Presentazione Trittico Lombardo, 23 settembre 2025, Coppa Agostoni

Calendario sempre più fitto, chi ne fa le spese?

25.09.2025
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Il 23 settembre scorso, alle ore 11,30, sono state presentate le tre gare che andranno a comporre il prossimo Trittico Lombardo. Corse che hanno fatto la storia del nostro calendario, del ciclismo nazionale e non solo. L’appuntamento è per domenica 5 ottobre con la 78ª Coppa Agostoni, corsa che darà il via a questa serie di tre eventi. Il giorno successivo, il 6 ottobre, toccherà alla 104ª Coppa Bernocchi, mentre il 7 ottobre chiuderà il tutto la 106ª edizione della Tre Valli Varesine

Una tre giorni di ciclismo tutta da vivere e che porterà in Lombardia tutte le migliori squadre e i migliori atleti al mondo. Il tutto culminerà poi con il Giro di Lombardia, previsto per il sabato successivo: l’11 di ottobre.

Attilio Fontana, presidente Regione Lombardia, Oldani e Rolandi
Alla presentazione del Trittico Lombardo, tenutasi a Palazzo Lombardia a Milano, è intervenuto anche il presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana
Attilio Fontana, presidente Regione Lombardia, Oldani e Rolandi
Alla presentazione del Trittico Lombardo, tenutasi a Palazzo Lombardia a Milano, è intervenuto anche il presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana

Sovrapposizioni

Un trampolino di lancio perfetto per un finale di stagione tutto italiano, il problema è che lo stesso giorno in cui si correrà la Coppa Agostoni gli atleti europei di maggior spessore saranno impegnati in Francia per la prova in linea del campionato continentale. Già nell’elencare i nomi dei team e degli atleti che saranno presenti al via delle corse del Trittico Lombardo si intuisce che la disparità è ampia. Alla partenza della Coppa Bernocchi e della Tre Valli Varesine ci saranno 17 squadre WolrdTour, l’unica assente sarà l’Arkea B&B Hotels, mentre per la Coppa Agostoni i numeri si dimezzano. Infatti le formazioni WorldTour presenti a Lissone saranno 8, alle quali si aggiungono due devo team (Red Bull Rookies e Lidl Trek Future Racing).

Il tema dei calendari è delicato e coinvolge gli organizzatori, le federazioni nazionali e l’UCI. Le corse etichettate di categoria WorldTour, alle quali le squadre appartenenti al massimo circuito sono costrette a partecipare salvo rari casi, sono 36. Un numero elevato e che costringe i team ad avere rose sempre più ampie, cosa che spesso non basta comunque. 

Alessandro Rolandi, Presidente SC Mobili Lissone, Coppa Agostoni
Alessandro Rolandi, presidente della SC Mobili Lissone, società organizzatrice della Coppa Agostoni
Alessandro Rolandi, Presidente SC Mobili Lissone, Coppa Agostoni
Alessandro Rolandi, presidente della SC Mobili Lissone, società organizzatrice della Coppa Agostoni

Traffico e calendario

Gli organizzatori della Coppa Agostoni hanno lavorato sodo per far spostare la gara da un giorno lavorativo a uno festivo. Una richiesta data da necessità legate alla gestione del traffico, che in Brianza diventa difficile da bloccare durante la settimana. L’UCI ha concesso questa variazione per poi inserire nella stessa data il campionato europeo. Questa scelta ha danneggiato anche il Piccolo Lombardia, gara di riferimento del calendario under 23, che si correrà il 4 ottobre. Nello stesso giorno i migliori corridori della categoria saranno impegnati nella prova in linea del campionato europeo. 

In passato la Coppa Agostoni era una gara capace di raccogliere i grandi nomi del ciclismo mondiale, nell’albo d’oro spunta il nome di Eddy Merckx, Roger De Vlaeminck, Franco Bitossi, Felice Gimondi, Francesco Moser e anche Gianni Bugno. Campioni che sulle strade della Brianza hanno saputo esaltarsi e regalare spettacolo. Proprio a Gianni Bugno, che ha vinto l’Agostoni in due occasioni: nel 1988 e 1995, abbiamo chiesto un parere sul tema dei calendari. Bugno è stato anche presidente del CPA (Associazione mondiale dei Corridori) dal 2010 al 2022.

Gianni Bugno, 1995, Maurizio Fondriest
Gianni Bugno vinse la sua seconda Coppa Agostoni in maglia tricolore nel 1995
Gianni Bugno, 1995, Maurizio Fondriest
Gianni Bugno vinse la sua seconda Coppa Agostoni in maglia tricolore nel 1995
E’ una sovrapposizione scomoda quella tra l’Agostoni e il campionato europeo…

Le cose sono due: o non siamo stati abbastanza forti a livello di federazione per intervenire ed evitare il problema, o quella data non doveva essere fruibile. L’UCI avrebbe dovuto vietare all’Agostoni di posizionarsi in quel fine settimana perché si sarebbe corso il campionato europeo. Capisco il senso di voler correre la domenica per questioni di traffico, ma sarebbe stato meglio gareggiare il lunedì piuttosto che avere questa problematica.

Agostoni che è già stata costretta in passato a cambiare data…

Quando correvo era ad agosto, prima del campionato del mondo. Molti atleti la utilizzavano come gara di rifinitura all’appuntamento iridato. Poi, sempre per motivi di calendario, è stata spostata a fine settembre e ora a inizio ottobre. L’idea di avere un trittico di gare che anticipa il Lombardia non è male. Anzi, questo permette agli atleti di avere una serie di corse in preparazione all’appuntamento principale. 

Pogacar lo scorso anno ha corso alla Tre Valli Varesine in maglia iridata, lo sloveno dovrebbe tornare anche nel 2025
Pogacar lo scorso anno ha corso alla Tre Valli Varesine in maglia iridata, lo sloveno dovrebbe tornare anche nel 2025
E’ evidente che il ciclismo si è globalizzato e si è arrivati ad altri ragionamenti?

Ora le gare che anticipano il mondiale sono quelle canadesi, che sono di categoria WorldTour e di conseguenza l’UCI ha un maggiore interesse nel tutelarle. A mio avviso la Coppa Agostoni ha una storia superiore al GP Montreal o al Quebéc. E’ anche vero che il campionato europeo esiste da pochi anni e da qualche parte va inserito.

Si ha l’impressione che da qualsiasi parte ci si giri il rischio è di schiacciare i piedi a qualcuno.

La soluzione sarebbe quella di allungare il calendario di una settimana. Spostare in avanti di una settimana il Giro di Lombardia per avere più spazio, ma è un lavoro che dovrebbe fare la Federazione se davvero ci tiene a difendere le proprie gare (alla presentazione del Trittico ha partecipato Stefano Pedrinazzi, Presidente FCI Lombardia, ndr). 

Remco Evenepeol, Rwanda, Kigali 2025, mondiali, Belgio
La prova in linea dei mondiali si correrà domenica 28 settembre, una settimana dopo in Francia ci saranno gli europei
Remco Evenepeol, Rwanda, Kigali 2025, mondiali, Belgio
La prova in linea dei mondiali si correrà domenica 28 settembre, una settimana dopo in Francia ci saranno gli europei
Europeo che si correrà esattamente una settimana dopo il mondiale in Rwanda…

E’ tutto troppo ravvicinato e trovare una soluzione non sarebbe stato facile. Anticipare il mondiale di una settimana avrebbe creato un danno alla Vuelta perché non ci sarebbe stato il tempo di gestire le trasferte. Il ciclismo è sempre più globalizzato e le corse aumentano, da qualche parte bisogna trovare lo spazio o scendere a compromessi. Il rischio ultimo è che facciano le spese le corse minori.

Mirco Maestri: l’europeo ha detto che può stare tra i grandi

15.10.2024
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Ad alti livelli Mirco Maestri ci sa stare. Ci può stare. Lo ha dimostrato, una volta per tutte, durante il campionato europeo, quando per la prima volta da professionista ha indossato la maglia azzurra. Il corridore della Polti-Kometa è stato decisivo su strada e protagonista nella crono del team relay, dove addirittura ha vinto l’oro.

Una gran bella stagione insomma per Maestri. Un buon Giro d’Italia, degli incoraggianti piazzamenti in estate e appunto il super europeo in Belgio. «Ma ora – dice lui – sono un po’ stanco. Sto bene, tanto è vero che ho chiesto di fare ancora una gara, il Giro del Veneto, ma da giovedì sera sarò in vacanza».

Tra l’europeo e la fuga al Giro con Alaphilippe la popolarità di Maestri è cresciuta anche all’estero: eccolo al Tour du Limousin
Tra l’europeo e la fuga al Giro con Alaphilippe la popolarità di Maestri è cresciuta anche all’estero: eccolo al Tour du Limousin
Mirco, partiamo proprio da quanto detto: una bella stagione, giusto?

Sì bella, ma io sono anche autocritico… e c’è sempre da migliorare. E’ stata una stagione lunga, impegnativa, ma che ha dato i suoi risultati. E la convocazione in azzurro.

Insistiamo su quest’ultima: te l’aspettavi?

Al Giro d’Italia qualche battuta Bennati me la fece. Ma sai, sull’entusiasmo e qualche buona prestazione del momento è una cosa, col passare del tempo invece le cose cambiano. E io infatti non mi ero illuso. A luglio, prima di andare in ritiro a Livigno, Stefano Zanatta, mi fa: «Mirco, prendila con le pinze, ma sei nella rosa della nazionale per l’europeo». Sin lì si parlava solo della strada. Dopo tre giorni, Zanatta mi conferma che ero nella rosa ristretta. Mi dice di dimostrare di essere forte, qualcosa che avrei saputo fare. A quel punto il mio mood era al 200 per cento sulla nazionale. Era tutto vero!

Possiamo immaginare…

Davvero non ho lasciato nulla al caso. Realizzavo il sogno di indossare la maglia azzurra. Io credo sia il massimo per un atleta professionista, di ogni sport, rappresentare la propria nazione. Sin lì l’avevo vista come una cosa inarrivabile. Tanto più che io sono in una professional e non sempre ho la possibilità di stare con i migliori corridori, nelle migliori gare. Il calendario di una professional è diverso da quello di una WorldTour. Però ho sfruttato bene la continuità che mi aveva dato il Giro e la mia costanza di rendimento. 

L’emiliano (casco bianco) tra i giganti senza nessun timore. In azzurro si è fatto più che valere
L’emiliano (casco bianco) tra i giganti senza nessun timore. In azzurro si è fatto più che valere
Però, nonostante il non essere in un team WorldTour, a livelli alti hai dimostrato che Mirco Maestri ci sa stare. Molto bene su strada, addirittura benissimo a crono.

A crono ero un bel po’ preoccupato, non tanto fisicamente o per i miei numeri, ma perché è noto che le squadre WorldTour curano in modo ben diverso questa disciplina: materiali, body, posizioni… In più io un Team Relay non l’avevo mai fatto e all’inizio non si parlava di questa gara per me. Me lo hanno detto due settimane prima. L’Italia voleva vincere: avevo una pressione non indifferente. L’ultima cronosquadre che avevo fatto ero ancora con la Bardiani e la facemmo per andare all’arrivo. In tre, invece, è ancora tutto più tecnico.

Tu hai un altro anno di contratto con la Polti-Kometa e va benissimo, ma appunto quei calendari sono diversi e a quei livelli ti ci misuri meno…

Per me questa esperienza è motivo di orgoglio. Noi delle professional dobbiamo prendere i ritagli di quel che resta. Dobbiamo anticipare e sperare nella “corsa nella corsa”. Come poi è andata quel giorno con Alaphilippe. Poi è chiaro che devi stare bene. Io in quella tappa ho fatto una delle mie migliori prestazioni assolute, ma ripeto… abbiamo anticipato.

Alaphilippe e Maestri in fuga al Giro. Partirono quando mancavano 124 km al traguardo. Due corridori che piacciono al pubblico
Alaphilippe e Maestri in fuga al Giro. Partirono quando mancavano 124 km al traguardo. Due corridori che piacciono al pubblico
Chiaro…

Mentre all’europeo ho corso come in una WorldTour e mi ci sono trovato bene, anche se mai avevo gareggiato così in precedenza e cioè controllando la corsa, avendo il capitano dietro da proteggere. Ed è quello che potrei fare in una squadra grande. Io sono più abituato ad attaccare liberamente. Mi ha fatto piacere quel che mi ha detto Trentin: «Non c’è bisogno che dica niente. Lavori bene». E’ anche vero che ho 33 anni e 10 anni di professionismo: ce ne vuole per crescere e non imparare nulla!

E invece quanta consapevolezza ti ha dato questa esperienza? Il prossimo anno parti con le spalle più grosse?

Ammetto che qualcosa è cambiato dal giorno della fuga al Giro con Alaphilippe. Ora in gruppo mi conoscono un po’ di più, anche gli stranieri. Sono più preso in considerazione perché ho dimostrato di avere motore. E forse è proprio quel giorno che ha influito sulla mia convocazione in azzurro. Anche Bennati forse ha ragionato così. Ho visto che preparandomi al 100 per cento qualche soddisfazione personale posso togliermela. Non dico vincere, che per me resta difficile, ma qualche piazzamento in più sì. Anche al Poitou-Charentes, per esempio, se non fosse stata per una fuga nell’ultima tappa avrei fatto secondo nella generale (ha finito sesto, ndr) dopo il secondo posto nella crono.

Dopo l’esperienza all’europeo, Mirco ha gareggiato a crono con il casco della nazionale: stesso brand ma modello leggermente diverso da quello del team
Una bella motivazione…

Io la vivo serenamente. Ma a fine stagione cancello quel che ho fatto. Ogni anno cerco di ripartire come se fosse il primo anno da professionista. E’ un modo per mantenere vivi gli stimoli, per ripartire con tanti “dubbi” e tanta grinta. Dopo oltre dieci anni la passione per me è sempre la stessa. Voglio dare il massimo per me e per la squadra. Vi dico questa…

Vai…

Ivan Basso mi ha voluto in questa squadra e ci sono andato nonostante avessi pronto un contratto di due anni con la Bardiani. Lui me ne offriva uno. Ma ho rischiato. Ho sentito la fiducia sua e quella di Zanatta, due che hanno colto i grandi successi della Liquigas. Per me la Bardiani era la squadra di casa: ho pianto due giorni dopo che l’avevo lasciata. Ivan è stato il primo a chiamarmi dopo la crono dell’Europeo. Gli ho detto che se ero lì, era grazie a lui. A lui e a Zanatta, che mi fanno sentire importante, mi danno fiducia e responsabilità. A volte anche piccole parole solo per aver portato il velocista all’ultimo chilometro fanno bene. Piccole cose che spesso si danno per scontate, ma fanno bene. A livello psicologico danno una marcia in più.

Vento e Col du Vam: scopriamo l’europeo con Mozzato

21.09.2023
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Luca Mozzato è pronto a vestire i colori azzurri della nazionale per il campionato europeo di domenica a Drenthe, cittadina nel Nord-Est dell’Olanda. Il corridore della Arkea-Samsic in primavera era stato uno dei due italiani al via della classica olandese (l’altro era stato Andrea Peron), di cui il l’europeo riprende per gran parte il percorso.

Con la sua ormai proverbiale capacità di “portarci in gruppo”, come è stato ad esempio per i velocisti del Giro d’Italia, Mozzato ci illustra il percorso. Lo raggiungiamo al telefono mentre sta raggiungendo il clan azzurro a Drenthe. 

L’arrivo di ieri a Lichtervelde. Gara vinta da Thijssen (a sinistra). Si riconosce Mozzato col casco rosso, quinto
L’arrivo di ieri a Lichtervelde. Si riconosce Mozzato col casco rosso, quinto
Luca ieri hai corso l’Omloop van het Houtland, classica minore belga (ha 76 edizioni alle spalle, ndr) e hai ottenuto un buon quinto posto, davanti a gente come Merlier…

Sì dai, sono contento, poi si può sempre fare meglio, ma la gamba era buona. In squadra nel finale eravamo in due, ma c’era un po’ di vento laterale e alla fine ci siamo persi.

Ormai sei “uomo da Nord”, di corse come queste ne fai molte. Non a caso sei stato l’unico a correre a Drenthe. Bennati ti ha chiamato anche per questo motivo immaginiamo. Come è andata la convocazione?

Come quantità di corse al Nord sì, come qualità c’è chi è più forte di me! Però è vero: in effetti corro parecchio tra Belgio, Olanda e Nord della Francia. Come è andata la convocazione? Era da questo inverno che miravo agli eventi della nazionale. Visti i percorsi di mondiale ed europeo sapevo di poter essere adatto, specie per questo secondo appuntamento. Con Bennati ne parlavamo da tempo. Sono uscito bene dal Tour e ho cercato di sfruttare la condizione per essere convocato. 

Non è stata una sorpresa dunque?

No, non è stata una cosa che mi ha preso alla sprovvista. Ci si lavorava da un po’. Tengo molto alla nazionale. Dopo il Tour per un paio settimane abbondanti non ho corso, recuperando un po’. Poi sono andato al Limousin e ho visto che stavo bene (Mozzato ha anche colto la prima vittoria da pro’, ndr). Per la corsa successiva c’era del tempo e così sono tornato in altura a Trepalle, sopra Livigno, per altre due settimane, anche per sfruttare temperature più fresche.

Luca, passiamo al percorso. Come dicevamo tu lo hai visto in parte, specie questo spauracchio del Col du Vam. Descrivici che tracciato sarà…

Come un po’ tutte le corse del Nord, soprattutto in Olanda, potrebbe essere una giornata relativamente tranquilla fino al circuito, ma se c’è vento abbastanza forte o che gira nel modo giusto a seconda delle curve, si rischia di arrivare nel circuito con tanti gruppetti. Questi ultimi giorni in Belgio sono stati parecchio ventosi e se dovesse continuare così, il vento sarebbe il primo fattore per l’europeo e potrebbe fare disastri.

La corsa è piatta con un tratto in linea di 115 chilometri e un circuito di 14 chilometri da ripetere sei volte, con appunto il Col du Vam dove è anche segnato l’arrivo.

Il primo tratto in linea è piatto, poi il circuito va interpretato bene, con attenzione, specie nella zona del Col du Vam. Non è una salita durissima (circa 500 metri al 4,9 % con una punta all’11%, ndr), però la strada è abbastanza stretta e ci sono anche delle curve. Se qualcuno attacca è facile prendere dei buchi.

Chiaro, subentra anche un “effetto elastico”.

Sicuro, per questo dico che va interpretata bene quella parte di circuito. Rischia di essere più duro l’approccio al Vam che la salita stessa. Perché se finisci oltre la decima posizione all’imbocco, poi subisci per tutta la salita, se invece sei davanti vai via più fluido. Davvero il rischio è quello di spendere le cartucce per imboccare bene la salita.

Puoi descriverci il Col du Vam?

Intanto va detto che prima bisogna vederla nel suo insieme questa salita, perché è composta da due parti, mentre nella classica di primavera a Drenthe se ne fa una sola. Per l’europeo hanno aggiunto questa seconda parte che è un’incognita un po’ per tutti. Ci hanno inviato immagini, qualche carta, ma anche VeloViewer non era aggiornatissimo, pertanto sarà importante la ricognizione. Comunque la prima parte è relativamente impegnativa, per un centinaio di metri si sale al 10-11 per cento, e con dei tratti in pavé. Poi ci sono 200 metri di discesa e inizia la porzione nuova, che mi hanno detto non essere impossibile.

Un tratto del circuito finale. Qui siamo nella classica di Drenhte a marzo. Mozzato vi prese parte
Un tratto del circuito finale. Qui siamo nella classica di Drenhte a marzo. Mozzato vi prese parte
Ma quindi è una salita da 39 o da 53, per dirla coi vecchi rapporti?

Credo che la corona piccola non sia neanche da guardare. Se ben ricordo a Drenthe non l’ho mai usata.

E poi c’è il resto del circuito. Abbiamo visto che le curve, anche secche, non mancano. E’ più un percorso stile “Fiandre” o Amstel, visto che siamo in Olanda?

Direi più da Fiandre che Amstel. Sono stradine strette di campagna, una volta in fondo al muro è un vero biliardo. Dipenderà molto dalla situazione del vento, a quel punto anche questa decina di chilometri di transizione tra un Vam e l’altro rischia di diventare impegnativa.

Infine la distanza: siamo sul filo dei 200 chilometri, 199 per la precisione.

La distanza non sarà un fattore determinante come un mondiale o certe classiche in cui si è in bici per più di sei ore. Dovrebbe uscire una corsa che va dalle quattro ore e mezza alle cinque. Vento e chiaramente qualche situazione tattica particolare, potranno essere determinanti. Speriamo di raccogliere qualcosa d’importante.