L’abbuffata tricolore di Alzini, pensando al Tour

09.07.2023
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Di Martina Alzini si erano un po’ perse le tracce. Una primavera resa difficile da problemi a un ginocchio, poche gare in settimane ricchissime di eventi, l’obiettivo del Tour Femmes da preparare non senza difficoltà. Poi una settimana che ha rasentato la follia, con un’autentica pioggia di gare ai campionati italiani su pista e, appena finiti, subito in aereo alla volta di Berlino per il Tour de Berlin.

Un test pienamente superato per vedere le sue reazioni sul piano della resistenza. Nei tre giorni di gare ai tricolori, Alzini ha portato a casa ben 4 titoli (individuale a punti, madison, inseguimento a squadre e velocità sempre a squadre) con il corollario di un argento nello scratch e il bronzo nell’inseguimento individuale e nell’omnium, poi in Germania è arrivato un altro terzo posto, a conferma della condizione ormai ritrovata.

Nel raccontare la sua straordinaria settimana, la legnanese parte proprio dalla rassegna tricolore sorprendendo l’interlocutore: «Avrei voluto fare ancora di più, volevo fare tutte le prove endurance, ma la gara dell’eliminazione era troppo vicina all’inseguimento individuale, non c’era la possibilità materiale. Mi è piaciuto però fare la velocità a squadre, è stato un di più».

Alzini con Fidanza, prime nella madison ai tricolori di Fiorenzuola e insieme anche nel quartetto
Alzini con Fidanza, prime nella madison ai tricolori di Fiorenzuola e insieme anche nel quartetto
Come mai questa escursione in una specialità così lontana dalle tue abitudini?

E’ stata una cosa nuova che ho fatto per stare vicina alla mia grande amica Miriam Vece. Da bambine ci sfidavamo sempre, poi abbiamo seguito strade diverse, ma siamo sempre rimaste molto legate. Poter condividere qualcosa, impegnandoci insieme, è stata una sfida che ci ha reso felici a prescindere dal risultato.

Restiamo in tema di ciclismo su pista. Nonostante il problema al ginocchio hai potuto fare due prove di Nations Cup e quindi hai il polso della situazione: qual è l’atmosfera nel gruppo delle campionesse del mondo?

Sapevamo sin dallo scorso anno che non sarebbe stato un anno facile, il calendario era troppo accavallato con le gare su strada. Se a questo ci si aggiungono gli infortuni che hanno colpito un po’ tutte, ecco che i risultati generali non possono essere una sorpresa. Noi abbiamo cercato di gestirci, siamo state disponibili ogni volta che si poteva, abbiamo sempre dato il massimo. Anche il mondiale, per le date accavallate con le gare su strada non ci favorisce, anzi. Soprattutto chi viene dal Tour sarà svantaggiato. Quel che certamente non manca è comunque la coesione fra noi e questo dato mi induce all’ottimismo.

Per il quartetto iridato una primavera difficile, ma la legnanese resta ottimista
Per il quartetto iridato una primavera difficile, ma la legnanese resta ottimista
Che valore dai a queste maglie tricolori?

Molto alto e su questo voglio aprire una parentesi e ringraziare, come ho fatto anche sul mio profilo Instagram, tutte le ragazze e tutti i ragazzi che hanno partecipato, pur in un periodo compresso nel calendario, pur in contemporanea con il Giro femminile. Ci siamo lamentati spesso in passato del poco spazio riservato ai tricolori, ora che abbiamo organizzatori validi, che ci mettono tutto quel che hanno nell’allestirli, è giusto onorare il loro impegno. C’è chi pur impegnato altrimenti, ha ricavato almeno una giornata per gareggiare e questo lo reputo importante: per questo sono titoli italiani che hanno un valore.

Non hai fatto in tempo a chiudere la rassegna tricolore che sei dovuta andare in Germania per il Tour de Berlin Feminin. Hai avuto tempo per riabituarti alla strada?

A dir la verità era una prova cittadina, quindi adatta alle pistard: tutta nel centro di Berlino, con tante curve. Sull’esito della corsa c’è un aneddoto interessante che rispecchia molto il ciclismo che viviamo. Non era consentito l’uso delle radioline, così quando la svizzera Hartmann è scappata via, né noi della Cofidis né le ragazze della Parkhotel ce ne siamo accorte. Il percorso era pieno di curve e quindi non si vedeva. Con le radio non sarebbe successo, lo avremmo saputo e ci saremmo organizzate.

Tour de Berlin, Cofidis e Parkhotel all’inseguimento, ma Hartmann ha ormai un vantaggio incolmabile (foto Presse BRV)
Tour de Berlin, Cofidis e Parkhotel all’inseguimento, ma Hartmann ha ormai un vantaggio incolmabile (foto Presse BRV)
Che livello era?

Non era di livello altissimo, tra le squadre WorldTour c’era solo la Israel, il team della vincitrice, ma per me è stata comunque utile per riprendere confidenza con le prove internazionali. Subito dopo sono andata in altura, per rifinire la preparazione in vista del Tour.

Il fatto di non aver potuto fare il Giro d’Italia ti è pesato?

Enormemente, ogni volta che mi piazzo davanti alla tv sento un colpo al cuore. Noi siamo una squadra continental e non siamo state invitate. Mi è dispiaciuto tantissimo perché ci speravamo. All’inizio della stagione avevo segnato proprio il Giro e i mondiali su pista con l’evidenziatore, come gli eventi in cui essere al massimo della forma. Poi le cose sono andate altrimenti, per molteplici ragioni, ma io sono italiana e per me il Giro rappresenta sempre qualcosa di speciale.

Il podio finale di Berlino, con Hartmann (SUI) prima con 23″ su Vanhove (BEL) e Alzini
Il podio finale di Berlino, con Hartmann (SUI) prima con 23″ su Vanhove (BEL) e Alzini
Ti resta il Tour, con quali prospettive?

Vedremo. Noi abbiamo Clara Koppenburg che può puntare alla classifica e correremo sicuramente per aiutarla, ma se penso al Tour non posso negare di vivere quest’attesa con un po’ di paura. Siamo andate a effettuare una ricognizione di alcune tappe e posso dire che sarà durissimo. Se dovessi dire, frazioni adatte a una volata ce ne sarà forse una…

Che cosa ti spaventa?

Con un inizio come quello previsto, tutte vorranno essere davanti, ci sarà sempre battaglia e ci sarà soprattutto un alto rischio di cadute ed è questo che spaventa, pensando a quel che verrà dopo la corsa francese. Ci sarà sempre tensione, tutti dicono che la tappa del Tourmalet sarà decisiva ma io penso che già prima la classifica sarà definita. Per dirla tutta, al risultato non penso, la mia speranza è quella di restare in piedi…

Tricolori su pista, Villa ha il taccuino pronto…

20.09.2022
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Tre giorni di gare per assegnare tutti i titoli italiani Elite su pista. Marco Villa attende con interesse i responsi della manifestazione tricolore in programma al Velodromo Francone di San Francesco al Campo (TO) e poco importa se ci saranno assenze importanti, dettate dalla contemporaneità con i mondiali su strada dall’altra parte del mondo. La mente del cittì azzurro è già proiettata verso la rassegna iridata che lo riguarda direttamente, che si svolgerà a ottobre e per la quale i lavori sono già da tempo in corso.

L’analisi preventiva della rassegna parte da un assunto che Villa tiene a sottolineare: «E’ una gara in più che a me serve soprattutto per conoscere maggiormente il settore femminile (nella foto di apertura con Barbieri e Zanardi oro europeo nella madison, ndr). Gli uomini sono da anni il mio pane, le ragazze sono per forza di cose una scoperta nuova e ogni manifestazione è utile per saperne di più».

Per la Guarischi un nuovo rimbalzo, dal gravel alla pista, ma poi ci saranno i mondiali in Veneto
Per la Guarischi un nuovo rimbalzo, dal gravel alla pista, ma poi ci saranno i mondiali in Veneto
A proposito di donne ci sarà Barbara Guarischi reduce dalla conquista del titolo tricolore nella gravel. Una disciplina quasi agli antipodi rispetto alla pista, questo ti preoccupa?

Per nulla, anche perché Barbara l’ho avuta in allenamento a Montichiari fino alla settimana scorsa. E’ proprio lavorando su pista che ha costruito la sua grande prestazione di Argenta, ora torna da noi, non c’è nulla di strano. Io sostengo da anni che il passaggio da una disciplina all’altra, se ben gestito, non dà alcun problema ma anzi benefici, anche quando viene fatto a stretto giro di posta.

Ti aspettavi la sua prestazione?

La vedevo quando si allenava nel gruppo di Salvoldi, poi si è dedicata alla strada. E’ tornata alla pista in punta di piedi e questo l’ho apprezzato, come mi ha colpito molto la sua determinazione in allenamento. La pista l’ha fatta migliorare in volata e si è visto nel corso della stagione su strada, ora ha vinto nel gravel. So di poter contare su di lei.

Il Velodromo Francone, gioiello piemontese che ospita la rassegna tricolore
Il Velodromo Francone, gioiello piemontese che ospita la rassegna tricolore
Nelle presentazioni della vigilia si parlava molto della presenza di Consonni nell’omnium per guadagnare punti…

Purtroppo non ci sarà perché la sua squadra lo ha precettato, ma non è un grande problema. Per gareggiare ai mondiali servono almeno 250 punti e Simone li ha guadagnati già all’europeo ma un gruzzolo gli avrebbe fatto comodo comunque considerando che il ranking ha una durata di 12 mesi. Sarebbe stato un bene averlo al via, ma con la caccia spasmodica ai punti WorldTour è chiaro che le società di appartenenza hanno la prelazione.

La sua presenza nell’omnium ti serviva anche per valutare un’alternativa a Viviani in proiezione olimpica?

Per forza è così. Il nuovo regolamento olimpico da una parte favorisce perché ha portato da 8 a 10 i quartetti qualificati, dall’altro penalizza perché ogni nazione potrà portare 5 elementi in tutto, quindi considerando quartetto, madison e omnium avrò bisogno di corridori capaci di affrontare tutte e tre le gare e soprattutto di farlo puntando al massimo. A Tokyo volevamo 3 medaglie e ne abbiamo avute 2, non vedo perché a Parigi 2024 il discorso debba cambiare.

Dopo l’apoteosi europea Viviani prepara la campagna iridata passando per i tricolori
Dopo l’apoteosi europea Viviani prepara la campagna iridata passando per i tricolori
Chi vedremo allora al Velodromo Francone, chi guarderai con maggior attenzione?

Ci sarà Viviani, come anche Bertazzo (in apertura con Marco ai mondiali di Roubaix 2021, ndr), Lamon, Scartezzini, i giovani Pinazzi e Moro, insomma il presente e il futuro immediato delle prove endurance, mentre fra le ragazze avremo ad esempio la Fidanza e la Barbieri.

Tra coloro che mancano c’è naturalmente anche la Guazzini neoiridata U23 nella cronometro. Ti ha sorpreso la sua prestazione?

Vittoria l’ho conosciuta a maggio nella Nations Cup, ha fatto con me la sua prima esperienza di alto livello nell’inseguimento individuale e a squadre ed è andata sul podio anche nella madison con la Balsamo. Lei rispecchia il discorso fatto prima, il passaggio immediato fra una disciplina e l’altra: agli Europei di categoria era stata sul podio 5 giorni prima a cronometro e dopo su pista. Credo molto in lei e voglio vederla allo stesso livello ai mondiali su pista.

Un mondiale oscuro quello di Ganna, ma Villa respinge le critiche e lo aspetta con fiducia
Un mondiale oscuro quello di Ganna, ma Villa respinge le critiche e lo aspetta con fiducia
La crono iridata di Ganna ha ricordato per alcuni versi l’europeo del quartetto con le tante critiche successive all’eliminazione. L’impressione è che si sconti una grande pressione dopo i successi passati…

Quando vinci sai che migliorare è impossibile e fare peggio è molto, ma molto facile… E’ la legge dello sport. Filippo sa bene che se perde è un flop enorme, proprio come ha detto. Ma non dobbiamo dimenticare che ci sono anche gli altri e che lo sport non è matematica, non puoi mai sapere come starai quel dato giorno di gara, magari sarai vicino al 100 per cento ma magari potrai anche andare oltre e quindi in overtraining e pagarne le conseguenze. Bisogna sempre cercare di conoscersi di più e, quando perdi, sapere che l’avversario è andato meglio e pensare subito alla volta successiva.

Alcuni critici parlano di un Ganna non in condizione.

Posso smentirli dati alla mano. Abbiamo lavorato insieme fino alla sua partenza, i tempi del cronometro parlano chiaro. Ripeto: la sconfitta è sempre dietro l’angolo, bisogna accettarla senza scusanti e pensare al futuro.

Regista in corsa e vincente al traguardo. Ecco chi è Delle Vedove

18.06.2022
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«Sentiamoci prima di mezzogiorno ché poi devo concentrarmi per le gare». La cosa che colpisce di primo impatto di Alessio Delle Vedove è la sua maturità, a soli 18 anni. Stiamo parlando di uno dei maggiori talenti del panorama junior italiano, già vincitore per 7 volte in questa stagione su strada ma che si sta distinguendo anche su pista, avendo pilotato il quartetto del Veneto al titolo italiano di categoria con contorno di altre tre medaglie individuali (inseguimento, madison e eliminazione). Un corridore poliedrico, come ormai consuetudine – finalmente – anche nel movimento giovanile italiano.

C’è un fattore che sta portando il ragazzo della Borgo Molino Vigna Fiorita alla ribalta e non è dato, come si sarebbe portati a pensare, alle sue vittorie (in apertura quella a San Biagio di Callalta, foto Scanferla). La maturità di Alessio si vede in corsa ed emerge non solo dalla sua regolarità (quando non vince è sempre comunque piazzato) ma dalla sua condotta in gara, una sorta di vero regista in corsa, il braccio operante di tutte le strategie decise dal team di Cristian Pavanello. Se la squadra veneta è in primissimo piano e colleziona successi con molti suoi tesserati (ben 15 finora), lo si deve anche, forse soprattutto, a questa capacità.

Quando facciamo presente la cosa a Delle Vedove, non si tira indietro: «In gara non rimango sulle mie, chiedo sempre ai compagni come va, comunichiamo molto su come condurre la corsa. Loro spesso mi chiedono consigli. Io corro innanzitutto per la squadra e anzi nella parte finale di stagione ho intenzione di lavorare soprattutto per gli altri».

Delle Vedove Borgo Molino 2022
Il team del Borgo Molino Vigna Fiorita, dove Delle Vedove funge da capitano ma anche regista in gara
Delle Vedove Borgo Molino 2022
Il team del Borgo Molino Vigna Fiorita, dove Delle Vedove funge da capitano ma anche regista in gara
Proviamo a ricostruire chi è Alessio Delle Vedove…

Un ragazzino che ha trovato subito nel ciclismo la sua passione, tanto che gareggio sin da quando ero G1. Da bambino giocavo anche a calcio, ma non mi divertivo così tanto come con la bici. Quasi non riesco a farne a meno. Finora mi sono dedicato di più alla strada, ma dai tricolori di Noto mi interessa per il momento di più la pista perché sono convinto che a europei e mondiali possiamo fare davvero bene con il quartetto dell’inseguimento.

Andiamo un po’ più in là: a fine stagione ci sarà il passaggio di categoria…

Lo so e non posso nascondere che ci penso spesso. Non con paura, questo sia chiaro, per me è una motivazione. Entrare fra gli Under 23 significa anche cambiare prospettive, cominciare a vivere quest’attività un po’ più come un lavoro. Significa mettersi davvero in gioco. Intanto il primo passo è scegliere la squadra giusta: di offerte me ne sono arrivate tante ma non ho ancora scelto, a fine stagione vedremo che cosa fare, ora voglio concentrarmi sulle gare perché c’è tanto in ballo.

Molti corridori alla tua età e con un curriculum simile penserebbero già, o sarebbero indotti a pensare al professionismo.

Non è il mio caso. Io voglio prendermi i miei tempi, fare la gavetta fra gli Under 23 e provare la mia strada quando mi sentirò pronto. Vedo tanti che passano troppo presto e restano bruciati, so che in questo momento rischierei troppo, soprattutto perché non riesco ancora a raggiungere i wattaggi necessari. Ho visto ad esempio le tappe del Giro Under 23 e sinceramente vedo un livello che per me è ancora off limits, come è giusto che sia.

Parole davvero molto mature. Dovendoti però far conoscere, che corridore sei?

Sicuramente un corridore veloce, ma che si difende bene in salita, anche su dislivelli che raggiungono i 1.500-1.600 metri. In salita mi difendo bene e questo mi fa pensare di avere ancora confini inesplorati, anche per questo voglio fare i miei passi con calma, per conoscermi meglio.

Delle Vedove 2021
Nel primo anno junior Delle Vedove (secondo da sinistra) ha preso le misure (foto Scanferla)
Delle Vedove 2021
Nel primo anno junior Delle Vedove (secondo da sinistra) ha preso le misure (foto Scanferla)
Oltretutto i tuoi risultati su pista, con la propensione per le gare endurance e soprattutto per l’inseguimento (argento tricolore, battuto in finale da Luca Giaimi), fanno pensare che tu abbia buone propensioni anche per le cronometro…

Le gare a tempo sono sempre state nelle mie corde, innanzitutto mentalmente. Anche ai tricolori mi sono trovato bene, ho perso la finale per 6 decimi ma è stato tutto merito suo. Chiaramente bisogna considerare che un conto è una gara su pista, un altro quella su strada dove molto conta la resistenza, Le basi ci sono, ma bisogna capire che cosa posso diventare realmente.

Che scuola fai?

L’Istituto Tecnico a Dolo (VE), con indirizzo amministrazione, finanza e marketing. Devo dire che ho trovato nella scuola un grande supporto da parte dei professori, mi chiedono sempre delle mie gare e mi aiutano a non perdere terreno dai compagni. Alla scuola tengo molto, infatti mi voglio tenere aperte tutte le strade, se il ciclismo non sarà il mio futuro almeno avrò un piano B.

Delle Vedove mamma
Alessio con sua mamma Paola: il supporto della famiglia è totale, senza trascurare la scuola
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Alessio con sua mamma Paola: il supporto della famiglia è totale, senza trascurare la scuola
Hai detto dei professori, ma che dicono i compagni?

Sono i miei unici amici al di fuori del ciclismo, quando non ho impegni in bici cerco di passare molto tempo con loro anche perché serve per cambiare discorsi, non rimanere sempre ancorati agli stessi pensieri. Ci vado d’accordissimo e sono tutti miei tifosi.

Hai parlato di europei e mondiali su pista. Ma a quelli su strada ci pensi?

Sì, certo, spero di rientrare nel gruppo e sono pronto a lavorare per i compagni, anche se mi chiedessero di sacrificarmi per i primi chilometri. Perché sono fatto così…