Inizio stagione ritardato, Dorigoni pensa ai tricolori

14.12.2022
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C’è un nome che fino alla scorsa settimana era assente dagli ordini d’arrivo del ciclocross italiano e non era un nome di poco conto, trattandosi del campione italiano. Jakob Dorigoni ha iniziato la sua stagione con molto ritardo, volutamente, pensando al futuro. Rispetto agli altri, l’altoatesino ha chiuso dopo la sua stagione “extraciclocross” dedicata alle marathon mtb e ha avuto bisogno di tempo per poter ripartire. Finora ha preso parte a tre gare e i lavori procedono, in attesa di ritrovare la forma dei momenti migliori.

La sosta si è resa necessaria per ricaricare le batterie e l’altoatesino non è per nulla dispiaciuto della scelta: «Mi sono fermato il 23 ottobre e ho ripreso a gareggiare il 4 dicembre: in questo frattempo sono rimasto senza bici non più di 10 giorni, perché altrimenti la ripresa sarebbe stata più difficile e lunga. Avevo bisogno di staccare sia di testa che fisicamente. Noi atleti non ci rendiamo conto di quanto siamo stressati a fine stagione e di quanto la testa influisca sulle prestazioni».

Conferma del tedesco Meisen a Vittorio Veneto, ma Dorigoni è stato 3° a 1’32” (foto Billiani)
Conferma del tedesco Meisen a Vittorio Veneto, ma Dorigoni è stato 3° a 1’32” (foto Billiani)
La tua stagione di mtb com’era andata?

Diciamo che mi ha fatto riflettere: nel finale di stagione non mi sono praticamente allenato, andavo avanti quasi per forza d’inerzia, eppure sono state le mie migliori gare in assoluto. Questo significa che era la testa a influire maggiormente e riposare non faceva che accrescere le mie possibilità. Avrei anche potuto tirare dritto con la condizione che avevo, ma mi sarei portato dietro una grande stanchezza. Inoltre bisogna anche sapersi dosare e prendersi le pause dovute per avere dei buoni picchi di forma.

Come ti sei trovato nelle tue prime uscite di ciclocross?

Sono stato contento non per i risultati, quanto per la mia resa in bici. Ho affrontato subito gare difficili, con molto fango e che necessitavano di corsa a piedi. Erano più sfide contro se stessi che per la classifica, almeno per me e nel complesso mi sono trovato bene. Si vedeva che gli altri avevano un altro ritmo, soprattutto nelle prime fasi, ma sono sempre riuscito a chiudere in crescendo rimontando posizioni e questo mi fa ben sperare.

Fontana è rientrato anche lui in ritardo, ma aveva già più esplosività (foto Billiani)
Fontana è rientrato anche lui in ritardo, ma aveva già più esplosività (foto Billiani)
Con te ha ripreso anche Filippo Fontana, che a differenza tua viene dal cross country di mtb. Considerando le differenze delle vostre due discipline alternative, la ripresa è diversa, nel tuo caso sei penalizzato rispetto a lui?

Non direi, io penso che ogni disciplina ti dà e ti toglie. Anche chi viene dalla strada ha i suoi vantaggi e i suoi svantaggi. Quel che conta è l’allenamento specifico e il ritmo gara, dove convogliare le proprie caratteristiche. Forse all’inizio io sono più lento a carburare rispetto a chi fa cross country ed è più esplosivo, ma nel finale la situazione può cambiare e la mia resistenza mi permette di recuperare.

Tu hai scelto di esordire subito con gare internazionali…

E’ stata la scelta migliore. Il ritmo gara in allenamento non lo acquisisci, devi per forza metterti alla prova confrontandoti al massimo livello. Una gara ideale ad esempio è quella di Vittorio Veneto, dove davvero ognuno deve correre per sé.

A Faé di Oderzo la gara più difficile: l’altoatesino ha chiuso 6° a 50″ da Bertolini (foto Billiani)
A Faé di Oderzo la gara più difficile: l’altoatesino ha chiuso 6° a 50″ da Bertolini (foto Billiani)
Quali obiettivi ti poni a questo punto?

Io guardo alle gare di gennaio, alla difesa della maglia tricolore al campionato italiano, l’importante sarà essere in forma per allora. Poi nel frattempo voglio dare il massimo e cogliere più risultati possibili con il passare delle settimane e il miglioramento della mia condizione.

Non hai parlato di maglia azzurra…

La maglia azzurra bisogna meritarsela e si può fare solo con i risultati. In nazionale ci va chi merita, il pedigree passato non serve a molto. Se farò i risultati giusti bene, altrimenti sarò il primo a fare il tifo per chi ci sarà.

Dorigoni impegnato a Jesolo, dove è finito quarto a 32″ da Fontana (foto Billiani)
Dorigoni impegnato a Jesolo, dove è finito quarto a 32″ da Fontana (foto Billiani)
Con Pontoni ti sei sentito?

Finora no, ma sa che iniziavo più tardi e sa bene come la penso, quando sarà il momento avremo modo di confrontarci, ma come detto voglio farlo con qualcosa di concreto in mano.

Nella prossima stagione di mtb cambierà qualcosa?

Direttamente no, continuerò ad affrontare le marathon sperando di andare sempre più forte, rimanendo alla Torpado che è un top team. Quel che cambia è il contorno: da quest’anno sto studiando scienze motorie a Innsbruck, questo intanto mi ha costretto a spostarmi in Austria come base operativa, dove sono durante tutta la settimana per studiare e seguire le lezioni per poi essere in trasferta nei weekend. Poi un po’ influisce anche sulla gestione quotidiana che è un po’ cambiata, ma ci si può adattare senza penalizzare il rendimento in gara.

Bertolini scappa, Dorigoni morde, ma non basta

10.01.2021
4 min
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Due crossisti dall’estremo Nord che lottano nel profondo Sud, per prendersi la maglia tricolore. Quando uscivano dalle curve e si alzavano sui pedali, Gioele Bertolini e Jakub Dorigoni mandavano gli schizzi di fango in aria.

Dorigoni sfruttava la sua potenza sui rettilinei, Bertolini la sua agilità nel fettucciato. E così per tutta la gara, visto che già dopo poco erano in testa a controllare e a controllarsi. Eh sì, sono stati loro due gli indiscussi protagonisti dei campionati italiani di Lecce e reso la gara così entusiasmante. 

Gioele Bertolini (25 anni) in azione
Gioele Bertolini (25 anni) in azione

Controllo totale

Bertolini, tranquillo e furbo, si è visto e rivisto il percorso e tenendo fede a quanto ci aveva detto ieri ha sfruttato ogni finestra di prova. E infatti ha cambiato qualcosa proprio a ridosso del via.

«Ho deciso di abbassare le pressioni a 1.2 bar – dice il Valtellinese – dieci minuti prima del via. Alla fine il terreno ha tirato parecchio nella prima parte, ma era ancora bagnato nella seconda. Bisognava guidare con grande pulizia. Ed è quello che ho fatto. Ho cercato di essere sempre in controllo, nello sforzo e, appunto, nella guida.

«Se Dorigoni accelerava, acceleravo anche io. Non mi sono lasciato intimorire. Ho guidato con un occhio davanti e uno dietro. Ma il dogma era non fare errori».

Bertolini verso Ostenda

Per Gioele, oggi in veste Esercito, si tratta del quarto tricolore nel ciclocross.

«Per me – conclude Bertolini – era importante questa gara perché è la stagione del mio riscatto, dopo i problemi dell’anno scorso. Questa maglia di certo mi dà fiducia in vista del futuro, a cominciare dai campionati mondiali. Adesso andremo tutti in ritiro con il cittì Scotti e ci prepareremo anche per la sabbia che troveremo ad Ostenda».

Conoscendo il Bullo, se parla del futuro allora vuol dire che è più che motivato. Molto probabilmente non avrà i cavalli per tenere a bada Van der Poel o Van Aert, ma se il percorso dovesse diventare tecnico e insidioso lui saprà far valere le sue doti tecniche. E comunque dopo un tricolore si ha tutto il diritto di sognare.

Jakob Dorigoni e sullo sfondo Bertolini che scappa
Jakob Dorigoni e sullo sfondo Bertolini che scappa

Delusione Dorigoni

Uno che ha fame si vittorie come Dorigoni, non si può certo accontentare del secondo posto. L’altoatesino della Guerciotti ci credeva e ci ha provato fino in fondo. Fresco della maglia rosa nel GIC, si è presentato a Lecce con la voglia di strafare e di confermare la maglia tricolore che era sulle sue spalle.

E infatti esordisce con un: «Non sono riuscito a confermare la maglia». Il suo sguardo la dice lunga. All’inizio neanche vuole parlare. Va ai microfoni della Rai solo perché deve. Però appena dopo il traguardo una pacca sulle spalle di Bertolini da parte sua non manca.

«Purtroppo la mia gara è finita nel momento in cui sono scivolato – racconta Dorigoni – Ho speso parecchio per risalire e poi non sono riuscito a chiudere su Gioele. Non bisognava fare errori: lui ci è riuscito e io no. Sapevo che questo tracciato poteva essere molto adatto alle sue caratteristiche e che sarebbe andato forte. La differenza l’ha fatta nella guida. Forse guadagnavo qualcosina nei rettilinei, ma lui ha controllato».

Ed è vero, alla fine i due sono stati i più forti. Lo dimostra il distacco inflitto al terzo, Cristian Cominelli, a quasi un minuto.

La prova elite ha chiuso quella che è stata una vera festa, nonostante le ristrettezze imposte dal covid, altrimenti l’idea di portare il cross in città era davvero vincente.

Zona cambio ciclocross

Quanto lavoro in zona cambio

10.01.2021
3 min
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Nella seconda giornata del campionato italiano di ciclocross abbiamo voluto seguire le operazioni nella zona cambio. E’ in questa parte del campo gara che i meccanici operano per ripristinare in tempi record la funzionalità delle biciclette ricoperte di fango.

Assetto da fango

Nella notte fra sabato e domenica ha piovuto incessantemente, rendendo il terreno fangoso. Questo fattore ha portato molti atleti a montare i penumatici più adatti al fango, come abbiamo avuto modo di vedere in un nostro articolo su questo tema. Nei momenti che hanno preceduto la partenza della gara juniores abbiamo guardato le biciclette dei ragazzi e abbiamo notato alcune scelte tecniche particolari.

Le gomme Challenge Limus sono specifiche per il fango
Le gomme Challenge Limus sono specifiche per le condizioni di fango

Dischi da 140 millimetri

Alcuni atleti montano freni a disco da 140 millimetri come ci ha detto Simone Masciarelli, padre di Lorenzo che ha gareggiato fra gli juniores: «Usiamo i freni da 140 millimetri perché i ragazzi si trovano meglio, anche in Belgio nel ciclocross usano tutti i freni di questa misura». Certamente questo diametro dei dischi evita di bloccare le ruote su terreni accidentati come quelli del ciclocross.
Un’altra scelta che abbiamo notato, è la maggiore presenza di ragazzi che usano la doppia corona all’anteriore, con il 36 o 38 come corona piccola e 44 o 46 come dentatura grande. La maggioranza utilizza la corona singola, ma per gli atleti che hanno più watt da esprimere l’opzione della doppia corona rimane valida. Non a caso anche Van der Poel e Van Aert utilizzano questa soluzione.

Tensione che aumenta

Nel momento che scatta la gara la concentrazione in zona cambio aumenta e tutti i meccanici e direttori sportivi sono pronti a dare la bicicletta di scorta ai propri atleti. Capita spesso che alla partenza i corridori si tocchino e qualcuno danneggi subito la bicicletta. Appena passano tutti i ragazzi la moltitudine di meccanici si sposta in maniera quasi sincronizzata da un lato all’altro della zona cambio, in modo da essere subito pronti al passaggio dei corridori sull’altro lato del percorso.

Tutto pronto in zona cambio con le bici di scorta in posizione
Tutto pronto in zona cambio con le bici di scorta in posizione

Questo valzer tra un lato e l’altro della zona cambio continua per tutta la gara, interotto solamente dalle corse fatte dai meccanici che prendono le bici infangate e le portano dove ci sono tutti i compressori pronti per liberarle dal fango. Un’operazione tanto veloce quanto precisa.

Percorso veloce

Parlando con alcuni meccanici alla fine della gara ci hanno detto che il percorso è fangoso, ma siccome è piovuto molto, si tratta di un fango bagnato che scivola via facilmente dalle bici. A conferma di questa impressione c’è il fatto che i primi non hanno mai cambiato la bicicletta. Evidentemente non hanno avuto troppi problemi di espulsione del fango. Una altro aspetto che ci hanno fatto notare è che il percorso è veloce e cambiare la bicicletta non è molto conveniente. Si rischia di perdere 10 secondi e non recuperarli più.
Su Lecce ha smesso di piovere e a detta degli esperti le condizioni per le gare degli Elite potrebbero cambiare ancora.