EDITORIALE / Il cuore di Bernal e le macchine perfette

10.02.2025
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In questo ciclismo che va a mille all’ora, proviamo per un istante a immaginare la fatica che ha dovuto fare Egan Bernal per rientrare nel gruppo dei primi, di quelli che vincono. Mentre Pogacar, Vingegaard, Roglic e tutti gli altri – pur alle prese con svariati acciacchi – costruivano le loro armature da supereroi, il colombiano della Ineos Grenadiers rimetteva insieme le parti sbriciolate del suo corpo. Ha provato a più riprese a rimetterci il naso, ma si è reso conto ogni volta che il livello degli altri fosse troppo più elevato della sua andatura claudicante. Come quando rientri e davanti attaccano ancora.

Gennaio 2022, Bernal comincia così la stagione dopo la vittoria del Giro (foto La Sabana)
Gennaio 2022, Bernal comincia così la stagione dopo la vittoria del Giro (foto La Sabana)

Velocità diverse

E’ un ciclismo che non perdona nulla, in cui uno scafoide rotto ad aprile ti fa crollare tre mesi dopo sulle Alpi del Tour. Come si poteva pensare che Bernal potesse già essere competitivo contro simili macchine da guerra?

Egan ha vinto il Tour nel 2019. Ha pagato il conto alla schiena nel 2020. Ha vinto il Giro nel 2021 e poi ha avuto il terribile incidente in cui al di là di ogni discorso sulle sue prestazioni future, ha rischiato di morire o di rimanere tetraplegico. Si è ricostruito. Ha avuto svariati interventi. E mentre era dedito a tutto questo, non ha avuto il tempo per applicare pienamente a se stesso tutte le migliorie tecniche, di preparazione e di alimentazione su cui gli altri hanno investito le loro risorse. Si è sempre pensato che anche il miglior Bernal non avrebbe avuto i watt per contrastare Pogacar: è possibile, ma certo il confronto non è mai stato alla pari. Solo lo scorso anno per brevi tratti ha mostrato lampi di ritrovata fiducia.

La prova in linea di Bucaramanga era lunga 237 chilometri, Bernal ha vinto a 39,921 di media con 2’16” sul secondo
La prova in linea di Bucaramanga era lunga 237 chilometri, Bernal ha vinto a 39,921 di media con 2’16” sul secondo

Vincere le gare

Ora Egan è tornato alla vittoria. I due campionati colombiani (a cronometro e su strada) probabilmente valgono meno di due gare WorldTour in Europa, ma tre anni e otto mesi dopo l’ultima vittoria, gli hanno dato la conferma di saper ancora staccare tutti.

«Era da molto tempo che non gareggiavo – ha detto scendendo dal podio – dal Tour de France e sarà una grande responsabilità indossare questa maglia in Europa. La vittoria mi dà molta fiducia. Quest’anno con i miei allenatori vogliamo rompere lo schema di venire alle gare per soffrire e soffrire. Il corpo mi sta rispondendo come prima e la mentalità è sempre quella di essere uno dei migliori: quello che voglio è vincere le gare. Ho già vinto Grandi Giri e so che per essere felice della mia carriera, mi manca solo la Vuelta».

Sul podio con Bernal, il secondo Camargo e il terzo Castillo. Quarto Einer Rubio della Movistar
Sul podio con Bernal, il secondo Camargo e il terzo Castillo. Quarto Einer Rubio della Movistar

Fra sogni e realtà

In patria gli consigliano di puntare più su corse adatte al suo livello, senza andare a stuzzicare Pogacar e Vingegaard al Tour. Pare che il programma della Ineos lo veda schierato al Giro e alla Vuelta, nell’ultimo anno di Geraint Thomas che reclamerà certamente una leadership e con Carlos Rodriguez che sarà l’uomo per il Tour.

La Vuelta sarà anche la seconda Grande di Pogacar e Vingegaard. E se davvero la maglia roja è l’unica che manca al colombiano per dirsi felice della sua carriera, la sfida di agosto sarà infuocata come una corrida. In questo ciclismo che va a mille all’ora, non ci sono più corse facili o meno estreme. Sarà così al Giro e anche alla Vuelta. E come tutte le volte che un campione ferito torna a sfidare i giganti – tolti dal mazzo per ovvie ragioni gli italiani che attendiamo con messianica fiducia – le nostre preferenze vanno inevitabilmente su di lui. Forse non è più nemmeno un ciclismo che autorizzi a pensare che i sogni possano realizzarsi, ma non è per questo che smetteremo di sperarci. Il ciclismo ha mille strade, facciamo fatica a convincerci del fatto che la scienza abbia creato delle macchine perfette.

Lopez si prende la crono, ma scatta l’allarme per Bernal

03.02.2023
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Ieri la cronometro individuale con la vittoria di Miguel Angel Lopez, domenica la prova su strada dei campionati nazionali. Il ciclismo colombiano non aspettava altro, per una serie di motivi trasversali che stanno diventando di primario interesse. La disdetta inattesa da parte di Bernal ha lasciato i tifosi sgomenti. Il recupero di Egan ancora una volta si è inceppato su un problema fisico. La sensazione, avendolo osservato da vicino nei giorni argentini, è che probabilmente il processo avrebbe richiesto altri tempi. E che assecondare la meraviglia di quel rientro prodigioso, facendo crescere la potenza (necessaria per correre) su una struttura non ancora in grado di sostenerla, rischia ora di trasformarsi in un boomerang. Lo sforzo all’Alto del Colorado alla Vuelta a San Juan ha infiammato la rotula e ora bisogna farci i conti.

«Tutti devono capire – ha detto il preparatore Xavi Artetxe ad ADN Cycling – che qualunque cosa accada, Egan è qui è per la sua voglia di correre i campionati nazionali davanti alla sua gente. E se non lo fa, la frustrazione più grande è certo la sua. Vogliamo essere ottimisti, ma la verità è che la situazione è complicata. Quello che invece non vogliamo è che uno o due giorni di gara compromettano la buona traiettoria che ha per il resto della stagione».

La Vuelta a San Juan ha mostrato un Bernal in ripresa, ma ancora fragile
La Vuelta a San Juan ha mostrato un Bernal in ripresa, ma ancora fragile

Nairo ci sarà

A fronte della complessa situazione di Bernal, sulle strade dei Campeonatos Nacionales de Ruta 2023 di Bucaramanga, i riflettori saranno puntati per motivi simili su Nairo Quintana e ovviamente Miguel Angel Lopez.

Il primo torna alle corse dopo il mondiale di Wollongong. Ha preso atto che il tacito bando emesso ai suoi danni dopo la positività al Tramadol ha congelato l’interesse delle squadre. I campionati nazionali non erano nei suoi programmi, per alcuni problemi di salute di cui aveva parlato in precedenti interviste. Tuttavia, dopo la conferenza stampa in cui ha cercato di rilanciarsi come corridore, il corridore di Combita ha cambiato rotta e annunciato la sua partecipazione. Correrà nella nazionale mista diretta da Mario Jaramillo, esperto tecnico colombiano.

«Nairo Quintana – spiega il presidente della federazione Mauricio Vargas – è una figura di rilievo nazionale e giusto qualche giorno fa stavamo discutendo di alcune cose sul ciclismo colombiano. Ha preso da solo la decisione di venire ai campionati nazionali. Ha fatto alcune consultazioni con il suo staff medico e ha ricevuto l’approvazione in modo che potesse essere presente a Bucaramanga. E’ importante che un uomo come Nairo partecipi, perché conosciamo il peso che ha in nazionale. E’ una gioia che siano presenti le grandi figure del nostro ciclismo».

Lopez ha vinto la crono del campionato nazionale colombiano oltre i 48 di media (foto Noticiclismo)
Lopez ha vinto la crono del campionato nazionale colombiano oltre i 48 di media (foto Noticiclismo)

Al fianco di Superman

La ricorsa di Lopez è cominciata con la vittoria della Vuelta a San Juan: un trionfo che gli ha permesso di inserirsi nella sua nuova squadra, che si è schierata al suo fianco contro i presunti soprusi subiti, eleggendolo a bandiera.

«La vittoria di Miguel alla Vuelta a San Juan – ha raccontato Brayan Sanchez, suo compagno al Team Medellin – è stata bella, qualcosa che la squadra voleva ottenere e che stavamo aspettando, visto che avevamo lavorato duramente per ottenerla. Anche nella tappa che ha vinto, abbiamo lottato per lui. E’ stata una grande gioia. Io ho sempre voluto essere in una grande squadra. Ho lavorato per ottenere risultati per me e per gli altri. Aiutare Lopez è qualcosa di bello, perché è una persona fantastica. Abbiamo avuto l’opportunità di trovarlo sulla nostra strada e ci siamo resi conto che oltre ad essere un corridore di gran classe, è un grande essere umano».

Il campionato colombiano su strada si svolge a bassa quota, su un circuito di 23,6 chilometri da fare 10 volte
Il campionato colombiano su strada si svolge a bassa quota, su un circuito di 23,6 chilometri da fare 10 volte

La crono di Lopez

Superman intanto si è portato a casa il titolo nazionale della cronometro. Ha percorso i 43,5 chilometri in 52’59” a 48,876 di media, lasciandosi dietro Vargas e Contrerars, che un giorno fu a sua volta corridore della Quick Step e poi dell’Astana.

«Sono contento – ha detto Lopez – è stato un giorno molto buono, per me e per la squadra. Conoscevo il percorso e ho avuto un direttore tecnico molto esperto. Ieri sera siamo andati a vedere la strada in macchina, in modo da ricordare ogni piccolo dettaglio. Penso che domenica sarà dura come oggi, per cui per ora ci riposeremo, recupereremo e domenica vedremo cosa inventare».

La corsa su strada si svolgerà su un circuito di 23,6 chilometri da ripetere 10 volte per un totale di 236 chilometri. Nessuna quota proibitiva. Discesa, salita e poca pianura. Probabilmente sarà corsa per uomini da classiche più che per scalatori, ma questo Lopez vola. Ed ha ancora il dente avvelenato.

Il cuore di Nibali, il ginocchio di Van Aert e le regole invisibili

26.06.2022
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La spallata di Lefevere è arrivata puntuale. Al grande belga non va giù e l’ha scritto nel suo editoriale su Het Nieuwsblad, bibbia belga del ciclismo. Se la Jumbo-Visma non vuole mandare i suoi corridori al campionato nazionale per averli freschi al Tour, questo il succo dell’intervento, lo dica chiaramente. Il fatto che Van Aert, campione belga in carica, abbia battuto il ginocchio sul manubrio durante il ritiro di Tignes verrebbe insomma messo garbatamente in dubbio.

Van Aert non difenderà la maglia tricolore conquistata a Waregem e sempre onorata
Van Aert non difenderà la maglia tricolore conquistata a Waregem e sempre onorata

In Belgio il campionato nazionale viene preso molto sul serio. Nessun corridore si sognerebbe di eluderlo, al punto che non sono previste sanzioni, ma viene richiesto un certificato medico per giustificare l’eventuale assenza. Van Aert ha dovuto produrne uno che attesta la sua impossibilità di partecipare alla gara di Middlekerke.

Fra soldi e bandiera

Il problema tuttavia è diffuso e mette a confronto da un lato le esigenze di marketing dei grandi team e dall’altro valori che dovrebbero essere più profondi. Se ne ebbe la riprova la scorsa estate, quando Alaphilippe scelse di disertare le Olimpiadi per correre il Tour in maglia iridata e Lefevere, sempre lui, ne sottoscrisse ovviamente la scelta.

Valverde ha vinto per tre volte i campionati nazionali spagnoli, quest’anno però non li correrà
Valverde ha vinto per tre volte i campionati nazionali spagnoli, quest’anno però non li correrà

Allo stesso modo, basti pensare al poco spazio riservato d’abitudine ai campioni nazionali sulla maglia della Movistar. Ne sa qualcosa Visconti, ma lo sanno anche i campioni spagnoli della squadra di Unzue. Così lo stesso Alejandro Valverde, bandiera del ciclismo iberico all’ultimo anno della carriera, ha annunciato il forfait.

La regola di Cassani

Qui da noi nessun team manager ha editoriali da scrivere sul quotidiano nazionale e la sensazione è che si vada molto sulla sensibilità personale e che agli assenti nessuno chiederà conto. Sta di fatto, guardando l’elenco dei partenti, che per un Nibali che ci tiene (in apertura con la maglia tricolore nel 2014) e rientra in gruppo proprio per il tricolore pugliese di oggi, ci sono corridori come Ganna, Vendrame, Pozzovivo, Guarnieri, Moscon Caruso e Oldani che non ci saranno.

Alla corsa pugliese mancherà Bettiol, alle prese con il Covid dopo il Giro di Svizzera
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Nibali ha anche ricordato giustamente che a un certo punto Cassani, vista la pessima abitudine di tanti di non partecipare alla gara nazionale, aveva subordinato ad essa la convocazione in nazionale. Per un po’ la cosa ha funzionato, circa sette anni, ma non si è mai capito se si trattasse di regola scritta o patto fra uomini.

La regola francese

Chi invece la regola l’ha scritta sono i francesi, ma fanno fatica a farla rispettare. La bomba scoppiò nel giugno 2019, alla vigilia dei nazionali. Pochi mesi prima, in accordo con la Lega, la Federazione aveva messo su carta un punto di regolamento per cui i professionisti fossero obbligati a partecipare al campionato nazionale.

Invece lo stesso Alaphilippe e Bardet non si presentarono, non avendo peraltro da addurre motivi più convincenti di un ginocchio battuto sul manubrio.  La Federazione non la prese bene e venne proposto che gli assenti ingiustificati dall’anno successivo venissero sanzionati. Poi venne il Covid e il tema si è riproposto nei giorni scorsi.

Arnaud Demare in maglia Alé
Arnaud Demare ha già vinto per tre volte il tricolore di Francia: oggi tenterà l’assalto al poker
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Parla la Lega

Infatti nella prova di oggi Bardet, Pinot e Laporte hanno fatto sapere che non saranno della partita. E questa volta la posizione l’ha presa la Lega.

«La partecipazione ai Campionati di Francia – ha detto a Xavier Jan, presidente della Lega Nazionale, a L’Equipe – dovrebbe essere sempre obbligatoria per i professionisti. Ma non essendo prevista alcuna sanzione, la regola non ha l’effetto desiderato. Questo è un argomento che dovrebbe essere rimesso sul tavolo del Consiglio Direttivo della Lega e della Federazione. Se la corsa regina, locomotiva dei campionati, non fosse più in grado di offrire un manifesto degno di questo nome, potrebbe diventare molto complicato impostare progetti e richiedere investimenti finanziari pubblici, se i più grandi campioni del ciclismo francese non sono alla partenza».

Ganna non correrà oggi in Puglia, avendo in testa il Tour. Per Viviani sarebbe stato un grande aiuto
Ganna non correrà oggi in Puglia, avendo in testa il Tour. Per Viviani sarebbe stato un grande aiuto

Viviani e Ganna

E forse il punto è proprio questo, volendo tornare sulle nostre strade. Quanto è difficile proporre questa corsa per ottenere finanziamenti pubblici, se nel cartello non puoi schierare gli atleti più forti? Probabilmente si tratta di una delle conseguenze del non avere squadre WorldTour di casa in cui corrano i più forti corridori italiani. A ben vedere, gli uomini delle nostre professional ci sono tutti. Quelli che mancano corrono all’estero e probabilmente nessun team manager gli imporrà nulla, dovendo magari scegliere tra il Tour e un viaggio impegnativo come può essere quello in Puglia.

A Viviani avrebbe sicuramente fatto piacere poter contare su un compagno come Ganna, che avrebbe potuto fargli addirittura da ultimo uomo. Il pubblico pugliese sarebbe andato in visibilio per la coppia di campioni olimpici vestiti degli stessi colori. Ma se pensi ai rischi di una volata, al fatto che difficilmente la Ineos metterebbe il Tour in secondo piano e che Ganna, vinto il tricolore della crono abbia in mente la prima maglia gialla, a cosa ti attacchi (se non alla sua volontà) per chiedergli di partecipare ai campionati italiani?