Sobrero: «Vi porto nel mio anno tricolore»

19.06.2022
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Il nostro corpo ha bisogno di cibo per vivere, l’uomo trova negli alimenti la benzina necessaria per far funzionare il proprio motore. Ma, mentre il corpo si nutre di cibo, la nostra anima per vivere ha bisogno di emozioni. Più queste sono forti più noi ci sentiamo vivi. Un ciclista, o uno sportivo in generale, trova nell’adrenalina della vittoria la benzina per andare avanti. Per uno specialista delle prove contro il tempo come Sobrero la conquista si è chiamata: campionato italiano

Matteo, in questo stesso periodo del 2021 conquistava la maglia tricolore dedicata alla cronometro. Ora, tra pochi giorni, questa maglia sarà messa nuovamente in palio e toccherà al corridore della Bike Exchange fare gli onori di casa e difenderla. Sobrero in questi giorni corre in Slovenia, giovedì il suo compagno Groenewegen ha vinto in volata la seconda tappa.

Ora Matteo si trova al Giro di Slovenia, nella seconda tappa è arrivato il successo di Groenewegen, suo compagno di squadra
Ora Matteo si trova al Giro di Slovenia, nella seconda tappa è arrivato il successo di Groenewegen
E tu, Matteo, come stai?

Quando vince un compagno – esordisce con un sorriso – sempre bene. A parte tutto, arrivo a questi campionati italiani sereno, ho indossato la maglia per un anno con grande orgoglio.

Torniamo ad un anno fa, ti aspettavi di poter vincere?

Arrivavo anche lo scorso anno dal Giro di Slovenia, anche se in condizione migliore rispetto ad adesso. Mi aspettavo di poter far bene ma non di vincere, il percorso era adatto alle mie caratteristiche ma tra il dire ed il fare…

Eppure ce l’hai fatta, quale è stata la prima emozione?

Dopo aver tagliato il traguardo sorpresa, poi prima della premiazione sul palco gioia e un po’ di commozione. Indossare quella maglia è una sensazione straordinaria, l’avevo già provata da under 23 ma da pro’ ha un sapore un po’ diverso. 

Ecco il podio del campionato italiano a crono del 2021, in mezzo Sobrero, a sinistra Affini e a destra Cattaneo
Lo scorso anno Affini finì secondo dietro Sobrero, riuscirà a prendersi la rivincita sulle strade friulane?
Come mai?

Mah, per il calibro degli avversari, la tensione, l’attenzione mediatica che c’era sull’evento…

Che cosa ha rappresentato per te?

E’ stata una crescita personale, ho preso consapevolezza di me stesso, delle mie possibilità. Ho provato che nelle crono piatte faccio fatica rispetto a corridori che pesano 20 chili in più di me. Invece, nelle crono ondulate posso difendermi bene, quella vittoria mi ha aiutato a focalizzarmi su questi percorsi.

Cosa cambia rispetto a quando corri con la maglia del team?

La prima cosa da fare è abituarsi all’attenzione che la gente ti riserva, quella maglia ti rende visibile. Anche nelle gare non adatte alle mie caratteristiche i tifosi si aspettavano comunque qualcosa da me. E’ bello, perché comunque ogni volta che stai per partire senti l’abbraccio ed il calore del pubblico.

L’esperienza di Sobrero con la maglia tricolore si è chiusa con la vittoria nell’arena di Verona al Giro, non poteva chiedere di meglio
L’esperienza di Sobrero con la maglia tricolore si è chiusa con la vittoria nell’arena di Verona al Giro
Che anno è stato?

Lo definirei a due facce. Nella seconda parte del 2021 dopo il campionato italiano ero rimasto fermo per un po’ e di conseguenza nel finale di stagione ho cercato di onorarla al meglio ma non è andata benissimo. 

E il 2022?

E’ iniziato subito bene, alla cronometro della Tirreno ho fatto decimo, e non era un percorso adatto alle mie caratteristiche. Al Romandia ero in fase di preparazione per il Giro e non ho fatto bene. Una volta alla Corsa Rosa però ho trovato percorsi adatti a me ed è andata molto bene. Prima il quarto posto di Budapest e poi la vittoria di Verona.

Vincere con la maglia di campione nazionale al Giro, forse il miglior modo per lasciarla, anche solo momentaneamente. 

Miglior cosa non potevo chiedere. Entrare nell’arena con il tricolore addosso ed aver vinto la tappa è stato un vero e proprio uragano di emozioni. Devo dire la verità, mentalmente sto già pensando di perderla mercoledì. Il percorso non l’ho ancora visto, ma ho guardato i dati, il chilometraggio sarà il doppio rispetto alla crono di Verona ma con metà del dislivello. Ci sarà una salita di un chilometro, ma è troppo poco per recuperare l’eventuale svantaggio accumulato in pianura.

Sobrero sperava di avere una condizione migliore allo Slovenia ma nella seconda tappa si è reso conto di essere un po’ affaticato
Sobrero sperava di avere una condizione migliore durante il Giro di Slovenia
Perché?

Non arrivo alla gara in formissima, quest’anno l’italiano è stato spostato una settimana in avanti rispetto al 2021. Di conseguenza ho pensato di andare a fare il Giro di Slovenia per mantenere alta l’attenzione e l’impegno. Stare fermo tre settimane (come al contrario ha fatto Affini, ndr) è un rischio secondo me, avrei rischiato di rilassarmi un po’ troppo. Correre con il motore sempre ad alti regimi aiuta a non distrarsi.

C’è anche il rischio di “finirsi”.

Vero, l’altra faccia della medaglia è che ci si potrebbe stancare troppo a livello mentale. Se si va a correre dopo un grande Giro e si ha condizione viene tutto più semplice. Io credevo di stare meglio, ma proprio ieri, durante la seconda tappa qui in Slovenia, ho avuto delle sensazioni negative.

Hai parlato con qualche avversario?

Al Giro ho parlato un po’ con Affini e De Marchi. Il primo si lamentava che non ci fossero cronometro adatte a lui in questa edizione. Gli ho risposto che al campionato italiano avrebbe trovato il percorso adatto (dice con un sorriso, ndr). Insieme a De Marchi abbiamo parlato di quale sarebbe stato il percorso, durante la Corsa Rosa non avevamo ancora la certezza che si sarebbe corso a Udine.

Affini diretto dal Giro agli italiani a crono: ecco come

18.06.2022
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Mercoledì 22 giugno ci saranno i campionati italiani a cronometro, uno degli obiettivi stagionali per gli specialisti delle ruote veloci. Edoardo Affini ha cerchiato questa data fin dal ritiro invernale, un bell’appuntamento per il corridore della Jumbo Visma. Il mantovano classe 1996 ha affrontato l’avvicinamento con il campionato nazionale in maniera alternativa, nel mese di giugno non ha mai corso, la sua ultima gara è stata il Giro d’Italia. 

«Inizialmente – racconta Edoardo – dovevo fare il Baloise Belgium Tour, in programma dal 15 al 19 giugno, in inverno i programmi erano questi. Poi prima del Giro d’Italia la squadra mi ha comunicato che non avrebbe preso parte alla gara in Belgio e quindi dalla Corsa Rosa fino al campionato italiano non avrei corso».

Dalla campagna del Nord, Edoardo è andato direttamente al Giro d’Italia
Dalla campagna del Nord, Edoardo è andato direttamente al Giro d’Italia

Poche pause

E’ normale vedere corridori correre ovunque e spostarsi da una Paese all’altro per gareggiare. Viene quasi normale dare tutto ciò per scontato, ma anche loro, anzi soprattutto loro, hanno bisogno delle giuste pause.

«Non ho fatto tantissimi giorni di corsa (39 per la precisione, ndr) – riprende – ma nonostante ciò, non ho mai fatto un vero periodo di stacco. Dopo aver corso la campagna del Nord, complice il fatto che la Roubaix è stata spostata di due settimane, sono andato subito a Budapest per la partenza del Giro. Sono state 3 settimane parecchio tirate, di conseguenza nei giorni successivi ho tirato il fiato. Visto il ritmo con il quale si è corso il Giro d’Italia, ho pensato anche che sia stata una fortuna non andare in Belgio a correre».

Ecco Affini insieme a Sobrero, i due si sfideranno anche al campionato nazionale a crono mercoledì
Ecco Affini insieme a Sobrero, i due si sfideranno anche al campionato nazionale a crono mercoledì

A ritmo tranquillo

«Da dopo la cronometro di Verona – racconta l’omone della Jumbo – ho fatto tre giorni a fare uscite molto blande, massimo di un’ora e mezza. Il ritmo era proprio da recupero, z1/z2 per intenderci. I giorni successivi ho fatto qualche richiamo, ma sempre in maniera soft. Nella seconda settimana ho iniziato ad aggiungere dei lavori specifici su crono: ripetute corte ad alta intensità o medie ad un’intensità minore. Non ho mai fatto chilometraggi esagerati, ho dato precedenza alla qualità rispetto alla quantità. Anche perché al Giro di chilometri ne avevamo già fatti abbastanza».

Ganna ha fatto anche lui la Roubaix come Affini, poi si è fermato per un lungo periodo rientrando in gara al Delfinato
Ganna ha fatto anche lui la Roubaix come Affini, poi si è fermato ed è rientrato al Delfinato

Uno stacco troppo lungo?

Finire il Giro d’Italia dona ai corridori una condizione migliore nel breve periodo rispetto a chi non lo ha fatto: basti pensare a Zana all’Adriatica Ionica Race. Ma quanto dura questo beneficio? Restare fermo per quasi 3 settimane non fa perdere tutti i benefici acquisiti?

«Può mancare un po’ di ritmo gara rispetto a chi sta correndo ora – ammette – come Sobrero al Giro di Slovenia. Non so quali siano i suoi programmi, magari lo finisce tutto oppure no. Correre ora ti potrebbe aiutare a sbloccarti, è difficile riprodurre in allenamento lo sforzo che si fa in gara. Tuttavia non si tratta di una gara in linea, ma a cronometro, quindi i margini potrebbero non essere così ampi. Pensate che le corse ormai si fanno a tutta e quindi c’è anche il rischio di finirsi troppo presto. Ripeto, sarei dovuto andare in Belgio e fare un programma molto simile a Sobrero, ma con il senno di poi penso sia stato un bene fermarsi dopo il Giro».

Ganna? Un capitolo a parte

Il più grande favorito per mercoledì 22 sarà Filippo Ganna, che vorrà riscattare il quarto posto dello scorso anno. Il verbanese, campione del mondo in carica, questa stagione ha puntato tutto sul Tour de France. Il suo avvicinamento al campionato italiano è stato differente.

«Filippo ha fatto la Roubaix come me – ragiona il mantovano – poi non ha fatto il Giro ed ha ripreso a correre quasi un mese dopo al Delfinato. Lui ha fatto tanta altura a differenza mia. Questa differenza di preparazione è ovviamente dettata dal suo obiettivo di quest’anno: la maglia gialla a Copenaghen del 1° luglio. Dovrà arrivare a quell’appuntamento tirato a lucido.Non è da escludere, essendo le due gare così ravvicinate (campionato nazionale e crono del Tour), che abbia già una forma vicina al suo massimo».

La posizione a cronometro è sempre più estrema e serve tempo per adattarsi
La posizione a cronometro è sempre più estrema e serve tempo per adattarsi

La bici da crono

Nelle prove contro il tempo la dimestichezza nel guidare il mezzo è estremamente importante. Edoardo ha corso il Giro, che nell’edizione 2022 ha visto ben poca cronometro: solamente 26 chilometri nell’arco delle tre settimane. Nel periodo di preparazione avrà dovuto anche riprendere il feeling con il mezzo. 

«Nel mese di maggio – dice Affini – avrò usato la bici da cronometro grosso modo tre volte. Di conseguenza in questo periodo ho cercato di utilizzarla il più possibile, dalle 3 alle 4 volte a settimana. Le posizioni sono sempre più estreme e di conseguenza l’adattamento diventa sempre più lungo. Per questo ci ho pedalato sopra anche per fare “scarico”. Ovviamente avrei preferito un Giro con più chilometri a cronometro, ma sono scelte dell’organizzazione e di conseguenza c’è poco da fare».

La tecnologia viene incontro ai corridori, ma il vero riscontro sul percorso lo si fa di persona
La tecnologia viene incontro ai corridori, ma il vero riscontro sul percorso lo si fa di persona

Mappe e ricognizioni

La tecnologia aiuta corridori e direttori sportivi a visionare i percorsi nei minimi dettagli. Però, quando si tratta di prove contro il tempo, il feeling con la strada conta molto di più. Devi poter vedere con i tuoi occhi quel che ti riserverà il percorso perché lasciare le cose al caso potrebbe portare alla sconfitta.

«Penso di andare martedì mattina a vedere il tracciato – conferma – ormai ci sono varie mappe o addirittura Veloviewer. Io preferisco vedere i percorsi di persona, soprattutto perché ti rendi davvero conto di tutte le particolarità del tracciato solamente quando lo provi. Probabilmente martedì lo farò un paio di volte in bici, poi aggiungerò una terza in macchina. Mercoledì mattina poi, la sgambata spero si possa fare direttamente sul percorso così da rifarlo un’ultima volta prima della gara».