho iniziato quando avevo sei anni, da G1. Sono salito in bici perché un amico di famiglia, Giuseppe Zilio, mi vedeva girare in bici davanti alla birreria che avevano i miei a Piovene Rocchette. Giravo un po’ troppo! Così mi ha portato nella scuola di ciclismo omonima.

«Adesso Giuseppe sta lottando contro la SLA e credo che questi successi siano anche un po’ per merito suo. Sono sicurissimo che ha guardato la gara in tv, perché so che ha il televisore fisso sul canale dello sport».

La prima corsa

Aver iniziato presto magari di dà certe consapevolezze, il feeling con determinati movimenti in gruppo. Si può pensare che tutto venga facile, in realtà non è proprio così.

«Mi ricordo benissimo della prima corsa – riprende il neo tricolore – ero primo. Ai 200 metri quando ho visto l’arrivo praticamente mi sono fermato, dissi: tanto sono arrivato. E il ragazzino che era dietro di me mi ha passato. Si chiamava Thomas Bizzato.

«Se ben ricordo, ha smesso da allievo e fino a quella categoria ci trovavamo spesso nelle garette, visto che comunque eravamo tutti della zona».

Zana, primo da destra, sul podio iridato di Leuven in festa per Baroncini. Era stato azzurro anche da juniores
Zana, primo da destra, sul podio iridato di Leuven in festa per Baroncini. Era stato azzurro anche da juniores

L’esperienza

L’esperienza quindi l’ha acquisita a suon di schiaffoni sin da subito.

«Ho imparato che bisogna pedalare sino ad un metro dopo la linea d’arrivo! Quando ero piccolo sentivo molto la tensione. Non ricordo molto della vigilia di quella prima gara, ma ricordo che spesso vomitavo da quanto ero agitato».

E questa anche è stata una lezione importante. Un punto non secondario nella carriera di un atleta che Zana ha messo a fuoco da un bel po’. Lo ha acquisito in modo insolito.

Il contratto da pro’

Filippo cresce. La paura prima delle gare passa. Maturazione e consapevolezza prendono man mano il posto in colui che sta diventando un ragazzo.

«Ho firmato il contratto da pro’ nella sede della Bardiani a Reggio Emilia. Con me c’era anche Fabio Mazzucco. Mi accompagnò il mio procuratore, Moreno Nicoletti.

«Io sono passato al termine del secondo anno da under 23, ma la Bardiani mi aveva cercato già al termine del primo anno e firmai subito. L’anno dopo Vinsi Capodarco e feci terzo a Poggiana. Credo che il fatto di aver firmato mi rendesse più tranquillo e mi facesse rendere di più».

Uno scatto della prima gara da pro’, il Trofeo Pollença a Mallorca.
Uno scatto della prima gara da pro’, il Trofeo Pollença a Mallorca.

L’esordio

Dalla prima gara da G1 a quella da professionista. Passano 15 anni e tanti centimetri in altezza, Filippo è alto 1,85 metri.

«Eravamo a Mallorca. Non fu un super debutto a dire il vero. Ero stato male. Dovevo fare due gare e ne feci una. Fu durissima. Al termine mi chiesi come facessero ad andare tanto forte. Ero spaventato. Però col tempo mi sono abituato a quei ritmi».

«Valverde fece secondo e vinse Soler e fu speciale ritrovarmi fianco a fianco con lui e con quei campioni che fino a quel momento avevo visto solo in tv. Se mi passava vicino Valverde c’era un senso di rispetto e lo facevo passare… ma tanto si sarebbe infilato lo stesso!»

La volata

Zana è uno scalatore e l’altro giorno ha vinto in volata. Cos’è uno sprint per lui?

«Penso di aver fatto la mia miglior volata di sempre – racconta Filippo – e credo sia stato così perché arrivava dopo tanti chilometri e tanto caldo. Era una volata che andava al di là di chi fosse il più veloce. Ma di sicuro continuo a preferire la salita… perché in volata ho sempre perso!

«Cos’è per me uno sprint? Il limare, darsi le spallate e fare l’ultimo scatto per vincere. In uno sprint cerco di stare attento. Ho un po’ paura quando i velocisti iniziano a darsi spallate a destra e a sinistra: troppa confusione per i miei gusti».

Filippo non ama troppo le volate, ma qualcuna l’ha vinta anche da junior (foto Instagram)
Filippo non ama troppo le volate, ma qualcuna l’ha vinta anche da junior (foto Instagram)

La salita

«La salita è dove si vede chi ha gamba per davvero. Se non ne hai, fai fatica. E lì emerge la selezione. Quando sono in salita penso al mal di gambe, allo sforzo che sto facendo e che ho voglia di andare sempre più forte per soffrire meno.

«E la volta che ho sofferto di più è stata alla Valenciana. Di solito non ricordo bene i nomi, ma quella scalata me la ricordo benissimo: era la Sierra de Bernia. Ero al primo anno, la condizione non era al meglio e la salita era lunga. Fu un mix di dolore e fatica che ricordo ancora adesso. Ero proprio a tutta».

La vittoria

«La vittoria è ricompensa dei sacrifici, del lavoro e della fatica fatta. E’ una bella sensazione. Soprattutto dopo questa dell’italiano».

Quando si vince e in palio c’è un maglia che rappresenta un titolo, non si vince solo quel giorno. Si conquista una vittoria che viene in qualche modo rinnovata ogni volta che si va in corsa.

«Quanto cambia Filippo? Non mi rendo ancora conto. Però posso dire che voglio fare bene, che è una responsabilità e per questo se prima davo il 100% ora dovrò dare il 120%. Allenarmi sempre di più ed essere al top della condizione ad ogni corsa. Il tricolore ha il suo peso, spero di essere capace di portarla al meglio in giro per il mondo.

«E’ una bella soddisfazione. Se vogliamo c’era anche un po’ di rabbia perché il Giro d’Italia non è andato come speravo. Però questo mi ha spronato a lavorare sempre meglio per cercare il riscatto».

Filippo con il suo cavallo Vior. Filippo è per una vita semplice, ideale per fare il corridore (foto Instagram)
Filippo con il suo cavallo Vior. Filippo è per una vita semplice, ideale per fare il corridore (foto Instagram)

La vita da corridore

«Quando devi arrivare al peso forma è un po’ dura – continua Zana – ma quando ci sei puoi anche permetterti qualche sgarro. Non deve essere un’ossessione il peso. Almeno per me non lo è. Se si resta sempre pesante… c’è qualcosa che non va. A me non pesano queste rinunce, altrimenti non sarei qui. Sono sacrifici che faccio volentieri perché fanno parte del mio lavoro.

«Certo, a volte sarebbe bello andare in giro o al mare, ma poi quando raggiungi gli obiettivi dici: cavolo, però a qualcosa è servito tutto ciò».

La scorso anno la prima vittoria con la Bardiani allo Sazka Tour. Poi sono arrivate la Ionica Race e l’italiano
La scorso anno la prima vittoria con la Bardiani allo Sazka Tour. Poi sono arrivate la Ionica Race e l’italiano

La continuità

Zana ha un rapporto speciale con la corsa rosa. Ha 23 anni, li ha compiuti a marzo, e ne ha già tre nel sacco. Il primo fu quello di ottobre. Fu buttato nella mischia così quasi all’improvviso. E da allora ha sempre corso parecchio.

«Sento che la strada è quella giusta. E’ bello essere protagonista tutto l’anno. Per esempio dopo il Giro sono sempre stato davanti e questo mi ha reso felice. Ad inizio stagione faticavo a stare nei 20 e non ero contento. Tutto sommato in questi anni sono andato a migliorare e sono riuscito ad essere quasi sempre competitivo».

Il sogno

E poi c’è un altro punto. Un punto che non ha che fare con il passato o con aspetti tecnici. Filippo Zana, scalatore da Piovene Rocchette, Vicenza è professionista, campione italiano, tanti obiettivi da raggiungere e qualche sogno da realizzare. 

«I sogni? Uno l’ho realizzato. L’altro si chiama maglia rosa. So che è dura. Ma i sogni bisogna farli in grande».

Persico e Consonni, regine della domenica Valcar

06.06.2022
5 min
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Dalla Romagna alle Fiandre Occidentali nel segno della V, come vittoria e Valcar Travel&Service. A milletrecento chilometri di distanza la formazione di Davide Arzeni vive una domenica bestiale centrando una grande doppietta nell’arco di poche ore.

A Meldola Silvia Persico (in apertura, foto Ossola) ha trionfato nel “Memorial Monica Bandini” mentre a Boezinge Chiara Consonni ha dominato in volata la Dwars door de Westhoek. Per entrambe si tratta del secondo successo stagionale, il settimo di squadra contando i sigilli di Olivia Baril ad Eibar (e terza a Meldola), Gasparrini nella crono di Romanengo e Lizzie Stannard alla Euganissima Flanders.

Ormai la Valcar ha assorbito le partenze eccellenti dell’inverno e si sta ritagliando sempre di più il proprio spazio in ogni gara, anche in quelle a tappe dove solitamente era meno predisposta. Al prossimo Giro d’Italia Donne potremmo vedere una ulteriore versione della squadra blu-fucsia, magari con Silvia Persico o Olivia Baril possibili sorprese per la generale.

Chiara Consonni conquista in volata la Dwars door de Westhoek, suo 2° successo stagionale (foto Vos)
Chiara Consonni conquista in volata la Dwars door de Westhoek, suo 2° successo stagionale (foto Vos)

Consapevolezza Persico

«La vittoria di Meldola – ci spiega la Persico – è stata la finalizzazione di una tattica che avevamo studiato a tavolino. Sapevamo che, dopo i dieci giri bassi, la salita del Castello di Teodorano da fare tre volte avrebbe fatto selezione. Era lunga circa 6 chilometri di cui due duri. Ci abbiamo provato durante i primi due passaggi anche se è sempre stata la Realini (della Isolmant Premac Vittoria, ndr) a forzare il ritmo e metterci un po’ in difficoltà.

«Abbiamo sempre reagito e gestito la situazione, poi all’ultimo giro abbiamo scollinato in sei. Negli ultimi 5 chilometri sono iniziati gli scatti. Noi della Valcar non siamo riuscite a sfruttare la superiorità numerica e alla fine è andata bene lo stesso. L’ucraina Shekel ha iniziato la volata lunghissima e mi aveva sorpreso, però contemporaneamente mi ha dato un punto di riferimento e l’ho poi passata bene».

La consapevolezza della Persico passa anche dai piazzamenti delle gare precedenti.

«Naturalmente sono felice per questo successo – prosegue la bergamasca di Cene classe ’97 – però arrivo da tre gare a tappe che mi hanno dato ancor più convinzione. Sono contentissima del sesto posto ottenuto nell’ultima frazione della Vuelta a Burgos in un arrivo in salita, al termine di una ascesa di 12 chilometri. Non mi era mai successo prima. Ora farò 15 giorni di altura a Livigno dove lavorerò sodo per farmi trovare pronta per i campionati italiani e Giro Donne».

Con una condizione del genere è giusto non precludersi nessun obiettivo.

«Il tricolore sarà in pianura – conclude Silvia Persico – e noi della Valcar correremo separate. Consonni, Pirrone e Arzuffi correranno con i loro corpi militari mentre Sanguineti, Gasparrini, io e le altre avremo un po’ più di libertà. Qualcosa ci inventeremo, movimenteremo la gara come sempre, contateci (ride, ndr)».

«Al Giro invece vedrò strada facendo se curare la classifica generale però mi piacerebbe fare bene nella tappa che arriva al Passo Maniva. L’ho provata, gli ultimi 30 chilometri sono praticamente sempre all’insù e sarà dura. Non è adatta alle mie caratteristiche ma voglio provare a fare bella figura.

«Poi ci sarebbe anche l’arrivo di Bergamo del giorno prima che mi intriga. Vedremo, non voglio mettermi ulteriori pressioni».

Balsamo MIlton 2022
Chiara Consonni in Nations Cup ha trovato sia la vittoria della madison in coppia con Balsamo che il giusto colpo di pedale
Balsamo MIlton 2022
Chiara Consonni in Nations Cup ha trovato sia la vittoria della madison in coppia con Balsamo che il giusto colpo di pedale

Gli obiettivi della Consonni

Programmi diversi invece per la sua compagna Consonni, che dopo la Dwars door Vlandereen ha conquistato un’altra “attraverso” belga.

«Correrò il 12 giugno la Spar Flanders Diamond Tour poi andrò a Livigno per una settimana e tornerò anch’io per italiano e Giro. La gara di domenica la conoscevo bene, l’avevo già corsa tre volte e nel 2019 l’avevamo vinta con Balsamo. E’ vero che non c’era una grande concorrenza perché molte erano già in Gran Bretagna per il Women’s Tour ma vincere è sempre bello.

«Questo successo mi fa piacere perché abbiamo corso da grande squadra e in volata ho vinto piuttosto nettamente, grazie anche allo spunto che mi ha dato la pista durante la trasferta in Canada per la Nations Cup».

«A San Felice sul Panaro (sede del campionato italiano, ndr) correrò con la maglia delle Fiamme Azzurre – spiega la Consonni – al fianco di Guderzo, Cecchini e Bastianelli. Sono emozionata di farlo con atlete di quel calibro, anche perché sono ancora alle prime armi e non posso pensare di essere io la capitana, nonostante si debba ancora discutere la tattica.

«Sono consapevole dei miei mezzi ma per me non sarà un problema mettermi al loro servizio e sono certa che se si dovesse arrivare allo sprint potrei essere una pedina fondamentale nel treno di Bastianelli. Vincere con lei per me sarebbe bellissimo lo stesso».

Il profilo velocissimo del prossimo tricolore elite
Il profilo velocissimo del prossimo tricolore elite

Verso l’italiano

Il tricolore si corre due giorni dopo il 23° compleanno di Chiara e, come le avevamo suggerito ad inizio anno, potrebbe farsi un bel regalo da sfoggiare poi al Giro d’Italia Donne.

«Eh, mi piacerebbe molto – chiude ridendo la Consonni – conquistare quella maglia, visto che anche nelle categorie giovanili non sono mai riuscita a fare benissimo (un secondo posto nel 2012 da esordiente primo anno, ndr). Alla corsa rosa vado per puntare a qualche tappa. Anche a me piace quella di casa, quella di Bergamo ma ci penseremo fra un mesetto».

Da Faenza a Tokyo, i giorni di Ganna nel racconto del padre

27.07.2021
3 min
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Domani tocca a Ganna e Bettiol nella crono. Poi anche Alberto lascerà il ritiro degli azzurri e per il gigante del Team Ineos Grenadiers si aprirà anche l’avventura delle Olimpiadi su pista. Filippo, campione del mondo a cronometro, si gioca tanto. Da quando gli è sfuggita la maglia tricolore della crono, non ha in testa che Tokyo e le sue sfide. Suo padre lo sa bene. E va bene che i festeggiamenti in casa non sono mancati, dato che a vincere la maglia tricolore nella prova contro il tempo è stato Matteo Sobrero, ma la voglia di rivincita è tanta.

La maglia tricolore è rimasta in casa, vinta da Sobrero, ma Filippo ora ha da prendersi le sue rivincite
La maglia tricolore è rimasta in casa, vinta da Sobrero, ma Filippo ora ha da prendersi le sue rivincite

Carico di lavoro

«Abbiamo festeggiato comunque – racconta Marco, padre di Filippo – e non vi nego che io un po’ me lo aspettavo. La settimana prima del campionato italiano, mio figlio ha svolto lavori importanti su pista come partenze da fermo, lavori di forza, ripetute. Insomma, un bel carico da dover assimilare. E’ stata comprensibile la sua prestazione».

Dopo i carichi di lavoro degli ultimi due mesi, è arrivato il momento di far esplodere i cavalli
Dopo i carichi di lavoro degli ultimi due mesi, è arrivato il momento di far esplodere i cavalli

Lavoro giusto

«La vittoria – continua papà Ganna – è rimasta… in casa. Matteo già prima che vincesse aveva dimostrato di avere delle ottime gambe. Se Filippo è rimasto deluso? Non direi, in fin dei conti era consapevole di aver lavorato duramente. Pensate che personalmente ho sentito anche delle lamentele inerenti al fatto che Filippo non abbia partecipato alle classiche del nord. Ma come fai a pianificare degli obiettivi in questo modo? Già la preparazione dell’italiano come abbiamo visto non è stata semplice, e chi ne capisce un po’ di ciclismo queste cose le sa bene. Analizzando la sua prima parte di stagione – continua il padre – direi che tutto sommato è andata bene: ha corso una bella Milano-Sanremo e ha fatto un bellissimo Giro d’Italia».

Ganna Tricolori 2021
Dalla delusione di Faenza nascerà la crono di domani a Tokyo
Ganna Tricolori 2021
Dalla delusione di Faenza nascerà la crono di domani a Tokyo

E adesso Tokyo

Ma adesso le Olimpiadi sono arrivate, fra poche ore si corre. Ganna partirà alle 16,10. Un minuto e mezzo prima di lui toccherà a Van Aert.

«Sono fiducioso – conclude suo padre – anche Filippo è sereno, sa di aver lavorato bene e di essersi concentrato per arrivare al top della condizione. Chi lo ha visto correre ultimamente in Sardegna si è detto soddisfatto della sua corsa. Il percorso è duro, io personalmente spero che il tempo sia favorevole e che vada tutto bene. In questi anni Filippo ha dimostrato il suo valore e continuerà a farlo con lavoro, impegno e passione».

Giacomo Nizzolo

Per Nizzolo una Timemachine rigidissima

16.10.2020
4 min
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La bicicletta del Campione Italiano ed Europeo Giacomo Nizzolo è una BMC Timemachine Road dalle spiccate qualità aerodinamiche e molto rigida. Abbiamo approfondito gli aspetti tecnici di questa specialissima sia con il Responsabile di BMC che segue i team professionistici Simone Toccafondi che con lo stesso Giacomo Nizzolo.

Proprio Toccafondi ci ha subito svelato una qualità importante delle bici BMC.
«Il Timemachine Road – ha detto a bici.PRO – deriva direttamente dalla Timemachine da cronometro e presenta molti concetti aerodinamici a partire dai due portaboraccia integrati nel tubo obliquo e tubo verticale. Le forme dei tubi sono pensate per ottenere e mantenere le alte velocità».

Sterzo Bmc Nizzolo
Ben visibili le forme squadrate dei tubi del Timemachine
Sterzo Nizzolo
Ben visibili le forme squadrate del Timemachine, che favoriscono l’aerodinamica

Sintesi fra rigidità e comfort

Questa caratteristica rende in apparenza il Timemachine Road molto rigido, però Toccafondi aggiunge un aspetto importante: «Il Timemachine, così come tutti i modelli stradali di BMC compresa la gravel, gode della tecnologia TCC, Tuned Compliance Concept, che permette di trovare il giusto compromesso fra rigidità e comfort. Questa tecnologia si concretizza con un’applicazione specifica dei fogli di carbonio, che permette di assorbire meglio le vibrazioni verticali conferendo maggiore comfort al corridore, e al tempo stesso di ottimizzare il trasferimento della potenza e mantenere la bicicletta più aderente al terreno e quindi più scorrevole».

Nome Giaco
Il nome del campione lombardo ben in evidenza
Nome Giaco
Posto nella parte superiore del tubo orizzontale il nome del campione lombardo

Ruote Enve a profilo differenziato

Un altro punto forte della bici di Nizzolo sono le ruote Enve 5.6 con profilo differenziato fra anteriore e posteriore, il primo è più basso mentre dietro è maggiore. Lo stesso Nizzolo ci ha svelato il perchè di questa scelta.
«La ruota davanti più bassa – ha spiegato il milanese a bici.PRO – che impatta per prima con l’aria, assorbe meglio le turbolenze e fa arrivare un flusso d’aria più pulito alla ruota posteriore, inoltre le trovo un ottimo compromesso fra velocità e leggerezza utile in salita».
Anche in questo caso il risultato è una maggiore velocità e scorrevolezza.

La scelta dei tubeless Vittoria

Un altro punto molto interessante è nei pneumatici, infatti Nizzolo ci ha svelato che: «Sto usando i pneumatici tubeless di Vittoria, con i quali sento di avere un grip molto elevato e una scorrevolezza ottima».

Ampia Scelta di rapporti

Passando alla zona della trasmissione, il Team NTT equipaggia le sue biciclette con lo Shimano Dura Ace Di2, con la guarnitura Rotor e catena KMC. Nizzolo ci ha dichiarato: «Solitamente uso come rapporti un 52-42 all’anteriore e una cassetta posteriore 11-30, però quando devo affrontare una tappa alpina o una gara con delle salite lunghe e impegnative cambio il 42 con un 39 o 36, in modo da salvare meglio la gamba favorendo l’agilità e a volte cambio anche la bicicletta, utilizzando il Teammachine SLR che è un po’ più leggero e ha geometrie più adatte alle salite lunghe».

Volata Nizzolo
Il manubrio è più stretto nella parte alta
Volata Nizzolo
Dalla visuale frontale si vede bene il manubrio con gli appoggi chiusi verso l’interno

Un manubrio insolito

Infine il manubrio, un componente che ci ha incuriosito molto e di cui abbiamo chiesto informazioni sia allo stesso Nizzolo che a Simone Toccafondi. Se lo si guarda frontalmente salta subito all’occhio che le leve dei freni sono chiuse verso l’interno, un pò come usa fare anche il giovane Remco Evenepoel.
«Il manubrio che sto usando – ha confermato il campione europeo – ha una forma particolare, infatti è più stretto nella parte alta e più largo nella zona della presa bassa. Questa forma mi permette di essere più aerodinamico e di avere più leva quando sono in presa bassa durante una volata».
Se vogliamo estremizzare un po’ il discorso per capire meglio, riprende il concetto dei manubri gravel. Simone Toccafondi ha aggiunto che «pur non essendoci uno studio su larga scala che dica che il manubrio più stretto sia meglio, in realtà la tendenza va in questa direzione in quanto i corridori che l’hanno applicata hanno ottenuto ottimi risultati con numerose vittorie». Ovviamente con un manubrio di questo tipo gli appoggi superiori, dove ci sono le leve freni, sono montati seguendo la linea della curva manubrio e quindi assumono una forma a chiudersi verso l’interno. Che sia l’inizio, dopo i freni a disco, di una nuova evoluzione tecnica?

Montoli, dalla paura alla gioia del tricolore juniores

26.09.2020
3 min
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Andrea Montòli, con l’accento sulla seconda O. Anche per il grande Gino Bartali c’era un problema di pronuncia del suo cognome quando era agli inizi: a Ginettaccio l’accento glielo mettevano sulla seconda A. Speriamo che questa similitudine sia di buon auspicio per il giovane lombardo.

Scherzi a parte, Andrea Montoli, classe 2002, veste i colori del mitico C. C. Caturino 1902 e questa estate a Montegrotto Terme (Padova) si è laureato campione italiano juniores.

Andrea Montoli primo sul traguardo tricolore di Montegrotto Terme lo scorso 5 settembre
Andrea, partiamo da quel giorno tricolore…

Già dopo pochi chilometri ero in fuga con un gruppetto di 17. Poi ci hanno ripreso e sono ripartito con un altro drappello. Man mano ci sgranavamo e alla fine siamo rimasti in due, io e Lorenzo Germani. In totale ho fatto 110 chilometri di fuga su 140. Ho pensato che se volevo quel risultato me lo sarei dovuto cercare.

Hai sentito la pressione? O meglio, in generale senti la corsa?

Stavo bene e la corsa così ondulata era adatta alle mie caratteristiche, tuttavia non mi aspettavo di vincere. Non ero tra i favoriti. Quel giorno ero un po’ teso, però alla fine mi sono detto che era una gara come le altre. Soprattutto quest’anno, col fatto del covid, eravamo sempre gli stessi. Diciamo che ero più determinato che teso. Di solito non sono uno che si chiude prima del via, non sto in silenzio, scherzo coi compagni.

Hai una storia particolare. Un problema di salute che ti aveva anche impedito di correre e non solo…

Mi hanno trovato un linfoma tre anni fa, ho fatto sei cicli di chemio fin quando a novembre 2017 mi hanno dichiarato ufficialmente guarito. Ora continuo a fare dei controlli. Durante quel periodo ero debole, ho perso i capelli, però un paio di giri al mese con mio padre Mario riuscivo a farmeli. La bici era la mia passione. Quando i medici mi hanno detto che potevo risalire in sella è stato come ripartire da zero.

Come hai vissuto quei mesi?

Sono sempre stato molto motivato. Sapevo che la malattia c’era e che andava combattuta. Era una “cosa da fare” e così l’ho fatta, senza starci a pensare troppo. Ammalarsi a 15 anni non è da tutti. Spero che la mia storia possa essere da esempio per gli altri. Non bisogna arrendersi mai, i limiti si possono superare. Ho sentito la forza di un guerriero, perché è così che mi sentivo. Inoltre dire che i miei genitori me l’hanno “venduta” bene, mi hanno accompagnato pian piano e non hanno mai usato la parola tumore.

Quando sei tornato a correre? E soprattutto tutto ciò ti ha reso più forte?

Sono tornato a correre da allievo di secondo anno. Ora in corsa quando sono in difficoltà mi dico sempre di stringere i denti, che questa fatica è una vera cavolata. Per il resto ci sono le tattiche, i movimenti, i lavori di squadra che sono quelli e che si acquisiscono sempre di più. E in tal senso noi compagni della Canturino ci troviamo e ci muoviamo bene.

Prima hai detto che il percorso ondulato si adattava alle tue caratteristiche: che tipo di corridore ritieni di essere?

Un passista veloce. Mi sono piazzato bene anche nelle gare in salita, però preferisco gli strappi o al massimo le salite di 3-4 chilometri, avendo un buono spunto negli sprint ristretti posso dire la mia.

Dallo scorso anno Montoli corre per il C.C. Canturino, eccolo in posa con la maglia tricolore
E quindi all’italiano ti andava bene arrivare in volata? Conoscevi Germani?

Lui lo conoscevo, sapevo che era tra i migliori. Ho capito che ce l’avrei potuta fare ai 300 metri perché ero in seconda posizione, quella migliore per uno sprint a due.

Ti alleni da solo o con i tuoi compagni?

Esco spesso con i compagni di squadra e mi piace perché è più divertente che allenarsi da soli. Seguiamo i programmi di Ruggero Borghi. Facciamo le sue tabelle, ma senza potenziometro, almeno io. Ancora mi trovo bene solo con il cardio.

Hai un campione preferito?

Vincenzo Nibali, ho anche avuto modo di conoscerlo. E’ stato prima di una Coppa Bernocchi di qualche anno fa. Il nostro medico sociale era Carlo Guardascione che era anche il medico della Bahrain-Merida. Quando siamo andati nel suo hotel il dottore lo ha chiamato e Vincenzo è sceso. Abbiamo fatto le foto e ci ha fatto gli in bocca al lupo. Mi piace anche Peter Sagan e spesso ascolto le storie di Giuseppe Saronni, anche lui è di Parabiago come me.